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È durato tre ore il nuovo round di colloqui tra russi e ucraini. A Istanbul, ha detto il capo negoziatore russo, sono stati compiuti passi concreti, anche se la prospettiva di un incontro tra Putin e Zelensky resta confinata a un eventuale post-accordo.

Al termine di questo round negoziale uno dei membri della delegazione Ucraina, David Arakhamia, ha dichiarato che l’Ucraina vuole la Turchia tra gli 8 Paesi garanti di un accordo con la Russia.

I colloqui di Istanbul tra Russia e Ucraina hanno dato risultati sufficienti per l'organizzazione di un faccia a faccia tra i presidenti dei due Paesi, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Lo ha dichiarato il consigliere presidenziale ucraino, Mikhailo Podolyak, al termine della tornata negoziale.

"Faremo due passi concreti per la escalation della crisi": lo ha detto il consigliere presidenziale russo, Vladimir Medinsky al termine dei colloqui a Istanbul tra la delegazione ucraina e russa. I colloqui, ha continuato, sono ora in fase concreta e "la Russia interromperà l'attività militare vicino a Kiev e Chernikiv".

Il vice ministro della Difesa, Alexander Fomin, anche lui presente in Turchia, ha confermato la decisione "al fine di aumentare la fiducia reciproca per i futuri negoziati".

Un incontro tra i presidenti di Russia e Ucraina, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, sarà possibile solo dopo che un accordo di pace sarà stato siglato dai rispettivi ministri degli Esteri. Lo ha dichiarato il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky, al termine dei colloqui di Istanbul.

"Faremo due passi concreti per la escalation della crisi": lo ha detto il consigliere presidenziale russo, Vladimir Medinsky al termine dei colloqui a Istanbul tra la delegazione ucraina e russa.
I colloqui, ha continuato, sono ora in fase concreta e "la Russia interromperà l'attività militare vicino a Kiev e Chernikiv".
Il vice ministro della Difesa, Alexander Fomin, anche lui presente in Turchia, ha confermato la decisione "al fine di aumentare la fiducia reciproca per i futuri negoziati".

Intanto i limiti dell'attuale architettura difensiva Nato presente sul territorio comunitario hanno la loro radice nell'ambiguità che ha accompagnato negli anni scorsi lo schieramento in Romania e in Polonia delle batterie di intercettori Aegis Ashore, nel quadro della fase 3 dell'European Phase Adaptive Approach (Epaa).

Washington aveva sostenuto che i sistemi servissero a proteggere l'Europa da un possibile attacco iraniano. Mosca, però, le aveva interpretate come una risposta alla propria deterrenza nucleare, una lettura difficile da mettere in discussione dal momento che, come osserva il think tank European Leadership Network, gli intercettori Aegis sono calibrati su missili a raggio intermedio, che l'Iran allora non possedeva.

Il velo di ambiguità venne strappato nel 2015, quando fu stretto l'accordo sul programma nucleare di Teheran. Sfumata la già improbabile ipotesi di un attacco iraniano all'Europa, la Nato chiarì poco dopo che "la difesa missilistica non riguarda un Paese in particolare ma la minaccia posta in generale dalla proliferazione" della tecnologia balistica.

La Russia, dopo ripetuti avvertimenti, nell'ottobre 2016 replicò dispiegando missili Iskander nell'exclave di Kaliningrad, ovvero nel cuore del territorio dell'Alleanza. Il piano Epaa, essendo finanziato quasi del tutto dagli Stati Uniti, lasciava gli europei con scarsa voce in capitolo di fronte ai crescenti attriti tra Washington e Mosca sui rispettivi programmi missilistici. Non solo: oltre ad aumentare le tensioni con il Cremlino, non è nemmeno detto che gli intercettori Standard Missile-3 (SM-3) possano reagire con efficacia a un attacco nucleare russo.

Nel 2017 Mark Rose, che durante il secondo mandato di Barack Obama ebbe in mano il dossier nel ruolo di assistente segretario di Stato Usa, affermò di "non ritenere che ci fosse una soluzione di difesa missilistica alla crescente sfida strategica presentata dalla Russia". Gli SM-3 non erano stati infatti collaudati in condizioni realistiche e il secondo test effettuato in Polonia si concluse con un fallimento. Le condizioni politiche cambiarono con l'arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump, che esortò gli alleati europei a una maggiore autonomia.

