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Tra Salvini e il ministro della Salute, passa la linea Speranza. Coprifuoco subito alle 23. E solo a partire dal 7 giugno posticipato alle 24. Per la sua completa abolizione toccherà aspettare almeno il 21 giugno… La cabina di regia tra il premier Mario Draghi e i capi delegazione delle forze di maggioranza si è conclusa. L’incontro, che si è tenuto per decidere su eventuali allentamenti delle misure anti-Covid, culmina nel Cdm sulle riaperture che avrebbe dovuto tenersi domani, e che invece è stato anticipato alle 18.30 di questo pomeriggio, in considerazione del fatto che, proprio domani, Draghi è atteso a Parigi per la Conferenza sulla crescita dell’Africa. Cdm che, appena concluso, ha confermato la road map stilata dalla cabina di regia. La scelta, dunque, è quella di puntare sulla gradualità delle misure, anche per capire quali sono le attività che più incidono sull’aumento dei contagi. E dunque, il decreto, assembla e riassume quanto stabilito nel corso della cabina di regia.

Dovrebbero entrare in vigore mercoledì le nuove misure del decreto Covid e quindi dalla sera del 19 maggio il coprifuoco dovrebbe slittare alle 23 (dal 21 giugno completamente abolito). Ma dal governo, dopo la cabina di regia, non escludono che i provvedimenti entrino in vigore già martedì, tempi tecnici permettendo. Il testo approvato lunedì sera in Consiglio dei ministri deve essere sottoposto al vaglio del Capo dello Stato.  

Il divieto di spostamenti dovuti a motivi diversi da quelli di lavoro, necessità o salute, attualmente previsto dalle ore 22 alle 5, sarà ridotto di un'ora, rimanendo quindi valido dalle 23 alle 5. A partire dal 7 giugno, sarà valido dalle 24 alle 5.

Il premier ha ricordato, durante la riunione, che il programma sarà attuato sempre se i dati sul Covid permetteranno l'ammorbidimento graduale della restrizione.

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti relative all’emergenza epidemiologica da COVID-19.

In considerazione dell’andamento della curva epidemiologica e dello stato di attuazione del piano vaccinale, il testo modifica i parametri di ingresso nelle “zone colorate”, secondo criteri proposti dal Ministero della salute, in modo che assumano principale rilievo l’incidenza dei contagi rispetto alla popolazione complessiva nonché il tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva.

Inoltre, nelle “zone gialle” si prevedono rilevanti, ancorché graduali, modifiche. Di seguito le principali:

dall’entrata in vigore del decreto, il divieto di spostamenti dovuti a motivi diversi da quelli di lavoro, necessità o salute, attualmente previsto dalle ore 22.00 alle 5.00, sarà ridotto di un’ora, rimanendo quindi valido dalle 23.00 alle 5.00. A partire dal 7 giugno 2021, sarà valido dalle ore 24.00 alle 5.00. Dal 21 giugno 2021 sarà completamente abolito;
dal 1° giugno sarà possibile consumare cibi e bevande all’interno dei locali anche oltre le 18.00, fino all’orario di chiusura previsto dalle norme sugli spostamenti;
dal 22 maggio, tutti gli esercizi presenti nei mercati, centri commerciali, gallerie e parchi commerciali potranno restare aperti anche nei giorni festivi e prefestivi;
anticipata al 24 maggio, rispetto al 1° giugno, la riapertura delle palestre;
dal 1° luglio potranno riaprire le piscine al chiuso, i centri natatori e i centri benessere, nel rispetto delle linee guide e dei protocolli;
dal 1° giugno all’aperto e dal 1° luglio al chiuso, sarà consentita la presenza di pubblico, nei limiti già previsti (25 per cento della capienza massima, con il limite di 1.000 persone all’aperto e 500 al chiuso), per tutte le competizioni o eventi sportivi (non solo a quelli di interesse nazionale);
dal 22 maggio sarà possibile riaprire gli impianti di risalita in montagna, nel rispetto delle linee guida di settore;
dal 1° luglio sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò potranno riaprire al pubblico;
parchi tematici e di divertimento potranno riaprire al pubblico dal 15 giugno, anziché dal 1° luglio;
tutte le attività di centri culturali, centri sociali e centri ricreativi saranno di nuovo possibili dal 1° luglio;
dal 15 giugno saranno possibili, anche al chiuso, le feste e i ricevimenti successivi a cerimonie civili o religiose, tramite uso della “certificazione verde”. Restano sospese le attività in sale da ballo, discoteche e simili, all’aperto o al chiuso;
dal 1° luglio sarà nuovamente possibile tenere corsi di formazione pubblici e privati in presenza.

C’è qualcosa per cui gioire? Coprifuoco dalle 22 alle 23. Solo a partire dal 7 giugno posticipato alle 24. Per la sua  abolizione toccherà aspettare il 21 giugno.Giorgia Meloni dice no, nulla  per cui plaudire all’esecutivo. Arriva il duro commento della leader di FdI dopo l’esito dell’incontro tra il premier Draghi e la cabina di regia, esito avallato dal Cdm appena concluso.

