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La rivista Cristianità insiste; anche nell'ultimo numero, ha pubblicato un interessante servizio sullo straordinario presidente americano Donald John Trump e solo per questo si merita un abbonamento. Si tratta di un discorso pronunciato il 13-10-2017, svoltosi nell'Omni Shoreham Hotel di Washington, intervenendo nel “Values Voter Summit”, (“Summit di chi vota in base ai valori”). Il titolo redazionale, ricavato dal testo, è “Per Dio e per la patria” (Cristianità, n. 388, nov-dicembre 2017)

Come sarebbe bello ritrovarsi a fare le stesse riflessioni del presidente americano, dopo il voto del 4 marzo prossimo con il nuovo presidente del governo italiano, e con la sua coalizione politica. Fantasie giornalistiche?

Da qualche tempo stiamo seguendo i discorsi e la politica del presidente americano che continua a stupirci, naturalmente non ci facciamo assolutamente influenzare dalle fake news dei vari tg italiani, che se ne guardano bene dal pubblicare o riferire dei suoi importanti discorsi. Ultimo in ordine di tempo, quello pronunciato il 19 gennaio scorso in occasione della 45a “March for life”, (Marcia per la Vita) che si svolge ogni anno a Washington. Per la prima volta un presidente americano partecipa alla marcia mettendoci la faccia. Il suoi breve discorso davanti alla folla Pro-life è da ascoltare.

Ma ritorniamo al Values Voter Summit, Trump ringrazia per il sostegno ottenuto ed evidenzia che la riunione è tra persone unite dagli stessi valori eterni e condivisi, che credono nelle famiglie forti e in comunità sicure. Che proteggono la dignità sacra di ogni vita umana, e la libertà religiosa, considerandola come un tesoro. A questo proposito come aveva promesso in campagna elettorale, il 16 gennaio scorso, il presidente Trump ha istituito la Giornata della libertà religiosa, naturalmente, anche questo evento ignorato dalla stampa. Tra l'altro mentre scrivo apprendo che Trump è tornato a proclamare la Giornata nazionale della sacralità della vita, giusto oggi. Il primo presidente a indire tale giornata era stato Reagan nel 1984. Evento poi non rinnovato dai presidenti democratici. 

“Siamo orgogliosi della nostra storia”, sosteniamo il “diritto consuetudinario” e in particolare, Trump ha ricordato i padri fondatori degli Stati Uniti che peraltro hanno invocato il Creatore quattro volte nella dichiarazione d'indipendenza.

“Questo è il patrimonio degli Stati Uniti d'America , un Paese che non dimentica mai che siamo tutti – tutti, ognuno di noi – creati dallo stesso Dio del Cielo”.

Trump ricorda ai suoi sostenitori, che anche se non ha stilato un programma, sta dando seguito a una promessa dopo l'altra. Ha cercato di proteggere i bambini non ancora nati, ripristinando una prassi adottata per primo dal presidente Ronald Wilson Reagan, la “Mexico City Policy”, una misura politica mirante a limitare l'aborto.

Inoltre il presidente americano ricorda di aver firmato con una bella cerimonia, il “National Day of Prayer”, la “Giornata nazionale della preghiera”. Ogni primo martedì del mese di maggio, il presidente, “designerà come Giornata nazionale della preghiera durante il quale il popolo degli Stati Uniti d'America può rivolgersi a Dio in preghiera e in meditazione nelle chiese, in gruppi o individualmente”.

Ancora Trump ricorda un altro provvedimento, la cancellazione dell'orrendo“Emendamento Johnson”, che da potere al fisco di revocare l'esenzione dalla imposte alle organizzazione non-profit che sostengono o che avversino candidati politici, colpendo in modo particolare le Chiese e le associazioni religiose.

“Non permetteremo ai funzionari del governo – ha ribadito Trump – di censurare i sermoni o di prendere di mira i nostri pastori, i nostri ministri di culto o i rabbini. Sono persone che vogliamo sentir parlare e nessuno li metterà più a tacere”. Abbiamo, “[...]emesso nuove linee guida a tutte le agenzie federali per garantire che nessun gruppo religioso sia mai più preso di mira nel corso del mio mandato”. E in particolare Trump fa riferimento ai provvedimenti per proteggere “la libertà di coscienza di realtà come le Piccole Sorelle dei Poveri”. Che la famigerata “Obamacare”, la riforma sanitaria varata da Obama aveva imposto anche alle strutture religiose, la contraccezione, l'aborto e la sterilizzazione. Il presidente americano ci tiene a sottolineare “che le Piccole Sorelle dei poveri ed altre realtà religiose analoghe sono animate da una vocazione meravigliosa, e noi non permetteremo che i burocrati impediscano loro di viverla o ne conculchino i diritti”.

