Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Lunedì, 07 Ottobre 2024

Gli operatori del Centro …

Set 23, 2024 Hits:337 Crotone

Invasione tedesca a Croto…

Set 12, 2024 Hits:526 Crotone

XX Edizione del Premio …

Ago 21, 2024 Hits:845 Crotone

Un Eroe Senza Mantello: A…

Ago 12, 2024 Hits:1054 Crotone

Isola Summer 2024, ecco g…

Lug 05, 2024 Hits:1485 Crotone

Premio Pino D'Ettoris: al…

Lug 01, 2024 Hits:1239 Crotone

San Giuda Taddeo presenta…

Mag 27, 2024 Hits:1816 Crotone

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:2501 Crotone

Non solo Russia e Ucraina, a preoccupare, in queste ultime ore, sono anche i rapporti sempre più tesi tra Grecia e Turchia.

Alla base degli attriti, anche la giurisdizione su alcune isole del Mediterraneo orientale. Ci sono poi rivendicazioni sulla piattaforma continentale, i confini marittimi, lo spazio aereo, i diritti allo sfruttamento delle risorse energetiche del largo di Cipro.

La Grecia avverte di essere pronta a usare tutte le sue forze diplomatiche e militari per difendere la propria sovranità da quelli che chiama piani ostili del suo nemico storico, la Turchia. L’avvertimento diretto segue un controverso accordo energetico recentemente firmato dalla Turchia con un elemento del governo diviso della Libia. Ma le tensioni che si sono accumulate di recente tra i due alleati della NATO stanno suscitando i timori di una crisi che potrebbe sfuggire al controllo e destabilizzare l’alleanza militare.
Parlando al parlamento greco, un po di tempo fa,  il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha consigliato alla Turchia di tornare, nelle sue parole, a un regno della logica. In caso contrario, ha avvertito la crescente aggressività di Ankara e i piani per rivendicare il controllo delle aree che la Grecia considera il suo territorio sarà fermato.
Il leader greco ha affermato che la geografia non cambia per volere della propria decisione di cambiarla o distorcerla. Ha detto che i confini della Grecia sono i suoi e, ha detto Mitsotakis, sono pronti per essere difesi dalle sue forze armate così come da quelli che ha detto sono i suoi potenti alleati diplomatici.
I legislatori hanno risposto con un applauso ruggente e una standing ovation prima che Mitsotakis si trasferisse rapidamente per incontrare l’ambasciatore degli Stati Uniti in Grecia e una delegazione del Congresso degli Stati Uniti in visita alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti.
Grecia e Turchia sono nemici di lunga data, ma anche alleati della NATO. Le relazioni si sono raffreddate e riscaldate nel corso dei decenni, spesso sui diritti aerei e marittimi.
La minaccia della Grecia arriva dopo che la Turchia ha recentemente firmato un accordo con una delle due amministrazioni rivali della Libia, che garantisce i diritti a una già controversa collaborazione energetica nelle acque che rivendicano anche la Grecia e altri paesi, tra cui Egitto e Cipro.
L’accordo arriva anche quando la Grecia aumenta il dispiegamento di truppe e attrezzature militari statunitensi su due isole più vicine ai confini della Turchia nel Mar Egeo, azioni che hanno recentemente portato a una denuncia da Ankara a Washington. Funzionari turchi hanno definito il dispiegamento una mossa ostile da parte di un membro della NATO e hanno avvertito che anche la Turchia avrebbe mobilitato i suoi militari in risposta.
Ankara vede il potenziamento militare sulle isole di Lesbo e Samo come una violazione di un accordo decennale che segna i confini dei due paesi.
Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, si è spinto oltre negli ultimi giorni, denunciando la proprietà greca di diverse isole dell’Egeo, osservazioni che hanno spinto Atene a intensificare i discorsi sulla sua volontà di difendersi di fronte a quella che chiama l’aggressione turca.
L’Unione Europea ha rimproverato la Turchia per la sua posizione e Washington è già in contrasto con la Turchia per l’acquisto di un sistema di difesa missilistica dalla Russia, una mossa che secondo i paesi della NATO mette a rischio l’alleanza.
L’analista George Tzogopoulos spiega le più ampie ripercussioni che questa crescente crisi potrebbe portare all’alleanza NATO e come la Russia, il suo più grande avversario, potrebbe sfruttarla.
“E’ chiarissimo a Washington che la Turchia non è considerata un partner affidabile e in quel contesto la Grecia lo è. Quindi, questa situazione sta creando una nuova dinamica all’interno del Mediterraneo orientale e della stessa NATO, ma soprattutto, all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, gli Stati Uniti stanno lavorando a stretto contatto con partner affidabili, e questo sta alimentando la retorica aggressiva dall’altra parte [Turkey],” Egli ha detto.
Ci sono speranze in Europa, dice, che la situazione possa essere contenuta. Ma Tzogopoulos avverte che l’alternativa potrebbe rivelarsi pericolosa.
“Se la Turchia continua, la coesione del fianco sud-est della NATO sarà messa a repentaglio, notizia che sarà accolta con favore a Mosca”, ha affermato.