Il Governo Draghi respinge ancora una volta la proposta di Fratelli d’Italia di abolire subito e completamente il coprifuoco. C’è ben poco da gioire sulla scelta dell’esecutivo di limitarsi ad allentare solo un po’ il guinzaglio che ha stretto al collo degli italiani. Una o due ore in più d’aria concesse agli italiani non alleggeriscono la gravità di un tale provvedimento arbitrario e liberticida”.

Cabina di regia, Draghi tra due fuochi. Ma tra Salvini e il ministro della Salute, passa la linea Speranza. Coprifuoco subito alle 23. E solo a partire dal 7 giugno posticipato alle 24. Per la sua completa abolizione toccherà aspettare almeno il 21 giugno… La cabina di regia tra il premier Mario Draghi e i capi delegazione delle forze di maggioranza si è conclusa. L’incontro, che si è tenuto per decidere su eventuali allentamenti delle misure anti-Covid, culmina nel Cdm sulle riaperture che avrebbe dovuto tenersi domani, e che invece è stato anticipato alle 18.30 di questo pomeriggio, in considerazione del fatto che, proprio domani, Draghi è atteso a Parigi per la Conferenza sulla crescita dell’Africa. Cdm che, appena concluso, ha confermato la road map stilata dalla cabina di regia. La scelta, dunque, è quella di puntare sulla gradualità delle misure, anche per capire quali sono le attività che più incidono sull’aumento dei contagi. E dunque, il decreto, assembla e riassume quanto stabilito nel corso della cabina di regia.

 

Fonti   p.Chigi / secolo d Italia

Giorgia Meloni si prepara a "governare la nazione". la leader di Fratelli d'Italia lo dice nel corso di un lungo faccia a faccia con Lucia Annunziata, su Rai 3, senza trascurare i rapporti interni a un centrodestra che vede il suo partito all'opposizione mentre Lega e Forza Italia sostengono il governo Draghi.

Mi preparo a governare la nazione. Sono pronta a fare quello che gli italiani mi chiedono di fare comprendendo la responsabilità. Lo ha detto la leader di Fdi Giorgia Meloni a In Mezz'ora in più su Rai3.

Mi tremerebbero le mani, continua la Meloni,ma cosa farei politica a fare se non fossi pronta a confrontarmi con le sfide? Io mi preparo a governare la nazione, ma non mi pongo un obiettivo personale. Voglio andare lì con una classe dirigente all'altezza di questo compito. Dove arrivo, pero', non lo decido io", conclude. 

"Le prime cose che farei se andassi al Governo sarebbero politiche di sostegno alle imprese e incentivi alla natalità. La libertà d'impresa abbassando le tasse e diminuendo la burocrazia è fondamentale, la ricchezza di un Paese infatti la creano le imprese e non lo Stato. Inoltre, uno dei più grandi problemi in Italia riguarda la natalità. Un grande piano di incentivo alla natalità per far ripartire le nascite sarebbe prioritario, con i tassi di adesso tra 30 anni non potremo più pagare le pensioni". Lo ha detto la leader di Fdi Giorgia Meloni a In Mezz'ora in più su Rai3.

"Il giudizio sul governo per ora non è positivo. Il tema della pandemia, delle chiusure, dei ristori, delle scelte economiche mi pare in continuità con quello del precedente governo, e sulle chiusure Draghi è ancora più rigido di Conte". Lo ha detto la leader di Fdi Giorgia Meloni a In Mezz'ora in più su Rai3. "Mi aspettavo qualcosa di più coraggioso da parte di Draghi, per l'autorevolezza che ha e che può esercitare", conclude. "Sicuramente va meglio il piano vaccini ma mi pare che Draghi sia ancora ostaggio della sinistra". Draghi al Quirinale? "Io una scelta decisa non l'ho fatta. A favore di Draghi gioca il fatto che se viene eletto al Quirinale si va a votare. Ma non ho ancora gli elementi per dire se Fdi lo possa sostenere al Quirinale"

"La differenza con Salvini è che la Lega è più legata ad una dimensione territoriale e Fdi fortemente legato alla dimensione nazionale. Ci sono tantissimi punti di contatto e differenze. Per questo penso che governeremo insieme perché siamo compatibili". "Quando fondammo FDI molti credevano che non ce la avremmo fatta. Per me è stata una grande soddisfazione salvare la destra italiana perché in Italia credo ci sia bisogno di un partito di destra che abbia al centro la difesa dell'interesse nazionale e dell'identità. Fdi lo fa in maniera totale", dice ancora Giorgia Meloni intervistata su Rai3 da Lucia Annunziata. - "I rapporti tra me e Salvini sono costanti. Ci sentiamo continuamente. 

A volta ricostruzioni giornalistiche non aiutano, poi noi ci sentiamo e ci ridiamo su... Io combatto la sinistra ed il M5S, spero di dare una mano in questo anche al centrodestra che ha deciso di restare al governo e quando questa esperienza finirà correremo insieme".

Mi fa sorridere dichiara la Meloni in una intervista ad Avvenire che mi diano dell’antieuropeista. Vengo da una parte politica che ballò sulle macerie del muro di Berlino cantando «Europa nazione ». Ma credo in un’Europa confederale, non nell'attuale costruzione europea, che non si occupa dei veri problemi delle persone, ma solo degli interessi di alcuni.

