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Nel 2020, la diffusione della pandemia da Covid-19 e il forte aumento del rischio di mortalità che ne è derivato ha interrotto bruscamente la crescita della speranza di vita alla nascita che aveva caratterizzato il trend fino al 2019, facendo registrare, rispetto all'anno precedente, una contrazione pari a 1,2 anni. Nel 2020, l'indicatore si attesta a 82 anni (79,7 anni per gli uomini e 84,4 per le donne).

Nel 2020 - mette in evidenza l'Istat nel report -, la diffusione della pandemia da Covid-19 e il forte aumento del rischio di mortalità che ne è derivato ha interrotto bruscamente la crescita della speranza di vita alla nascita che aveva caratterizzato il trend fino al 2019, facendo registrare, rispetto all'anno precedente, una contrazione pari a 1,2 anni.

È quanto emerge dall'aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori diffuso dall'Istat. A livello provinciale - rileva l'Istat - la speranza di vita si riduce nelle aree del Paese a più alta diffusione del virus durante la fase iniziale della pandemia.

Un 2020, anno della pandemia Coronavirus, che ha visto un calo della speranza di vita di 1,2 anni, con Bergamo, Cremona e Lodi a registrare un a contrazione per gli uomini di 4,3 e 4,5 anni .

Sul fronte del lavoro, dopo alcuni anni in diminuzione i giovani “Neet” ( “Neither in Employment nor in Education or Training”, ovvero i giovani che non lavorano e non studiano) sono aumentati raggiungendo il 23,3%. La distribuzione tra le province mostra una divaricazione tra l'area del Nord-est e la Sicilia, dove la quota tocca il 40% a Messina, Catania e Caltanissetta. Tuttavia, la provincia con il valore più alto del tasso è, anche nel 2020, quella di Crotone (48%), che marca una distanza notevole da Pordenone (10,7%), Ferrara (11,1%) e Sondrio (11,9%), le province più virtuose. Dal punto di vista del benessere economico, infine, continua a diminuire i l tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti bancari, anche grazie alla propensione al risparmio delle famiglie italiane.

Tra queste, le province di Bergamo, Cremona e Lodi dove per gli uomini si è ridotta rispettivamente di 4,3 e 4,5 anni, seguite dalla provincia di Piacenza (-3,8 anni). Negli stessi territori sono ingenti anche le variazioni riscontrate tra le donne: -3,2 anni per Bergamo, -2,9 anni per Cremona e Lodi e - 2,8 anni per Piacenza.

"Riteniamo che questa riduzione sia dovuta a questo anno e mezzo di Covid e lavoriamo perché aumenti nuovamente l'aspettativa di vita su tutta la regione". E' il commento del vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia Letizia Moratti.

Invece, riduzioni meno marcate si osservano a Brescia (-2,5 anni), Pavia (-2,4), Vercelli (-2,3 anni), Lecco e Parma (-2,2 anni) e, nel Mezzogiorno, nelle province di Foggia (-1,7) ed Enna (-1,5 anni). Siena è invece l'unica provincia italiana a non aver subito peggioramenti (83,7 anni sia nel 2019 che nel 2020).

“L’indicatore di mortalità evitabile – afferma l'Istituto –  si riferisce ai decessi delle persone sotto i 75 anni di età che potrebbero essere significativamente ridotti grazie a interventi per migliorare adeguatezza e accessibilità dell'assistenza sanitaria e grazie alla diffusione nella popolazione di stili di vita più salutari e alla riduzione di fattori di rischio ambientali. Nel 2018, in Italia il tasso standardizzato di mortalità evitabile è pari a 17 decessi per 10mila residenti, con valori molto più elevati tra gli uomini (22,5 per 10mila abitanti contro 11,9 delle donne). L'indicatore registra una forte riduzione nel tempo (23,4 per 10 mila nel 2005), grazie alla diminuzione della mortalità per alcune delle cause principali, come il tumore al polmone e le cardiopatie ischemiche, osservata specialmente tra gli uomini, con una conseguente riduzione del gap di genere.

