La sala stampa della Santa Sede sottolinea come entrambi i libri siano "frutto di un grave tradimento della fiducia accordata dal Papa e, per quanto riguarda gli autori, di una operazione per trarre vantaggio da un atto gravemente illecito di consegna di documentazione riservata". Riservandosi ulteriori provvedimenti, il Vaticano sottolinea che "pubblicazioni di questo genere non concorrono in alcun modo a stabilire chiarezza e verità" e non sono "un modo per aiutare la missione del Papa".Quello di Fittipaldi, giornalista de L'Espresso, è un'inchiesta che parte da documenti originali (circa 20 pagine del libro sono occupate da riproduzioni fotografiche degli originali), con l'intenzione di svelare ricchezza, scandali e segreti della Chiesa di Francesco.
Quello di Nuzzi è invece un'analisi in cui si parte da registrazioni e documenti inediti per raccontare la difficile lotta di Papa Francesco per cambiare la Chiesa.
Fittipaldi ha raccolto da fonti confidenziali una grande quantità di documenti interni del Vaticano (verbali, bilanci, relazioni) e grazie a questo traccia in 'Avarizia' le prime mappe dell'impero finanziario della Chiesa.
Un 'inchiesta che fotografa un momento cruciale della storia vaticana, in cui Papa Francesco sperimenta la resistenza ad un cambiamento nella gestione del denaro in Vaticano.
Secondo il quotidiano il Giornale : Il quadro che emerge dal libro che verrà pubblicato in 23 paesi è fosco. Mentre Bergoglio chiede trasparenza, molti in Vaticano hanno remato contro. Tanto che nelle registrazioni clandestine di Francesco anticipate dal Corriere della sera, si sente un papa molto alterato. I file risalgono al 3 luglio del 2013 e Bergoglio era appena stato messo al corrente della "quasi totale assenza di trasparenza nei bilanci sia della Santa Sede sia del Governatorato" in una lettera indirizzatagli dai revisori contabili della Prefettura. Nel documento si diceva come fosse "impossibile fornire una stima eloquente della reale posizione finanziaria".
A quel punto il pontefice sbotta. "Bisogna chiarire meglio le finanze della Santa Sede e renderle più trasparenti", si sente nella registrazione. Poi attacca affermando che "si è allargato troppo il numero dei dipendenti" e si lamenta per come i contabili della Santa Sede gestiscono i pagamenti delle aziende che ruotano attorno al Vaticano. "Uno dei responsabili mi diceva - continua Bergoglio -: 'Ma vengono con la fattura e allora dobbiamo pagare...'. No, non si paga. Se una cosa è stata fatta senza un preventivo, senza autorizzazione, non si paga. (...) C-h-i-a-r-e-z-z-a. Questo si fa nella ditta più umile e dobbiamo farlo anche noi". Secondo il papa "prima di ogni acquisto o di lavori strutturali si devono chiedere almeno tre preventivi che siano diversi per poter scegliere il più conveniente. Farò un esempio, quello della biblioteca. Il preventivo diceva 100 e poi sono stati pagati 200. Cosa è successo? Un po’ di più? Va bene, ma era nel preventivo o no? Ma dobbiamo pagarlo... Invece non si paga!".
Una sentenza netta contro le spese folli che permettono di "dire che buona parte dei costi sono fuori controllo". Poi lancia l'allarme sui contratti che vengono sottoscritti: "Hanno tante trappole, no? I nostri fornitori devono essere sempre aziende che garantiscono onestà e che propongono il giusto prezzo di mercato, sia per i prodotti sia per i servizi. E alcuni non garantiscono questo".
Poi ricorda con dolore cosa gli confidò l'economo generale della diocesi di Buenos Aires quando Bergoglio era ancora un prelato provinciale in merito ad alcuni investimenti fatti "in una banca seria e onesta. Poi, col cambiamento dell’economo, quello nuovo è andato alla banca per fare un controllo. Aveva chiesto come erano stati scelti gli investimenti: venne a sapere che più del 60% erano andati per la fabbricazione di armi!".
E sarebbe nato proprio da questa vicenda il desiderio del pontefice di fare pulizia in Curia, affidando il monitoraggio proprio a quella Cosea da cui poi sono usciti i carteggi. Il problema, però, è che mettere a posto i conti del Vaticano è praticamente impossibile. Tanto che in una lettera di Joseph Zahra indirizzata a Bergoglio si legge: «È con rammarico che vi comunico che la commissione non è in grado di completare la posizione finanziaria consolidata della Santa Sede a causa della mancanza di dati fondamentali".
Basti pensare che allo Ior risultano ancora attivi i conti correnti di papa Luciani (110.864 euro) e Paolo VI (296.151 dollari). Peccato sia morto da 37 anni.
Con 'Via Crucis' Nuzzi racconta di Papa Francesco, nominato da poco più di tre mesi, mentre sferra un durissimo attacco contro la nomenclatura da anni a capo delle finanze della Santa sede, denunciando: "I costi sono fuori controllo. Ci sono trappole...". "Se non sappiamo custodire i soldi, che si vedono, come custodiamo le anime dei fedeli, che non si vedono?", è un'altra delle frasi carpite al Papa nelle riunioni interne, che con le pubblicazioni diventeranno invece di dominio pubblico. Bergoglio, racconta ancora il giornalista, chiede trasparenza dopo avere preso visione dei bilanci non ufficiali che documentano sia la cattiva gestione degli amministratori sia operazioni di vero e proprio malaffare. La situazione negativa, secondo l'autore, sarebbe anche all'origine delle dimissioni di Benedetto XVI.
In entrambi i libri i documenti riservati sono quelli trattati dalla Commissione referente sulle attività economiche vaticane, la Cosea, istituita da Bergoglio e sciolta alla fine del mandato operativo. La Commissione in cui avevano un ruolo di primo piano i due arrestati, mons. Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui.