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Nuova ondata di sbarchi a Lampedusa dove, nel giro di poche ore, sono approdati di ieri,quasi un migliaio di migranti su cinque barconi. L'ultimo, un peschereccio in ferro intercettato a tre miglia dall'isola motovedette della Capitaneria di Porto e della Guardia di Finanza, aveva a bordo 398 persone di varie nazionalità, di cui 24 donne e 6 bambini.  

Oggi Il forte vento e il mare agitato frenano nuovi sbarchi a Lampedusa, ma rallentano anche i trasferimenti. La cronaca fa registrare l'arrivo di diciassette persone, soccorsi in extremis, quando erano aggrappati a una piattaforma petrolifera. E hanno toccato quota 1.500 gli ospiti dell’hotspot dell’isola, a fronte di una capienza massima di 250 persone, mentre in 200 sono stati collocati sul molo Favaloro.Duecento hanno passato parte della notte sul molo, come accaduto in quella precedente, poi sono stati collocati nella struttura di accoglienza.

In precedenza erano stati soccorsi una barca in legno di venti metri con 415 profughi, una seconda carretta con 90, e altre due imbarcazioni con 98 e 16 persone. Tutti i migranti sono stati trasferiti nell'hotspot dell'isola che era vuoto e che adesso è nuovamente al collasso.

Cercasi nuove strutture per l'accoglienza dei migranti. È questo uno degli argomenti che tiene banco in questo momento nei piani alti del governo unitamente al boom degli arrivi. Già perché i migranti continuano ad arrivare in modo incessante e con numeri importanti mettendo in difficoltà la macchina del sistema di accoglienza.

E le navi quarantena a quanto pare non possono fornire un servizio a lungo termine per questa emergenza. Introdotte nella primavera del 2020 per far fronte all'impennata degli sbarchi che aveva assunto il carattere della straordinarietà, queste imbarcazioni avevano la funzione di sopperire alla mancanza di apposite strutture dedicate all'accoglienza di numeri importanti nell'ambito di un contesto sanitario delicato a causa della pandemia da coronavirus.

Col passare dei mesi però è stata necessaria l’introduzione di altre navi. “Solo per il periodo estivo” si diceva, ed invece le grandi imbarcazioni hanno continuato a transitare nelle acque delle coste siciliane perché l'emergenza non è mai finita.

L’emergenza migranti scatena Fratelli d’Italia, mette in allarme la Lega e non consente agli altri partiti della coalizione di maggioranza di stare tranquilli. Matteo Salvini sottolinea: «In 24 ore 2.148 sbarchi non sono compatibili con un paese che vuole ripartire. Ne parleremo con Draghi». Giorgia Meloni rilancia lo strumento del blocco navale. Dentro l'esecutivo le mosse sono più articolate. Lo stesso Salvini dice: «Noi a Draghi porteremo i modelli degli altri paesi europei. Siccome giustamente si parla di un governo europeista e di quello che ci chiede l'Europa, chiediamo che l'Italia si comporti come si comporta la Spagna, la Grecia e la Francia. In nessun altro Paese ci sono i numeri, le dimensioni e i problemi che abbiamo in Italia».

Si discute nell'esecutivo di un rilancio degli accordi di Malta per il ricollocamento volontario dei richiedenti asilo in Europa. Si prefigurano accordi bilaterali con Libia e Tunisia, tutti però da mettere in piedi. La richiesta di un sostegno concreto da parte della Commissione europea è in ogni caso una delle priorità in campo. Circola anche l'ipotesi di un nuovo coinvolgimento di Frontex, l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, con il ripristino dell’impiego di unità navali dei paesi membri. 

Soluzione rischiosa: potrebbe essere incentivo anziché strumento di dissuasione per le partenze dei migranti. Il tema resterà nelle priorità dell'agenda politica ancora a lungo. Enrico Letta (Pd) l’ha avanzata, Nicola Molteni (Lega) già la contesta. Il ministro Lamorgese ha parlato al telefono con il commissario europeo per gli Affari Interni Ylva Johansson. La titolare del Viminale ha sottolineato la necessità di attivare entro l'estate un meccanismo temporaneo di solidarietà nell’Ue per ricollocare i migranti sbarcati. Osserva l'alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi: mettere in campo un meccanismo di gestione degli arrivi e di solidarietà per i ricollocamenti «è il minimo» che l'Europa possa fare.

