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Nemmeno è caduto il governo Conte 2 e già si ipotizza un Conte-ter. Le inventano tutte per evitare, ancora una volta, di presentarsi al cospetto degli italiani in libere elezioni.È una menzogna che non si possa votare. Elezioni subito!  

«Se non ci sarà la fiducia, la via maestra resta quella delle elezioni».
Al presidente della Camera, si è detto durante la riunione, sarà chiesto di non consentire lavori per oggi se prima Conte non sarà venuto in aula a verificare se ha ancora una maggioranza. Nella nota congiunta si legge un appello al Colle: «Ci affidiamo alla saggezza del Presidente della Repubblica per una soluzione rapida».

«Compattezza» è la parola d'ordine del vertice, convocato alle 18, in contemporanea con l'esplosione della maggioranza, per offrire l'immagine di un centrodestra largo e unito. Ci sono il leader della Lega, Matteo Salvini, il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ma anche Giovanni Toti di Cambiamo!, Lorenzo Cesa dell'Udc, Maurizio Lupi di Noi con l'Italia. Non si è collegato Silvio Berlusconi.

«Nessun responsabile», «nessun patriota», «nessun governo con il Pd» si ripetono l'un l'altro durante l'incontro a ranghi completi. Come si legge nella nota, «i partiti del centrodestra ribadiscono con chiarezza la loro indisponibilità a sostenere governi di sinistra».

Il voto è considerata la via preferenziale «per riportare al governo del Paese una maggioranza coesa ed omogenea, con un programma condiviso» e «all'altezza dei problemi drammatici».

Durante il vertice si è, inoltre, dato mandato a Salvini di rappresentare le comuni preoccupazioni della coalizione al Colle.

"Ho appena parlato con il presidente Mattarella e gli ho chiesto, non solo a nome del centrodestra unito, ma di 60 milioni di italiani che non stanno capendo cosa succede, di fare in fretta", ha poi riferito il segretario leghista, parlando coi cronisti. "Se c'è un governo vorremmo saperlo. Il presidente Conte non può star lì altri giorni senza spiegare all'Italia cosa sta succedendo. O va a dimettersi al Quirinale o viene in Parlamento e ci racconta se ha trovato per strada qualche senatore disposto a rinnovargli la fiducia. Noi chiediamo che Conte venga domani in Parlamento".

Il pressing del centrodestra per una parlamentarizzazione della crisi è stato netto, così come la richiesta di voto politico anticipato come soluzione alla situazione politica (anche se FI non sembra insistere, come Lega e FdI).

"Non c’è più tempo per tatticismi o giochi di potere: il centrodestra unito, prima forza politica del Paese, aspetta  da ieri che Giuseppe Conte venga in Parlamento a prendere atto di una crisi conclamata - hanno scritto i leader nella nota congiunta diffusa al termine del vertice -.  L'Italia, il Parlamento e il Presidente della Repubblica meritano rispetto. La situazione è drammatica: Conte non può far finta di niente".

I contatti interni alla coalizione sono costanti e domani dovrebbe tenersi un altro vertice, il terzo in tre giorni.  Nel colloquio telefonico avuto in serata, viene riferito, Salvini e Berlusconi si sono "confrontati sulla situazione politica, condividendo la preoccupazione per la situazione del Paese, e hanno accennato anche alle elezioni amministrative: clima cordiale e di grande compattezza", si garantisce.

"Qualunque sia la soluzione, è necessario attuarla al più presto, senza perdere neppure un giorno nei tatticismi della politica di palazzo", ha poi scritto il Cavaliere in una nota, diffusa anche per garantire che le sue "condizioni di salute sono buone". "La mia attività prosegue normalmente, in costante contatto con i miei collaboratori e i protagonisti della vita pubblica, in questo momento così difficile per il Paese - ha affermato -. Non sono preoccupato per le mie condizioni, mi preoccupo per quelle di tanti italiani vittime del Covid e di altre malattie e di tanti altri italiani che subiscono le conseguenze di una crisi gravissima. Mi preoccupo anche, di conseguenza, per il rischio che la crisi politica che si è aperta aggravi la paralisi decisionale del Paese in un momento così difficile".

"In un Paese normale, il presidente del Consiglio avrebbe già dovuto dimettersi o già presentarsi alle Camere - ha osservato, dal canto suo, Meloni -. E anche se Conte dovesse avere i numeri andremo verso un governo ancora piu' debole. Per il centrodestra e per FdI l'unica soluzione seria sarebbe andare al voto".