Fonti Agi e varie agenzie

La Casa Bianca è stata costretta a precisare che Biden «non stava parlando di un cambio di regime in Russia». Ora, che si sia o meno d'accordo con Biden, non è questo il punto: il punto è che le sue parole hanno allontanato la possibilità di porre fine al conflitto per via diplomatica. Macron l'ha subito compreso e ha preso le distanze dal Presidente americano: «Putin macellaio? Non lo chiamerei così», ha detto, aggiungendo che non si deve aumentare «una escalation né di parole né di azioni» per poi annunciare che oggi telefonerà a Putin per organizzare un'evacuazione di civili da Mariupol. L'attivismo di Macron non è casuale e non sarebbe neppure corretto ricondurlo solo ad esigenze di campagna elettorale  

E mentre il sangue scorre nel cuore dell'Europa, le sorti della guerra continuano ad essere affidate alla Russia, alla Cina, agli Stati Uniti, senza che i leader europei si accorgano che il conflitto è dentro casa nostra e proprio per questo, il ruolo di protagonista nelle trattative dovrebbe essere nostro e non di Paesi stranieri. Un'unica voce si è levata con orgoglioso dissenso ed è stata quella di Emmanuel Macron. Il Presidente francese è stato fin da subito attivo nel tentare una mediazione fra Ucraina e Russia e ieri ha definitivamente rotto ogni indugio. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le parole del Presidente Biden, che si è lasciato andare a pericolose dichiarazioni: «Putin è un macellaio», ha detto, «quest'uomo non puó restare al potere».  

Il dolore dei profughi che scappano. No, non ci laveremo le coscienze limitandosi a inviare armi e a condannare il regime di Putin. Non basta l'accoglienza di chi fugge. Quello che il popolo ucraino vuole, è porre fine alla guerra, mantenendo però la loro sovranità. Non una resa, ma un accordo. È compito dell'Europa trovare una mediazione che porti alla pace. Se non lo farà, ne risponderà davanti alla storia.

Toni Capuozzo, storico inviato di guerra, ha descritto a "Zona Bianca", il programma di approfondimento politico di Rete 4, il lato “intimo” l'invasione dell’Ucraina da parte della Russia, potremmo dire l’aspetto umano nel senso stretto del termine. Capuozzo ha spiegato come sottolinea il giornale il Tempo: “Sono guerre destinate a scavare fossati più profondi di quelli scavati dalle bombe. Quando parli con gli ucraini oggi, ti parlano della carestia mortale cui li condannò di fatto Stalin come di una cosa successa pochi anni fa. Sono storie che non si dimenticano restano come cicatrici e sono pronte ad affiorare di nuovo”.

Ed è proprio ciò che si teme anche dopo il cessate il fuoco scrive il tempo : risentimento, rabbia e fuoco che arde sotto la cenere per decenni, pronto a esplodere in qualsiasi momento. “Questo vale per gli uni e per gli altri, noi parliamo giustamente dello strazio dei bambini uccisi, però non è che nel Donbass in questi otto anni non siano morti dei bambini, ci sono stati 14.000 vittime, sono guerre sporche, somigliano a guerre civili anche se le combattono gli eserciti e non lasciano spazio al perdono, non porgi l’altra guancia, la memoria diventa una condanna a ripetere” è stata l’amara conclusione del giornalista. Il presente e il futuro dell’Europa appaiono sempre più instabili.

Da un lato, il Presidente francese è conscio del fatto che una rapida risoluzione diplomatica del conflitto è nell'interesse europeo, ma non in quello americano. Dall'altro, la tradizione francese, di forte attaccamento alla propria sovranità, si è trasformata, con il turno di presidenza del Consiglio europeo, in un tentativo di rivendicare la sovranità europea.

Da ultimo, non c'è da escludere che le sue posizioni, filo ucraine ma dialoganti con la Russia, potrebbero favorire le aziende francesi che operano in Russia, a discapito, come abbiamo visto in Libia, di quelle italiane. In fondo però, il messaggio di Macron è anche e soprattutto un messaggio culturale, che evoca un'Europa indipendente, filoatlantica ma identitaria. Un'Europa che, se fosse stata presente a se stessa, federale, unita, avrebbe potuto prevenire questo ennesimo conflitto e anche evitare quanto è accaduto in Afghanistan.

Come ha ricordato in un'intervista a Repubblica ieri Michael Ignatieff, sottolinea il giornale il Tempo saggista ed ex rettore dell'Università di Budapest, cacciato da Orban, abbiamo commesso errori fin da quando ai tempi di Eltsin abbiamo favorito le liberalizzazioni, senza prima accompagnare la Russia verso la democrazia liberale. E ancora, non abbiamo visto i segnali che erano stati lanciati fin dal 2007, quando Putin mise in discussione l'ordine mondiale post caduta del muro di Berlino e, poi, con l'Invasione della Crimea e del Donbass.

