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L’interesse della comunità al di sopra di tutto. Anche la Cassazione ha decretato il corretto agire dell’esecutivo guidato dal sindaco Monica Sabatino. Il pronunciamento della Suprema Corte si riferisce alla vicenda relativa al sequestro del porto turistico, avvenuto lo scorso anno. Come si ricorderà, a distanza di qualche settimana dall’insediamento della giunta, gli uomini della Guardia Costiera, che agirono su disposizione della Procura della Repubblica di Paola, sequestrarono l’approdo. La decisione di appore i sigilli in quell’occasione fu presa dal procuratore capo di Paola Bruno Giordano, in attuazione di quanto prescritto dal giudice per le indagini preliminari Carmine De Rose. L’attività investigativa aveva portato alla contestazione di reato ai membri della Commissione straordinaria che erano stati posti alla guida della città, a seguito dell’ingiusto scioglimento del consiglio comunale per presunte infiltrazioni mafiose. Una decisione che venne spazzata via dalla sentenza del Consiglio di Stato che reintegrò l’esecutivo guidato dall’allora sindaco Franco Tonnara. Agli indagati furono contestate violazioni all’articolo 110 del Codice Penale ed agli articoli 54 e 1161 del Codice della Navigazione, “per aver arbitrariamente occupato suolo demaniale marittimo mediante la struttura portuale sita in località Campora San Giovanni del comune di Amantea, consentendo di trarre un ingiusto profitto e vantaggio patrimoniale a danno dell’erario”.

L’esecutivo guidato dal sindaco Monica Sabatino si oppose al sequestro della struttura e riuscì ad ottenere parere favorevole dal Tribunale del riesame, partendo dal semplice quanto fondamentale presupposto che il sequestro di un bene demaniale ne impedisce la fruizione alla collettività che subirebbe dunque un danno dall’adozione di tale misura. Il legale del comune di Amantea, l’avvocato Nicola Carratelli, ha messo in luce come l’ente comunale sia tenuto all’adempimento dei propri doveri di gestione nei confronti della società civile amministrata. Conseguentemente non sarebbe corretto chiudere un’infrastruttura colpendo in primis chi la utilizza. La Corte di Cassazione ha sposato in pieno la tesi dell’avvocato Carratelli, rigettando l’istanza della magistratura paolana. Il porto di Amantea, dunque, rimane fruibile e non potrà più essere posto sotto sequestro per le motivazioni oggetto di causa.

«La soddisfazione per questa sentenza – spiega il primo cittadino è grande. Primo perché testimonia l’onestà e la buona fede profusa nella gestione della cosa pubblica da parte di tutta l’amministrazione comunale; secondo perché attesta il coraggio dell’intero esecutivo che per difendere la città ed i servizi che essa offre non ha avuto esitazioni nel rivolgersi alla giustizia, ottenendo il risultato sperato. Un plauso e un ringraziamento va rivolto all’avvocato Carratelli che ha istradato la difesa sulla strada giusta facendo rilevare il dovere dell’ente comunale di preservare i diritti della popolazione».

«Una sentenza – afferma l’assessore con delega al porto Gianluca Cannata – che certifica il nostro impegno verso il miglioramento ed il lancio definitivo di questa infrastruttura. Le cose da risolvere sono certamente tante, ma il cammino intrapreso è senza ombra di dubbio quello giusto».

Sono stati portati a termine gli interventi di bonifica e di manutenzione in due diverse aree della città: lungo la strada che collega la Ss 18 al borgo antico e che passa sotto la chiesa rupestre di San Giuseppe ed in località Acquicella in prossimità del bivio che conduce a Belmonte Calabro. Un’azione che ha visto il coinvolgimento dell’assessore alla sanità Emma Pati, di quello all’ambiente Antonio Rubino e del settore tecnico dell’ente comunale.

«In entrambi i casi – spiegano Emma Pati ed Antonio Rubino – abbiamo dovuto fronteggiare soprattutto l’inciviltà delle persone che, nonostante l’avvio della raccolta differenziata in buona parte della città e la presenza dei cassonetti nelle zone non ancora servite dal servizio, continuano incessantemente ad accatastare rifiuti ed ingombranti in aree non adibite a questo tipo di raccolta. Purtroppo, e lo dico con molto rammarico, ci dobbiamo rapportare con l’indecenza e l’inciviltà di coloro che vivono nei paesi limitrofi e che abbandonano i rifiuti ad Amantea invece di smaltirli per come sarebbe necessario».

