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Nei primi due anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15.000 dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno.Nello stesso periodo 163 milioni di persone sono cadute in povertà a causa della pandemia.La pandemia ha aggravato le condizioni economiche delle famiglie italiane e rischia di ampliare a breve e medio termine i divari economici e sociali preesistenti. 

Nel primo anno di convivenza con il coronavirus in Italia è cresciuta la concentrazione della ricchezza. La quota, in lieve crescita su base annua, di ricchezza detenuta dal top-1% supera oggi di oltre 50 volte quella detenuta dal 20% più povero dei nostri connazionali. Il 5% più ricco degli italiani deteneva a fine 2020 una ricchezza superiore a quella dell’80% più povero. È quanto emerge da “La pandemia della disuguaglianza”, il nuovo rapporto pubblicato da Oxfam, organizzazione impegnata nella lotta alle disuguaglianze, in occasione dell'apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos, che quest'anno si terranno in forma virtuale. 

Alla riduzione delle spese per consumi è corrisposto nel 2020 un significativo aumento dell'incidenza della povertà assoluta. Oltre un milione di individui e 400.000 famiglie sono sprofondati nella povertà, sebbene su questo disastro sociale possa aver inciso maggiormente - a differenza della precedente recessione – il cambiamento pandemico delle abitudini di consumo rispetto alla perdita di potere d'acquisto, pur significativa, delle famiglie.

Rileva Oxfam: nei 21 mesi intercorsi tra marzo 2020 e novembre 2021 il numero dei miliardari italiani della Lista Forbes è aumentato di 13 unità e il valore aggregato dei patrimoni dei super-ricchi è cresciuto del 56%, toccando quota 185 miliardi di euro alla fine dello scorso novembre.  I 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l'equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri (18 milioni di persone adulte).

"Dall'inizio dell'emergenza Covid-19, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021", denuncia l'organizzazione non governativa. Solo per Jeff Bezos, il numero uno di Amazon, una delle aziende il cui fatturato è decollato con il COvid-19, Oxfam calcola un "surplus patrimoniale" nei primi 21 mesi di pandemia di 81,5 miliardi di dollari, l'equivalente del costo stimato della vaccinazione (due dosi e booster) per l'intera popolazione mondiale. La pandemia, poi, ha colpito più duramente le donne, che hanno perso 800 miliardi di dollari di redditi nel 2020. Tuttora, mentre l'occupazione maschile dà segnali di ripresa, si stimano per il 2021 13 milioni di donne occupate in meno rispetto al 2019.

Una pandemia delle diseguaglianze in cui le banche centrali sono intervenute pompando migliaia di miliardi per sostenere l'economia. "Ma gran parte di queste risorse - dice Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International - sono finite nelle tasche dei miliardari che cavalcano il boom del mercato azionario". Poi c'è il boom degli utili nel settore farmaceutico, "fondamentale nella lotta alla pandemia, ma succube alla logica del profitto e restio alla sospensione temporanea dei brevetti" per aumentare la produzione di vaccini e salvare vite nei paesi più poveri. Secondo Oxfam, i monopoli detenuti da Pfizer, BioNTech e Moderna hanno permesso di realizzare utili "per 1.000 dollari al secondo e creare cinque nuovi miliardari". Al contempo "meno dell'1% dei loro vaccini ha raggiunto le persone nei Paesi a basso reddito". La percentuale di persone con COVID-19 che muore a causa del virus nei Paesi in via di sviluppo - denuncia la Ong - è circa il doppio di quella dei Paesi ricchi, mentre ad oggi nei Paesi a basso reddito è stata vaccinata appena il 4,81% della popolazione.

L'inversione delle fortune, iniziata dalla metà degli anni ‘90, con una marcata divergenza tra le quote di ricchezza del 10% più ricco e della metà più povera della popolazione italiana, non sembra allentarsi nel biennio 2020-2021, scrivono gli analisti di Oxfam, con le famiglie più povere incapaci di intercettare la significativa crescita del risparmio registrata durante la pandemia.