Inoltre Trump chiarisce: “stiamo bloccando sul nascere tutti gli attacchi ai valori giudeo-cristiani”. A questo punto il presidente, descritto dai media come “sotto attacco”, entusiasticamente porta a conoscenza dei suoi sostenitori che con lui, finalmente entra nella Casa Bianca il Santo Natale.

Trump ricorda che sta lavorando per tagliare le tasse alle famiglie con figli, “perchè noi sappiamo che la famiglia è la vera roccia su cui poggia la società statunitense”.

A questo punto Trump critica duramente la classe politica che cerca di centralizzare il potere nelle mani di un piccolo gruppo di persone. “I burocrati pensano di gestire le nostre vite, di poter eliminare i nostri valori, di potersi impicciare della nostra fede e di poterci dire come vivere, ciò che dobbiamo dire e come dobbiamo pregare. Ma noi sappiamo che sono i genitori, non i burocrati, a sapere com'è meglio crescere i figli e a sapere come creare una società prospera”. E dopo aver letto queste parole, si comprende ancora meglio, perché il presidente Trump è malvisto delle varie lobby che gestiscono il potere nel mondo.

Non dimentica nella sua analisi i problemi economici: “i posti di lavoro stanno ritornando”. Le borse sono in rialzo e “il livello di entusiasmo è il più alto di sempre mentre il tasso di disoccupazione è il più basso da diciassette anni a questa parte”. Qualche giorno fa, ascoltavo il tg nazionale che dava a Trump il più basso indice di gradimento di tutti i presidente americani.

Trump insiste nella sua analisi sui valori degli americani: “sappiamo che sono le famiglie e le Chiese, non i funzionari pubblici, a sapere come meglio creare comunità forti e caritatevoli. E soprattutto sappiamo questo: che negli Stati Uniti non si adora il governo, si adora Dio. Mossi da questa convinzione, stiamo ridando chiarezza morale alla nostra visione del mondo e alle molte, gravi sfide con cui ci stiamo confrontando”.

Facendo riferimento alla politica internazionale Trump ricorda che la sua “amministrazione chiama il male con il suo nome […] forgiamo nuove collaborazioni per perseguire la pace e agiamo con decisione contro coloro che minacciano di fare del male al nostro popolo. Saremo risoluti, perché siamo consapevoli che il primo dovere di un governo consiste nel servire i propri cittadini”. Proprio come fa il governo italiano.

"Rispetto della regola del 3%", "sostegno" dalla cancelliera Angela Merkel e "appoggio chiarissimo dal Ppe". Silvio Berlusconi a Bruxelles rassicura l'Europa presentando il programma del centrodestra in caso di vittoria della sua coalizione alle elezioni a marzo. Una due giorni fitta di incontri con i leader del partito popolare europeo che lo accolgono a braccia aperte, con il capogruppo Manfred Weber che lo definisce un "grande statista che non ha bisogno di riabilitazione". 

E poi con il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker che parla di "eccellente" faccia a faccia. Quindi il colloquio con il presidente dell'europarlamento Antonio Tajani. Il tutto per accreditarsi con i vertici delle istituzioni europee, preoccupate dall'avanzare dei populismi in vista del voto di marzo in Italia. Ma se i vertici del Ppe non danno dispiaceri all'ex premier, la sferzata arriva dall'alleato italiano, il leader leghista Matteo Salvini che a margine di un incontro elettorale a Milano attacca: "l'Italia non ha bisogno di garanti. Siamo una Repubblica libera e sovrana calpestata dagli interessi di Bruxelles e Berlino, quindi sono gli italiani a dover essere garantiti da questo".

Intervento e risposta di Matteo Salvini durante la due giorni - iniziata ieri - di Silvio Berlusconi a Bruxelles.Berlusconi ieri ha assicurato l' UE sul 3% oggi Salvini va all'attacco: 'Il numerino 3 - ha detto il leader del Carroccio - se danneggia le imprese e le famiglie italiane, per noi non esiste". 

