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Un aumento da non sottovalutare. La Commissione europea ha messo in guardia gli Stati membri sugli arrivi di migranti irregolari attraverso le rotte tradizionali del Mediterraneo e quelle sviluppatesi più di recente lungo la frontiera tra i Paesi dell'Est Europa e la Bielorussia. L'Italia, scrive Europa today, a detta dell’esecutivo Ue, si trova sotto pressione a causa di un aumento degli sbarchi di migranti che arrivano da Libia, Tunisia e Turchia in maniera "autonoma", senza passare dunque per le navi civili e militari che operano nell'area.

"Gli arrivi dalla Libia e dalla Tunisia sono raddoppiati verso l'Italia. Dall'inizio dell'anno abbiamo registrato 48 mila ingressi". È il dato fornito dal direttore esecutivo dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex), Fabrice Leggeri in audizione dalla commissione Schengen come sottolinea Agi.

"Oggi il rischio terroristico è molto debole" ha aggiunto, "Il numero di terroristi potenziali che usano i flussi migratori è statisticamente limitato, però il semplice fatto che esista è molto grave, quindi è necessario impegnarsi a livello europeo. Frontex metterà a punto degli indicatori di rischio".

La tratta di migranti attraverso il Mediterraneo riporta Europa today,centrale, precisa la relazione Ue, ha infatti registrato “l'aumento più elevato di tutte le rotte (migratorie, ndr) nel corso del 2021”, con un incremento dell'82 per cento rispetto al 2020. L'Italia è stato principale Paese di destinazione di questa rotta, “con oltre 41.000 arrivi totali, quasi la metà dei quali dalla Libia”, mentre Malta ha registrato “un calo del 78 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020”. “Anche la migrazione dalla Tunisia - si legge nella relazione - rimane elevata rispetto agli anni precedenti, rappresentando quasi il 40 per cento dei migranti irregolari arrivati finora in Italia nell'anno in corso”. Un'altra rotta che ormai interessa il Belpaese è quella del Mediterraneo orientale, attraverso la quale vi è stato “un notevole aumento del 208 per cento degli arrivi direttamente dalla Turchia verso l'Italia, con 6.175 sbarchi nel 2021 rispetto ai 2.007 nel 2020”. Oltre il triplo.

Il direttore Leggeri come sottolinea Agi ha anche proposto di usare l'aeroporto di Fiumicino come hub per i rimpatri, anche da altre nazioni, verso i Paesi di provenienza dei migranti. "Da gennaio il corpo Europeo si trova all'Aeroporto di Fiumicino per i rimpatri dei migranti irregolari" ha spiegato, "Abbiamo 10 membri Corpo Europeo che assistono l'organizzazione degli allontanamenti. Dall'inizio dell'anno sono stati 1500 migranti rimpatri Abbiamo proposto anche l'utilizzo dei voli commerciali, ma la prassi è di usare i charter soprattutto per i Paesi del Maghreb. Abbiamo la possibilità di usare Fiumicino come hub anche dagli altri Paesi, come transito"

Leggeri scrive l'Agi,ha anche puntato il dito contro le responsabilità della Bielorussia che "ha messo in atto una politica dei flussi di migranti verso Lituania, Polonia e Lettonia". "Si tratta di un'azione che l'Unione Europea valuta come una forma di ricatto volta alla rimozione delle sanzioni. Vediamo un aumento dell'87 per cento dall'inizio dell'anno" ha detto.

Oltre che sui numeri, l’Italia è stata avvertita anche sui mezzi di trasporto che stanno portando sempre più migranti irregolari nel Paese. Questo nuovo flusso, ha spiegato in conferenza stampa la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, è infatti caratterizzato “da un cambiamento” rispetto al passato perché non si tratta più di sbarchi “provenienti dalle navi ong che svolgono operazioni di ricerca e salvataggio in mare”, ma i migranti ora “arrivano autonomamente in Italia partendo dalla Tunisia, nonostante la Guardia costiera tunisina abbia quadruplicato gli sforzi per prevenire le partenze”.

Esiste anche il problema della presa di posizione turca sull’accordo tra Atene e Parigi che potrebbe creare nuove tensioni ma anche sulla questione immigrati che tante volte, come l'anno scorso ha provato la Turchia di spedire in Grecia e fermati in extremis.. La Turchia ha voluto lanciare il primo segnale di avvertimento inviando i propri caccia sulle isole dell’Egeo. Come segnalano i media ellenici, alle 11:30 del 1 ottobre due coppie di F-16 turchi hanno sorvolato gli isolotti di Makronisi e Anthropofagoi, vicino Fournoi. Un messaggio giunto pochi minuti dopo la dichiarazione del portavoce del governo turco e che mostra come la tensione tra i due Paesi stia tornando ai livelli di guardia dopo mesi in cui si pensava che Atene e Ankara potessero raggiungere una situazione di apparente stabilità.