 Intanto  Inquietano le recenti dichiarazioni del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha inviato l'ennesimo ammonimento al governo greco, accusato di aver schierato alcune armi ricevute dagli Stati Uniti sulle isole di Lesbo e Samo. Isole che, secondo gli accordi, dovrebbero restare smilitarizzate.
Secondo Erdogan, la motivazione della Grecia “per armare le isole è inconsistente con la ragione e con l’alleanza. La politica della provocazione e della tensione non è, e non sarà, un vantaggio per nessuno”. Atene è preoccupata che lo “schema Ucraina” innescato da Mosca sull’annessione delle repubbliche separatiste possa replicarsi in qualche modo anche nell’Egeo e ha investito Bruxelles e la Nato della questione. 

 Infatti il vicepresidente della Commissione Europea, Margaritis Schinas, ha ribadito la sua certezza che l’Europa riuscirà a muoversi in modo coordinato e collettivo nel settore energetico, tema strettamente connesso alle tensioni con la Turchia. 

 Si è detto particolarmente preoccupato per “l’incontrollabile retorica incendiaria dei vicini” spiegando che lui stesso la interpreta come “un segno della loro stessa insicurezza sulla loro posizione nel mondo e nell’attuale contesto geopolitico”. Tradotto: se da un lato Ankara sta giocando un ruolo nella partita del grano e in quella diplomatica post-guerra in Ucraina, Atene può contare sull’appoggio incondizionato di Washington e Parigi alla voce gas e difesa.

 Pero gli analisti concordano sul fatto che il leader turco utilizzi l’esortazione patriottica per corteggiare gli elettori nazionalisti in vista delle elezioni del prossimo anno, che coincidono con il centenario della Repubblica Turca. Nei sondaggi Erdogan non parte favorito e sulla sua rielezione pesano le difficoltà dell’economia e i crescenti malumori interni per il deterioramento degli standard di vita, causato da un’inflazione devastante al 78%. “Già da tempo – osserva Valeria Talbot – i sondaggi dicono che difficilmente Erdogan riuscirà a ottenere una vittoria al primo turno, considerato che il gradimento per il suo operato si attesterebbe al 41,5% a meno che nei prossimi mesi non vi siano significativi cambiamenti che facciano alzare l’asticella dei consensi in suo favore. Inoltre, a prescindere da chi sarà lo sfidante, nel caso di un secondo turno, l’attuale presidente non avrebbe chance di vittoria contro nessuno dei potenziali candidati dell’opposizione”.

 Sulla questione, il governo di Atene ha incassato il sostegno immediato di Stati Uniti ed Unione Europea. Josep Borrell ha parlato di ‘minacce’ e di una retorica “inaccettabile” da parte turca, mentre il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price ha ribadito che la sovranità greca sulle isole dell’Egeo “non è in discussione”. Ma in questo momento in Europa è chiaro a tutti che non è il caso di aprire contenziosi con Ankara. E non solo perché in virtù dei buoni rapporti sia con Mosca che con Kiev, Erdogan è finora riuscito a ritagliarsi un ruolo da mediatore tra Russia e Ucraina, ma anche perché nell’attuale guerra energetica in corso con il presidente russo Vladimir Putin la Turchia diventa un alleato chiave, nonché paese di transito nell’approvvigionamento di gas dal Qatar e da Israele verso l’Europa. Dopo anni di tensioni con i paesi del vicinato, infatti, Ankara ha ripreso le relazioni diplomatiche ed economiche con lo stato ebraico, con l’Arabia Saudita e con tutti i paesi del Golfo. Una ventata di normalizzazione che non sembra però riguardare il Mediterraneo Orientale, dove Ankara non ha modificato la sua politica aggressiva e destabilizzante, in ragione dell’interesse per lo sfruttamento degli enormi e nuovi giacimenti sottomarini di metano.

