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La presidente Von Der Leyen: l'azione della Turchia nell'Egeo è inaccettabile

 

"Siamo dalla vostra parte, l'azione della Turchia nell'Egeo è inaccettabile, invieremo un chiaro messaggio alla Turchia". E' quanto ha affermato la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leynen inviando un chiaro segnale alla Grecia sullo sfondo delle crescenti tensioni con la Turchia sulle aree marittime.

L'annuncio della presidente von der Leyen ieri al vertice dei presidenti dei gruppi parlamentari del Ppe. Lo scrive il sito Euractive ricordando che Ankara ha recentemente firmato un memorandum d'intesa con la Libia per delimitare le zone marittime della regione. Una mossa che ha scatenato forti reazioni ad Atene, Nicosia e al Cairo. L'accordo turco-libico 'ignora' l'isola di Creta e la Grecia afferma che la Turchia vuole creare un precedente legale con questo "illegale" protocollo d'intesa ai sensi del diritto internazionale.Creta sorpassa Sigonella nella scala valoriale delle basi strategiche americane nel mare nostrum? Gli Usa mollano la Turchia per sposare la Grecia, per via di una serie di dossier altamente sensibili che si intrecciano su gasdotti, terrorismo e ricostruzione in Siria.

L’Italia si trova in una posizione estremamente delicata scrive inside Over. In quelle acque opera Eni, e già l’anno scorso Erdogan ha tuonato contro le nostre attività bloccando la nave Saipem 12000, mentre in Libia ha sostenuto per anni Serraj trovandosi però sempre più marginalizzata grazie (anche) alla continua penetrazione turca nell’area sotto il fragile controllo del governo di Tripoli. La Francia, invece, ha da tempo messo gli occhi su Cipro: dapprima l’ha fatto con un accordo per una base militare per la propria flotta nell’isola: e adesso, invece, il rinnovato asse con Nicosia significa per Parigi anche inviare un avvertimento a Erdogan che, in Libia, si trova sul fronte opposto, schierandosi più o meno apertamente con Khalifa Haftar.

Il pattugliamento della Zee di Cipro insieme alla marina cipriota e a quella francese è perfettamente inserito nel quadro delle politiche di Diplomazia Navale che è uno strumento essenziale per l’Italia per rafforzare le partnership strategiche. La maggior parte delle risorse energetiche e commerciali che giungono in Italia, lo fanno attraverso il Mediterraneo. Ed è anche per questo motivo che l’Italia dà il via a queste esercitazioni: non solo per confermare la propria presenza nel Mare Nostrum, ma anche per ribadire che tramite la Marina può giocare un ruolo essenziale e, come spiegato anche dal comunicato, difendere “gli interessi nazionali”. Interessi che – è evidente – sono messi seriamente in pericolo dalle manovre turche nell’area dal momento che, con l’invio delle navi per le perforazioni petrolifere nelle acque di Cipro, con l’accordo per la Zee libica, e con una presenza sempre più massiccia a Tripoli (politica, di intelligence, ma anche, come confermato di recente, militare) sta “circondando” Roma e gli interessi strategici italiani.

Ovviamente l’esercitazione è programmata da tempo: ben prima che Erdogan decidesse di firmare l’intesa con Serraj e anche prima che le notizie dalla Libia facessero temere una penetrazione ormai costante nelle file dell’esercito di Serraj. Ma la situazione è bollente e queste manovre, svolte con la Marine nationale e con la flotta cipriota, assumono chiaramente un significato preciso: ricordare che Roma ha, come tutti i suoi partner e rivali del Mediterraneo, interessi da tutelare anche attraverso lo strumento della Marina, appunto quella Naval Diplomacy spesso dimenticata dai nostri governi. In un momento in cui la Grecia pubblica foto di caccia che puntano le fregate turche, la Francia blinda Cipro con una base navale e quando la Libia è sul punto di rovesciarsi, ricordare la presenza italiana in quelle acque e frenare le velleità turche diventa necessario. Il rischio è troppo elevato.