Le cose però hanno preso una piega diversa da qualche settimana. L'intervento di navi turche a largo di Creta che avevano interferito sul lavoro di un'imbarcazione che studiava i fondali per il gasdotto EastMed (la Nautical Geo) ha scatenato una piccola escalation nell’area. Grecia e Turchia si sono sfidate con una serie di Navtex, cioè avvertimenti sulla navigazione, in cui si segnalavano esercitazioni e manovre militari nell'area comunicata dai rispettivi governi.

I governi firmatari non hanno mai menzionato Ankara come obiettivo del patto di mutuo soccorso, ma era implicito tra le stesse righe dell'intesa dell'Eliseo. Rafforzare la Grecia, in un momento di forti tensioni nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale, equivale inevitabilmente a prendere posizione contro le ambizioni turche nella stessa area. E l'idea francese di sostenere la Grecia era già stata palesata nell’estate del 2020, quando Macron decise di dare il via libera all'invio delle unità della Marina Nationale a sostegno della flotta ellenica. Un segnale confermato da una serie di vertici bilaterali e multilaterali tra i Paesi Ue, mediterranei e non, in cui il capo dell'Eliseo ha più volte ribadito la vicinanza agli interessi greci e ciprioti e la sinergia con quel blocco composto, oltre che da questi due Paesi, anche da Emirati Arabi Uniti ed Egitto.

L'accordo, benedetto in parte anche dagli Stati Uniti, comporta in ogni caso un problema per Erdogan, che adesso si ritrova nuovamente isolato. Il fatto che Washington abbia dato il via libera e che aspetti di blindare ulteriormente la cooperazione militare con Atene estendendo le basi presenti sul territorio ellenico è letto da molti analisti turchi come un ulteriore avvertimento da parte occidentale nei confronti di Ankara.

 

Fonti : Agi / europa today / InsiderOver

 

L'Unione europea è pronta "a fare di più per promuovere e difendere i valori e gli interessi dei cittadini europei". Per farlo, nei prossimi mesi i 27 saranno al lavoro per una nuova dichiarazione Ue-Nato, mentre gli ambasciatori e gli sherpa avvieranno già nelle prossime settimane i lavori di preparazione del vertice Ue sulla Difesa che si terrà a marzo sotto la presidenza francese.

Questo il messaggio che i capi di Stato e di governo dell'Unione lasciano trapelare dalla cena di lavoro al castello di Brdo, in Slovenia, a margine del vertice sui Balcani occidentali.


Questo il messaggio che i capi di Stato e di governo dell'Unione lasciano trapelare dalla cena di lavoro al castello di Brdo, in Slovenia, a margine del vertice sui Balcani occidentali.  Rafforzare la difesa comune europea e l'autonomia strategica dell'Ue dunque, per affermare con più forza il ruolo dell'Unione europea sullo scacchiere internazionale. Uno scacchiere, che dopo la crisi in Afghanistan si mostra sempre più complesso e richiede maggiore autonomia europea in chiave di sicurezza.   "L'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell, presenterà una prima bozza dello Bussola strategica nel novembre 2021. 

Ci torneremo a dicembre. La sosterremo a marzo in occasione del nostro Consiglio europeo ordinario sulla difesa. Nel frattempo, procederemo sui diversi binari esistenti nel campo della difesa e della sicurezza". Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nelle sue conclusioni al termine del dibattito al Consiglio informale dell'Ue, in corso in Slovenia, sul ruolo internazionale dell'Unione europea. Il presidente del Consiglio europeo,  ha poi aggiunto che la Commissione: "Lavorerà per una nuova dichiarazione politica con la Nato prima del vertice Nato del giugno 2022". 

Rafforzare la difesa comune europea e l'autonomia strategica dell'Ue dunque, per affermare con più forza il ruolo dell'Unione europea sullo scacchiere internazionale. Uno scacchiere, che dopo la crisi in Afghanistan si mostra sempre piu' complesso e richiede maggiore autonomia europea in chiave di sicurezza.

