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Dalla "notte del riscatto, di lacrime e abbracci" al silenzio del giorno dopo.
Giorgia Meloni sceglie l'assenza e un profilo basso, poche ore dopo il trionfo del suo partito schizzato in 9 anni dal misero 1,9% del 2013 al 26% di ieri.

Ma da "sgobbona" come in tanti la descrivono, è già al lavoro sul programma e il governo che probabilmente guiderà. Nella giornata divisa tra la famiglia e il lavoro per le prossime scadenze, Meloni ha anche avuto una telefonata con Mario Draghi, si apprende in ambienti parlamentari.

E lascia i riflettori ai suoi dirigenti. Sono i capigruppo Luca Ciriani e Francesco Lollobrigida, oltre al responsabile dell'organizzazione del partito, Giovanni Donzelli a commentare il voto e rispondere ai giornalisti. E proprio Lollobrigida sembra dare la linea sulle riforme costituzionali, a partire dal presidenzialismo, ammettendo che "si può provare a migliorare la Costituzione, tenendo conto che è bella ma che ha anche 70 anni di età". 

A parte il mezzo sprint sulle riforme, la parola d'ordine della giornata è prudenza e senso di responsabilità. Come la notte prima, nel quartier generale allestito da FdI all'hotel Parco dei Principi di Roma, nel pomeriggio cambiano solo gli occhi più arrossati per le poche ore di sonno. Non mancano sorrisi e abbracci ma tutti pacati e qualche complimento agli eletti. Come l'ambasciatore Giulio Terzi Sant'Agata, da cui corre a congratularsi Ignazio La Russa. E chissà se oltre all'approdo in Parlamento, per lui stia maturando anche un ruolo alla Farnesina.

"Continuo a leggere irreali ricostruzioni in merito a eventuali ministri di un governo di centrodestra. Dopo fallimentari gestioni come quella di Speranza & Co. vi assicuro che stiamo lavorando a una squadra di livello che non vi deluderà. Non credete alle bugie che circolano". Così su Twitter la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, all'indomani del confronto con Matteo Salvini durato circa un'ora con in primo piano tutte le "priorità e urgenze" che la coalizione deve affrontare. Il primo faccia a faccia dopo le trionfali elezioni di domenica. "Unità di intenti e grande collaborazione", professano da Fratelli d'Italia e Lega.

"Non si è parlato né oggi e né in questi giorni di nomi, incarichi, attribuzioni di deleghe né separazioni di ministeri e sono prive di fondamento retroscena di stampa su presunti veti, così come le notizie già smentite da Palazzo Chigi su un 'patto' Meloni-Draghi", si sottolinea da via della Scrofa.

Il colloquio avviene all'indomani del primo faccia a faccia con Antonio Tajani, in rappresentanza dell'altro principale partito alleato, Forza Italia. E se, da una parte, corrisponderebbe al vero - lo confermano tutti i partiti - che al momento la discussione sulla squadra è ancora in alto mare; sono fitte le indiscrezioni che circolano tra i corridoi dei palazzi della politica

Intanto è durato circa un'ora l'incontro alla Camera tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Un incontro che "si è svolto in un clima di grande collaborazione e unità di intenti", secondo quanto si legge in una nota congiunta di FdI e Lega,

Nel colloquio, il primo dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni politiche,  entrambi i leader hanno espresso soddisfazione per la fiducia data dagli italiani alla coalizione e hanno ribadito il grande senso di responsabilità che questo risultato comporta.

Il nodo centrale riguarda la guida del Viminale, rivendicata dal segretario leghista come naturale sbocco di una sua partecipazione al governo. Non è chiaro se di questo, nello specifico, i due leader abbiano parlato ieri pomeriggio. Ma le voci di un loro scontro sul tema sembrano state diffuse ad hoc per alimentare il pressing sulla presidente di FdI. La quale - secondo fonti leghiste - avrebbe alcune perplessità sull'opportunità di affidare un tale ruolo a Salvini.

Anche se da via della Scrofa si smentiscono tutte le ricostruzioni di stampa su "presunti veti". Quel che è certo è che Salvini vuole una "squadra forte, capace, composta da uomini e donne di cui si fida", spiega un 'big' della Lega.

Anche perché il Viminale, come Esteri, Difesa e Economia, di prassi sono oggetto di un confronto con i vertici istituzionali. Un big di Fratelli d'Italia ricorda, in tal senso, il caso di Paolo Savona. Anche se tutte le parti in causa confidano che non si arriverà mai a un problema di quel tipo perché si arriverà con una proposta priva di criticità.

Per il Viminale resta aperta l'opzione di un tecnico come il prefetto Matteo Piantedosi, che con Salvini lavorò a lungo al Viminale, magari affiancato da un vice ministro leghista. A quel punto la seconda scelta di Salvini potrebbe essere semmai il Lavoro.