È quanto si legge in una nota congiunta firmata dal centrodestra dopo il vertice per fare il punto sulla crisi di governo che si è tenuto questa mattina.
Alla riunione, oltre ad Antonio Tajani (Forza Italia), Giorgia Meloni (Fdi) e Matteo Salvini (Lega) hanno partecipato anche Giovanni Toti (Cambiamo!), Lorenzo Cesa (Udc) e Maurizio Lupi (Nci). Nel corso del vertice è stato stabilito che, per seguire gli sviluppi della crisi del governo di Giuseppe Conte e concordare una strategia comune in vista di una possibile riedizione peggiorativa i leader dei partiti della coalizione si consultaremo ogni giorno fino alla sua soluzione. Una prova di compattezza, questa, che mira anche a disinnescare le voci su presunti "transfughi" pronti a lasciare la coalizione per correre in soccorso dell’esecutivo Conte.

Quello inerente la crisi di governo non è stato l'unico tema trattato nel corso del vertice. Durante la riunione, infatti, la coalizione si è confrontata sulle strategie per affrontare alcune questioni decisivi per il Paese: tra queste vi sono il piano vaccini, il Recovery plan, la scuola, i ristori e le nuove restrizioni anti-Covid.

"Il centrodestra è compatto, anche i centristi". Cosi il vice presidente di Forza Italia Antonio Tajani al termine del vertice del centrodestra. Il numero due degli azzurri esclude che si possano verificare uscite da FI per "rimpolpare" il presunto gruppo dei "responsabili". "Non mi risulta", ha risposto Tajani.

"Se Conte non è in grado di andare avanti si faccia da parte, il centrodestra è pronto ad offrire risposte concrete, la via delle elezioni è quella che segue mezza Europa", ha invece affermato Matteo Salvini incontrando i giornalisti. Il leader della Lega si mostra cauto sulla possibilità di un mandato esplorativo conferito al centrodestra se Conte non dovesse farcela: "Una cosa per volta, per me i numeri" nel centrodestra "ci sono. Italiani sappiano che noi numeri ce li abbiamo, noi ci siamo".

"L'atto conclusivo di questa esperienza fallimentare del governo Conte deve avvenire in Parlamento, il luogo dove risiede la volontà popolare: è qui che l'esecutivo deve venire a confrontarsi per capire se il presidente del Consiglio abbia ancora il supporto delle forze parlamentari. Fratelli d'Italia ha chiesto di restituire la parola agli italiani per avere un governo autorevole che garantisca stabilità. Chiediamo fermamente che si torni alle urne, come sta avvenendo in tutta Europa e come accaduto negli Stati Uniti. Non abbiamo ancora capito perché Conte non sia salito al Colle per rimettere il mandato. Non bloccate la Nazione alla ricerca di qualcuno che pur di restare attaccato alla poltrona è disposto a cambiare bandiera". Lo dichiara intervenendo in Aula il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida.

Per il capo delegazione di Fratelli d’Italia - ECR al Parlamento europeo, Carlo Fidanza: “Tra le tante scuse per negare ancora una volta agli italiani il loro diritto a scegliersi un governo degno di questo nome, c’è anche quella, bizzarra, che non si potrebbe votare ora perché si rischierebbe di perdere le risorse del Recovery fund. Prima di tutto occorre ricordare che la prima bozza del governo risale alla metà dello scorso ottobre, sono passati tre mesi che la maggioranza ha impiegato a litigare su poltrone e rimpasti. Soltanto un governo unito e legittimato dal voto popolare può disegnare con credibilità l'Italia del futuro. Conte si dimetta, si sciolgono le Camere e si chieda agli italiani di scegliere un nuovo governo”. 

 

Fonti Gazzetta Tricolore / Agi/ il Giornale 

Finisce il governo 'Conte bis'. Non basta l'apertura di Giuseppe Conte a un "patto di legislatura". Matteo Renzi annuncia le dimissioni delle ministre di Italia viva dal governo.  

La domanda circola ormai con insistenza dalle parti di Roma dopo lo strappo di Italia Viva, sarebbe votare o non votare? E prima ancora di capire come finirà la lunga agonia del governo giallorosso, qualcuno inizia a domandarsi se sia il caso o meno di far votare gli italiani. Non cosa, né quando, né come..

Uno degli sviluppi possibili di una crisi di governo, come si sa, è lo scioglimento anticipato della legislatura e il ricorso ad elezioni anticipate. Questo si verifica quando un Governo si dimette e le successive consultazioni del Presidente della Repubblica non si risolvono nella formazione di un nuovo esecutivo. È quello che è successo ad esempio nel 2008, quando la caduta del secondo Governo Prodi portò all'interruzione anticipata della legislatura iniziata meno di due anni prima.

