La notizia è apparsa sul sito del New York Times ai primi di dicembre http://topics.nytimes.com/top/reference/timestopics/subjects/c/cultural_revolution/index.html
e rimbalzata anche da noi (La Repubblica, Il Sole 24 Ore): torna la Rivoluzione culturale in Cina?
È quanto sembrerebbe da un breve articolo apparso a pag. 30 dell’inserto domenicale del Sole 24 Ore di domenica 11 gennaio dal titolo inquietante che, forse, meriterebbe maggiore attenzione, “Da Mao a Xi: torna la Rivoluzione Culturale”.
Per rinfrescare brevemente la memoria la Rivoluzione Culturale fu un periodo definito come “dieci anni di disastri” (1966-1976) che coinvolsero milioni di persone e sul quale ancora non si è fatta chiarezza all’interno del grande paese dell’estremo oriente.
Siamo abituati a notizie contraddittorie che vengono dalla Cina: economia di mercato e persecuzione religiosa; aperture e repressione delle minoranze; fine dei campi di rieducazione attraverso il lavoro (Laogai), ma non si sa quando, e così via.
L’articolo sul giornale della Confindustria riferisce dell’invito rivolto agli artisti a soggiornare nelle campagne per far conoscere e promuovere il socialismo. Anche per gli operatori del mondo dello spettacolo (cinema e televisione) saranno organizzati dei viaggi nei villaggi per studiare la vita locale. Almeno 30 giorni di permanenza «nelle aree delle minoranze etniche e di quelle di confine, che hanno contribuito maggiormente alla vittoria del Paese nella guerra rivoluzionaria».
Notizie che che contribuiscono a ridurre sempre più le speranze di un miglioramento delle condizioni della popolazione cinese, specialmente per quanto riguarda le libertà e i diritti umani e che sono indicative del clima culturale.