  Fonti : Il giornale / ColorNews/ Ispi

 




"Crisi energetica è una questione europea e come tale deve essere affrontata. Azioni di singoli Stati tese a sfruttare i propri punti di forza rischiano di interferire nella competitività delle aziende e creare distorsioni nel mercato unico europeo. Sosterremo ogni azione volta a contrastare fenomeni speculativi e ingiustificati aumenti del costo dell'energia e appoggeremo iniziative condivise di concreto aiuto a famiglie e imprese". Così Meloni, su facebook. Fdi e i Conservatori sostengono che il vero compito dell'Ue dovrebbe essere quello di gestire le grandi sfide continentali difficilmente affrontabili dai singoli Stati membri.

Intanto  Eni informa che oggi sono ripresi i flussi di gas approvvigionati da Gazprom. Lo si legge sul sito della società. La ripresa delle forniture "è stata resa possibile dalla risoluzione da parte di Eni e delle parti coinvolte dei vincoli che derivano dalla nuova normativa introdotta dalle autorità di regolamentazione austriache".

Sul rapporti con l'Europa, infine, aveva spiegato: "La materia europea è dirimente perché noi non possiamo pensare che continuiamo a regalare soldi alla speculazione all'infinito, non ce li abbiamo. Quindi il tema europeo è fondamentale, io sono in contatto ogni giorno con il governo uscente per cercare di capire poi qual è il punto di caduta".

"Stiamo parlando della fase storica in cui versano l'Italia e il mondo e ragionando sulla grande responsabilità -  ha detto il capogruppo alla Camera di FdI, Francesco Lollobrigida, sull'andamento dell'esecutivo nazionale del partito - che potremmo trovarci da qui a poco a incarnare in prima persona con Giorgia Meloni. Se questo sarà, cercheremo con disciplina e responsabilità di condurre l'Italia fuori da le situazioni nelle quali i nostri cittadini e le nostre imprese si stanno trovando". A chi gli domandava se si stia discutendo della lista di ministeri indicata dalla Lega, Lollobrigida ha replicato che "no, non è questa la sede: Giorgia Meloni, nel caso in cui sarà incaricata dal presidente Mattarella di formare un governo, ragionerà nel dettaglio delle persone migliori che possono occupare ruoli di responsabilità e che possano lavorare al meglio per rispondere immediatamente alle esigenze degli italiani e poi in termini strategici, e a come rilanciare la nostra nazione".

"Non mi risulta" che ci sia un veto sull'approdo di Matteo Salvini al Viminale, "comunque adesso stiamo andando a questa riunione per capire il quadro. Poi sarà Giorgia Meloni, quando riterrà, a informarvi", aveva detto il deputato di FdI Fabio Rampelli, rispondendo ai giornalisti prima di entrare nella sede del partito. "Polemiche? Non so dove siano queste polemiche sinceramente, ci sono tre partiti che devono comporre un governo, è normale che discutano anzi mi pare che le cose stiano andando benissimo, perché non c'è proprio alcuna polemica", ha aggiunto Rampelli, e a chi gli domandava della "lista della spesa" della Lega sui ministeri ha replicato: "Tutti hanno una lista della spesa, non credo che questo possa essere rappresentato come un problema. Hanno dato delle indicazioni su cui si discuterà. Nervosismo non c'è - ha aggiunto -, l'attenzione legittima del circuito mediatico crea molto più nervosismo di quanto ce ne sia nella realtà".
"Pieno mandato" al segretario e "idee chiare" sulla squadra dei ministri: Matteo Salvini compatta il partito al federale. E per la prima volta non esclude un 'passo di lato' nella sua corsa per il Viminale.