Il leader della Lega Matteo Salvini, in un incontro con i giornalisti fuori dalla sede di Regione Lombardia, va all'attacco sul tema migranti. Il dibattito sugli sbarchi, dentro e fuori il governo, si infiamma «Noi a Draghi porteremo i modelli degli altri paesi europei. Siccome giustamente si parla di un governo europeista e di quello che ci chiede l'Europa, chiederemo che l’Italia si comporti come si comporta la Spagna, la Grecia e la Francia. In nessun altro Paese ci sono i numeri, le dimensioni e i problemi che abbiamo in Italia». Rispondendo a chi gli ha chiesto un’opinione sul lavoro Lamorgese, il leader leghista ha detto che «non do promozioni o bocciature. I numeri dicono che sono arrivati ieri in una domenica di maggio il doppio dei clandestini che sbarcarono in tutto il mese di maggio quando ero ministro. Con in più che c’è il Covid. Sicuramente così non si può andare avanti. Volere è potere». «Io venerdì sono a Catania in un’aula di tribunale per rispondere di quello che ho fatto e ne vado fiero», ha concluso Salvini riferendosi al processo sul «caso Gregoretti» che lo vede imputato per sequestro di persona per il ritardo delle sbarco di 131 migranti nel luglio 2019 ad Augusta.

intanto "Il mio peschereccio è stato prima preso a sassate da diversi pescherecci turchi, che lo hanno speronato e poi hanno tentato di salire a bordo. Il comandante è stato costretto a tirare le reti e ad allontanarsi dalla zona". A parlare con l'Adnkronos è Luciano Giacalone armatore del 'Michele Giacalone', il peschereccio partito da Mazara del Vallo e preso a sassate durante una battuta di pesca in una zona di mare antistante la Siria. Nella stessa area si trovava anche un'altra imbarcazione, il 'San Giorgio I'. Il 3 maggio il 'Michele Giacalone' era stato mitragliato da libici nella zona di Bengasi.

Dura la posizione del parroco dell'Isola, don Carmelo La Magra: "Ancora 200 persone migranti hanno passato la notte sul molo Favaloro a Lampedusa in condizione igieniche indescrivibili e con i servizi igienici inutilizzabili, costretti ad urinare in bottiglie di plastica. Governo dei migliori... Vergogna. Continuare a chiamare emergenza un fenomeno che si ripete allo stesso modo per decenni serve solo a deresponsabilizzare la politica. 'Buoni' e 'cattivi' continuano a parlare di#migranti ma nessuno sembra proporre soluzioni concrete".

Fonti ansa / agi/ adnkronos / il giornale / il sole24

Altra notte di sbarchi a Lampedusa dove sono approdati 635 migranti a bordo di quattro imbarcazioni. Il primo soccorso, eseguito dalla Capitaneria di porto, è stato di un peschereccio con a bordo 352 persone, di varie nazionalità  a 9 miglia dalla costa. A seguire, una motovedetta ha trasbordato altri 87 uomini intercettati a 15 miglia: l'imbarcazione e' stata lasciata alla deriva. Alle 3,20 il terzo sbarco di 101 migranti, fra cui 10 donne e 3 bambini, soccorsi a 12 miglia. Quasi in contemporanea, infine, sono arrivati altri 95 immigrati, fra cui 3 donne e 5 bambini. In 24 ore, con gli ultimi approdi a Lampedusa, sono 20 gli sbarchi per un totale di 2.128 persone, tutte trasferite all'hotspot. 

Una realtà che vede da sempre l'Italia in prima linea e lasciata sola sottolinea il secolo d italia. Con Malta e la Francia che, ignorando richieste ed sos dei natanti carichi di immigrati, delegano emergenza e accoglienza sui nostri porti. E allora: «È importante salvare le persone senza litigare sulle vicende burocratiche – ha sollecitato il giovane parroco –. È giusto che l'Italia chieda all'Europa di non essere lasciata da sola. Ma proprio per il suo impegno da capofila, sia l’Italia a dettare le scelte nel soccorso». 