In Italia, la quota di ricchezza detenuta dal top-1% è continuata a crescere, con il 5% più ricco degli italiani che, secondo Oxfam, deteneva a fine 2020 una ricchezza superiore a quella dell'80% più povero. Fra marzo 2020 e novembre 2021 il numero dei miliardari italiani della Lista Forbes è aumentato di 13 unità e il valore aggregato dei patrimoni dei super-ricchi è cresciuto del 56% a 185 miliardi di euro alla fine dello scorso novembre. "Il quadro sociale avrebbe potuto essere ancor più grave, se il Governo non avesse potenziato le misure di tutela esistenti e messo in campo strumenti emergenziali nuovi di supporto al reddito", spiega Elisa Bacciotti, responsabile Campagne di Oxfam Italia. 

Tuttavia, secondo la Ong la ripresa occupazionale del 2021 non è trainata da lavoro stabile e rischia di proiettarci nel mondo pre-pandemico, che ha visto crescere la quota dei working poor di oltre 6 punti percentuali dall'inizio degli anni '90. "Crediamo - dice Bacciotti - che la razionalizzazione delle misure di sostegno alle famiglie con figli intrapresa dall'attuale Governo sia largamente apprezzabile". Invece "le scelte in materia di riforma del sistema fiscale ci appaiono invece discutibili, dimenticando l'obiettivo di garantire maggiore equità orizzontale in favore di una crescita quantitativa".    

Intanto l'obbligo di green pass rafforzato sui trasporti pubblici "lede le prerogative del Parlamento in vista del voto sul Presidente della Repubblica", sostengono 5 parlamentari isolani capeggiati da Pino Cabras, deputato di Alternativa c'è, che hanno presentato ricorso per conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato alla Corte Costituzionale e chiesto la sospensione cautelare dell'obbligo. La Consulta si pronuncerà sulla richiesta in una camera di consiglio straordinaria convocata per il 19 gennaio. 

I parlamentari chiedono alla Corte di dichiarare che non spettava al Governo adottare il decreto-legge n. 229 del 30 dicembre scorso contenente "Misure urgenti per il contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19" e di disporre in via d'urgenza la sospensione e poi l'annullamento dell'articolo 1, comma 2, che ha introdotto l'obbligo dal 10 gennaio del green pass rafforzato sui trasporti pubblici e di tutti gli "atti lesivi" conseguenti e connessi all'intero provvedimento. Nel ricorso viene anche richiesto alla Corte di sollevare, dinanzi a se stessa, questione di legittimità costituzionale del decreto-legge nella sua interezza e di disporre l'annullamento, previa sospensione, di tutto il decreto-legge. Il giudice costituzionale relatore è Augusto Barbera, mentre i parlamentari saranno rappresentati dagli avvocati Ugo Mattei e Fabrizia Vaccarella. 

"Abbiamo sollevato il ricorso in questo modo, cioè per conflitto di attribuzione dei poteri potenzialmente lesi dal governo nei confronti della prerogativa parlamentare, perché è l'unico modo concreto per avere una risposta a breve senza dover attendere i tempi dei tribunali ordinari e vista l'urgenza per le elezioni del capo dello Stato - spiega Cabras - ma la questione va allargata perciò chiediamo la sospensione dell'obbligo di super green pass per tutti i 6,5 milioni di italiani che vivono nelle isole e su cui il decreto ha ricadute". Gli altri firmatari del ricorso sono i deputati Emanuela Corda e Andrea Vallascas di Alternativa c'è (eletti in Sardegna), la deputata del gruppo Misto, Simona Suriano e il senatore Pietro Lorefice del M5s (eletti in Sicilia). "Contestiamo il fatto che il governo ponga determinati condizioni che però incidono sui poteri riconosciuti ai parlamentari ma allo stesso tempo la nostra battaglia è più ampia perché lede ad esempio il diritto allo studio, situazioni particolari di lavoro o di malattia", continua Cabras. "In questi giorni ho ricevuto la lettera di una madre di Villa San Giovanni che ha un bimbo di 10 anni con un tumore e una visita prenotata a Messina, ma non può andarci perché il bimbo non ha il vaccino per altri motivi. Quindi non può spostarsi".

Fonti Ansa / Agi

 

Basta restrizioni extra anti Covid in Inghilterra: lo ha annunciato Boris Johnson alla Camera dei Comuni, dopo il Question Time, formalizzando da domani la decisione di revocare la raccomandazione del lavoro da casa, il mini Green Pass vaccinale britannico e l'obbligo di mascherine ovunque fra le misure del 'piano B' adottato contro Omicron. 