"Se ci sono regolamenti Ue che danneggiano le famiglie italiane quei regolamenti per il governo Salvini non esistono: come la Bolkestein, la direttiva Banche", puntualizza, citando il "punto tre" del programma del centrodestra. 

E ancora: 'L'euro era e resta un esperimento sbagliato che ha danneggiato il lavoro e l'economia italiana. Noi non cambiamo idea. Ci prepariamo a difendere l'interesse nazionale come abbiamo sottoscritto nel programma del centrodestra con la prevalenza della Costituzione sull' ordinamento Ue".

Intanto, proseguendo la sua visita Berlusconi esclude la possibilità di una grande coalizione in caso di assenza di maggioranza dopo il voto del 4 marzo.  "Escludo la possibilità di una grande coalizione - ha detto - non c'è nessuna possibilità che accada, avremo la maggioranza alla Camera e al Senato". 

Un punto, sul quale, è in sintonia con la Lega: "Chi vota Lega - dice Salvini - fa una scelta chiara. Noi non siamo disponibili a sostenere governi con il centrosinistra imposti dalla Ue".

Intanto In mattinata il primo appuntamento, quello con il segretario generale del Ppe, Antonio Lopez, nella sede del Partito Popolare europeo, dove Berlusconi presenta il programma elettorale, annunciando che intenderà "rispettare la regola del 3% del deficit". Una regola, dice il leader forzista, "discutibile" e che in "caso di certe necessità di programma economico può però essere superata". In linea con Tajani che giorni fa aveva definito il tetto del 3% "un non dogma", che si può sforare in modo concordato con Bruxelles. 

"Il deficit annuale di ogni stato deve essere adattato alle esigenze di sviluppo del singolo Paese", prosegue l'ex premier, tornando poi sulla "rivoluzione fiscale della Flat tax", che - sostiene - produrrà "un aumento del Pil", e porterà a "ridurre la percentuale del debito pubblico italiano per portarla a quel 125%, almeno come era al momento del colpo di stato del 2011, quando fui costretto alle dimissioni". Poi il tema Europa, "imprescindibile", aggiunge Berlusconi, ma con la speranza che "torni ad essere quella dei padri fondatori". Però occorre che si "rafforzi e che si dia una politica estera e della difesa comune". Obiettivo questo, spiega il leader del Centrodestra, che "ci farebbe risparmiare miliardi di euro" e renderebbe l'Europa una "potenza mondiale". Il Cavaliere parla anche della Germania, che dopo l'ok della Spd ad una Grosse Koalition si avvia "verso la sicurezza di avere un governo". E ciò "comporterà anche per la signora Merkel la possibilità di essere ancora autorevole in Europa", spiega. Con la cancelliera - aggiunge Berlusconi - i "rapporti sono stati sempre positivi" e la signora "ci sostiene con determinazione", sebbene "qualcuno abbia cercato di mettere zizzania".

I colleghi dell'Ecofin "sono al corrente che è previsto uno scenario d'incertezza" nelle elezioni italiane, "e siccome associano questo al fatto che in quattro anni di stabilità l'Italia ha fatto tanto, c'è preoccupazione che ci possa essere una interruzione verso la stabilità e la crescita": lo ha detto il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan al termine dell'Ecofin, rispondendo a chi gli chiedeva se i ministri europei fossero preoccupati delle prospettive elettorali in Italia.

Il ministro ironizza poi sulla flat tax.  "Quando si abbassa una tassa ci vuole una copertura e quindi si deve mettere sul piatto", la flat tax che propone Berlusconi "fa parte delle proposte che chiamo bacchette magiche o fatine blu, perché sono miracolose, spesso divertenti da ascoltare"

L'ex premier Berlusconi ha anche avuto un incontro con il negoziatore capo Ue per la Brexit Michel Barnier, dal quale riceve "rassicurazioni" sugli italiani che vivono nel Regno Unito: "godranno della stessa situazione che hanno ora, dopo che saranno scattati i patti con l'Europa", riferisce il cav. In mattinata Matteo Renzi aveva replicato al leader di Forza Italia sulla 'flat tax', definendola una "proposta ingiusta e senza coperture", "un ritorno al passato". Sul tetto del 3% è intervenuto invece il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan all'Eurogruppo sostenendo che "si può e bisogna ridurlo, quindi consolidare la finanza pubblica e sostenere la crescita". Domani si chiude la due giorni di Berlusconi a Bruxelles con gli ultimi incontri, tra cui tra quello con il presidente del partito popolare europeo, Joseph Daul.