In un intervento alla Georgetown University, Stoltenberg ha fatto riferimento alla cosiddetta alleanza Akus tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti e ha detto di "comprendere" la delusione della Francia. "Ma non credo in nessuno sforzo per cercare di fare qualcosa al di fuori del quadro della Nato, o competere con o duplicare la Nato, perché la Nato rimane la pietra angolare, il fondamento per la sicurezza europea e della sicurezza nordamericana" autonomia militare

La Ue però questa volta potrebbe fare un passo avanti: dal vertice emerge che i capi di Stato e di Governo hanno mostrato "forte sostegno per un approccio multilaterale", anche alla luce dell'alleanza Aukus. Il sostegno Nato non è in discussione, ma la questione che hanno posto i leader dei Ventisette è "come rafforzare alleanze e partnership e sviluppare allo stesso tempo capacità proprie", ha riferito una fonte europea.

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha dichiarato che il sostegno a un'organizzazione parallela di difesa reciproca esclusivamente europea rischia di dividere e indebolire l'Alleanza atlantica. Lo riportano diversi siti informativi citando la Afp. A Washington per colloqui alla Casa Bianca e al Pentagono, Stoltenberg ha fatto riferimento al sostegno di Parigi a un raggruppamento di difesa europeo autonomo dalla Nato, in particolare sulla scia della creazione di Aukus, un raggruppamento Australia-Gran Bretagna-Usa focalizzato sulla sicurezza dell’Indo-Pacifico che ha lasciato fuori la Francia e la Nato come gruppo.

Stoltenberg ha sostenuto che la difesa dell'Europa va oltre i suoi confini. “Si tratta di geografia. Turchia nel sud, Norvegia, Islanda nel nord e nell'ovest, Stati Uniti, Canada e Regno Unito – ha detto – Sono importanti per la protezione della difesa di tutta l’Europa”.

“Qualsiasi tentativo di indebolire il legame transatlantico creando strutture alternative, trasmettendo l’idea che possiamo farcela da soli, non solo indebolirà la Nato, ma dividerà l’Europa”, ha concluso Stoltenberg.

“Capisco che la Francia sia delusa”, ha detto Stoltenberg in una conferenza alla Georgetown University. “Quello in cui non credo sono gli sforzi per cercare di fare qualcosa al di fuori del quadro della Nato, o competere con o duplicare la Nato, perché la Nato rimane la pietra angolare, il fondamento per la sicurezza europea e anche in realtà per la sicurezza nordamericana”, ha detto.

"Il ritiro dall'Afghanistan, per il modo in cui è stato deciso, comunicato ed eseguito e il cambio di intenzioni che ha riguardato il contratto tra l'Australia e la Francia per la fornitura di alcuni sottomarini nucleari scartati per sottomarini di produzione americana - e qui intendo non solo la sostanza, ma il modo in cui è stato comunicato - sono due messaggi molto forti, che ci dicono che la Nato sembra meno interessata dal punto di vista geopolitico all'Europa e alle zone di interesse dell'Europa e ha spostato le aree di interesse ad altre parti del mondo". Lo dice il premier Mario Draghi in conferenza stampa al termine del vertice Ue in Slovenia.

Una prima riflessione si pone su cosa può fare l'Ue e i suoi Paesi membri per contribuire a guidare le scelte della Nato', ha detto Draghi. In mattinata bilaterale con Macron per fare il punto sui temi in discussione al G20 di Roma a fine mese

"Tutti i Paesi coinvolti nella discussione sono membri della Nato e intendono restare fermamente nel perimetro dell'alleanza atlantica, però una prima riflessione si pone su cosa può fare l'Ue e i suoi Paesi membri per contribuire a guidare le scelte della Nato.

Il loro ruolo appare, soprattutto di recente, marginale ormai. Io ho fatto domande: possono i Paesi Ue coordinare maggiormente nelle posizioni che prendono all'interno della Nato? Questa è una riflessione che richiede una risposta". Lo dice il premier Mario Draghi in conferenza stampa al termine del vertice Ue in Slovenia.

"Se l'Europa non ha una politica estera comune è molto difficile che possa avere una difesa comune. Ci si può arrivare all'interno dell'Ue o con alleanze tra vari Paesi dell'Ue. Il primo modo di far questo è di gran lunga preferibile, perché manterremo uno schema sovranazionale invece di uno schema di alleanze intergovernative. Ho chiesto alla commissione di preparare un'analisi su questo". Lo dice il premier Mario Draghi in conferenza stampa al termine del vertice Ue in Slovenia.

