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Non c'è accordo tra Russia e Ucraina sul cessate il fuoco

Recep Tayyip Erdogan ha spinto affinché Ankara, membro della Nato, svolga un ruolo di mediazione. "Stiamo lavorando per impedire che questa crisi si trasformi in una tragedia", ha detto il presidente turco. "Spero che l'incontro tra i ministri apra la strada a un cessate il fuoco permanente". Al tavolo con i ministri russo e ucraino siedera' anche il collega turco Mevlut Cavusoglu..

Chi si illudeva che l’incontro tra i ministri russo e ucraino al vertice di Antalya potesse fruttare un qualche risultato, resterà doppiamente deluso. In questa fase ci sono pochi elementi di ottimismo: il quadro non muterà a breve, per una serie di ragioni di merito più che di metodo. I blocchi sono lontani anche perché non si vede in Russia un qualche segnale di rivoluzione che possa essere anticamera ad un cambio di regime.

"Non ci sono stati progressi per un cessate il fuoco" in Ucraina, nei colloqui di oggi in Turchia tra i ministri degli Esteri di Mosca e Kiev. Lo ha annunciato in conferenza stampa il capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba. "L'Ucraina non si arrenderà" ha detto Kuleba, al termine dell'incontro in Turchia con il suo omologo russo, Serghei Lavrov.

"Non ci sono alternative al percorso negoziale tra Russia e Ucraina apertosi in Bielorussia per risolvere la crisi ucraina". Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Lavrov, al termine dell'incontro con l'omologo ucraino Dmytro Kuleba.

Non c'è accordo tra Russia e Ucraina sul cessate il fuoco, ma i negoziati vanno avanti conferma Lavrov, dal Forum di Antalya, dove ha ringraziato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha organizzato questo faccia a faccia in accordo con il presidente russo Vladimir Putin.

"Siamo qui perchè crediamo che ogni tentativo di porre fine a questi problemi vada sostenuto e questo incontro di oggi aggiunge qualcosa ai negoziati in corso", ha detto. Allo stesso tempo è importante che questi contatti non portino fuori strada le negoziazioni in Bielorussia. Questo ci siamo detti oggi, abbiamo ribadito la volontà di portare avanti il negoziato in Bielorussia nella maniera più concreta possibile", ha detto Lavrov.

Rimane alta l’attenzione intorno alla centrale di Chernobyl, finita nel cuore della guerra russa in Ucraina: 36 anni dopo il più devastante incidente della storia del nucleare civile, il sito torna a fare paura

Intanto l’ultimo allarme sulla centrale, occupata nei giorni scorsi dalle truppe di Mosca, è stato lanciato dopo l'interruzione della rete che porta la corrente elettrica, quella necessaria per attivare i sistemi di raffreddamento dell'impianto di stoccaggio del materiale radioattivo

"Entro 48 ore potrebbero esserci delle fughe", ha detto ieri il capo della diplomazia di Kiev Dmytro Kuleba, lanciando l’allarme. L'Agenzia internazionale per l'energia atomica, poco dopo, ha assicurato che - almeno per il momento - non ci sono rischi reali per la sicurezza

Proprio l'Aiea, però, nelle scorse ore ha mostrato le prime preoccupazioni comunicando di aver perso "il contatto remoto di trasmissione dati con i sistemi di salvaguardia della centrale". Qualche ora dopo è arrivata anche la conferma dell'Energoatom, l'azienda di Stato che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari sul territorio ucraino: ha reso noto come la centrale sia in questo momento "completamente ferma", scollegata per mano dei russi

La Turchia è il principale acquirente di gas naturale russo e ucraino, anche per questa ragione Erdogan voleva fortemente per sé il ruolo di mediatore. Inoltre l’economia turca sta diventando sempre più vulnerabile ed è difficile sperare che si riprenda entro l’anno in corso. Il presidente turco non ha la forza per far cambiare posizione a Putin, anche se ha detto a Usa e Nato di essere pronto a farlo. L’unica figura in grado di avere un’ascendente sul Cremlino è il presidente cinese Xi Jinping.

