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Al quattordicesimo giorno in mezzo al mare, la terra è ormai ad un passo per i 42 migranti della Sea Watch 3. Ma non possono ancora toccarla. Carola Rackete, la giovane capitana, alle 14 rompe gli indugi, dirige il timone verso Lampedusa ed entra in acque italiane ignorando l'alt delle motovedette della Guardia di finanza. "So cosa rischio - dice la donna - ma non ho scelta. I naufraghi sono allo stremo. Li porto in salvo". "Non sbarcheranno, schiero la forza pubblica. Ora mi aspetto che qualcuno emetta un ordine di arresto", la risposta del ministro Matteo Salvini.

A Bruxelles, la Commissione europea è in contatto con gli Stati per distribuire le persone salvate. Palazzo Chigi, intanto, ha avviato "iniziative formali" per verificare omissioni dell'Olanda, Stato di bandiera della nave. Il braccio di ferro tra l'Italia e la nave della ong tedesca, si trasferisce così dalle acque internazionali ad appena fuori dal porto di Lampedusa. "In 14 giorni - lamenta Sea Watch - nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile, l'Europa ci ha abbandonati. La nostra comandante non ha scelta".

"Questa mattina - aveva scritto in precenza la Sea Watch - abbiamo comunicato ai naufraghi la decisone della Corte di rigettare il ricorso. Sono disperati. Si sentono abbandonati. Ci hanno detto che la vivono come una negazione, da parte dell'Europa, dei loro diritti umani".

"Se il nostro capitano Carola porta i migranti salvati dalla Sea Watch 3 in un porto sicuro, come previsto dalla legge del mare, affronta pene severe in Italia", scrive in un tweet e su Fb la ong tedesca invitando a donare al fondo per l'assistenza legale di Sea Watch per "aiutare Carola a difendere i diritti umani ".

La comandante della nave, Carola Rackete, ieri aveva deciso di forzare il divieto di ingresso nelle acque territoriali con l'intenzione di sbarcare a terra i 42 migranti soccorsi al largo della Libia.

"Buongiorno Ue. Ieri, a causa di un'emergenza, siamo entrati nelle acque italiane. La guardia costiera e la Guardia di finanza sono stati a bordo. Abbiamo aspettato una notte, non possiamo più aspettare. La disperazione delle persone non è qualcosa con cui giocare". Lo scrive la ong tedesca Sea Watch in un tweet, mentre la nave è ferma da ieri appena fuori dal porto di Lampedusa col divieto di sbarcare.

"La legge prevede che bisogna essere autorizzati per poter attraccare, non possiamo far arrivare in Italia chiunque, le regole di un Paese sono una cosa seria. Le persone sulla Sea Watch non sono naufraghi, ma uomini e donne che pagano 3.000 dollari per andar via dal proprio Paese. In Italia stanno arrivando, in aereo, migliaia di migranti certificate che scappano dalla guerra. Spero che nelle ultime ore ci sia un giudice che affermi che all'interno di quella nave ci sono dei fuorilegge, prima fra tutti la Capitana. Se la nave viene sequestrata e l'equipaggio arrestato io sono contento". Così il ministro dell'Interno Matteo Salvini su Radio CRC.

"Sea Watch ha fatto la sua battaglia politica sulla pelle di 42 persone. In 15 giorni sarebbero arrivati in Olanda due volte. Hanno rifiutato i porti sicuri più vicini. Ong aiutano trafficanti di esseri umani". Lo scrive Matteo Salvini in un tweet. E in altri due sottolinea. "Non assecondo chi aiuta gli scafisti che con i soldi degli immigrati poi si comprano armi e droga". E "non permetto che siano Ong straniere a dettare le leggi sui confini nazionali di un Paese come l'Italia".

E così la capitana tedesca della Sea Watch 3 Sea Watch a Lampedusa Carola Rackete ha mostrato i muscoli e indicato la rotta ha puntato la prua della nave verso il porto di Lampedusa, forzando il blocco della Capitaneria navale nostrana. E scatenando l'ennesima guerra tra Italia, Ong ed Europa, quest'ultima sempre più inerme di fronte a tali querelle.

Bene, se la nave della Ong tedesca battente bandiera olandese vuole arrivare al porto sicuro di Lampedusa, il 61% degli italiani non vuole che attracchi. Già, perché un sondaggio realizzato da Emg Acqua e presentato durante la trasmissione Agorà, su Rai Tre, racconta che la maggioranza dei cittadini interpellati è contraria alla presa di posizione della Ong.

La pensa in questo modo il 93% degli elettori della Lega di Matteo Salvini e il 49% degli elettori del Movimento 5 Stelle. "Solo" per il 33% degli intervistati invece la nave dovrebbe entrare in un porto italiano.

In queste ore, la Guardia di Finanza è salita a bordo dell’imbarcazione per controllare i documenti della nave e i passaporti di tutto l'equipaggio.

È quanto rischia la Sea Watch 3 ai sensi delle nuove norme previste dal decreto sicurezza-bis approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 11 giugno e già operativo, in attesa di essere convertito in legge dalle Camere. Un rischio che la "capitana" della nave ong, Carola Rackete, ha deciso di accollarsi sfidando le autorità italiane e le resistenze dell'altro "capitano" Matteo Salvini. Ma a dover preoccupare la 31enne tedesca non solo soltanto le quasi certe conseguenze economiche del suo gesto, quanto quelle penali, dato che Rackete potrebbe avere commesso alcuni reati.

Tre, per la precisione. Come scrive Repubblica, la comandante della Sea Watch 3 rischia di essere incriminata per rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Andiamo con ordine. Partiamo dalla prima ipotesi di reato, "rifiuto di obbedienza a nave da guerra", disciplinata dall'articolo 1099 del Codice di Navigazione. Che recita: "Il comandante della nave, che nei casi previsti nell'articolo 200 non obbedisce all'ordine di una nave da guerra nazionale, è punito con la reclusione fino a due anni".

Insomma, Rackete se la caverebbe con poco. Se non fosse che la sua decisione di forzare il blocco navale costituisce violazione anche dell'art. 1100 del Codice di Navigazione, "resistenza o violenza contro nave da guerra". Ecco cosa prevede questa disposizione: "Il comandante o l'ufficiale della nave, che commette atti di resistenza o di violenza contro una nave da guerra nazionale, è punito con la reclusione da tre a dieci anni. La pena per coloro che sono concorsi nel reato è ridotta da un terzo alla metà". Infine, non si può proprio scartare una terza ipotesi di reato, il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, punito nei casi più gravi con la reclusione tra i cinque e i quindici anni.