La difesa Ue indebolirebbe la Nato, come dice Stoltenberg? "Non credo che qualunque cosa nasca fuori dalla Nato indebolisca la Nato e indebolisca l'Europa. Questo problema nasce dal fatto che molti, se non tutti i Paesi, hanno la sensazione di aver perso centralità geopolitica all'interno della Nato. Qualcosa di complementare alla Nato rafforza la Nato e l'Europa". Lo dice il premier Mario Draghi in conferenza stampa al termine del vertice Ue in Slovenia, parlando della politica estera e di difesa comune.

Serve una reazione immediata dopo Aukus? "No, la cosa immediata da fare è avviare un processo in cui decidiamo se siamo disposti ad avviare un processo per una politica estera comune nell'Ue. Altrimenti inevitabilmente saranno le alleanze tra Paesi come motore di politica estera e di difesa comune, che è esattamente quel che è sempre successo nella storia, fino all'affermazione del multilateralismo dopo la seconda guerra mondiale. Se riusciamo - è questo è veramente un test molto importante - a mantenere l'impostazione multilaterale delle nostre alleanze e decisioni strategiche, questa è una grande conquista". Lo dice il premier Mario Draghi in conferenza stampa al termine del vertice Ue in Slovenia.

Sarebbe a favore di un consorzio comune europeo per stoccare riserve di gas? "Certamente, reputo una cosa molto positiva non farsi trovare impreparati rispetto a picchi dell'energia che non hanno solo conseguenze sull'economia ma anche sulla distribuzione, sulla diseguaglianza". Lo dice il premier Mario Draghi in conferenza stampa al termine del vertice Ue in Slovenia.

Dopo il vertice Ue, "primo incontro in persona dopo la pandemia", si è fatto "il punto sul processo di entrata di questi paesi nella Ue e più in generale sull'allargamento: da quasi tutti è stata espressa la necessità che questo processo continui e acquisti maggior slancio, che sembra avere perso". Così il premier Mario Draghi in Slovenia con riferimento al vertice Ue con i Balcani occidentali. "Molto tempo è passato, specialmente per alcuni Paesi: la Commissione è impegnata su questo fronte a fornire un documento che dovrebbe dare lo stato del processo di entrata di questi paesi nella Ue".

Stamani colloquio bilaterale Draghi-Macron a quattr'occhi questa mattina all'inizio della seconda giornata di lavori del vertice Ue-Balcani occidentali. Secondo quanto riferito da fonti dell'Eliseo, l'incontro "è stato l'occasione per i due leader di fare un punto sui temi che saranno discussi al G20 di Roma alla fine del mese". Fra i temi citati dalla fonte dell'Eliseo come argomenti discussi dai due leader, "i vaccini e la solidarietà con l'Africa", oltre che la conferenza sulla Libia del 12 novembre. "C'è una comune volontà di andare avanti insieme su questi temi prioritari", aggiunge la presidenza francese.

A proposito della conferenza sulla Libia del 12 novembre, si fa notare che "il coordinamento è stretto tra la Francia, l'Italia e la Germania per ottenere l'applicazione degli impegni presi a Berlino e che devono svilupparsi a Parigi". Macron, aggiungono le fonti della presidenza francese, "ha colto l'occasione dell'incontro per esprimere il suo sostegno all'iniziativa italiana di organizzare un G20 sulla crisi afghana". Draghi e Macron hanno discusso della conferenza sulla Libia del prossimo 12 novembre a Parigi. C'è uno stretto coordinamento - afferma Palazzo Chigi - tra Italia, Francia e Germania per ottenere l'attuazione degli impegni presi a Berlino e che devono concretizzarsi a Parigi.

Fonti Ansa/Agi / Rai e varie agenzie stampa

"Vedo un centrosinistra compatto e un centrodestra che a volte va un po' più in ordine sparso, invece adesso bisognerà serrare i ranghi ancora di più perché il conflitto ora si polarizza". Così il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni parlando dei prossimi ballottaggi, accanto al candidato sindaco del centrodestra per Roma, Enrico Michetti.

Giorgia Meloni nel pomeriggio ha parlato di "risultato ragguardevole per Calenda e Raggi". Mentre Michetti rifugge i calcoli politici sostenendo: "Mi devo rivolgere a tutti gli elettori di Roma. Io ai giochi di palazzo non ho mai creduto". E aggiunge: "Penso che in due mesi abbiamo fatto una campagna elettorale straordinaria, siamo in testa e mi fa piacere".  

