Le recenti dichiarazioni del presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, sull’intenzione di reperire tra i fondi della Crias, la banca regionale che si occupa prevalentemente di credito alle imprese artigiane, delle somme da necessariamente destinare ai lavoratori forestali rappresentano a nostro avviso l’ennesima testimonianza di sottovalutazione dei problemi delle piccole e medie imprese siciliane. Pmi che - nonostante l’ormai insostenibile peso della pressione fiscale (il valore medio nazionale della tassazione totale sul reddito delle imprese ha raggiunto il 63,1% a livello italiano e a Catania addirittura il 71,7%), gli ostacoli posti alla libertà d’impresa da una burocrazia sempre più lontana dalle reali esigenze di cittadini e aziende, una recessione che (come testimoniano anche gli ultimi dati disponibili su consumi e occupazione) colpisce l’economia siciliana dal 2008 e non accenna a concludersi - continuano comunque ad assicurare occupazione a decine di migliaia di lavoratori e rappresentano l’unico vero bacino di produttività che resiste, mentre gran parte delle grandi imprese che operano nell’Isola stanno progressivamente abbandonandola. Non da ultimo, le pmi siciliane sono ormai assurte al ruolo di strumento indispensabile per la coesione sociale delle nostre comunità.
L’errore dell’operazione paventata dalla Regione sarebbe ancor più grave anche e soprattutto tenendo in conto la restrizione, in corso da anni, dell’accesso al credito ordinario e l’innalzamento dei tassi di interesse (pure del 10% per i crediti a breve), che hanno determinato quale unica risorsa alternativa alle banche proprio la richiesta di finanziamenti agevolati rivolta agli istituti e agli enti che gestiscono i fondi di rotazione regionali.
La Crias, è bene ricordarlo, è uno dei pochi istituti efficienti in Sicilia e ancora oggi assolve con competenza e professionalità al compito affidatogli dalla legge istitutiva. Preposta a gestire e a erogare il credito agevolato alle imprese artigiane siciliane, dal 1957 al 2013 la Crias ha istruito più di 630mila pratiche di esercizio (medio termine-scorte) per un importo complessivo erogato di 3,7 miliardi di euro (al solo credito di esercizio, da sempre la misura preferita dagli artigiani, sono andati 2,9 miliardi).
Oggi la Crias non si rivolge solo alle imprese artigiane, che ha sostenuto concedendo finanziamenti a tassi di interesse assolutamente concorrenziali (attualmente inferiori all’1%), ma anche a quelle agricole (per scorte ha erogato dal 2010 al 2013 42 milioni e 392mila euro) e alle imprese di autotrasporto. Ha altresì gestito la sottomisura 4.01.b del Por Sicilia 2000-2006, erogando oltre 110 milioni ed è stata chiamata a assumere la funzione di organismo intermedio per la gestione dei bandi a valere sul Po Fesr 2007-2013, gestendo a tal proposito la linea di intervento 3.3.3.1.4 (Turismo) con un impegno finanziario di oltre 125 milioni.
È poi da sottolineare come la Crias sia un istituto assolutamente autosufficiente, ossia che non grava, nei suoi costi di gestione, sul bilancio della Regione, poiché riesce ad autofinanziarsi con gli interessi sui prestiti agli artigiani. Pur erogando senza garanzia, infatti, l’incidenza dei crediti deteriorati (incagli e sofferenze) è decisamente inferiore a quella rilevata dalla Banca d’Italia per il sistema finanziario siciliano nel suo complesso.
Alla luce di tali considerazioni, l’ipotesi prospettata dal presidente Crocetta, se concretizzata, significherebbe dal canto suo assumersi una grande responsabilità nei confronti delle imprese siciliane. Si determinerebbe sia l’impossibilità di soddisfare le specifiche necessità di alcune aziende (quelle agricole in particolar modo), ma anche, per tutte le altre, gravi ritardi nei tempi di erogazione. Riteniamo quindi necessario che la giunta regionale provveda al più presto alla nomina del nuovo consiglio d’amministrazione della Crias. Qualunque gestione commissariale infatti, anche la più virtuosa, non ha prospettiva e non può pianificare programmi di ampio respiro o riforme. Dopo oltre 30 mesi non è più pensabile un ulteriore rinvio: non si tratta di adempiere solo a un obbligo di legge, ma soprattutto di dare risposte concrete alle imprese siciliane.
Cna-Confederazione nazionale dell’artigianato Catania
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Cia-Confederazione italiana agricoltori Catania
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