Fonti Ansa e Agi e varie agenzie

Continua la perdita di gas nel Mar Baltico. Dopo il calo di pressione registrato ieri lungo il gasdotto russo inattivo Nord Stream 2, nella zona a sud est dell’isola danese di Bornholm, oggi vengono segnalate perdite di gas anche nelle condutture di Nord Stream 1, sempre in mare, a Nord-Est dell'isola di Bornholm. A lanciare l’allarme è stata la Danimarca che fa sapere "gli incidenti sui due gasdotti non hanno alcun impatto sulla fornitura alla Danimarca". 

Le due esplosioni rilevate ieri nel mar Baltico attorno all'isola danese di Bornholm, dove si sono verificate le fughe di gas dai Nord Stream 1 e 2, sono "molto probabilmente dovute a detonazioni", ha detto all'Afp Peter Schmidt, della Rete nazionale sismica svedese. Una prima "enorme emissione di energia" alle 2:03 è stata di magnitudo 1.9, poi un'altra alle 19:04 di 2.3, ha spiegato. "La interpretiamo come proveniente con la massima probabilità da una forma di detonazione", ha aggiunto. 

Le fughe di gas dal Nord Stream sono sotto indagine, i primi report indicano che siano state causate da un attacco ma sono solo le prime notizie", ha detto il segretario di Stato americano, Antony Blinken, in una conferenza stampa a Washington con il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar. "Nei prossimi mesi dobbiamo lavorare per mettere fine alla dipendenza energetica dell'Europa dalla Russia", ha sottolineato il segretario di Stato Usa

Venerdì, alla riunione straordinaria dei ministri dell'Energia, "ci saranno anche una serie di proposte per vedere come limitare l'aumento dei prezzi" dell'energia. Lo ha detto il commissario Ue per la Giustizia, Didier Reynders. "In molti ci hanno chiesto di riflettere a una soluzione" e a "formule diverse per contribuire all'abbassamento dei prezzi", ha spiegato Reynders, indicando che "la discussione avverrà venerdì al Consiglio energia, quando la collega Simson (commissaria per l'Energia, ndr) esporrà una serie di proposte". Oggi un primo non paper Ue sul price cap sul gas è atteso alla riunione degli ambasciatori dei Ventisette.

Il governo danese eleva il suo livello di allerta e dice che le perdite di gas dovrebbero durare "almeno una settimana", parlando di danni causati di "atti deliberati". Anche la Germania ritiene possibile che i gasdotti siano stati danneggiati da attacchi. Si ipotizza un’azione compiuta da sommozzatori o con un sommergibile. La Nord Stream dice che il gasdotto ha registrato danni a tre linee. Il Cremlino chiede un’indagine urgente. Gli Stati Uniti si dicono pronti a sostenere gli europei dopo le fughe di gas. La Commissione Ue precisa: "non c'è alcun impatto sulla sicurezza". I future Ttf ad Amsterdam hanno chiuso in netto rialzo.

Il ministro danese per l'Energia, Dan Jorgensen dice che "È troppo presto per dire qualcosa sulle cause degli incidenti", sottolineando che sarà aumentato il livello di vigilanza del settore elettrico e del gas nel Paese nordico. Intanto il gas fuoriuscito dai gasdotti Nord Stream 1 e 2 sta ribollendo in superficie nel mar Baltico, agitando aree di mare che vanno dai 200 ai 1.000 metri di diametro. Lo riferisce l'esercito danese in un comunicato che ha diffuso delle immagini. La premier danese Mette Frederiksen dice che "non è consueto vedere tre fughe di gas a breve distanza l'una dall'altra. Di conseguenza è difficile immaginare che siano accidentali”, aggiungendo di "non escludere" un sabotaggio.

Per la Germania questa contemporanea interruzione dei due gasdotti è una “strana coincidenza”. Il governo federale tedesco ritiene possibile che i gasdotti siano stati danneggiati da attacchi. Lo scrive il quotidiano Tagesspiegel , citando le proprie fonti e aggiungendo che "si è verificato un calo di pressione nei due gasdotti a breve distanza l'uno dall'altro". È molto difficile che la perdita di pressione dei gasdotti Nord Stream sia frutto di un caso, e una operazione di sabotaggio, la pista ritenuta più plausibile dagli esperti, potrebbe essere stata commessa soltanto da un attore statale, per mano di sommozzatori della marina o con un sommergibile. È quello che scrive Tagesspiegel, 

"L'Unione europea è profondamente preoccupata per i danni ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 che hanno provocato perdite nelle acque internazionali del Mar Baltico. La sicurezza e le preoccupazioni ambientali sono della massima priorità. Questi incidenti non sono una coincidenza e riguardano tutti noi". Il monito arriva dall'Alto rappresentante dell'Unione per la Politica estera, Josep Borrell.

"Tutte le informazioni disponibili indicano che queste fughe sono il risultato di un atto deliberato. Sosterremo qualsiasi indagine volta a ottenere la piena chiarezza su ciò che è successo e sul perché, e adotteremo ulteriori misure per aumentare la nostra resilienza nella sicurezza energetica", annuncia il capo della diplomazia europea. "Qualsiasi interruzione deliberata delle infrastrutture energetiche europee è del tutto inaccettabile e sarà accolta con una risposta forte e unita", promette Borrell.

