Basta. È stato superato ogni limite. L'India non si è presa solo gioco di noi ma sta apertamente oltraggiando il nostro Paese. La corte suprema di New Delhi ha di nuovo rinviato la decisione sui marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre perché il governo indiano non ha ancora trovato un accordo su quale capo d'accusa formulare contro di loro (non escludendo ancora l'ipotesi del terrorismo).
La Corte Suprema di New Delhi ha rinviato ancora la decisione sui marò rimettendo al governo di Delhi, al ministero della Giustizia, l'ultima parola sull'applicazione del 'Sua Act', la legge antiterrorismo. Dura e immediata la reazione di Roma con il ministro degli Esteri Emma Bonino che ha richiamato "per consultazioni" l'ambasciatore italiano Daniele Mancini e il ministro della Difesa Mario Mauro che parla di "misura colma" e esprime al premier incaricato Matteo Renzi "sdegno per il rinvio indiano e condivisione" per la scelta di richiamare l'ambasciatore. "Siamo di fronte ad un comportamento ambiguo ed inaffidabile delle autorità indiane", dice mentre la responsabile della Farnesina rincara la dose parlando di "manifesta incapacità delle autorità giudiziarie" indiane. L'Unione Europea fa sponda e si dice "delusa" dalla notizia del rinvio, ribadendo che l'applicazione della legge antiterrorismo "sarebbe inappropriata".
Dopo che l'Alta Corte ha rinviato al 24 febbraio la sua decisione sul ricorso italiano, la Bonino, annunciando il richiamo "immediato" dell'ambasciatore italiano a Delhi, ha ribadito anche che "l'obiettivo principale dell'Italia resta quello di ottenere il rientro quanto più tempestivo possibile in Patria dei due Fucilieri di Marina" ma non possiamo andarli a prendere "manu militari", come ha precisato al Tg2. Ci sono, ha spiegato, "diverse iniziative da prendere ma la decisione spetta ora al nuovo Governo". Le ha fatto eco, con durezza, anche il ministro della Difesa Mario Mauro, il quale ha detto: "La misura è colma ed ancora più grande è lo sdegno che investe tutta la nazione e che non può non propagarsi all'intera comunità internazionale".
E mentre è stato richiamato l'ambasciatore a Delhi, il rappresentante indiano in Italia Basant Kumar Gupta è stato convocato alla Farnesina dove il segretario generale Michele Valensise, ha espresso lo sconcerto e la profonda delusione del governo italiano per l'ennesimo rinvio sottolineando che "il comportamento dilatorio delle autorità giudiziarie indiane a distanza di due anni dall'incidente è inaccettabile e denota una volontà indiana di procrastinare la vicenda oltre ogni limite".
Nella breve discussione davanti al giudice B.S. Chauhan, il legale degli italiani, Mukul Rohatgi, ha chiesto, in presenza dell'inviato governativo Staffan de Mistura, il ritorno idi Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in Italia in attesa che si chiarisca l'iter processuale. Poi è intervenuto il procuratore generale, G.E. Vahanvati, il quale ha chiesto "ancora alcuni giorni di tempo" perché, ha detto confermando al riguardo le indiscrezioni stampa, "il governo ha affidato al ministero della Giustizia l'incarico di formulare una nuova proposta per uscire dall'impasse". Lo stesso Vahanvati ha poi indicato all'Ansa, in allusione alla 'linea rossa' tracciata dall'Italia contro l'applicazione della legge per la repressione della pirateria (Sua Act), che "stiamo cercando di venirne fuori e lunedì avremo una proposta definitiva per questo problema".
Va segnalato infine che la decisione di richiamare l'ambasciatore Mancini per consultazioni è diventata subito una 'breaking News' per le tv indiane. La Cnn-Ibn ha spiegato che il richiamo è stato deciso per "l'inaccettabile ritardo nella soluzione del caso", mentre Headlines Today ha sostenuto che "lo scontro diplomatico (fra Italia e India) si intensifica".
Secondo il quotidiano della famiglia Berusconi : Che banda di ipocriti, siamo stufi dei loro giochetti politici interni. La nostra pazienza e la nostra dignità hanno un limite, che è stato abbondantemente oltrepassato. E ci auguriamo che anche il governo Renzi affili tutte le armi a sua disposizione per agire con fermezza contro questo sopruso. Non basta richiamare l'ambasciatore, è ora di mettere in pratica quelle ritorsioni politico-diplomatiche per far capire all'India che non si può calpestare impunemente il diritto. E le frecce a disposizione sono tante. Mentre si prepara la richiesta di arbitrato internazionale, l'Italia, essendo un membro dell'Ue con diritto di veto, potrebbe bloccare l'accordo di libero scambio tra Unione europea e India. Allo stesso tempo dovrebbe temporaneamente fermare le missioni anti pirateria, che stanno a cuore all'Onu e all'Europa. E se ancora non bastasse, finisce l articolo sul Giornale potremmo cominciare a ritirare tutti i nostri soldati dalle missioni delle Nazioni Unite.