Intanto scrive la Gazzetta Tricolore :  Voglio proporre al presidente del Consiglio Mario Draghi di avere un incontro periodico con l'opposizione, con Fratelli d'Italia, nel quale poter insieme ragionare sulle priorità della nazione, nel rispetto delle nostre rispettive posizioni". E' la proposta che Giorgia Meloni, in un'intervista all'Adnkronos, lancia al premier Mario Draghi. "Fratelli d'Italia -ricorda- è all'opposizione, una opposizione responsabile e patriottica, che pone una serie di questioni, anche di interlocuzione con il premier Mario Draghi". "Con Draghi - sottolinea la leader di Fdi - abbiamo avuto diversi incontri, ci siamo scritti delle lettere per segnalare dei problemi, sicuramente c'è attenzione al ruolo dell'opposizione, necessaria a maggiore ragione in un quadro così particolare, dove la maggioranza copre la gran parte dell'arco parlamentare". "Noi siamo una opposizione che guarda all'interesse del paese -scandisce Meloni -. Draghi spera di fare bene nell'interesse della nazione, vale la pena, soprattutto quando non ci sono cose da chiedere, che maggioranza e opposizione si parlino per confrontarsi sulle principali necessità della nazione".

Intanto Il premier Mario Draghi, alla luce dei dati confortanti su contagi e vaccinazioni e dei pareri, più ottimistici, degli esperti del Cts, si prepara alla riunione decisiva per un nuovo allentamento delle restrizioni. Ma la vigilia del vertice di governo è ancora segnata dalle tensioni che, più in generale, attraversano la maggioranza, in primis Lega e Pd.
 
La cabina di regia sulle misure di contenimento del Covid dovrebbe svolgersi, a quanto si apprende da fonti ministeriali, alle 16 a Palazzo Chigi. A seguire potrebbe essere convocato il Consiglio dei ministri.

Ma già nella cabina di regia di oggi Draghi tornerà a trovarsi tra due fuochi: da un lato la Lega del "riaprire tutto" e dell'altro il titolare della Salute Roberto Speranza, depositario della linea della prudenza. Il pressing del centrodestra è alto, l'obiettivo - sul quale anche il M5S potrebbe concordare - è spostare il coprifuoco alle 24 già dal 24 maggio. E, prima della cabina di regia, Salvini ha convocato una videoconferenza con i membri del governo della Lega per organizzare le mosse da mettere sul tavolo della cabina di regia.
Tutti, nella maggioranza, vogliono dire la propria. Ma l'impressione è il premier gestirà il dossier innanzitutto con i ministri a lui più vicini, a partire dal titolare del Tesoro Daniele Franco.  Allo strappo di Salvini sulle riforme è ancora il Nazareno, in mattinata a replicare con durezza: "Se Salvini non vuole i fondi Ue si dimettono i ministri chiamati a gestirli", attacca il vice segretario Giuseppe Provenzano.

La stucchevole rissa continua tra Pd e Lega, con reciproche accuse di non voler realizzare il programma di riforme del governo e inviti ad andarsene dal medesimo governo, è destinata a durare.

Il problema è che, come sottolinea il Giornale, mentre l'esecutivo va avanti e macina risultati nonostante la palla al piede della sua maggioranza, Pd e Lega pensano alla campagna elettorale per le amministrative, che costituiscono un test fondamentale per capire cosa succederà dopo, e quanto aumenterà (o diminuirà) la spinta verso il voto politico anticipato. Nel Pd sono convinti che nei piani di Matteo Salvini ci sia sempre più l'obiettivo di staccare la spina alla legislatura subito dopo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, nel 2022. «Più i sondaggi premiano FdI, più lui vorrà andare a votare prima possibile», ragiona con i suoi la capogruppo Debora Serracchiani. Uno sbocco che il Pd vuole evitare ad ogni costo. «Il leader della Lega è costretto a fare due parti in commedia, un po' di lotta e un po' di governo, dalla paura di cedere consensi a Giorgia Meloni», dice il dem Andrea Romano. 

«Punta al voto nel 2022, cercando di intestarsi l'elezione di Draghi al Colle, per arginare l'alleata e non rischiare che dentro la Lega gli facciano le scarpe». La leader di FdI, dal canto suo, ammette che «se Draghi andasse al Quirinale si andrebbe a votare per le politiche», ma frena rispetto agli endorsement di Salvini: «Lui si dichiara per Draghi, io questa scelta non la ho ancora fatta». E non sembra avere troppa fretta di votare, ammettendo tra le righe che - al contrario di Salvini - le serve tempo (comodamente assisa all'opposizione) per costruire la propria leadership personale e una classe dirigente che le manca: «Mi preparo a governare la nazione», annuncia.