"Salvini conferma l'atteggiamento che tutto il centrodestra sta avendo dall'inizio di questa avventura, con l'obiettivo di dare un governo che possa offrire le risposte migliori al Paese". Lo ha affermato Giorgia Meloni conversando con i giornalisti mentre lasciava Montecitorio. La leader di Fdi ha in particolare risposto ad una domanda sulle parole di Matteo Salvini che lascerebbero intendere un possibile passo indietro per quanto riguarda il Viminale. "Sui tempi non dovere chiedere a me ma al presidente della Repubblica", ha aggiunto rispondendo ad una domanda sulla nascita del nuovo esecutivo.

Durante la riunione prende atto sornione dei tanti interventi di chi gli chiede di tornare alla guida del ministero dell'Interno. Il suo obiettivo primario resta quello di "difendere i confini", ma il suo commento a questo pressing è sibillino. Secondo fonti parlamentari avrebbe infatti replicato a questi inviti con una frase dal sapore 'draghiano', più da civil servant che da segretario di partito: "Farò quello che serve al Paese". Ciò non vuol dire rinunciare alla poltrona dell'Interno ma aprire a opzioni diverse. Detto questo, Salvini ha ricordato che alla Lega dovrebbe andare anche il dicastero delle Riforme e autonomia, quello dell'Agricoltura e delle Infrastrutture. E al contempo non molla un centimetro sul programma, a partire dalla flat tax e Quota 41.

Insomma, detta la linea e riscopre l'orgoglio del partito, soprattutto sulle priorità del futuro esecutivo. Al riguardo respinge al mittente i dubbi di Confindustria sulla flat tax: sul fisco, come sulle pensioni, la parola d'ordine di Via Bellerio è "avanti tutta". Una riunione piuttosto breve che è servita al segretario per fare chiarezza: nessun dibattito sulla vita interna, nessun intervento sulle regole con cui gestire i futuri congressi, ma una discussione, secondo diverse fonti, pacata e tranquilla, centrata sui prossimi passaggi nel nuovo esecutivo. Il primo punto resta la richiesta netta da parte di tutte le anime del partito che al Viminale vada proprio Matteo Salvini: Giancarlo Giorgetti, lasciando la riunione, definisce senza mezzi termini il segretario leghista "il candidato naturale" per guidare il ministero dell'Interno.

Nelle ultime ore è tornato a far paura lo scenario nucleare, alla luce della recente escalation tra Ucraina e Russia. Ieri in una regione di Mosca è stato avvistato un treno russo con un presunto "kit nucleare". Inevitabilmente la tensione è salita, anche se movimenti di questo tipo potrebbero essere segnali solo di imminenti esercitazioni di routine. Non possono comunque passare inosservati gli allarmi lanciati dai Generali, che hanno messo in guardia su quelli che potrebbero essere gli sviluppi qualora la situazione dovesse degenerare in maniera pericolosa.

C'è chi interpreta le mosse di Vladimir Putin come un bluff, ma in realtà dietro le sue uscite si potrebbe nascondere un pericolo molto concreto. Ne è convinto il Generale Vincenzo Camporini, secondo cui esiste davvero il rischio che il presidente della Federazione Russa possa ricorrere all'arma più potente di tutte: "Avere a disposizione l'arma nucleare può solleticare la tentazione di utilizzarla per cambiare le sorti sul terreno di battaglia, dove per la Russia non sta andando bene".

Fonti il Giornale Ansa Agi e varie agenzie

 

 

 

La presidente di Fratelli d'Italia, riunirà mercoledì mattina l'esecutivo nazionale: "Una transizione ordinata non è inciucio, la difesa degli interessi dell'Italia è la nostra stella polare". Intanto nel pomeriggio vertice della Lega

Giorgia Meloni chiede di fare presto perché ci sono troppe scadenze importanti, anche 

perché in Russia, è stato avvistato, in movimento verso il fronte ucraino, un enorme treno merci che ha equipaggiamento militare specializzato e che è associato alla divisione armata nucleare segreta del Ministero della Difesa russo. Lo riporta la stampa britannica ma la notizia è apparsa per la prima volta nel week-end sul canale Telegram filo-russo Rybar.

