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Scontro frontale all'interno del centrodestra sulle prossime mosse in vista del prossimo giro di consultazioni al Quirinale. La polemica si consuma sotto traccia, al termine di un vertice ad Arcore tra i tre leader della coalizione, quando viene diffusa una nota congiunta in cui non si citano i Cinque Stelle e si ribadisce la richiesta a Mattarella di un incarico a un proprio leader, ovvero Salvini.....Sul fronte opposto, anche Giancarlo Giorgetti, ancora prima che inizi il vertice di Arcore, punzecchia il Cavaliere: "Berlusconi può decidere di fare un discorso orgoglioso, come quello che ha fatto al Colle, ma che però non ha sbocchi politici. Le alternative - osserva il capogruppo leghista su Rai 3 - sono peggiori a quelle che gli abbiamo proposto noi". Quindi, auspicando un'intesa con i Cinque Stelle, chiede a Di Maio di evitare ogni "pregiudiziale sulla premiership" esortando tutti al fatidico passo indietro, come segnale di "responsabilità nei confronti il Paese".

"Premier terzo? Quarto, quinto, dodicesimo, ma chi lo vota? I voti in parlamento da dove arrivano? Dal centrodestra e io immagino dai Cinque stelle, se vogliono ragionare seriamente". Lo ha detto a Udine Matteo Salvini. "A Di Maio - ha aggiunto - chiedo se vuole ragionare o se preferisce il Pd, perché io ho visto che dice dialogo col Pd e anche con Renzi... auguri".

"Non ci sono altri vertici, non è che possiamo far vertici tutti i giorni. Esiste il telefono fortunatamente, nel 2018". 

«A Di Maio chiederò un incontro - ha aggiunto - volentieri, sulla disponibilità a venirci incontro per fare. Gli italiani chiedono di fare. Al di là dei veti o delle simpatie, facciamo qualcosa o no? Se la risposta è no, i numeri sono numeri, si torna al voto». «Escludo quindi qualsiasi tipo di accordo di governo con il Pd, che ha mal governato negli ultimi anni. Si parte della coalizione di centrodestra, che è quella più votata. Mancano dei voti, a chi li chiedo? A caso, alla gente che passeggia per strada? No, provo a dialogare sui temi con i 5 Stelle. A Di Maio chiederò un incontro volentieri sulla disponibilità a venirci incontro per fare».

Io escludo di andare in Parlamento al buio». sottolinea il Corriere della sera Matteo Salvini è appena uscito da Villa San Martino ed è saltato in auto per raggiungere Treviso. Le interpretazioni che circolano sul summit di Arcore con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, quello che ha appena lasciato, sorprendono il leader leghista. Che infatti scandisce chiaramente e a scanso di equivoci: «Io dirò al presidente Mattarella che non andremo alle Camere a caccia di voti. Al capo dello Stato noi diremo “siamo pronti”, questo è il nostro programma ed è su questo che noi chiediamo i numeri che ci mancano». Ma attenzione: «Se ci sono questi numeri io parto, e non vedo l’ora. Se non ci sono, se vedo che c’è chi vuole tirare a campare e perdere tempo, noi torniamo diritti agli italiani». Insomma, un accordo andrà trovato prima. Il presentarsi in Aula sperando di trovare i voti è ipotesi non contemplata: «Se proprio devo cercare qualcosa, io vado a funghi...». L’eventualità della caccia al voto confligge con la linea che il capo leghista nelle ultime settimane non si è stancato di ripetere: «Non ho alcuna intenzione di chiedere l’elemosina. Il nostro programma è chiaro, su quello abbiamo chiesto i voti e su quello la coalizione è risultata la più votata».

«Ma scusi: secondo lei è davvero possibile cancellare la legge Fornero andando a chiedere il consenso voto per voto? Secondo il quotidiano Corriere della sera ha un senso l’andare in Parlamento sperando di imbattersi nei numeri per approvare i provvedimenti sulla legittima difesa?». L’ira del leader leghista non traspare dal post su Facebook in cui ribadisce che «se il voto degli italiani conta, è giusto che la coalizione che ha preso più voti abbia la responsabilità di governare». Eppure, il cattivo umore esiste: «Una volta di più — dice un salviniano da sempre — il summit non è stato inutile: è stato dannoso». Perché a dispetto dell’annunciata volontà di tornare al Quirinale con tutti e tre i leader insieme, a dispetto del comunicato diffuso da Arcore al termine dell’incontro, la sensazione resta quella: e cioé, che nel centrodestra ciascuno giochi una partita propria e diversa da quella degli altri. I sostenitori del segretario spiegano che loro tutto vogliono «tranne il ritrovarci Salvini impallinato in Parlamento in un tentativo infruttuoso. Ma non siamo affatto sicuri che a qualcuno degli alleati questa ipotesi dispiaccia». E così, a dispetto del freddo ostentato da Di Maio nei suoi confronti, Salvini annuncia che lo cercherà già questa mattina «per fissare un nuovo incontro. Perché il mio obiettivo è quello di dare un governo che rispetti fino in fondo gli italiani.E cioé, con la coalizione che ha preso più voti insieme al primo partito».

