La proposta di Renzi si pone due propositi: cambiare il sistema-lavoro e modificare le regole attuali. Nel primo caso l'intento è quello di tagliare i costi per le imprese e snellire la burocrazia con una serie di provvedimenti che vanno dalla semplficazione amministrativa alla diminuzione delle tasse per chi produce lavoro. Per il rottamatore è importante anche ridurre "le varie formie contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile" e - pur non citando mai l'articolo 18 - mettere in atto un "processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti". Per far fronte alla disoccupazione, poi, il job act prevede "un assegno universale, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l'obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro". Per quanto riguarda i sindacati, invece, Renzi propone una rappresentanza "alla tedesca", con rsa "eletti direttamente dai lavoratori nei Cda delle grandi aziende".
Per Andor, infatti, occorre ''rendere il mercato del lavoro più dinamico ed inclusivo, affrontando i temi delicati della disoccupazione giovanile e dell'occupazione delle donne''. Tra le questioni che incidono di più sulla situazione italiana il commissario Ue sottolinea: ''L'eccessiva segmentazione del mercato del lavoro'', ''il gap generazionale tra le persone colpite dalla disoccupazione''. Quindi Andor ribadisce come il Job Act ''stia andando nella direzione sostenuta dall'Ue nell'ultimo periodo'' anche se ''aspettiamo i dettagli''.
"La proposta di Renzi sulla natura dei contratti e le tutele ad essi collegati non è nuova, ma va dettagliata meglio", ha commentato però il ministro del Lavoro Enrico Giovannini su Radio 1, "C’è poi da dire che molte delle proposte presentate da Renzi in questa lista prevedono investimenti consistenti. Noi adesso abbiamo ogni trimestre circa 400 mila assunzioni a tempo indeterminato e circa 1 milione e 6 a tempo determinato. Allora riuscire a trasformare contratti precari in contratti di più lunga durata è un obiettivo assolutamente condivisibile, che però in un momento di grande incertezza come questo molte imprese siano disponibili ad andare in questa direzione è un fatto fa verificare".
La Cgil ha iniziato a vedere le proposte "del cosiddetto job act: avremmo sperato in una maggior ambizione, a partire ad esempio dalla creazione del lavoro o dalle risorse, penso alla patrimoniale, ma è già importante che il tema del lavoro sia tornato al centro". Lo ha detto Susanna Camusso a margine dell' assemblea dei delegati toscani. "Che si dica esplicitamente che bisogna ridurre le forme del lavoro è una novità assolutamente inaspettata: fino ad oggi lo dicevamo solo noi", ha aggiunto il segretario Cgil commentando uno dei punti delle proposte sul job act annunciate da Renzi. "Credo sia materia - ha proseguito - sulla quale si potrà sicuramente discutere". Tra la Cgil e il Partito Democratico "ci sono contatti, componenti delle segreterie che si incontrano". "Non è un evento mediatico, è un lavoro che si fa puntualmente per vedere se ci sono punti di coincidenza". Poi a chi le chiedeva se avesse in programma un incontro oggi a Firenze con il segretario del Pd Matteo Renzi, ha risposto: "No, ho altri impegni e poi mi risulta che lui sia a Roma".
"La proposta di Renzi sul lavoro, ancora teorica, mi sembra un libro degli intenti. Le riforme sono belle, ma hanno bisogno di coperture finanziarie per essere attuate". Così Renato Schifani, presidente di Nuovo Centrodestra a Radio Anch'io. "La riforma proposta da Renzi - ha aggiunto Schifani - comporta degli oneri di copertura non indifferenti e poi anche tempi di attuazione lunghi. Questa è una legislatura che nella primavera del 2015, per consenso di molti partiti, non solo quelli di opposizione dovrebbe avere termine. Il Nuovo Centrodestra rimane dell'idea che sia necessaria una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, che consenta un decentramento della contrattazione territoriale. Sono le imprese, i lavoratori a dover definire i patti e le condizioni del rapporto di lavoro, in relazione a quelle che sono - ha concluso l'ex presidente del Senato - le esigenze territoriali, in base alla sicurezza dell'impresa e alla situazione economica".