La marina danese e gli specialisti della sicurezza tedesca stanno cercando di chiarire quale sia stata la causa del calo di pressione nei due gasdotti. "La nostra fantasia non riesce a trovare uno scenario diverso dall'ipotesi di un attacco mirato", ha detto una fonte citata dal Tagesspiegel. "Tutto fa pensare che non sia stato un caso". Secondo il giornale si dibatte su due ipotesi principali al momento: all'origine dell'agguato potrebbe esserci l'Ucraina o qualche suo alleato; oppure potrebbe essersi trattato di un'operazione russa sotto falsa bandiera, per alimentare maggiore insicurezza e far salire i prezzi del gas ulteriormente.

Il Cremlino ha definito "stupido e assurdo" accusare la Russia di essere all'origine delle fughe di gas. "Era abbastanza prevedibile" che alcuni avrebbero addossato la responsabilità a Mosca, ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, "prevedibile, stupido e assurdo".

Peskov ha infatti definito le perdite come "problematiche" e ricordato che il gas russo "costa un sacco di soldi e ora si sta dissolvendo nell'aria". Poi ha ricordato che il presidente Usa, Joe Biden, è esplicitamente contrario a Nord Stream 2. "Vi ricordate le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, fatte all'inizio di febbraio, che poi ha promesso di sbarazzarsi del Nord Stream 2? Cosa intendesse non lo sappiamo".

Ma ha insinuato che chi beneficia di più del fatto che i gasdotti non funzionino sono gli Stati Uniti: "Vediamo un aumento significativo dei profitti delle compagnie energetiche americane che stanno fornendo gas all'Europa". Peskov ha comunque aggiunto che la Russia insisterà affinché Gazprom, il colosso russo che partecipa al consorzio di proprietari di Nord Stream, sia presente nelle indagini su quanto accaduto.

Le polemiche sull'incidente, intanto, non si placano e ad aumentare la tensione ci ha pensato il tweet di un ex ministro della Difesa polacco, Radek Sikorski, presidente della delegazione Ue-Usa al Parlamento europeo. Sul suo profilo, Sikorski ha scritto "Grazie, USA" con l'immagine delle fughe di gas nel Mar Baltico che hanno seguito le esplosioni dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 lasciando pensare che avesse attribuito agli Stati Uniti il sabotaggio dei due impianti che trasportano gas naturale dalla Russia alla Germania.

Fonti varie agenzie e sky e agi 

 

 

"Il principio in generale rimane lo stesso. Proprio come gli obiettivi dell'operazione militare speciale. Gli ucraini hanno abbandonato completamente il percorso negoziale. Per questo, l'operazione militare prosegue", ha affermato il portavoce, Dmitry Peskov.

La Russia rimane pronta a negoziati con l'Ucraina, ma con la situazione che cambia, cambiano anche le condizioni per tali trattative, ha affermato il presidente russo Vladimir Putin in un colloquio con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, secondo quanto ha reso noto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. A Samarcanda, Putin aveva detto, sempre parlando con Erdogan, che sarebbe stato possibile un dialogo con l'Ucraina

Il sistema politico in Russia, vale a dire i parlamentari e l'esecutivo, "è pronto per gli eventuali cambiamenti relativi alla potenziale annessione" delle regioni ucraine del sudest, le Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia dopo i referendum, ha detto inoltre Peskov poche ore prima della chiusura dei seggi aperti nelle quattro regioni.

''Molto presto ci riuniremo alla Russia', ha detto Denis Pushilin, leader della Repubblica popolare di Donetsk, nell'ultimo giorno di quelli che Kiev e la comunità internazionale hanno definito ''referendum farsa''.

Mosca si appresta a creare un nuovo distretto federale, il nono, in cui saranno riunite le quattro regioni ucraine occupate (Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia) insieme alla Crimea, anticipa il quotidiano Vedomosti, citando due diverse fonti e precisando che l'ex direttore di Roscosmos, Dmitry Rogozin sarà nominato inviato del Cremlino per il nuovo distretto. "Ci sono solo dubbi sul nome che verrà dato al nuovo distretto", ha confermato Sergei Tsekov, senatore della Crimea.  

Intanto in Italia il centrodestra ha raccolto alle elezioni legislative del 25 settembre una maggioranza "chiara ma non schiacciante, non amplissima, soprattutto al Senato" e che non può prescindere da Forza Italia, partito che, pur ridimensionato, si rivela cruciale. L'analisi di YouTrend spiega quali siano i dati sui seggi conquistati dalla coalizione guidata da Fratelli d'italia e Giorgia Meloni: 235 deputati su 400 e almeno 112 senatori su 200.

Non sono perspicace come tutti i commentatori politici, che la sanno sicuramente ben più lunga di me. Ma secondo me il vero perdente di queste elezioni è Mario Draghi. Secondo i più, hanno vinto Giorgia Meloni e un po’ Giuseppe Conte, e hanno perso Luigi Di Maio, Enrico Letta, un po’ Forza Italia e un po’ tanto anche Matteo Salvini, come ha perso un po’ la coppia Calenda&Renzi. Che la Meloni abbia non vinto ma stravinto è fuori discussione. Dopo di che, vediamo gli altri.

