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Nella sessione straordinaria del Consiglio europeo del 9 febbraio scorso  si è discusso del sostegno all'Ucraina, della migrazione e delle misure a sostegno dell'economia e della competitività europea.

I governo italiano si è detto soddisfatto con il "riconoscimento delle specificità delle frontiere marittime" e la "cooperazione rafforzata sulle attività di ricerca e soccorso": secondo il governo una sorta di premessa in vista dell'obiettivo finale: un codice di condotta europeo per le Ong che effettuano salvataggi in mare. la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni rivendica un "cambiamento di approccio" a livello europeo sul modo di trattare l'argomento. "L'immigrazione è un problema europeo e ha bisogno di una risposta europea. Questo a mio parere cambia moltissimo nell'approccio alla questione migratoria, ma non è l'unica cosa che abbiamo portato a casa", ha detto ai giornalisti nella conferenza stampa del giorno dopo, sottolineando come in passato non ci fosse mai stata questa attenzione alla rotta mediterranea da parte dell'Unione.  Dalla politica migratoria dell'Unione, così  come dalle richieste italiane, sembrano invece scomparse le parole solidarietà e ricollocamenti: non si discute più su come distribuire fra i Paesi europei le persone migranti, ma solo su come impedire che arrivino in Europa. Il che non risolve certo a breve le preoccupazioni italiane.

La posizione finlandese

Durante il vertice, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto appello ai leader dell'UE affinché aumentino il sostegno all'Ucraina e intensifichino le sanzioni contro la Russia. Dopo uno scambio generale di opinioni tra il Zelensky e i leader dell'UE, il Presidente ucraino ha incontrato i leader degli Stati membri in colloqui separati.

La Finlandia ha incontrato Zelensky insieme a Danimarca, Estonia, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.  Secondo il Primo Ministro Sanna Marin, è importante che il Presidente ucraino abbia avuto l'opportunità di rivolgersi personalmente ai leader dell'UE. "È fondamentale continuare e aumentare il nostro sostegno all'Ucraina. L'Ucraina ha bisogno del nostro sostegno politico, economico e militare e dell'assistenza umanitaria. La Russia sta aumentando l'intensità della sua invasione e l'Ucraina deve essere in grado di difendersi. Per farlo, avrà bisogno di un numero significativamente maggiore di armamenti pesanti. La necessità di ulteriori sanzioni permarrà fino a quando la Russia continuerà la sua invasione illegale", ha dichiarato Marin.

 Il Consiglio europeo è fortemente impegnato nell'obiettivo di ritenere la Russia e i suoi rappresentanti responsabili dei crimini internazionali e delle conseguenze dell'invasione, compreso il risarcimento dei danni causati dalla guerra ed ha ribadito che l'UE promuoverà misure per utilizzare i beni russi congelati per la ricostruzione in Ucraina. Nelle conclusioni sull'economia e la competitività, il Consiglio europeo ha sottolineato la competitività a lungo termine dell'UE. Nelle discussioni, il Primo Ministro Marin ha sottolineato che l'UE può avere successo nella competizione globale solo concentrandosi sui propri punti di forza, come un mercato unico ben funzionante. La Finlandia ha sottolineato che qualsiasi misura a breve termine deve sostenere la competitività a lungo termine.  Il Consiglio europeo dovrebbe continuare a discutere di economia e competitività nelle riunioni di marzo e giugno.

 Per quanto riguarda la migrazione, il Consiglio europeo ha sottolineato l'importanza di soluzioni europee comuni. La discussione si è concentrata sulla dimensione esterna della migrazione e sulle misure proposte dalla Commissione europea agli Stati membri in merito alla gestione delle frontiere esterne, al rafforzamento della politica di rimpatrio e alla cooperazione con i Paesi di origine e di transito. Il Consiglio europeo ha discusso anche del dialogo tra Serbia e Kosovo e della risposta al terremoto in Turchia e in Siria. La Finlandia e molti Paesi dell'UE hanno già fornito assistenza alla Turchia e alla Siria sotto forma di assistenza umanitaria e inviando esperti attraverso il Meccanismo di protezione civile dell'UE.