Più tardi, fonti vicine alla Lega - in un estenuante ping pong con Arcore - traducono esplicitamente la nota precedente bocciando senza mezzi termini l'ipotesi che Salvini accetti un incarico al buio, senza avere prima in mano una maggioranza chiara. Insomma, nessuna 'caccia al voto' in Parlamento. Giorgia Meloni, invece, ospite da Barbara D'Urso, conferma che la coalizione punta alla premiership leghista ma poi, sottolinea: "vediamo chi ci sta in Parlamento".

E' necessario, recita il comunicato, che "dopo anni di governi nati da giochi di palazzo, il prossimo esecutivo sia rispettoso della volontà espressa dai cittadini nelle elezioni dello scorso quattro marzo".

Appello del persidente della Camera, Roberto Fico, per il dialogo in vista della formazione di un governo. "I gruppi parlamentari - ha detto al Gr Rai - devono dialogare fino in fondo per cercare di risolvere i problemi che affliggono il Paese: dalla lotta alla povertà, alla corruzione fino all'obiettivo di annullare gli incidenti sul lavoro". "Auspico - ribadisce - che i gruppi dialoghino per fare una governo che alla fine riesca a risolvere questi problemi, cosi' come la gente ci chiede".

"Dobbiamo combattere i privilegi che fanno parte dei costi della politica e razionalizzare i costi della Camera senza penalizzare la democrazia", ha detto ancora.

Secondo il Corriere il capo leghista lo ha ribadito anche a Silvio Berlusconi: «A me continua a interessare il dialogo con i 5 Stelle. Mentre continuo ad escludere qualsiasi ragionamento con il Pd». Il fondatore di Forza Italia era d’accordo? «Mi pare che gli altri fossero d’accordo. Anzi, sono sicuro che gli altri erano d’accordo». Ma che cosa si è detto ad Arcore sul tema della caccia ai voti in Parlamento? «È stata fatta l’ipotesi di un governo che parte senza i voti e resta in carica soltanto per pochi mesi prima di andare a votare». Ma per il leader leghista questa «è l’ultima delle ipotesi». E agli alleati ribadisce: «Serve ancora un po’ di tempo». Come dice poi ai militanti riuniti in piazza dei Signori a Treviso, «se mi vogliono tirare in un governo da “dentro tutti”, che dura solo qualche mese, dico “no, grazie”». Resta il fatto che il Movimento non sembra muoversi troppo dalla sua proposta di «patto di governo alla tedesca» rivolto sia al Pd che a una Lega che abbia tagliato i ponti con Silvio Berlusconi: «Io non credo — dice Salvini — che Di Maio e i suoi possano andare molto avanti continuando a mettere veti su veti».

La maggioranza degli italiani pensa che ci vorrà più di un mese per arrivare a una qualche definizione. Nel toto-governo, questa settimana, salgono le quotazioni dell'ipotesi di un esecutivo Lega-M5S". E' quanto si legge nel sondaggio Swg "Verso un nuovo governo". 

Secondo i numeri, "lungo tutto l'arco del mese di marzo questa ipotesi era ritenuta giusta e auspicabile dal 38% degli elettori (dal 58% dei supporter della Lega e dal 59% dei grillini). Questa settimana il quadro si è leggermente modificato e la desiderabilità della soluzione a due è salita al 44%. A determinare il salto non è solo l'aumento dei consensi tra le fila degli elettori di Salvini (dal 58% al 61%) e Di Maio (dal 59% al 67%), ma è, innanzitutto, il salto avvenuto tra i sostenitori di Silvio Berlusconi, nelle cui fila il sostegno a un governo Lega-M5S passa dal 18% al46%".

"Tra gli elettori PD, invece, non si registrano cambiamenti e il sostegno a un'ipotesi di tal fatta resta sempre intorno al 20%. Ma su quale soluzione governativa scommetterebbero gli italiani? Il 43% dell'opinione pubblica, punterebbe su un governo Salvini-DiMaio. In subordine le scommesse andrebbero a finire su una soluzione istituzionale (38%), mentre meno quotata appare l'ipotesi di un esecutivo sostenuto dall'intero centrodestra in alleanza con i Pentastellati (28%). Bassissime, infine, le quotazioni su un esecutivo PD-M5S (10%). Se osserviamo le puntate scomponendole per elettorato, possiamo cogliere alcuni dati interessanti. Su un'ipotesi Lega-M5S, scommette il 58% dei fan grillini, mentre su un governo centrodestra-M5S, le puntate pentastellate scendono al 24%".

"Promosso a pieni voti è Matteo Salvini - si legge nel sondaggio di Swg - . Il leader della Lega prende il 40% dei voti. Segue Luigi Di Maio che raccoglie il 35% di voti positivi. Terza in classifica Giorgia Meloni, con il 22%, mentre performano meno Silvio Berlusconi e Maurizio Martina (entrambi al 17%). Ultimo Pietro Grasso che raccoglie il 6% di voti positivi. Gli italiani promuovono l'atteggiamento dialogante e costruttivo del capo della Lega, mentre hanno qualche riserva (e qualche fastidio) sui leader che eccedono nei paletti e nei distinguo. Il messaggio del Paese è chiaro: fate un governo. Fatelo bene. Ma non mettete avanti gli interessi di partito a quelli del Paese".

 

Silvio Berlusconi, arriva e riparte su una berlina grigia seduto dal lato passeggero, le auto blu sono sparite dalla scena. Salvini arriva a piedi, altri usano il taxi che sapra tanto di  queste consultazioni, dove un rito antico della prima e seconda Repubblica ritorna verniciato di fresco.

