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Domenica, 06 Ottobre 2024

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A un metro di distanza le une dalle altre, decine di persone attendono con pazienza il proprio turno per ricevere il pacco alimentare. Con l’emergenza sanitaria che ha fatto perdere il lavoro a migliaia di precari in tutta Italia il parroco di della chiesa fiorentina ha iniziato distribuire ai propri fedeli una busta della spesa. Una volta ogni 15 giorni. A chi non riesce ad arrivare a fine mese e senza aiuti rischia di morire di fame. “Distribuiamo beni di prima necessità. Pane, acqua, biscotti, omogenizzati a chi ha bisogno - ci spiega una volontaria della Caritas - il dispiacere è che spesso il cibo non basta per tutti e siamo costretti a mandare via le persone. La fila a volte arriva a circondare il palazzo è scioccante”.

Con passo lento e capo chino gli uomini avanzano lenti verso i volontari della Caritas che li attendono all’ingresso della parrocchia. É necessario compilare un foglio con i propri dati dove viene inserito anche il nominativo dei componenti della famiglia. Due chiacchiere con il prete che cerca di strappare un sorriso a tutti nonostante la sua prima domanda di routine faccia male al cuore: “Non lavora nessuno a casa?”. I bambini per la mano sono il palliativo alla preoccupazione che troppo spesso toglie il sorriso. Giocano e ridono di gusto quando affondano il braccino nel cartone dei cioccolatini a forma di cuore.

Fischi, urla e contestazioni che lo hanno fatto circondare dalla scorta e ovviamente hanno richiamato giornalisti e tv. "I soldi, i soldi! La cassa integrazione!", urlavano dalla strada, e qualcuno è andato giù pesante: "Buffone, buffone". Conte ha provato ad affrontarli togliendosi la mascherina e parlando con una signora, poi vista la malaparata è tornato incredulo a palazzo Chigi sibilando: "impossibile". Ha assistito alla scena anche un deputato del M5s, Luca Carabetta, che ha provato a minimizzare la prima contestazione pubblica di Conte: "erano ragazzi, scherzavano e si facevano i selfie". Ma anche le immagini raccontano altro...

Cosi uno pensa che davvero e finito  l’idillio tra cittadini italiani e Giuseppe Conte dopo quello che e successo ... L’ex "avvocato del popolo" ieri è stato sommerso da fischi e urla di contestazione provenienti da persone che lo aspettavano in strada.  

Un colpo inaspettato e durissimo per un Conte che credeva ancora di godere di un apprezzamento elevato tra la popolazione ma che non ha tenuto conto di come la situazione in Italia stia divenendo sempre più difficile e che per aiutare i cittadini non bastano promesse e belle parole. Il premier ieri aveva convocato i giornalisti all'aria aperta in piazza Colonna, proprio davanti a palazzo Chigi per parlare degli "Stati generali" che stanno per iniziare. Con una mossa forse studiata, una volta concluso l’incontro con la stampa, Conte annuncia: "Fatemi andare a prendere un caffé, però da solo. Non seguitemi...". L’impressione è che il premier voglia andare verso la folla presente poco distante per ricevere qualche forma di acclamazione, cosa sempre utile soprattutto in un momento di difficoltà politica.

Conte, del tutto spiazzato, ha provato ad affrontarli togliendosi la mascherina e parlando con una signora ma è stato tutto inutile. Vista la contestazione, il premier seguito dalla scorta è tornato incredulo a palazzo Chigi sibilando: "Impossibile". Ed invece era tutto vero. Il segnale che qualcosa in Italia è cambiato. Chissà se Conte lo ha capito.

Certo di raccogliere applausi e sorrisi, il presidente del Consiglio si avventura verso le transenne, per avvicinarsi alla folla, formata da passanti e curiosi, assiepata lungo via del Corso. La mossa si rivela, però, un disastro. Subito si alzano fischi e urla rivolti al premier. A quel punto la scorta, che Conte aveva inviato a non seguirlo, deve accorrere per circondare il presidente del Consiglio. La scena, una vera e proprio Caporetto mediatica per Conte, richiama giornalisti e tv. "I soldi, i soldi! La cassa integrazione!", urlavano i cittadini verso il premier. Qualcuno, poi, ha anche gridato "dimissioni" e"buffone, buffone".

Si parte con la settimana difficile del premier, contestato dal Pd per l'organizzazione degli Stati generali, poi dalla folla davanti a Palazzo Chigi per gli aiuti economici promessi e mai arrivati, infine niente poco di meno che dal mitico Paul McCartney. Tutta una storia di voucher e mancati rimborsi, Ma, in quanto a "buoni", anche agli italiani non è andata benissimo.