Secondo la stampa britannica, il treno si è mosso attraverso la Russia in direzione della linea del fronte ucraino; e potrebbe indicare che Putin sta preparando un test per mandare "un segnale all'Occidente'. Meloni, "serve prudenza"

Il treno è collegato alla dodicesima direzione del ministero della Difesa, specializzata nello stoccaggio, la manutenzione e la fornitura di armi nucleari. Secondo la stampa britannica, il treno si è mosso attraverso la Russia in direzione della linea del fronte ucraino; e potrebbe indicare che Putin sta preparando un test per mandare "un segnale all'Occidente'.

La Russia non vuole prendere parte agli "esercizi di retorica nucleare" che stanno facendo i media e i politici occidentali, ha affermato il portavoce presidenziale russo Dmitri Peskov. Alla stampa che gli chiedeva di commentare le pubblicazioni dei media occidentali, secondo cui la Russia avrebbe "dimostrato la sua disponibilità a usare armi di distruzione di massa conducendo test nucleari ai confini dell'Ucraina", Peskov ha risposto: "I media occidentali, i politici occidentali, i capi di Stato sono ora impegnati in molti esercizi di retorica nucleare. Non vogliamo prendervi parte".

"Leggo tante cose, la Meloni è diventata draghiana. Io penso che persone normali che cercano di organizzare una transizione ordinata nel rispetto delle istituzioni facciano una cosa normale, non è che si fa un inciucio". La leader di Fdi Giorgia Meloni è tornata a parlare del dossier energia.

"Non è questione di divergenze. C'è la questione energetica, che è quella che chiaramente per me adesso è più preoccupante. C'è il governo che - ha sottolineato - sta lavorando in Europa in una trattativa molto complessa. Sul tema del price cap credo di essere stata tra i primi a sostenere che questa fosse una delle soluzioni possibili. Per cui è normale che io senta il ministro Cingolani per sapere come stanno andando le trattative e per regolarci, eventualmente, su che cosa poi serva di quello che possiamo fare noi".

Il Centrodestra potrebbe presentarsi compatto e unito al Quirinale per le consultazioni. La conferma arriva dalla leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: "Non ci siamo ancora interrogati su questo, ma ragionevolmente sì, lo abbiamo fatto in passato", ha spiegato ai cronisti. "Comunque vada bisogna cercare di fare presto. Ci sono troppe scadenze importanti", ha ribadito rispondendpo a Montecitorio sul tema del governo.

Il 'rito' della campanella sarà il suggello, ma la transizione tra il vecchio governo e il nuovo è già cominciata da giorni. "Sono in costante contatto" con Palazzo Chigi, dice Giorgia Meloni, premier in pectore. Quello in carica, Mario Draghi, è il primo "contatto".

In Italia, "lo spirito di continuità vive in tutta la Carta", sottolinea il costituzionalista Alfonso Celotto. "Anche il passaggio di consegne è una consuetudine costituzionale. È prassi che i vecchi ministri ricevono i nuovi per fare il punto dei dossier sul tavolo".

Stavolta i tempi potrebbero essere più brevi del previsto. Anche per l'intenzione del Capo dello Stato di favorire una soluzione rapida di fronte alle emergenze in cui il Paese si trova. Giorgia Meloni potrebbe debuttare come premier italiano già al Consiglio europeo del 20 ottobre. Sarebbe un record di velocità nella formazione del governo.

"È possibile", conferma Celotto. La prima seduta di Camera e Senato è prevista giovedì 13 ottobre. Saranno eletti i presidenti (e i capigruppo parlamentari). A quel punto, già sabato 15, potrebbero spalancarsi le porte del Quirinale per le consultazioni. Mattarella avrà un colloquio con il presidente emerito Napolitano, poi riceverà i due nuovi presidenti delle Camere nello studio alla vetrata. A seguire i rappresentanti dei partiti. L'incarico alla Meloni potrebbe arrivare nel giro di uno-due giorni. Lei si confronterà con la sua maggioranza e tornerà al Colle per sciogliere la riserva. Il giuramento potrebbe esserci già il 18 o 19 ottobre.