Ma nessuno ha usato l auto blu, ed e una novita di queste consultazioni dove Il clima tra il divanetto su cui siedono gli ospiti e la poltrona Presidenziale è formale quel tanto che basta, ma per nulla imbrigliato. 

Persino il Quirinale ha ceduto al nuovo che avanza e si è fatto più smart, spalancando le porte ai social network e divulgando foto e calendari a colpi di tweet. Una novità che fa sentire il Presidente più vicino ai cittadini. Mattarella non prende appunti, lo fa per lui il direttore della Segreteria generale Daniele Cabras. Al termine di ogni incontro il Sergio Mattarella si allontana dal tavolino basso con la composizione floreale e si posiziona davanti alla tv a circuito chiuso dello Studio alla Vetrata, per seguire in diretta le dichiarazioni.

Cosi si è chiuso il secondo giorno di consultazioni al Quirinale. Dopo il Pd e Forza Italia è arrivata, a piedi, la delegazione della Lega con il segretario Matteo Salvini, Gian Marco Centinaio e Giancarlo Giorgetti, capigruppo al Senato e alla Camera.

"Lavoriamo per un governo che lavori almeno 5 anni. Partendo da chi ha vinto le elezioni e numeri alla mano coinvolgendo il Cinque stelle", ha detto Matteo Salvini al termine del colloquio con Mattarella. Salvini ha anche detto di non temere, se necessario, un ritorno al voto.

"Continuerò - ha detto ancora il leader del Carroccio - a incontrare tutti a partire da centrodestra, prima forza in parlamento ma andiamo in Parlamento se abbiamo numeri certi".  Il leader della Lega ha prospettato l'ipotesi di un governo del centrodestra con il coinvolgimento di Fi.  "Faremo di tutto - ha detto - per dare un governo che duri 5 anni ovviamente partendo dal centrodestra coinvolgendo M5s, senza altre soluzioni temporanee e improvvisate, vediamo se si riesce a trovare una quadra". "Andiamo in Parlamento - ha concluso - se ci sono i numeri certi, altrimenti si torna al voto. La Lega è un partito nato tra la gente figuriamoci se abbiamo paura di tornare alle elezioni".

«Oggi Berlusconi ha messo un punto fermo rispetto al fatto che il M5s non deve andare al governo: hanno preso il 32%, è difficile tenerli fuori in una fase come questa», ha dichiarato il capogruppo alla Camera, Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Matteo Salvini, sottolineando che «secondo me, tatticamente Berlusconi ha sbagliato, ha alzato la palla a Di Maio che l'ha semplicemente schiacciata: ha avuto gioco facile oggi pomeriggio ed è finito il cinema».

D'altronde, lo stesso segretario della Lega al termine del colloquio con il presidente Mattarella aveva indicato una linea divergente rispetto a quella tracciata dal Cav. «Se ciascuno rimane sulle sue impuntature, sui suoi personalismi, sui suoi ragionamenti di partito, il governo non nasce», ha detto Salvini rimarcando che la Lega lavora a «un governo che duri cinque anni, ovviamente partendo dal centrodestra che ha vinto le elezioni e, numeri alla mano, coinvolgendo i Cinque Stelle, altre soluzioni sarebbero improvvisate» ribadendo il proprio «no a governi a tempo o raccogliticci».

Il governatore della Liguria, Giovanni Toti (Forza Italia), ad Agorà viene interrogato a proposito dell'ipotesi di un governo presieduto da Antonio Tajani, con l'appoggio del Pd. Secondo Toti "fare un governo che escluda uno dei partiti che è uscito rafforzato e comunque in ottima salute con gli italiani e fare un governo retto da una stampella del partito più punito dagli elettori mi sembrerebbe di non interpretare la volontà del paese. Poi con il Pd ci sono ancora più differenze che con il M5S in questo momento".

"Lega e M5S - prosegue Toti - sono le forze risultati vincenti alle ultime politiche". In questa delicata fase istituzionale ''la via maestra è provare a fare un governo di centrodestra con l'appoggio, attraverso qualsiasi forma, dei cinque stelle. Se i cinque stelle non dovessero starci, allora ne prenderemo atto. E a quel punto, spetterà al capo dello Stato, Sergio Mattarella, trovare e indicare il percorso...''.

Una rottura tra Salvini e Berlusconi "andrebbe spiegata ai nostri elettori, non credo che sia interesse di nessuno dividersi", spiega Toti parlando a "Circo Massimo", su Radio Capital. Per il governatore è possibile trovare un punto d’incontro fra M5S e centrodestra, "ma non è facile. Il problema - osserva - è come si fa a conciliare i programmi, visto che quello del M5S è alternativo a quello del centrodestra". Infine sul partito unico: "Penso che con un M5S al 33% il centrodestra si debba strutturare. Ma il partito unico deve essere una scelta del popolo, senza predellini e iniziative personali".

Il governo "dovrà partire da chi ha vinto le elezioni, cioè il centrodestra e dal leader della coalizione vincente, cioè la Lega". "Non siamo disponibili - ha detto l'ex premier Silvio Berlusconi al termine del colloquio con Mattarella al quale hanno partecipato anche le capogruppo Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini - a un governo fatto di pauperismi e giustizialismi e populismi e odio che innescherebbe una spirale recessiva e di tasse elevate con fallimenti a catena anche nel settore bancario". "Siamo disponibili con presenze di alto profilo a soluzioni serie e credibili in sede europea. Su questo siamo disposti a dialogare". "Serve un governo", ha evidenziato Berlusconi, per affrontare le urgenze del Paese.