L'esempio classico: anche il Regno d’Italia, in piena Grande Guerra, decise di “spodestare” Cadorna per Diaz quando comprese che la sua campagna militare ci avrebbe portato alla rovina. Altro esempio: il Regno Unito scelse Winston Churchill (e il nostro premier lo conosce bene), ottenendo le dimissioni di Neville Chamberlain dopo l'invasione tedesca della Francia. Parliamo ovviamente di situazione disastrose, di guerre mondiali, di eserciti pronti a tutti. Ma se la retorica dell'Italia in guerra viene sfruttata anche nella reazione alla pandemia, allora non è detto sia così distante. E i morti, purtroppo, continuano a essere una tragedia quotidiana.

Sono tanti i governi e i parlamenti che corrono verso la fine del mandato. E se è pure vero che quelli sono a scadenza naturale e non sono cadute anticipate, nessuno, per ora, ha messo in dubbio la scelta di andare al voto. Tanto più che tra voto per corrispondenza e contingentamenti, luoghi aperti, diversi e con più giorni, ci si aspetta che Paesi occidentali e moderni siano perfettamente in grado di far fronte ai pericoli. Si andrà tra pochi al giorno al voto in Portogallo, a marzo toccherà ai Paesi Bassi. In Germania, a settembre, ci saranno forse le più importanti elezioni di tutta l’Europa. E già a giugno andranno a votare alcuni dei suoi Lander. In Russia, sempre a fine estate, sarà il turno di altre fondamentali elezioni. Il Regno Unito idem. E altri piccoli (grandi) Paesi europei si preparano al voto (basti pensare a Repubblica Ceca, Albania, Norvegia e Cipro). E l’Italia, se pure dovesse andare al voto, non andrebbe certo domani: la Costituzione detta tempi precisi qualora Sergio Mattarella dovesse ritenere conclusa, insieme al premier, l'esperienza di questo parlamento.

Incrociando i risultati degli ultimi sondaggi, la riduzione dei seggi e con il Rosatellum, sistema elettorale in prevalenza maggioritario, la proiezione è chiara: l'opposizione di centrodestra avrebbe la maggioranza assoluta, con buona pace di Zingaretti & co. Ovviamente bisogna considerare le possibili alleanze ma i giallorossi non otterrebbero la vittoria né se permanesse lo schieramento del Conte bis, con Renzi come alleato, sia che si configurasse uno schieramento simile a quello proposto alle elezioni in Liguria, con Iv che corre in autonomia insieme a Calenda e +Europa. Se addirittura si rompesse completamente l'asse tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, sarebbe trionfo del centrodestra, che andrebbe a prendere 248 deputati su 400 e 124 senatori su 200.

Sono solo due gli scenari che al momento porterebbero alla sconfitta del centrodestra, entrambi attualmente improbabili. Si dovrebbe spaccare l'alleanza, con Salvini e Meloni da una parte, Silvio Berlusconi, Renzi, Calenda e Bonino dall'altra. L'altro scenario, attualmente di difficile attuazione, vedrebbe un'alleanza di tutti i partiti che in questo momento non sono con il centrodestra: Pd, M5S, Iv, Leu, Azione e +Europa. Questo "minestrone" porterebbe comunque a una maggioranza risicata, con 202 seggi a Montecitorio (su 400) e 102 (su 200) a Palazzo Madama. Le simulazioni di YouTrend sono diventate la stella polare di questo parlamento ed è stato Lorenzo Pregliasco, fondatore e direttore di YouTrend, a riferire a Repubblica i sussurri di Palazzo: "Deputati e senatori che hanno visto la simulazione hanno detto: tanto non si vota. Abbiamo ribattuto che forse non si vota proprio per quello che c'è scritto lì dentro. Il voto punirebbe in particolar modo il M5S, destinato a perdere un terzo degli eletti, e Italia Viva".

Il vertice al Nazareno e il "no" al governo con il centrodestra: Anche il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri è giunto nella sede del Pd per il vertice sulla crisi di governo convocato dal segretario Nicola Zingaretti. Presenti i membri della segreteria, il vicesegretario Andrea Orlando, i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci e i ministri.  "Abbiamo chiarito e dobbiamo ribadire che per noi è impensabile qualsiasi collaborazione di governo con la destra italiana, sovranista e nazionalista. Sarebbe un segnale incomprensibile. Le immagini di Washington ci dicono quanto pericolosa sia quella deriva. E' sbagliato dopo la vittoria di Biden favorire scenari che ridanno fiato come è accaduto con la scelta di Renzi, agli alleati di Trump", dice Zingaretti nel suo intervento alla riunione dell'ufficio politico del Pd. Quindi il monito di Graziano Delrio a parlamentarizzare la crisi: "Come gruppo dei democratici vogliamo che la crisi venga parlamentarizzare e che ci siano le comunicazioni".  "C'è un dato che non può essere cancellato dalle nostre analisi. Ed è a questo punto l'inaffidabilità politica di Italia Viva. Che è un dato presente e che io credo, e questo dovremmo tenerlo in considerazione, per come è avvenuto mina la stabilità in qualsiasi scenario si possa immaginare un coinvolgimento e una nuova possibile ripartenza", dice Zingaretti nel corso dell'ufficio politico del Pd.