"A quel punto, secondo l'articolo 93 della Costituzione, il governo è in carica e deve avere la fiducia entro dieci giorni, articolo 94" scandisce Celotto. Ma in attesa che il percorso formale disegnato dalla Costituzione cominci, il confronto tra Meloni e Draghi (e tra la leader e il ministro Cingolani) continua. In gioco c'è il futuro del Paese e dell'Europa.

Fonte Agi

In questo strano autunno energetico e un po' «autarchico», più per egoismo tedesco che per effettiva volontà dell'Italia, il governo di centrodestra che verrà sta pensando a tutte le soluzioni possibili per risparmiare sulla spesa corrente e reperire risorse per attenuare la stangata delle bollette, ma con giudizio. «La priorità è fermare la speculazione sul gas», ha scritto ieri su Twitter la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, aggiungendo che «continuare all'infinito a compensare il costo delle bollette regalando soldi a chi si sta arricchendo sulle spalle di cittadini e imprese, sarebbe un errore».

La crisi energetica richiede da parte dell'Europa una risposta che permetta di ridurre i costi per famiglie e imprese, di limitare i guadagni eccezionali fatti da produttori e importatori, di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l'Europa di fronte all'emergenza". Lo dice il presidente del Consiglio Mario Draghi.

"Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi, non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali. Nei prossimi Consigli Europei dobbiamo mostrarci compatti, determinati, solidali - proprio come lo siamo stati nel sostenere l'Ucraina", aggiunge il premier.

Ci sono fondamentalmente due strade all'esame per tamponare l'emergenza energetica e, allo stesso tempo, tenere fede all'impegno del programma elettorale di rivedere alcune misure di spesa. Il primo provvedimento nel mirino del centrodestra è il reddito di cittadinanza, che ha un costo annuo compreso tra i 9 e i 10 miliardi annui e coinvolge 3,5 milioni di persone. Secondo alcune stime, una quota compresa tra il 40 e il 50% dei beneficiari sarebbe in grado di lavorare e, dunque, il reddito grillino ha fallito nella missione di costituire un sussidio funzionale al ricollocamento di queste persone. Discorso diverso per chi è impossibilitato a lavorare (persone alle prese con dipendenze, caregiver o disoccupati vicini all'età pensionabile) e ha in questa misura l'unica fonte di sostegno.

Il progetto è revocare il sussidio al primo rifiuto di una proposta di lavoro. Come ha spiegato il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli (Fdi), «non vogliamo eliminare il reddito di cittadinanza, vogliamo cambiarlo: dare anche più soldi a chi è realmente inabile al lavoro, e dare un lavoro a chi invece può lavorare, perché il lavoro è dignità e integrazione».

Nella migliore delle ipotesi si recupererebbero tra i 4,5 e i 5 miliardi di euro che si potrebbero reimpiegare per i sostegni anti-inflazione. Ovviamente, un'azione in questo senso comporterebbe un «intervento» anche sulla guida dell'Inps considerato che l'attuale presidente Pasquale Tridico è in scadenza nel maggio prossimo ma, secondo alcune interpretazioni, potrebbe restare in carica fino alla scadenza del consiglio nel 2024. Tridico, di nomina grillina, è uno dei più strenui difensori del reddito di cittadinanza come misura anti-povertà. Inoltre, ha spesso ripetuto che «solo un terzo dei percettori è occupabile», quasi a legittimare il fine puramente assistenzialistico. Allo stesso modo, si creerebbe una «faglia» tra governo e Regioni meridionali. Su 1,6 milioni di nuclei familiari beneficiari un milione risiede nel Mezzogiorno e isole. Proprio i territori nei quali M5s ha preso il maggior numero di voti e in difesa dei quali Giuseppe Conte ha evocato la «guerra civile». Insomma, per quanto necessaria una revisione delle politiche attive del lavoro rischia di aprire un fronte politico sul quale poi si imparerebbero sinistra Pd (qualunque fine faccia il partito ancora guidato da Letta) e sindacati, a partire dalla Cgil.

Una revisione, comunque, è necessaria. Allo stesso modo, il centrodestra sta anche valutando un accorpamento dei bonus edilizi (incluso il super bonus 110%) sotto un'aliquota unica tra 60 e 70% per semplificare e riorganizzare un'altra voce di spesa che, sebbene sia un volano dell'economia, è anche di impatto sul bilancio.