Si aggiunga poi che abbiamo lasciato che il disimpegno americano si trasformassi in una tragedia per il popolo afghano. In questo momento, le lacrime delle giovani donne di Kabul, a cui i Talebani impediscono di andare a scuola, sono lacrime che pesano sulle nostre coscienze. Così come il sangue degli uomini e delle donne di Kiev.

Fonte il Tempo

 

Aleksej Anatolevič Navalnyj

La lettera Z è assurta ora a mondiale, sinistra popolarità da quando la vediamo dipinta in formato grande e in tinta bianca su tutti i mezzi militari della Federazione Russa (FR) che il 24 febbraio 2022 hanno varcato proditoriamente i confini dello stato, libero e sovrano, dell’Ucraina, portandovi distruzione  e morte. Le generazioni più anziane ricordano che con questa stessa lettera fu intitolato un celebre film sulla presa di potere , in Grecia, dei colonnelli fascisti verso la fine degli anni Sessanta. “Z – l’orgia del potere”: ne era il titolo intero.  Questa lettera è la trascrizione in caratteri latini della lettera cirillica iniziale della preposizione “za” ,  che significa anche “per”, “a favore di”. “Z”  significa il sostegno della Russia tutta ai propri soldati: soldati che non stanno invadendo e mettendo a fuoco e fiamme un paese libero e sovrano, ma che difendono - ovvero  “zashchtniki”,  difensori -  anche qui troviamo l’iniziale russa “za” -   il “mondo russo” (russkij mir), anche fuori dei confini della Russia.  Che vanno a salvarlo da una presunta immaginaria “invasione straniera” : degli odiati “Occidentali” e dei naziki  ovvero “nazisti” nella parlata popolare.

In questa lettera “Z” cogliamo un orwelliano rovesciamento di significato delle parole: le truppe entrate in Ucraina il 24 febbraio 2022 – data che resterà come un’indelebile macchia di vergogna nella storia della Russia e dei russi – non sono quelle che sono nella realtà dei fatti, cioè truppe d’invasione, d’occupazione  e di morte, ma rappresentano truppe di “difesa” nella realtà immaginaria della propaganda putinesca.  Invasori/difensori; pace/guerra .  Così ha dettato l’orwelliano  Ministero della Verità della Federazione Russa con alla testa il presidente Putin e i suoi fedeli servi:  il “suo” ministro della difesa Shojgu e il “suo” ministro degli esteri Lavrov e i loro propagandony televisivi che hanno zombizzato buona parte dei  cittadini della FR.

“Zeta”, è l’ “orgia del potere” non più dei Colonnelli Greci, ma quella - di ben maggior momento - di “un vecchio chiuso nel bunker” (materiale  e mentale), come  Putin è stato definito da Aleksej Navalnyj. Aleksej Anatol’evich è il suo maggiore avversario politico e morale, che ora subisce il secondo pseudo-processo in uno stanzone della colonia penale n.2 di Pokrov’, nella provincia profonda (glubinka) di Vladimir. Il PM ha chiesto per lui (il 15 marzo)  una condanna a 13 anni di carcere per “truffa di grandi dimensioni”, reato del tutto immaginato e costruito dai chekisti dell’FSB, e formalizzato da una magistratura-serva del Signore delle Terre di Gelendzhik , sulle cui colline svetta il sultanesco, delirante  “palazzo di Putin” sul Mar Nero, costruito appositamente per lui (costo: circa 100 miliardi di rubli). 

Anche qui ci imbattiamo in un rovesciamento di fatti e di parole : il corrotto, il “grande truffatore” alla sbarra appare  colui che per un decennio ha denunciato e lottato contro la corruzione del regime putiniano – cioè Aleksej Naval’nyj –  mentre il vero corrotto e corruttore della Russia , l’ex- colonnello chekista Vladimir Vladimirovich Putin, assurge nel mondo immaginario della propaganda,  come il zashchtnik , il difensore, e soprattutto il Duce dei russi, il liberatore, il giustiziere. Nel suo bunker mentale si sente un nuovo Alessandro I (lo zar che vinse Napoleone), o un redivivo Alessandro III (è un idolo dell’ex-colonnello del KGB, secondo il quale la Russia aveva nel mondo “due soli amici: il suo esercito e la sua marina”) . O forse si sente anche un po’ lo Stalin trionfatore della Grande Guerra Patriottica.

Un delirio, un’”orgia del  potere”, ben più di quella che raccontò Costa-Gavras poco più di mezzo secolo fa.  “Zeta”, “za”.   Sta per i difensori del russkij mir , ovvero gli aggressori, gli invasori, gli occupanti.