"Il Movimento deve solo mantenere la linea delle ultime 48 ore - ha scritto in un post su Fb l'esponente M5s Alessandro Di Battista - Renzi ha squittito per far fuori Conte e basta? Benissimo, Conte resta al suo posto. Renzi ha lasciato il governo? Benissimo, non ci entrerà mai più. Senza Se e senza Ma. Intanto queste sono le due condizioni che la forza politica che ha preso più voti nel 2018 (con una legge elettorale, lo ricordo, fatta ad hoc contro il M5S) mette sul piatto. E siamo compatti. Finalmente".

Ma intanto la polemica non si placa. Il vicesegretario del Pd Andrea Orlando continua ad attaccare Italia Viva definendola responsabile per quanto accaduto: "Con una crisi economica galoppante Iv si è assunta la responsabilità di provocare la crisi che getta il paese nell'incertezza e nella confusione. Avevamo detto che si sarebbe creata una situazione di confusione e un salto nel buio. I nostri appello non ascoltati e purtroppo questo è avvenuto". E questo mentre i renziani non smettono di puntare il dito contro Conte. "C'è una crisi, due ministre si sono dimesse e il premier non vuole andare oggi al Colle e non vuole venire in Senato. C'è ancora una Costituzione in questo Paese o un DPCM l'ha cancellata? ", ironizza su Twitter il capogruppo Davide Faraone .

 

Fonti Inside Over /il giornale/ ansa / agi

Il Quirinale aveva parlato di elezioni nelle settimane scorse come unica alternativa in caso di crisi, ma, a parte le dichiarazioni di rito, gli unici a volerle davvero sono la Lega e Fratelli D’Italia. Un robusto deterrente è rappresentato anche dal dimezzamento degli scranni parlamentari disponibili dopo la riforma confermata dal referendum.  

Italia Viva stringe l'assedio a Giuseppe Conte, il segretario del Pd Nicola Zingaretti evoca le elezioni anticipate: la tensione attorno al governo sembra ormai a un punto critico, quando mancano poche ore al Consiglio dei ministri che dovrebbe dare il via libera al Recovery Plan.

Il fatto politico di oggi è che Conte, sfidando Italia Viva, ha detto di NO all'ipotesi Conte Ter. Contento lui, contenti tutti”, scrive su Twitter Luciano Nobili, deputato di Italia Viva. E per Zingaretti, "verso le elezioni, spesso, ci si rotola contro". Certo, spetta sempre al Presidente della Repubblica, scegliere quale strada prendere in caso di crisi. Naturalmente, le elezioni anticipate non sono scontate. Ma in caso di crisi, prima ancora del dettato costituzionale, vale la pena rispolverare i libri di storia recente. Perchè quando si provoca una crisi di governo, si sa sempre da dove si parte, ma mai fino in fondo dove si va a parare, avverte Zingaretti, ospite a Start su SkyTg24, sicuramente memore dell'epilogo del governo giallo-verde, quando Matteo Salvini strappò, fiducioso di andare alle urne per uscirne incoronato neo premier.

Renzi  sembra più che mai intenzionato a consumare lo strappo con Conte annunciando, nella conferenza stampa convocata per oggi  pomeriggio, le dimissioni delle ministre di Italia Viva. Anche se il resto della maggioranza sta tentando di ricucire, dopo aver sottolineato come sta facendo Di Maio da ieri che una crisi con l'emergenza Covid in corso "è assolutamente incomprensibile".

Intanto si fanno sempre più insistenti le voci di possibili "responsabili" pronti a prendere il posto di Iv al Senato: si accredita l'uscita di 4 senatori dal gruppo di Renzi e ben 8 da Forza Italia. Anche se non si esclude che qualcuno dei renziani alla fine possa divergere dalle posizioni del gruppo.  Sul punto interviene anche Clemente Mastella chiamato più volte in causa da Renzi in questi giorni: "I responsabili? 

Qualcuno ce n'è, non so se in numero sufficiente, ma sono più di qualche unità, forse anche più di cinque...". Esiste davvero l'idea di un governo Conte-Mastella, come sostenuto da Renzi? "Io non ne so niente, lo saprà lui, che vi devo dire. Lui mi cita per prendermi in giro, perché vuole svilire l'operazione di Conte. I Responsabili sono come l'amante: quando si scopre devi dargli dignità. Sono meno del necessario perché se non dai loro dignità politica rimangono nascosti". Alla domanda sul numero esatto dei senatori disposti a sostenere Conte, Mastella ha risposto evasivamente: "Non lo so, dipende se gli si dà dignità, non so se rimangono dormienti o si svegliano...".  