E mentre tutti i Paesi lasciano piano piano le restrizioni in Italia si prepara il nuovo Dpcm che individua quelle attività "necessarie al soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona" alle quali si potrà accedere senza il pass: i negozi che vendono generi alimentari, compresi i mercati e gli ambulanti, farmacie, parafarmacie, studi medici e veterinari, laboratori di analisi, negozi di ottica e per acquistare pellet o legna per il riscaldamento. Esclusi dal pass sarà anche tutto il settore dei carburanti, le edicole e i negozi di beni essenziali all'interno dei centri commerciali. Resta invece l'obbligo del pass per le librerie e per i tabaccai. Una scelta criticata dalla Federazione italiana tabaccai. "Ogni giorno entrano in tabaccheria 13 milioni di persone - sottolinea il presidente Giovanni Risso - Tutti ricordano che siamo rimasti aperti anche durante il lockdown, perché servizi essenziali per i cittadini, anche per pagamenti. Imporre ora il green pass sarebbe una complicazione ulteriore per la vita dei cittadini e per gli stessi esercenti".

Niente super pass per attraversare lo stretto di Messina, basterà un tampone negativo: Sicilia e Calabria sfidano il governo con un'ordinanza che viola il decreto in vigore dalla vigilia di Natale in base al quale può salire sui mezzi di trasporto, compresi "navi e traghetti adibiti a servizio di trasporto interregionale", solo chi è vaccinato o guarito dal Covid. Una forzatura che arriva con le Regioni sempre più in pressing per modificare le regole anti Covid, a partire dai parametri di conteggio dei ricoveri in ospedale per evitare il passaggio nella zona con più restrizioni: Friuli Venezia Giulia, Piemonte e la stessa Sicilia hanno infatti già parametri da zona arancione mentre Abruzzo, Calabria, Lazio, Liguria, Marche, Toscana e provincia di Trento rischiano di sforarli entro venerdì. 

Sembra invece rientrato l'allarme per la Valle d'Aosta, che ha chiesto comunque una deroga al governo per evitare di finire in zona rossa se dovessero risalire le terapie intensive. Le ordinanza firmate dal governatore siciliano Nello Musumeci e da quello della Calabria Roberto Occhiuto stabiliscono che per passare dalla Sicilia alla Calabria basterà avere il green pass base e non quello rafforzato, anche se bisognerà restare nella propria auto o all'aperto e indossare la Ffp2. "Poniamo fine ad un'assurda ingiustizia ai danni dei siciliani - dice Musumeci - una norma discriminatoria del governo. 

Con l'ordinanza si garantisce e salvaguardia la continuità territoriale". Nelle prossime ore si capirà se il governo impugnerà i due provvedimenti, come ha già fatto con quella della Campania che posticipava la riapertura delle scuole. Un confronto tra tutti i governatori ci sarà nelle prossime ore: la Conferenza delle Regioni si riunirà per approvare il protocollo sullo sport che ha avuto il via libera dal Cts ma è chiaro che sul tavolo ci saranno le richieste avanzate in questi giorni: la cancellazione del sistema dei colori, una revisione del sistema con il quale vengono conteggiati i ricoveri in ospedale, distinguendo tra ricoverati per covid e pazienti che entrano per altri motivi e risultano positivi al virus (alcune regioni hanno già cominciato a farlo in autonomia, anche se non influisce sui dati riportati nel bollettino), la modifica delle regole della quarantena. Su questo fronte l'ultima proposta è quella del presidente della Liguria Giovanni Toti: dopo 3 giorni senza sintomi si può terminare l'isolamento. 

Tra le richieste delle Regioni ci sarebbe anche quella di far rimanere in servizio i sanitari positivi, un escamotage per ovviare alla mancanza di personale. Richiesta rispedita al mittente dai medici. "E' una proposta irresponsabile" dice Filippo Anelli della Fnomceo e aggiunge: "se venisse attuata, tanto varrebbe abolire l'obbligo di vaccinazione". Anche il maggior sindacato dei medici, l'Anaao Assomed la definisce "sciagurata": "Provocherebbe danni alla salute, trasformando i reparti ospedalieri in cluster di contagio, non possiamo proprio consentire". 

Le proposte dovranno poi essere discusse con il governo, con il ministro della Salute Roberto Speranza che ha già aperto al confronto sulle modifiche anche se ha invitato tutti a rimanere con "i piedi per terra". In concreto significa che ci sono dei margini di intervento sia sulle regole per la quarantena sia sul metodo di conteggio dei casi negli ospedali ma non verrà cancellato il sistema delle fasce. E comunque il tutto non avverrà prima di fine mese.