Il ranking per aree provinciali vede nel 2018 Trento, Treviso, Firenze, Forlì-Cesena e Ancona con i valori meno elevati di mortalità evitabile (fino a 14,2 decessi evitabili per 10mila residenti). A eccezione di Firenze e Ancona, che anche nel 2005 si segnalavano tra le prime 5 province per tasso di mortalità evitabile meno elevato, per gli altri territori citati si è osservato nel tempo un forte miglioramento e un recupero per quanto riguarda Trento e Treviso rispettivamente di 27 e 18 posizioni. All'opposto, i valori più elevati di mortalità evitabile si registrano a Enna (19,9 decessi evitabili per 10mila residenti), Siracusa (20,9), Caltanissetta (21,7), Napoli (22,2), e Caserta (22,4), che non mostrano alcun miglioramento nel tempo. Sono le aree che potrebbero dunque giovare maggiormente dei risultati di interventi più efficaci in termini di prevenzione primaria e secondaria.

L'emergenza sanitaria seguita alla pandemia ha avuto ripercussioni rilevanti sul mercato del lavoro, in particolare sulle componenti più vulnerabili (giovani, donne e stranieri) che già partivano da condizioni occupazionali più difficili. Il tasso di occupazione della popolazione in età compresa tra 20 e 64 anni in media Italia è sceso al 62,6% (era 63,5% nel 2019). Nonostante il calo abbia riguardato maggiormente il Nord del Paese, più colpito nella prima ondata pandemica del 2020, lo svantaggio del Mezzogiorno rimane elevatissimo, con un tasso di occupazione del 48%, rispetto al 71,5% del Nord e al 67,4% del Centro. I cali di occupazione più ingenti si osservano sia per alcune province del Mezzogiorno, come Sassari, dove il tasso di occupazione per le persone di 20-64 anni passa da 59,7% del 2019 a 53,6% (-6,1 punti percentuali), Vibo Valentia (-4,5 p.p.) e Siracusa (-4,1 p.p.), sia tra le province del Nord, tra cui Cremona (-4,5 p.p.) e Vicenza (-4 p.p.). Tra le donne cali consistenti si rilevano anche nelle province di Benevento, Rovigo e Belluno. 

Nel 2020 le prime quattro province con i valori più elevati del tasso di occupazione sono nel Nord-est. La migliore in assoluto risulta Bolzano (77,2%), seguita da Bologna (76,6%), Forlì-Cesena (75,3%) e Trieste (75,1%). Quinta è Firenze (74,3%). All'opposto, tutte le province del Mezzogiorno si collocano nella coda della graduatoria nazionale. Le più penalizzate sono Crotone (35,6%) Vibo Valentia (40,0%), Caltanissetta (41,2%), Napoli (41,4%) e Foggia (42,6%).

 

Fonti Istat,varie agenzie, e sole24

Il governo di Mario Draghi chiede all'Unione europea un cambio di passo urgente sull'immigrazione. Il pressing sull'Europa è stato accompagnato anche da un'azione sui due Paesi da cui partono la maggior parte degli sbarchi che arrivano sulle nostre coste. Se in mattinata Draghi ha sentito il presidente della Repubblica di Tunisia, nel pomeriggio Lamorgese è volata a Tripoli dove ha incontrato il primo ministro del governo di unità nazionale della Libia, Abdulhamid Dabaiba, e il ministro dell'Interno, Khaled Mazen. Sul tavolo, il progetto portato avanti dal Viminale sulle frontiere meridionali libiche, un dossier decisivo per la prevenzione dei flussi migratori irregolari e la tratta di esseri umani.

La richiesta, formale, è arrivata in una telefonata della ministra dell'Interno Luciana Lamorgese al commissario europeo Affari interni, Ylva Johansson, nel giorno in cui la titolare del Viminale è impegnata in una importante missione in Libia, tra i principali Paesi di partenza dei migranti diretti in Italia.

E proprio d'intesa della lega con il premier si è mossa ieri Lamorgese, dopo l'ennesimo arrivo di due barche a Lampedusa. Non che le 71 persone sbarcate nelle ultime 24 ore cambino gli equilibri complessivi, ma l'hotspot dell'isola conta già circa 1200 presenti nonostante una capienza di 250. Ed è di tutta evidenza che senza un intervento alla fonte, quindi sulle partenze, difficilmente si riuscirà a fermare il flusso di questi giorni (negli ultimi quattro sono sbarcati in circa mille, per un totale che da inizio anno ha raggiunto quota 30mila). 