Il problema sollevato dall’esecutivo guidato dal sindaco Monica Sabatino è noto anche ai vertici dell’azienda che cura il servizio di raccolta della spazzatura. Nelle zone di confine, infatti, si verificano conferimenti superiori alla media. Ciò vuol dire che Amantea è costretta a smaltire pattume proveniente anche da altri centri, con un aggravio di costi non indifferente.

«Il Comando di Polizia Municipale – aggiungono i due assessori – compie egregiamente il suo dovere, tanto che nelle scorse settimane sono stati elevati alcuni verbali a coloro che indebitamente abbandonavano rifiuti in zone non idonee a tale scopo. Ma è chiaro che dobbiamo essere noi cittadini a metterci del nostro, a migliorare ulteriormente la differenziazione di ciò che buttiamo e soprattutto a denunciare coloro che non mostrano rispetto per la città e per gli abitanti, stoccando i rifiuti alla meno peggio. Sulla base di questo presupposto, mi rivolgo all’intera comunità, ponendo l’accento sul fatto che ognuno di noi può contribuire alla costruzione di un ambiente urbano più pulito e più salubre evitando di girare lo sguardo dall’altra parte».

La realizzazione di un servizio di metro leggera che possa collegare i centri del Tirreno con la città e con le infrastrutture di Lamezia Terme potrebbe rappresentare una svolta dal punto di vista turistico per l’intera fascia costiera e soprattutto per il comprensorio nepetino, che trarrebbe immediato giovamento dal varo di tale progetto.

Per l’assessore al turismo Giovanni Battista Morelli non sussiste alcun dubbio sulla validità dell’idea lanciata nei giorni scorsi dal movimento “Italia del Meridione”, autorevolmente guidato dal consigliere regionale Orlandino Greco.

«Non posso fare altro – sottolinea Morelli – che unirmi al plauso dei sindaci e degli assessori dei comuni che si affacciano sul Tirreno cosentino che hanno già vagliato nel dettaglio le potenzialità di questo collegamento. La Ss 18, infatti, non riesce più a sostenere volumi di traffico elevati e solo l’ordinanza varata nelle ultime ore dal prefetto di Cosenza Gianfranco Tomao, che ha eliminato la circolazione dei mezzi pesanti, ha restituito calma e tranquillità ai residenti ed agli operatori economici locali. Ben venga dunque la realizzazione di una metro leggera che possa rivalutare al meglio il tracciato ferroviario già esistente, certamente sotto utilizzato rispetto alle reali esigenze del territorio. L’amministrazione comunale di Amantea è pronta a sostenere il progetto con forza in tutte le sedi istituzionali, dando così risposte concrete alla cittadinanza e colmando le lacune di un sistema locale di trasporto che, se funzionasse a pieno regime, potrebbe generare reddito e sviluppo».

«Con un'autostrada interrotta – prosegue Morelli – una linea ferroviaria isolata dal circuito dell'alta velocità e una superstrada che da sola non riesce ad assorbire l’attuale volume di traffico, è indispensabile un intervento alternativo. L’uso del rilevato ferroviario per realizzare una metropolitana leggera va in questa direzione».

da sx Branda, Pucci, Rugna, Burza, Amarelli e Crea

La questione dei rifiuti va affrontata e risolta prima sul piano culturale e poi su quello economico perché basta selezionare e trattare il rifiuto nella maniera opportuna per farlo diventare una risorsa, una materia prima come se fosse un aggregato naturale.  Lo sostengono i giovani industriali di Confindustria Cosenza, riunitisi presso l’Auditorium "Alessandro Amarelli" di Rossano in occasione del seminario "Rifiuti, da dramma ad opportunità”.