L’ennesima minaccia turca agli Usa (“Se ci sanzionate, vi togliamo le basi militari”) rischia di non produrre effetti di sorta scrive francesco De Palo... Il nuovo “neo ottomanesimo di Erdogan”, condotto dal leader turco tanto sul gas quanto sulla macroarea euro-mediterranea, prosegue imperterrito con l’avvertimento del ministro degli Esteri turco Cavusoglu: “Nel caso di sanzioni per l’acquisto di missili russi, in dubbio le basi strategiche di Incirlik e Kurecik”.

l lavoro avviato nell’ultimo triennio dall’ambasciatore americano ad Atene, Jeoffrey Pyatt, ha portato a infittire le relazioni ellino-americane, a costruire nuove partnership commerciali come quella tra il segretario al Commercio Ross e l’armatore greco Marinakis che prevede la nascita della terza maggiore flotta al mondo di navi da carico e a valorizzare poli industriali in Grecia fino a ieri in forte crisi (come i cantieri navali di Syros finiti sotto il controllo americano).

Uno scenario che in pochi anni, dunque, è cambiato radicalmente in quanto la possibile regia di Pechino e Mosca ad Atene è stata seguita, analizzata e ammorbidita dalle manovre americane che puntano così a rendere la Grecia un hub strategico nel Mediterraneo, sia sotto il versante militare che sotto quello energetico.

Washington inoltre ha “benedetto” il quadrumvirato del gas esistente tra i governi di Cipro, Grecia, Israele ed Egitto per dare slancio al gasdotto Eastmed, il più lungo del mondo che avrà anche un impatto geopolitico, oltre che economico e finanziario.

La Marina Militare Italiana ha reso noto che la fregata Federico Martinengo “ha effettuato una sosta nel porto di Larnaca, Cipro, dal 6 al 9 dicembre. Nave Martinengo, sta conducendo un’operazione di pattugliamento nel Mar Mediterraneo Orientale per svolgere attività di presenza e sorveglianza degli spazi marittimi, in rispetto del diritto internazionale e a tutela degli interessi nazionali”.

La nota ha aggiunto che “durante la sosta, iniziata lo scorso venerdì 6 dicembre, il comandante e una rappresentanza dell’equipaggio hanno partecipato alle celebrazioni di San Nicola, patrono della Marina -cipriota. Lasciato il porto, la fregata Martinengo condurrà attività addestrative con navi delle marine di Paesi amici dal 12 al 14 dicembre”.

“La presenza nel porto di Larnaca rientra nell’ambito delle attività di Diplomazia Navale, peculiarità della Marina Militare, svolte nel settore della cooperazione internazionale e del dialogo tra i Paesi dell’area, con cui l’Italia intrattiene importanti rapporti politico-diplomatici, economici e industriali” ha concluso il comunicato della Marina.

la missione della fregata italiana in quell’area va messa in relazione con le tensioni in atto tra Grecia e Cipro da una parte e Turchia e Libia (Governo di Accordo Nazionale – GNA – di Tripoli) dall’altra in seguito alle dispute sulle Zone Economiche Esclusive (ZEE) nel Mediterraneo Orientale

Il recente accordo tra Ankara e Tripoli scrive AD, firmato a Istanbul il 27 novembre, consente di fatto ai turchi di esercitare il controllo su uno specchio di mare che si incunea tra Creta e Cipro fino a incontrare a sud la ZEE libica. Un “accordo di demarcazione” contestato e ritenuto illegittimo dalla Grecia e che potrebbe impedire la realizzazione del gasdotto EastMed, destinato a portare in Europa il gas estratto nei giacimenti greci, ciprioti, israeliani ed egiziani attraverso Creta e l’Italia

L’accordo turco-libico ricopre del resto anche un importante veste militare che impatta sul conflitto in atto intorno a Tripoli dall’aprile scorso. “Siamo fiduciosi che insieme miglioreremo le condizioni di sicurezza del popolo libico. La stabilità della Libia è di importanza cruciale per la sicurezza dei libici, la stabilità regionale e la prevenzione del terrorismo internazionale”, ha commentato su Twitter il portavoce della presidenza turca, Fahrettin Altun, subito dopo la firma dell’intesa.

Secondo Altun l’accordo è “una versione più ampia” di quello precedente e riguarda “l’addestramento, struttura la cornice legale e rafforza i legami tra i nostri eserciti”.

“Se la Libia ce lo chiedesse, saremmo pronti a mandare tutte le truppe di cui ci fosse bisogno” ha annunciato ieri Erdogan in un discorso all’università Bilkent di Ankara ribadendo un’ipotesi già annunciata in un’intervista alla tv statale TRT.

 

 

 

 

 

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