 Il malfare , da tempi staliniani, delle denunce, questa volta di oppositori all’invasione  va su quel che resta della rete sociale. Sui canali , ad esempio, di Telegram.  La storia degli anni passati – del Grande Terrore, delle fucilazioni di massa, delle fosse comuni, delle torture non deve essere resuscitata dalla memoria. Se osi resuscitarla, ti possono attendere 15 anni di colonia penale, come è successo allo storico della sezione di “Memorial” della Carelia Dmitriev, inflittigli dietro false accuse di pedofilia.

“Memorial” è un’associazione sorta per iniziativa di Andrej Sakharov e Sergej Kovalev – i maggiori leader del dissenso sovietico dagli anni Settanta del secolo scorso – nel 1989, ancora in epoca sovietica.  Lo scopo era quello di dare forma e volto e nomi ai delitti, esecutori e complici dei crimini staliniani – segnatamente quelli vittime del Grande Terrore degli anni 1937-1938 (oltre 700 mila sparati alla nuca o fucilati, sepolti in fosse comuni, senza nome, milioni di deportati nell’Arcipelago Gulag) Niente processi al passato. “Memorial” da allora ha creato Archivi, scritto libri ed articoli, divenuti patrimoni della cultura storica del Paese. Pur malvisto sotto il regime di Putin, negli ultimi anni è entrato nel mirino dei Servizi di sicurezza, del  ministero dell’istruzione e della cultura. L’anno scorso la Procura generale della FR ha dichiarato “Memorial” associazione  estremista e l’ha sciolta, lo scorso febbraio.

La storia – hanno decretato Putin e la sua banda di cleptocrati - la devono scrivere solo loro e i lori tirapiedi. Orwellianamente il loro neo-Ministero della Verità. Secondo cui la Guerra è pace/ La libertà è schiavitù / L’ignoranza è forza.

Ed infatti, all’unanimità, i legislatori della Duma hanno stabilito che di “guerra” – in relazione al conflitto scatenato da Mosca in Ucraina non si deve parlare né  scrivere nei media:

il “Ministero della verità” stabilisce che si debba parlare solo di “Voennaja Spetsoperatsija” – ovvero “Operazione militare speciale”. Mica “guerra”, parola bandita per legge: se la pronunci o la scrivi, si rischiano multe nell’ordine anche di centinaia di migliaia di rubli o pene carcerarie da tre anni in su. Nessuna informazione va pubblicata sulla “spetsoperatsija”, se non quelle diffuse dal bronzeo portavoce del ministero della difesa generale Igor Konashenkov .  Vergogna a lui e  a tutto l’Esercito Russo. Chi non si adegua andrà incontro a stellari pene pecuniarie o a reclusione fino a 15 anni.  Chi manifesta pacificamente contro la guerra, magari scrivendo sulla mascherina anti-Covid lo slogan degli oppositori “Net vojne” (no alla guerra), viene brutalmente arrestato dalla polizia, dalle forze antisommossa (OMON)  o da agenti della Rossgvardija dello pseudo-generale Zolotov, ex bodyguard di Putin.  Politici d’opposizione (superstiti) e i blogger contrari alla guerra (citiamo solo i nomi più noti: Il’ja Jashin, Evgenij Roizman, Valerij Solovej, più l’ironico architetto e urbanista e blogger-viaggiatore Ilja Varlamov,  il giornalista dalle fulminanti interviste Jurij Dud’) sono spariti tutti o spariranno dai canali di Youtube, chiusi da metà marzo.

 Sono state liquidate sia la Televisione libera in streaming “Dozhd’ TV” ;  sia la storica “Ekho Moskvy” diretta dal poliedrico fondatore e direttore Aleksej Venediktov.

 “Ekho” diffondeva le voci più diverse e significative dell’”altro pensiero”: dalla popolarissima giornalista e scrittrice Julija Latynina all’economista, ora “Sciences Po” di Parigi,  Sergej Guriev; dal solfureo iconoclasta scrittore e giornalista Aleksandr Nevzorov alla giornalista e politologa  Evgenija Albats; dall’umorista Viktor Shenderovich all’editorialista Sergej Parkomenko, per finire allo scrittore e saggista nazionalista  conservatore Aleksandr Prokhanov.