Certo, anche i Cinquestelle se la passano maluccio. E se quando erano all'opposizione erano tra i più fermi oppositori del regime di Al Sisi colpevole dell'uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni, una volta al governo si sono piegati alla real politik e sono subito corsi a baciare la pantofola al dittatore. Dimenticando che nelle prigioni di Al Cairo anche adesso c'è un giovane italiano, Patrik Zaki. E, prima di fare affari con l'Egitto, sarebbe il caso almeno di farcelo rimandare in Italia...

Tempi durissimi anche per la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, che per sviare l'attenzione dai problemi della scuola si è infilata in un'assurda polemica grammaticale con Matteo Salvini. Ma, peggio di tutto, è riuscita persino ad avere torto. Chissà se i nostri ragazzi riusciranno a tornare a scuola a settembre, di certo dovrebbe farlo anche la ministra e andare dietro la lavagna!.

 

 

 

 

 

L’ultimo bollettino conferma che i dati stanno calando e “la ritirata continua: scende il numero totale dei ricoverati in terapia intensiva per Covid-19 in Italia, che sono ormai al 7,0% del valore di picco. Scende anche il numero dei ricoveri ospedalieri totali (da 5.002 a 4.864, quindi di altre 138 unità), mentre i casi attivi totali scendono da 35.877 a 35.262, quindi di altre 615 unità

Oggi è il fatidico 8 giugno. Quello che, se non stavamo attenti, avremmo avuto 151mila malati in terapia intensiva. Invece sono 286. E dopo 34 e 20 giorni dalle ‘aperture’ di maggio, non c’è alcun segno di quel ritorno della pandemia che certi esperti davano per scontato. Quest’ultimo punto è importante e deve essere ricordato con chiarezza”, ha dichiarato il virologo Guido Silvestri.

I modelli matematici hanno quindi fallito: i dati mostrano che sono stati “inadeguati a prevedere l’andamento reale dell’epidemia”, dice Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta (Usa). “Senza fare polemiche, perché ognuno fa del suo meglio, credo sia giusto verso i cittadini italiani che per mesi hanno compiuto sacrifici durissimi ammettere questo fatto e promettere che tali modelli non saranno più usati per prendere decisioni politiche, ad esempio per le scuole”.

Cosi altro che gennaio: il virus esiste da molto tempo prima, come ormai tutti sospettavamo. "L'origine temporale del virus Sars-Cov-2 può essere stimata tra il 6 ottobre e l'11 dicembre 2019, quindi ben prima dei cosiddetti 'primi casi' del mercato di Wuhan di fine dicembre".  

Secondo quanto riporta il virologo Guido Silvestri su Facebook i ricoveri in terapia intensiva sono calati al 7% del valore di picco. È proprio questa la priorità che alcune frange negazioniste non colgono dell’emergenza Covid-19: «appiattire la curva» dei contagi serve a scongiurare una saturazione dei reparti di terapia intensiva, una preoccupazione che non è paragonabile all’influenza stagionale.

La notizia è stata riportata dal virologo Guido Silvestri, docente negli Stati Uniti all'Università di Atlanta, sul proprio profilo Facebook mentre mentre riprende uno studio inglese pubblicato sulla rivista scientifica Infection, Genetics and Evolution, basato su una "complessa analisi di 7.666 sequenze" del nuovo Coronavirus. Per lo scienziato italiano, "le implicazioni di questa nuova datazione sarebbero enormi" afferma, perché "si dimostrerebbe quello che molti sospettano da tempo". L'allusione, poi specificata, riguarda i numeri e le curve epidemiologiche sbagliate o "bugiarde" della Cina, "fornite lo scorso 10 marzo da Zunyou Wu" che "sono sbagliati e probabilmente di molto".

Silvestri spiega il contenuto dell'articolo inglese che definisce "molto tecnico, magari è per questo che è stato discusso poco". Ma il succo non cambia. Il Covid-19 si sta adattando all'ospite, quindi al nostro organismo, per "gli alti livelli di omoplasia", il fenomeno per cui un virus muta in modo "indipendentemente simile in diverse aree geografiche e senza avere un progenitore comune". Il virologo fa l'esempio dell'Islanda, un Paese con pochissimi casi (1.800 in tutto e 10 morti) ma anche lì è stato osservato questo fenomeno. Anche se è passato poco tempo dall'origine della pandemia, l'omoplasia "è appunto la prova di un adattamento del virus all'uomo", sottolinea.

È per questo motivo che si può sperare ed ipotizzare, d'ora in avanti, una diversa letalità del virus in picchiata verso il basso. "I dati globali sulla letalità cruda di Covid-19 indicano che questa diminuisce col tempo in ogni sito epidemico, e siccome la maggior parte degli adattamenti virus-host vanno nella direzione di una ridotta patogenicità - conclude l'esperto - solo degli analfabeti della virologia possono tacciare di 'pseudo-scienza' l'ipotesi secondo cui tale robusto pattern di mutazioni omoplasiche possa risultare in un fenotipo virale a virulenza attenuata".

Intanto oggetto dell'indagine 52 genomi virali completi di Sars-Cov-2 depositati in banche dati al 30 gennaio 2020. "La ricerca ha consentito la datazione dell'origine e la ricostruzione della diffusione dell'infezione nei primi mesi dell'epidemia in Cina - evidenziano gli studiosi - attraverso la stima di parametri epidemiologici fondamentali come il numero riproduttivo di base (R0) e il tempo di raddoppiamento delle infezioni".

Ma erano necessarie misure così drastiche? Nuovi dati sulle origini del virus pongono diversi dubbi in merito. Oggi siamo molto meno impreparati rispetto alle prime fasi della pandemia, si sposta per esempio il periodo della comparsa del virus, tra il 6 ottobre e l’11 dicembre 2019.

Già uno studio pubblicato su The Lancet stimava le sue origini almeno a novembre, mentre in Lombardia era probabilmente in circolazione fin dagli inizi di gennaio.Coronavirus, studio italiano all'Oms: epidemia da ottobre, contagi raddoppiati ogni 4 giorni

La circolazione del nuovo coronavirus in Cina è cominciata diverso tempo prima rispetto ai primi casi di "polmonite misteriosa" individuati nel Paese asiatico. A ricostruire i primi mesi di vita della Covid-19 è uno studio italiano firmato da scienziati dell'università Statale di Milano. Un'indagine epidemiologico-molecolare effettuata su 52 genomi virali completi del patogeno, dalla quale emerge una stima chiave: "L'origine dell'epidemia da Sars-CoV-2 può essere collocata tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre 2019, quindi alcune settimane prima rispetto ai primi casi di polmonite identificati".

Un altro aspetto chiave rilevato dai ricercatori, "collegato al precedente, è il tempo di raddoppiamento dell'epidemia", cioé il periodo nell'arco del quale si raddoppia il numero degli infetti. E' stato "stimato a partire da dicembre in circa quattro giorni, quindi inferiore a quello calcolato sulla base del numero dei casi notificati nello stesso periodo, che risultava pari a circa una settimana". La teoria degli scienziati è "che la trasmissione animale serbatoio-uomo e le prime trasmissioni interumane siano state limitatamente efficienti, per poi aumentare in rapidità ed efficienza durante il mese di dicembre".

Il lavoro dei ricercatori italiani è stato appena accettato per la pubblicazione sul Journal of Medical Virology e i risultati sono già stati inviati dalla rivista all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). L'équipe è di Gianguglielmo Zehender, Alessia Lai e Massimo Galli del Dipartimento di Scienze biomediche e cliniche (Dibic) Luigi Sacco dell'Università degli Studi di Milano e Crc Episomi (Epidemiologia e sorveglianza molecolare delle infezioni). La ricerca, condotta nel laboratorio della Clinica delle Malattie infettive del Dibic all'ospedale Sacco di Milano, è stata svolta "sulle variazioni del genoma virale e quindi sulla filogenesi del virus stesso - precisano gli autori - e non sul numero dei casi osservati".

Ma le notizie del giorno, forse ancora più importante dell'esatta origine del virus, sono due e direttamente correlate: la prima si basa su un nuova "evidenza scientifica - indiretta ma solidissima - a favore dell'ipotesi di un rapido, progressivo e convergente adattamento di Sars-CoV-2 all'ospite umano", scrive il virologo su Facebook. In parole povere, un virus che si adatta perde di forza, ed è quello che stiamo già osservando in Italia da alcune settimane.

E poi, si "festeggia" al fallimento dei modelli matematici e degli esperti che li interpretavano. “Sappiate che non appena si riapre i casi sicuramente saliranno – di poco se riapriamo un po’, e tantissimo se riapriamo molto”, scrive il virologo riportando i timori di altri colleghi - In altre parole: ci aspettava un disastro". Fortunatamente, non è andata così per nulla. "Oggi è il fatidico 8 giugno, quello che se non stavamo attenti avremmo avuto 151.000 malati in terapia intensiva (invece sono 286) - incalza Silvestri - e dopo 34 e 20 giorni dalle "aperture" di maggio non c'è alcun segno di quel ritorno della pandemia che certi esperti davano per scontato. Questo ultimo punto è importante e deve essere ricordato con chiarezza".

 

 

 

 

 

 

Pochi giorni fa i ministri degli Affari esteri europei hanno rilasciato un comunicato ufficiale di dura condanna delle azioni intraprese da parte della Turchia ai danni della Grecia e soprattutto di Cipro.

In primo luogo l’Unione europea ha sottolineato come le attività poste in essere dalla Turchia fino a questo momento nel Mediterraneo orientale siano da considerarsi una chiara violazione sia del diritto internazionale complessivamente parlando che, nello specifico, del diritto marittimo.

In secondo luogo i ministri degli Affari esteri hanno sottolineato come la conflittualità tipo militare debba essere assolutamente evitata e debba essere sostituita dal confronto di natura giuridica soprattutto in relazione alla difficile questione delle ZEE.

In terzo luogo, come conseguenza logica di questa condanna, l’Unione europea ha chiesto alla Turchia di sospendere qualsiasi attività ostile nei confronti di Cipro rispettando la sua sovranità.

In generale tutte le attività poste in essere dalla Turchia stanno contribuendo, secondo i ministri della Ue, a logorare le relazioni di natura diplomatica con Cipro e con la Grecia.

Il ministero degli Esteri greco lunedì primo giugno ha convocato l'ambasciatore della Turchia ad Atene in relazione alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale del governo turco delle richieste di Turkish Petroleum Corporation (Tpao) per le licenze di esplorazione in aree della piattaforma continentale greca. L’iniziativa giunge dopo che il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, ha criticato le autorità turche, ree di "usurpare i diritti sovrani della Grecia”.

L’intesa trovata tra Ankara e Tripoli nel novembre del 2019, ma continua ad essere uno dei punti più delicati nella battaglia per le risorse energetiche del Mediterraneo orientale. L’unione delle acque territoriali libiche e turche in quel punto impedisce infatti il fondamentale passaggio verso l’isola greca di Creta del gasdotto EastMed, un progetto voluto da Grecia, Cipro e Israele – e sostenuto da Francia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti - per portare energia nell'UE tramite il territorio greco evitando accuratamente ogni coinvolgimento della Turchia.

Ankara dichiara di voler esercitare i suoi diritti allo sfruttamento delle risorse del Mediterraneo orientale e sentendosi esclusa dall’EastMed ha deciso di ostacolare il progetto tramite l’accordo marittimo con la Libia che è stato fortemente criticato, anche recentemente, da Grecia, Cipro, Francia, Egitto ed Emirati. La battaglia su EastMed è però soprattutto una partita per l’influenza sul Mediterraneo più che una lotta per soddisfare un impellente bisogno energetico da parte degli attori coinvolti

Nel documento pubblicato dal governo turco secondo l agenzia nova si farebbe riferimento a 24 blocchi nel Mediterraneo orientale dove condurre nuove attività esplorative, a seguito del controverso accordo sulle frontiere marittime firmato lo scorso novembre tra il Governo di accordo nazionale libico (Gna) e Ankara con l'obiettivo di creare una Zona economica esclusiva che si estende dalla sua costa meridionale turca a quella nord-orientale della Libia. "Le attività illegali della Turchia non producono alcun effetto legale", ha scritto Dendias su Twitter. “Cerchiamo di essere chiari. Le nostre opinioni su questo tema e sulle conseguenze dell'illegalità turca sono ben note.

Sono state più volte rivolte alla Turchia”, ha aggiunto il capo della diplomazia di Atene in riferimento al fatto che alcune sezioni dei blocchi si sovrapporrebbero alla piattaforma continentale greca. Il ministero degli Esteri turco ha risposto a questa posizione ellenica, affermando che Ankara è determinata a "proteggere i diritti dei turchi e dei turco-ciprioti" nel Mediterraneo orientale, aggiungendo che la richiesta avanzata da Tpao al Gna di Tripoli per esplorazioni nella Zee libica è rispettosa dei confini delle piattaforme continentali stabilite dalle Nazioni Unite. Il portavoce del ministero, Hami Aksoy, ha sottolineato che la Turchia "continuerà con risolutezza a esercitare i propri diritti sovrani nell'area", ivi incluse le attività di ricerca sismica e trivellazione.  