Un ragionamento tagliente, non proprio in linea con le posizioni ufficiali della coalizione di governo e con quelle dei partner occidentali che sostengono Kiev nella sua battaglia contro l'aggressore russo. Con chi sta il Cavaliere? È lo stesso Berlusconi il primo a darne una lettura non spacca Nato, ma accorata, addolorata, e tesa a scuotere l'Occidente per trovare una exit strategy, come reclama pure il Papa: «Io non sto con Putin - sottolinea nel colloquio serale con il Giornale - oggi stavo solo spiegando che nelle condizioni date, per far venire meno massacri di civili e militari, la strada può essere quella di un intervento forte da parte di Occidente e Stati Uniti per ricostruire l'Ucraina. Noi - chiarisce il Cavaliere - non abbiamo mai votato contro interventi in favore dell'Ucraina e non abbiamo mai fatto mancare il nostro appoggio a Kiev».

il Cavaliere sempre più in pena per il disastro che si consuma nel cuore dell'Europa, immagina la ripartenza: «Il signor presidente americano dovrebbe prendere Zelensky e dirgli: è a tua disposizione, dopo la fine della guerra, un Piano Marshall per ricostruire l'Ucraina da 9 mila miliardi di dollari ma ad una condizione: che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perchè noi da domani non ti daremo più dollari e armi».

Non è facile tenere insieme tutti questi elementi e certo le dichiarazioni pomeridiane di Berlusconi provocano un mezzo terremoto.

«Giorgia Meloni - attacca la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi - è d'accordo con le parole inquietanti pronunciate da Berlusconi sulla guerra in Ucraina?». Altrettanto tranchant Carlo Calenda: «Berlusconi ricomincia con i suoi vaneggiamenti putiniani. Pessimo». «Le incredibili dichiarazioni di Berlusconi - aggiunge Mariastella Gelmini, vice segretario di Azione - richiederebbero una presa di distanza immediata del governo italiano».

Poi, arrivano al Giornale le chiose dello stesso Berlusconi. E pure quelle di Antonio Tajani. «Forza Italia - scrive su Twitter il ministro degli Esteri - è da sempre schierata a favore dell'indipendenza dell'Ucraina, con l'Europa, con la Nato e con l'Occidente». Non cambia niente, come filtra anche da Palazzo Chigi, pure se non si nasconde lo sconcerto per quelle frasi; infine un comunicato di Forza Italia conferma la linea di sempre: «Berlusconi non ha nominato Putin e il suo sostegno all'Ucraina non è mai stato messo in dubbio; semmai il Cavaliere è preoccupato e vorrebbe evitare la prosecuzione del massacro». Ma Berlusconi non sta con Putin.

Una frase netta, scandita al Giornale: «Io non sto con Putin». E ancora, a corollario: «Non ho mai pensato che Forza Italia possa assumere posizioni diverse da quelle del governo, dell'Europa, degli Stati Uniti. Se ci sarà da votare, noi saremo da quella parte». Senza se e senza ma. E allora? «Oggi - riprende Berlusconi - stavo solo spiegando che la strada può essere quella di un intervento forte da parte di Occidente e Stati Uniti».

Una sorta di Piano Marshall: fermare i massacri, voltare pagine e ricostruire l'Ucraina. È quel che un Berlusconi sempre più preoccupato ha in testa quando nel pomeriggio si presenta al seggio.

Una domanda sull'esclusione della Meloni dal meeting di Scholz e Macron con Zelensky innesca un ragionamento che provoca un cortocircuito nel Palazzo. «Se fossi stato il presidente del consiglio - afferma il Cavaliere - io non sarei mai andato a parlare con Zelensky perché stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili. Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto, quindi giudico molto, molto negativamente il comportamento di questo signore».