D'altra parte, oltre all'instabilità della Libia ora a favorire le partenze verso le nostre coste c'è anche la crisi in cui versa la Tunisia. Non a caso, proprio ieri mattina Draghi ha avuto una conversazione telefonica con Kais Said, presidente della Repubblica tunisina. E al centro dei colloqui c'è stata anche la gestione dei flussi migratori, questione centrale per l'Italia che sta sostenendo la Tunisia con l'invio di 1,5 milioni di dosi vaccinali.

Sul tema, a livello di maggioranza di governo, da alcuni giorni è cresciuto il pressing della Lega di Matteo Salvini. Dall'esecutivo arrivano "segnali positivi", ha riconosciuto Salvini, dopo la mossa di Lamorgese. "Ma le due navi di Ong francese e tedesca non devono sbarcare in Italia, a questo punto", ha subito aggiunto.

"L'Europa si preoccupa degli ingressi dei migranti tra Lituania e Bielorussia e non vede quello che accade a Sud nel Mediterraneo, che e' la rotta di maggior ingresso in Europa e quindi in Italia", ha lamentato il sottosegretario leghista all'Interno, Nicola Molteni. "Ci sono due Ong straniere nel Mediterraneo, Sea Watch e Ocean Viking, con oltre 800Migranti con interventi in acque Sar libiche, maltesi e addirittura tunisine. Per il principio dello stato di bandiera e di rotazione dei porti - ha chiesto - queste due imbarcazioni devono andare in Germania o Norvegia o in Francia visto che una Ong è francese. Ne va della dignità e della sicurezza dell'Italia. Sarebbe inaccettabile lo sbarco in Italia con i territori di sbarco di frontiera già in emergenza".

"Il ministro Lamorgese ha chiesto oggi, nel corso di un colloquio con il Commissario Johansson, un cambio di passo all'Unione Europea in tema di migranti, con immediate azioni (convocazione Consiglio Affari interno straordinario, iniziative tempestive coi Paesi di transito, rilancio immediato della trattativa sul Patto Eu su Immigrazione). Lo ribadiamo, con forza, da tempo: il tema migranti deve essere inserito necessariamente in una cornice comunitaria o l'Europa rischia davvero di andare a sbattere", ha chiesto anche Alessandro Battilocchio, deputato di Forza Italia e responsabile del dipartimento Immigrazione del movimento azzurro.

il premier italiano ha telefonato al presidente dell'altro Paese bacino di provenienza e transito dei migranti: la Tunisia. Nel colloquio con Kais Said, Draghi ha discusso della situazione politica tunisina, in subbuglio dopo che lo stesso presidente ha 'licenziato' il primo ministro, e del tema della gestione dei flussi migratori.

Nel lungo colloquio telefonico, Lamorgese, invece, ha chiesto a Johansson e alla presidenza di turno slovena la convocazione di un consiglio Ue Affari interni straordinario per valutare un "urgente un cambio di marcia negli interventi sulla politica migratoria" comune. In considerazione delle gravi crisi politiche ed economiche che gravano su alcuni Paesi del Nord Africa e dei numeri degli sbarchi di migranti costantemente in aumento nel corso dei mesi estivi, Lamorgese ha ribadito che l'attuale andamento dei flussi migratori "non può essere affrontato soltanto dall'Italia e dagli altri Paesi i cui confini coincidono con le frontiere esterne dell'Unione europea". 

E chiesto "l'attivazione immediata, anche temporanea, di un meccanismo che coinvolga gli Stati membri per consentire un approdo sicuro, e compatibile con le misure anti Covid 19, alle navi delle Ong battenti bandiere europee attualmente impegnate in operazioni Sar in acque internazionali". Infine, la ministra ha chiesto "il rilancio nella trattativa sul nuovo Patto immigrazione e asilo del principio di solidarietà tra gli Stati membri per la redistribuzione obbligatoria dei Migranti salvati in mare" e "un segnale immediato per dare seguito a quanto approvato nel Consiglio europeo dello scorso 24 giugno laddove si invita la commissione "a rafforzare immediatamente le azioni concrete" condotte con i Paesi di origine e di transito dei flussi migratori per dare loro un sostegno tangibile.

fonti Agi e varie testate

Un'azione partita dall'estero e realizzata da criminali esperti che molto probabilmente hanno agito da qualche paese dell'Est, puntando a monetizzare l'attacco, anche se al momento una richiesta «ufficiale» di riscatto non è arrivata. L'ombra è che possano aver agito per conto di entità statuali, il rischio è che altri enti e istituzioni possano essere prese di mira.