Fonte ansa

 

"Mi auguro proprio che sia oggi la riunione del centrodestra a offrire a Silvio Berlusconi pieno sostegno per l'elezione al Quirinale. Se il centrodestra, come tutti ci auguriamo, sarà compatto e coeso c'è una base di voti decisiva per poi raggiungere il quorum indicato dalle norme". Ma a quanti continuano a parlare di candidati che possono essere condivisi o di candidati divisivi vorremmo ricordare alcuni passaggi nella storia italiana". Ed è Maurizio Gasparri ad aggiungere allora che "è stato Silvio Berlusconi a garantire sul piano internazionale i migliori rapporti per l'Italia. Con i russi come con gli americani, nella vicenda storica del vertice di Pratica di Mare e anche nell interlocuzione con il Nord Africa, che, se fosse proseguita secondo le sue impostazioni, avrebbe esposto l'Italia e la comunità internazionale a rischi molto minori di quelli che corrono da un decennio".

Un pacchetto di oltre 100 voti che fa gola a tutti. Pallottoliere alla mano, gli oltre 100 grandi elettori delle forze di centro e degli 'ingovernabili' del gruppo Misto potrebbero dunque fare la differenza e essere determinanti ai fini dell'elezione del nuovo capo dello Stato. Mentre si vanno via via definendo i 58 delegati regionali (mancano all'appello solo Trentino-Alto Adige, che sceglierà lunedì, e Emilia Romagna e Toscana che procederanno martedì prossimo), i partiti iniziano a far di conto per stabilire la strategia da mettere in campo.

A Silvio Berlusconi, al quale per ambire al Colle più alto servono come minimo una cinquantina di voti da pescare al di fuori dello schieramento di centrodestra. Allo stesso centrodestra, se vuole puntare ad eleggere un presidente della Repubblica di 'area'. Ma anche al centrosinistra e M5s, se vogliono impedire a Lega, FdI e Forza Italia di giocare da soli la partita per il Quirinale.

Esclusi i delegati regionali (che sono 58), il centrodestra (Forza Italia, FdI e Lega), sulla carta può contare su oltre 400, che arrivano a toccare minimo quota 450 con le forze minori (da Udc a Coraggio Italia). Il centrosinistra (Pd, Leu, M5s) può invece contare su 410-420 voti (contando i 'piccoli' di area). Ed ecco che entrano in gioco i voti dei centristi: Italia viva dispone di 16 senatori e 27 deputati; Coraggio Italia alla Camera conta 25 deputati a cui si aggiungono i 7 senatori di Idea-Cambiamo, per un totale di 32; Azione-Più Europa ha 2 senatori e 3 deputati; infine, Noi con l'Italia conta 5 deputati. Per un totale di 84 voti.

Più ampio il bacino di voti del gruppone dei cosiddetti 'cani sciolti': al Senato il Misto conta 47 componenti, di cui 23 non iscritti ad alcuna componente (per lo più si tratta di ex M5s); poi ci sono i 2 senatori del Maie, i 3 di Italexit di Paragone, 1 di Italia dei valori e 1 di Potere al popolo.

Silvio Berlusconi darà prova di ottimismo davanti ai suoi commensali, i capi dei partiti di centrodestra, invitati a pranzo a Villa Grande venerdì 14 gennaio per il secondo round di 'preparazione' in vista della partita per l'elezione del presidente della Repubblica. Il Cavaliere respingerà il pressing di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che pretenderanno garanzie sui numeri, ribadendo che, a suo avviso, il risultato di una sua elezione al Colle è assolutamente raggiungibile.

Ma dirà agli alleati - presenti anche i centristi Luigi Brugnaro (CI), Maurizio Lupi (NcI) e Lorenzo Cesa (Udc) - che non intende sciogliere la riserva durante l'evento. Non si è mai visto qualcuno che si candida al Quirinale: è il ragionamento che si sente fare tra i corridoi della residenza romana del presidente azzurro. Quindi, nessuna ufficializzazione, anche se Berlusconi rimane molto determinato.