Giorgia Meloni è colpita, dispiaciuta a dir poco. A caldo, la premier confida ai ministri che le sono più vicini tutto il disagio nei confronti di un leader della sua maggioranza che sembra, sussurra un esponente di primo piano del governo, «vittima della propaganda di Mosca e delle fake news russe, che riescono a permeare le posizioni di tanti, in Italia e in Europa»

Meno di un’ora dopo che le esternazioni berlusconiane hanno preso a rimbalzare sui siti online, Palazzo Chigi batte un colpo. Una breve nota, in cui il nome di Berlusconi non compare e che in estrema sintesi rivela la distanza abissale tra la posizione del capo di Forza Italia e quella del capo dell’esecutivo. Nel ribadire che il sostegno del governo a Kiev è «saldo e convinto» Meloni mette l’alleato-avversario in fuorigioco, richiamando il programma elettorale e ricordando che la maggioranza si è espressa a favore dell’Ucraina in «tutti i voti parlamentari». Come dire che, se Berlusconi vuole restare dentro il perimetro della coalizione che ha vinto le elezioni il 25 settembre, deve muoversi nel solco atlantista di Washington, Bruxelles e Roma e deve smetterla di strizzare l’occhio a Putin. «La nostra posizione in politica estera non cambia e il governo non è a rischio», rassicura i suoi la premier.

In un'intervista a La Stampa, la capogruppo del Pd al Senato Simona Malpezzi, ha sottolineato che Berlusconi "ha detto cose gravissime".  "Il problema adesso va chiarito dal presidente del Consiglio e dal ministro degli Esteri", ha spiegato, ricordando che io leader di Forza Italia "ha parlato di repubbliche autonome del Donbass, e io vorrei ricordare che la comunità internazionale non le ha mai riconosciute come tali: c'è stato solo qualche consigliere leghista che ha provato a riconoscerle".

E in una nota comune Massimiliano Iervolino, Igor Boni e Giulio Manfredi - segretario, presidente e membro di giunta di Radicali
Italiani - affermano che "l'abbiamo detto e ridetto ma lo ripetiamo: Silvio Berlusconi è il 'cavallo di Troia' di Putin in Italia, assieme a Matteo Salvini (che dopo la figuraccia di un anno fa in Polonia manda avanti Silvio) e a Giuseppe Conte".

Critiche contro Berlusconi sono arrivate anche a livello europeo. "Sono inorridita dalle nuove scioccanti dichiarazioni sull'Ucraina di Berlusconi. È questa la posizione del governo Meloni e del ministro degli Esteri Tajani di Forza Italia? Ha qualcosa da dire il presidente del Ppe Manfred Weber?", ha scritto su Twitter la leader del gruppo socialista a Strasburgo, Iratxe Garcia, aggiungendo che "a un anno dalla brutale guerra di Putin, è tempo di riconoscere i fatti e scegliere da che parte stare". Da parte sua, l'europarlamentare di Renew Europe e presidente della Conferenza per il futuro dell'Europa Guy Verhofstadt ha scritto su Twitter, riguardo alle dichiarazioni di Berlusconi, che "tutto ciò non è più divertente, sta indebolendo attivamente l'Ucraina... e l'Europa", aggiungendo: "Quando il Ppe lo butterà fuori?".

Interpellato sulle dichiarazioni del leader di Forza Italia, a margine della presentazione delle previsioni economiche della Commissione Ue, il commissario europeo Paolo Gentiloni ha risposto: "Penso che dobbiamo guardare agli atti, alle decisioni del governo italiano che fin qui sono state credo molto coerenti e positive a sostegno della posizione comune europea sull'Ucraina", precisando che "le dinamiche politiche interne io non le commento e non le posso commentare".

Alle puntualizzazioni della premier si sono aggiunte oggi quelle del ministro degli Esteri, Antonio Tajani. "La posizione del Governo è sempre la
stessa. Berlusconi è un uomo di pace, non ha cambiato di certo le sue posizioni a sostegno dell'Ucraina, della Nato e dell'Occidente. Abbiamo sempre votato nella stessa maniera e continueremo a votare così", ha detto, a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola ufficiali dei Carabinieri a Roma. Presente alla stessa cerimonia, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato da parte sua che "parlano gli atti di questo governo, quelli approvati da questo Parlamento e da tutte le forze politiche. La posizione dell'Italia non può essere messa in discussione e non è messa in discussione da nessuna forza, né di maggioranza, né di larga parte dell'opposizione".