Insomma, nella peggiore delle ipotesi la "capitana" potrebbe essere condannata a 27 anni di carcere. Ma si tratta solo di un'ipotesi...

Il Viminale dà notizia della presenza di due imbarcazioni con complessivamente una quarantina di migranti a bordi attualmente in acque Sar maltesi, con dunque la competenza in mano al governo di La Valletta per quanto concerne la sicurezza.

Intervenuto su Porta a Porta su Raiuno nelle scorse ore, il ministro dell’interno Matteo Salvini afferma di aver dato l’ordine di fermare questi mezzi prima dell’ingresso in acque italiane: “È una questione di principio – tuona il titolare del dicastero – Malta certamente come è solita fare non le fermerà e le lascerà passare in direzione Italia ma questa volta ho dato disposizione di fermarli".

Sul posto secondo il quotidiano il Giornale dovrebbero giungere a breve delle motovedette, a cui Salvini ha dato ordine di bloccare i barconi in procinto di navigare verso l’Italia e molto probabilmente verso il porto di Lampedusa, lo stesso ad oggi sotto i riflettori per via del braccio di ferro tra Viminale ed ong Sea Watch.

La questione dei due mezzi a cui fa riferimento Salvini, è diversa da quella che riguarda l’ong tedesca. Si tratta infatti di migranti non scortato o raccolti a bordo da navi delle organizzazioni non governative.

Al contrario, si parla di imbarcazioni con a bordo probabilmente degli scafisti al timone partite forse dalle coste libiche. In poche parole, si ha a che fare con le stesse modalità riguardanti il fenomeno dei cosiddetti “sbarchi fantasma”, approdo autonomi di migranti lungo le spiagge siciliane che fanno poi perdere le proprie tracce.

Solo che questa volta le due imbarcazioni risultano avvistate e, per l’appunto, Salvini ne vorrebbe proibire l’ingresso presso le acque territoriali italiane.

Resta da capire il modo visto che, come sottolinea Repubblica, non è consentito alcun intervento di polizia giudiziaria delle motovedette italiane in acque internazionali.

Ma l’invio in quel tratto di mare dei mezzi promesso da Salvini, ha in realtà in primo luogo un chiaro scopo politico: far capire cioè sia ai mezzi delle ong che ai barconi “autonomi” in navigazione verso l’Italia che dal Viminale non vi è alcuna intenzione di accettare supinamente impennate del numero di approdi.

In effetti, dopo il crollo degli sbarchi arrivato a raggiungere anche il 90% rispetto al 2018, da fine maggio complice il bel tempo i viaggi della speranza verso le nostre coste appaiono in aumento. I numeri rimangono ben lontani rispetto ai periodi delle emergenze degli anni passati e soprattutto del 2017, al tempo stesso però Salvini appare preoccupato da nuove possibili impennate delle partenze soprattutto dalla Libia.

Da qui il “braccio di ferro” con la Sea Watch e l’annuncio di invio di due motovedette lì dove appaiono avvistati i barconi prima citati.

Su Repubblica, questa mattina, Lerner va oltre e di fatto chiama in causa la madre di Salvini: "Vien da chiedersi: ma cosa penserà di Salvini la madre di Salvini? Quando, di fronte a quello che, comunque la si pensi, rimane un dramma umano, il suo Matteo scrive: 'Non sbarca nessuno, mi sono rotto le palle. Lo sappia quella sbruffoncella'". A questo punto, dopo avre preso le difese della "capitana" di Sea Watch, Lerner non risparmia il colpo e attacca ancora: "Una giovane donna che lo ridimensiona a Capitano piccolo piccolo. Sbruffoncella? Non abbiamo piuttosto a che fare con un ministro sbruffone da osteria? - continua Lerner - Come nei videogiochi con cui egli si diletta nel cuore della notte, il responsabile dell'ordine pubblico scimmiotta la parodia della difesa dei confini nazionali bloccando un'imbarcazione di 50 metri con 42 naufraghi a bordo. E poi minaccia di erigere barriere fisiche (galleggianti?) a imitazione dei suoi modelli Orbán e Trump, o al contrario (sarebbe già meglio) di smettere l'identificazione e la registrazione degli sbarcati, di modo che possano proseguire il loro viaggio in direzione Nord Europa, da dove, così facendo, non potrebbero più essere rispediti a forza in Italia".

Il durissimo attacco al leader di Fratelli d'Italia è di Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana. sottolinea il quotidiano il Giornale Il pasdaran pro immigrazione, in un video, risponde per le rime al video della collega-avversaria politica, nel quale l'esponente di Fdi aveva invocato l'arresto dell'intero equipaggio della Sea Watch 3, il sequestro della nave della Ong tedesca battente bandiera olandese e, dulcis in fundo, anche il suo affondamento.

"Ho visto il video della Meloni, girato da qualche tetto del Parlamento, comoda e sistemata. Le dico con molta onestà che il delirio va curato. Forse sarà colpa del caldo", scrive Fratoinanni nell'anteprima nel filmato, in cui dice: "Sono a Palermo, in attesa di imbarcarmi sul volo che mi porterà a Lampedusa. Sto andando lì ad accogliere la Sea Watch 3 e la sua comandante, Carola Rackete, persona coraggiosa che ha sfidato l'ipocrisia e la violenza del nostro governo e dell'Europa intera, per portare in salvo 42 persone che hanno una sola colpa: quella di essere sfuggite alla morte, salvate dal naufragio del mezzo di fortuna sul quale si trovavano…".

Dunque, ecco l'affondo al capo politico di Fratelli d'Italia: "Mi è capitato sotto gli occhi un video di Giorgia Meloni: è forse il caldo a spiegare il contenuto di questo video, in cui la Meloni si scaglia con una violenza inaudita contro persone inermi, contro chi organizza e pratica solidarietà, e nel quale, con la bava alla bocca, in modo cattivo e violento, annuncia addirittura la richiesta e la necessità che la Sea Watch venga affondata". Infine, c'è tempo per un'ultima stilettata: "Questa rincorsa folle sempre più a destra, in competizione con la Lega di Salvini, la Meloni sfiora il ridicolo. Ecco, forse è il caldo la causa di questo delirio, ma di delirio si tratta e va curato: trovi qualcuno bravo, che provi a mettere un freno a questa violenza che fluisce senza freni…".