Secondo l agenzia Nova la Grecia “non esclude” l’uso della forza e un conflitto militare con la Turchia per difendere la sua sovranità. È quanto affermato dal ministro per la Difesa greco Nikos Panagiotopoulos all’emittente televisiva ellenica “Star Tv”. "Non vogliamo arrivare a questo punto, ma ci tengo a chiarire che faremo tutto il possibile per difendere i nostri diritti sovrani nella massima misura possibile", ha dichiarato Panagiotopoulos. "L’atteggiamento della Turchia è stato piuttosto aggressivo di recente. Credo che l'unico modo per la Grecia di affrontare un simile comportamento, che generalmente tende a essere un'aggressione, sia, da un lato, usare tutti i suoi mezzi diplomatici, e dall'altro, rafforzare la capacità di deterrenza delle forze armate", ha detto il ministro

La pandemia prodotta dal coronavirus SarsCoV-2 ha messo a nudo anche le dinamiche di quella che potremmo chiamare “geopolitica del turismo”, declinazione apparentemente soft della materia, ma che ne preserva i basilari rapporti di forza e le dinamiche espansive. È il caso della competizione tra Paesi del Mediterraneo sulle riaperture post-virus, e relazioni basate sull’incoming. Su tutti, Grecia e Turchia, rivali geopolitici nella più calda porzione del quadrante, quella orientale – dove sommano nuovi e vecchi fatti d’ordine territoriale, e proiezioni di influenza verso sud (il Nordafrica) o nord (i Balcani), nonché rapporti con attori esterni (la Cina, a cui la Grecia apre, col porto del Pireo, e la Turchia ha competenze per chiudere il bacino, anche per conto americano)

Più a sudest, la Turchia – competitor turistico minoritario per quanto riguarda l’attrattiva balneare, ma più in alto per numero di visite annuali secondo la World Tourism Organization – ha invece deciso di togliere qualsiasi genere di filtro. Apertura completa e totale a chiunque voglia soggiornare nel Paese. E non è solo una questione economica: Ankara ha sfruttato bene gli spazi concessi dalla crisi epidemiologica.

Le mosse turche,è probabile che parte del dossier mediterraneo passi anche da questa geopolitica del turismo che potrebbe vedere Ankara impegnata a sfruttare il terreno lasciato dalla Grecia – in proiezione verso l’Ascella nord del bacino – per risaldare ulteriormente i rapporti con l’Italia. Qualcosa che non passa inosservato, dopo la partnership nella liberazione della cooperante Silvia Romano e che guarda verso la Libia..

Un altra polemica recente tra Grecia e Turchia sarebbero le celebrazioni per i 567 anni dalla conquista ottomana di Costantinopoli hanno riaperto lo scontro, in realtà mai sopito, fra Atene ed Ankara attorno al destino di Santa Sofia a Istanbul. Alla vigilia della ricorrenza, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva avallato la recita di una preghiera islamica, la Sura della Conquista, all’interno della struttura nata come basilica, trasformata in moschea e, infine, adibita a museo nel 1935 dietro direttiva di Kemal Ataturk, padre della Turchia moderna.

Erdogan, il quale ha seguito in videoconferenza l’evento tenuto il 29 maggio scorso, ha criticato il governo ellenico “che non ha una sola moschea in tutta la capitale” Atene. A rincarare la dose è intervenuto il direttore delle Comunicazioni dell’ufficio presidenziale Fahrettin Altun, affermando che presto la cattedrale, oggi museo, verrà “presto riconvertita” in luogo di culto musulmano. “Siate pazienti” ha detto rivolgendosi ai cittadini, perché “insieme faremo in modo che accada”.  

Le dichiarazioni dei vertici di Ankara seguono la durissima presa di posizione della Grecia, che aveva definito la recita della preghiera islamica un “inaccettabile tentativo” di modificare lo status di Santa Sofia. Una scelta, aggiunge la leadership ellenica, equiparabile a un “affronto alla sensibilità dei cristiani di tutto il mondo”.  

La controversia fra Grecia e Turchia ha tenuto banco anche sulla stampa ellenica, in cui la conquista di Costantinopoli è vista come “una grazia nel mondo islamico” e una “occupazione nell’universo cristiano”. Il presidente della Società greco-americana di Atene ha lanciato una proposta destinata a far discutere: l’apertura dell’edificio al culto, alternandola un mese per i cristiani e un mese per i musulmani. “Se Santa Sofia si apre in questo modo - sottolinea - milioni di cristiani andranno a Istanbul. E voi ne guadagnerete in turismo”.

“Questa azione - dichiara in una nota il ministero degli Esteri di Atene - è un insulto alla comunità internazionale” e mostra il disinteresse di Ankara verso il diritto internazionale e il patrimonio cultuale Unesco. Immediata la contro-replica turca per bocca del ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, secondo cui “Hagia Sophia è in territorio turco, è stata conquistata” e “quello che accade nel nostro Paese e riguardante una nostra proprietà, riguarda solo noi”.