Berlusconi è un agitatore vip che agisce nel quadro della propaganda russa, baratta la reputazione dell'Italia con la sua amicizia con Putin.Le sue parole sono un danno per l'Italia".

Lo ha detto Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Zelensky, commentando a Repubblica le dichiarazioni di ieri del leader di Forza Italia. "Getti la maschera e dica pubblicamente di essere a favore del genocidio del popolo ucraino", aggiunge Podolyak, citato ancora da Repubblica.

Molto dura anche la reazione del portavoce del ministero degli esteri ucraino, Oleg Nikolenko, che su Facebook scrive che "le accuse insensate di Berlusconi contro Zelensky sono un tentativo di baciare le mani di Putin, insanguinate fino ai gomiti. Un tentativo di dimostrare la sua lealta' al dittatore russo". Nikolenko ricorda anche di aver lavorato in Libia nel 2010, quando l'allora premier incontrò Gheddafi e "baciò le mani del dittatore per mostrare lealta: diffondendo la propaganda russa, incoraggia Mosca a continuare i suoi crimini e quindi ha responsabilita' politica e morale. Apprezziamo invece molto la pronta risposta di Meloni, che ha riaffermato l'incrollabile sostegno all'Ucraina'.

Intanto Silvio Berlusconi parla di un Festival "ideologicamente spostato a sinistra", ma non chiede nessuna epurazione. La linea del leader di Forza Italia è la più condivisa nel centrodestra, che attacca su un punto in particolare: alla vigilia delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia, Sanremo – nella lettura della maggioranza politica del Paese – sarebbe stato un veicolo di propaganda. Nel Pd, invece, c'è chi difende la Rai e parla di bavaglio – "giù le mani", dice Bonaccini – e chi attacca sulla gestione Amadeus. Il Movimento 5 Stelle si limita a chiedere una riforma complessiva.

Il governo e la dirigenza Rai si preparano alla resa dei conti dopo un Festival di Sanremo da record per ascolti e polemiche. Non è un segreto che Giorgia Meloni non abbia gradito – per usare un eufemismo – la gestione di Amadeus e del gruppo dirigente, e ora si stia preparando a far cadere qualche testa. A rischiare più di tutti è l'amministratore delegato Carlo Fuortes, seguito dal direttore dell'Intrattenimento Stefano Coletta. Dal centrodestra è arrivata una levata di scudi generale. Tanti, troppi i passaggi del Festival che non sono piaciuti alla maggioranza di governo. Dal bacio tra Fedez e Rosa Chemical al freestyle dello stesso rapper, in cui venivano citati la ministra Roccella e il viceministro Bignami. Quella fotografia ha mandato Meloni su tutte le furie.

Dal centrodestra piovono dichiarazioni fortemente critiche – che in verità erano già cominciate prima del Festival, sempre a proposito di Rosa Chemical – ma ci si spacca sulla sostituzione dei vertici Rai. Si rischia di essere accusati di censura, e Meloni lo sa bene. Dal governo Vittorio Sgarbi tuona: "I vertici Rai devono andare a casa, il fallimento di Sanremo lo impone". Il sottosegretario alla Cultura parla di un "livello basso" che "non si misura con i numeri" degli ascolti.

Fonte Il Giornale e Ansa

Un alto funzionario della Difesa ha dichiarato che gli Stati Uniti sono "molto sicuri" che si tratti di un pallone aerostatico cinese ad alta quota che sta sorvolando siti sensibili per raccogliere informazioni."È chiaro che l'intento di questo pallone è la sorveglianza", ha detto il funzionario. Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin ha convocato una riunione di alti dirigenti militari e della Difesa per esaminare il profilo di minaccia del pallone e le possibili risposte, che sono state presentate mercoledì al Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Gli Usa hanno contattato i funzionari cinesi "con urgenza" e hanno comunicato la gravità della situazione. Il segretario stampa del Pentagono, il generale di brigata Patrick Ryder, ha dichiarato che "questo tipo di attività è stata osservata in precedenza negli ultimi anni. Una volta individuato il pallone, il governo statunitense ha agito immediatamente per proteggere la raccolta di informazioni sensibili".