La lista che a Roma che ha preso più voti è quella unica del candidato sindaco Carlo Calenda che, con il 19% dei consensi, precede FdI a sostegno del candidato a sindaco Enrico Michetti (17,4%). Al terzo posto c'è quella del Pd con il 16,3% che ha appoggiato il candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri. Sono i risultati con il 98,89% delle sezioni scrutinate nella Capitale. A differenza del leader di Azione che ha corso per il Campidoglio con una sola lista a suo sostegno, gli altri tre principali candidati avevano diverse liste al seguito, di partiti e civiche. Il M5s, che ha sostenuto il sindaco Raggi, registra un crollo dal 2016 (quando prese il 35%) e si attesta sull'11%, mentre la lista civica Raggi guadagna il 4,29%.

"Noi non faremo apparentamenti ma ci rivolgeremo alle romane e ai romani, partendo dalle elettrici e dagli elettori di Raggi e Calenda", con l'obiettivo di costruire "una città che funziona vicina alle persone". Lo ha detto il candidato a sindaco di Roma del centrosinistra arrivato al ballottaggio, Roberto Gualtieri, a Uno Mattina su Rai 1. Gualtieri, interpellato in merito, ha riferito di non aver "ancora" sentito il leader di Azione Carlo Calenda ma ha aggiunto: "Mi aspetto che sosterrà il candidato progressista e demorcratico, sarebbe strano il contrario".

"Una riflessione, senza inventarsi scuse: se la metà dei cittadini sceglie di non votare non è certo colpa loro, è solo colpa nostra. Dei nostri errori, litigi e ritardi: che mi serva e ci serva di lezione". Così Matteo Salvini. "Veniamo ai risultati - aggiunge -. Stravinciamo in Regione Calabria, con il doppio dei voti del candidato di sinistra (54 a 27). Andiamo al ballottaggio a Roma e Torino, dove cinque anni fa al ballottaggio andarono Pd e 5Stelle. Abbiamo perso (al primo turno e di tanto) Bologna, Milano e Napoli: responsabilità solo nostra. Abbiamo vinto al primo turno in città come Grosseto, Novara e Pordenone".

Si profila una sfida tra Enrico Michetti e Roberto Gualtieri nel ballottaggio per il Campidoglio. Restano fuori la sindaca uscente Virginia Raggi e Carlo Calenda, che però rivendica un risultato "senza precedenti" per la sua unica lista.

Il prossimo sindaco di Roma, dunque, verrà scelto tra l'avvocato civico schierato dal centrodestra e l'ex ministro dell'Economia per il centrosinistra, con il primo davanti al 30,8% e l'altro ad inseguire al 26,9% quando lo spoglio è circa al 25%.

Ora potrebbero essere determinanti i voti di chi al primo turno ha scelto Raggi, per ora attorno al 20%, o Calenda, al momento al 18%, preferenze capaci di orientare la partita, in una tornata caratterizzata da un forte astensionismo, soprattutto nelle periferie.

Roma è il principale banco di prova per un nuovo passo avanti nel dialogo Pd-M5s, dopo che negli anni della Raggi il rapporto tra le due formazioni è stato complicato.

Occhi già puntati sui ballottaggi dopo l'esito della prima tornata del voto amministrativo con il centrosinistra tornato a sorridere e il centrodestra che ha pagato divisioni e candidati sbagliati. Le elezioni comunali dell'era Covid danno nelle grandi città un vincitore certo: a Milano incassa il bis Sala, a Napoli fa il pieno Manfredi, e a Bologna vola Lepore, nelle ultime due città nell'inedita alleanza Pd-M5s.

"Vedo un centrosinistra compatto e un centrodestra che a volte va un po' più in ordine sparso, invece adesso bisognerà serrare i ranghi ancora di più perché il conflitto ora si polarizza". Così la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni parlando dei prossimi ballottaggi, accanto al candidato sindaco del centrodestra per Roma, Enrico Michetti.

Se il centrodestra tiene la Calabria con la vittoria di Occhiuto, Trieste e Torino vanno al ballottaggio mentre a Roma è testa a testa tra il candidato del centrodestra Enrico Michetti e l'ex ministro dem Roberto Gualtieri.

 "Una riflessione, senza inventarsi scuse: se la metà dei cittadini sceglie di non votare non è certo colpa loro, è solo colpa nostra. Dei nostri errori, litigi e ritardi: che mi serva e ci serva di lezione". Così Salvini torna su Fb.