Il primo a scendere in campo è il segretario Dem Nicola Zingaretti che forte del risultato ottenuto stanotte con il via libera al Piano per impiegare i fondi europei, parla della necessità di "riprendere il dialogo" e di "riaprire il confronto all'interno della maggioranza". Ma anche Beppe Grillo indossa le vesti da paciere proponendo un "patto ai partiti" su Fb: "Stiliamo insieme un patto tra tutti i partiti e lavoriamo per la ricerca di un obiettivo condiviso che altro non può essere che la ricerca del bene comune per il Paese. Lavoriamo uniti" e "cambiamo la nostra prospettiva di ricerca di quello che può essere utile al singolo individuo e raccogliamo l'esortazione che ci indirizza il Presidente Mattarella di diventare costruttori mettendo al primo posto il bene comune dell'Italia".

E se in mattinata il ministro della Salute Roberto Speranza, nell'aula di Montecitorio, conferma che "l'epidemia è ancora in fase espansiva" chiedendo di tenere "fuori dalla battaglia politica la salute degli italiani", il premier Conte ieri era stato piuttosto deciso nel mettere in guardia Renzi: se Italia Viva si sfila ora dal Governo basta, non sarà più possibile farla rientrare in un prossimo eventuale nuovo esecutivo.  

Ora che è stato messo un punto sul Recovery, lo scontro si sposta ancora una volta sul Mes con le ministre renziane che definiscono "incomprensibile" la rinuncia al fondo salva-Stati e lamentano ritardi sulle urgenze del Paese e sui nuovi ristori. "Il Mes non è compreso nel Next Generation, non è questa la sede per discutere il punto", è la replica di Conte, che invita a "non speculare sul numero dei decessi in Italia per invocare l'attivazione del Mes", con "un accostamento che offende la ragione e anche l'etica".

"Una crisi di governo è inspiegabile. Non solo perché' siamo nel bel mezzo di una pandemia e dobbiamo fare il decreto ristori. Ma anche perche' questo è l'anno in cui l'Italia presiederà il G20 e in Italia ci sarà la conferenza globale sulla salute", afferma il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ad Agorà su Raitre. "La crisi non interessa agli italiani ma neanche all'estero", sottolinea. "Il Mes non è un tema ideologico ma un prestito a delle condizioni così difficili e così complicate che nessun Paese europeo lo ha chiesto", aggiunge Di Maio. "Sul reddito di cittadinanza sfido chiunque a dire che non sia stato un pilastro di questa crisi", dice ancora.

"Se qualcuno lo vuole togliere deve spiegarlo a quei tre milioni di italiani che lo hanno ricevuto". "Si cita Mario Draghi sempre quando il governo è in fibrillazione e quindi viene utilizzato a volte come oggetto contundente contro Conte o contro altri", osserva il ministro degli Esteri. "Il presidente Mario Draghi non merita di finire nel dibattito solo quando c'è da accoppare qualche politico". "Io il vice premier l'ho già fatto, conosco il valore di quella carica. La si sta descrivendo come la panacea di tutti i mali ma non è così. Ho rifiutato due volte di fare il presidente del Consiglio. In questo momento non ci interessano i giochi di Palazzo, stiamo pensando agli italiani", prosegue.  "Siamo vaccinati alle crisi", assicura Di Maio.

"Il Pd continua a chiedere un rilancio di governo ma una cosa è chiedere di rafforzarlo un'altra è farlo cadere. Il Pd ha promosso il rilancio ma rilancio non è mandare a casa il governo o provocare una crisi che il 99% italiani non capisce. E' un grave errore politico e io lancio un appello al buon senso", dice il segretario del Pd Nicola Zingaretti a Sky Tg24. Se Iv ritira le ministre l'evoluzione "sarà una valutazione che farà il premier Conte con il presidente Mattarella, spero che ci si renda conto che così si entra in un tunnel di cui nessuno conosce l'uscita", aggiunge Zingaretti secondo il quale se "il vaso si rompe, i cocci non si rimettono insieme". La crisi di governo è "un grave errore politico, penalizza l'Italia anche all'estero. Si è aperta con l'elezione di Biden una nuova fase di multilateralismo e in Italia si paventa addirittura che alleati di Trump tornino al potere?" chiede il segretario Dem.