La “Ekho Moskvy” con Dozhd’-TV (insieme al  giornale “Novaja Gazeta”  diretta dal Premio Nobel 2022 Dmitrij Muratov)   erano restati – anche a guerra iniziata – l’unico luogo di informazione e di dibattito libero in tutta la Russia: la voce del presente, dunque, così  come “Memorial” era la voce libera sul passato. Di ogni voce libera ha fatto e farà strame il Ministero della Verità, l’Inquisizione di Vladimi Vladimirovich Puti, il temutissimo Roskomnadzor. Con l’aiuto dei siloviki, gli uomini delle strutture di forza (FSB, già KGB; polizia e OMON del Ministero dell’Interno, ministero della Difesa) in mezzo al silenzio di gran parte del popolo, ahinoi ! Tutto per volontà del “Presidente nel bunker”  e degli uomini e donne (ci sono anche loro, citiamone due a loro vergogna: la presidente della Camera Alta, Valentina Matvienko e la ex-cosmonauta Valentina Tereskova, degradatasi a ruffiana in capo del Fuhrer russo.

Soppresse le voci libere, quelle che si oppongono con forze e mezzi sempre più deboli Voci alle voci milionarie dei “propagandisti” del regime (detti propagandony): citiamoli a loro eterna vergogna di “clarinetti” o “pifferi” di regime – di orwelliana memoria:  i televisivi Vladimir Solov’ev (possiede tre ville a Como), Evgenij Popov (deputato) e la degna consorte Ol’ga Skabeeva (appartamento di lusso nel centro di Mosca), Margarita Simonjan, miliardaria per i suoi servizi propagandistici, e il suo compagno Tigran Keosajan (dirigenti della multinazionale TV “Russia Today”, ad essa vicino in Italia Marcello Foa) , Dmitrij Kiselev (villa miliardaria in Crimea), Artem Shejnin, l’economista di regime Najlja Asker-Zade (compagna – diciamo così,  del potente banchiere Kostin, jet privato e yacht).

Vergogna a parte il Patriarca di Mosca Cirillo, che benedice le truppe che vanno ad uccidere in Ucraina e caccia dalla Chiesa le centinaia di sacerdoti che alla guerra si oppongo. Ama portare al polso un orologio con brillanti dal valore di molte migliaia di euro. Regalo di Putin.

Infine tutti i direttori e redattori servili dei quotidiani e riviste di regime, di Mosca e  provincia. 

Son tutta gente che magari indosserà sugli abiti costosi, magari di marca italiana, la lettera “Z” con cui sono state sfregiate e spregiate le pareti di “Memorial”, dopo un’ennesima perquisizione (4 marzo) della sua sede già chiusa.  In realtà sono solo i miserabili “difensori” di un regime che sta massacrando l’Ucraina e la verità: che ora distrugge in terra ucraina, per criminale paradosso, quella stessa fascia russofona (Kharkov, Mariupol) che Putin, mentendo come è suo uso,  ha detto e ripete dal suo bunker materiale e mentale di voler liberare dalla banda di “naziki” e “narkomany”  che a dir suo e dei suoi complici, comanderebbero l’Ucraina e “genocidierebbero” i russi etnici! Che mandano in galera Aleksej Naval’nyj e le migliaia di giovani che protestano contro la guerra. Piccola minoranza, purtroppo, che tenta eroicamente di riscattare il proprio paese dall’immensa vergogna in cui Putin l’ha fatto piombare.

L’annuncio del Santo Padre Papa Francesco di consacrare la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria il prossimo 25 marzo, solennità dell’Annunciazione del Signore, ha una grande importanza nel mondo dei credenti. Il gesto di Papa Francesco per Renato Farina, ha ricalcato  nettamente i suoi predecessori, sconcertando probabilmente il mondo mass mediatico: Papa Francesco è uguale, identico a tutti i papi degli ultimi cento anni.

Il gesto verrà compiuto “in parallelo”a Fatima dal Cardinale Krajewski, dev’essere considerato una grande notizia, una notizia di importanza storica. Il Papa ha così risposto all’appello dei vescovi ucraini, che hanno salutato l’iniziativa con grande gioia e speranza. Monsignor Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica di Kiev-Halyč, ha spiegato che i cattolici ucraini avevano chiesto di compiere questo gesto già dal 2014, all’inizio dei gravi scontri in Ucraina, richieste che sono aumentate a partire dallo scorso 24 febbraio. Ai credenti non rimane che ringraziare il Papa come ha fatto il sito di Alleanza cattolica.

“Consacrare, nel contesto della fede cristiana, è una cosa seria. Significa separare dal mondo e affidare a Dio qualcosa, in questo caso due nazioni. Nel caso della Russia, significa reiterare un gesto già compiuto e sta a significare quanto detto da Benedetto XVI, che il mistero di Fatima non si è esaurito e riguarda anche il futuro”. (Marco Invernizzi, Consacrare Russia e Ucraina a Maria è una cosa seria, 16.3.22, Tempi)

Infatti, Quando Benedetto XVI andò in pellegrinaggio a Fatima il 13 maggio 2010 disse questa frase nell’omelia della Messa celebrata sulla immensa spianata dove la Madonna era apparsa ai tre pastorelli nel 1917: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa».