Subito dopo l'incontro con il leader del Ppe, Berlusconi ha parlato degli scenari per il voto del prossimo 4 marzo alle politiche. "L'ipotesi di una grande coalizione che ancora oggi molti giornali insinuano, non è reale". Il centrodestra, assicura il leader di Forza Italia "vincerà le elezioni sia alla Camera che al Senato".

Poi Berlusconi ha parlato del suo programma che ha al centro una vera e propria riforma fiscale con la flat-tax con una aliquota progressiva: "Della Corte Costituzionale nessuno può essere sicuro in partenza, ma la Costituzione parla di progressività dell'imposizione fiscale. E la flat tax ha una certa progressività. L'articolo 53 della Costituzione stabilisce che in Italia "il sistema tributario è informato a criteri di progressività". Nell'incontro di ieri con il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, Berlusconi ha tracciato un profilo dell'Ue che verrà anche sul fronte della gestione dell'emregnza immigrazione: "Abbiamo parlato dei temi importanti per noi prima tra tutti l'immigrazione. Ho constatato che da parte sua c'è la stessa volontà nostra di aiutare gli Stati africani a darsi delle economie che possano far sì che i nativi non debbano, per raggiungere il benessere, trasferirsi in Occidente. 

Abbiamo anche parlato del numero di guardie di frontiera che può essere aumentato, in modo che ci siano degli hotspot, anche in Italia, di guardie che vengano dagli altri paesi europei". E sempre sull'emergenza immigrazione, nel colloquio con Daul, il Cav ha affermato: "Dobbiamo assolutamente snellire le procedure di indentificazione dei migranti, e dovremmo forse rinunciare alla possibilità di un appello presso i nostri Tribunali di chi riceve il foglio di via, e trasformare il foglio di via in un foglio di via definitivo. L?Europa deve fare accordi con paesi di provenienza affinchè accettino la restituzione dei migranti

Una "inaccettabile intrusione di un burocrate europeo nelle elezioni italiane", ha tuonato Matteo Salvini. Ma anche Luigi Di Maio, il più colpito dalle parole di Moscovici (la sua proposta di sfondare il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e Pil "è un controsenso assoluto"), non resta silente: "spiace" questa ingerenza, premette. E poi chiede "un confronto pubblico a Moscovici" per spiegargli che i Cinque stelle "vogliono fare investimenti in deficit ad alto moltiplicatore per ripagare il debito". 

Per poi concludere con una stoccata: "tra l'altro, Moscovici viene da una nazione, la Francia, che ha sforato il 3% per anni". Più cauta Forza Italia che pure non ha dimenticato gli assalti alla baionetta contro Silvio Berlusconi lanciati da Bruxelles nel recente passato. "L'Europa si faccia i fatti suoi", commenta lapidaria Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia. 

Pierre Moscovici "è un commissario socialista francese, non parla a nome dell'Unione Europea": così il presidente dell'europarlamento, Antonio Tajani, a Radio Anch'io. "Che ci sia preoccupazione per l'instabilità è vero, ma credo ci sarà un governo stabile, gli italiani andranno a votare per far contare di più questo Paese". Sulla proposta di Di Maio di sfondare il tetto del 3% del deficit-Pil, definita da Moscovici 'un controsenso assoluto', Tajani ha sottolineato che il tetto non "è un dogma di fede, si deve vedere a cosa serve" lo sfondamento.

"Che ci siano preoccupazioni in Europa per instabilità in Italia, così come ci sono state per la Germania fino alla formazione del governo, è vero. MA se fossi stato al posto di Moscovici sarei stato più prudente, non avrei fatto quella dichiarazione nel mezzo della campagna elettorale", ha precisato Tajani. "Il messaggio dall'Ue non è quello di Moscovici: le istituzioni europee non devono interferire", ha sottolineato il presidente del Parlamento europeo

Assente dal dibattito il Pd. Anche perchè il Commissario Ue ha sparso miele sul premier Paolo Gentiloni e il suo esecutivo: "non è un segreto - ha spiegato senza peli sulla lingua - che sugli orientamenti europei e le decisioni da prendere sulla zona euro c'è una convergenza di vedute molto chiara con Paolo Gentiloni, Pier Carlo Padoan e il governo. 