Intanto e' diventato l'emblema della legalità. Il Movimento 5 Stelle lo ha difeso a spada tratta. La Raggi è scesa in campo personalmente spiegando che quella casa gli spettava di diritto

Scrive il giornale lo ha ricevuto persino papa Francesco nella sagrestia della Basilica di San Giovanni in Laterano esprimendogli solidarietà cristiana dopo gli attacchi ricevuti. Lui, Imer Omerovic, il 40enne rom bosniaco con una moglie e 12 figli sulle spalle, è andato in tv a dire «che ha sempre lavorato, che ha una regolare partita Iva e che vende macchine su internet». Ecco, le macchine. Allo stato attuale Imer ne ha intestate 27. Sì, avete capito bene: ventisette. Due sono arrivate dopo la turbolenta assegnazione dell'alloggio popolare a Casal Bruciato. Si tratta di una Fiat Stilo 1.9 JTD, intestata il 22 maggio, e di una fiammante Bmw Serie 5 530D, intestata il 7 giugno.

La partita Iva della sua ditta individuale è regolare, ancora attiva e collegata al «commercio all'ingrosso e al dettaglio di autovetture e di autoveicoli leggeri». Peccato però che la sede sociale (e in realtà anche l'indirizzo di residenza) siano a Roma in via Pontina 601. E cosa c'è in quella via? Il nulla. O meglio, fino a qualche anno fa c'era l'ex campo nomadi di Tor de Cenci. Adesso l'area di proprietà del Comune è abbandonata. Ma dove sono le autovetture di Omerovic? Se svolge l'attività che dice di svolgere, il commerciante dovrebbe quantomeno avere un deposito, una lista di veicoli in esenzione fiscale, un registro di carico e scarico, delle fatture di vendita e quindi degli introiti. Tutte cose che non risultano. Anzi, effettuando una visura risulta che non ci sono bilanci depositati in camera di commercio dall'apertura dell'attività.

Ma è normale che a una persona che possiede 27 auto venga assegnata una casa popolare? Roberta Della Casa, presidente M5s del Municipio IV nonché una delle più attive nel garantire il diritto all'alloggio alla famiglia Omerovic, non si sbilancia ma ammette: «Mentre per ottenere il reddito di cittadinanza vengono fatte verifiche patrimoniali approfondite, per la domanda di assegnazione di una casa popolare i controlli sono più stringati ed è necessario solo l'Isee e la documentazione relativa allo stato di famiglia, stiamo cercando di rivedere il meccanismo per dare maggiori risposte».

Le storie dei appartenenti alla sinistra Italiana non finiscono con i Rom o con sea watch ma questa storia ha del incredibile : li inquirenti hanno ricostruito un giro d'affari da centinaia di migliaia di euro, secondo quanto riporta il Corriere della Sera. Coinvolta anche una onlus di Moncalieri, nel torinese, perquisita questa mattina dai carabinieri.

Politici, medici, assistenti sociali e psicologi. Sono tutti coinvolti, insieme al sindaco Pd di Bibbiano, che si trova agli arresti domicilari, nell'inchiesta "Angeli e Demoni", accusati di aver redatto false attestazioni, per fare in modo che i bambini venissero allontanati dalle proprie famiglie, per collocarli da amici e conoscenti, dietro compenso. 

Per riuscire a dimostrare l'inadeguatezza delle famiglie dei piccoli, venivano usati metodi barbari. Dall'inchiesta della pm Valentina Salvi, infatti, emergono ore e ore di "lavaggi del cervello" durante i colloqui tra i bambini e gli psicologi e persino l'uso di piccole scosse elettriche, che erano in grado di alterare "lo stato della memoria in prossimità dei colloqui giudiziari". Tutti metodi con i quali la memoria dei piccoli e i loro racconti sulla situazione familiare venivano manipolati: falsi abusi, disegni non autentici nei quali venivano riprodotte scene di violenza. Non solo. Sembra che spesso i terapeuti si vestissero da mostri o personaggi inquietanti, per incutere paura ai bambini, così da minare le loro convinzioni.

Così, una volta davanti al giudice, la versione dei minori non corrispondeva alla realtà e i magistrati decidevano spesso a favore del loro affido ad altre famiglie, inserite nel losco giro di affari. Sembra che alcuni bambini siano stati stuprati, una volta entrati a far parte dei nuovi nuclei famigliari o delle comunità.

 

 

 

 

Circa 7.500 rifugiati congolesi sono arrivati in Uganda dall’inizio di giugno, incrementando la pressione sulle strutture di accoglienza già sovraccariche.

La recrudescenza degli scontri tra i gruppi rivali Hema e Lendu nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo (RDC) costringe gli abitanti del paese a fuggire e ad attraversare il confine con l’Uganda a un ritmo di 311 persone al giorno, più del doppio rispetto a quanto avvenuto nel mese di maggio (145 persone al giorno).

Gli arrivi più recenti testimoniano una brutalità estrema. Gruppi armati starebbero attaccando villaggi, saccheggiando e incendiando case, e uccidendo uomini, donne e bambini. La maggior parte delle persone fugge in Uganda attraverso il lago Albert dalla provincia di Ituri, dove si stima che dall’inizio di giugno il numero di sfollati abbia raggiunto quota 300.000.

Alcuni rifugiati arrivano portando con sé numerosi beni ed effetti personali, temendo di non poter fare ritorno a casa per molto tempo. Altri, fuggiti da pericoli imminenti, hanno con sé poco più dei loro vestiti. Quasi due terzi delle persone in fuga sono minori.

I rifugiati giunti in Uganda affermano che molte altre persone potrebbero arrivare; tuttavia, i gruppi armati starebbero impedendo ad alcune persone di lasciare la RDC, mentre altri cercano, con fatica, di ottenere il denaro necessario a pagarsi il viaggio in barca – una somma equivalente a meno di 6 dollari USA.

In Uganda, intanto, le strutture di transito e accoglienza sono al limite. I nuovi arrivati vengono innanzitutto portati in un centro di transito a Sebagoro, un piccolo villaggio di pescatori sulla riva del lago, dove vengono sottoposti a controlli sanitari. I rifugiati vengono in seguito trasferiti al centro di accoglienza di Kagoma, a pochi chilometri di distanza. Attualmente il centro ospita circa 4.600 persone, 1.600 in più della capienza massima prevista.