Non sto qui a raccontare la storia delle apparizioni della Madonna a Fatima, che nel 1976 la rivista Cristianità, ha definito l’avvenimento più importante del secolo XX. Lo facevo con i ragazzini a scuola quando insegnavo Religione.

Continuo le riflessioni di Invernizzi sulla consacrazione, “consacrare l’Ucraina significa affidare quel popolo alla protezione divina mentre si trova nella prova drammatica di un’aggressione militare da parte di un esercito molto più forte. Consacrare Russia e Ucraina insieme significa ricordare ai due popoli le loro comuni radici cristiane, grazie alla conversione del principe Vladimiro avvenuta proprio a Kiev nel 988”.

Inoltre continua Invernizzi, “Consacrare due nazioni in conflitto oggi significa ricordare che il mistero di Fatima riguarda anche il mondo post 1989. La caduta del Muro di Berlino, infatti, non ha posto fine alla storia, ma la ha resa molto più complessa. Il mondo è passato da un sistema bipolare fondato sulla contrapposizione fra l’Occidente e il mondo comunista a un sistema multipolare, dove sono diventate protagoniste altre realtà, come la Cina, l’India e l’islamismo radicale”.

Alla Guerra fredda non è seguita la pace, ma una serie continua di guerre locali, una «guerra mondiale a pezzi» come l'ha definita papa Francesco, dominata dall’esplodere degli egoismi nazionalistici. In questo contesto è esplosa la crisi ucraina, frutto di una diplomazia deficitaria e di un nazionalismo imperialista che si è lasciato sedurre dal mito anticattolico della Terza Roma.

E’ probabile che abbia ragione il cardinale Pietro Parolin il segretario di Stato Vaticano, quando afferma: «Purtroppo, bisogna riconoscere che non siamo stati capaci di costruire, dopo la caduta del Muro di Berlino, un nuovo sistema di convivenza fra le nazioni, che andasse al di là delle alleanze militari o delle convenienze economiche. La guerra in corso in Ucraina rende evidente questa sconfitta».

Pertanto, la consacrazione del 25 marzo ci ricorda che solo Cristo è il Signore della storia e soltanto la conversione dei popoli può avvicinare il traguardo della pace. Può soprattutto ricordare a noi cattolici che il Messaggio di Fatima è sempre valido e il Cuore di Maria è sempre disponibile a elargire le Grazie che le venissero richieste.

La Cina conferma il colloquio telefonico di domani tra il presidente cinese, Xi Jinping, e il presidente Usa, Joe Biden, precedentemente annunciato dalla Casa Bianca. Xi scambiera' opinioni con Biden "sulle relazioni sino-americane e su questioni di reciproco interesse", si legge in una nota a firma della direttrice del Dipartimento Informazione del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, diffusa dall'agenzia Xinhua. Il colloquio avviene su richiesta degli Stati Uniti, si legge nella nota, che rappresenta una rara conferma di un evento relativo al presidente cinese da parte di Pechino, e si svolgera' nella serata del 18 marzo, secondo il fuso orario della capitale cinese.

La Turchia rilancia la propria disponibilità a ospitare un vertice con i presidenti di Russia e Ucraina, Vladimir Putin e Volodimir Zelenski, anche se al momento e' impossibile anche solo ipotizzarne una possibile data. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu oggi a Lviv dove ha incontrato il collega ucraino Kuleba. "Ora non è possibile fare ipotesi su una data, anche perche' andrebbero preparate tutte le condizioni necessarie a un incontro. E' un tema di cui non abbiamo parlato ieri . Vogliamo ospitare un vertice tra i due presidenti, ribadiamo la disponibilita' e ne saremmo felici, ma al momento non e' neanche ipotizzabile una data", ha dichiarato Cavusoglu che anche ieri a Mosca aveva ammesso che la possibilita' di un'incontro tra Zelensky e Putin non era entrata nell'agenda dell'incontro con Lavrov. Tuttavia Erdogan ha sentito telefonicamente sia Zelensky ieri, che Putin oggi.