Ora veniamo alla tesi: il vero sconfitto è Mario Draghi. Era sconfitto prima ancora che si votasse, perché non s’è presentato alle elezioni come premier di nessuno. L’uomo non è un leone. S’è imbrodato da solo sostenendo, lui, di aver fatto non bene ma benissimo: cose che generalmente uno lascia dire agli altri. Non si batte mai, teme il confronto. Le vette lui le raggiunge solo se qualcun altro ce lo paracaduta. Da solo non sa fare. Prima ancora che fosse nominato premier, il 9 febbraio 2021 avevamo previsto che sarebbe stata una delusione il 9 febbraio 2021 avevamo previsto che sarebbe stata una delusione, e che fosse un mezzo bluff lo avevamo sospettato il 3 ottobre 2021lo avevamo sospettato il 3 ottobre 2021.

I fatti ci hanno dato ragione: non ha saputo tenere in piedi un governo pur avendo una maggioranza che mai nessuno prima aveva avuto. Non ne ha azzeccata una con la gestione del piano vaccinale (“se non ti vaccini, uccidi”) e con la guerra (“l’aria condizionata o la pace”). Non ha saputo regolare le bollette energetiche, non ha saputo tenere sotto controllo la gestione del reddito di cittadinanza e neanche la gestione del superbonus 110%. Lascia un paese povero e in guerra. Insomma, ha fallito su quasi tutto. Il “quasi” è di cortesia, perché non sappiamo dire dove abbia avuto successo. E già l’8 febbraio 2021, quando non era ancora Premier, scrivevamo: «Se Draghi fallisce, pagherà chi l’ha sostenuto».

E infatti hanno pagato Calenda&Renzi che lo volevano di nuovo a Palazzo Chigi e dichiaravano che la loro agenda era l’agenda Draghi. Ha pagato Enrico Letta, che straparlava di “metodo Draghi”: si rileggano in proposito le frasi sopra riportate di Supermario e si rammentino gli idranti contro i triestini che in ginocchio e col rosario in mano imploravano di non essere vaccinati. E han pagato Lega e Forza Italia che hanno sostenuto il governo Draghi. Ha rimontato dal tracollo Giuseppe Conte che, molto furbescamente in campagna elettorale (ma solo in campagna elettorale) s’è dichiarato contrario al coinvolgimento bellico tra Russia e Ucraina. E, naturalmente, ha stravinto Giorgia Meloni che da Draghi ha sempre mantenuto le debite distanze.

Enrico Letta: dire che abbia perso, non mette nella giusta prospettiva – a mio parere – il caso Pd. Questo partito è da anni sgradito ai più e il voto recente non ha fatto altro che confermare il voto del 2018 (lasciamo i distinguo sui decimali ai politologi): vi sono indubbiamente nel Paese (oggi, come nel 2018) quei 5-6 milioni d’elettori che votano Pd anche se il loro candidato fosse uno spaventapasseri. Il fatto che sembri che il Pd abbia perso è dovuto solo al fatto che esso governava il Paese sebbene fosse, nel Paese, sfacciata minoranza. Insomma, il Pd era un perdente – un perdente arrogante – prima ancora che si votasse. Forse ridimensionerà un po’ della sua arroganza, ma devo vedere l’evoluzione delle cose prima di metterci la mano sul fuoco: ormai siamo avvezzi a tutto.

Luigi di Maio: un altro perdente in partenza, con gravi problemi di cultura generale – geografia inclusa – ma per qualche misteriosa ragione diventato ministro degli Esteri, brillante per la spocchia. Avremo contezza di quel che abbiamo perso non appena sapremo cosa farà il giovanotto nella vita.

Calenda&Renzi: non sono arrivati, insieme, all’8%, per cui avrebbero un poco perso perché non hanno superato il loro obiettivo minimo che era il 10%. Ma chi li ha fregati è stato Mario Draghi.

Movimento Cinque Stelle: il commento più popolare è che esso abbia ripreso. Ripreso cosa? 11 milioni di voti nel 2018 e 4 milioni nel 2022 è una ripresa? O forse è ritenuta tale perché ci si aspettava che solo la zia e la nonna di Giuseppe Conte avrebbero votato Giuseppe Conte medesimo. Il M5s sono degli scappati di casa, il loro cervello più fine era Di Maio, e s’è visto com’è finito il giovanotto. Bisognava solo farli governare per vederli sparire, com’è appunto sparito Di Maio. La ripresa di Conte allora è invece il riflesso della sconfitta di Mario Draghi.

 

fonti varie agenzie

Fratelli d’Italia ha confermato le aspettative della vigilia, passando dal 4 per cento del 2018 al 26 per cento. Giorgia Meloni è la grande trionfatrice di queste elezioni, non vediamo come possa non ricevere l’incarico di presidente del Consiglio. Sarebbe la prima donna premier in Italia, una donna di destra, come spesso capita nel panorama politico occidentale.