Centinaia di rifugiati hanno ricevuto lotti di terra vicino all’insediamento di Kyangwali. Tuttavia, a causa del ritmo con cui nuovi rifugiati arrivano in Uganda, i bisogni delle persone superano di gran lunga l’assistenza che gli operatori umanitari sono in grado di fornire.

Alloggi e generi di primo soccorso costituiscono la priorità più urgente. Inoltre, autobus e camion sono necessari per trasferire i rifugiati dai centri di accoglienza sul confine agli insediamenti. Molti rifugiati hanno poi urgente bisogno di supporto psico-sociale e post-trauma.

Mentre i punti di raccolta e i centri di transito e accoglienza sono dotati di apparecchiature per i controlli diagnostici, le strutture sanitarie hanno bisogno di essere ristrutturate, e nelle cliniche mancano personale medico e farmaci.

Le scuole, già sovraffollate e a corto di personale, hanno bisogno di notevole sostegno al fine di soddisfare le esigenze relative all’istruzione dei nuovi arrivati.

L’UNHCR fa appello alla comunità internazionale affinché renda disponibili ulteriori finanziamenti. All’avvicinarsi della fine di giugno, l’UNHCR e i partner con cui lavora per rispondere alla situazione dei rifugiati in Uganda hanno ricevuto 150 milioni di dollari USA, equivalenti al 17% dei 927 milioni necessari per finanziare le loro operazioni.

 

"Non ce la facciamo più, qui siamo come in prigione, aiutateci a sbarcare presto, a mettere i piedi giù da questa barca". E' l'appello lanciato dai migranti a bordo della Sea Watch 3 da 13 giorni al largo di Lampedusa. "Siamo tutti stanchi, esausti, stremati - dice uno di loro in un video della Ong postato sulla pagina facebook del 'Forum Lampedusa solidale' - pensate ad una persona appena uscita di prigione e fuggita dalla Libia, che ora si trova qui seduta o sdraiata. Immaginatevi come debba sentirsi questa persona".

I migranti sottolineano che a bordo "manca tutto, non possiamo fare niente, non possiamo camminare né muoverci perché la barca è piccola mentre noi siamo tanti. Non c'è spazio". L'Italia "si rifiuta di farci approdare", proseguono, "chiediamo l'aiuto delle persone a terra, qui non è facile, non è facile stare su una barca piccola. Per favore - concludono i migranti - non ci lasciate qui cosi, non ce la facciamo più".

La Sea Watch in Italia non ci arriva, possono stare lì fino a Natale. In 13 giorni se avessero avuto veramente a cuore la salute dei migranti sarebbero andati e tornato dall'Olanda.". È una presa di posizione politica, è una provocazione”. “L’Italia – continua – non si fa dettare le regole da una ong pagata da chissà chi”. Il vicepremier poi annuncia che “qualunque sarà la decisione di Strasburgo, la nostra linea non cambia. È una nave olandese di una ong tedesca, il problema lo risolvano Berlino e Amsterdam. Il mio atteggiamento non cambia neanche se arrivasse la Regina di Svezia. Come stabilisce il decreto Sicurezza bis, per chi infrange la legge il mezzo verrà sequestrato e rischia una multa fino a 50 mila euro. Ognuno risponde di quel che fa”.

Lo ha detto il ministro dell'interno Matteo Salvini ribadendo che non consentirà alla nave di entrare in acque italiane e aggiungendo che "l'Italia non si fa dettare la linea da una ong che non rispetta le regole

Oltre all'Italia, anche Malta ha negato l'autorizzazione a sbarcare. E, nonostante la lettera di Matteo Salvini, nemmeno l'Olanda sembra voler in qualche modo collaborare alla soluzione della vicenda. Resta l'ipotesi Tunisia, ma la Rackete non vuol cedere: "Non ha una normativa che tuteli i rifugiati", spiega. La "capitana", del resto, aveva rifiutato anche di portare i naufraghi salvati a Tripoli, nonostante fosse stato indicato proprio quel porto come approdo.

Sto aspettando cosa dirà la Corte europea dei diritti dell'uomo. Poi non avrò altra scelta che sbarcarli lì", ha detto a Repubblica, sostenendo di essere pienamente consapevole del fatto che sarà accusata di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. "Ma io sono responsabile delle 42 persone che ho recuperato in mare e che non ce la fanno più", insiste, "Quanti altri soprusi devono sopportare? La loro vita viene prima di qualsiasi gioco politico o incriminazione. Non bisognava arrivare a questo punto".

Da 13 giorni la nave olandese della Ong tedesca è ferma davanti alle coste italiane. "I migranti sono disperati", dice la Rackete, "Qualcuno minaccia lo sciopero della fame, altri dicono di volersi buttare in mare o tagliarsi la pelle. Non ce la fanno più, si sentono in prigione. L'Italia mi costringe a tenerli ammassati sul ponte, con appena tre metri quadrati di spazio a testa". A bordo ci sono anche tre ragazzini di 11, 16 e 17 anni.

"Siamo stanchi, siamo esausti. Fateci scendere", chiede uno dei naufraghi in un video pubblicato da Forum Lampedusa Solidale, "Immaginate come deve sentirsi una persona che è scappata dalle carceri libiche e che ora si trova sui, costretta in uno spazio angusto, seduta o sdraiata senza potersi muovere. Inevitabilmente rischia di sentirsi male Non ce la facciamo più, la barca è piccola e non possiamo muoverci. Non c'è spazio. L'Italia non ci autorizza a sbarcare, chiediamo il vostro aiuto, chiediamo l'aiuto delle persone a terra. Pensateci perché qui non è facile".

La Chiesa cattolica, come di consueto, sta facendo sentire con forza la sua voce. La richiesta è una sola: aprire i porti del Vecchio continente, quindi far sbarcare le persone.

"L’Europa è così grande, non credo che così poca gente possa mettere in crisi un continente", ha detto il porporato italiano, come riportato dalla Sir, ponendo quindi al centro il tema dell'accoglienza, ma anche quello della misericordia. Il territorio continentale, insomma, non dovrebbe essere sconvolto dall'arrivo di qualche decina di persone. "A volte – ha continuato il cardinale Montenegro – sembra che l’unico parere possibile sia il silenzio perché determinati atteggiamenti sono incomprensibili. Le norme, le leggi dovrebbero essere fatte per rispettare gli uomini ma a quanto pare ci dimentichiamo che abbiamo davanti degli esseri umani".