La Cina sta lavorando per verificare i fatti relativi alle affermazioni statunitensi secondo cui Pechino avrebbe fatto volare un pallone spia sul suo territorio, mettendo in guardia contro "esagerazioni" sulla questione. "La verifica è in corso", ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, aggiungendo che "fino a quando i fatti non saranno chiari, fare congetture e gonfiare la questione non aiuterà a risolverla adeguatamente".

Il pallone aerostatico spia cinese avvistato sopra gli Stati Uniti continentali e monitorato dal Pentagono ha sorvolato uno dei tre campi di missili nucleari americani, la Malmstrom Air Force Base di Billings, nel Montana. Lo scrivono i media americani.

Funzionari della Difesa hanno dichiarato che il Pentagono ha deciso di non abbatterlo a causa del rischio di danni per le persone a terra a causa della caduta di detriti. Hanno aggiunto che il pallone sta volando al di sopra del traffico aereo civile e al di sotto dello "spazio esterno", ma non hanno svoluto specificare quanto in alto si trovi.

Intanto secondo l agenzia europa press, il governo cinese ha confermato venerdì che il pallone aerostatico localizzato dalle autorità statunitensi nello spazio aereo degli Stati Uniti è di sua proprietà, anche se ha chiarito che "è di natura civile" e che viene utilizzato per "ricerche scientifiche".

La Cina si rammarica che il pallone sia stato dirottato negli Stati Uniti per cause di forza maggiore", ha dichiarato, aggiungendo che Pechino "continuerà a mantenere la comunicazione con gli Stati Uniti per affrontare adeguatamente questa situazione inaspettata causata da cause di forza maggiore", secondo una breve dichiarazione sul sito web del ministero degli Esteri cinese.

"Il pallone appartiene alla Cina ed è di natura civile, utilizzato per ricerche scientifiche, come quelle meteorologiche", ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri cinese, che ha sottolineato che "dopo essere stato colpito dai venti occidentali e di fronte alla limitazione della sua capacità di controllo, ha deviato seriamente dal suo percorso programmato".

Il portavoce del Pentagono, Pat Ryder, ha dichiarato che negli ultimi giorni le forze armate statunitensi hanno monitorato un presunto pallone spia cinese che sorvolava lo spazio aereo continentale degli Stati Uniti. Ha detto che "non rappresenta una minaccia militare o fisica per le persone a terra", indicando che "attualmente sta viaggiando a un'altitudine ben al di sopra del traffico aereo commerciale".

Il presidente della Camera Kevin McCarthy ha definito l'incidente una "palese mancanza di rispetto per la sovranità" e ha convocato una riunione di un gruppo di parlamentari incaricati di trattare le informazioni di intelligence per affrontare la questione, mentre i membri repubblicani del Congresso hanno criticato l'amministrazione di Joe Biden e chiesto l'abbattimento del pallone.

Fonte: EUROPA PRESS / Ansa

Sarebbero 12 le nazioni alleate interessate alla fornitura di Leopard 2 con il via libera di Berlino. La consegna dei Leopard 2A6, attualmente nei depositi della Bundeswehr è “storica, giusta, necessaria, ma non piacevole “ha detto il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, perché “riduce le riserve delle forze armate tedesche pur senza intaccare la capacità operativa”.

Pistorius ha aggiunto che saranno necessari circa tre mesi perché i carri armati siano operativi in Ucraina precisando che prima dell’invio dei carri armati a Kiev sarà necessario addestrare le forze ucraine mentre la consegna agli ucraini dei tank avverrà “tra fine marzo e inizio aprile”.