Nel suo primo commento, ieri notte, spiccano le parole “tempo della responsabilità” e “unire il Paese”. Un discorso, e una campagna, come ha osservato Daniele Capezzone, non da far-right ma da right-wing. “Merita di ricevere giudizi e non pregiudizi”.

Chi ha fatto opposizione credibile al governo Draghi vince, anzi stravince. Chi lo ha sostenuto perde, alcuni straperdono. Chi in zona Cesarini si è trovato, quasi involontariamente, a staccargli la spina, perde ma non tracolla, anzi rimonta.

Si potrebbe sintetizzare così l’esito delle elezioni politiche tenute ieri, che hanno visto anche il record negativo di affluenza, 63,9 per cento, la più bassa della storia della Repubblica, dato su cui torneremo.

“Il fatto che FdI sia il primo partito in Italia significa tante cose" dichiara la leader di FdI Giorgia Meloni all’Hotel Parco dei Principi commentando i risultati delle elezioni nel comizio notturno. Ad accoglierla un lungo applauso.

Questa è sicuramente per tante persone una notte di orgoglio, di riscatto, di lacrime, sogni e ricordi. È una vittoria che voglio dedicare a tutti quelli che non ci sono più e che meritavano di vedere questa nottata”. “Quello che ci racconta questa notte è che le scommesse apparentemente impossibili sono possibili. In uno dei primi eventi di Fdi citai una frase di San Francesco che diceva ``tu comincia a fare quello che è necessario, poi quello che è possibile, e alla fine ti scoprirai a fare l’impossibile. È quello che abbiamo fatto noi”.

E ancora: "Gli italiani potranno avere finalmente un governo che esce dalla loro indicazione alle urne". E ancora: "La situazione del Paese in questo momento richiedo rispetto reciproco". Meloni nel suo intervento ha voluto poi rivolgere un grazie ai suoi alleati, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Maurizio Lupi che "non si sono risparmiati in questa campagna elettorale". “Voglio ringraziare Fdi, tutte quelle persone che ci hanno creduto, che non si sono dichiarate per vinte. Noi siamo stati dati per spacciati dal primo giorno in cui siamo nati, dal giorno della fondazione. Non abbiamo creduto a quello che gli altri dicevano di noi, non abbiamo mollato, non ci siamo abbattuti”.

Vinta la prima battaglia, quella elettorale, è già all’orizzonte la prossima: non farsi scippare la vittoria. Se come sembra la maggioranza sarà abbastanza ampia al Senato, non dovrebbero esserci sorprese da parte degli alleati e del Quirinale: Giorgia Meloni dovrebbe ricevere l’incarico di presidente del Consiglio.

Il problema, a quel punto, sarà la formazione del governo e l’indicazione dei ministri. Facilmente prevedibile infatti che il presidente Mattarella cercherà di mettere sotto tutela il governo Meloni condizionando le scelte sui Ministeri-chiave: su tutti il nome del ministro dell’economia e delle finanze.

Sarà il primo banco di prova della coalizione. La Meloni dovrà essere pronta, se necessario, anche ad un braccio di ferro con il Quirinale. E gli alleati dovranno evitare di prestare il fianco ai prevedibili tentativi di metterli l’uno contro l’altro sui nomi dei ministri.

Se la Meloni e il centrodestra si lasceranno imporre da Mattarella i nomi dei ministri-chiave, o se loro stessi faranno scelte “tecniche” per rassicurare e legittimarsi, saranno commissariati ancor prima di partire, come è accaduto al governo giallo-verde e alla Lega nel governo Draghi.

Smascherata dunque la più grossa balla che ci è stata raccontata per oltre un anno dalla narrazione mainstream, ovvero la grande popolarità di cui avrebbe goduto il governo Draghi, e in particolare la persona del premier.

A tal punto questa balla è stata introiettata da Letta, Renzi e Calenda, da basare gran parte dei loro attacchi contro gli avversari sull’accusa di averlo fatto cadere. Erano convinti che gli italiani li avrebbero puniti, invece li hanno premiati.

Fratelli d’Italia, unico partito all’opposizione di Draghi, si ritrova partito di maggioranza relativa. E la sua leader prenderà probabilmente il suo posto a Palazzo Chigi.

Ora, la principale sfida del centrodestra al governo sarà quella di non dare vita ad una versione solo leggermente ammorbidita e “moderata” dei governi che abbiamo avuto nell’ultimo decennio, deludendo anche gli elettori che gli hanno dato fiducia.

Dovrà governare senza però dimenticare che la sua vittoria nelle urne non basta di per sé a cancellare il gigantesco problema di agibilità democratica nel nostro Paese, a causa di vincoli esterni e meccanismi di blocco interni deliberatamente introdotti e sedimentati nel corso dell’ultimo decennio.

Detto più banalmente: si ritroverà contro tutti e tutto. Non ci sono abiure, né “moderazione” di cui i centri di potere ancora occupati dalla sinistra, o Bruxelles, possano e vogliano accontentarsi.

Mai dimenticare che sono disposti a vedere il Paese in macerie pur di abbattere un governo di destra. Il centrodestra dovrà quindi essere pronto a combattere.