Chi ha il comando del timone di Sea Watch 3 ha da poco paventato l'eventualità di forzare il blocco imposto dalla linea del rigore sui fenomeni migratori. Gli ecclesiastici che hanno detto la loro sulla vicenda non hanno citato questa possibilità, ma sembrano tutti concordi - come ribadito pure dall'alto ecclesiastico del Belpaese - sulla mancanza di logicità alla base di questa situazione: "Che esseri umani debbano vivere così, in attesa chissà di chi o cosa, soltanto perché ci sono dei ‘no’ - ha insistito il membro di spicco delle istituzoni ecclesiastiche - mi sembra incomprensibile".

Il quotidiano il Giornale ricorda la memoria corta dell'Europa sull'Olanda.In quella bacchettata all'Italia colpevole, anzi colpevolissima, di non accogliere con i tappeti rossi le navi di Sea Watch e delle altre Ong pronte a trasformarla in un immenso campo profughi c'è un'amnesia degna dello smemorato di Collegno. C'è da chiedersi dove fosse, o in quali faccende fosse affaccendata, la solerte Commissione Europea tra novembre e lo scorso gennaio. In quei mesi l'Olanda, il paese che offre gentilmente la sua bandiera alla Sea Watch, ma si rifiuta di accogliere uno solo dei suoi ospiti, tentò di deportare con la forza il dissidente armeno Sasun Tamrazyan, sua moglie Anousche e i loro tre figli Hayarpi, Warduhi e Seyra di 21, 19 e 15 anni. Quei cinque disgraziati, a differenza dei 42 migranti che la Sea Watch pretende di sbarcare in Italia, non erano approdati in Olanda spinti dal miraggio di un impossibile benessere. Ci erano arrivati perché papà Sasun era stato costretto fuggire dal proprio Paese in quanto perseguitato politico.

E i Tamrazyan non erano sbarcati in Olanda pochi giorni prima della richiesta di rimpatrio, ma ben nove anni addietro. Nove anni durante i quali i giudici avevano riconosciuto per ben due volte la fondatezza della loro richiesta d'asilo. Al terzo ricorso degli avvocati dello Stato, andato in giudicato sei anni dopo l'arrivo, un tribunale aveva però sposato le ragioni del governo respingendo la richiesta d'asilo. Lo scorso novembre le autorità erano dunque pronte a prelevare con la forza e a mettere su un aereo non solo Sasun e sua moglie, ma anche i tre figli cresciuti ed educati in Olanda. Nel frattempo il governo dell'Aja aveva smantellato anche il «kinderpardon» la vecchia legge - a cui come extrema ratio si erano appellati Sasun e i suoi - che vietava la deportazione dei minori rimasti per più di cinque anni nei Paesi Bassi. Assieme ai Tamrazyan sarebbero stati dunque deportati anche altri 600 figli d'immigrati. Il tutto senza che nessuno a Bruxelles, o nelle sedi delle compassionevoli Ong europee, s'interessasse del caso. Gli unici pronti a correre in soccorso della famigliola armena furono i preti della parrocchia di Bethel Chapel a L'Aja. Ricorrendo ad un'antica legge medievale che vieta alla polizia d'interrompere una funzione religiosa accolsero Tamrazyan nelle stanze della Chiesa e diedero il via alla recita della messa più lunga della storia. 

Per 96 giorni preti e diaconi si alternarono giorno e notte sull'altare fino a quando il governo, pressato da stampa e opinione pubblica, si vide costretto a rinunciare alla deportazione. Peccato che in quei 96 giorni di preghiere e appelli non si sia mai sentita né la voce dell'Europa, né quella della sua Commissione. Fosse stato per le autorità di Bruxelles - oggi così sollecite a sventolare in faccia all'Italia le bandiere dell'«imperativo morale» - il signor Sasun e la sua famiglia sarebbero stati messi su un aereo e rispediti al loro paese d'origine. E con loro sarebbero stati rimpatriati, nella più solidale indifferenza, altri 600 bambini immigrati. Oggi, invece, nella versione della Commissione Europea i 43 migranti accolti da una nave di proprietà tedesca e battente bandiera dell'Olanda, rappresentano un «imperativo morale» esclusivamente per l'Italia. Tutti gli altri, Germania e Olanda in testa, possono, invece, continuare a infischiarsene. Con il beneplacito dell'Europa.

E' duello totale tra Italia e Ue sui conti pubblici. Il premier Conte ribadisce che 'dobbiamo riuscire ad evitare la procedura, confido in una soluzione'. Il capo del Governo, che ha avuto un lungo colloquio con Macron, Merkel ed il lussemburghese Bettel, sottolinea di attendersi 'fair play' dalla Commissione Ue uscente verso l'Italia e sostiene che la richiesta di una manovra correttiva sarebbe 'ingiusta e inaccettabile'

Nell'intervista al Corriere della Sera, Salvini affronta anche il capitolo dei conti pubblici e la difficile trattativa con Bruxelles. "Per il 2019, se è vero come è vero che lo Stato spende di meno ed incassa di più, possiamo utilizzare quella cifra per abbattere il debito, e va bene...", apre puntualizzando che per gli anni futuri non vuol più sentir parlare di "gabbie" che strozzano "la crescita possibile". Né vuole avere nella maggioranza uno come Alessandro Di Battista che se ne va in giro a sparare contro il governo che, invece, dovrebbe sostenere. "Il fatto che io oggi sia qui, al lavoro, è la migliore risposta ai chiacchieroni come Di Battista", ribatte prontamente il leader del Carroccio accusando l'ultrà pentastellato di voler far cadere l'esecutivo. "Lui va a spasso e noi siamo sul pezzo", conclude annunciando che a luglio ci saranno gli Stati generali dell'economia a cui saranno invitati tutti: dalle imprese ai sindacati, passando per tutte le associazioni di categoria. "Noi questo facciamo: lavoriamo. Altri... Vabbè".  

Quello sulla procedura "è un negoziato molto complesso e difficile, non ho mai pensato che ci fosse una strada spianata, anzi mi sono anche meravigliato che a fine anno c'era una particolare sensibilità da parte della pubblica opinione, oggi sembra esserci una valutazione di strada spianata". Lo afferma il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa al termine del Consiglio Ue. "L'obiettivo è di condurre in porto il negoziato, siamo in una fase in cui vi invito a non isolare singole considerazioni", aggiunge.