È stata tutta una questione di «privilegi». Di autorizzazioni acquisite - con relativa facilità - da chi è riuscito a introdursi nel sistema informatico della Regione Lazio, dopo aver carpito le credenziali di un amministratore di sistema di alto livello, per colpire sempre più a fondo. Al punto da paralizzare non solo il settore sanitario — e quindi le prenotazioni per i vaccini ma anche per qualsiasi visita medica, con Cup e Recup e la stessa campagna vaccinale — ma tutte le attività della Regione. Un blocco totale, senza precedenti, che potrebbe essere risolto, se va bene, in due settimane. A tutt’oggi ci sono interi settori che continuano a operare con funzionari che comunicano con dispositivi e mail personali, e sui loro profili social.

La falla è stata scoperta dalla Polizia postale analizzando la Vpn, la rete virtuale utilizzata per accedere a un sistema informatico da un computer remoto, come quella che hanno sperimentato molti lavoratori in smart working durante la pandemia. Le tracce degli accessi alla Rete hanno portato al computer utilizzato da un impiegato regionale che abita a Frosinone e — stando a quando ricostruito dagli investigatori, che hanno riferito tutto ieri mattina nel corso della riunione del Nucleo speciale per la cyber sicurezza — i criminali hanno utilizzato le sue credenziali per entrare nel sistema della Regione. Ma non era abbastanza. Hanno poi usato un software chiamato «Emotet», una sorta di cavallo di Troia che ha creato una breccia e gli ha dato il pieno controllo del sistema per eseguire operazioni più profonde. A questo punto tutto era pronto per il terzo passaggio, il clou dell’operazione, l’inserimento del ransomware, il programma che ha criptato i dati e chiesto il riscatto.

Cosi si cominciano a delineare i contorni dell'attacco hacker al Centro elaborazione dati della Regione Lazio che dalla mezzanotte del primo agosto ha mandato in tilt il sistema di prenotazione delle vaccinazioni anti-Covid, anche se sono ancora molti i punti da chiarire.

Le dimensioni dell’attacco non sono note, non sappiamo se davvero non ci sia stata esfiltrazione di dati personali di carattere sanitario e non si conoscono i tempi per rimettere in sesto il sistema ad oggi bloccato. In tutti questi mesi, il nostro Paese, come altri Paesi europei, era stato già aggredito da attacchi similari.  

Saranno anche i pm dell'antiterrorismo ad indagare sul violento attacco hacker alla Regione Lazio. In procura a Roma ieri pomeriggio è arrivata una prima informativa della Postale.

l procuratore Michele Prestipino ha affidato gli accertamenti anche ai magistrati che si occupano dei reati informatici coordinati dal sostituto Angeloantonio Racanelli. Nel fascicolo si procede contro ignoti. Contestati vari reati tra cui accesso abusivo a sistema informatico e tentata estorsione.

Il procedimento coinvolge i due pool di pm alla luce del fatto che l'attacco, ancora in corso, ha colpito un sistema informatico complesso come quello del Lazio anche dal punto di vista del profilo dei dati sensibili e personalità dello Stato a cominciare dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del premier Mario Draghi.

"Entro 72 ore verranno ripristinate le funzionalità per le nuove prenotazioni di vaccino, con le medesime modalità di prima. È in corso una trasmigrazione e la deadline è quella delle 72 ore", ha detto a Sky TG24 Alessio D'Amato, assessore alla Sanita' della Regione Lazio, parlando degli effetti dell'attacco hacker. "Le somministrazioni in questi giorni non si sono mai interrotte - ha aggiunto -, secondo le prenotazioni precedenti che erano state prese, per cui non c'è mai stata l'interruzione della campagna vaccinale".

"Abbiamo visto le notizie sui cyber-attacchi al portale salute e al network sulle vaccinazioni della Regione Lazio. La Commissione europea prende la questione molto sul serio. Ci stiamo sforzando di assicurare uno spazio on-line resiliente e sicuro contro" gli attacchi degli hacker. Lo ha detto una portavoce dell'Esecutivo comunitario, ad una domanda. La portavoce ha spiegato che col Covid i cyber-attacchi al settore salute sono aumentati. "La Commissione europea sta intervenendo in vari modi per garantire la cybersicurezza" ha poi aggiunto, riassumendo iniziative e misure di finanziamento.