Conte si è presentato di fronte ai cronisti a Palazzo Chigi per parlare della fase 3 del Paese, quella in cui si dovrà decidere come investire il denaro che (pare) arriverà dall’Europa. Il piano parla di investimenti pubblici e privati, modernizzazione, digitalizzazione, infrastrutture, taglio delle tasse e una fiscalità di vantaggio per il Sud. Un "libro di sogni", dice Zaia. 

La prossima settimana il premier dovrebbe convocare gli “Stati generali dell’economia” per parlare della ripresa con “i principali attori del sistema Italia, parti sociali, associazioni di categoria e singole menti brillanti”. Dovrebbe essere coinvolta anche l’opposizione, cui il governo sembra tendere una mano.

Cosi nel giorno dell’alba della Fase 3, torna a parlare – all’ora del tramonto – il principale artefice delle misure restrittive, con annessi provvedimenti emergenziali.
Più stoico il Premier Conte, rispetto alle passate conferenze, ma sempre mantenendo una narrazione rammaricata, per i ritardi sui contributi, e talvolta decisa, soprattutto sul mondo dell’industria, principale “infettata” da tirar fuori dalla terapia intensiva della crisi economica post-Covid.

Sul primo punto  il Direttore di Libero Pietro Senaldi parlando a Radio Radio ,dice che  fiscalità di vantaggio per il Sud e anticipazioni delle misure promosse dall’Europa sono le due nuove promesse, che negli incubi degli italiani potrebbero diventare chimere.

La pensa così Senaldi, il quale ha fortemente criticato anche le parole decise di Conte verso Confindustria: “Le parole di Bonomi su danni politici? Quell’ espressione è sicuramente infelice, e la rimando al mittente“, ha detto il Premier verso quella che ad oggi è, secondo Senaldi la vera opposizione di Giuseppe Conte.

Continua Sinaldi  alla sua intervista a Radio Radio :  Il punto è che non puoi attaccare chi poi ti sosterrà, perché Conte è stato bravo a creare casse integrazioni che poi non paga, redditi di Cittadinanza, ma il lavoro lo creano gli industriali. Lui prima diceva che siamo una società signorile di massa, che viviamo consumando i soldi delle generazioni precedenti, ma ora siamo diventati una società parassita di massa, i soldi a noi chi ce li da? L’Europa perché grazie al Covid possiamo sforare tutti i bilanci?
E’ un discorso dal respiro corto. D’altronde cosa può fare? Qualunque cosa avesse promesso non gli avrebbero creduto, quindi fa discorsi di politica e non di sostanza.

Il lapsus sui soldi dei contributi? La domanda vera è questa: non lo sanno neanche loro e si confondono – e questo sarebbe inquietante dal punto di vista della competenza – oppure sparano ogni giorno una cifra diversa, così la gente non capisce più niente e non riesce a sapere se è stata accontentata, o no?
Il disegno è diabolico, ma altrettanto inquietante. Io non ho la risposta, ma nessuna delle due mi piacerebbe“.

Ma anche dal Ue arrivano novita o promesse e come da pronostico, con i mercati alla finestra, la BCE ha annunciato che il Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) sarà incrementato di 600 miliardi di euro raggiungendo così quota 1.350 miliardi di euro.

Nella conferenza stampa di rito, la Presidente Christine Lagarde ha parlato di un "crollo senza precedenti nel secondo trimestre", di "forti perdite di lavoro e reddito che hanno portato a cadute significative di spese per consumi e investimenti" e di un recupero solo "tiepido" a fronte di "alcuni segni di risalita" post minimi.

Intanto la Banca Centrale Europea ha tagliato drasticamente le sue stime di crescita per l'Eurozona quest'anno, portando il PIL 2020 a -8,7%, con una revisione di nove punti e mezzo rispetto alle ultime previsioni. Nel 2021 dovrebbe arrivare un rimbalzo del 5,2%, seguito da un +3,3% l'anno dopo. Tagliate anche le stime sull'inflazione dell'Eurozona che nel 2020 si posizionerà allo 0,3%, nel 2021 allo 0,8% mentre nel 2022 salirà all'1,3%.

Nel sottolineare che il Consiglio direttivo della Bce chiede "un forte e tempestivo sforzo per sostenere la ripresa" dopo i 540 miliardi di euro deliberati dall'UE (la cifra che mobiliteranno Sure, Mes e Bei, ndr) la Lagarde ha anche accolto con favore "la proposta della Commissione europea di un piano per la ripresa per sostenere le regioni e i settori più colpiti dalla pandemia".

Cosi la BCE interviene nuovamente nella crisi economica dell’area euro e si rivela l’unica vera istituzione in grado di fare qualcosa. Con la politica legata mani e piedi dai propri vincoli e dalla propria miopia deve intervenire un organo prettamente tecnico per fare qualcosa. Vediamo quali interventi sono stati decisi.