"Se la domanda è avete raggiunto un accordo sulle nomine la risposta è non ancora". Lo afferma il premier al termine del consiglio Ue a chi gli chiede se anche alla luce degli incontri durati fino alle prime ore del mattino con gli altri leader europei si sia raggiunto un accordo sulle nomine.

"I numeri reali o quantomeno una proiezione molto più rispondente alla realtà perché aggiornati a giugno ce li abbiamo noi" sui conti. "Io non ho mai avuto atteggiamento di chi si presentava con un cappello in mano, l'Italia non ha nulla di cui farsi scusare". Lo afferma il premier in conferenza stampa al termine del Consiglio Ue.

"Non possiamo mettere in campo qui pubblicamente le misure" che si hanno in mente sulla trattativa sulla procedura d'infrazione, "a me interessa che ci sia un approccio costruttivo da parte di tutte le parti che siedono attorno al tavolo e siccome io rappresento l'Italia, coadiuvato dal ministro Tria, sono certo di avere un approccio costruttivo. L'interesse dell'Italia è l'interesse dell'Europa".

In un colloquio con il Corriere della Sera, Matteo Salvini scandisce l'ultimatum sul taglio delle tasse spiegando che dopo la trasferta negli stati Uniti ha maturato "una convinzione fortissima": all'Italia serve una riforma fiscale coraggiosa. "E quindi, il mio dovere è farla - avverte il vice premier leghista - se non me la dovessero far fare, io saluto e me ne vado".

Per Salvini il vero problema è che non esiste un taglio delle tasse serio che possa richiedere meno di dieci miliardi di euro. Questo è dunque il punto di partenza base per iniziare a discutere la riduzione fiscale che il leader del Carroccio vuole a tutti costi sia fatta entro la fine del 2019. Tagli che, però, trovano resistenze sia in parlamento sia a Bruxelles. "Ma poi, i liberali non vogliono il taglio delle tasse?", si chiede nella chiacchierata con il Corriere della Sera ricordando agli scettici che tagliare le tasse serve, in primis, a rianimare l'economia e a rimettere i soldi in circolazione. E, a riprova di questa tesi, cita i dati che l'Istat ha pubblicato in questi giorni e che sottolineano che in Italia la vera recessione è quella demografica. "Il blocco delle nascite è un dramma", ammette il vice premier leghista promettendo di tagliare le tasse a lavoratori e famiglie "a prescindere dal parere di qualche burocrate". "Il futuro, dei nostri figli e dell'Italia - avverte - viene prima dei vincoli decisi chissà dove".

Per Salvini la situazione che si è venuta a creare con la presenza del Sea Watch 3 al largo delle nostre coste è di una gravità estrema. E non solo perché non si può "consentire ad alcuno di decidere autonomamente, al di fuori dell'esistente quadro giuridico, dove e come condurre cittadini di Paesi Terzi". Anche il perdurare della presenza della Sea Watch 3 al largo delle nostre coste e la possibile evoluzione della situazione a bordo dimostrano il grave ricatto politico della Ong che, per i suoi fini ideologici, sta mettendo in pericolo decine di persone. A fronte di tutto questo il provvedimento di "divieto di ingresso, transito e sosta della nave nel mare territoriale nazionale" non è più sufficiente. Per quanto si stia dimostrando estremamente efficace, Salvini vuole che Conte chieda alle autorità olandesi di esercitare "i propri poteri sovrani sulla nave e sulle persone a bordo". Un intervento sul piano internazionale che nell'ottica el leader leghista servirebbe a completare le recenti iniziative adottate dal governo sul controllo delle frontiere e sulla gestione dei flussi migratori illegali via mare. D'altra parte il recente rigetto del Tar dell'istanza cautelare presentata dalla Sea Watch ha, di fatto, già legittimato l'operato del Viminale. Adesso è importante che anche la comunità europea faccia la propria parte.

Da alcuni giorni l'imbarcazione si trova a 16 miglia dal porto di Lampedusa, al limitare con le acque italiane. E, sebbene la Guardia di Finanza abbia notificato il divieto assoluto di sbarco, il capitano Carola Rackete ha fatto sapere più volte che per loro "Lampedusa è e rimane il porto sicuro più vicino al punto dove abbiamo effettuato il salvataggio". Una situazione insostenibile che ha spinto Matteo Salvini a scrivere ufficialmente al premier Giuseppe Conte per ribadire la politica dei porti chiusi e sollecitare una "energica nuova iniziativa di sensibilizzazione" nei confronti dei Paesi Bassi, visto che la Sea Watch 3 batte bandiera olandese.

È come in una partita di scacchi. Era chiaro sin dall'inizio. Il modo, in cui la Sea Watch è andata a recuperare 53 immigrati, sin sotto le coste libiche, facendo uno sgambetto alla Guardia costiera di Tripoli che stava intervenendo, già faceva prevedere le prossime mosse degli ultrà dell'immigrazione. Che, come da copione, dopo essersi rifiutati di sbarcare in Tunisia, ha puntato la prua verso Lampedusa. L'obiettivo è ovviamente andare a dar fastidio a Salvini e, in seconda battuta, all'Unione europea. Non è la prima volta che le organizzazioni non governative fanno questo "giochetto" facendo carta straccia di qualsiasi legge internazionale. A questo giro, però, il capitano Rackete non è potuta entrare in acque italiane che le sono precluse dal decreto Sicurezza bis. Tuttavia, avere una nave carica di persone in condizioni non del tutto ottimali a poche miglia dal porto di Lampedusa resta, comunque, un problema per tutto l'esecutivo gialloverde. Da qui il pressing di Salvini su Conte a cui fa notare che lo stallo dura "da ben sette giorni" e che "con una navigazione di durata inferiore" la nave avrebbe potuto raggiungere l'Olanda, il proprio Paese di bandiera

"L'Italia ha la responsabilità di far sbarcare queste persone" e "nessuno dovrebbe tornare" nella Libia scossa dalla guerra. Lo ha detto la portavoce dell'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) Babar Baloch, riferendosi ai 43 migranti a bordo della Sea Watch 3, da 9 giorni ferma in acque internazionali a 15 miglia da Lampedusa. "Questi disperati devono essere sbarcati, è un obbligo sancito dalle norme internazionali", ha aggiunto. Da Napoli, il Papa invita al dialogo con i musulmani ed esorta i popoli del Mediterraneo 'a rifiutare ogni tentazione di riconquista e di chiusura identitaria'.