Poi, guardando alla popolazione isolana. Stremati da anni di accoglienza coatta e invasiva, proprio sui residenti a cui è stato chiesto incessantemente di assolvere al compito dell’ospitalità massiva, il parroco aggiunge e conclude: «Nei momenti difficili – sottolinea don Carmelo La Magra – tante persone hanno saputo dare prova di accoglienza e disponibilità. Ma anche i lampedusani non vanno messi nelle condizioni di essere provati oltre alle loro forze»…

Draghi – come spiega La Stampa – dovrà fare uso di tutto il suo pragmatismo per imporre una linea comune a una maggioranza che va dalla sinistra di Leu alla Lega. Salvini è perplesso di fronte all'ipotesi di far ricorso a operazioni internazionali come Triton, Sophia o Mare Nostrum che considera utili solo ad attrarre altri migranti e insiste per accordi bilaterali, considerando gli accordi di Malta carta straccia perché «i partner non fanno nulla e l'Unione come al solito non batte un colpo».

Palazzo Chigi e Viminale invece si mostrano ottimisti. Perché l'emergenza Covid sta passando ed è possibile discutere a Bruxelles il ripristino degli accordi di distribuzione dei migranti su base volontaria, sospesi all'inizio della pandemia. Il governo cercherà la sponda della Commissione e delle ong tedesche, francesi e spagnole, che possono fare pressione sui rispettivi governi. Certo il contesto non aiuta. In Germania la campagna per le elezioni di settembre è già iniziata. Emmanuel Macron si gioca il rinnovo nella primavera del 2022 e deve fare i conti con la concorrenza a destra.

L'intensificazione degli sbarchi ha raccolto malumori in tutto il centrodestra, non solo tra le fila di Fratelli d'Italia e Lega, ma anche in Forza Italia. Matteo Salvini ha chiesto un incontro con Draghi perché "con milioni di italiani in difficoltà non possiamo pensare a migliaia di clandestini".
Tra gli azzurri, invece, è il segretario cittadino Rosario Costanza a chiedere al ministro Di Maio di venire a Lampedusa per constatare la situazione di persona.

Intanto pressing di Giorgia Meloni è alto: «serve il blocco navale», è la soluzione proposta dalla leader di Fdi. Soluzione che, difficilmente, sarà contemplata dal governo. In attesa del rinnovo del mandato di Frontex, al quale l'Ue sta pensando, è a un meccanismo più rigoroso di redistribuzione che Roma sta puntando. Nei prossimi giorni, oltre al Cdm atteso giovedì per allungare il coprifuoco e varare i nuovi sostegni, Draghi affronterà l'allarme sbarchi.

"Non vogliamo abituarci a questo tipo di notizie. L'immigrazione clandestina va fermata. Vanno fermati gli scafisti e le Ong immigrazioniste che speculano sulle tragedie". Lo ha scritto su Facebook Giorgia Meloni, commentando i numerosi sbarchi avvenuti in poche ore a Lampedusa e che hanno portato in Italia oltre mille migranti. "Come Fratelli d'Italia - ha aggiunto la leader - continuiamo a chiedere al ministro Lamorgese un immediato blocco navale".

Dati alla mano, dal primo gennaio a oggi, sulle coste italiane è sbarcato il triplo degli immigrati dello scorso anno quando ne erano arrivati "solo" 4.184. Secondo l'ultimo report del Viminale (non del tutto aggiornato perché fermo alle 8 di questa mattina), dei 3.881 arrivi di questi primi dieci giorni di maggio più della metà (2.146) si sono concentrati nell'ultimo fine settimana.

Dall'1 gennaio a oggi sulle coste italiane sono sbarcati 12.894 migranti, il triplo rispetto ai 4.184 dello stesso periodo dell'anno scorso. Secondo l'ultimo aggiornamento (alle 8 di oggi) del report quotidiano online del ministero dell'Interno, dei 3.881 arrivi di maggio, più della metà (2.146) si sono concentrati negli ultimi due giorni.    Sulla base di quanto dichiarato in fase di identificazione, il 13% dei migranti sbarcati quest'anno è originario della Tunisia, il 10% della Costa d'Avorio, il 9% del Bangladesh e il 7% della Guinea.  I minori stranieri non accompagnati sbarcati dall'1 gennaio al 3 maggio sono 1.373, a fronte dei 4.687 arrivati in tutto il 2020

Esattamente il doppio di quelli che sbarcarono in tutto il mese di maggio quando era ministro dell'Interno Salvini. Per questo ora il leader della Lega si è detto indisposto a tollerare oltre e con la Lamorgese ha convenuto che occorre fare al più presto il punto insieme al premier Mario Draghi. "Chiederemo che l'Italia si comporti come si comportano la Spagna, la Grecia e la Francia", ha spiegato l'ex ministro anticipando le richieste che farà al capo del governo. "In nessun altro Paese ci sono i numeri, le dimensioni e i problemi che abbiamo in Italia - ha argomentato - gli altri Paesi non stanno aspettando l'Europa, ma stanno difendendo i loro territori per conto loro con pieno diritto".