La dotazione per il programma di acquisto di emergenza di pandemia (PEPP) sarà aumentata di 600 miliardi di euro per un totale di 1.350 miliardi di euro. In risposta alla revisione al ribasso dell’inflazione nell’orizzonte di proiezione legata alla pandemia, l’espansione del PEPP faciliterà ulteriormente un ampliamento della politica monetaria generale, sostenendo le condizioni di finanziamento nell’economia reale, in particolare per le imprese e le famiglie. Gli acquisti continueranno a essere condotti in modo flessibile nel tempo, cioè con i “Capital Key ” molto rilassati e comprando dove c’è bisogno. Vedremo anche più acquisti di titoli dal settore privato.

L’orizzonte per gli acquisti netti nell’ambito del PEPP sarà esteso almeno alla fine di giugno 2021. e comunque finchè ce ne sarà bisogno. Whatever it takes….
I pagamenti di capitale in scadenza da titoli acquistati nell’ambito del PEPP saranno reinvestiti fino almeno alla fine del 2022. Comunque il reinvestimento seguirà la politica  monetaria.

Gli acquisti netti nell’ambito del programma di acquisto di attivi (APP) proseguiranno a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro, insieme agli acquisti nell’ambito della dotazione temporanea aggiuntiva di 120 miliardi di euro fino alla fine dell’anno. Quindi il super -acquisto del PEPP non sostituisce il normale QE.

Questa decisione della BCE mette nell’angolo l’utilizzo del MES. Consideriamo che, allo stato attuale, meno di 200 miliardi dei 750 messi a disposizione sono stati impiegati. Con questa aggiunta la capacità di tiraggio è enorme. Il rendimento del BTP è andato giù.

L’annuncio della BCE era atteso, ma nel weekend il Ministero decide l’emissione di titoli decennali, ne affida il collocamento ad un pugno di   banche (  Bnp Paribas, Citigroup Global Markets, Hsbc France, Monte dei Paschi di Siena Capital Services Banca per le Imprese, Unicredit e NatWest Markets), quindi riesce a piazzare 14 miliardi contro 108 miliardi di domanda (9 volte l’offerta) a 1,707% di rendimento. Ma perche il Tesoro si comporta cosi ?

La sua istituzione è oggettivamente messa all’angolo e diventa secondaria. Ai fessi che dicono che “Il MES costa meno” ricordiamo che il titolo comprato dalla BCE costa zero, perchè gli interessi sono rigirati alla Banca d’Italia che poi, come utili, li gira al Tesoro. Quando non sono utilizzati per ricomprare altri BTP;
 

Serrande sollevate, clienti in fila e negozi sanificati. Il lockdown è ormai un ricordo. Dal 18 maggio i commercianti possono tirare un sospiro di sollievo. O almeno ci provano. La ripresa infatti appare ancora un miraggio. E per alcuni potrebbe essere un obiettivo irraggiungibile. La favola dello smart working non regala un lieto fine a tutti. Se molte aziende grazie a questo strumento hanno e stanno raccogliendo ottimi frutti, alcuni – come i lavoratori in nero e i precari – non ne hanno la possibilità e non vedranno ancora per molto tempo. Cerchiamo di fare il punto sui posti già persi e gli scenari futuri rispondendo a un lettore,

Secondo  il segretario generale dell’Ugl "se non si interviene subito sono a rischio più di un milione di posti di lavoro e l’11% della nostra capacità produttiva potrebbe essere compromessa per sempre".

Dall’ultimo rapporto Istat emerge che il mercato del lavoro è fermo. A marzo è stata registrata una diminuzione dell’occupazione pari a -27mila unità e nel trimestre gennaio-marzo 2020 il calo è di -94mila unità. La diminuzione dell’occupazione coinvolge sia le donne (-18mila unità) sia gli uomini (-9mila) portando il tasso di occupazione al 58,8%. Una variazione piuttosto leggera rispetto a febbraio quando si attestava al 58,9%.

 A subire un calo è soprattutto la ricerca di lavoro, il cui tasso tocca i -267mila unità (-98mila tra le donne e -169mila tra gli uomini). Il tasso di disoccupazione scende all’8,4% (a febbraio si fermava al 9,7%) e, tra i giovani, al 28,0% mentre a febbraio era del 29,6%. A marzo, la consistente crescita del numero di inattivi (+2,3%, pari a +301mila unità) - tre volte più elevata tra gli uomini (+3,9% pari a +191mila) rispetto alle donne (+1,3% pari a +110mila) - porta il tasso di inattività al 35,7% (+0,8 punti). 