In contemporanea o quasi con l’arrivo dei carri armati britannici Challenger 2, che secondo il sottosegretario alla Difesa britannico, Alex Chalk dovrebbero arrivare in Ucraina tra circa due mesi:  “l’intenzione è di far sì che la data sia la fine di marzo”, ha detto intervenendo oggi alla Camera dei Comuni.

Pistorius ha precisato oggi che l’addestramento delle truppe ucraine sui veicoli da combattimento Marder inizierà nei prossimi giorni, mentre quello per i Leopard inizierà “un po’ più tardi”.

La consegna di carri armati occidentali all’Ucraina si è sbloccata dopo settimane di dibattiti e polemiche politiche tra le diverse nazioni alleate e interne ai paesi aderenti alla NATO.

La consegna da parte della Germania di 14 carri armati Leopard 2A6 all’Ucraina, annunciata da Berlino, si aggiunge a un numero analogo di Challenger 2 britannici mentre il contributo di una dozzina di nazioni europee che impiegano i Leopard 2 dovrebbe consentire di trasferire a Kiev circa un’ottantina di questi tank con cui equipaggiare 2 battaglioni corazzati.

Il terzo battaglione di una ipotetica brigata corazzata composta da tank occidentali verrà probabilmente costituito con i 31 carri M1 Abrams che gli Stati Uniti hanno messo a disposizione e dai 14 Challenger 2 britannici (una compagnia). Gli Abrams, come i Challenger 2 e i Leopard 2, verranno accompagnati da alcuni carri porta munizioni e recupero per il traino sul campo di battaglia dei mezzi rimasti danneggiati.

Allarmate le reazioni negli ambienti militari tedeschi: il presidente dell’Associazione della Bundeswehr (organizzazione indipendente che rappresenta gli interessi di 200.000 soldati e riservisti attivi e in pensione), Andre Wuestner, sostiene che la fornitura di carri avrà un impatto negativo sulla capacità di difesa della Germania che “da febbraio distribuisce armi e munizioni” all’Ucraina.

L’Esercito Tedesco ha uno stock di 320 Leopard 2 nelle versioni A5, A6 e A7Plus: (nella foto sotto) di questi forse la metà sono operativi, il 25 per cento in manutenzione/aggiornamento e il restante 25 per cento nei magazzini.

In aggiunta Rheinmetall dispone di uno stock di 139 Leopard, 88 Leopard 1A5 e 51 Leopard 2A4. Di questi ultimi 29 sono in fase di approntamento per essere consegnati aglio eserciti di Slovacchia e Repubblica Ceca che in cambio hanno ceduto agli ucraini i loro vecchio carri di tipo sovietico T-72 e altri mezzi corazzati

Intanto in un'intervista rilasciata all'emittente pubblica turca TRT World, Erdogan ha affermato che l'invio di carri armati e armi "non risolve il problema" e ha chiesto colloqui tra Ucraina e Russia per promuovere "una pace duratura".

Le osservazioni del leader turco arrivano settimane dopo che la Germania ha accettato di consentire a Paesi terzi di inviare all'Ucraina carri armati Leopard 2 di fabbricazione tedesca e ha annunciato che ne invierà 14 a Kiev. In seguito alla decisione della Germania, gli Stati Uniti hanno annunciato l'invio di carri armati Abrams all'Ucraina.

Nel frattempo, Erdogan ha dichiarato che il Paese "si aspetta passi sinceri dalla Svezia nella lotta all'islamofobia" dopo che l'estremista danese-svedese Rasmus Paludan ha bruciato copie del Corano davanti all'ambasciata turca in Svezia.

"Nonostante gli avvertimenti, la Svezia ha chiuso un occhio sul rogo del Corano e la polizia ha protetto gli autori. I crimini d'odio contro i musulmani non sono accettabili", ha ribadito il presidente turco, aggiungendo che "le scuse della Svezia non risolveranno i problemi".

La Svezia e la Finlandia hanno chiesto formalmente di aderire alla NATO a maggio, una decisione motivata dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Tuttavia, i due Paesi nordici hanno bisogno dell'approvazione unanime degli Stati membri dell'Alleanza Atlantica.