Se lo scorso fine settimana l'allarme immigrazione era arrivato in modo blando nelle stanze del potere romano, dopo gli ultimi tre giorni di sbarchi incessanti, oltre alle sirene delle Capitanerie di porto del Sud Italia, si sono fatti incandescenti anche i telefoni di Palazzo Chigi e del Viminale. 

Matteo Salvini ha tempestato di messaggi il cellulare della titolare del ministero dell'Interno, Luciana Lamorgese. E, mentre ieri si parlava di "spirito collaborativo" per elaborare insieme "un piano di interventi per evitare una escalation degli arrivi", oggi il leader della Lega è stato sin troppo chiaro: "Con Lamorgese ci siamo messaggiati ieri però se si aspetta la solidarietà europea penso che vada a finire come i vaccini, cioè nel nulla".

Intanto è stato ripristinato il fermo della nave Sea Watch. Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana (Cgars), con l’ordinanza cautelare n. 322/2021 depositata ieri, ha riformato la decisione del Tar della Sicilia che aveva esaminato e accolto la domanda di sospensione del provvedimento di fermo della Sea Watch, a seguito della decisione da parte della Corte di Giustizia Ue. Nell’ordinanza collegiale del Cgars si afferma che "in assenza di specifiche prescrizioni sulle caratteristiche tecniche delle unità di salvataggio, il servizio di pattugliamento, ricerca e soccorso in mare deve avvenire in condizioni di sicurezza per le stesse persone soccorse, per l'equipaggio (riguardo, tra l'altro, alla sufficienza dei servizi igienici e ad adeguate turnazioni del personale), per la navigazione, per l'ambiente, condizioni che allo stato non sono riscontrabili a bordo". Per altro verso, nell'ordinanza cautelare si rileva che tale pregiudizio ben potrebbe essere rimosso mediante l’adeguamento alle prescrizioni dettate dall’amministrazione o modulando il servizio alle condizioni strutturali della nave.

Dura vita per i cittadini europei che devono visitare il Regno Unito dopo la Brexit. Almeno una trentina di uomini e donne provenienti da diversi paesi dell'Unione Europea, Italia compresa, sono stati sono stati fermati e rinchiusi nei centri di accoglienza britannici per migranti, prima di essere espulsi, per aver cercato di entrare nel territorio senza visto per lavorare o status di residente. Diplomatici europei hanno espresso preoccupazione alla luce di casi di cittadini rimasti nei centri fino a sette giorni prima di essere rimpatriati, a volte senza la possibilità di avere contatti con l'esterno

Fonti il Tempo / Secolo d Italia / Rai / Il Giornale.

 

 

 

 

Il Tribunale Amministrativo laziale ha emesso oggi la sua sentenza “in nome del popolo italiano”, e ha costretto il dicastero a fornire integralmente i verbali della task force anti coronavirus, i quali, fino a oggi, sono rimasti segreti e avvolti nell'ombra.

La vittoria è principalmente di Fratelli d'Italia, il quale partito ha portato avanti in primis la lotta per la pubblicazione di questi documenti. Tutto ebbe inizio nel dicembre 2020, quando il deputato del partito di Giorgia Meloni, Galeazzo Bignami, presentò un'istanza di accesso civico per accedere ai “documenti nella disponibilità del Ministero della Salute e a qualsiasi titolo da essi redatti e detenuti inerenti lo svolgimento delle riunioni della task force”.  

Cosi arriva un’ulteriore svolta nella messa in luce delle procedure avvenute per contrastare la pandemia: dopo la prima condanna già inflitta al ministero della Salute dal Tar del Lazio sul piano segreto, arriva oggi la seconda batosta che si abbatte direttamente su Roberto Speranza.

Oggi la leader di Fratelli d'Italia celebra così la decisione dei giudici, sul suo profilo facebook: “Dopo la prima condanna inflitta al ministero della Salute dal Tar del Lazio sul piano segreto, arriva oggi la seconda vittoria di Fratelli d'Italia contro Roberto Speranza: il Tribunale Amministrativo laziale ha infatti emesso la sua sentenza costringendo il dicastero a fornire i verbali della task force anti coronavirus. Fino ad oggi tenuti segreti.