Nel week-end spartiacque per i destini del governo Conte bis, le posizioni dei duellanti restano rigide ma Iv apre all'approvazione del nuovo Recovery Plan. I pontieri (o costruttori, secondo le parole del capo dello Stato) lavorano ancora febbrilmente ad un accordo da ratificare nel Consiglio dei ministri di martedì. Ma al di là della guerra di trincea su Piano, delega sui servizi segreti e composizione della squadra di governo, il vero nodo della partita aperta da Renzi sembrano essere le dimissioni del premier. In vista di un Conte Ter, promette il leader Iv, se le sue richieste saranno accolte.

Conte però non si fida. E, nella serata in cui Renzi riunisce il suo stato maggiore (sabato), affida a Facebook un estremo appello alla responsabilità nel «periodo difficilissimo» che sta attraversando il Paese: «È per questa ragione - scrive - che sto lavorando anche a rafforzare la coesione delle forze di maggioranza e la solidità della squadra di governo» e «preparando una lista di priorità che valgano a indirizzare e a rafforzare l'azione del governo sino alla fine della legislatura. Un programma da poter discutere e condividere con tutte le forze di maggioranza». Fredda la prima risposta di Renzi.

Fonti  Il Sole 24 ore/ansa/il giornale/Agi

Dopo le violenze di Washington che hanno avuto un'eco mondiale. Alessandra Ghisleri, sondaggista direttrice di Euromedia Research, a La Verità ha ammesso che dopo i fatti avvenuto negli Usa si è reso necessario rielaborare le rilevazioni che si stavano eseguendo. Una necessità che serve per capire "se gli italiani hanno compreso quanto è successo negli Stati Uniti, se si sentono toccati o se non vedono nessuna connessione tra gli eventi oltreoceano e i partiti italiani che in questi quattro anni hanno avuto come riferimento Trump".

Come riporta il giornale,fino ad una settimana fa il quadro politico italiano rilevato dai sondaggi non aveva subito grandi scossoni. Il governo era in evidente difficoltà così come i partiti della maggioranza che lo sostengono mentre il centrodestra, seppur sostanzialmente stabile nelle intenzioni di voto, era ampiamente avanti al centrosinistra, tanto da sfiorare il 50%.

La Ghisleri secondo il giornale,ha sottolineato che prima delle violenze al Campidoglio "non avevamo grande variazioni, a parte una certa spinta in avanti di Forza Italia". La crescita degli azzurri e si spiega con le posizioni moderate assunte dal partito guidato da Silvio Berlusconi anche in questi difficili tempi. "Il nostro- ha aggiunto- è un Paese che rifugge gli estremismi". La repulsione agli estremismi è "una forte caratteristica che rimane nella maggioranza della popolazione". La sondaggista evidenzia come gli italiani non desiderano "essere sobillati" ma preferiscono "i percorsi chiari e meno turbolenti".

Attualmente il primo partito, se così si può definire, è quello dell'astensione che ha raggiunto il con il 33%. La Ghisleri annuncia che il centrodestra è indicato tra il 47 e il 48% mentre l'area governativa tra il 40 e il 41. Nel dettaglio la Lega ha quasi il 25%, Fratelli d'Italia viaggia tra il 15 e il 16% mentre Forza Italia tra il 7 e l'8%". Il totale del centrodestra arriva al 48%.

Dal punto di vista dei partiti, però, il dato più interessante di quest'anno per Fratelli d'Italia è il sorpasso sul Movimento 5 Stelle: la nostra Supermedia certifica questo sorpasso l’8 ottobre, agli inizi della seconda ondata. Si tratta di un fatto importante, che insieme allo storico sorpasso su Forza Italia avvenuto nel 2019 ha portato Fratelli d'Italia a passare, nel giro di poco più di un anno, da quinta a terza forza politica del Paese.

Il sorpasso sul Movimento 5 Stelle, peraltro, è arrivato pochi giorni dopo l'elezione di Giorgia Meloni a presidente dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), il partito europeo della destra conservatrice ed euroscettica che negli emicicli di Bruxelles e Strasburgo conta 62 eurodeputati, di cui 6 eletti nel 2019 proprio con Fratelli d’Italia.

A differenza del centrodestra secondo il giornale,la coalizione di governo è in crisi di consensi. "Il Pd è al 20-21%, al 14-15% i 5 stelle, Renzi un po' sotto il 3 e poi ci sono i partiti più piccoli come Azione, Liberi e uguali, Federazione dei verdi eccetera". Il calo dei grillini, sottolinea la sondaggista, "è costante anche perché sono senza leader. 

Di Maio è molto silenzioso, Crimi è un commissario e non un frontman, Grillo compare per poi defilarsi così come Di Battista". Il numero di indecisi così consistente potrebbe essere spiegato perché siamo lontani da elezioni. Ma dietro a questi numeri vi è la necessità da parte degli italiani di conoscere le proposte di partiti e candidati "anche se non nascondono la loro stanchezza nei confronti di promesse disattese". Centrodestra e centrosinistra sono avvisati.