"Il segretario deve fare il segretario, e gli amministratori gli amministratori. Quando le dimensioni si sommano si fa gran confusione". Lo ha detto Luca Zaia, rispondendo a una domanda sulle divisioni nella Lega dopo le amministrative. "Le polemiche hanno riguardato tutti i partiti, e probabilmente non saranno finite", ha detto ai giornalisti. "Non è un problema di linea politica - ha aggiunto Zaia - ci si confronta. Poi l'amministrazione è una macchina che si 'tara' giorno per giorno. E poi su vaccini e Green pass come Lega avevamo già fatto un documento esplicito", ha concluso.

"Veniamo ai risultati - aggiunge - Stravinciamo in Regione Calabria, con il doppio dei voti del candidato di sinistra (54 a 27). Andiamo al ballottaggio a Roma e Torino, dove cinque anni fa al ballottaggio andarono PD e 5Stelle. Abbiamo perso (al primo turno e di tanto) Bologna, Milano e Napoli: responsabilità solo nostra. Abbiamo vinto al primo turno in città come Grosseto, Novara e Pordenone".

"L'area riformista dai moderati che non vogliono Salvini e Meloni, fino ai democratici che non vogliono morire grillini è fortissima. Sia dove vinciamo, sia dove facciamo testimonianza, i risultati sono molto buoni. E questo è fondamentale in vista del 2023". E' l'analisi del voto del Leader Iv Matteo Renzi nella enews."Che dire: con l'1% abbiamo preso più consiglieri comunali di M5s. Italia Viva è viva. I Cinque Stelle no. Evviva l'1%! A forza di sottovalutarci ci fanno bene. Adesso dobbiamo costruire un'area vasta di riformisti e liberali, tutti insieme".

Le elezioni amministrative potrebbero ridisegnare e invertire gli equilibri di forza tra centrodestra e centrosinistra. Con il tracollo del Movimento 5 stelle, l'altro dato che emerge dalle urne è un ritorno a una sorta di bipolarismo con due schieramenti contrapposti. Almeno è quanto si evince da una primissima analisi dei dati, seppur ancora parziali, nelle grandi città.

A rivendicare il primato per i dem è Francesco Boccia, responsabile Enti locali della segreteria dem. "La cosa più importante è che il Pd è il primo partito in tutte le città", osserva.

Nel campo avverso, regge Forza Italia (anche se prosegue il trend degli ultimi anni che vede il partito azzurro perdere consensi). Subisce una battuta d'arresto la Lega, che perde voti in diverse città del Nord, tra cui la stessa Milano, mentre Fratelli d'Italia guadagna consensi.

Osserva Giorgia Meloni: "Secondo i dati a disposizione, con un rapido calcolo fatto in questi minuti, direi che oggi FdI sui numeri assoluti si afferma come primo partito all'interno del centrodestra".

Ankara è rimasta spiazzata l anno scorso dall'annuncio di Atene e Parigi sull'acquisto di 24 caccia Rafale e per 3 fregate Belharra e 3 corvette: la firma avrebbe anche il “via libera” di Washington, per stemperare la rabbia di Macron per l'accordo Aukus. Si salda l'asse euroatlantico nel Mediterraneo orientale andranno a rafforzare il suo dispositivo nell’Egeo. I primi caccia, sei «d’occasione», cioè già usati e praticamente regalati, potranno essere schierati in tempi brevi e sono la prima risposta «muscolare» se si ritornano le attività turche, legate soprattutto alla ricerca di gas e petrolio sui fondali contesi. Il riarmo della Grecia è affiancato anche dalla fine di 33 anni di embargo Usa sulla vendita di armi a Cipro.

Il premier greco è a Parigi dove ha chiuso una importante commessa, dopo cinque anni di trattative. Tra l'altro l'accordo prevede l'assistenza militare immediata della Francia alla Grecia – e viceversa – in caso di attacco di un Paese terzo, anche se questo Paese fa parte delle loro alleanze, come ad esempio la Turchia, che è membro della Nato

Dietro la stretta di mano da 5 miliardi di euro tra il Presidente francese e il Premier greco potrebbe esserci una nuova fase geopolitica, sia nel Mediterraneo orientale per le mire di Erdogan sul gas greco e cipriota, ma anche in Ue alla voce difesa europea. Macron e Mitsotakis trovano un accordo per 3 fregate Belh@rra e 3 corvette, come anticipato su queste colonne alcuni mesi fa: la Grecia così, dopo 24 caccia Rafale, potenzia anche la propria Marina acquisendo di fatto un alleato strategico in un fazzoletto di acque dove le minacce di Ankara non cessano. Il premier greco: “Abbiamo la stessa visione con Macron per lo sviluppo delle necessarie capacità di difesa e delle capacità di risposta autonoma dell'Europa alle sfide che deve affrontare”.