Breve riassunto, per chi non ha seguito sin dall'inizio la vicenda. Torniamo al 22 gennaio del 2020, prima dell'inizio dell'epidemia, il giorno in cui Speranza annuncia la creazione di una task force da lui presieduta e formata dai “migliori cervelli” di cui dispone il Paese. Il gruppo di lavoro si riunisce tutti i giorni per diverse settimane, tutte le mattine alle nove e sempre alla presenza del ministro di Leu. 

È in quella sede che nascono le prime strategia per il contenimento del virus cinese. Lì che sorge la decisione di chiedere lo stato di emergenza. Lì che viene ascoltato il 27 gennaio Ranieri Guerra, ex direttore aggiunto dell’Oms poi coinvolto nel putiferio del dossier di Zambon. Ma soprattutto è lì che si decide, come emerso dalle carte dell’inchiesta di Bergamo, cosa fare (e cosa non fare) del piano pandemico anti-influenzale. Giuseppe Ippolito, direttore dello Spallanzani, il 29 gennaio suggerisce di far riferimento a quel documento aggiornandolo alle linee guida dell’Oms. "È stato fatto?", si chiedono in molti. Forse basterebbe leggere i verbali delle riunioni per capirlo. Ed è qui che sorgono i problemi.

Così dopo la prima condanna inflitta al ministero della Salute dal Tar del Lazio sul piano segreto, arriva oggi la seconda batosta che si abbatte su Roberto Speranza: il Tribunale Amministrativo laziale ha infatti emesso la sua sentenza “in nome del popolo italiano” costringendo il dicastero a fornire i verbali della task force anti coronavirus. Fino ad oggi tenuti segreti.

fonti la mia citta news / il giornalea

Escalation post Brexit tra Regno Unito e Francia sulla pesca nella Manica. Sono infatti arrivate in zona, nelle prime ore di oggi le due navi da guerra britanniche Severn e Tamar inviate ieri sera su decisione del premier Boris Johnson per pattugliare l'area di fronte all'Isola di Jersey, dipendenza della Corona di Londra nel Canale, in modo da scoraggiare il tentativo di blocco ingaggiato nei suoi confronti da alcune decine di pescherecci francesi.

Da parte sua, la Francia ha inviato due motovedette, secondo quanto si apprende dalle autorità marittime. Il segretario di Stato francese agli Affari europei, Clément Beaune, all'Afp ha detto che le "manovre" britanniche al largo di Jersey, "non devono intimidirci"

Lo scontro tra Francia e Regno Unito, si consuma nelle acque della Manica per effetto della Brexit. Al centro la questione pesca, punto cruciale dell'accordo di divorzio dall’Europa, ma che Londra interpreta in maniera restrittiva. 

Circa 50-60 pescherecci francesi hanno protestato questa mattina al largo dell'isola britannica di Jersey – che si trova a 22 chilometri dalle coste della Normandia – contro le condizioni ritenute penalizzanti imposte da Londra alla loro attività: infatti le navi francesi possono operare entro 12 miglia dalle coste britanniche soltanto se dimostrano di avere un legame comprovato e di lunga data nelle stesse acque. 

In questo caso devono comunque ottenere un permesso di autorizzazione, una licenza che finora le autorità di Jersey hanno concesso in minima parte: il via libera è stato dato infatti solo a 41 imbarcazioni su 344, e le autorità britanniche hanno anche imposto limiti alla quantità del pescato per le navi straniere e specifiche rispetto alle reti che possono essere utilizzate nelle acque di Londra. Solo nel primo pomeriggio le decine di pescherecci francesi hanno fatto rientro in Francia abbandonando la protesta.  

La protesta dei pescatori, giustificata dal governo di Parigi, nasce dal rifiuto del governo locale di Jersey - autonomo, ma forte della tutela di Londra - di consentire l'accesso a molti di loro nelle proprie acque di pesca sullo sfondo di un'interpretazione restrittiva del capitolo sulla pesca dell'accordo quadro sul dopo Brexit sottoscritto nei mesi scorsi fra Regno Unito e Ue. Interpretazione che ha limitato drasticamente dalla settimana scorsa il numero di licenze rilasciate da Jersey - che si trova a 22 chilometri dalle coste della Normandia - ai pescherecci francesi in mancanza di tutta una serie di documenti richiesti.