Per il resto, questo non significa nulla per quanto riguarda le scelte che faranno gli italiani: la Commissione - ha assicurato - e io stesso, come d'abitudine, lavoreremo con il governo democraticamente eletto dagli italiani". Per il Pd, sono alacremente al lavoro i pontieri per costruire l'alleanza con uno dei simboli dell'europeismo italiano, Emma Bonino. Non a caso il suo Movimento si chiama "+Europa". 

Lo stesso Matteo Renzi sta esplorando mondi lontani. E' di oggi la notizia che sono avviate conversazioni con le creature politiche più in forma dell'europeismo 2.0. E' in cantiere un progetto trasversale e decisamente innovativo che potrebbe portare a una lista transnazionale tra Pd, "en marche" di Macron e la novità spagnola "Ciudadanos" del giovane Albert Rivera. Due formazioni che poco c'entrano con il socialismo europeo. Quindi, piaccia o non piaccia, da oggi l'adesione forte al progetto europeo sarà il canyon che separerà con chiarezza le forze politiche. Bruxelles non potrà che dare una mano a chi da qui al 4 marzo giurerà fedeltà all'Europa. A meno che, vista l'onda euroscettica, non si riveli un abbraccio mortale in termini di bottino elettorale.

Queste sono le parole di Moscovici che in Italia è subito polemica, a conferma della tradizionale sensibilità del Belpaese alle punzecchiature esterne. E' un'ingerenza, gridano più o meno compatti dal centrodestra vediamo cosa ha detto  : serve un'Italia stabile, ancorata al progetto europeo e che non si avventuri in politiche economiche che mirano a "sfondare" il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e Pil". 

Pierre Moscovici, francese e socialista, commissario Ue agli Affari economici entra a gamba tesa nella campagna elettorale e riapre il fronte europeo esternando alla vigilia del voto tutte le preoccupazioni di Bruxelles. Troppi i programmi elettorali dichiaratamente euroscettici e ricchi di promesse "sfonda-debito". Se non fosse stato abbastanza chiaro l'"amico dell'Italia" Moscovici, a dare corpo all'esternazione ci ha pensato con splendido tempismo un "falco" della famiglia dei rigoristi nordici: "è' una situazione molto delicata. Spero che l'Italia sia guidata da un governo stabile pro-europeo, e che questo tipo di idee sia sostenuto dalla maggioranza degli italiani", ha scandito il commissario finlandese per il lavoro Jyrki Katainen. 

Ieri a Radio Padania il candidato presidente della regione Lombardia Attilio Fontana aveva detto, salvo poi correggersi, che L'Italia non può "accettare tutti" gli immigrati. "Qui non è questione di essere xenofobi o razzisti, ma è questione di essere logici o razionali". "Non possiamo - ha sostenuto l'ex sindaco di Varese - perché tutti non ci stiamo, quindi dobbiamo fare delle scelte. Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se deve essere cancellata". 

Fontana non ci sta a passare per razzista. Perché non lo è. La sinistra lo dipinge così per un mero calcolo elettorale. Ma la sua storia dice il contrario. Non è affatto un estremista. "Purtroppo non sono giovanissimo - spiega a Tgcom 24 - ho una storia che parla in questa direzione. Se fossi come mi hanno dipinto, avrei dovuto dimostrarlo in qualche modo, non potevo mistificare la mia realtà". E a chi lo accusa di non essere un moderato, replica seccato: "Credo di poter dire con grandissimo orgoglio di essere rispettosissimo di tutti e di chi ha bisogno. Varese in questi anni ha fatto molto per le politiche sociali, più di molte città di sinistra"

Fontana si pone come garanzia di continuità a Palazzo Lombardia e come argine alla possibilità che l'avvento della sinistra possa "smantellare" quanto fatto negli anni di "buon governo" del centrodestra. Dopo due mandati come sindaco di Varese, aveva ricominciato a lavorare nel mio studio da avvocato. Ha detto di "sì" a Matteo Salvini "perché - spiega lui stesso - l'amministrazione e la politica sono malattie dalle quali è difficile guarire". "Credo che il buon governo (di Roberto Maroni) debba essere riconfermato", insiste il leghista spiegando che, oltre all'accordo con il governo sull'autonomia, i due temi che ha intenzione di implementare sono i finanziamenti alla ricerca e l'estensione del provvedimento "nidi gratis" ad altre fasce sociali.