Nessuna matrice no-vax dietro l'attacco hacker al portale dei vaccini della Regione Lazio, ma un'azione da "cybercrime puro". E' l'analisi di Gabriele Faggioli, Presidente del Clusit, l'Associazione italiana per la sicurezza informatica, e responsabile scientifico dell'Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano.

"L'idea che ci siamo fatti è che l'operazione si configuri esclusivamente come criminale, non legata ad aspetti di tipo ideologico", dice l'esperto all'ansa, spiegando che non è da escludere la presenza di una talpa, una persona che avrebbe facilitato l'ingresso dei criminali nei sistemi informatici.

"Non ci sono evidenze di attività di social engineer e phishing, quindi dietro tutta la storia potrebbe esserci una persona che conosce bene i sistemi della Regione, con una consapevolezza tecnica ben specifica. Non sorprenderebbe dunque l'esistenza di una talpa, anche esterna. Visto l'interesse sui vaccini, ulteriori attacchi sono attesi un po' ovunque, dentro e fuori dal Paese", sottolinea Faggioli. L'attacco subito dal Centro elaborazione dati del Lazio (Ced) è stato del tipo "ransomware cryptolocker", un virus che si diffonde come un file o un semplice allegato di posta elettronica apparentemente inoffensivo ma che una volta scaricato cripta i file nel sistema. Gli hacker poi chiedono un riscatto ("ransom") per sbloccare gli eventuali dati. Un trend in deciso aumento dallo scoppio della pandemia. Secondo gli esperti del Clusit, la particolare minaccia informatica ha portato a danni economici globali che ammontano a due volte il Pil italiano.

Un ransomware un codice che si installa nel computer nel momento in cui viene scaricato un file infetto e che 'proteggè con una crittografia tutti i contenuti che incontra sulla sua strada. File, cartelle, documenti. Appena un destinatario apre un allegato maligno o fa clic su un link compromesso, il malware viene scaricato nel sistema dell'utente e comincia il suo lavoro di crittografia dati.

Non è il primo caso: quello più eclatante successe nello scorso mese di maggio, all'americana Colonial Pipeline. Il software infettante (malware) ha in questo caso una caratteristica in piu': infetta, blocca i sistemi crittografandoli, e l'attaccante chiede un riscatto per togliere il disturbo (ransom, in inglese, ovvero riscatto).Al momento, spiegano gli esperti, per liberarsi da un ransomware, in assenza di backup, l’unico modo è pagare il riscatto. E il backup sarebbe compromesso.

"L'attacco informatico subito dai nostri sistemi è stato un attacco programmato, organizzato e molto potente, che al momento non ci consente di poter stimare una tempistica per la ripresa delle attività di prenotazione e di tutte le attività digitali legate alla campagna di vaccinazione" ha detto l'assessore regionale alla sanità del Lazio, Alessio D'Amato. "Voglio comunque tranquillizzare tutti sul fatto che la campagna di vaccinazione anti-Covid nel Lazio procederà senza interruzioni - ha proseguito - al momento abbiamo 250mila utenti già prenotati da qui fino al prossimo 13 agosto, e queste prenotazioni verranno evase senza problemi".

"E' un attacco hacker molto potente, molto grave. E' tutto out. E' sotto attacco tutto il ced regionale". A dirlo l'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato. "E' un attacco senza precedenti per il sistema informatico della Regione" ha aggiunto.

Che si tratti di un serio problema è il parere di uno dei più noti esperti di cybersecurity e intelligence, l'ingegner Pierluigi Paganini: "Le dichiarazioni del presidente Zingaretti confermano la gravità dell’accaduto. Si è trattato di un attacco ransomware che ha compromesso i sistemi del Centro elaborazione dati e di prenotazione dei vaccini. In risposta all’incidente non è stato possibile far altro che disconnettere i sistemi dalla rete per evitare che la minaccia si propagasse all’interno dell’infrastruttura colpita. 

Si tratta di una misura estrema ed il fatto che a distanza di oltre 24 ore non si sia riuscito a ripristinare l’infrastruttura colpita evidenza problemi nei processi di continuità operativa e disaster recovery che devono essere adottati per garantire che un servizio essenziale possa continuare anche in presenza di un evento avverso come un attacco cibernetico di vaste proporzioni, ha spiegato Paganini

Sui possibili autori dell'attacco, c'è ancora molto mistero e si rincorrono ipotesi non confermate né smentite. "Nell’ambiente circolano voci circa la compromissione di una importante azienda italiana fornitrice di servizi IT che ha tra i suoi clienti la Regione Lazio" afferma Paganini. "Parliamo di un colosso, e se la notizia sarà confermata potremo scoprire presto che altre grandi realtà clienti di questa azienda potrebbero essere state prese di mira. 