"Abbiamo detto al presidente Mattarella che sentiamo tutta la responsabilità di esser la prima forza politica di lavorare il prima possibile per assicurare una maggioranza ad un governo del cambiamento", ha detto il leader del M5S Luigi Di Maio al termine delle consultazioni al Colle. "Come ho ribadito durante tutta la campagna elettorale, abbiamo ottenuto 11 milioni di voti su una posizione ben precisa che abbiamo ribadito al presidente anche sulla politica estera. Con noi al governo l'Italia resterà alleata dell'Occidente nel Patto atlantico, nell'Unione europea e monetaria: è questo l'obiettivo". 

"Le mie aperture sono sincere, ma voglio anche precisare che rispetto a quello che ho letto in questi giorni io non ho mai voluto spaccare il Pd, mi rivolgo al Pd nella sua interezza perché al di là delle differenze di vedute non ci permetteremo mai di interferire nelle loro dinamiche interne". "Un contratto di governo si può sottoscrivere o con la Lega o con il Pd. Questi sono i due interlocutori, è chiaro che sono due soluzioni alternative", ha ribadito Di Maio dopo le consultazioni al Quirinale. "Dopo gli incontri capiremo con chi si potrà sottoscrivere il contratto di governo", aggiunge. 

"Non vogliamo spaccare la coalizione di centrodestra ma non riconosciamo una coalizione di centrodestra, perché non solo si sono presentati alle elezioni con tre candidati premier ma perché si sono preparati alle consultazioni separati. E una di queste forze non riconosce il M5s, perciò ci rivolgiamo alla Lega": così ancora il capo politico del M5s dopo le consultazioni al Quirinale.

I Dem hanno ribadito la loro posizione con il segretario reggente Maurizio Martina: 'Chi ha vinto le elezioni', è stato l'invito "si prenda la responsabilità del governo", per quanto riguarda il Pd: "non ci sono ipotesi di governo". Forza Italia ha invece sottolineato la necessità e l'"urgenza" di un governo che parta dal centrodestra, la coalizione che ha ottenuto più voti. Silvio Berlusconi ha evidenziato la necessità di figure di "alto profilo" e detto no a governi fatti "di pauperismi, giustizialismi e populismi

Ma nessun partito e nessuno schieramento dispone da solo dei voti necessari per formare un governo e sostenerlo ed è indispensabile quindi, secondo le regole della nostra democrazia che vi siano intese tra più parti per formare una coalizione che possa avere una maggioranza in Parlamento. Nelle consultazioni in questi due giorni questa condizione non emersa": così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine delle consultazioni al Quirinale. "Farò trascorrere qualche giorno di riflessione, anche sulla base della esigenza di maggior tempo che mi è stata prospettata da molte parti politiche. Sarà utile anche a me per analizzare e riflettere su ogni aspetto delle considerazioni" fatte dai partiti e "sarà utile a loro per valutare responsabilmente la situazione, le convergenze programmatiche, le possibili soluzioni per dare vita a un governo". 

"E' indispensabile che vi siano delle intese" tra le forze politiche che ora hanno "qualche giorno di riflessione" che sarà loro utile per " valutare responsabilmente convergenze programmatiche". Questo è l'invito del presidente Sergio Mattarella ai partiti al termine del primo giro di consultazioni. Il Capo dello Stato ha deciso di riconvocare il secondo giro di colloqui non prima della metà della settimana prossima.

Questi hanno una fame di potere infinita, e sarà questo che li porterà a un accordo di governo", "nonostante l'esito di questo primo giro di consultazioni, sono convinto che l'accordo Salvini-Di Maio sia ancora sul tappeto. Siamo alla tattica, certo, ma alla fine quello sarà lo sbocco". E' l'opinione di Paolo Cirino Pomicino, che, in un'intervista al quotidiano nazionale spiega: "La bramosia di potere è tale, da parte di tutti, che tutti saranno disposti a ingoiare la loro dose di rospi".

"Il rospo che ingoierà Salvini - afferma Cirino Pomicino - è vedere Di Maio a palazzo Chigi, quello di Di Maio è di prendersi dentro Berlusconi, quello di Berlusconi è di coabitare con i grillini". "Macché elezioni - aggiunge -. Vogliono tutti andare al governo. L'appetito governativo è altissimo". In ogni caso, secono Cirino Pomicino, non servirebbero: "Non credo. Accadrebbe come in Spagna, dove si sono registrati spostamenti marginali e poi la situazione resta quella di prima".

 

 

Da giorni sono in mare fra le Imia e Kastellorizos diverse navi da guerra Elleniche e Turche. Tutti i reparti delle isole egee sono in stato di massima allerta e rinforzati.

Nel mezzo la tesi gravissima espressa da alcuni analisti sui media ellenici e dallo stesso ministro secondo cui il commando turco era appostato alla frontiera greca per studiare possibilità di ingresso e una volta visti i due militari greci li ha catturati intenzionalmente. Tsipras ha convocato un consiglio dei ministri di urgenza.

Il ministro Kammenos ha dichiarato ai giornalisti che la cattura dei due soldati potrebbe essere stata orchestrata dalla Turchia. Il clima si è fatto estremamente pesante dopo le provocazioni turche e la decisione senza precedenti del Maximos, sede del governo di Atene, di epitetare Erdogan in un comunicato ufficiale “Sultano”. In seguito lo stesso ministro della Difesa gli ha dato del pazzo: “L’uomo è completamente impazzito. In colpa Netanyahu, poi gli altri americani. Ha fatto una dichiarazione contro Netanyahu, con un pazzo non si trova la quadra”.

La replica di Ankara, nel giorno dell’incontro tra Erdogan e Putin, è sul filo della minaccia di guerra ed e cosi e scontro totale tra Grecia e Turchia uno dei motivi : i militari ellenici detenuti da Ankara da 35 giorni potrebbero restare lì 15 anni ha detto il ministro degli esteri di Atene Panos Kammenos che ha chiamato Erdogan “sultano”. .

E ha stimato che la detenzione dei due soldati greci nelle prigioni turche potrebbe durare a lungo, almeno tre lustri, “in un Paese in cui non ci sono tribunali e la giustizia lavora agli ordini del sultano”.

Ma lo scorso anno, sempre in questi giorni di Pasqua Greca , un reparto greco venne sbarcato con procedura d'emergenza sull'isolotto Panagià, appartenente al complesso di Oinousses. Poco prima era arrivata l'informativa di un pianificato sbarco di un reparto turco in dispregio alla celebrazione festiva cristiana.

Un panorama a cui si somma l’escalation sulla sovranità dell’isola di Imia, nel Dodecaneso. Da Ankara il portavoce del ministero degli esteri turco ha detto che la legge greca su quasi 450 aree la n.4519 che crea siti di interesse comunitario e di zone di protezione speciale per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie, animali e vegetali sottoposte al programma “Natura 2000” altro non è che l’ennesimo tentativo della Grecia di sfruttare questi strumenti per rivendicazioni territoriali nell’Egeo.

Ieri il Parlamento di Atene ha dato il via libera con procedura accelerata ad un nuovo piano per la difesa del valore di 1 miliardo di euro: i vecchi Mirage saranno sostituiti, al pari di blindati e sistemi anti missile. Gli 85 caccia F16 necessitano di un ammodernamento come le fregate e dei cacciatorpedinieri. I primi 55 milioni dovrebbero essere stanziati a breve per ammodernare i C-130 e i C-27. La commissione difesa è stata convocata alla presenza di tutti i capi delle forze armate, Evangelos Apostolakis, Alcibiade Stefanis, Nikos Tsounis e Christos Christodoulou.

Intanto non si fermano le esercitazioni militari in tutta la Grecia. Dopo la Delta Force anfibia impiegata nell’Egeo orientale la scorsa settimana, ecco l’ottava Brigata Meccanizzata impegnata in Epiro al confine con l’Albania a dimostrazione di una situazione di elevata tensione.

In questa cornice si inserisce la visita di due giorni del presidente russo Vladimir Putin in Turchia: al centro la centrale nucleare di Akkuyu, nella provincia di Mersin, la cooperazione militare che ha visto Ankara acquistare da Mosca i missili S-400 e il caso dei due militari greci detenuti a Edirne, su cui Putin dirà senza dubbio qualcosa essendo molto legato ad Atene.

E stato anche un incontro trilaterale con il presidente iraniano Hassan Rohani, ma il piatto forte e stata la Siria con la cosiddetta “iniziativa di Astana” il protocollo iraniano-russo-turco per la risoluzione diplomatica del conflitto. Un incontro particolarmente importante perché il quadro ha subito un decisivo cambio di passo dopo l’invasione turca di Afrin e la conquista quasi totale del Gouta orientale.

Russia, Turchia e Iran hanno concordato di "accelerare gli sforzi" per assicurare una tregua sul terreno in Siria e proteggere i civili nelle zone di de-escalation. Così un documento congiunto diffuso al termine del summit ad Ankara tra Putin, Erdogan e Rohani, leader dei Paesi del processo di Astana.

Il riavvicinamento russo-turco è comunque un fatto che ha delle particolarità oggettive, dal momento che solo due anni e mezzo fa, nel novembre 2015, un aereo da caccia russo era stato abbattuto da turco F-16, vicino al confine con la Siria, portando i due paesi sull’orlo della rottura.

Intanto Il ministero degli esteri turco ha definito “irresponsabile” la presa di posizione di Atene ma è ormai chiaro come Erdogan non intenda fare nulla per stemperare i toni. La controreplica di Tsipras si è sviluppata sulla traccia “non provochiamo nessuno, ma non abbiamo paura di nessuno”. Il riferimento del premier greco in quel tweet è al tentativo di impedire che l’escalation continui e sfoci in un “terreno ancora inesplorato”.

La Turchia inoltre secondo fonti diplomatiche elleniche starebbe cercando di scambiare i due soldati greci con gli otto ufficiali dell’esercito turco che hanno ricevuto asilo in Grecia dopo il fallito golpe del luglio 2016. Ma ufficialmente Ankara smentisce questa tesi e continua le provocazioni militari. Un caccia F16 dell’aviazione turca ha sorvolato a bassa quota l’isola greca di Farmakonisi: è entrato nello spazio aereo greco per 15 minuti attivando le contromisure dell’aviazione ellenica.