Occhi puntati sulla quarta votazione, quando basterà la maggioranza assoluta dei parlamentari e dei delegati, ovvero 505 voti. Forte del vantaggio numerico del centrodestra, anche se insufficiente sulla carta per una cinquantina di voti, il Cavaliere non avrebbe alcuna intenzione di rinunciare alla sfida. E non si fa spaventare dal tema dei franchi tiratori nel centrodestra che, stando a un calcolo di Vittorio Sgarbi, andrebbero sostanzialmente a pareggiare i nuovi sostenitori finora acquisiti da altri gruppi e dal Misto.

Secondo fonti del centrodestra, Berlusconi sarebbe convinto di averne dalla sua comunque già tra i 10 e i 12 'grandi elettori'.

No, e per opposte e lontanissime ragioni, a Mario Draghi o a Silvio Berlusconi al Quirinale mentre c'è chi insiste sulla necessità di un bis dell'attuale capo dello Stato, Sergio Mattarella.  È quello che è emerso dall'assemblea dei gruppi parlamentari M5s che il leader, Giuseppe Conte, ha introdotto e che a più voci gli ha dato pieno mandato a trattare, salvo tre o quattro interventi critici.

Il no a Draghi e a Berlusconi come candidati da portare al tavolo delle trattative con gli altri partiti lo ha spiegato subito lo stesso Conte: la fase che sta vivendo il Paese, "sul piano politico, economico e sociale, non permette di andare alle elezioni interrompendo la legislatura. Dobbiamo contrastare, pertanto, quelle dinamiche che rischiano di innescarsi tra le varie forze politiche che potrebbero sfociare in uno scenario elettorale, che in questo momento finirebbe per compromettere tutto il lavoro fatto con il Pnrr e per garantire una pronta ripartenza del Paese", ha detto.

E ancora: "Stiamo pagando un prezzo politico alto per il sostegno a questo governo ma serve garanzia di continuare la sua azione per non ritardare il bisogno di vita dei cittadini".

Ma se Draghi ha il 'profilo morale' per continuare a guidare il Paese da palazzo Chigi o dal Colle, il discorso non vale per Berlusconi la cui candidatura è stata 'bollata' dal presidente M5s come "irricevibile".
Come riferisce l'ansa e l'iniziativa che campeggia a pagina 5 de Il Giornale con cui 'Forza Seniores', il dipartimento di Fi che raccoglie gli over 65 azzurri, lancia la candidatura dell'ex premier al Quirinale.

"Chi è Silvio Berlusconi": la locandina-manifesto, con in cima una foto del leader azzurro di qualche anno fa, elenca 22 meriti del fondatore di Forza Italia: la prima è "una persona buona e generosa", l'ultima è "l'eroe della libertà che, con grande sprezzo del pericolo, è sceso in campo nel '94 per evitare a tutti noi un regime autoritario e illiberale".

Ecco perché, per i seniores, Berlusconi merita di diventare il prossimo presidente della Repubblica: "il padre di cinque figli e nonno di quindici nipoti", "un amico di tutti, nemico di nessuno", "tra i primi contribuenti italiani", "tra i primi imprenditori italiani per la creazione di posti di lavoro", "il più giovane imprenditore italiano nominato Cavaliere del Lavoro", "un self-made man, un esempio per tutti gli italiani", "l'inventore e costruttore delle città "sicure" con tre circuiti stradali differenziati", "il primo editore d'Italia e il più liberale", "il fondatore della tv commerciale in Europa", "il fondatore con Ennio Doris della 'Banca del Futuro', "il presidente di Club che ha vinto di più nella storia del calcio mondiale".

Dopo l'uomo e l'imprenditore ci sono i meriti politici: "parlamentare europeo in carica", "il fondatore del centro-destra liberale, cristiano, europeista e garantista", "il più votato parlamentare italiano con più di 200 milioni di voti", "il presidente del Consiglio che ha governato più a lungo nella storia della Repubblica", "l'ultimo presidente del Consiglio eletto democraticamente dagli italiani (2008)", "il presidente del Consiglio che in soli sei mesi ha ridato una casa ai terremotati dell'Aquila (2009)".

Infine, l'elenco dei successi e degli onori internazionali: "il presidente del Consiglio che mise fine alla guerra fredda realizzando l'accordo di Pratica di Mare tra George Bush e Vladimir Putin (anno 2002)"; "il leader occidentale più apprezzato e più applaudito (8 minuti) nella storia del Congresso Americano", quindi "l'italiano più competente nella politica internazionale, ascoltato e apprezzato, autorevole e umano, capace di intessere e coltivare le amicizie personali più profonde con i più importanti leader mondiali". 