 

Fonti : il giornale/you trend

 

La definizione politica «crisi di governo» può avere molteplici esiti istituzionali, dalle immediate dimissioni del Presidente del consiglio nelle mani del Presidente della Repubblica, alla parlamentarizzazione, che a sua volta può avvenire subito in una sorta di prova di forza, o successivamente dopo la ricomposizione della stessa crisi.

Ma vediamo come e arrivata la crisi del Governo : si combattono su soldi e spie: la vera guerra di Pd e renziani,i partiti litigano per l'intelligence e il Recovery fund e nei palazzi gira il nome di Marta Cartabia, presidente uscente della Corte costituzionale, per la guida di un esecutivo istituzionale. La torta dei fondi del Recovery (209 miliardi) porta al pettine i nodi nell'alleanza giallorossa. E poi l'ostinazione del premier sui Servizi segreti apre un solco invalicabile tra Palazzo Chigi e gli alleati (Pd e Italia viva). I Cinque stelle sono spariti sottolinea il giornale: il ministro degli Esteri Luigi di Maio, leader di fatto del Movimento, si è defilato e guarda dalla Farnesina la crisi che sta travolgendo Conte. Spera di prendere il posto dell'avvocato di Volturara Appula. Nello scenario peggiore, le elezioni anticipate, Di Maio studia le mosse per la rielezione in Parlamento in barba alla regola dei due mandati. 

Insomma, giorno dopo giorno il capo del governo perde alleati e appoggi. L'ultima avvisaglia arriva dal Pd. Secondo il Giornale,Il senatore Luigi Zanda, un tempo vicinissimo al ministro della Cultura Dario Franceschini (un altro che punta alla poltrona di Palazzo Chigi), avverte: «O Conte accetta il confronto con i partiti che lo sostengono, o il suo governo avrà vita brevissima», osserva in un'intervista al Corriere della Sera. Secondo il senatore Pd «al punto in cui sono arrivate le cose è difficile che si vada avanti senza un chiarimento vero, nei contenuti e sulla struttura del governo». «I governi di coalizione - spiega Zanda - sono molto faticosi e chi li presiede deve sapere che il confronto anche rude con i partiti che lo sostengono sarà sempre il suo pane quotidiano». Anche Zanda preme il piede sul tasto intelligence: «I Servizi sono il punto nevralgico e delicatissimo dell'apparato dello Stato, non dovrebbero mai entrare nella sfida politica su giornali e nei talk show.

Intanto il presidente della Repubblica, in Italia, è colui che gestisce le crisi di governo, per dettato costituzionale. Dopo aver ascoltato una serie di rilevanti personalità politiche (leader di partito, capogruppo parlamentari, presidenti di Camera e Senato) può adottare diverse soluzioni in caso di crisi di governo.

Rinvio alle camere: rinvio del governo alle camere per la verifica della sussistenza del rapporto fiduciario in entrambi i rami del parlamento;
Governo-bis: nomina di un nuovo governo, presieduto dallo stesso presidente del Consiglio dei ministri, con modifiche della compagine ministeriale;

Nomina di un nuovo presidente all'interno della stessa maggioranza oppure espressione di una maggioranza differente da quella che sosteneva il governo uscente;
Elezioni anticipate: il presidente della Repubblica scioglie le camere ed indice nuove elezioni.

L'obiettivo è quello di aprire sostanzialmente a un maxi rimpasto, senza escludere comunque un Conte ter. Lui continua a ripetere di essere disposto a rendersi protagonista di qualsiasi iniziativa per rafforzare "la coesione della maggioranza e la solidità della squadra di governo". Il premier sa benissimo di essere finito nel mirino delle offensive renziane, così come ha preso coscienza del fatto che in qualunque caso il terreno sotto i piedi dell'esecutivo giallorosso si sta sgretolando. Disposto anche a fare una serie di passi indietro. Magari, come riporta La Repubblica, trattando sui servizi segreti: Iv aveva chiesto a più riprese l'affidamento della delega a una persona che non sia lo stesso Conte.

Mentre ci si affretta a descrivere tutti gli scenari in campo, c'è chi esclude categoricamente la strada del voto. È lo stesso Matteo Renzi, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, a mettere subito le mani avanti: "Noi non abbiamo paura delle democrazia e del voto, per due motivi. Uno, perché le elezioni non fanno paura a chi è abituato a misurarsi con il consenso, secondo motivo è ancora più chiaro: tutti sanno che non ci saranno elezioni. Dobbiamo aprire le scuole, non i seggi".