Ma le provocazioni Turche non si fermano qui : il pattugliatore TCG Kuşadası ha gettato l'ancora all'imboccatura del porto dell'isola greca di Kalymnos, in un evidente atto di provocazione; drones militari turchi hanno sorvolato più volte le isole di Pserimos e Kalolimnos nuovo tentativo di speronamento di un'unita della Guardia Costiera greca, la vedetta LS 611, al largo dell'Isola di Chios.

Israele è "molto preoccupato" per il vertice ad Ankara dove i dirigenti di Turchia, Russia e Iran discutono del futuro assetto in Siria. Lo ha detto alla radio militare il ministro della difesa Avigdor Lieberman secondo cui è notevole in particolare l'assenza da quel vertice di rappresentanti dell'Unione Europea, degli Stati Uniti e dell'Onu. "Si tratta di un processo che aggira l'Occidente", ha notato il ministro.

In particolare Lieberman si è detto inquieto per il ruolo dell'Iran che "vuole sviluppare infrastrutture per restare in maniera permanente in Siria. Noi - ha avvertito - non possiamo accettarlo". In risposta ad una domanda, Lieberman ha escluso che l'esercito israeliano possa un giorno occupare una zona di sicurezza all'interno della Siria, ma ha anche ribadito che Israele "non rinuncerà nemmeno a un millimetro alle alture del Golan".

 

 

Governo tecnico, di scopo, di minoranza, del presidente. Sono molte le formule e le sfumature che vengono citate, anche dai protagonisti politici, dato che le urne hanno consegnato un Parlamento senza una chiara maggioranza. 

"A differenza dei 5Stelle, la Lega esclude qualsiasi alleanza di governo col Pd bocciato dagli italiani. La coalizione che ha preso più voti è quella di centrodestra e da questa si riparte, dialogando anche con i 5Stelle ma senza subire veti o imposizioni". Lo scrive il leader della Lega Matteo Salvini su Facebook.

"Faremo ciò che abbiamo detto in campagna elettorale: proporremo un contratto di governo come si fa in Germania, si fa ciò che c'è scritto, quello che non c'è scritto non si fa". E' quanto ha detto, a quanto si apprende, Luigi Di Maio in assemblea parlando di interlocuzione sui temi o con un Pd senza Renzi o con la Lega. 

Il modello di "contratto" a cui ha fatto riferimento il leader M5s durante l'assemblea con i parlamentari M5s è quello di coalizione sottoscritto in Germania dalla Spd e dalla Cdu in cui vengono esattamente elencati i punti di programma da portare avanti dall'esecutivo incaricato. E' un programma di governo "perimetrato", in cui è esclusa, avrebbe spiegato Di Maio, qualsiasi iniziativa che non sia stata concordata nel "contratto".

Diverse sono le vie percorribili per il Capo dello Stato Sergio Mattarella. dopo la prima seduta di Camera e Senato il 23 marzo e l'elezione dei presidenti (una prima cartina di torna sole per capire le possibili alleanze) un elemento indicativo sarà quello della formazione dei gruppi entro il 25 marzo. I capigruppo e i leader saranno poi chiamati alle consultazioni, insieme all'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e ai nuovi presidenti delle Camere.

Dopo le consultazioni, qualora emergesse una difficoltà a dare vita ad una maggioranza stabile, il presidente della Repubblica potrebbe scegliere di dare a un esploratore ad esempio uno dei presidenti delle Camere il compito di lavorare per facilitare l'emergere di una soluzione di governo. Lo stesso 'esploratore' potrebbe ricevere in un secondo momento l'incarico di formare un governo.

Il capo dello Stato, una volta terminate le consultazioni, potrà inoltre scegliere se dare un pre-incarico a qualcuno, come avvenne nel caso di Pier Luigi Bersani, per verificare la possibilità di formare un governo ma prima dell'incarico vero e proprio. Oppure un incarico pieno che consente all'incaricato di presentare la lista dei ministri e poi provare a ottenere la fiducia.

Una seconda ipotesi è quella in cui sia lo stesso presidente a scendere in campo in questo ruolo di mediazione per un Governo del Presidente. E' ciò che avvenne per Napolitano con il governo di Enrico Letta.

Un governo che era anche delle larghe intese, sostenuto (fino alla ricomposizione di Forza Italia) da forze politiche storicamente in contrasto tra di loro: Pd, Pdl, Sc e Udc. Le larghe intese per ora, almeno sulla carta, escluse da tutti, si potrebbero realizzare nel caso di una intesa per un governo Pd-Fi, M5s-Lega-Fdi o ancora Pd-M5s-LeU.

Altra ipotesi, forse più complessa, è quella alla quale sembrerebbe alludere il Movimento Cinque stelle quando si dice pronto a un confronto a partire dal giorno dopo le elezioni, quella cioé di un Governo di minoranza, con le alleanze (variabili) che vengono trovate provvedimento per provvedimento. Questo tipo di governo, frequente nei Paesi nordici ma anche in Spagna, è secondo diversi costituzionalisti complicato dall'obbligatorietà, che non c'è in tutti i Paesi, del passaggio della fiducia in Parlamento dopo la nomina del capo del governo.

Oltre allo scioglimento diretto delle Camere, c'è l'ipotesi, poi, molto citata in questi giorni, di un Governo di scopo con l'obiettivo della modifica della legge elettorale.

Altra formula possibile è quella del Governo tecnico, come avvenne nel caso del governo Monti, ovvero dell'incarico a una personalità esterna.

Luigi Di Maio lancia, registrando la trasmissione Di Martedì su La7, la proposta di un contratto di governo da sottoscrivere - spiegano fonti M5s - o con la Lega o con il Pd. Secondo una anticipazione di Corriere.it dall'apertura verrebbe esclusa Forza Italia come partito che bloccherebbe i tentativi di riforma del sistema.

"Il Pd, coerentemente con le decisioni assunte in direzione, dirà al presidente Mattarella che non siamo disponibili ad alcun governo che abbia Di Maio o Salvini come premier - ha detto il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Andrea Marcucci -. La proposta del leader 5 stelle è ovviamente irricevibile". 

"Di Maio dimostra scarsissima cultura istituzionale perchè Berlusconi non ha bisogno di legittimazioni da lui essendo stato in questi anni votato da milioni e milioni di cittadini", ha detto la capogruppo Fi alla Camera Maria Stella Gelmini commentando il veto del candidato premier M5S a Fi. "Siamo noi indisponibili a fare un governo con chi dimostra di non aver compreso il ruolo che gli elettori gli hanno attribuito", ha aggiunto.

Un "contratto alla tedesca" su alcuni temi, come una legge anticorruzione seria e il reddito di cittadinanza, aperto a chi ci sta, "esclusa Forza Italia". E' quanto ha prospettato Di Maio ai parlamentari M5S, secondo quanto si apprende. Di Maio ha citato espressamente inoltre la legge sul conflitto di interessi. Il contratto "va messo nero su bianco, con un impegno chiaro su determinati temi".

Le condizioni poste da Di Maio rischiano di far saltare qualsiasi tipo di intesa. "A meno di miracoli non credo che al primo giro di consultazioni ci sia un incarico - commenta Giorgetti ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital  - credo vengano valutate tutte le pregiudiziali che mano a mano spero vengano rimosse". Per il presidente dei deputati leghisti, però, c'è "un terreno su cui si può lavorare" per costruire un governo con il Movimento 5 Stelle. Ma c'è un "ma". "Solo se cadono alcuni pregiudizi e alcune pregiudiziali - mette in guardia - il governo che nascerà deve essere forte". Perché questo avvenga devo tutti fare un passo indietro. O, per dirla con le parole di Giorgetti, "trovare una via di mezzo". Sia sulle alleanze sia sui programmi. "La Lega sola con il centrodestra avrebbe fatto flat tax senza reddito di cittadinanza - argomenta il lerghista - il Movimento 5 Stelle da solo avrebbe fatto reddito di cittadinanza senza flat tax.

Secondo Giorgetti, Di Maio propone "un programma alla tedesca con i tradimenti all'italiana, proponendo al Pd di lasciare Renzi e al centrodestra di lasciare Berlusconi". Un tradimento "plateale, a poche settimane dalle elezioni". "Di Maio vuole mettere condizioni a destra, non è il modo giusto per cominciare - spiega il leghista su Radio Capital - sappiamo che abbiamo avuto un mandato popolare, ma prima di mettere veti vogliamo parlare con gli altri, partendo dal programma di centrodestra". A Mattarella, poi, dirà quello che il Carroccio intende "fare per cambiare questo Paese". "Partiamo da questo - conclude - poi arriveremo al resto".

 

 

 

La partita è tutta aperta. E prima di dare alla luce il nuovo governo ne vedremmo di ogni. Ieri Salvini ha messo in chiaro che "si parte prima dal centrodestra" e che, in ogni caso, "nessuno si muove da solo""se c'è convergenza sul programma". E tra i temi indica anche il reddito di cittadinanza. Ma la poltrona di Palazzo Chigi rischia di dividerli. Su un eventuale incarico a Di Maio Silvio Berlusconi è stato irremovibile "Non può essere lui il premier". Dal quartier generale pentastellato non esce nulla in chiaro, ma vengono lanciati i primi "pizzini". "Siamo pronti a offrire (a Salvini, ndr) i ministeri più importanti", spiegano i grillini alla Stampa 

"Il governo non si può fare se non sarà fatto premier Luigi Di Maio. Il voto dei cittadini va rispettato". A dirlo è ai microfoni di "24 Mattino", su Radio24, il deputato M5S Alfonso Bonafede. Il reddito di cittadinanza? "Si farà, senza se e senza ma", sottolinea Bonafede che, sull'ipotesi di un accordo con Silvio Berlusconi per il governo, ribadisce: "Di Maio non farà mai il Nazareno". 

Il leader della Lega, Matteo Salvini, ieri ha precisato che l'impianto programmatico di un governo guidato dal centrodestra è prioritario rispetto alla premier ship «Non è: o Salvini o la morte», ha ribadito. 

In questi giorni, tuttavia, anche la Lega ha rivendicato una precedenza nell’avere Matteo Salvini come candidato premier, alla luce del risultato del centrodestra alle urne del 4 marzo. . Salvini ha detto che sarebbe «un onore» diventare premier, anche se il segretario leghista non esclude altre possibilità. 

Sul suo conto, tanto Luigi Di Maio quanto Grillo hanno espresso parole di ottimismo : «È una persona di parola». Di chi gli M5S non si fidano è Silvio Berlusconi, con cui non si sono seduti al tavolo per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato e non intendono farlo nemmeno per la formazione del Governo «In questo Paese - ha detto Salvini - il problema non sono io. Io mi metto a disposizione. 