Lo schema dei Dem è piuttosto chiaro: l'agenda delle riforme alla quali è chiamato il governo è dettata dal principio che sta alla base del Recovery Fund: risorse in cambio di un cronoprogramma rigido da rispettare. In caso contrario il flusso di fondi europei può arrestarsi. Lo schema è ben chiaro anche al capo del governo. Che sulle riforme previste dal Recovery non ha alcuna intenzione di rallentare. Eppure, qualche intoppo le tensioni nella maggioranza lo creano. I due primi decreti post-Recovery, quello sulle semplificazioni e quello sulla governance saranno varati dal governo nel corso dell'ultima settimana di maggio e non la prossima, come i più ottimisti, tra chi gestisce il dossier del Pnrr, si auguravano.

Non subirà ulteriori ritardi, invece, il decreto sostegni-bis, che potrebbe vedere la luce in un Consiglio dei ministri tra mercoledì e giovedì. Prima di ultimarlo, infatti, Draghi vuole capire cosa e quanto potrà riaprire in Italia. E su questo base i numeri dei ristori potranno sensibilmente cambiare. La speranza, nel governo, è che quello della prossima settimana sia l'ultimo decreto sostegni. L'obiettivo, infatti, è procedere ad una riapertura progressiva da qui a fine giugno.

Ma le tensioni sulle misure anti-Covid potrebbe impallidire di fronte a quelle che, già dai prossimi giorni, rischiano di emergere sulla governance del Recovery e sulle macro-riforme del Pnrr, a cominciare da quella della giustizia.

"Salvini si mette all'angolo, anche Fi lo isola", attacca Anna Rossomando del Pd. "Letta stia sereno, Draghi farà le riforme, anche con la Lega", replica il capogruppo azzurro Roberto Occhiutto.

L'obiettivo, per il premier, è incassare la riforma della giustizia e quella del fisco prima dell'elezione del presidente della Repubblica, vero e proprio spartiacque del governo. Ed è un obiettivo in cui Draghi può contare sull'appoggio dell'Ue e non solo. "Sono rimasto colpito favorevolmente da Draghi e dai suoi ministri, hanno le idee ben chiare sul futuro"; sottolinea l'inviato speciale Usa per il clima John Kerry al termine della sua missione romana. In Parlamento, però, sulla giustizia si preannuncia battaglia, soprattutto sulla riforma del processo penale. Tanto che il M5S spinge per dare la precedenza a quella della giustizia civile e del Csm.

Le tensioni rischiano di essere alimentate anche dalla partita delle 500 nomine a cui si avvicina Draghi. Da Ferrovie dello Stato a Cassa Depositi e Prestiti fino a quella della Rai.

Intanto Venerdì 21 maggio si svolgerà a Roma a Villa Pamphilj il Global Health Summit, un evento speciale della Presidenza G20, organizzato dall’Italia in partnership con la Commissione europea e presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, e dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

I lavori, che si svolgeranno in modalità virtuale, saranno trasmessi in diretta streaming sui canali della Presidenza del Consiglio. Al termine del Summit è prevista una conferenza stampa congiunta con il Presidente Draghi e la Presidente von der Leyen.Le immagini saranno messe a disposizione dalla Rai.

Fonti Ansa / Gazzetta Tricolore / Avvenire / il giornale

 

 

 

Sono 41 i migranti sbarcati nella notte a Lampedusa. Ventuno tunisini, tra cui tre donne, un bimbo e una neonata, sono riusciti ad approdare autonomamente sulla più grande delle Pelagie e sono stati rintracciati dai carabinieri. Poco dopo altri 21, di cui due minori e 6 donne, sono stati bloccati a poche miglia dalla costa dalla Capitaneria di porto.

Come sottolinea il Giornale di Sicilia, il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, hanno incontrato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. «Ho rappresentato la preoccupazione della comunità siciliana - ha detto - per le previsioni allarmanti che vengono dai Servizi per il possibile arrivo di oltre 70 mila migranti che potrebbero nelle prossime settimane partire dalle coste del Nordafrica: carne umana nelle mani di spregiudicati delinquenti. Di fronte a questa realtà rischiamo di far passare un messaggio negativo: quello di una terra occupata dai migranti, anche se sappiamo che non c'è contatto tra le aree dei migranti e quelle destinate al turismo».

«Chiediamo al governo continua il Giornale di Sicilia di darsi una strategia nel Mediterraneo e non solo per il fenomeno della migrazione. Abbiamo chiesto che il presidente Draghi giorno 25 in sede di Consiglio europeo batta i pugni sul tavolo e spieghi all'Europa che questo dramma umanitario non può essere lasciato solo all'Italia, anzi, per essere più chiari, alla Sicilia e alle terre frontaliere come Lampedusa», riferisce ancora Musumeci, che continua: «Abbiamo chiesto al ministro di continuare a utilizzare le navi quarantena per impedire che si alimenti la tensione sociale a causa della pandemia e di intervenire sul collega della Difesa per un pattugliamento aereo e marittimo per intercettare subito le navi che stanno per partire dalle coste africane. Così come si tratta di intervenire in modo perentorio sui governi tunisino e libico per una intesa per contenere i trafficanti di carne umana. Abbiamo chiesto di avere tutti il diritto di affrontare il periodo della ripresa economica senza pagare prezzi alti».