Quello che mi preoccupa è il silenzio assordante attorno all’incidente: comprendo bene che ci sono indagini in corso, ma non mi risulta che anche in cerchie ristrette composte dalle principali aziende nazionali stiano circolando informazioni utili a prevenire che questo attacco possa avere ben altre conseguenze.", conclude Paganini.

 

Fonti ansa / agi / Rai / e varie testate

 

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato questa mattina a Palazzo Chigi il segretario della Lega Matteo Salvini: "durante il colloquio, proficuo e cordiale, sono stati affrontati temi collegati alla campagna vaccinale, al Green Pass e alle misure di contrasto al Covid-19". E' quanto comunica Palazzo Chigi al termine dell'incontro.

Un chiarimento sulle parole espresse dal premier Mario Draghi in conferenza stampa? "Sì", c'è stato, "ma chiedetelo a lui, non parlo per interposta persona. Ho sottolineato il rammarico, come Lega stiamo lavorando come matti per tenere insieme tutto, certe considerazioni sono ingenerose". Così Matteo Salvini, lasciando Palazzo Chigi dopo l'incontro con il premier Mario Draghi.

'Sui giornali leggevo che già oggi o domani ci sarebbero state altre restrizioni: così non è.

Ci pensiamo la settimana prossima in base ai dati', dice Salvini. E alla domanda se ci sia stato un chiarimento con Draghi risponde affermativamente: 'ho sottolineato il rammarico, visto che stiamo lavorando come Lega come matti per tenere insieme tutti, certe considerazioni sono ingenerose', dice con riferimento alle frasi del premier la scorsa settimana in conferenza stampa.

Sui vaccini, "io sono per le libertà, non c'è mondo diviso in no vax e sì vax. Le libertà per me sono sacre, invito tutti coloro che rischiano la vita a vaccinarsi, perché in quel caso il vaccino salva la vita. Ma nessuno mi convincerà mai che obbligare a vaccinare i bimbi di 12 anni sia una scelta utile". Con Draghi "abbiamo parlato di una scuola in presenza per tutti, senza discriminazioni e senza distinzioni".

Col premier "abbiamo parlato di tanti temi", tra questi la scuola "del diritto di tutti i bimbi ad entrare in classe senza distinzioni e senza esclusioni". Quanto al parere tecnico dell'Aifa per i 12-18enni, "ci sono comunità scientifiche in mezza Europa che dicono il contrario, in altri Paesi i bimbi vaccinati solo se hanno altre gravi malattie". Per Salvini, solo "se la situazione si complica" bisogna pensare a nuove strette, mentre "la situazione è assolutamente sotto controllo".

"Chiediamo il diritto per tutti i bimbi ad andare in classe, senza distinzioni e senza esclusioni". Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini dopo l'incontro con il premier Mario Draghi. L'ipotesi di vaccino obbligatorio per il personale scolastico? "Io sono per le libertà. Non c'è il mondo diviso in No Vax e Sì Vax. Io mi sono vaccinato e invito tutti coloro che rischiano la vita a vaccinarsi ma nessuno mi convincerà mai che obbligare a vaccinare i bimbi di 12 anni sia una scelta utile. Le libertà per me sono sacre".

 "Prima di ipotizzare ulteriori limitazioni sui trasporti, sui treni, sugli aerei, obblighi per gli insegnanti, obblighi per gli operai, si aspettino dei dati. Perché c'è una stagione turistica in pieno corso e prima di complicare la vita agli operatori commerciali e alle famiglie con dei figli, aspettiamo che ci siano dei dati". 

Allargare l'uso del green pass? "Se la situazione si complica bisogna correre ai ripari, ma complicare la vita a 30 milioni di italiani e milioni di operatori economici, a mamme e papà di ragazzi di 12, 13, 14 anni francamente no. Oggi le terapie intensive sono vuote al 90%, 40 milioni di italiani sono già vaccinati, quindi la situazione è assolutamente sotto controllo", ha detto ancora. Su lavoro e trasporti ci saranno nuove strette "solo se ce ne sarà necessità che oggi non c'è, comunque questa settimana non ci sarà nessun aggravio", e a Draghi "ho fatto alcune proposte, credo ci sia stata assoluta attenzione".

Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini dopo l'incontro con il premier Mario Draghi a Palazzo Chigi. Green pass per i trasporti? "Solo se ce ne sarà necessità che oggi non c'è. Complicare la vita a trenta milioni di italiani e milioni di operatori economici, no. Questa settimana non ci sarà nessun aggravio" e solo "se la situazione si complica bisogna correre ai ripari".

La Lega frena sulla giustizia? "Giulia Bongiorno sta lavorando in questi minuti sia con Cartabia che con Draghi: noi lavoriamo per risolvere, mi sembra che centinaia di emendamenti li abbia presentati il M5s, non altri". Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini dopo l'incontro con il premier Draghi. Accettereste le proposte del M5s per modificare il testo? "Noi accettiamo le proposte di Draghi, non del Movimento 5 stelle. Noi il testo lo abbiamo approvato, è quello che è uscito dal Consiglio dei ministri, qualcun altro ha chiesto di riaprirlo. So che c'è un incontro in corso. Ne sta parlando Giulia Bongiorno in questo momento".

Intanto il Senato ha approvato la fiducia posta dal governo sul decreto Recovery. I sì sono stati 213, i no 33.

Il provvedimento è quindi approvato in via definitiva dal Parlamento. Temi del decreto la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di snellimento delle procedure.

Fonti varie agenzie

 

 

Il segnale lanciato dalla Repubblica popolare, ad ogni modo, è che anche gli strateghi di Pechino hanno accelerato sul fronte nucleare e non hanno problemi a manifestare apertamente al mondo. Il fatto sottolinea inside over, che la Cina lo faccia in un momento di tensioni con gli Stati Uniti comporta poi un'interpretazione politica di queste nuove basi svelate dai satelliti. C’è chi interpreta questa svolta nucleare come un monito verso Washington e come una particolare “arma negoziale”. I nuovi silos sarebbero avvertimenti per tornare a trattare su questioni politiche, economiche e militari. 

Altri, invece, come riporta inside over, pensano che Pechino voglia mostrare al mondo le proprie capacità tecnologiche e militari in una fase in cui la Russia affina le sua abilità nel campo delle armi ipersoniche, gli Stati Uniti quelle del proprio ombrello nucleare e l’India alimenta il proprio arsenale strategico. Ma c’è anche chi considera queste basi come uno sfoggio di potere a uso interno, soprattutto in una fase in cui Xi Jinping ha già fatto intendere di non voler tollerare minacce all’unità del Paese puntando dritto su Hong Kong e sulla questione di Taiwan. Una miscela di motivazioni che potrebbe anche essere unita indissolubilmente, ma che in ogni caso segnala una netta evoluzione strategica delle forze della Repubblica popolare.

L’occhio degli Stati Uniti scrive inside over, continua a posarsi sulla Cina. E questa volta l'obiettivo punta dritto all’arsenale missilistico cinese. Secondo il New York Times la Cina starebbe creando una nuova enorme base con circa 110 silos per il lancio di missili nucleari. Il giornale newyorchese mostra come prove le foto dell’agenzia Planet Labs, sempre più utilizzata come fonte di informazioni per carpire i segreti dei Paesi avversari.

Le immagini sono studiate con grande attenzione dagli analisti e dal Pentagono. E le interpretazioni sulle immagini di questo nuovo campo per missili nucleari portano a diverse teorie. Partendo dal presupposto che la Cina evidentemente ha voluto mostrare al mondo – in particolare agli Stati Uniti – questa nuova base missilistica.

Innanzitutto c’è un primo dato, che è quello geografico. Come spiega la Federation of American Scientist, il campo si trova nella prefettura di Hami, Xinjiang orientale. Dista 380 chilometri dall’altra base scoperta negli scorsi mesi nei pressi di Yumen (ne ha parlato per primo il Washington Post), segno che è in quell’area che Pechino vuole costruire la propria roccaforte missilistica.

Intanto riguardando la  Russia, e l'Inghilterra sottolinea inside over,l’air chief marshal Mike Wigston, capo di Stato maggiore della Royal Air Force (l'aeronautica militare britannica), ha reso noto che dal prossimo autunno verrà intrapresa l'esercitazione Agile Stance, durante la quale i caccia della Raf riceveranno ordini “senza preavviso” di schierarsi in posizioni alternative rispetto alle normali basi aeree.