La vicepresidente americana Kamala Harris porta in dote alla Polonia una batteria di Patriot, sottolineando che si tratta di armi di carattere difensivo. Un’altra scelta tattica precisa e ragionata da parte degli Stati Uniti, che non intendono offrire a Vladimir Putin un’occasione di reazione. Per cui falliti i colloqui ad Antalya, gli USA lanciano l’allarme sull’uso di armi biologiche da parte delle truppe di Putin che ormai si sono concentrate su obiettivi civili.

La Russia ha accusato gli Stati Uniti di portare avanti programmi di sviluppo di armi biologiche in Ucraina. L’addebito arriva direttamente dalla portavoce del Ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova. Sale la tensione tra le due superpotenze e nella querelle si inserisce anche la Cina. Dagli Stati Uniti arriva la clamorosa ammissione: “abbiamo dei laboratori”.

Le parole di Maria Zakharova fanno il giro del mondo tramite la pubblicazione del TASS. «In questi giorni, i nostri timori di lunga data, che abbiamo espresso ripetutamente e non si tratta del primo anno, in merito allo sviluppo da parte degli Stati Uniti sul territorio dell’Ucraina di materiali biologici per scopi militari sotto gli auspici delle autorità competenti Servizi speciali statunitensi, sono stati confermati» ha precisato la portavoce. «Ciò è stato confermato, non solo dai materiali e dai dati che ottenuti operativamente sul territorio dell’Ucraina, non solo dalle dichiarazioni dei dipartimenti competenti di Kiev, ma anche anche direttamente a Washington durante il discorso della sottosegretaria di Stato Usa, Victoria Nuland».

Proprio nella giornata di ieri la Nuland, sottosegretario di Stato americano per gli Affari Politici, aveva esplicitato che «ci sono strutture di ricerca biologica in Ucraina, infatti ora siamo piuttosto preoccupati che l’esercito russo possa cercare di prenderne il controllo. Stiamo lavorando con gli ucraini su come possono impedire che uno qualsiasi di quei materiali di ricerca cada nelle mani delle forze russe se dovessero avvicinarsi». Rispondendo al Senatore repubblicano della Florida Marco Rubo, la Nuland è stata chiamata come testimone davanti al Comitato per le Relazioni Estere del Senato sull’invasione della Russia in Ucraina: «Sono sicura al 100% che se ci fosse un attacco biologico questo sarebbe da parte della Russia. È chiaro che la Russia perderà questo conflitto è solo una questione di tempo. L’Ucraina ha bisogno di un continuo sostegno difensivo da parte degli Stati Uniti e degli alleati europei, inoltre potremmo approvare ulteriori sanzioni economiche contro la Russia».

Apprese tali notizie la Cina si è subito mobilitata tramite il proprio Ministero degli Esteri, esortando gli Stati Uniti a rivelare più informazioni sui laboratori biologici che gestisce in Ucraina, in modo da garantire la loro sicurezza. Il portavoce Zhao Lijian ha affermato in una conferenza stampa che per la salute e la sicurezza delle persone in Ucraina, nelle aree circostanti e nel mondo intero, tutte le parti interessate dovrebbero garantire la sicurezza di quei laboratori. «In particolare, gli Stati Uniti, in quanto parte che conosce meglio i laboratori, dovrebbero rilasciare quanto prima informazioni specifiche pertinenti, compresi i virus archiviati e la ricerca che è stata condotta», ha affermato Zhao. «Le attività bio militari statunitensi in Ucraina sono solo “la punta dell’iceberg”. Qual è la vera intenzione degli Stati Uniti ? Che cosa ha fatto esattamente? Queste sono sempre state fonte di timori per la comunità internazionale», così ha concluso il portavoce cinese.

 

Fonti Paragone.it/ Agi/Sky

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