Intanto Medici senza frontiere torna nel Mediterraneo per le attività di ricerca e soccorso. Lo farà, con una propria nave, la Geo Barents, il cui arrivo è previsto in Sar Zone tra due settimane. «Nel Mediterraneo centrale si continua a morire, in un desolante vuoto di capacità di soccorso. Come organizzazione medico-umanitaria assistiamo persone vulnerabili ovunque nel mondo da 50 anni. Di fronte alle morti incessanti e alla colpevole inazione degli Stati, siamo obbligati a tornare in mare per portare soccorso, cure e umanità, facendo la nostra parte per fermare queste tragedie evitabili», ha spiegato Claudia Lodesani, presidente di Msf annunciando la decisione.

Cosi Medici Senza Frontiere torna nuovamente in mare e lo fa per accogliere migranti da portare sulla terraferma. In un periodo in cui si inizia a registrare un forte flusso di stranieri che partono dall’altra parte del Mediterraneo per raggiungere le vicine coste italiane, l’Ong ha annunciato di essere pronta a tornare operativa con una nuova nave: la Geo Barents. Dunque chi da ora in poi si imbarcherà su barchini e barconi per affrontare i viaggi della speranza, potrà quasi certamente usufruire di un mezzo che transiterà a largo della Libia pronto a trasformarsi in taxi del mare.  

Medici Senza Frontiere ha operato con l’Ocean Viking di Sos Mediterranée, ma successivamente si sono separate. Oggi, l'Ong annuncia di tornare in mare con la nuova imbarcazione. E il presidente di MSF, Claudia Lodesani, in un’intervista rilasciata all’Huffington Post non si sottrae dal lanciare accuse all'Europa per la sua assenza nel Mediterraneo: "Il nostro ritorno nel Mediterraneo - ha spiegato Lodesani - per il settimo anno consecutivo, è il risultato diretto delle sconsiderate politiche di non assistenza da parte dell'Europa, che condannano le persone a morire in mare". Non sono mancate, in particolare, nemmeno le accuse ad Italia e Malta, Stati che, secondo il presidente dell’Ong "hanno progressivamente abbandonato l'attività di ricerca e soccorso". Nel contesto di una crescente pressione delle organizzazioni operanti in mare dunque, adesso occorrerà fare i conti con una nuova nave. Per il governo, già alle prese con l'emergenza immigrazione, quella di queste ore non è proprio una buona notizia.

Ed è proprio dalle coste libiche che in questi mesi si sta registrando la stragrande maggioranza delle partenze di migranti che provengono dall'Africa Subsahariana, la cui ultima tappa è rappresentata dai porti italiani. “Di fronte alle morti incessanti nel Mediterraneo centrale - si legge in un tweet a firma dell’Ong – dobbiamo fare la nostra parte. Torniamo in mare con la nuova nave Geo Barents per portare soccorso, cure e umanità sulla rotta migratoria più letale al mondo, abbandonata dai governi europei

Intanto al Viminale si segue naturalmente con grande attenzione quanto sta accadendo in queste ore. Una dozzina di barche ha lasciato le coste africane senza essere intercettata dai guardiacoste locali. Potrebbero averli lasciati partire oppure le partenze sono avvenute da un'area non controllata. Quello che è certo è che in Libia come in Tunisia il controllo delle coste si sta dimostrando inefficace. Così come quello delle frontiere desertiche del Sud da dove passa il flusso proveniente dall'Africa centrale. Per quanto riguarda la Libia c'è inoltre da evidenziare la difficile situazione sul territorio, con il nuovo Governo di accordo nazionale del premier Abdel Hamid Dbeibah che cerca di acquistare autorità sulle diverse milizie che si spartiscono il Paese in vista delle elezioni programmate a dicembre. 

Ci sono poi da considerare le tensioni legate all'incidente dei colpi di mitragliatore sparati da una motovedetta libica contro un peschereccio italiano. Una situazione complessa, dunque, che il Governo punta ad affrontare in tutti gli aspetti in modo sistematico e non contingente, coinvolgendo diversi ministri, non solo il Viminale che ha il problema di dove sistemare i migranti che sbarcano, con tutti gli adempimenti relativi alla fotosegnalazione ed ai tamponi da effettuare. Per ora c'è ancora posto sulle navi dedicate alla quarantena, ma i bandi dovranno essere rinnovati

Dovrebbe, salvo clamorose novità, essere l'ultimo atto del caso Gregoretti. L'udienza che oggi avrà luogo nell'aula bunker del carcere di Catania potrebbe portare alla definitiva archiviazione per Matteo Salvini.
Del resto la richiesta della stessa procura etnea, lo scorso 10 aprile, è stata questa: non luogo a procedere per l'imputato, ossia per l'ex ministro dell'Interno.

"Sto leggendo gli atti dei miei processi ed è un romanzo fantasy assolutamente imbarazzante". Matteo Salvini si è espresso così arrivando all’aula bunker Bicocca di Catania dove oggi è attesa la decisione dell’udienza preliminare sul processo Gregoretti. "Sto leggendo gli atti dei miei processi ed è un romanzo fantasy assolutamente imbarazzante", ha detto il leader della Lega prima di entrare, accompagnato dal suo legale, l’avvocata Giulia Bongiorno. 