Di qui la proteste di Parigi e la reazione dei pescatori, sfociata nella minaccia del blocco di St. Helier, capitale e porto principale dell'isola, con il rischio di privare i suoi abitanti persino della corrente elettrica. E la risposta del governo locale con la richiesta di aiuto a Londra, arrivato sotto forma di due unità della Royal Navy incaricate ora di "monitorare la situazione". Il Regno Unito assicura "il suo incrollabile sostegno a Jersey", ha fatto sapere ieri sera Boris Johnson dopo colloqui avuti con il Chief Minister della piccola isola, John Le Fondé, e il ministro degli Esteri, Ian Gorst.

I pescherecci francesi stanno inscenando la protesta al largo dell'isola di Jersey, nel canale della Manica, alcune tentando di bloccare il porto del capoluogo Saint-Hélier. "I nostri battelli sono partiti da un po' ovunque, dalla Bretagna, dalla Normandia. E' incredibile essere riusciti a radunare così tanta gente", ha dichiarato all'Afp uno dei pescatori francesi che partecipano alla protesta, Roman Davodet.

Fonti giornalistiche sul posto affermano che, mentre altri pescherecci continuano ad affluire, alcuni fra essi tentano di impedire al cargo Commodore Goodwill di uscire dal porto di Saint-Hélier. Almeno tre pescherecci della stessa Jersey si sarebbero uniti alla protesta. Martedì scorso la ministra francese responsabile del Mare, Annick Girardin, all'Assemblea nazionale di Parigi aveva detto che la Francia è pronta a ricorrere a "misure di ritorsione" nei confronti dell'isola di Jersey se le autorità britanniche continueranno a limitare l'accesso dei pescatori francesi alle sue acque territoriali.

Il Regno Unito garantisce "un sostegno senza equivoci" all'isola di Jersey, parte delle dipendenze della Corona britannica nella Manica a ridosso delle corte francesi, nella sfida in corso con Parigi e con i pescatori della Normandia sulle limitazione d'accesso post Brexit nelle acque circostanze. Lo ha ribadito il premier britannico Boris Johnson in nuovi colloqui con il chief minister del governo di Jersey, John Le Fondre, il vice Lyndon Farnham, e il ministro degli Esteri, Ian Gorst. Johnson precisa che l'invio delle due navi da guerra di Londra mandate a pattugliare la zona è al momento solo "una misura precauzionale".

Ma una portavoce della Commissione Ue sottolinea che le nuove condizioni che limitano le attività dei pescherecci europei nelle acque britanniche imposte dal Regno Unito "non rispettano le disposizioni dell'accordo" post Brexit sulla pesca e "fino a quando non avremo ricevuto ulteriori giustificazioni dalle autorità britanniche, riteniamo che non debbano essere applicate".

 

Ansa / web

Dopo gli anni di gelo imposti da Donald Trump e i lunghi mesi della pandemia, riparte oggi a Londra "in presenza" il G7 dei ministri degli Esteri. È il preludio del vertice dei 7 capi di Stato e di governo che si terrà in Cornovaglia il mese prossimo, la prima uscita internazionale di Joe Biden.

L'origine dei Summit delle grandi economie industrializzate risale al 1975, quando il Presidente francese Valéry Giscard d’Estaing invitò i Leader della Repubblica federale di Germania, del Regno Unito, dell'Italia, degli Stati Uniti e del Giappone a Rambouillet per discutere della crisi economico-finanziaria successiva allo shock petrolifero del 1973-1974. I colloqui di Rambouillet sancirono quelle caratteristiche peculiari che contraddistinguono il foro ancora oggi: senso di informalità tra Leader; schiettezza del dialogo; trattazione dei grandi temi di attualità internazionale; intimità della location del Vertice; presenza di funzionari di fiducia dei Capi di Stato e di Governo ( i c.d. “Sherpa”); brevità dell'incontro; sottoscrizione di una dichiarazione congiunta contenente impegni politici di alto livello.