Partendo dalla rivisitazione del concetto stesso di rifiuto, che non deve più essere inteso come “qualcosa che non serve” ma come “qualcosa che si può riciclare", gli imprenditori hanno ragionato sulla necessità di fare i conti con il loro smaltimento, puntando naturalmente su sistemi sempre più rispettosi della natura e privilegiando la raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio, quale sistema in grado di avvicinarsi il più possibile ai cicli chiusi della natura.  Organizzato dai gruppi dei Giovani Imprenditori di Confindustria e di Ance Cosenza, il seminario è stato moderato dall'imprenditore Roberto Rugna. Nell'introdurre i lavori, la presidente dei giovani imprenditori Marella Burza ha parlato della necessità di "approcciare il problema in modo positivo perché da una emergenza si possono tirare fuori opportunità di lavoro, business e ricchezza" ed il coordinatore della Commissione Energia, Ambiente e Infrastrutture dei giovani di Ance Cosenza, Giorgio Pucci, ha manifestato "l'interesse dei giovani per il territorio dove facciamo impresa e dove vogliamo continuare a operare".
Insieme al professore Fortunato Crea ed al ricercatore Ivan Iacobini dell'Università della Calabria sono stati presentati i risultati di progetti sul riutilizzo di materiale edile proveniente da demolizioni e da materiale di scarto di lavorazione o processi industriali. In particolare sono stati analizzati i dati del progetto Ecofibar sulla realizzazione di manufatti cementizi fibro rinforzati ed ecocompatibili.
Il direttore degli industriali cosentini Rosario Branda ha sottolineato l'impegno di Confindustria, ed in particolare delle imprese associate, nel proporre soluzioni per il superamento delle diverse emergenze che interessano il settore, insieme ai dirigenti della Regione Calabria.  Il dibattito è stato animato dagli imprenditori Walter Pulignano, Antonio Fusaro e Donato Sabatella che hanno testimoniato la necessità di un cambiamento culturale che favorisca la raccolta differenziata ed il riciclo dei rifiuti con vantaggi apprezzabili tanto sul piano economico quanto sotto il profilo ambientale. I lavori del seminario, a cui ha partecipato anche la presidente della Sezione Energia di Confindustria Cosenza, Rossella Sirianni, sono stati conclusi dal vice presidente degli industriali Fortunato Amarelli.

«Il Sud sta pagando la crisi in maniera più pesante rispetto al resto del Paese soprattutto per l'assenza di politiche pubbliche tese a ridurre le diseconomie di contesto che tendono a rendere meno profittevoli gli investimenti privati effettuati nel Mezzogiorno». Lo afferma il numero uno di Unindustria Calabria, Natale Mazzuca, presente a Roma all'illustrazione del "Rapporto PMI 2015" realizzato da Confindustria e Cerved.
Dallo studio, che fotografa il tessuto produttivo del Mezzogiorno dopo i profondi cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni, emerge che anche dalle piccole e medie imprese del Sud, arrivano i primi timidi segnali di ripartenza, in misura ridotta per la Calabria. Il processo di "selezione" ha fatto uscire dal mercato le imprese fragili e rafforzato le altre. Nel 2014 sono state create 29mila imprese, più di un terzo delle nuove nate complessivamente in Italia, con una frenata di fallimenti e liquidazioni volontarie. Nel 2015 e nel 2016 è attesa una crescita di fatturato e redditività delle PMI meridionali e un calo delle sofferenze. «Accanto a questa tendenza che ci rende un pò più ottimisti - aggiunge il presidente di Unindustria Calabria - bisogna però tenere ben presente quello che si è registrato in tutta la sua drammaticità, cioè che più di un quarto delle PMI attive nel 2007 sono uscite dal mercato, con un crollo dei margini lordi e netti rispetto ai livelli pre-crisi. La considerazione amara - prosegue Natale Mazzuca, presente a Roma insieme al Direttore Rosario Branda - è che se il Sud e la Calabria sembrano non trovare attenzione nelle priorità degli impegni di Governo, la questione meridionale resta gravemente aperta in termini di mancanza di occupazione e di desertificazione industriale. Quello che serve è prendere coscienza di questo stato di cose intervenendo con immediatezza ed efficacia per ridare slancio alle aree meridionali come nuova occasione di rilancio per tutta l'economia del Paese».
Dalla ricerca di Confindustria e Cerved emerge che al Sud non manca la voglia di fare impresa: difettano, invece, alcune delle condizioni che favoriscono le capacità competitive delle imprese stesse e dei territori che le ospitano.  Il Vice Presidente per il Mezzogiorno e Politiche regionali di Confindustria, Alessandro Laterza sottolinea come si registri una significativa varianza dei risultati tra le singole regioni. «Da Basilicata, Campania e Abruzzo vengono i segnali di una maggiore vitalità, dalla Puglia i segnali più contrastanti con elementi di vitalità e di fragilità che convivono, mentre in Calabria, Sardegna e Sicilia si registrano le più grandi difficoltà. Questi andamenti contribuiscono a disegnare scenari timidamente positivi che lasciano ben sperare su un consolidamento della ripresa anche al Sud».  Il Seminario di presentazione del Rapporto ha costituito l’occasione, per attori politici, economici e finanziari, per fare il punto su una possibile agenda di lavoro per allestire, anche al Sud, il cantiere della ripresa. E' stato ribadito, infatti, come ci siano imprese cresciute, anche durante la crisi, a ritmi sostenuti. «Queste imprese, che il rapporto definisce "gazzelle" - conclude il presidente Mazzuca - possono ora trainare la ripresa del Sud, a patto di essere affiancate dalle da quelle che hanno avuto minori aumenti di fatturato e che diminuiscano le imprese che finora lo hanno visto ridurre».

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