Fonti Agi / Ansa / Il Giornale

"Centrodestra compatto e convinto nel sostegno a Berlusconi, non si accettano veti ideologici da parte della sinistra.Spero che nessun segretario e nessun partito si sottraggono al confronto ed alla responsabilità".Lo dice il leader della Lega, Matteo Salvini.

Il vertice del centrodestra è convocato per domani alle 13.30 a Villa Grande, residenza romana di Silvio Berlusconi. La riunione inizierà al termine dei funerali di David Sassoli, a cui prenderanno parte diversi esponenti del centrodestra.

Ieri era stato evocato un «piano b» e per di più sostenere che la legislatura andrebbe avanti anche senza Draghi a palazzo Chigi, fa infuriare Berlusconi. Che reagisce male: «Che significa? Lui mi ha garantito il voto della Lega». Sì, ma il leader della Lega chiede garanzie, vuole una volta per tutte sapere dove sono i cento voti aggiuntivi che servono e che l'alleato sostiene di avere. 

È evidente che il fattore numerico cela una questione politica, che il pressing è un modo per stringere Berlusconi e portarlo ad abbandonare il suo sogno, così da aprire finalmente una trattativa con gli altri partiti. Talmente evidente che il Pd s’infila ad arte nella disputa, plaudendo alla mossa di Salvini.

Vecchi trucchi. Il Cavaliere non ci casca: «Io mi fido di Matteo». Ma la telefonata tra i due alleati non scioglie il nodo, perché il Cavaliere non svela l'identità di questi grandi elettori: «Ho voti dei Cinquestelle e del Pd». «Ma se Pd e Cinquestelle non partecipano alla quarta votazione, quei voti non ci sono», replica il capo del Carroccio. 

Che per una volta la pensa come la Meloni: la nuova generazione del centrodestra non vuole fare la figura di chi è rimasta incastrata nel gioco del vecchio fondatore, e Salvini pretende di evidenziare la sua leadership esercitando la funzione del kingmaker."Il clima che si respirava l'altro giorno quando è stato commemorato David Sassoli in Parlamento era straordinario, di serenità e di armonia, di desiderio da tutte le parti di contribuire a guardare agli interessi del Paese e non alle differenze di parte. Si tratta di una grande lezione, un grande contributo. 

Se i grandi elettori, parlamentari e non, procederanno all'elezione del presidente della Repubblica, David avrebbe un grandissimo merito", ha detto Gianni Letta parlando all'uscita della Camera ardente di Sassoli davanti alle tv.

«Matteo Salvini non vuole equivoci: “Centrodestra compatto e convinto nel sostegno a Berlusconi, non si accettano veti ideologici da parte della sinistra”. Punto 2, “spero che nessun segretario e nessun partito si sottraggono al confronto e alla responsabilità».

“Silvio Berlusconi è un europeista convinto e questo è ciò di cui ha bisogno l'Italia come presidente, così la vedo da un punto di vista europeo- aggiunge  l presidente del Ppe Manfred Weber - E per questo penso che Silvio Berlusconi sarebbe un ottimo candidato per la Presidenza della Repubblica. Guiderebbe il paese nella giusta direzione, in una direzione pro europea. E per questo da un punto di vista europeo Berlusconi ha il totale sostegno della sua famiglia del partito Popolare europeo”.  “L’Italia – ha proseguito - senza l’Europa è più debole e l'Europa senza l'Italia è più debole e questo è ciò in cui crede Berlusconi e ha difeso questa visione politica anche nei periodi difficili in Italia, quando il populismo era molto forte, e per questo è ben preparato e può contare veramente sull'aiuto dei suoi amici europei”.  

Quando mancano meno di due settimane al 24 gennaio, giorno fissato dal Presidente della Camera Fico per l'elezione del Capo dello Stato ai microfoni di Sky Tg24 parla il presidente del Ppe Manfred Weber : “Noi rispettiamo molto il governo italiano. L’ Italia è tornata, se così possiamo dire, perché i dati economici sono buoni. Draghi premier sta facendo un buon lavoro e sta portando l'Italia del futuro in una buona direzione. Ed è un lavoro importante, noi contiamo sul fatto che lui continui con le sue responsabilità. Dall'altra parte c’è bisogno di un Presidente della Repubblica Italiana e i deputati italiani che devono decidere hanno una grande responsabilità. Silvio Berlusconi è ben preparato con la sua conoscenza, la sua esperienza e con le due idee per il futuro in direzione pro europea” sottolinea Weber.