Come scrive Francesco De Palo nel suo odierno articolo, l’accordo franco-greco porterà in grembo significativi cambiamenti geopolitici nella regione: i rapporti di forza tra Grecia e Turchia non saranno più gli stessi. L'accordo tra Atene e Parigi avrebbe anche il “via libera” di Washington, per sopprimere la rabbia di Macron per l'accordo Aukus. L'accordo di alleanza strategica degli Stati Uniti con Australia e Gran Bretagna è stato il punto focale per la selezione delle fregate francesi da parte del governo greco, fanno sapere fonti diplomatiche.

Con questo accordo sottolinea Francesco De Palo,non si intende creare una concorrenza con altre relazioni, come quelle con gli Stati Uniti, ha precisato il premier greco Mitsotakis, “perché il rafforzamento delle Forze Armate elleniche rafforza la Nato”. Infatti entro una settimana, ha aggiunto, verrà siglato un altro accordo con gli Usa della durata di cinque anni. “Oggi Grecia e Francia stanno compiendo un primo audace passo verso l’autonomia strategica europea. Abbiamo la stessa visione con il presidente Macron per lo sviluppo delle necessarie capacità di difesa e delle capacità di risposta autonoma dell’Europa alle sfide che deve affrontare” ha aggiunto Mitsotakis.

Macron continua Francesco De Palo nel sua analisi geopolitica ha precisato che una missione diplomatica prenderà avvio domani per costruire una nuova relazione Francia-Usa. “La Grecia è in una regione molto travagliata – ha detto – ed è per questo che aiuteremo la Grecia nel perseguire i suoi interessi”. Appare chiaro che con questo cambio di passo Parigi vuole farsi soggetto primario nelle acque che vanno dalla Libia a Cipro, dove opera tra gli altri il colosso Total. E’ di fatto un avvicendamento nelle dinamiche strategiche dell’Egeo e del Mediterraneo orientale, poiché la Francia assume ora un ruolo con carattere ufficiale, nella realizzazione di una nuova era della cooperazione di difesa greco-francese e la Grecia potrà disporre di nuove fregate e dei caccia francesi Rafale che ne rivoluzionano “il parco” mezzi di Aeronautica e Marina.

Il perché del riarmo di Atene ha una ragione ben precisa la Turchia : come si ricorda l anno scorso erano state tensioni riguardo la Grecia e la Turchia entrambi membri della Nato, ai ferri corti sui giacimenti di idrocarburi nel Mediterraneo orientale: Ankara rivendica il diritto di sfruttare i giacimenti che Atene considera sotto la sua sovranità'. E le due parti non trovano l'accordo. L anno scorso Mitsotakis aveva accusato la Turchia di "minacciare" i confini orientali dell'Europa e di "mettere in pericolo" la sicurezza regionale. «Serve un dialogo, ma non quando avviene con la pistola alla testa».

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, l'anno scorso impegnato in un'offensiva a tutto campo nella regione, con operazioni in corso nel Nord della Siria, in Iraq e in Libia e ora anche nel Afghanistan. Il governo di Ankara aveva chiesto agli Stati Uniti di «recuperare la loro neutralità» nel conflitto a Cipro e annunciato che «non farà alcun passo indietro nel Mediterraneo orientale». In realtà la controffensiva di Washington e Parigi aveva dato i suoi effetti. La nave per le prospezioni alla ricerca di gas e petrolio, che era inviata dalla Turchia davanti alle coste cipriote, era stata ritirata.

 

 

 

 

Sono in tutto 686 i migranti sbarcati a Lampedusa su un peschereccio di 15 metri approdato ieri sera al molo commerciale. Le operazioni di sbarco, che comprendono un primo triage sanitario, si sono concluse poco prima dell'una di notte. Cinque sono stati portati al Poliambulatorio dell'isola perché stavano male.

Sono originari di Egitto, Ciad, Marocco, Siria, Bangladesh, Sudan, Nigeria, Etiopia e Senegal. Il peschereccio, intercettato dalle motovedette ad otto miglia dalla costa, è partito da Zuwara, Libia. Sono stati tutti portati all'hotspot dove, al momento, sono presenti 1.091 persone a fronte dei 250 posti disponibili.  Se in un primo momento il molo Favarolo è diventato un tappeto umano, adesso a dare problemi è l’hotspot di contrada Imbriacola. Lì dentro, a fronte di 250 posti disponibili, ci sono circa mille migranti con tutti i problemi che questo comporta. In giornata, fanno sapere dalla prefettura, sull'Isola arriverà la nave quarantena Aurelia all’interno della quale verranno trasferiti i migranti già sottoposti al tampone rapido. Secondo l’analista Michela Mercuri “Gli arrivi imponenti dalla Libia, sono il riflesso di quanto sta accadendo a Tripoli”. Ieri ci sono stati altri 5 sbarchi sull'isola per un totale di 119 persone