Così riparte la diplomazia in presenza: il 4 maggio si è aperto il vertice dei sette capi di Stato e di governo, preludio del meeting che si terrà in Cornovaglia il mese prossimo. Tanta carne al fuoco, in primis il tema dell’autoritarismo per far fronte comune “fra società aperte e democratiche e dimostrare unità in un tempo nel quale è necessario contrastare le sfide e le minacce che si moltiplicano”, questo il messaggio di benvenuto diffuso dal padrone di casa Dominic Raab nella prima sessione della riunione dei ministri degli Esteri. Un vertice dell’era Covid e post-Covid allo stesso tempo, da molti definito il G7 “anti-Cina”, e con ospiti illustri come Australia, India, Corea del Sud, Sud Africa e sultanato del Brunei. Soprattutto l’India è tema di discussione all’ordine del giorno, Paese che ha raccolto la solidarietà di tutti i membri a seguito della nuova devastante ondata di contagi da Covid-19. Ma fra le stanze del potere vi è un’ipotesi che serpeggia da tempo e che, in queste ore, torna in auge fra i sette potenti e i loro adjunt.

Gli Usa vogliono un meccanismo di consultazione che coinvolga il G7 per garantire una risposta coordinata alla Cina: è una delle proposte che arrivano, a sentire Bloomberg, dalla riunione dei ministri degli Esteri delle 7 economie più sviluppate al mondo (i ministri sono riuniti da oggi a Londra, prima riunione 'de visu' dall'inizio della pandemia da Covid-19). All'ordine del giorno c'è anche la proposta di istituire un gruppo chiamato "Amici di Hong Kong" per condividere informazioni e preoccupazioni su quanto sta accadendo nell'ex colonia britannica. I Ministri degli Esteri del G7 hanno iniziato stamane nella capitale britannica il loro primo incontro faccia a faccia dal 2019, che durerà fino a domani.Oltre ai membri permanenti del gruppo - Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e UE - sono stati invitati rappresentanti di India, Australia, Sud Africa e Corea del Sud, che pero' non partecipano alle principali sessioni del dibattito, ma ad eventi paralleli.La riunione aveva un ordine del giorno centrato proprio sull'adozione di misure decise sui temi che il G7 considera più critici a livello globale, Russia, Iran, Myanmar e Cina, appunto.

Si tratta di un’ipotesi che sa di “concerto delle Nazioni” vecchio stampo, e che preme sugli aspetti legati alla democrazia e ai diritti umani piuttosto che quelli economici. L’idea è quella di trasformare il Gruppo dei Sette, fondato nel 1975, in un di D10 (D sta per democratic) soprattutto per volontà di Boris Johnson che, nel gennaio di quest’anno, aveva chiarito il proprio intento ad andare in questa direzione. Di conseguenza, la Corea del Sud, l’India e l’Australia dovrebbero essere invitate a tutte le sessioni di questi incontri, a cui parteciperanno come di consueto Stati Uniti, Italia, Francia, Giappone, Germania, Canada e Regno Unito.

Una riforma a trazione angloamericana,secondo insideover che tuttavia non viene dalla storica special relationship (che si complica con il confronto Biden-Johnson) ma si fonda su ragioni ed esigenze differenti ma convergenti. Johnson è un giano bifronte: è, allo stesso tempo, l’uomo del “preparatevi a perdere i vostri cari” e dell’immunità di gregge raggiunta a suon di vaccini. Percepito da alcuni membri dello staff di Biden come un populista trumpiano che ha danneggiato il multilateralismo, ha necessità di un lifting politico nel dopo Brexit e di proporsi come fautore di questa mini Società della Nazioni, che può contribuire a dissipare i pregiudizi sulla sua leadership.

Biden, dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, ha la necessità di fare la storia: ha da tempo proposto un vertice per la democrazia da realizzarsi nel primo anno della sua presidenza, e il vertice D10 potrebbe fornire una piattaforma o una stazione di passaggio per un evento più ampio. L’ex sleepy Joe sta cercando di fare di se stesso un Woodrow Wilson 3.0, e guidare un progetto come il D10 potrebbe assicurare le elezioni di medio termine, la rielezione e indici di gradimento migliori.

L'obiettivo della presidenza britannica : Far fronte comune "fra società aperte e democratiche e dimostrare unità in un tempo nel quale è necessario contrastare le sfide che condividiamo e le minacce che si moltiplicano". E' l'obiettivo della presidenza britannica del G7 riassunto nel messaggio di benvenuto diffuso dal padrone di casa Dominic Raab sullo sfondo dell'apertura alla Lancaster House di Londra della prima sessione della riunione dei ministri degli Esteri dei 7 (per l'Italia Luigi Di Maio) e del capo della diplomazia Ue, un mese prima del vertice dei leader in Cornovaglia. Sessione dedicata fra l'altro agli spinosi rapporti con Russia e Cina, e a Siria e Libia.