Salvini è convinto che il tentativo del fondatore di Forza Italia vada preso sul serio sottolinea Corriere della sera . Per ragioni di lealtà e di riconoscimento del ruolo, certo. Ma anche per sé stesso: impensabile nutrire ambizioni di leadership del centrodestra esponendosi al sospetto di non aver fatto tutto quello che era possibile per sostenere colui che tutti, almeno a parole, dicono di sostenere.Scrive corriere della sera, anche se Giorgia Meloni, questa mattina, non ha detto esattamente la stessa cosa. Ha spiegato di non voler parlare di Quirinale perché il vertice è domani ma è tornata a chiedere «la compattezza della coalizione dall’inizio alla fine della vicenda, una compattezza che FdI può garantire perché lo sanno tutti, abbiamo sempre avuto una parola sola…». 

La parola «Berlusconi» non c’è e peraltro la leader di Fratelli d'Italia ha anche respinto la proposta di Salvini per un governo che includa tutti i leader: «Non mi sento garantita da un esecutivo che mette insieme tutto e il contrario di tutto. Nemmeno il “Beato” Mario Draghi è riuscito a concludere molto, figuriamoci un altro... il problema della democrazia è che devi avere una maggioranza coesa che sostenga il governo, e questo si fa con le elezioni». Meloni dà l'altolà anche sulla legge elettorale: «Sicuramente è una questione che porrò al centrodestra, per ribadire la nostra compattezza anche contro una legge elettorale proporzionale, che serve solamente a mantenere governo di inciuci che nascono nel Palazzo contro la volontà degli italiani».

 

Fonte Ansa / Corriere della sera / Sky

Silvio Berlusconi ha sentito, a quanto si apprende, Matteo Salvini e si sono dati appuntamento venerdì per un vertice con Giorgia Meloni a Villa Grande, a Roma.

“Credo che il compito del centrodestra sia di trovare un candidato del centrodestra” per il Quirinale ha affermato il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari a ‘Radio anch’io’. Secondo Huffpost, n candidato “che possa avere un consenso largo e che possa prendere voti anche al di fuori del nostro perimetro politico”. La domanda arriva subito: Silvio Berlusconi è in grado di prendere quei voti?

“Questo lo dovremo vedere - ha risposto - Lui pare convinto di esserlo scrive Huffpost . È chiaro che Silvio Berlusconi, nel momento in cui scende in campo, non può che avere l’appoggio leale della Lega e deve averlo, dal nostro punto di vista, da parte di tutti gli attori del centrodestra. Non è un segreto per alcuno che una figura come quella di Berlusconi è divisiva”.

E ha continuato: “Conoscendo la storia recente del centrosinistra italiano e del Movimento 5 stelle, è chiaro che magari ci sono altri nomi del centrodestra che potrebbero avere più facilmente dei voti. Nomi non ne faccio, ma se andiamo a sfogliare le figure del centrodestra, negli anni in cui ha governato, diciamo che c’è ampia scelta. Berlusconi ha mille risorse: lui sta lavorando a trovare un consenso che vada oltre il perimetro del centrodestra. Se avrà i numeri, ovviamente è il candidato naturale”.

Per il Colle avrete il nome entro 15 giorni", ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, in una conferenza stampa a Montecitorio. "La Lega non ha nessuna exit strategy dal governo, all'opposto: sarà un anno difficile e serve che la politica ci metta la testa e la faccia.
La Lega c'è a prescindere da chi è a Chigi, da chi sarà il premier. L'idea è che si continui con Draghi ma l'importante è andare avanti"., ha aggiunto il leader leghista.

"Sinora l'autorevolezza di Draghi, penso all'Europa e al Pnrr, è stata fondamentale. Qualcun altro avrà la stessa autorevolezza? Non lo so , non parlo di quello che non so". Così il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, in conferenza stampa a Montecitorio con Matteo Salvini.