Con ogni probabilità queste “posizioni alternative” scrive inside over, comprenderanno aeroporti civili in grado di essere rapidamente adattati ad un impiego militare, ma sono stati menzionati anche “altri luoghi improvvisati”, parole che fanno pensare che lo Stato Maggiore britannico stia pensando di utilizzare anche le autostrade del Regno Unito, riprendendo così una pratica in uso, anche se in modo limitato, durante la Guerra Fredda.

Dalle colonne del Daily Telegraph Wigston ha detto che “impareremo nuovamente come disperderci”, sottolineando che se “l’arsenale (di missili da crociera di ultima generazione n.d.r.) di cui Putin si è vantato” fosse di stanza nell’exclave russa di Kaliningrad “saremmo nel loro raggio d’azione”. Il capo di Stato maggiore della Raf ha anche parlato di trasferire “tutti i miei Typhoon […] su 12 basi” disperdendo così rispetto alle due attuali di riferimento (Lossiemouth e Coningsby).

La Raf così, e quindi le forze armate del Regno Unito, guardano con preoccupazione al rinnovato arsenale missilistico russo di raggio medio e intermedio che però, per ora, non è stato schierato in quei territori immediatamente a ridosso dei confini della Nato, ma solamente in linea generale nei distretti occidentali, da dove comunque possono colpire obiettivi in Europa.

In particolare sottolinea inside over, “l’arsenale di cui Putin si è vantato” a cui si riferisce l’air chief marshal Wigston è molto probabilmente il missile da crociera 9M729 lanciato da terra, noto anche come SSC-8 Screwdriver. Secondo la Nato, quest’arma ha violato i termini del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio o Inf, e ha generato una diatriba tra Russia e Stati Uniti che ha portato alla ricusazione finale di quell’accordo lo scorso anno, dopo che era rimasto in vigore dalla fine degli anni ’80, quindi dalla Guerra Fredda.

Intanto la pandemia non ha fermato il Maks,scrive inside over, il salone internazionale dell'aeronautica e dello spazio che si tiene a Mosca ogni due anni. Presso l’aeroporto di Zhukovsky sono convenuti i produttori russi legati alla filiera aerospaziale, a cominciare dal colosso Uac (United Aircraft Corporation) che raccoglie i nomi più importanti del panorama aeronautico russo (Tupolev, Mig, Sukhoi, Yakovlev, Ilyushin) passando per Almaz Antey, altro gigante che costruisce sistemi da difesa e missilistici.

Nei padiglioni sono stati visti i prodotti missilistici, sia da difesa aerea, sotto forma di modelli in scala, sia per l'attacco. Per quanto riguarda i primi sostanzialmente sono assetti già ampiamente conosciuti: l’S-350E “Vityaz”, S-400, il sistema Tor e l’Antey 4000, presentato alla fiera Army nel 2020, senza dimenticare i sistemi da difesa costiera: Bal e Bastion. Molti i missili aria-aria, aria-superficie e da crociera, esposti a grandezza naturale: dall’RVV-MD del bureau Vympel di Jsc, passando per l’RVV-BD a lungo raggio e guida radar (tipo fire and forget) senza dimenticare l’antiradar Kh-58UShke. Interessante aver potuto vedere da vicino i missili da crociera per l’esportazione made in Russia, tra cui il Kh-59MK (con gittata aumentata), il Grom E1 (ed E2) già presentati nel 2015, oppure quello che viene definito “missile antinave tattico”, il Kh-35UE, che sembra abbia un raggio d'azione di 260 chilometri.

Come sottolinea inside over guardando al panorama internazionale era presente l’India, con il sistema missilistico Brahmos, lanciabile sia da unità navali che da terra grazie ad un veicolo Tel (Transporter Erector Luncher) di derivazione russa, la Cina con la China Great Wall Industry Corporation ed il Kazakistan, che aveva un intero padiglione dedicatogli dove sono stati esposti principalmente componenti per motori aeronautici. Presente anche un po’ di Italia, con Leonardo che ha portato un elicottero AW-139, e la Francia, che con Airbus ha esposto un A-350-1000 che si è anche esibito in una dimostrazione di volo. Di quest’ultima a colpire è stata soprattutto la silenziosità dei suoi due motori Rolls-Royce, soprattutto se confrontata col rumore (quasi assordante) dei russi Sukhoi MS-21 versioni 300 e 310.

 

Fonti il giornale / inside over the world

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