Intanto Giorgia Meloni: "Fratelli d'Italia è tra i pochissimi a non aver mai votato la fiducia a Conte dall'inizio della legislatura. Non credo alla buona fede di Renzi e alla reale volontà di aprire una crisi di governo, ma sarei contenta di sbagliarmi: in ogni caso è una cosa che si può verificare facilmente. Propongo a chi realmente voglia, come noi, mandare a casa definitivamente il Governo Conte, e comunque a tutto il centrodestra, di presentare una mozione di sfiducia al Presidente del Consiglio e all'intero Governo. Così vedremo, ancora una volta, chi vuole mantenere in vita l'attuale Esecutivo (o al massimo puntare a un rimpasto), con tutti i gravissimi danni che sta arrecando agli italiani e chi invece vuole mandarlo veramente a casa".  

Sono tantissime le risorse sprecate dal Governo Pd-M5S per mancanza di visione. C'era bisogno di concentrarsi su tre temi fondamentali: imprese, lavoratori e povertà. Non è stato fatto perché la maggioranza era troppo presa a litigare e a occuparsi di nomine per avere un'idea di sviluppo secondo Giorgia Meloni.  

Ecco i possibili scenari che potrebbero presentarsi in caso il governo Conte entrasse effettivamente in crisi nei prossimi giorni. È quanto avvenuto sempre nella Prima Repubblica. Il capo del governo, constatato il venir meno della propria maggioranza, sale al Quirinale e rassegna le dimissioni. Il Quirinale apre le consultazioni per verificare se in Parlamento esista una maggioranza (la stessa o una diversa) che sostenga un nuovo governo (con lo stesso premier o con un altro). In caso negativo convoca i comizi elettorali.

Numeri alla mano non lo si può escludere. Anche se lo scenario ha giusto qualche probabilità di riuscita in più rispetto al ricorso a elezioni anticipate, che in questo momento sta fuori da tutti i radar. Renzi apre la crisi, Conte perde la fiducia e si dimette, Movimento Cinque Stelle Partito democratico finiscono in un vicolo cieco, il centrodestra compatto rivendica la premiership e Italia Viva garantisce i numeri con l'appoggio esterno. Lo schema è aritmeticamente pericolante anche alla Camera (Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Italia viva, sommati, fanno 284 deputati); ma questa specie di «Papeete al contrario», la rivincita del numero uno della Lega rispetto al tracollo dell’estate del 2019, altro non è che il miraggio inseguito da Salvini e Meloni tutte le volte che avevano rivendicato un incarico per il centrodestra.

I altri scenari che possono essere in caso di rottura definitiva all'interno della maggioranza, il Presidente del consiglio si presenta alle Camere ma, dopo le proprie comunicazioni e la discussione, non attende il voto e annuncia di recarsi dimissionario al Quirinale. È avvenuto il 22 dicembre 1994, dopo la rottura della Lega di Bossi con il governo Berlusconi, e il 20 agosto 2019, dopo la rottura della Lega di Salvini con il governo Conte I.

In una situazione di rottura, è il premier a voler drammatizzare la situazione con un voto delle Camere, per inchiodare il partito che ha dato vita alla crisi. È avvenuto due volte con i governi guidati da Romano Prodi (9 ottobre 1998 e 24 gennaio 2008) e una volta con il governo di Enrico Letta (11 dicembre 2014): entrambe gli esecutivi Prodi caddero, mentre quello Letta sopravvisse perché il partito che gli aveva inizialmente negato la fiducia, Fi, si spaccò.

È una variante dello scenario precedente: dopo una rottura, il governo cerca in Aula non una maggioranza politica alternativa a quella che si sta rompendo, bensì una maggioranza solo numerica

È lo scenario preferito del presidente del Consiglio. Un maquillage della squadra di governo che premia le ambizioni di Italia Viva ma preservi l’esecutivo anche nella sua attuale denominazione. Un Conte 2, insomma, nella variante Conte 2 bis. In pratica, Pd e M5S – ovviamente accompagnate dalla moral suasion del capo del governo – dovrebbero impegnarsi per convincere alcuni ministri del governo a lasciare il loro posto per essere sostituiti, e senza che questo sia accompagnato dall'apertura di una crisi vera e propria. Difficile che a Renzi basti, è quello che pensano a Palazzo.

In tutto questo la preferenza del Popolo Italiano sarebbero elezioni anticipate: vorrebbero che il presidente della Repubblica scioglie le camere ed indice nuove elezioni almeno abbiamo un Governo uscito dalle urne con una indicazione di occuparsi della grande crisi economica che sta arrivando, grazie anche al virus....

fonti : il giornale/ corriere /  Giornale di Brescia / Gazzetta Tricolore

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