"A fronte della presenza della nave Sea Watch 3 al largo delle nostre coste e della possibile evoluzione della situazione a bordo - scrive Salvini nella lettera inviata per conoscenza anche al titolare della Farnesina Enzo Moavero - ritengo necessario che la perdurante efficacia del provvedimento di divieto di ingresso, transito e sosta della nave nel mare territoriale nazionale sia accompagnata da un'energica nuova iniziativa di sensibilizzazione nei confronti dell'autorità dei Paesi Bassi, quale stato di bandiera".

Olanda, dice ancora il ministro, a cui spetta un "responsabile esercizio dei propri poteri sovrani sulla nave e sulle persone a bordo, nonché sulla conseguente esigenza di porre in essere, prontamente ed efficacemente, ogni azione necessaria, anche sotto il profilo dell'ordine pubblico, affinché sia assicurato il rispetto integrale del complessivo quadro normativo".

Quanto a Sea Watch, nella lettera Salvini ribadisce che la Ong ha tenuto fin dall'inizio della vicenda una "condotta la cui gravità è resa palese dalla ferrea volontà" di far rotta verso l'Italia dopo aver rifiutato "il Pos (place of safety, porto sicuro, ndr) offerto dalle competenti autorità libiche" ma anche dal fatto di esser rimasta ferma davanti a Lampedusa sette giorni "pur avendo richiesto sin dall'inizio un porto di sbarco anche al proprio paese di bandiera che avrebbe potuto raggiungere con una navigazione di durati inferiore". Per questo, aggiunge ancora Salvini, "non appare potersi legittimamente consentire ad alcuno di decidere autonomamente, al di fuori dell'esistente quadro giuridico, dove e come condurre cittadini di paesi terzi".

 

 

 

L'Italia intende rispettare le regole europee, senza che ciò impedisca che, come paese fondatore e terza economia del continente, ci facciamo anche portatori di una riflessione incisiva su come adeguare le regole stesse affinché l'Unione sia attrezzata ad affrontare crisi finanziarie sistemiche e globali e assicuri un effettivo equilibrio tra stabilità e crescita".  In vista delle nomine europee, l'Italia fa sapere di volere un portafoglio economico di prima linea, spiega il premier Conte alla Camera, perché serve un segnale di cambiamento. Dopo il vertice sulle risposte da dare a Bruxelles, il premier riferisce sul Consiglio Europeo del 20 e 21 giugno, ed evidenzia la necessità che la crescita non sia più antitetica alla stabilità.

Il premier ha poi indicato quelli che dovrebbero essere gli obiettivi dell'Unione europea. "Migrazioni, rimpatri e contrasto al traffico illegale di esseri umani. Realizzare forme minimo di salario europeo. Un budget dell'Eurozona per la stabilizzazione economica, che mettano al riparo da turbolenze. Politiche ambientali per l'economia circolare. Tutela europea dei prodotti agricoli, etichettatura e tracciabilità, rispettosa di imprenditori e consumatori. Miglioramento della cooperazione al contrasto del terrorismo internazionale e del crimine organizzato. Una politica di difesa comune adeguata".

Tra i temi affrontati da Conte anche la Brexit "Rimaniamo impegnati per un'uscita ordinata", ha affermato e l'allargamento dell'Ue nei Balcani.

Infine una dichiarazione sui conti pubblici. "Sulla procedura di infrazione ho avuto modo di affermare anche pubblicamente che siamo tutti intenzionati a evitarla e siamo tutti ben convinti della nostra politica economica. Intendiamo mantenere un dibattito costruttivo con la commissione Ue", ha affermato il premier.
Il vertice è andato bene, ci siamo confrontati sulla strategia sulla procedura di infrazione, che vogliamo tutti evitare". Lo afferma il premier Giuseppe Conte interpellato dai cronisti a Montecitorio sul vertice economico di questa mattina.

"Quanto alla procedura d'infrazione ho avuto modo di affermare anche pubblicamente che siamo tutti determinati a evitarla ma anche che siamo ben convinti della nostra politica economica. Intendiamo mantenere un dialogo costruttivo con l'Ue e questa determinazione la sto rappresentando con chiarezza anche ai vertici europei e ai miei omologhi". Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nell'informativa alla Camera sul Consiglio europeo

A  proposito della procedura di infrazione verso l'Italia ma anche sul "completamento dell'Unione economica e monetaria", crediamo che "l'Eurosummit del 21 giugno debba assumere decisioni non divisive". Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nell'informativa alla Camera sul Consiglio europeo.

Le priorità europee indicate dal presidente del consiglio sono  una "governance europea multi livello sull'immigrazione, basata sulla solidarietà e sull'equa condivisione, una decisa politica europea dei rimpatri e del contrasto al traffico illegale degli esseri umani", interventi sul "pilastro dei diritti sociali per proteggere i disoccupati e realizzare il salario minimo europeo" e il "budget dell'eurozona". Sono le priorità in Europa indicate dal premier Giuseppe Conte riferendo alla Camera in vista del consiglio europeo di domani e dopodomani.

Intanto nuovo attacco alla conduttrice del Tg Marina Nalesso perche è andata in onda indossando il rosario. Non è la prima volta che Marina Nalesso, che non fa affatto mistero della sua fede, attira le rabbie laiciste. La giornalista aveva già fatto vedere in passato, allora alla conduzione del TG1, il crocifisso e alcune medagliette della Madonna Miracolosa. Era accaduto nel 2016. Ad agosto del 2018 ha deciso di andare in video con un rosario al collo. E anche allora non mancarono sfoghi rabbiosi di blog e, addirittura, di telespettatori di altre religioni. “Un’offesa” tuonarono. Come se quel crocefisso potesse fare del male a qualcuno.  

Lo stesso mostrato in piazza Duomo da Matteo Salvini, quello usato ogni giorno da preti e suore, monaci e laici per pregare. Un simbolo di pace e non di guerra, un simbolo che, certamente, non offende. Eccetto qualcuno, che ha dato sfogo alla polemica dalle colonne di Repubblica che non tarda a definire, la croce della giornalista, uno sfregio alla laicità nonché uno spot del motto “Dio, Patria, Famiglia… che incombe su ogni inquadratura”.