Poi ha aggiunto: "Mi aspetto giustizia con la G maiuscola...". Il Gup Nunzio Sarpietro si ritirerà in camera di consiglio e deciderà se rinviare a giudizio o dichiarare il non luogo a procedere per Salvini accusato di sequestro di persona per avere lasciato sulla nave Gregoretti, nel luglio del 2019, 131 migranti. La Procura nella scorsa udienza ha chiesto il non luogo a procedere. Chiesto anche dalla difesa di Salvini.

Fonti Ansa / Giornale di Sicilia / il Giornale / Adnkronos

 

Quarant'anni dopo sarà ancora a Roma. Per celebrare questa mattina la Messa sulla tomba di san Giovanni Paolo II, in occasione del quarantennale dell’attentato. Ma per il cardinale Stanislaw Dziwisz quei momenti sono incisi in maniera indelebile nella memoria e nel cuore. E ad ascoltarli dalla sua viva voce, i particolari sembra di riviverli in presa diretta. Come se fossimo su quella jeep negli attimi immediatamente posteriori agli spari.  

Papa Giovanni Paolo II è in piazza San Pietro per il tradizionale giro tra i fedeli prima dell'udienza generale. È il 13 maggio 1981 e sono le ore 17.17: papa Giovanni Paolo II ha appena riconsegnato una bimba ai genitori, dopo averla abbracciata e benedetta, mentre stringe le mani di migliaia di fedeli in piazza San Pietro per l’udienza del mercoledì  

Risuonano nel colonnato del Bernini alcuni colpi di pistola.  All'improvviso si accascia sulla papamobile. Sono le 17.17 del 13 maggio 1981 e quelle immagini fanno in un lampo il giro del mondo.
Il Papa cade ferito nella «papamobile», tra le braccia del segretario personale don Stanislao Dziwisz (oggi cardinale), colpito dai proiettili del killer turco Alì Agca.
Qualcuno tra la folla ha sparato al Papa, fugge, lo blocca una suora, indietreggia e cade a terra inciampando in un sampietrino. Il Pontefice appare gravissimo: viene trasportato in ospedale in fin di vita.  
Proprio rivolto a Dziwisz, quasi volendolo confortare, pronuncia queste prime parole — mentre ancora i soccorsi devono arrivare — quasi sussurrate: «Hanno fatto come a Bachelet», ricordando l’omicidio del vicepresidente del Csm ucciso dalle Brigate Rosse.

È uno dei tanti episodi, come riferisce ansa, quasi tutti inediti, raccontati nel libro «Il Papa doveva morire» di Antonio Preziosi, giornalista Rai, che a quarant’anni dall’attentato ha ricostruito tutto di quella giornata in cui il mondo si fermò con il fiato sospeso in attesa di notizie sulla salute del Papa che sopravvisse dopo quasi sei ore di un drammatico intervento chirurgico. Di seguito, ecco alcuni fatti poco noti, se non del tutto sconosciuti, contenuti nel volume edito da San Paolo.  

L'uomo che ha sparato è Ali Agca. Perché ha tentato di uccidere il Papa? Chi sono i mandanti?  Quale era l'obiettivo di vedere il Pontefice crollare sotto i colpi della pistola? A quarant'anni di distanza l'attentato a Karol Wojtyla resta sostanzialmente non risolto del tutto. Subito dopo l'attentato in piazza San Pietro viene arrestato Mehmet Ali Agca, il giovane turco che ha sparato al Papa, e viene trovata anche la pistola che ha usato, una Browning.   Giovanni Paolo II è ancora tra la vita e la morte, ma già ci si chiede chi ci sia dietro l'attentato: sembra infatti improbabile che i ''Lupi grigi'', l'organizzazione terroristica turca di cui Ali Agca fa parte e che ha base in Bulgaria, abbia potuto da sola organizzare l'impresa.

Il Pontefice tra grandi sofferenze sopravvive: porterà, esattamente un anno dopo, il proiettile che lo aveva colpito alla Madonna di Fatima, che era apparsa a tre pastorelli il 13 maggio del 1917. Secondo lo stesso Wojtyla, era stata la Vergine a salvarlo: "Una mano ha sparato, un'altra mano ha deviato la pallottola", disse.

I medici del Policlinico Gemelli non credevano che Wojtyla sarebbe sopravvissuto. "I medici che eseguirono l'intervento, in primis il professor Francesco Crucitti, mi confessarono - ha di recente raccontato il cardinale Stanislaw Dziwisz, lo storico segretario di Wojtyla - di averlo preso in carico senza credere nella sopravvivenza del paziente". Il medico personale del Papa, il dottor Renato Buzzonetti chiese a Dziwisz di impartire al Papa l'unzione degli infermi. L'operazione durò quasi cinque ore e mezza. Il Papa si salvò e, quattro giorni dopo, registrò l'Angelus domenicale per le migliaia e migliaia di persone che comunque si riunirono in Piazza San Pietro pur sapendo che nessuno si sarebbe affacciato alla finestra del Palazzo Apostolico.