La Turchia ha finora bloccato l'adesione di Svezia e Finlandia alla NATO, adducendo la mancanza di cooperazione tra i due Paesi nella risoluzione delle estrazioni di membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), che Ankara considera un'organizzazione terroristica.

Il governo turco ha accusato Svezia e Finlandia di aver rinnegato l'accordo firmato a margine del vertice NATO di Madrid alla fine di giugno.


Fonte europa express /  Analisi e Difesa

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere di essere disponibile a mediare tra la Russia e l'Ucraina se entrambe le parti, ma anche gli Usa, glielo domandassero. "Se richiesto da tutte le parti rilevanti - ha dichiarato in una intervista alla Cnn - certamente lo considererò ma non mi sto proponendo". Intanto, però, lo stesso primo ministro di Israele ha fatto sapere di stare valutando l'invio di armi a Kiev.

"Se richiesto da tutte le parti rilevanti - ha detto in una intervista alla Cnn - certamente lo considererò ma non mi sto proponendo"

Poi ha aggiunto che ci devono essere "tempi giusti
e giuste circostanze". Il premier ha poi rivelato di essere stato contattato come mediatore lo scorso febbraio, subito dopo l'invasione russa ma di aver declinato. "Ho una regola - ha detto -: un primo ministro alla volta".

"Certo li sto esaminando", ha replicato Netanyahu ad una domanda su possibili aiuti militari all'Ucraina - finora assenti da parte di Israele - compreso il sistema di
difesa antimissili Iron Dome. Netanyahu ha poi notato che gli Usa di recente hanno preso 250.000 proiettili di munizioni, immagazzinati in Israele, e passati all'Ucraina. "È una decisione degli Usa - ha aggiunto - va bene, non ho problemi con questo". E poi: "Anche Israele, francamente, agisce in modi che non elencherò qui contro la
produzione di armi dell'Iran che sono usate contro l'Ucraina".

Alcuni media, citati da Reuters, riportano intanto che gli Stati Uniti stanno preparando più di 2 miliardi di dollari di aiuti militari per l'Ucraina che dovrebbero includere per la prima volta razzi a lungo raggio, oltre ad altre munizioni e armi. Gli aiuti militari, secondo due dirigenti americani, dovrebbero essere annunciati già questa settimana. Si prevede inoltre che includano attrezzature di supporto per i sistemi di difesa aerea Patriot, munizioni di precisione guidate a distanza e armi anticarro Javelin.

Una novità duramente criticata dal Cremlino: le nuove forniture americane all'Ucraina, compresi eventuali missili a lungo raggio, "non cambieranno gli eventi" sul terreno ma contribuiranno solo ad aggravare l'escalation, ha detto il portavoce Dmitry Peskov citato dall'agenzia Ria Novosti. Il Cremlino accoglie inoltre con favore le proposte avanzate nei giorni scorsi da un'azienda privata, un attore e e alcuni governatori di regioni, di pagare una ricompensa ai militari per ogni carro armato americano Abrams che verrà distrutto in Ucraina. "I carri armati occidentali bruceranno - ha ammonto Peskov - e grazie alle ricompense dal mondo imprenditoriale e dalle regioni crescerà il numero degli entusiasti" pronti a distruggerli.


La Nato è coinvolta in una guerra ibrida contro la Russia da parecchio tempo", ha detto il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov nella giornata di martedì 31 gennaio 2023. "Qualunque cosa possano dire i nostri partner occidentali, comunque cerchino di giustificare le loro azioni per pompare armi in Ucraina - compresi i noti slogan secondo cui la via per la pace passa attraverso le spedizioni di armi - tutti capiscono tutto. Stiamo parlando del coinvolgimento della NATO in una guerra ibrida contro la Russia per un tempo piuttosto lungo, una guerra che si sta rifrangendo nelle sue calde manifestazioni, nelle azioni del regime di Kiev", ha continuato.

Fonte Ansa e varie agenzie

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