Con un intervento straordinario, ritenuto necessario per le condizioni di eccezionale gravità della situazione, l'Arera limita l'aumento dei prezzi dell'energia elettrica per le famiglie ancora in tutela e, pur rimanendo su livelli molto alti, evita il raddoppio.

"Con l'intervento quello che si è evitato in questa fase è l'impatto di quel picco che si è registrato in agosto, che ha portato il gas oltre i 300 megawattora". Lo ha detto Stefano Besseghini, Presidente Arera. "Siamo una fase di riposizionamento, se questo andamento dovesse confermarsi l'allineamento rispetto ai prezzi delle variazioni dell'ultimo trimestre dovrebbe essere più contenuto".

L'intervento eccezionale dell'Autorità per il quarto trimestre del 2022, che si somma agli interventi del Governo, pur non essendo in grado di limitare gli aumenti, ha ridotto al +59% l'aumento del prezzo di riferimento dell'energia elettrica per la famiglia tipo in tutela.

"I prezzi all'ingrosso del gas, giunti a livelli abnormi negli ultimi mesi a causa del perdurare della guerra in Ucraina, dei timori sulla sicurezza dei gasdotti e delle tensioni finanziarie, avrebbero portato ad un incremento del 100% circa, nonostante l'intervento del Governo con il decreto Aiuti bis", spiega l'Authority.

L'Autorità, per limitare ulteriormente gli aumenti dei prezzi su famiglie e imprese, ha deciso di posticipare eccezionalmente il necessario recupero della differenza tra i prezzi preventivati per lo scorso trimestre e i costi reali che si sono verificati, anch'essi caratterizzati da aumenti straordinariamente elevati.

Nel terzo trimestre 2022, in base ai dati di preconsuntivo, il prezzo unico nazionale dell'elettricità (PUN) infatti è pressoché raddoppiato rispetto al secondo trimestre 2022 e quasi quadruplicato rispetto al livello medio del corrispondente trimestre del 2021.

L'enorme crescita dei prezzi all'ingrosso e il loro mantenersi su livelli altissimi, si riflette sulla differenza di spesa rispetto all'anno precedente (nell'ultimo trimestre l'anno scorrevole corrisponde con l'anno solare). Lo comunica l'Arera.

In termini di effetti finali, per la bolletta elettrica la spesa per la famiglia-tipo nel 2022 (1 gennaio 2022 -31 dicembre 2022) sara' di circa 1.322 euro, rispetto ai 632 euro circa del 2021 i 12 mesi equivalenti dell'anno precedente.

fonti il giornale Agi e varie agenzie 

Se prima, quando era all'opposizione e in campagna elettorale, Giorgia Meloni è stata oggetto di un tiro al bersaglio senza precedenti, ora che ha vinto le elezioni gli attacchi contro di lei si sono intensificati, sottolinea il Giornale come dimostra la stampa di simpatia rossa, che non perde occasione per darle contro, anche scavando nel suo passato e con argomenti pretestuosi. Rula Jebreal, dalla vittoria della Meloni, sui social ha iniziato ad attaccare con argomenti discutibili. Chiunque si sia interessato di politica, o abbia seguito un telegiornale, negli ultimi anni sa che Giorgia Meloni è cresciuta solo con sua madre e sua sorella, senza un padre. Dalla sinistra, invece, si usa anche questo argomento per tentare di delegittimare la leader di Fratelli d'Italia. Tentativo miseramente fallito, anche grazie alla risposta di Giorgia Meloni.

Tra chi ha cavalcato questo argomento c'è anche Rula Jebreal, che ha ripreso una notizia rilanciata dalla stampa spagnola. Sottolinea il Giornale che I fatti risalgono a molti anni fa ma oggi sembrano tornati di gran attualità, come dimostra anche il titolo di Repubblica: "Il padre di Giorgia Meloni condannato per narcotraffico". Una vicenda con la quale Giorgia Meloni non ha evidentemente nulla da spartire, visto che con suo padre non ha alcun tipo di rapporto ma, anche se fosse stato il contrario, il discorso non sarebbe stato diverso. Per la sinistra, evidentemente, non è così e, se da un lato alleggerisce la posizione di un conclamato criminale come Cesare Battisti, dall'altra tenta in tutti i modi di coinvolgere Giorgia Meloni in una vicenda con la quale lei non ha niente a che vedere.