Questa volta ad essere affetto da cristo-fobia è Michele Serra. Il giornalista, dalle righe che compongono la sua “Amaca”, arriva a definire la conduttrice del TG2 un “mezzobusto confessionale” che, addirittura, “fa impressione”. E grida alla censura: “Non si potrebbe cortesemente evitare? […] Basta infilare il crocefisso sotto la camicetta, badando che non urti il microfono”. Scrive Serra, visibilmente offeso da Gesù.

Dalle scuole agli ospedali, fino ai seggi elettorali, lo spazio concesso al Figlio di Dio appeso sulla Croce si restringe ancora. È accaduto a Firenze durante le elezioni, quando la presidente del seggio ha deciso di coprire la Croce con del nastro isolante per paura di offendere i musulmani. Ora vogliono sfrattare Gesù anche dal collo dei giornalisti. Ma questo avviene solo con i cristiani. Nessuna donna di religione musulmana è mai stata costretta a togliere il proprio velo, nessun ebreo a rimuovere dal capo la kippah, ma si chiede ai Cattolici di nascondere la croce.

Così, la scelta di Marina Nalesso appare come una provocazione. Eppure, non c’è divieto nel nostro Paese che imponga alla giornalista di non testimoniare la propria fede, il proprio credo. La stessa Costituzione, inquadrando il nostro Stato come laico e aconfessionale, garantisce “la protezione della coscienza di ogni persona che si riconosce in una fede”.

Ma lo scrittore, simpatizzante della sinistra, non lo accetta. E con la sua condanna decide di mettere un limite alla libertà individuale di esprimere la propria persona, il proprio pensiero, la propria fede e religione. Ma dove va la democrazia Italiana se uno non e libero di dimostrare la sua fede Cristiana perche l’occultamento di un simbolo religioso si avvicina più alla censura delle vecchie e ormai passate dittature, e non una vera democrazia come la nostra ....

Intanto da una parte l’Italia ha mostrato forti aperture di credito nei confronti degli Stati Uniti di Donald Trump che tutto vogliono me no che Francia e Germania continuino nei loro progetti di Difesa europea a guida franco-tedesca. Dall’altra parte, il governo italiano ha deciso di non puntare su progetti di difesa Ue che non siano inseriti nell’ambito Pesco e nell’ambito Nato. Infine, non va dimenticato neanche un ultimo dato di natura squisitamente politica: Sanchez rappresenta l’unico governo europeo pro-Ue, sostenuto da Francia e Germania e con la Commissione europea uscente che ne ha certificato la bontà delle riforme. Di fatto questo momento storico può rappresentare per Madrid il passaggio di consegne da parte di Roma. E così, questo accordo militare può rivelare molte cose sul futuro dell’Unione europea, che da tempo sembra aver deciso che il futuro di Bruxelles spasserà per Francia e Germania con il sostegno della Spagna. Escludendo, per il momento, l’Italia.

L’asse franco-tedesco ha una terza gamba: la Spagna di Pedro Sanchez. Sia chiaro, Madrid ha da sempre rappresentato un Paese fondamentale legato sia a livello politiche che a livello economico all’alleanza tra Francia e Germania. Ma adesso, con Sanchez, Emmanuel Macron ed Angela Merkel tutto appare più nitido. Le elezioni europee hanno confermato che Berlino, Parigi e Madrid hanno costruito un asse sempre più solido che serve non solo a Francia e Germania per rafforzarsi in Europa, ma anche alla stessa Spagna per scalzare l’Italia come terza potenza dell’Unione europea. Una convergenza di interessi che adesso si ripercuote su uno dei fronti più importanti dell’alleanza tra Berlino e Parigi: la difesa europea.

Dopo mesi di trattative, infatti, il governo spagnolo  ha aderito al progetto del nuovo caccia europeo. Come scrive il quotidiano spagnolo Abc, il ministro della Difesa, Margarita Robles, ha firmato l’accordo con il quale la Spagna aderisce formalmente al Future Combat Air System (Fcas) durante il Salone internazionale dell’aeronautica e dello spazio a Le Bourget, Parigi. Il memorandum d’intesa del Fcas è stato firmato, oltre che dalla Robles, anche dal ministro della Difesa francese, Florence Parly, e dal ministro della Difesa tedesco, Ursula von der Leyen. L’accordo servirà alle difese di Berlino, Madrid e Parigi per sostituire entro il 2040 gli attuali Rafale ed Eurofighter e ha una durata di almeno dieci anni. Uno strumento che serve ai governi dell’asse franco-tedesco di mostrare la propria volontà di competere rispetto ai giganti dell’industria aeronautica militare mondiale, ma serve soprattutto per dare un’accelerata a quella difesa di matrice europea su cui Parigi sta puntando moltissimo e su cui sembra avere investito anche la Germania, preoccupata dall’essere una potenza industriale ma esclusa dai grandi giochi strategici internazionali.

Intanto Giorgia Meloni attraverso radio Cusano Campus,sostiene che le prime vittime di questo disegno siano proprio gli immigrati, che "nella stragrande maggioranza dei casi vengono trascinati in Europa con l'inganno, con promesse di vita che non potranno mai avere, o con riti voodoo come nel caso delle nigeriane che vengono costrette a prostituirsi. Io dico che questo non è umano".

Dobbiamo capire che dietro questo grande tema dell'immigrazione incontrollata, non c'è il tentativo episodico di persone che sperano di sbarcare in Europa. C'è un movimento organizzato", incalza la Meloni, che fa notare come le Ong siano finanziare da Soros, "la finanza speculativa". E questo, "non è un caso".

Non solo. Secondo la Meloni, intervistata da radio Cusano Campus, infatti, "c'è anche un disegno di destrutturazione della società", che mira a "privarci della nostra identità, costruendo una società multiculturale senza identità, radici, consapevolezza, in modo che le persone diventino consumatori tutti uguali in balia del capitale". Poi, si chiede come mai siano arrivati nigeriani e pakistani e non venezuelani, "che vivono un momento di crisi e di guerra civile". 

Per la leader di Fratelli d'Italia, la risposta sarebbe semplice: "Perchè molti venezuelani sono di origine italiana, europea, sono cristiani, quindi non sono distanti da noi e non interessano a chi vuole portare avanti quel modello di destrutturazione della società. Soros è accusato del dissesto finanziario di alcune nazioni, compresa l'Italia, perchè una persona del genere dovrebbe essere così umana verso i migranti  ?". 

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