Dalla seconda metà di maggio l'Italia riapre ai turisti: "la pandemia ci ha costretto a chiudere, ma siamo pronti a ridare il benvenuto al mondo" dice il presidente del Consiglio Mario Draghi annunciando che si potrà tornare a viaggiare in tutto il paese con un 'pass verde nazionale' simile a quello introdotto con l'ultimo decreto legge, che consente lo spostamento anche nelle regioni arancioni o rosse, in attesa che entri in vigore il green pass europeo previsto per la metà di giugno. Dopo aver ripristinato le zone gialle e consentito di tornare al cinema, al teatro, al museo e anche a cena fuori, anche se fino al 1 giugno solo all'aperto, il governo prosegue dunque nella strategia delle riaperture, consapevole che il turismo è una delle chiavi per rilanciare il paese: nel 2020, stando ai dati di Bankitalia elaborati dalla Coldiretti, l'emergenza Covid ha tagliato di circa 26 miliardi le spese dei viaggiatori stranieri in Italia, crollate di quasi il 60% rispetto al 2019.

"Le nostre montagne, le nostre spiagge, le nostre città stanno riaprendo" e "non ho dubbi che il turismo riemergerà più forte di prima" conferma Draghi rivolgendo un appello al resto del mondo: "è arrivato il momento di prenotare le vostre vacanze in Italia, non vediamo l'ora di accogliervi di nuovo". Il pass sarà dunque in vigore dal 15 maggio, in attesa che entri in vigore quello europeo a metà giugno, con l'obiettivo di offrire a chi vuole venire in Italia "regole chiare e semplici" per garantire la massima sicurezza, dice il premier dopo la riunione dei ministri del turismo del G20. Ma come sarà il pass per gli stranieri? La linea è quella già indicata nel decreto attualmente in vigore per le 'certificazioni verdi' che consentono agli italiani di spostarsi tra regioni di colore diverso: l'attestato di avvenuta vaccinazione, con entrambe le dosi e solo con i vaccini autorizzati dall'Ema, il certificato di guarigione o un tampone con esito negativo effettuato nelle 48 ore precedenti.

Il turismo continua a essere uno dei settori più duramente colpiti dalla pandemia, con arrivi turistici internazionali in calo del 73% a livello globale nel 2020 e impatti senza precedenti sui gruppi vulnerabili e piccole e medie imprese, e con quasi 62 milioni di posti di lavoro persi a livello globale, che rappresentano un calo del 18,5%, con una prospettiva che rimane altamente incerta. La ripresa dei viaggi e del turismo è cruciale per la ripresa economica globale, si legge ancora nella bozza del documento.

L'altra novità riguarda il coprifuoco ora fissato alle 22, questione che ha diviso la maggioranza e che il governo affronterà nel tagliando di metà maggio. "C'è l'intenzione di rivedere le misure sulla base dell'andamento dei contagi e sono ragionevolmente fiducioso che la misura in tempi brevi possa essere rivista favorevolmente" dice il ministro del Turismo Massimo Garavaglia soddisfatto per l'esito della riunione del G20. "Il settore del turismo è quello che inquadra la quota maggiore di donne e giovani, soprattutto al sud, e la ripartenza aiuterà queste categorie".

"La ripartenza passa per il turismo ma passa anche per le riaperture in generale: siamo tutti d'accordo che il coprifuoco debba essere superato e stiamo lavorando per superarlo il prima possibile, grazie anche a una campagna di vaccini che finalmente ha segnato 500 mila dosi la giorno", dice il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

"Stiamo riaprendo, con l'obiettivo di far ripartire il turismo e l'economia. Dobbiamo sostenere il settore turistico, commercianti, ristoratori.
Dobbiamo fare impresa e creare lavoro. L'Italia è pronta, lavoriamo per superare totalmente il coprifuoco, ma non abbassiamo la guardia.
In questa seconda giornata di G7 a Londra ribadirò ai miei omologhi che stiamo lavorando per accogliere turisti stranieri in Italia, in totale sicurezza. Siamo pronti a dargli il benvenuto nelle nostre incantevoli regioni". Lo scrive il ministro degli Esteri Luigi Di Maio su Facebook.

 

 

Fonti : Rai / Il Giornale / Ansa 

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