"È stato un lapsus - ha detto - un errore espressivo: intendevo dire che dobbiamo riorganizzare un'accoglienza diversa che rispetti la nostra storia, la nostra società".

Corregge il tiro, ma non troppo Attilio Fontana, candidato del centrodestra alle regionali in Lombardia sulla questione della 'razza bianca'. "Ho detto - sottolinea a Tgcom24 - fin dall'inizio che ho usato un'espressione inopportuna ma il problema deve essere affrontato". A 'Fatti e misfatti' su Tgcom24 ha comunque ricordato che "dovrebbe anche cambiare la Costituzione perché è la prima a dire che esistono razze".

"Mah, figurarsi". Così Matteo Salvini, leader della Lega, a Radio anch'io a chi gli chiede se sia ipotizzabile un passo indietro di Fontana, candidato del centrodestra in Lombardia, dopo le frasi sulla razza bianca. "Penso che la Lombardia non voterà in massa Fontana al contrario". Così il candidato alla presidenza della Regione Lombardia per il centrosinistra, Giorgio Gori, ha parlato della partita per le elezioni regionali nel corso del programma di Rai 3 Agorà.

"Sono rimasto profondamente colpito dalle parole di grande equilibrio, comprensione e pacatezza, da parte di un saggio amico di vecchia data quale Raffaele Besso, copresidente della Comunità Ebraica milanese, Comunità in cui mi onoro di avere tanti amici da una vita, come il professor Enrico Mairov e come Walker Meghnaghi, di cui apprezzo la vicinanza e la reciproca immutata stima": Attilio Fontana, candidato presidente della Lombardia per il centrodestra, ha così commentato le parole di Besso, che lo ha definito una "persona perbene" dopo le polemiche sulla sua frase sulla "razza bianca" e le critiche giunte dalla presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. "La Comunità Ebraica è una risorsa inestimabile per Milano e per la Lombardia e io - ha assicurato Fontana - sarò sempre al loro fianco, e al fianco di Israele, nei prossimi cinque anni come lo sono stato negli ultimi venti. Su questo non c'è mai stato alcun dubbio".

"E' una scelta - aggiunge Fontana al Tgcom 24- se una maggioranza degli italiani dovesse dire 'dobbiamo auto-eliminarci', vuol dire che dobbiamo andare da un'altra parte". Rispondendo a un ascoltatore che lo interpellava sulla questione immigrazione, Fontana ha detto che "viviamo una realtà che è anche questa irracontabile". "Uno Stato serio dovrebbe progettare e programmare anche una situazione di questo tipo - ha proseguito il candidato presidente della Lombardia -. 

Dovrebbe dire quanti riteniamo giusto accoglierne e quanti immigrati non vogliamo fare entrare, come li vogliamo assistere, che lavori dare loro, che case o scuole dare loro. A quel punto quando un governo fa un progetto di questo genere lo sottopone ai suoi cittadini". Secondo Fontana, non ha senso "fare il discorso demagogico e assolutamente inaccettabile per cui dobbiamo accettarli tutti". "E' un disegno a cui bisogna reagire, a cui bisogna ribellarsi - ha concluso l'esponente leghista -. Perché non possiamo accettarli tutti, perché se dovessimo accettarli tutti, non ci saremmo più noi come realtà sociale, come realtà etnica. Perché loro sono molti più di noi e molto più determinati nell'occupare questo territorio. Qui non è questione di essere xenofobi o razzisti, ma è questione di essere logici o razionali".

Campagna elettorale: c'è chi parla di forconi e razza bianca. Noi parliamo di formazione, lavoro, crescita, Europa": in questi termini il candidato alla presidenza della Regione Lombardia per il centrosinistra Giorgio Gori replica su Facebook alle affermazioni sui migranti del suo sfidante del centrodestra Attilio Fontana. 

il 4 marzo (seggi aperti solo la domenica, dalle 7 alle 23) si votera' anche per il rinnovo dei consigli regionali di Lazio e Lombardia. A decidere l'election day nelle due regioni sono stati il prefetto di Milano e il governatore del Lazio Zingaretti. Le altre regioni che devono votare nel 2018 (Molise, Friuli, Trentino, Valle d'Aosta, Basilicata) lo faranno piu' avanti.