Come scrive il giornale va in questa direzione l'attacco di Rula Jebreal, che riprendendo il titolo di Repubblica ha scritto: "Durante la sua campagna elettorale, Giorgia Meloni, il nuovo primo ministro italiano, ha promosso un video di stupro in cui si afferma che i richiedenti asilo sono criminali che vogliono sostituire i cristiani bianchi. Ironia della sorte, il padre di Meloni è un famigerato trafficante di droga/criminale condannato che ha scontato una pena in una prigione". Tralasciando il fatto che Giorgia Meloni non è ancora premier (non primo ministro), ma forse Rula Jebreal non se ne è accorta, sia Giorgia Meloni che Daniela Santanché hanno fatto notare alla giornalista che la leader di Fratelli d'Italia non ha mai detto quelle frasi. Giorgia Meloni ha anche annunciato che ricorrerà alle vie legali, non prima di aver sottolineatola bassezza raggiunta dalla sinistra nell'utilizzare le vicende personali di terze persone per attacchi politici.

"Il tatto della stampa italiana che racconta dei guai di mio padre, ma omette nei suoi titoli roboanti un elemento fondamentale. Tutti sanno che mio padre andò via quando avevo poco più di un anno. Tutti sanno che ho scelto di non vederlo più all'età di undici anni. Tutti sanno che non ho mai più avuto contatti con lui fino alla sua morte", ha scritto Giorgia Meloni in un post social. La leader ha poi aggiunto: "Ma poco importa, se i 'buonisti' possono passare come un rullo compressore sulla vita del 'mostro'. Evidentemente tra le tante cose che non valgono per me c'è anche il detto 'le colpe dei padri non ricadano sui figli'". Quindi, la stoccata alla Jebreal: "Signora Jebreal, spero che potrà spiegare al giudice quando e dove avrei fatto la dichiarazione che lei mi attribuisce".

«Le affermazioni diffuse via social dalla signora, anche se è difficile definirla tale, Rula Jebreal, sono vergognose e farneticanti. Per attaccare Giorgia Meloni utilizza la storia personale del padre che la abbandonò quando aveva un anno di età e che Giorgia Meloni stessa ha raccontato di aver escluso dalla sua esistenza durante l'infanzia». Le parole di Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, riassumono lo sdegno del centrodestra e di nuona parte del mondo politico per l’attacco della giornalista alla leader di Fdi il cui padre, 27 anni fa, fu condannato a nove anni di reclusione per narcotraffico. 

«Di quell'uomo fu vittima e oggi lo è anche di una giornalista senza scrupoli né alcun limite etico, che pur di aggredire è pronta a sfruttare una vicenda dolorosa rispetto alla quale Giorgia Meloni non solo è estranea, ma ne è rimasta danneggiata sotto ogni aspetto», prosegue Lollobrigida. 

«Rula questa è una bassezza. Non si fa politica così e tanto meno giornalismo. Quello che ha fatto il padre della Meloni non c'entra nulla con lei. Cancella questo tweet che tra l'altro ha l'unico effetto di portare ancora più gente a sostenere Fdi». 

Lo scrive su Twitter Carlo Calenda replicando al post di Rula Jebreal sulla vicenda del padre di Giorgia Meloni. 

La replica di Meloni: «Il tatto della stampa italiana che racconta dei guai di mio padre, ma omette nei suoi titoli roboanti un elemento fondamentale. Tutti sanno che mio padre andò via quando avevo poco più di un anno. Tutti sanno che ho scelto di non vederlo più all'età di undici anni. Tutti sanno che non ho mai più avuto contatti con lui fino alla sua morte. Ma poco importa, se i buonisti possono passare come un rullo compressore sulla vita del 'mostro'. Evidentemente tra le tante cose che non valgono per me c'è anche il detto 'le colpe dei padri non ricadano sui figli'. Ps. Signora Jebreal, spero che potrà spiegare al giudice quando e dove avrei fatto la dichiarazione che lei mi attribuisce". Questa la replica in un post su Facebook Giorgia Meloni.

Fonti il Giornale La stampa e varie agenzie

 

 

 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI