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Russia 2018 addio: Italia-Svezia finisce 0-0 e sfuma così il sogno Mondiale. Allo stadio San Siro lo spareggio è una disfatta per gli Azzurri che escono fuori dalla competizione del prossimo anno. E' la prima volta da 60 anni che l'Italia non si qualifica per la fase finale della Coppa del Mondo

Dalle Coree allo Zambia, dall'Irlanda del Nord alla Svezia, ultima umiliante tappa della via crucis azzurra. Perché, oltre ai quattro titoli mondiali, sono stati vari i disastri della nazionale nel suo percorso ultracentenario. Quasi 60 anni fa data l'unica altra mancata qualificazione mondiale: ko per 2-1 a Belfast il 15 gennaio 1958, l'Italia di Foni, espulso Ghiggia, fa flop nel girone a tre e resta a casa. Quattro anni dopo in Cile, il 2-0 coi padroni di casa con gli azzurri ridotti in 9 in una partita corrida e arbitraggio nefasto dell'inglese Aston che procura il mesto ritorno a casa.

Ma il peggio non e' mai morto: nel 1966 l'umiliazione mondiale con la Nord Corea e il gol del caporale dell'esercito Pak doo ik per l'Italia con poca Inter di Edmondo Fabbri. Si pensa di aver toccato il fondo, ma alle Olimpiadi 1988 c'e' la batosta per 4-0 con lo Zambia. La nazionale patisce i padroni di casa e nel 2002 si mette di mezzo l'arbitro Moreno, ma il 2-1 con la Corea del Sud, anche se con varie attenuanti, fa male ai tifosi.

Dall'entusiasmo del titolo ai rigori del 2006 al flop del 2010 il passo e' breve: gli azzurri pareggiano 1-1 con la Nuova Zelanda e escono dopo la sconfitta 3-2 con la Slovenia.

Ma quest'anno va ancora peggio: il presagio viene dall'1-1 con la Macedonia, ma il pollice verso e' negli spareggi con la modesta Svezia senza Ibra: 0-1 a Stoccolma, 0-0 a Milano. 

''Siamo profondamente amareggiati e delusi per la mancata qualificazione al Mondiale, è un insuccesso sportivo che necessita di una soluzione condivisa e per questo ho convocato domani una riunione con le componenti federali per fare un'analisi approfondita e decidere le scelte future''. Carlo Tavecchio, n.1 della Federcalcio, alle prese con l'uragano della mancata qualificazione al Mondiale, confida all'Ansa, mentre è in partenza per Roma, la tristezza per la situazione, interrompendo la pausa di riflessione dopo il ko con la Svezia.

"Non me lo aspettavo, è stata una giornata molto triste dal punto di vista sportivo - ha detto il ministro dello sport, Luca Lotti, all'indomani dell'eliminazione choc dell'Italia dai Mondiali -. Il calcio va rifondato del tutto. È il momento di prendere delle scelte che forse negli anni passati non si è avuto il coraggio di prendere. Questo mondo va fatto ripartire dai settori giovanili fino alla Serie A". 

La serata di ieri per alcuni aspetti purtroppo "storica" impone a tutto il movimento calcistico una riflessione - ha scritto il segretario Pd Matteo Renzi nella Enews -, in primis al Presidente Tavecchio e al CT Ventura. Il calcio in Italia mai come in questo momento ha la necessità di essere totalmente rifondato, a cominciare da come stiamo in tribuna nelle partite giovanili noi genitori fino ai diritti televisivi e alla promozione del calcio italiano all'estero. Non partecipare al Mondiale di Russia è una sberla enorme. Facciamo sì che aiuti tutti a cambiare radicalmente, da subito".

"Terremoto in Italia!": questo il grande titolo sulla homepage del quotidiano francese L'Equipe, che questa sera ha annunciato anche con notifiche sui cellulari francesi, esattamente al 90' di Italia-Svezia, che il mondiale sarà senza gli azzurri. "Ciao Italia!" è l'altro titolo de L'Equipe, secondo il quale "la Nazionale sparisce dalla cartina del calcio mondiale". "L'Italia eliminata dopo lo 0-0 nella partita di ritorno contro la Svezia", gli azzurri "non vedranno i mondiali", scrive invece France Football.

"Un Mondiale senza l'Italia!" (AS), "Catastrofe storica, la prima Coppa del Mondo in 60 anni senza gli azzurri" ('Marca'): questo sono i titoli 'strillati' dai principali quotidiani sportivi spagnoli subito dopo l'eliminazione dell'Italia dal Mondiale in Russia. "Buffon non merita questa Italia", aggiunge il quotidiano madrileno.

"Sicuramente non siamo riusciti a esprimere il meglio - ha detto Gigi Buffon ai microfoni Rai -, ma sicuramente c'è un futuro per il calcio italiano, perché noi siamo testarti, caparbi, abbiamo forza e orgoglio, dopo le brutte cadute troviamo il modo di rialzarci. Lascio ragazzi in gamba che faranno parlare di loro, da Perin a Donnarumma, vorrei dare un grande abbraccio a chi mi ha sostenuto. Il ct ha le colpe che abbiamo noi". 

"Come me, credo che lasceranno la nazionale anche Barzagli, Chiellini e De Rossi", ha detto Buffon parlando del suo ritiro dall'azzurro dopo la disfatta Mondiale. "Non voglio rubare loro la scena, credo sia l'ultima anche per loro tre", ha detto a Sky il portiere, dopo aver pianto sul campo e confermato che questa e' la sua ultima partita con l'Italia.

"Troppi stranieri in campo, dalle giovanili alla Serie A, e questo è il risultato. stopinvasione e più spazio ai ragazzi italiani, anche sui campi di calcio". Così il segretario della Lega Matteo Salvini al termine della partita Italia Svezia. 

Ma che entro io, dovemo vincere non pareggia'...". E' gia' diventato virale sui social il video Rai della lite di De Rossi con uno dei componenti dello staff tecnico azzurro, durante il secondo tempo di Italia-Svezia, lo spareggio che lascia fuori dal Mondiale gli azzurri. Il centrocampista, sostituito da Jorginho da inizio partita, sembra arrabbiarsi alla richiesta di entrare, dopo essersi riscaldato e il suo labiale e' esplicito sulla necessita' di scelte che sblocchino la panchina.  

La lite tra De Rossi e uno dei componenti dello staff azzurro alla richiesta di entrare: ''Che ca..o entro io, non dovemo pareggia', dovemo vince'' e indica Insigne.

Il governo presieduto dalla premier Theresa May ha presentato un emendamento che impegna formalmente la Gran Bretagna a lasciare l'Ue alle ore 23 del 29 marzo 2019. Il testo dell'emendamento, che sarà discusso e votato dalla Camera dei Comuni la prossima settimana, di fatto costringe i deputati pro-europei a dichiarare pubblicamente se si oppongono all'uscita dall'Ue nel marzo 2019.

E in un'intervista al Telegraph la May avverte che "non tollererà" tentativi di minare la legge sulla Brexit da parte di membri filo-Ue del suo partito. Li avverte: non usate il passaggio in aula del disegno di legge sulla Brexit per cercare di "rallentare o fermare" l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. "Il popolo britannico - ha concluso il premier - è stato chiaro. Lo stesso parlamento ha votato per l'Articolo 50 e per la Legge in seconda lettura. Lasceremo l'Ue il 29 marzo 2019".

La Gran Bretagna uscirà dall'Ue venerdì 29 marzo 2019, alle ore 23. E' perentoria la premier conservatrice Theresa May che mette nero su bianco giorno e ora della Brexit con un emendamento alla Withdrawal Bill (o Repeal Bill), la legge quadro sul divorzio dall'Ue. Il primo ministro spiega la sua decisione oggi in un intervento sul Daily Telegraph in cui afferma che "non intende tollerare" alcun tentativo di bloccare l'uscita dall'Unione.

E noto comunque che in pochi giorni Theresa May è stata costretta a fare due rimpasti di governo. Dopo le dimissioni del ministro della Difesa, Michael Fallon, per le accuse di molestie sessuali a una giornalista, sono arrivate anche quelle di Priti Patel, ministro per lo Sviluppo internazionale, per aver condotto 14 colloqui non autorizzati con autorità e politici israeliani. Al suo posto May ha nominato Penny Mordaunt, 44 anni. La scelta permette alla May di mantenere un equilibrio nel suo gabinetto tra ministri favorevoli e contrari alla Brexit. Mordaunt, infatti, così come Patel, aveva sostenuto il referendum del 2016 per l'uscita dall'Ue. Il governo di Londra resta però profondamente diviso sul negoziato con l'Europa. E la crescente fragilità di May, mai veramente salda dalle elezioni dello scorso giugno, preoccupa i partner nel Vecchio Continente.

Intanto la premier May vuole con questa mossa mettere a tacere le voci, in particolare all'interno del suo partito conservatore, di quanti si oppongono al divorzio britannico dall'Ue. E' lei stessa ad affermare che data e ora saranno inserite "nella prima pagina" della proposta di legge per mostrare quanto il governo sia determinato nel portare a termine il processo di addio al 'club dei 28'. "Nessuno dubiti della nostra determinazione o metta in discussione la nostra risolutezza, la Brexit sta avvenendo", ha affermato il primo ministro. La legge quadro dopo il via libera in prima lettura alla Camera dei Comuni è ora in seconda lettura ed in questa fase vengono presentati gli emendamenti. 

Per il ministro britannico David Davis sono stati fatti "chiari progressi" nei negoziati ed "è tempo di passare a una discussione politica sulle relazioni future tra Regno Unito e Unione europea". Al termine di due giorni di negoziato a Bruxelles, Davis ha anche sottolineato che, per arrivare a un risultato prima del prossimo Consiglio europeo di dicembre, "serve flessibilità da entrambi i lati". "Non c'è alcun dubbio che è stato fatto un progresso significativo" ha aggiunto Davis rispondendo alle domande in conferenza stampa. 

Davis ha parlato anche di un "cambio di passo" nel negoziato, ribadendo che il Regno Unito "è pronto" a fare il necessario per raggiungere il risultato richiesto entro dicembre. Nel merito dei dossier sul tavolo Davis ha parlato di "una buona discussione tecnica" sull'Irlanda del Nord, anche se una soluzione definitiva "potrà essere trovata solo nell'ambito della seconda fase negoziale sul futuro delle nostre relazioni". Il Regno Unito, ha sottolineato, è "pronto ad applicare l'accordo del Venerdì Santo in tutte le sue parti" e impegnato a "evitare ogni frontiera fisica". Sulla questione dei diritti dei cittadini "abbiamo continuato a fare progressi", ha aggiunto, mentre sull'accordo per la compensazione finanziaria legata al contributo al bilancio dell'Ue "

Come ricorda la Bbc, è stato minacciato nelle ultime settimane che sarebbero stati centinaia, in particolare quelli proposti dall'opposizione laburista che punta ad una 'soft Brexit' tentando di modificare la Repeal Bill. Anche su questo punto la premier è stata molto determinata sostenendo che l'esecutivo è pronto ad ascoltare le idee per migliorare il provvedimento ma non vuole permettere forme di ostruzionismo o tentativi di bloccare il processo democratico iniziato col referendum in favore dell'uscita dall'Ue.

La Brexit è ancora del tutto reversibile anche se il Regno Unito, come proposto dalla premier Theresa May, mette nero su bianco in una legge la data e l'ora di uscita dall'Unione. A dirlo alla Bbc è John Kerr, ex ambasciatore britannico all'Ue ma soprattutto uno dei funzionari che hanno scritto l'articolo 50 del Trattato di Lisbona per regolamentare l'addio di un Paese membro all'Unione. "In ogni momento possiamo cambiare idea se vogliamo - ha detto il membro della Camera dei Lord - e se lo facessimo sappiamo che i nostri partner europei sarebbero ben felici". L'ex diplomatico spiega come i fautori della Brexit abbiano creato l'idea secondo cui attivare l'articolo 50 tramite la lettera inviata dalla May a Bruxelles sia qualcosa di irreversibile ma "questo non è vero".

"Le discussioni sono state di approfondimento, chiarimento e lavoro tecnico" e non c'è stata nessuna decisione. Così il capo negoziatore per la Ue Michel Barnier al termine del sesto round negoziale, in una conferenza stampa congiunta col negoziatore britannico David Davis. Barnier ha ribadito "la volontà" di trovare un'intesa sulla prima sequenza (cittadini, frontiere Irlanda e conti) prima del vertice di dicembre. Servono progressi entro le prossime due settimane per essere in grado di andare avanti, da dicembre in poi, a discutere la seconda fase, cioè le relazioni future tra Ue e Gran Bretagna. Così il capo negoziatore della Ue Michel Barnier al termine del sesto round negoziale.

Nello Musumeci, 62 anni, è il nuovo presidente della Regione siciliana. Dopo lo scrutinio di tutte le 5300 sezioni (dati dell'ufficio elettorale della Regione) il candidato del centrodestra, ha ottenuto il 39,9 % delle preferenze. Lo segue il candidato del M5s Giancarlo Cancelleri col 34,6% che quindi viene eletto all'Assemblea regionale siciliana. Poi Fabrizio Micari con il 18,6%, Claudio Fava con il 6,1 e Roberto La Rosa, con lo 0,7 %. L'affluenza in queste elezioni è stata del 46,75% (2.179.122 votanti su 4.661.111), alle regionali del 2012 era stata del 47,41 %.

Musumeci conquista anche la maggioranza in Assemblea: 36 seggi su 70. Attribuiti i seggi a conclusione delle scrutinio: 35 al centrodestra, più Musumeci e Fi capofila con 12 parlamentari; 19 al M5s, 15 al centrosinistra e uno alla sinistra con Claudio Fava.  La nuova Assemblea è così costituita. Centrodestra: 12 deputati Forza Italia, 5 per 'Popolari e autonomisti', 4 "DiventeràBellissima", 3 per FdI-Noi con Salvini. M5s: 19 parlamentari. Centrosinistra: 12 Pd e 2 'Sicilia Futura'. Sinistra: un deputato 'Cento passi'. 

"Mattarella sciolga le Camera prima possibile. Sentendo gli umori del paese. Il governo Gentilonili-Renzi non conta nulla. Prima si vota meglio è. Il nostro obiettivo è quello di essere il primo partito del centrodestra anche al Sud". Lo ha detto Matteo Salvini a Catania.

Questa e la storia di come ha vinto il centrodestra  : Una torta con i volti dei leader del centrodestra, di Lorenzo Cesa, Musumeci e Vittorio Sgarbi ha sancito la pax. Perché, se da un lato i nodi restano tutti più o meno irrisolti, dall'altro quella siglata a Catania è più di una tregua. "Non c'è un duello Berlusconi-Salvini ma Matteo con un certo tipo di politica non vuole avere nulla a che fare", spiegavano prima della cena fonti leghiste facendo chiaro riferimento a quel Gianfranco Micciché e ai cosiddetti "impresentabili". "Salvini vuole la leadership, è convinto che il suo partito sia un traino", sottolineava dal canto suo un esponente d'alto rango del centrodestra. Tutte crepe di un sodalizio che, sull'onda delle Regionali in Sicilia e in vista delle Politiche traballa ma non deflagra. E, stando ai sondaggi riservati che circolano negli ambienti del centrodestra, c'è un certo ottimismo sulla vittoria di Musumeci. Il candidato alle Regionali era seduto tra Matteo Salvini e Cesa - leader di un'Udc ormai tornata in pieno nel gotha del centrodestra - mentre di fronte ai sedevano Berlusconi, Meloni e Vittorio Sgarbi.

Come e venuto l' accordo ? al quartiere San Berillo, nel cuore di Catania, l'ora di cena è già ampiamente passata. Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, i tre avventori che nella città etnea avevano organizzato una tregua dopo il duello di piazze si sono presentati all'appuntamento solo in tardissima serata.

Nessuno voleva fare il primo passo e, solitario, il candidato unitario Nello Musumeci ha atteso per un paio d'ore i suoi sponsor. Alla fine i tre leader sono arrivati e, pian piano, la cena ha preso forma, allungandosi e facendosi via via, più amichevole. Lo schema di un "patto dell'arancino" - il prodotto tipico catanese era anche ne menù - alla fine è emerso a tarda notte.

"Era già siglato, abbiamo gettato le basi del percorso per vincere le elezioni", ha spiegato Berlusconi uscendo, all'1.30 circa dal ristorante. I tre leader sono partiti da piazze diverse - le Ciminiere per Berlusconi, piazza del Teatro Massimo per Salvini, la protesta anti-ius soli per Meloni - e hanno rischiato di trasformare la cena in un giallo. Salvini, poco prima, riduce l'appuntamento con gli altri due leader a un caffé e opta per mangiare in un ristorante non lontano. Meloni attende a qualche centinaio di metri dalla Trattoria del Cavaliere, teatro di un incontro che, ad un certo punto, si è temuto seriamente che potesse saltare. Ma alla fine l'incontro c'è stato, con tanto di photo-op dei tre leader con Musumeci e di lungo colloquio dei tre in veranda, sotto i flash dei fotografi.

Il clima "è stato ottimo", sottolineano fonti di FI a fine cena. Eppure, al principio, la freddezza non era del tutto sciolta con Salvini che, dopo qualche minuto, è uscito fuori al ristorante per una sigaretta. Il primo punto affrontato con Silvio? "Il Milan, punto dolente per entrambi", ha spiegato il leader leghista. Ma alla fine l'incontro è durato oltre due ore, i tre hanno cenato. Erano venuti separatamente e giocando un po' a nascondino. Sono usciti insieme, sorridenti: forse, ai piedi dell'Etna la difficile coabitazioni di FI-Lega-Fdi ha avuto l'ennesima chance di una svolta.

Dal voto in Sicilia arriva "un segnale molto chiaro che va nella direzione di un centrodestra di governo" in Italia con un "risultato positivo per la famiglia politica dei popolari europei". Lo ha affermato il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, secondo cui "si comprende che ci sono le condizioni perché in Italia ci sia un governo di centrodestra". "Vedremo cosa succederà, questa è la democrazia, ma mi pare che il segnale vada in direzione di una stabilità politica con una forte presenza della famiglia" del Ppe.

Vi siete battuti come leoni, avete ottenuto un risultato che ha restituito ad ognuno la sua vera faccia. Ieri sera molte facce saranno state davanti agli degli specchi a chiedersi per quanto tempo ancora il nulla continuerà a concedergli delle chances. Io invece ho pensato al vostro sorriso: Giancarlo, Luigi e Alessandro: vi ho visti correre verso i cittadini. Vedo le vostre espressioni sincere, fiduciose, allegre, determinate e veramente felici. E' impossibile negare quel senso di amarognolo che proviamo nel profondo; deriva da una corsa per la vittoria la cui cifra più evidente è stata l'entusiasmo", scrive il Garante del M5S nel suo primo commento al voto siciliano. E Grillo ringrazia gli esponenti M5S, in particolare i protagonisti della campagna Cancelleri, Di Maio e Di Battista. "Sono orgoglioso di voi per tantissime ragioni, la più importante di tutte è che non avete perso quell'entusiasmo, neppure per un attimo".

Siamo la prima forza politica, in tutto il Paese ed in Sicilia, abbiamo ottenuto un risultato che ha rovesciato gli equilibri in quella solita vecchia melma che ci troveremo ad affrontare fra qualche mese. grazie a voi, niente maalox ieri sera, sono contento e sento che l'avventura è appena ricominciata, perché noi non facciamo politica, questa è la nostra avventura per restituire dignità ad un Paese bellissimo che amiamo". Lo scrive Beppe Grillo in un post sul blog in un suo primo commento alle Regionali. "La Sicilia è stata davvero spogliata di una possibilità storica. Un'accozzaglia di personaggi incredibili ha tessuto una tela fitta ma vecchia, come nelle case scure dove si ambientano gli horror".

Ha vinto Musumeci che per questa campagna elettorale ha fatto pace col suo avversario storico, Miccichè". Lo scrive il segretario Pd Matteo Renzi nella sua e-news rispondendo ad alcune domande che gli sono arrivate via mail. "La volta scorsa i due stavano in liste contrapposte e hanno fatto il 44%. Oggi stavano insieme e hanno fatto il 40% - sottolinea - Hanno vinto loro, tanto di cappello. Punto. Buon lavoro al nuovo Presidente Nello Musumeci. Non condivido una virgola della sua storia e del suo curriculum. Ma ha vinto, ha vinto nettamente e gli faccio i migliori auguri perché riesca a governare bene la Sicilia. Dirò di più: spero che ci riesca perché prima vengono i cittadini, poi gli schieramenti. Ne dubito, per la compagnia di giro che ha, ma glielo auguro. E lo auguro ai siciliani", conclude.

Archiviate le elezioni in Sicilia e registrata la sconfitta di tutte le anime del centrosinistra si rimette mano alle alleanze. I pontieri sono già all'opera per evitare che una divisione porti alla sconfitta anche a livello nazionale. Per questo nel Pd si è deciso di non alzare lo scontro interno e Dario Franceschini ha avanzato un suo lodo: una "alleanza con le forze che ci stanno nel campo del centrosinistra", "ognuno con il proprio simbolo e il proprio leader" senza prefigurare fin da ora il candidato premier in caso di vittoria, visto che il Rosatellum non lo prevede.

Un lodo che sarà valutato nelle prossime ore e nei prossimi giorni: lo stesso Renzi ha ipotizzato che non si indichi il premier fin da ora. Domenica si terrà la convention di Campo progressista e i pontieri si attendono già da quell'appuntamento un segnale di apertura e altrettanto sperano possa venire da Mdp, a maggior ragione dopo l'incontro di ieri di Pietro Grasso con Giuliano Pisapia. Certo, si dovranno posare le polveri dopo gli scontri anche personali degli ultimi giorni, ma il risultato siciliano è sotto gli occhi di tutti e potrebbe avere convinto più d'uno che alimentare le divisioni porta alla sconfitta, tanto più che a fronte si un centrodestra che si sta ricompattando. Lunedì poi si terrà la direzione Pd, il segretario indicherà la sua road map e a quel punto saranno in campo tutti gli elementi per decidere l'assetto preelettorale del centrosinistra.

Nello Musumeci allunga su Giancarlo Cancelleri e dopo un testa a testa nella mattinata le proiezioni lo danno due punti sopra il suo contendente M5s. Quando sono state scrutinate 1.051 sezioni su 5.300, circa il 20%, il candidato governatore Nello Musumeci (Centrodestra) ha il 39,37% dei voti e il candidato presidente della regione del M5s Giancarlo Cancelleri ha il 34,89%. Seguono Fabrizio Micari (Centrosinistra) col 18,83%, Claudio Fava (Sinistra) col 6,17% e Roberto La Rosa (indipendentisti) con lo 0,72%. I dati sono dell'ufficio elettorale della regione siciliana. 

Un record, in questa strana campagna elettorale, lo ha già raggiunto. Tutti, ma proprio tutti gli avversari, dal grillino Giancarlo Cancelleri all'uomo della Sinistra sinistra Claudio Fava, dicono concordi di lui: «È presentabile». 

Salvare la sua amata Sicilia dai grillini per lui in queste settimane è diventata una specie di missione. «Dio è dalla nostra parte» si è lasciato scappare qualche giorno fa a Catania, a conclusione della kermesse alle Ciminiere col leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Un auspicio. La speranza di confermare quello che è sempre stato il suo marchio di fabbrica: essere un recordman di preferenze. Proprio quello che ha indirettamente causato la rottura con Fini, nel 1999, dopo una militanza ininterrotta dal Fuan a Msi e quindi ad An.

E qualcuno, come il giovane Cancelleri, aggiunge anche: «Per me in alcune fasi è stato un importante punto di riferimento».

Sebastiano Musumeci detto Nello è così. Gentiluomo vecchio stampo amato persino dai nemici, ma qualche volta meno dagli amici, come racconta la sua storia politica in An, vedi lo scontro pesante che lo portò alla rottura con Gianfranco Fini. Sessantadue anni, professione ufficiale bancario, ma anche giornalista pubblicista, è in politica da sempre. E sempre, caso raro, dallo stesso lato. Nello sogna di fare il presidente della Regione siciliana da sempre, anche se nella sua carriera ha ricoperto ruoli ben più importanti, da sottosegretario a eurodeputato (tre volte) a parte la presidenza della Provincia di Catania, della quale ogni tanto dice, senza una falsa modestia che non è proprio nel suo stile: «L'ho inventata io». E infatti a governatore di Sicilia si è candidato ben tre volte, solo questa però con una coalizione di centrodestra unita attorno al suo nome.

Ci ha creduto, Musumeci, questa volta. Tanto da cominciare la sua campagna elettorale personale quasi due anni fa col suo movimento «Diventerà bellissima» per inciso, una frase celebre di Paolo Borsellino, scelta non casuale per un anti mafioso come Nello che è stato pure minacciato dai boss e ha vissuto sotto scorta. Tanto da battere tutti sul tempo qualche mese fa auto candidandosi portando gli altri sul suo nome. Per questo una campagna elettorale cattiva, fatta negli incontri pubblici e negli scontri a distanza più sul tema degli impresentabili che non su programmi concreti, lo ha un po' ferito. Lui ha portato come medaglia il suo record di presidente della Provincia di Catania mai indagato. E accusato da più parti di avere accettato impresentabili nelle liste che lo sostengono, si è giustificato: «Le liste le ho lette sui giornali, va cambiata la legge, non basta l'assenza di carichi pendenti. Non votateli».

Per Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria nazionale, il Pd si trova davanti a "una sconfitta tanto annunciata da tempo quanto netta e indiscutibile".

A vincere è però "partito del non voto": solo il 46,76% ha votato per l'elezione del presidente della Regione e dell'Assemblea, mentre il 53,23% ha disertato le urne. Rispetto al 2012 quando aveva votato il 47,41%, il dato dell'affluenza è in calo dello 0,65%.

Centrodestra e Movimento 5 Stelle - analizza il governatore della Liguria, Giovanni Toti - saranno i competitor dei mesi a venire". Nel centrodestra non sono, infatti, pochi quelli che leggono in chiave nazionale la sfida di Palazzo d'Orleans, soprattutto in vista delle prossime elezioni politiche. La coalizione che ha sostenuto Musumeci è al 36,3% con Forza Italia in testa col 13% dei consensi e Fratelli d'Italia e Lega Nord al 7,9%. "La cosa certa - commenta Matteo Salvini a caldo - è che il governo è stato sfiduciato dall'80% dei Siciliani, scioglimento del Parlamento ed elezioni subito".

Il tonfo del Pd e della sinistra è eclatante. E fa molto male a Matteo Renzi in vista delle politiche della prossima primavera. "Chi ha orchestrato questa operazione per estromettermi - ha commentato Crocetta - ha voluto uccidermi scientificamente, ma si sono suicidati, hanno ucciso il centrosinistra". D'altra parte la coalizione, che ha sostenuto Micari, non è arrivata nemmeno al 27,9% e il Partito democratico si è addirittura fermato all'10,8%. Fa addirittura peggio Angelino Alfano, probabile alleato dei dem alle prossime elezioni. I voti di Alternativa popolare sono stati confinati al 5%.

Intanto i dati sulle liste danno il Movimento cinque stelle al 28%, Forza Italia al 13% e il Pd intorno all'11. Mentre il presidente del Senato Pietro Grasso replica alle parole di ieri di Davide Faraone "Micari ha avuto il coraggio che Grasso non ha avuto": "Il presidente del Senato - sottolinea il suo portavoce - ha comunicato ufficialmente e con parole inequivocabili l'impossibilità, per motivi di carattere istituzionale, di candidarsi alla Regione Siciliana il 25 giugno scorso". 

"Non si può certamente addebitare a Grasso - prosegue - il fatto che, al di là dell'ardita ipotesi di far dimettere la seconda carica dello Stato per competere all'elezione del Governatore della Sicilia, per lunghe settimane non si sia delineato alcun piano alternativo". "Imputare a Grasso il risultato che si va profilando per il Pd, peraltro in linea con tutte le ultime competizioni amministrative e referendarie, è quindi una patetica scusa, utile solo ad impedire altre e più approfondite riflessioni, di carattere politico e non personalistico, in merito al bilancio della fase attuale e alle prospettive di quelle future". 

La quarta proiezione Piepoli per la Rai - su una copertura del 18% - vede il candidato del centrodestra Nello Musumeci in testa con il 36% delle preferenze (la coalizione che lo sostiene al 38,6). Seguono l'esponente del M5S Giancarlo Cancelleri al 34% (M5s al 27,2%), Fabrizio Micari con il 19,5% (la colazione che lo sostiene 25,9%) e Claudio Fava che si conferma al 9% e la Lista i Cento Passi al 7,3%.

Per la seconda proiezione sulle liste Piepoli e Noto per la Rai, basata su un campione del 27%, il Movimento 5 Stelle è al 28%. Per quanto riguarda la lista che sostiene Nello Musumeci, è data al 36,3% (Diventerà bellissima 5,3%, Fi 13% FI-Noi con Salvini 7,9 %, Udc 5,7%, Popolari e autonomisti-idea Sicilia 4,4%). Quanto alla lista che sostiene Fabrizio Micari è data al 27,9% (Pd 10,8%; Sicilia Futura-Pdr-Psi 7,6%; Micari presidente 4,5%; Ap-centristi per Micari 5,0%). La lista che sostiene Claudio Fava, I cento Passi per la Sicilia, è al 7,4%

Anche se ampiamente previsto, non arriva attutito, dentro il Pd, il tonfo in Sicilia. Matteo Renzi ammette con i suoi "il disastro annunciato", convoca per il 13 la direzione, pronto a cercare un dialogo che eviti una resa dei conti interna esiziale per il Pd a pochi mesi dalle elezioni. Ma non capisce chi, come Andrea Orlando, usa il voto siculo per mettere in discussione la sua premiership: il tema, secondo l'ex premier, non è chi va a Palazzo Chigi ma che ci vada il Pd e per farlo con il Rosatellum serve una coalizione e non il candidato premier.

Da giorni al Nazareno il flop siculo era dato per certo e i veri timori, che secondo gli exit polls sarebbero scongiurati, erano sul quarto posto dopo Claudio Fava, il candidato con cui Mdp e la sinistra sperano di riscrivere i rapporti di forza dentro il centrosinistra. Alla "sfida gentile" di Fabrizio Micari non credeva di fatto più nessuno così come già il voto a Palermo aveva segnalato che il Pd in Sicilia continua ad arrancare.

"Ma dove è la novità? - si difendono i renziani - la scorsa volta si è vinto con il 13 per cento del Pd, con l'11 dell'Udc e il 6 della sinistra di Crocetta e perchè la destra era divisa". Una lettura che sembra un pò assolutoria ma è in realtà mirata a sostenere che "siamo in partita se c'è una coalizione". 

 "La sconfitta è pesante ed è l'ultima di una serie di risultati presi sotto gamba", è l'analisi diffusa. Ora o Renzi dimostra di voler decidere insieme su tutto, a partire dalla definizione delle liste elettorali, e di impegnarsi davvero a costruire "senza veti" una coalizione o, come dice un big della minoranza, "parte il cinema".

Il leader è pronto, attraverso il coordinatore Lorenzo Guerini, ad aprire da domani il confronto con i possibili alleati. Mettendo sul piatto anche la disponibilità a primarie di coalizione se qualcuno le chiedesse. "Per il centrosinistra serve un nuovo inizio. Il Pd è pronto a confrontarsi senza veti con tutte le forze progressiste, europeiste, moderate, interessate a costruire unità e non divisione", ribadisce, ancora a urne aperte, Maurizio Martina.

Sia Orlando sia Franceschini si intestano il cambio di passo di Renzi sull'ammissione della necessità di costruire una coalizione e ora pretendono che si tratti davvero sia con la nascente lista Pisapia-Verdi sia con i Radicali. Mentre nella direzione centrista l'ex premier si è già mosso autonomamente incontrando Pier Ferdinando Casini. I big Pd non vorrebbero dare per perso fino all'ultimo anche un confronto con Mdp, ipotesi che Renzi vede remota "non per colpa sua", dicono i suoi. 

L'Isis ha rivendicato l'attacco di New York di martedì scorso costato la vita a otto persone: lo riporta la stampa internazionale, che cita il giornale online Al-Naba del gruppo jahadista. "L'aggressore é uno dei soldati del califfato", scrive il giornale.

L'attacco, il peggiore a New York dall'11 settembre, riaccende il dibattito sull'immigrazione negli Stati Uniti, complicando una settimana gia' difficile per il presidente Donald Trump. Proprio Trump dopo aver mostrato un'iniziale cautela parla di ''attacco terroristico'' e annuncia: ''ho ordinato al Dipartimento per la Sicurezza Nazionale un rafforzamento dei controlli gia' duri'' su chi entra nel paese.

"L'Isis ha rivendicato che l'animale degenerato che ha ucciso, e così gravemente ferito, le meravigliose persone sulla West Side era 'un loro soldato'". Così Donald Trump su Twitter poco fa. "Sulla base di questo, i militari hanno colpito l'Isis 'molto più duramente' nel corso degli ultimi due giorni. Pagheranno un alto prezzo ogni volta che ci attaccheranno", ha aggiunto il presidente americano.

"Il terrorista di New York merita la pena di morte". Donald Trump continua a cavalcare politicamente la 'strage di Halloween', dopo aver chiesto una legge sull'immigrazione più severa e aver attaccato i democratici, nonché una giustizia lenta diventata una "barzelletta". Intanto proseguono le indagini sull'attentato con un pickup compiuto dall'uzbeko Sayfullo Saipov in nome dell'Isis per accertare eventuali complicità o legami con la rete terroristica, anche se finora lui resta l'unico sospettato, anche dopo l'interrogatorio di un suo concittadino, il trentaduenne Mukhammadzoir Kadirov, inizialmente ricercato perché irreperibile. "Il terrorista di New York era felice quando ha chiesto di appendere la bandiera dell'Isis nella sua stanza di ospedale. Ha ucciso 8 persone e ne ha ferito gravemente 12. 

Dovrebbe essere condannato a morte!", ha twittato il tycoon. "Ci piacerebbe vedere il terrorista di New York a Guantanamo ma statisticamente il processo richiederebbe troppo tempo per andare attraverso il sistema federale. C'è qualcosa di più appropriato per l'orribile crimine che ha commesso. Pena di morte", ha incalzato, facendo marcia indietro sull'ipotesi di inviare l'attentatore nel famigerato carcere di Cuba per processarlo con la procedura militare. Ma il suo nuovo intervento a gamba tesa rischia di essere pericoloso, minando l'imparzialità del futuro procedimento. Gli esperti legali sostengono infatti che i suoi commenti potrebbero essere visti come un pregiudizio per un processo equo. Nei giorni scorsi, ad esempio, un giudice militare ha spiegato che valuterà una sentenza più lieve per Bowe Bergdahl, un soldato Usa che ha disertato la sua base in Afghanistan, proprio perché in precedenza Trump aveva chiesto per lui la pena di morte.

Il killer di New York Sayfullo Saipovha pianificato l'attacco per ''oltre un anno''  e lo ha compiuto in nome dell'Isis, seguendo il copione descritto dai manuali online del sedicente Stato islamico. L'aggressore di Halloween e' accusato ora dalla polizia di New York e dell'Fbi di terrorismo. Saipov ha ammesso con gli investigatori di aver scelto di agire il giorno di Halloween per poter uccidere un maggior numero di persone.Identificate le ultime due delle otto .  Intanto Donald Trump annuncia l'ennesimo giro di vite sugli immigrati, sino a ventilare l'ipotesi di inviare Saipov e gli "animali" come lui a Guantanamo. E dopo l'attentato,domenica blindata a NY 
Il killer di New York e' arrivato negli Stati Uniti nel marzo del 2010 con UNA green card vinta in una lotteria annuale 

Secondo informazioni delle agenzie di stampa, Sayfullo Saipov, il killer di New York, ha agito per l'Isis. Alcuni appunti scritti a mano e rinvenuti vicino al furgoncino bianco, affittato da Home Depot in New Jersey, mostrano - secondo indiscrezioni - la sua fedelta' allo stato islamico, di cui aveva anche una bandiera. Nessun collegamento diretto e' pero' per ora emerso: le indagini continuano in attesa di sentire proprio l'aggressore, ricoverato in ospedale dove e' stato sottoposto a un intervento chirurgico.

Saipov non e' infatti americano, e' dell'Uzbekistan, paese non incluso nel bando agli arrivi dalle nazioni a maggioranza musulmana di Trump. E' arrivato negli Stati Uniti nel 2010 ed e' munito, riporta Fox, di carta verde che gli consente di lavorare nel paese. Saipov era un autista per Uber: una persona ''molto amichevole'' lo descrive un suo amico. Con la moglie e i due figli abitava in New Jersey, a Paterson, ma quando e' stato fermato dalla polizia era in possesso di un documento rilasciato a Tampa, in Florida. Saipov e' l'autore della 'strage di Halloween' che ha fatto sprofondare New York di nuovo nella paura. Con un attacco a pochi isolati da World Trade Center, Saipov a bordo di un furgoncino bianco affittato da Home Depot in New Jersey si e' scagliato contro la folla che popolava la pista ciclabile, uccidendo otto persone, fra le quali un cittadino belga e cinque argentini. Alla guida del suo furgoncino Saipov si e' prima scontrato con un pulmino di una scuola nelle vicinanze, poi e' sceso agitando quelle che sembravano due armi.

Un video lo mostra correre per le strade, prima di essere fermato dall'agente Ryan Nash con un colpo di pistola allo stomaco. Nonostante la paura New York pero' non si ferma. La consueta parata di Halloween si svolge per le strade della citta' alla presenza del sindaco Bill de Blasio e del governatore Andrew Cuomo. Le misure di sicurezza sono imponenti: pur essendosi trattato - secondo le prime indicazioni - di un attacco condotto da un 'lupo solitario', le indagini sono ancora in una fase iniziale e la precauzione e' d'obbligo. Alla luce dell'attacco e con la memoria ancora fresca di quanto accaduto a Boston nel 2013, la maratona di New York, in calendario domenica 5 novembre, sara' blindata. Le indagini procedono veloci: l'obiettivo e' accertare se Saipov fosse o meno parte di una rete. Controlli sono scattati nella moschea che frequentava in New Jersey, e che era finita nel mirino della polizia nel 2006 nell'ambito del criticato programma di sorveglianza delle comunita' musulmane. Il passato di Saipov non ha finora rivelato sorprese, se non alcune infrazioni stradali.

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