Il 27 dicembre 1983 Papa Wojtyla, nel carcere romano di Rebibbia, farà visita ad Agca e lo perdonerà. L'attentatore, nel corso degli anni e dei vari processi, ha dato le sue tante versioni, spesso contraddittorie e inverosimili per confondere il più possibile l'opinione pubblica. Le indagini hanno seguito le piste più diverse ma a 40 anni da quell'attentato non c'è ancora una verità certa. Di sicuro Wojtyla era 'scomodo' all'Est europeo legato a doppio filo all'Unione sovietica. Ma prove in questa direzione non sono mai state trovate.
Di quel giorno resta una maglia bianca insanguinata e bucata dai fori dei proiettili.

E' nella cappella dell'istituto delle Figlie della Carità, a Boccea, quartiere periferico di Roma, conservata in una teca. La reliquia è sopravvissuta grazie alla prontezza di una infermiera che era in sala operatoria e la vide buttata in un angolo. Anna Stanghellini, così si chiamava l'infermiera caposala, morta poi nel 2004, tenne per qualche tempo quella 'preziosa' maglia nel suo armadio; poi nel 2000, l'anno del Grande Giubileo, la donò alle suore, presso le quali aveva fatto un periodo di postulato; aveva scelto un'altra strada rispetto a quella del convento, ma rimase molto legata a quelle suore presso le quali scelse anche di abitare negli ultimi anni della sua vita.   

 

Fonti Ansa / Rai / Avvenire   

Non si ferma lo scontro tra Israele e Hamas. Il 'Jerusalem Post' riporta un bilancio di almeno cinque israeliani morti dopo le centinaia di razzi lanciati dalla Striscia di Gaza in direzione di Israele, che a sua volta ha colpito obiettivi nell'enclave palestinese. Secondo il ministero della Salute di Gaza, da lunedì sono almeno 43 i morti, compresi 13 minori. Secondo il bollettino rilanciato dal giornale israeliano Haaretz, sono 269 i feriti.

Il consiglio di sicurezza dell'Onu terrà un incontro urgente oggi sul conflitto in corso tra Israele e palestinesi, su richiesta di Tunisia, Norvegia e Cina. Si tratta del secondo incontro in tre giorni, stando a fonti diplomatiche della Afp. Il primo, tenutosi lunedì, si è concluso senza un comunicato congiunto, secondo le stesse fonti perchè gli Usa ritengono che commenti pubblici sarebbero stati controproducenti.

La spirale di violenza tra Israele e gli islamisti di Hamas che controllano Gaza si sta "intensificando verso una guerra su vasta scala", ha detto l'inviato delle Nazioni Unite per la pace in Medio Oriente Tor Wennesland, lanciando un appello: "Fermate immediatamente il fuoco".

Una notte di fuoco in Israele e nella Striscia di Gaza, con un alternarsi di attacchi con razzi e raid aerei che fino all'alba hanno tenuto impegnate le milizie palestinesi e l'esercito israeliano. Hamas e la Jihad islamica hanno dichiarato di aver lanciato più di 300 razzi contro Israele che hanno ucciso due persone. Da lunedì, ha calcolato lo Stato ebraico, ne sono stati sparati più di mille e 850 hanno superato i confini di Gaza per cadere su Israele o essere intercettati dal sistema di difesa Iron Dome.

In risposta, le forze di difesa israeliane hanno lanciato il più imponente attacco in tutta la Striscia dal conflitto del 2014, prendendo di mira anche le case di alti esponenti di Hamas.

L'escalation fra israeliani e palestinesi è iniziata gradualmente un mese fa, con l'inizio del Ramadan, il mese di digiuno islamico. A Gerusalemme giovani palestinesi hanno attaccato passanti ortodossi isolati ed in breve tempo nazionalisti ebrei hanno replicato aggredendo per strada palestinesi isolati.

Intanto Israele ha deciso di sospendere i voli da e per l'aeroporto Ben Gurion, a Tel Aviv e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato lo stato di emergenza a Lod, che confina con l'aeroporto, a fronte delle "rivolte su vasta scala scoppiate nella comunità araba". Le autorità israeliane hanno deciso di inviare rinforzi dopo l'uccisione di un arabo israeliano nella notte. In Cisgiordania alle prime luci del giorno un palestinese è stato ucciso in scontri con l'esercito israeliano. Gli attacchi israeliani hanno mietuto numerose vittime tra i vertici di Hamas e della Jihad: alcuni tra le macerie di un edificio di 12 piani distrutto dai raid aerei. L'esercito stima di aver ucciso 20 miliziani a Gaza e ha smentito che Hamas stia negoziando il cessate il fuoco.

L'inviato delle Nazioni Unite per la pace in Medio Oriente Tor Vennesland che ha lanciato alle parti un monito che al momento sembra destinato a restare inascoltato: si sta andando "verso una guerra su vasta scala".

Il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, ha avvertito che "questo è solo l'inizio" e alle sue parole hanno fatto eco quelle del leader di Hamas, Ismail Haniyeh: "se Israele vuole intensificare, noi siamo pronti".