 "Un eventuale elezione di Berlusconi al Quirinale determinerebbe la fine di questo governo con la rottura di un quadro politico e le elezioni. Sarebbe un percorso troppo divisivo per le forze politiche mentre noi dobbiamo trovare una convergenza su figure istituzionali e super partes". Lo afferma Enrico Borghi, deputato e responsabile Sicurezza della segreteria Pd a Radio Anch'io su Radio1.

"Noi dobbiamo capire se Berlusconi è davvero in campo e ci vogliamo giocare la partita in questo modo andando verso quella soluzione. Dobbiamo però prepararci un piano B, trovare un'altra figura di centrodestra che sia condivisibile anche dal centrosinistra, io vedo questo schema. Se Berlusconi vuole scendere in campo ci si prova con i numeri del centrodestra sapendo che è difficile avere consensi dall'altra parte. Se questa ipotesi non è più sul tavolo per mille ragioni dobbiamo essere pronti a fare un'altra proposta". Così Riccardo Molinari, capogruppo Lega a Radio Anch'io.

"Al momento non ci sono altri nomi" rispetto a Silvio Berlusconi. Così il vicepresidente di Coraggio Italia, Giovanni Toti rispondendo alla domanda se c'è un nome diverso dal Cavaliere, per il Quirinale, per salvare l'unità del centrodestra. Toti l'ha detto arrivando alla Camera per la riunione convocata dal suo partito in vista del voto del Colle. Poco prima il governatore aveva incrociato Matteo Salvini e ai giornalisti, su questo, ha spiegato: "Ci siamo parlati di persona come facciamo spesso per telefono, in questi giorni credo che tutti parlino con tutti". E ha concluso: "Non c'è bisogno di convincere nessuno (sull'eventuale candidatura di Silvio Berlusconi al Colle, ndr). Se ci saranno le condizioni, noi ci saremo".

Secondo Molinari però occorre anche un piano B: “Dobbiamo trovare anche un’altra figura di centrodestra che sia condivisibile anche dal centrosinistra. Io vedo questo schema: se Berlusconi vuole scendere in campo ci si prova con i numeri del centrodestra, sapendo che è difficile avere consensi dall’altra parte. Se questa ipotesi non è più sul tavolo, per mille e una ragione, dobbiamo essere pronti a fare un’altra proposta e secondo me i nomi autorevoli non mancano”.

C'è ancora qualcuno secondo cui la candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale è solo una mossa strategica del Cavaliere per impedire (anzitutto) ai suoi alleati, Salvini-Meloni, di decidere alle sue spalle mettendosi d'accordo con il Pd di Letta o i Cinque Stelle sul nome del successore di Sergio Mattarella. Nella rosa delle ipotesi c'è certamente anche questa. La principale è però quella che fino a qualche settimana fa veniva accolta a destra come a sinistra con sorrisini compassionevoli conditi da qualche battuta sull'ultimo giro di valzer dell'ottuagenario leader. Con l'avvicinarsi della scadenza del 24 gennaio, quando sarà avviata la prima chiama dei Grandi elettori, l'incredulità però è andata sempre più affievolendosi sostituita da un interrogativo preoccupato: E se invece Berlusconi ce la facesse  ?

Secondo sole 24, sulla carta l'ex premier dispone di 451 voti. Il gruppo più consistente è quello della Lega con 197 grandi elettori, tra deputati e senatori, seguito da Forza Italia (127), Fratelli d'Italia (58) ai quali vanno aggiunti quelli delle componenti minori come i centristi di Coraggio Italia, composto in gran parte da ex forzisti (a partire da Giovanni Toti, Paolo Romani e Gaetano Quagliariello) che può muovere 33 preferenze a cui si aggiungono i 5 di Noi con l'Italia dell'ex azzurro Maurizio Lupi e i 33 delegati regionali. Uno schieramento consistente ma non sufficiente visto che per essere eletti occorre almeno la maggioranza assoluta e quindi 505 voti. Berlusconi va dicendo a chi gli parla che lui i 50 e più mancanti li ha già in tasca. Lo ha assicurato a Matteo Salvini, a Giorgia Meloni e a tutti coloro che di persona o telefonicamente lo hanno raggiunto ad Arcore e a Villa Grande, la residenza romana sull'Appia Antica, che ha trasformato nel suo quartier generale e dove resterà fino a quando la partita del Quirinale non sarà decisa.

 

Fonti Ansa Huffpost Sole 24

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