Enrico Letta si nasconde a microfoni e telecamere e manda allo sbaraglio Debora Serracchiani. Il segretario del Pd sceglie di restare muto di fronte alla sconfitta cocente e lascia che a parlare al Nazareno sia la vicepresidente del partito. Serracchiani è in evidente imbarazzo: "Siamo la prima forza di opposizione", dice subito cercando di trovare un minimo sospetto positivo. "E siamo la seconda forza in parlamento, quindi abbiamo una grande responsabilità", aggiunge. Nessuna analisi delle possibili cause della sconfitta, nessun mea culpa. Anzi, Serracchiani trova il modo di spostare l'attenzione sugli altri. Sulla Lega data al momento all'8% e sul Terzo Polo di Calenda e Renzi che non ha sfondato. Anche se, di sicuro, una buona dose di voti al Pd li ha portati via. E Letta tace.

Sulle ceneri del governo Draghi, e sulla conseguente mancata alleanza con il Pd, che il Movimento 5 Stelle è resuscitato, che l’ex premier Giuseppe Conte ha costruito la rimonta, portandolo a limitare le perdite rispetto al 32 per cento del 2018.

Non dimentichiamo infatti che all’inizio della campagna elettorale i sondaggi attribuivano ai 5 Stelle a mala pena la doppia cifra, mentre ha chiuso al 15 per cento vincendo numerose sfide nei collegi uninominali al sud, in particolare in Campania.

Laddove è riuscito Conte, ha fallito Matteo Salvini. La Lega è crollata, punita dai suoi elettori per la partecipazione al governo Draghi e per il sostegno alla linea chiusurista e al Green Pass, ma paradossalmente a pagare sarà il suo segretario, che era il più scettico.

Di fatto commissariato da governisti e governatori, il leader della Lega ha perso il bandolo della matassa. Non ha avuto la forza di condizionare l’azione di governo, né di convocare un Congresso per chiarire la linea del suo partito, né ha avuto il coraggio di essere lui a staccare la spina quando, dopo la rielezione del presidente Mattarella, era chiaro che l’esperienza del governo Draghi era agli sgoccioli.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza sarà il primo grande banco di prova per il nuovo Governo italiano a Bruxelles. Al centro ci sarà l'attuazione degli obiettivi nel rispetto delle tempistiche previste. La Commissione europea ha gia' fatto capire, per bocca del commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, che non saranno ammessi stravolgimenti ma solo piccole modifiche.

Nei prossimi mesi, inoltre, l'Italia dovrà mettere fine anche ad alcuni contenziosi che vanno avanti da anni. Primo fra tutti la gestione delle licenze per il balneari. Il nuovo governo dovrà emanare i decreti attuativi per completare il lavoro iniziato dall'esecutivo di Mario Draghi e dare piena attuazione alla tanto odiata (in Italia) direttiva Bolkestein.

E ancora: da fine ottobre, quando a Palazzo Chigi avrà appena preso posto  il nuovo premier, la Commissione avvierà con gli Stati il confronto sulla riforma del Patto di stabilità. Una partita cruciale che segnerà il rapporto tra capitali e Bruxelles nella gestione delle finanze pubbliche.

L'Italia, essendo sul podio dei Paesi più indebitati, avrà molto da negoziare. Ma già prima di arrivare alla riforma del Patto, Roma dovrà sottoporre alla Commissione la manovra finanziaria (generalmente a ottobre). Nonostante sia sospeso anche per quest'anno il Patto di stabilità (niente regola del 3% del deficit), Bruxelles insiste comunque sulla necessità di mantenere sotto controllo la spesa pubblica.

In particolare per i Paesi maggiormente indebitati . Un'altra delle lunghe partite che vedono Roma contrapporsi alle altre capitali, in particolare a quelle del Nord, riguarda le migrazioni. È ancora in fase di negoziato il nuovo Patto per l'asilo e le migrazioni. L'obiettivo è portarlo ad approvazione definitiva prima delle elezioni europee che si terranno nel 2024.

Ecco in estrema sintesi alcuni dei dossier più urgenti:

- è la madre di tutti i problemi. I dati definitivi dell'Istat confermano che, ad agosto, ha raggiunto un tasso record dalla fine del 1985: l'8,4%. Per il carrello della spesa i rincari sono stati quasi del 10%.

- fare nuovo debito per sostenere famiglie e imprese. Nel centrodestra le posizioni sono diverse tra chi richiama alla prudenza e chi lo chiede subito mentre il premier uscente ha avvertito: sono già stati erogati 31 miliardi. La sinistra dice 'no' e chiede che a pagare siano le aziende, il M5s avverte: si rischia di doverlo fare molto piu' corposo. Dal Pd si invoca come estrema ratio.

- Il Governo uscente è già intervenuto puntando ad un incasso quest'anno oltre i 6 miliardi con un contributo straordinario a carico dei produttori. Molte forze politiche chiedono di incrementare questo contributo sugli utili in più.

- Se ne chiede l'azzeramento per i beni di prima necessità per aiutare le famiglie.