Altri 4 barchini, con un totale di 67 migranti, sono giunti a Lampedusa durante la notte, dopo il maxi sbarco di 686 persone. Le 4 "carrette" - occupate da 30, 8, 12 e 17 persone - sono state intercettate quasi sotto costa dalle motovedette della Guardia costiera e Fiamme gialle. Questi piccoli gruppi - arrivati dopo alcuni giorni di stop dovuti al maltempo - sono stati portati prima a molo Favarolo e poi all'hotspot. Lampedusa è, di fatto, abituata a questi piccoli approdi, mentre l'ultimo maxi sbarco registrato sull'isola risale allo scorso 28 agosto quando giunsero in 539. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Agrigento, i 539 immigrati, che già avevano subito ripetute violenze nei campi libici, erano stati stipati nell'imbarcazione anche sulla base della nazionalità riservando i posti peggiori ai non magrebini. Durante la traversata coloro che stavano sottocoperta, in assenza di acqua e in difficolta respiratorie, venivano picchiati con dei tubi di gomma e con cinture ad ogni minima protesta.

Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio lancia ancora una volta l'allarme: "Il maxi approdo di 686 immigrati di questa notte a Lampedusa, provenienti dalla Libia a bordo di un grosso peschereccio, induce a pensare ancora una volta alla esistenza di un'organizzazione criminale transnazionale che rende assolutamente necessarie ed improcrastinabili complesse indagini internazionali. Fare comprendere agli stati del Mediterraneo e agli stati europei che operano nel Mediterraneo l'estrema gravità del fenomeno e indurli ad una fattiva cooperazione giudiziaria internazionale è di fondamentale importanza per contenere l'immigrazione irregolare ed arginare le inaudite violenze e le tragiche violazioni dei più elementari diritti umani, cui sono vittime gli stessi immigrati e fra essi quelli più deboli come donne e bambini".

il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello. "Le politiche europee  dovrebbero pensare in maniera concreta ad affrontare e risolvere il problema dell'immigrazione che non gestisci solo pensando all'accoglienza che funziona alla perfezione. La recente crisi dell'Afghanistan - conclude Martello - ha aggravato il problema perché le attenzioni politiche, a livello internazionale, si sono spostate solo sul fenomeno dei rifugiati tralasciando del tutto quello dei migranti economici. I risultati sono sotto gli occhi di tutti".

Secondo l’analista Michela Mercuri al quotidiano il Giornale,  “Gli arrivi imponenti dalla Libia, sono il riflesso di quanto sta accadendo a Tripoli”.  Circa 45mila ad oggi i migranti giunti sulle coste italiane dall'inizio dell'anno. Una situazione sfuggita dal controllo e che non ha trovato ancora il pugno duro dai piani alti del governo centrale. “Fin qui l'attività del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese – afferma Michela Mercuri – è stata piuttosto debole e deludente. Nella recente conferenza di Malaga c’è stato un flebile tentativo del ministro di perorare il Patto sull’immigrazione e l’asilo sfruttando la collaborazione dei Paesi rivieraschi sulla stessa scia del Patto di Malta. In quella circostanza quell’accordo non ha portato a nulla di fatto e l’Italia ha continuato da sola ad occuparsi del problema della redistribuzione dei migranti. L’approccio invece deve essere sinergico, più incisivo, e deve coinvolgere la maggior parte dei Paesi europei”.

“Khalifa Haftar – afferma su IlGiornale.it l’esperta di Medio Oriente – ha in qualche modo dismesso la divisa e vuole presentarsi alle elezioni. Si è creata una sorta di spaccatura fra quelli che potrebbero essere i candidati di Tripoli e quelli dell’Est Libico, tra cui il generale Haftar. Ora Tripoli vuole dimostrare agli attori dell’Ovest di essere una zona nevralgica che merita particolare attenzione e chiedere quindi il sostegno dei suoi candidati per fermare l’immigrazione. Il fattore dell’aumento degli sbarchi quindi potrebbe essere una richiesta di maggiore attenzione da parte degli attori dell’Ovest per far capire che questa parte della Libia è determinante perché altrimenti il problema dell’immigrazione, votando Haftar, non si risolverà”.

 

 

 

 

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