La Turchia con il ministro degli Esteri Cavusoglu in visita a Lviv ribadisce il sostegno all'integrità territoriale e alla sovranità dell'Ucraina e apre la porta a profughi in fuga dall'invasione russa. "Il nostro sostegno all'integrità territoriale e alla sovranità dell'Ucraina è totale, il risultato della nostra alleanza e della nostra posizione. Dialoghiamo con entrambi perche' vogliamo porre fine alle ostilita' e limitare la crisi umanitaria. Il nostro sostegno continuerà anche in questo ambito. In questo momento difficile trarre in salvo i civili è una priorità, abbiamo portato a termine il salvataggio di moltissimi turchi con l'aiuto del governo ucraino e manteniamo tutte le porte aperte agli ucraini e ai tartari di Crimea che siamo pronti ad accogliere in Turchia", ha detto Cavusoglu, che ha poi dichiarato che 15.200 turchi sono stati evacuati dall'Ucraina fino ad ora e che vanno avanti gli sforzi per far uscire da Kharkiv e Mariupol i turchi rimasti in Ucraina.

Biden torna ad attaccare Putin con accuse pesanti: "È un criminale di guerra". Il Cremlino ha replicato con celerità: "Parole inaccettabili". Per il presidente americano, il suo omologo russo "sta infliggendo devastazione e orrore, bombardando appartamenti e reparti di maternità. Queste sono atrocità, un oltraggio per il mondo".

Mosca reagisce e definisce "imperdonabile la retorica" del capo della Casa Bianca ricordando come "le sue bombe hanno ucciso centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo". Monito della Corte penale internazionale dell'Aja: "La Russia fermi le armi". Appello di Scholz, "Putin si ritiri e fermi gli attacchi".

Bombe colpiscono il teatro di Mariupol con Kiev che denuncia: "Era un rifugio di civili". I russi replicano: "È stato il battaglione Azov". Il Cremlino intanto blocca il sito della Bbc: "È solo l'inizio, azione di rappresaglia alle sanzioni". Colpita la torre tv a Vinnytsia.  Kiev annuncia, liberato il sindaco di Melitopol.

La Nato, intanto, conferma il sostegno militare attraverso le parole di Stoltenberg: "Continueremo a fornire armi. non tollereremo attacchi alla sovranità alleata". Tra le armi promesse da Washington anche 9 mila sistemi missilistici anti-carro a spalla, 7 mila armi leggere, 20 milioni di munizioni e droni e razzi anti-carro Javelin.

Zelensky, nella giornata di ieri, è stato ospite del Congresso americano con un discorso che ha fatto breccia tra gli americani. Il presidente ucraino ha ribadito la necessità di una no-fly zone o un sistema antimissile. Poi ha citato Pearl Harbor e parafrasato Martin Luther King: "I have a need".Ramzan Kadyrov, il feroce leader ceceno alleato del presidente russo, Vladimir Putin, ha annunciato che "un migliaio" di volontari ceceni sono partiti e in viaggio verso l'Ucraina.

Ci sono "sopravvissuti" tra le macerie del teatro di Mariupol, la città portuale ucraina da giorni assediata dalle truppe russe, teatro che ospitava donne e bambini rifugiati e che e' stato bombardato ieri; e comunque 130 persone sono già state tratte in salvo. Lo hanno riferito, rende noto Kyiv Independent, i soccorritori al lavoro tra le macerie.
"Il rifugio antiaereo ha resistito. Ora le macerie vengono sgomberate. Ci sono sopravvissuti. Non sappiamo ancora il (numero di) vittime", ha aggiunto parlando alla Reuters Petro Andrushchenko, consigliere del sindaco della città.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avuto oggi un colloquio telefonico con l'omologo russo Vladimir Putin. Lo ha reso noto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu da Lviv, dove ha incontrato il collega ucraino Dimitri Kuleba, dopo aver visto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov a Mosca ieri. "Questa guerra deve finire immediatamente. Continuiamo, dal primo giorno del conflitto a lavorare senza sosta per porre fine a questo spargimento di sangue. A questo fine abbiamo invitato ad Antalya la scorsa settimana Lavrov e Kuleba. Sempre a questo fine il presidente Erdogan ha parlato ieri con il presidente ucraino Volodimir Zelensky e oggi ha avuto un colloquio telefonico con Vladimir Putin", ha detto Cavusoglu.L'Ucraina vuole porre fine alla guerra "creando una nuova alleanza completamente nuova che garantisca la sicurezza dell'Europa" e che "sia in grado di fermare la Russia se vorrà di nuovo attaccare qualcuno in futuro". Lo ha detto Mykhailo Podolyak, consigliere della presidenza ucraina e anche tra i negoziatori al tavolo dei colloqui con la Federazione. Quello che conta per Kiev "non è lo status ma gli alleati che sono davvero pronti a combattere al nostro fianco", ha spiegato Podolyak in un'intervista ai media polacchi e rilanciata dall'agenzia ucraina Unian.