- c'è da recuperare la delega fiscale che e' stata definitivamente bocciata in Senato insieme all'equo compenso. Tra i nodi controversi la riforma del catasto.

- I tavoli di crisi al ministero del Lavoro rischiano di fare il boom: secondo quanto calcola Confindustria il caro energia sta mettendo in ginocchio le aziende con un maggior onere di 68 miliardi su base annua.

- A fine anno scade Quota 102 (in pensione con 64 anni di età e 38 di contributi). I sindacati chiedono di introdurre maggiore flessibilità - tra le richieste quella di andare in pensione da 62 anni o con 41 anni di contributi - per far fronte al ritorno all'uscita solo con 67 anni di età o con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, così come prevede la Fornero.

Sostenere l'occupazione e difenderla dal rischio che la crisi energetica si scarichi sui lavoratori è un'altra delle questioni prioritarie, che vede al centro anche il tema della precarietà.

- L'inflazione galoppante ed il caro-energia erodono il potere d'acquisto delle retribuzioni. Di qui l'urgenza, secondo i sindacati, di rinnovare tutti i contratti e detassare gli aumenti.

-Il salario minimo è chiesto a gran voce dalla sinistra. Più cauti i sindacati. Resta 'sospesa' la direttiva dell'Ue. Per il Reddito una vera e propria guerra elettorale tra gli 'abolizionisti' e i 'miglioristi'. La misura potrebbe essere rivista.

- anche sul superbonus edilizio al 110% si è scatenata la campagna elettorale tra chi lo difende per il lavoro creato e l'impatto ambientale e chi invece fa notare come lo Stato sia stato 'depredato'.

- e' in questo momento l'emergenza maggiore per famiglie e imprese. Il Governo è intervenuto ma a parere di quasi tutti in modo insufficiente. Attesi nuovi interventi.

- E' ipotizzabile una proroga per lo sconto: poco più di 30 cent al litro fino a ottobre. Per il gas si discute a livello europeo di un 'tetto' al prezzo.

- Già partiti i cantieri. L'ipotesi è di ridiscuterlo visto che è nato prima dell'emergenza energetica e quindi quando il livello dei prezzi era ben diverso.

- Uno dei dossier più complessi atterra sul tavolo del nuovo governo. Il Mef ha scelto il fondo Usa Certares, in partnership commerciale con Delta ed Air France-Klm, per la trattativa esclusiva. Il closing a fine anno.

- Agens, l'associazione datoriale del Tpl, chiede un tetto alle tariffe energia, rispetto dei tempi dei ristori e continuo sostegno al settore perché venga mantenuto l'equilibrio finanziario delle imprese, necessario a garantire la continuità dei servizi.

-Tra i dossier caldi che passano dal Governo Draghi a quello prossimo c'è quello della Rete Unica. I Ministeri più direttamente coinvolti sono quelli dello Sviluppo economico, dell'Innovazione e transizione digitale e naturalmente il Mef a cui risponde Cdp che a sua volta controlla per il 60% Open Fiber, l'operatore che vende fibra all'ingrosso. E così i ministri Daniele Franco, Giancarlo Giorgetti e Vittorio Colao hanno seguito da vicino l'evoluzione del piano di riorganizzazione preparato dall'ad di Tim Pietro Labriola e che, passando per la separazione societaria di rete e servizi, ha come soluzione ottimale quella di una fusione della Netco con Open Fiber.

 

fonti varie agenzie

Aumenti gonfiati delle bollette energetiche grazie a oneri accessori, tasse e speculazioni: lo Stato offre rimborsi che non coprono gli aumenti inflitti ai cittadini, ma incassa il 40% in più di tasse rispetto al periodo precedente la guerra. Serve una politica seria di repressione delle speculazioni e dell’inserimento di voci non pertinenti in bolletta, che causano anch’essi ulteriore aggravio all’utente finale.

Questa presa in giro giocata sulla pelle degli italiani deve finire. Le tasse devono scendere, si sospendono i pagamenti a chi è in difficoltà evitando di causare un disastro sociale ed economico. Allontanare anche la più remota ipotesi di distacco dei contatori per una morosità prevedibile e contro la quale, oltre alle solite chiacchiere, la politica del Pd non ha saputo fare nulla di concreto: nemmeno imporre alle aziende di versare interamente la quota sugli extraprofitti”. Lo dichiara in una nota il consigliere capitolino Fabrizio Santori, candidato della Lega nel Collegio Lazio 1 Camera dei deputati alle elezioni politiche 2022.

Il Governo inglese ha presentato un pacchetto di misure che ammonterebbe per i prossimi cinque anni a 45 miliardi di sterline - il più grande da 50 anni - e che prevede tagli alle tasse per rilanciare la crescita economica e contribuire ad alleviare la peggiore crisi del costo della vita da decenni.

Altri 60 miliardi di sterline serviranno infatti ad abbattere le bollette energetiche nei prossimi sei mesi. Queste le principali indicazioni venute dal Ministro delle Finanze Kwarteng in Parlamento. Viene congelato l'aumento dell'imposta sulle società che viene mantenuta al 19% anziché al 25%.