In Lombardia la corsa per ora e' a quattro. Per il centrodestra il leghista Attilio Fontana, dopo il forfait di Roberto Maroni. Per il centrosinistra il sindaco di Bergamo e amico di Renzi Giorgio Gori ..

Per il Movimento 5 Stelle, il trentaduenne Dario Violi  consigliere regionale uscente.

Per Liberi e Uguali, che ha scelto di correre con un proprio candidato e non sostenere quello del Pd il consigliere regionale Onorio Rosati ..

 A Roma, all'appello delle candidature manca ancora quella del centrodestra. Se il Pd si affidera' al governatore uscente Nicola Zingaretti , che sarà sostenuto anche  DA i cinque stelle hanno prescelto con un voto online la deputata Roberta Lombardi , il centrodestra e' ancora in alto mare: in pista c'e' il popolare sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi che piace a destra ma ha il problema di non essere di Forza Italia.

E invece Berlusconi vorrebbe che si il candidato governatore fosse uno dei suoi, come Maurizio Gaspari.

Mentre in Italia non si sente nulla se farà investimenti o se aumenterà lo stipendio ai 

pochi Italiani operai della Fiat o Fca come si chiama ora...in Usa pero  :

Fca investe più di un miliardo di dollari nell'impianto di Warren in Michigan, dove trasferirà dal Messico nel 2020 la produzione della prossima generazione di Ram heavy Duty. E grazie anche all'approvazione del piano di taglio delle tasse di Donald Trump distribuirà a 60.000 dipendenti americani un bonus di 2.000 dollari.

La decisione è stata presa grazie alla regolamentazione più favorevole introdotta con la riforma fiscale voluta dal presidente Donald Trump. "Stiamo cominciano a valutare le opportunità create dalla riforma fiscale per investire nei clienti e negli associati e per rafforzare ulteriormente le nostre attività", ha detto Doug McMillon, amministratore delegato di Wal-Mart.

Il titolo Fca ritocca ancora i massimi storici in avvio di Piazza Affari dopo l'annuncio dell'investimento: il titolo del gruppo automobilistico sale del 3% a 19,5 euro.

''Questi annunci riflettono il nostro impegno dalla produzione americana e ai dipendenti che hanno contribuito al successo di Fca'', afferma Sergio Marchionne. ''E' giusto che i nostri dipendenti condividano i risparmi generati dalla riforma delle tasse'', così come è giusto ''investire nel Paese riconoscendo apertamente il miglioramento delle condizioni di business negli Stati Uniti'', mette in evidenza l'amministratore delegato di Fca. Il bonus sarà pagato nel secondo trimestre e si va ad aggiungere agli altri riconoscimenti che i dipendenti riceveranno nel 2018

Wal-Mart, colosso mondiale della grande distribuzione con oltre 2,2 milioni di dipendenti, di cui 1,5 milioni negli Stati Uniti, a partire dal 17 febbraio alzerà il salario minimo orario da 10 a 11 dollari per tutti i lavoratori in America. 

E non solo: concederà un bonus una tantum fino a 1.000 dollari (la cifra massima per chi ha oltre vent'anni di anzianità e a scalare per gli altri).

È la terza volta dal 2015 che Wal-Mart alza il salario minimo, per migliorare le condizioni di lavoro nei 4.700 punti vendita americani e nell'ambito della più ampia strategia per competere sul fronte online, tenendo il passo con Amazon.

Il rialzo dei compensi porterà oneri straordinari annuali per 300 milioni di dollari, mentre i bonus genereranno oneri per 400 milioni di dollari nel trimestre in corso.

È semplicemente corretto che i nostri dipendenti condividano i risparmi generati dalla riforma fiscale e che noi riconosciamo apertamente il miglioramento che ne deriva per il contesto del business Usa investendo di conseguenza nella nostra area di mercato». Lo ha sottolineato, in una nota, l’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne. «Questo annuncio riflette il nostro continuo impegno» nella produzione in Usa, ha aggiunto Marchionne, e la dedizione dei lavoratori «che hanno contribuito al successo di Fca».

La produzione del Ram Heavy Duty sarà spostata dal Messico al Michigan nel 2020. Dal giugno del 2009 gli investimenti Usa di Fca sono saliti ad oltre 10 miliardi di dollari. Esattamente un anno fa, Fca aveva annunciato un investimento da un miliardo di dollari in Michigan e in Ohio per la produzione di tre nuovi modelli Jeep. 

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