L'invasione dell'Ucraina ha dimostrato che l'intera architettura della sicurezza europea deve essere riconsiderata, ha dichiarato il consigliere presidenziale, "sappiamo che Putin può essere fermato solo con la forza, ma la Nato non ha quella forza". Podolyak ha spiegato che sono in corso negoziati con i partner internazionali per aderire a una nuova dichiarazione sulla sicurezza e, dopo i colloqui, il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky presenterà una proposta di documento.

"L'invasione russa dell'Ucraina ha cambiato lo scenario macroeconomico quasi da un giorno all'altro. Nella situazione attuale, anche la stabilità finanziaria è esposta a rischi significativi derivanti da potenziali interruzioni dell'approvvigionamento energetico e dalle loro conseguenze per l'economia reale e gli intermediari, nonché da dislocazioni nei mercati finanziari". Lo sottolinea il Governatore di bankitalia, Ignazio Visco, nel suo intervento di apertura della terza Conferenza su 'Stabilità Finanziaria e Regolamentazione' organizzato da Banca d'Italia e Università Bocconi.

Il leader bielorusso Aleksander Lukashenko ha affermato che se l'Ucraina continuerà la sua escalation e a provocare la Bielorussia, Minsk risponderà.
"Se solo l'Ucraina continua la sua escalation contro la Bielorussia, allora risponderemo", ha detto in un'intervista al canale televisivo giapponese Tbs, rilanciata dai media bielorussi.
Secondo Lukashenko, tra il 23 e il 24 febbraio, l'Ucraina aveva pianificato di colpire da quattro punti la Bielorussia e viola con i suoi velivoli il confine bielorusso.

Il Regno Unito installerà presto un sistema di difesa antimissili in Polonia: lo ha annunciato il ministro britannico della Difesa, Ben Wallace, al termine dell'incontro con il suo omologo polacco, Mariusz Blaszczak. L'obiettivo, ha spiegato Wallace, è aiutare Varsavia a proteggere il suo spazio aereo contro una eventuale aggressione russa. "Posso annunciare che abbiamo deciso di installare in Polonia Sky Sabre, sistema di difesa aerea a medio raggio, dispiegando un centinaio di persone", ha affermato Wallace sottolineando che la Polonia "ha sulle sue spalle una grande parte del fardello delle conseguenze di questa guerra" in Ucraina. Wallace non ha fornito una data per l'installazione del sistema.

Il Regno Unito dispiegherà dunque in Polonia un centinaio di uomini e il sistema missilistico di difesa aerea Sky Sabre. Consegnato all'esercito britannico lo scorso anno, Sky Sabre e' un avanzato sistema missilistico terra-aria in grado di distruggere caccia e missili in arrivo; secondo gli sviluppatori che lo hanno messo a punto, e' in grado di colpire un oggetto delle dimensioni di una palla da tennis che si muove piu' velocemente della velocita' del suono.

Dopo l'incontro con il suo omologo polacco, Wallace ha spiegato che e' fondamentale "garantire la sicurezza dello spazio aereo polacco da qualsiasi ulteriore aggressione da parte della Russia".

La Russia sta offrendo all'Ucraina una variante di accordo "assolutamente accettabile". Lo ha dichiarato il presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, dicendosi convinto che "oggi c'è ancora possibilità di raggiungere un accordo". Lo riporta l'agenzia Belta.
La Bielorussia e' stata il territorio dove si sono svolti i primi tre round negoziali tra Russia e Ucraina, che ora stanno andando avanti in formato videoconferenza.

Il presidente bielorusso ha detto di credere in una "rapida conclusione" dell'operazione militare russa in Ucraina. "Se Kiev non firma un accordo con Mosca", ha detto citato dall'agenzia Belta, "allora le tocchera' firmare una dichiarazione di resa".

La Cina promette che non attaccherà mai l'Ucraina e che fornirà aiuti economici al Paese. Lo ha dichiarato l'ambasciatore cinese in Ucraina, Fan Xianrong, in un incontro con il governatore di Leopoli, Maksym Kozytsky, citato dal sito web della città nell'ovest dell'Ucraina. La Cina, ha detto l'ambasciatore, è "un Paese amichevole con il popolo ucraino" e "non attaccherà mai l'Ucraina. La aiuteremo in particolare sul piano economico". Da Pechino, in risposta a una domanda sulle dichiarazioni del diplomatico cinese, il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, ha sottolineato che "la Cina sostiene sicuramente queste affermazioni del nostro ambasciatore in Ucraina" e "sostiene tutti gli sforzi che portano a un allentamento della situazione a una soluzione politica".

 

Fonte Agi e varie agenzie

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