Se mi rendessi conto che per aiutare questo Paese ci sono anche altre persone che possono dare una mano per carità di Dio non sono io a dire di no». «Si parte dal programma», ha poi aggiunto, «chiunque ci stia al programma; chi fa il presidente del Consiglio è l’ultimo dei miei problemi. Io sono pronto, non sono come quei bambini che vanno al campetto che se non fanno gol se ne vanno col pallone. Sono disponibilissimo a ragionare con tutti».

E Danilo Toninelli è stato formalmente eletto capogruppo M5s dall'assemblea dei senatori riunita a palazzo Madama. Alla riunione era presente anche Luigi Di Maio che si è tra l'altro complimentato con Toninelli per la gestione, assieme a Giulia Grillo, della partita delle presidenze. Sono stati quindi confermati Vito Crimi come vice capogruppo vicario, Vilma Moronese, Stefano Patuanelli, Gianluca Perilli, Daniele Pesco come vice capigruppo, Gianluca Castaldi, Sergio Puglia, Vincenzo Santangelo come segretari. Tesoriere del gruppo è invece Nunzia Catalfo.

Il primo punto qualificante, dunque, sarebbe l'abolizione della riforma Fornero e la reintroduzione di un sistema a quote età anagrafica + anzianità contributiva per l'accesso al pensionamento. Su questo tema un'intesa con i pentastellati è possibile. Il secondo punto è attinente alla riforma fiscale come da programma del centrodestra: flat tax al 15% per la Lega, chiusura delle liti pendenti, sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull'Iva e ritorno all'autonomia locale della riscossione.

Il terzo punto qualificante è il contrasto all'immigrazione clandestina con il sistema dei respingimenti. A questo si accompagnerebbe un rafforzamento delle misure di sicurezza nelle città. Anche su questo tema, in linea di principio, M5s non dovrebbe essere particolarmente ostile.

È la domanda che sorge spontanea dall'accenno a questi dieci punti. Da alcune ipotesi che Salvini ha enunciato si possono dedurre quali saranno le priorità su cui un esecutivo di matrice leghista comincerebbe a lavorare. 

«Chi ci ha votato ci ha dato fiducia per fare delle cose come l'abolizione della legge Fornero: vediamo in Parlamento chi ci sta», ha sottolineato aggiungendo che «io voglio cancellare la Fornero, lo spesometro, controllare l'immigrazione». Considerato che per il numero uno della Lega «gli M5s, a partire da Di Maio e Grillo, si sono dimostrati affidabili», è chiaro chi sia l'interlocutore privilegiato.

Un quarto punto d'incontro è rappresentato dagli incentivi all'inserimento o reinserimento di giovani e anziani nel mondo del lavoro. Nella logica del centrodestra questo punto è stato indicato sempre come un sistema di decontribuzione totale per facilitare le assunzioni. E in questo senso sembra pensarla anche Salvini nel rivolgersi ai Cinque stelle: «Se il reddito di cittadinanza fosse pagare la gente per stare a casa, dico di no ma se fosse uno strumento per reintrodurre nel mondo del lavoro chi oggi ne è uscito, allora sì».

Analogamente dirimente è la questione dei rapporti con l'Europa. La revisione dei Trattati, perseguita tanto da Lega quanto da M5s, appare chimerica, ma è praticabile una «sterzata» nell'indirizzo politico, da attuarsi con i buoni uffici di Forza Italia e concomitante con l'insediamento della nuova Commissione nel 2019.

Un governo ispirato al programma del centrodestra riprenderebbe in mano il dossier delle grandi opere, magari con una gradazione diversa rispetto all'inizio e con un focus maggiore sull'infrastrutturazione dei porti del Mezzogiorno. 

In chiave meridionalista si possono leggere l'impegno per l'autonomia con la dislocazione dei ministeri nelle varie Regioni, per il rafforzamento dei poteri di Roma Capitale e per la creazione di una zona franca fiscale al Sud. Anche una correzione della «Buona scuola» di Renzi avrebbe chance di gradimento. Più difficile, in questa prospettiva, attuare una riforma della giustizia assieme ai grillini notoriamente filo-magistrati.

Tra M5S e Lega ci sono programmi politici con punti di contatto ma anche alcune differenze sostanziali. Tra le principali, il reddito di cittadinanza punto forte dei Cinque Stelle e la flat tax al centro del programma del Carroccio. 

Se il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del M5s durante la campagna elettorale «fosse uno strumento per reintrodurre nel mondo del lavoro chi oggi ne è uscito» troverebbe d’accordo anche il segretario della Lega Matteo Salvini, che assicura di non aver ancora parlato con Di Maio di questa misura. «Per serietà abbiamo parlato di fare partire prima i lavori delle Camere - spiega - Sulle idee che abbiamo su temi come lavoro, giustizia, scuola dobbiamo confrontarci. Se il reddito di cittadinanza fosse pagare la gente per stare a casa no, ma se fosse uno strumento per reintrodurre nel mondo del lavoro chi oggi ne è uscito allora sì»

Stando alle previsioni fatte in queste ore, il giro di consultazioni con il presidente della Repubblica non dovrebbe durare molto, non essendo molti i partiti. A questo punto Sergio Mattarella diventa il vero arbitro della partita politica per la formazione del Governo. Tutto dipenderà, ovviamente, da ciò che gli diranno i partiti a proposito di un eventuale accordo per il raggiungimento di una maggioranza parlamentare.

 

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