Ad aprile 2020, mese di lockdown, si contano 274 mila occupati in meno rispetto a marzo. Lo rileva l'Istat, parlando di una "marcata diminuzione". L'effetto dell'emergenza Covid-19 sul mercato del lavoro "appare decisamente più marcato rispetto a marzo", spiega l'Istituto. "L' occupazione ha registrato una diminuzione di quasi 300 mila unità, che ha portato nei due mesi a un calo complessivo di 400 mila occupati e di un punto percentuale nel tasso di occupazione", viene sottolineato nel commento che accompagna le stime.

Gli inattivi, coloro che né hanno né cercano un lavoro, ad aprile, mese di lockdown, salgono di 746mila unità. L'istituto parla di "un'ulteriore forte crescita dell'inattività".

Ad aprile il tasso di disoccupazione scende al 6,3% dall'8,0% di marzo. Lo rileva l'Istat. Si tratta del minimo dal novembre del 2007. Pesa l'effetto del lockdown, con 484 mila persone in meno che cercano lavoro (-23,9% rispetto a marzo). Il numero dei disoccupati, appunto di coloro che sono a caccia di un impiego, cala a 1 milione e 543 mila. 

Cosi a quasi tre mesi dall'inizio del lockdown e 33.530 morti cade un altro dei divieti ancora in vigore: si torna a circolare liberamente in tutta Italia "senza condizioni", con i cittadini dell'area Schengen e della Gran Bretagna che potranno venire nel nostro paese senza obbligo di quarantena e senza altre restrizioni che non siano quelle in vigore per tutti: divieto di assembramento, mantenimento della distanza interpersonale e uso della mascherina nei luoghi chiusi. "Oggi sembra una conquista - dice il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia - ma ce l'abbiamo fatta con il sacrificio di tutti e senza dimenticare le vittime e gli operatori sanitari che hanno lavorato in modo incredibile".

Oggi dunque inizia la Fase 3, che sarà ben diversa da quanto l'Italia intera è stata costretta a chiudersi in casa ma che non sarà ancora la normalità che tutti conoscevamo prima del 20 febbraio. Una fase più complessa in cui saranno fondamentali, forse più di prima, i comportamenti e il senso di responsabilità degli italiani. Ci saranno poi una serie di novità che riguardano le stazioni ferroviarie. Con un decreto firmato dal ministro dei Trasporti Paola De Micheli, da domani diventa obbligatoria la misurazione della febbre per chi viaggia con l'Alta Velocità o con gli intercity: ci saranno degli ingressi dedicati nelle stazioni e, in caso si abbia più di 37,5°C, non sarà consentito l'accesso a bordo del treno.

La riapertura dei confini regionali non significa però che il virus è sconfitto, come confermano ancora una volta i numeri: a fronte di un incremento giornaliero di 'sole' 55 vittime (il dato più basso dal 2 marzo), sei regioni più la provincia di Bolzano senza morti, meno di 40mila attualmente positivi e 160mila guariti, i contagi tornano a salire. E' vero che il bollettino di ieri scontava i pochi tamponi eseguiti di domenica, ma è altrettanto evidente che l'incremento c'è stato visto che da 178 casi sì è arrivati a 318. Con il nord ovest e la Lombardia che fanno una corsa diversa rispetto al resto d'Italia: 8 regioni (Puglia, Trentino Alto Adige, Umbria, Sardegna, Valle d'Aosta, Calabria, Molise e Basilicata) non hanno nuovi contagiati, altre sette ne hanno meno di dieci mentre Lombardia, Piemonte e Liguria insieme ne hanno 259 su 318, l'81,4% del totale. La Lombardia, da sola, ne ha il 58,8%.

"Da un lato c'è la felicità nel vedere che le nostre città si stanno ripopolando ma dall'altro c'è il senso di responsabilità che noi rappresentanti delle istituzioni dobbiamo avere e chiedere", dice Boccia chiedendo dunque agli italiani di essere ancora attenti, anche perché i costi pagati finora al virus "sono stati altissimi" e non ci si possono permettere errori.

Registrazione obbligatoria, e non volontaria, per chi arriva in Sardegna con un questionario che traccia anche gli eventuali spostamenti interni. Il questionario va compilato on line sul sito della Regione prima della partenza, o attraverso la app "Sardegna Sicura" per il tracciamento dei contatti su base volontaria. E' quanto prevede l'ordinanza, firmata ieri a tarda notte, dal governatore Christian Solinas. Una copia della ricevuta della registrazione dovrà essere allegata alla carta d'imbarco e al documento d'identità.

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