Il tetto sui bonus dei banchieri sarà eliminato per aumentare la competitività di Londra dopo la Brexit rispetto a capitali finanziarie come New York e Hong Kong. Kwarteng ha detto che il governo definirà una serie piu' ambiziosa di riforme dei servizi finanziari più avanti nel corso dell'anno.

La Gran Bretagna spenderà inoltre circa 60 miliardi di sterline per sovvenzionare le bollette del gas e dell'elettricità per i prossimi sei mesi per le famiglie e le imprese.

Per rafforzare la competitività della City di Londra come centro finanziario globale viene poi eliminato il tetto ai bonus dei banchieri. Inoltre, il governo obbligherà le compagnie di trasporto a mantenere un livello minimo di servizio durante le azioni di sciopero.

Verrà eliminato l'aumento di 1,25 punti percentuali dell'imposta sui salari - o assicurazione nazionale - che era entrato in vigore all'inizio dell'anno, e che sarà annullato a partire dal 6 novembre.

Viene inoltre tagliata l'imposta di bollo, una tassa che grava sull'acquisto di case, prevedendo il raddoppio della soglia di esenzione per chi cambia casa a 250.000 sterline. Anche la soglia dell'esenzione per gli acquirenti della prima casa aumenterà a 425.000 da 300.000 sterline. Infine, l'aumento delle aliquote dell'imposta sui dividendi, che era stato introdotto insieme all'aumento dell'imposta sui salari, sarà eliminato a partire dall'aprile 2023.

"Siamo pronti", rilancia Giorgia Meloni; "Bruxelles, Parigi e Berlino si mettano il cuore in pace. Domenica votano gli italiani", urla Matteo Salvini; "Scholz pensi al tetto del gas non al voto in Italia" dice Maurizio Lupi; "il centrodestra è unito", afferma Silvio Berlusconi.

Il centrodestra si e presentato giovedì sera in piazza del Popolo a Roma per prendere l'impegno di "governare cinque anni". Rispedendo al mittente tutti gli attacchi piovuti in campagna elettorale e i timori che qualora la coalizione dovesse vincere le elezioni l'Italia rischierebbe di finire nel baratro.

Il messaggio è quello che sottolinea Giorgia Meloni: "La sinistra sostiene che "all'estero non sono contenti", che "l'Europa non consentirà" un governo di centrodestra, "il circolo del golf di Capalbio è preoccupato. E poi gli attori, i cantanti e gli influencer di TikTok... Ma sapete cosa? Non ci interessa cosa dice questa gente, ma come la pensano gli italiani".

Nel mirino Letta: "È dovuto andare a Berlino per avere un incoraggiamento" ma "se ci date una mano lo rimandiamo a Parigi". A puntare su un'Italia "a testa alta" in Europa e nel mondo, sulla stessa lunghezza d'onda, è anche Giorgia Meloni: "Ci teme chi vorrebbe un'Italia debole nel contesto internazionale, noi vogliamo un'Italia forte nel contesto internazionale", "ci temono quelli che hanno controllato la vita dei cittadini, noi siamo per la libertà" e il discorso "vale anche per come intendiamo affrontare l'eventuale ritorno di una pandemia, non piegheremo più le nostre libertà fondamentali. Poi ci temono i ladri, gli spacciatori, i mafiosi, gli stupratori e fanno benissimo, noi garantiremo sicurezza, certezza della pena costruendo nuove carceri, lo faremo per i più deboli di questa società. E in ultimo ci temono gli scafisti, noi faremo quello che fanno tutto i paesi europei: difenderemo i confini".

"La sinistra sta lì a blaterare che tutti hanno paura ma gli unici ad avere paura sono loro perché hanno capito che sta per finire il loro sistema di potere", osserva il presidente di FdI. "Non ha paura l'Italia della gente per bene, l'Italia produttiva, l'Italia delle donne che non chiedono quote ma servizi e meritocrazia, i giovani che non vogliono scappare dalla loro terra, non hapaura chi sogna un'Italia orgogliosa, fiera della sua Nazione e della sua bandiera. Quell'Italia è pronta, noi siamo pronti, domenica fino all'ultimo voto per restituire libertà, orgoglio e la grandezza che merita a questa nazione", spiega Giorgia Meloni che poi annuncia: "Siamo pronti subito a disaccoppiare il prezzo dell'energia da quello del gas, a livello nazionale" e "se abbiamo i numeri, siamo pronti a fare il presidenzialismo anche senza la sinistra".

"Lo Stato - continua - non produce ricchezza, la producono le imprese e i lavoratori, lo Stato non deve rompere le scatole a chi vuole fare. Per troppo tempo lo stato ha trattato i cittadini come sudditi". "A sinistra - è il messaggio del presidente di Fdi - parlano di noi perché non hanno niente da dire. Dicono che siccome la Meloni è pericolosa, turatevi il naso e votate a sinistra. Ma questo Paese si è turato il naso fin troppo, forse è arrivato il momento di non turarsi più il naso e respirare a pieni polmoni perché l'aria che si respira qui è aria di libertà".

 

Fonti varie agenzie e agi e on.Santori

 

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