Attacchi di jet israeliani nella Striscia di Gaza hanno distrutto strutture di polizia nell'enclave palestinese, scrive l'agenzia Dpa che cita un portavoce del ministero degli Interni di Gaza controllato da Hamas. Notizie riportate dal 'Times of Israel', che citano testimoni, riferiscono di operazioni condotte alle prime ore dall'aviazione israeliana nella Striscia di Gaza con la distruzione di decine di obiettivi della polizia e della sicurezza.

Nuovi disordini si sono registrati anche sulla Spianata delle Moschee: il 'Jerusalem Post' scrive di scontri e dell'arresto da parte della polizia israeliana di sette persone dopo il lancio di pietre, sassi e altri oggetti contro gli agenti. Secondo il giornale, nell'area è poi tornata la calma.

Il ministero della Salute palestinese ha aggiornato a 43 morti, di cui 13 bambini e tre donne, il bilancio delle vittime dei raid israeliani nella Striscia di Gaza dall'inizio dell'escalation innescata dalle tensioni a Gerusalemme.
Israele ha risposto al lancio di decine di razzi dall'enclave palestinese con oltre 500 bombardamenti contro obiettivi che, a quanto riferito dall'esercito, avrebbero ucciso almeno una ventina di miliziani. Cinque i morti in Israele.

Hamas ha affermato di aver lanciato più di 100 razzi in meno di cinque minuti e secondo l'esercito israeliano le milizie islamiste hanno sparato più di 600 razzi da lunedì. Molti non sono riusciti a superare i confini di Gaza o sono stati intercettati dal sistema di difesa aerea Iron Dome israeliano.

Durante la notte un uomo e una ragazza sono stati uccisi a Lod, fino a pochi giorni fa simbolo della convivenza tra ebrei e arabi-israeliani: l'auto in cui si trovavano è stata colpita da un razzo sparato dalla Striscia di Gaza. Poco prima una donna israeliana era stata uccisa dai razzi che hanno colpito Rishon Letzion e ad Ashkelon, che Hamas ha minacciato di trasformare in "inferno", i razzi lanciati dai militanti hanno ucciso altre due donne.

Queste sono le ragioni del conflitto odierno tra Israele e Hamas come spiega l'agenzia Ansa :

Al centro delle tensioni, la porta di Damasco, uno dei luoghi di ritrovo dei giovani palestinesi per il Ramadan. Quest'anno la polizia vi ha invece dislocato transenne, per ragioni di ordine pubblico.

A gettare altra benzina sul fuoco sono state le tensioni a Sheiikh Jarrah, un rione di Gerusalemme est dove da anni cresce la presenza di famiglie ebraiche attorno alla tomba di un antico rabbino. Lo sfratto di alcune famiglie palestinesi che abitano in edifici la cui proprietà è rivendicata da un'associazione ebraica è divenuto imminente, mentre volge al termine un dibattito decisivo alla Corte Suprema. Sul terreno si sono moltiplicati i tafferugli fra israeliani e palestinesi.

Di pari passo con le tensioni a Gerusalemme, si sono verificati episodi di violenza in Cisgiordania. Presso Nablus l'allievo di un collegio rabbinico è stato ucciso da un attentatore palestinese, che è stato catturato alcuni giorni dopo. A Jenin due miliziani palestinesi, che si apprestavano a condurre un attentato a Gerusalemme, sono stati intercettati dalla guardia di frontiera e colpiti a morte.

Poi sono arrivati i disordini sulla spianata delle Moschee. In occasione del Laylat al-Khader, la 'Notte del Destino' che è la ricorrenza più solenne prima dell'Id el-Fiter (la conclusione del Ramadan), gravi disordini sono avvenuti sulla Spianata a Gerusalemme, dove erano convenute decine di migliaia di fedeli. Circa 200 palestinesi sono rimasti feriti, o contusi. In concomitanza con la fine del Ramadan, Israele ha celebrato ieri il Jerusalem Day con cui festeggia la riunificazione della città avvenuta dopo la Guerra dei sei giorni (1967). Per calmare gli animi, la polizia ha vietato l'ingresso di ebrei religiosi nella Spianata (che per gli ebrei è il Monte del Tempio) e ha impedito che una folla di nazionalisti, la 'Marcia delle Bandiere', raggiungesse la Città Vecchia. Ma Gerusalemme ha vissuto egualmente una giornata di estese violenze.

Hamas ha dato tempo ad Israele fino alle 18 (le 17 in Italia) di ieri 10 maggio "per far uscire i suoi soldati e i suoi coloni dalla Moschea Al Aqsa e dal rione di Sheikh Jarrah e di rilasciare chi è stato arrestato in questi giorni". Allo scadere dell'ultimatum il portavoce dell'ala militare di Hamas, brigate Ezzedin al-Kassam, ha confermato che il suo movimento ha lanciato una salva di razzi verso Gerusalemme. "Si è trattato di una risposta - ha precisato - all'aggressione e ai crimini contro la Città Santa e alle prevaricazioni contro il nostro popolo nel rione di Sheikh Jarrah e nella moschea al-Aqsa".

 

 

Fonti Agenzie Ansa / Agi / AdnKronos

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