Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Sabato, 05 Ottobre 2024

Gli operatori del Centro …

Set 23, 2024 Hits:308 Crotone

Invasione tedesca a Croto…

Set 12, 2024 Hits:495 Crotone

XX Edizione del Premio …

Ago 21, 2024 Hits:832 Crotone

Un Eroe Senza Mantello: A…

Ago 12, 2024 Hits:1039 Crotone

Isola Summer 2024, ecco g…

Lug 05, 2024 Hits:1470 Crotone

Premio Pino D'Ettoris: al…

Lug 01, 2024 Hits:1228 Crotone

San Giuda Taddeo presenta…

Mag 27, 2024 Hits:1804 Crotone

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:2488 Crotone

C'è una minoranza che, con i suoi atteggiamenti autoritari, rischia di mettere in crisi l’Unione Europea..

E il paradosso è che questa minoranza fa parte della stessa Unione Europea. Sono i cosiddetti "falchi", quei commissari il cui unico lavoro sembra quello di attaccare l'Italia o di salire in cattedra per impartire lezioni non richieste o peggio ancora per minacciare governi democraticamente eletti da un pulpito che non ha ricevuto alcun consenso popolare. Prima o poi a Bruxelles e Strasburgo qualcuno si renderà conto dei loro danni? Al momento sembra di no, mentre è indubbio che le critiche nell'ultimo periodo siano aumentate esponenzialmente.

Adesso si annovera anche lo slovacco Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione Ue nonché candidato di punta nel Gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) in vista delle europee per guidare l'esecutivo dell'Unione

Commentando all'Ansa la situazione politica in Italia e l'affermazione della Lega di Matteo Salvini ha tuonato: "Sono stato molte volte in Italia e sono sempre rimasto impressionato di quanto questo grande ed importante Paese europeo sia onestamente pro-Ue. Per noi è davvero una situazione nuova. Dobbiamo assicurarci che in futuro l'Italia torni a essere di nuovo il grande Paese del G7 fortemente pro-Ue". E poi ha aggiunto: "Siamo tutti preoccupati".

A rincarare la dose poi l'attacco ai populisti che fanno "false promesse" e "giocano con il fuoco per distruggere la nostra cooperazione europea e il nostro sogno europeo".

La risposta del ministro dell'Interno è arrivata a stretto giro di posta. "Ennesimo attacco dell'Europa all'Italia, alla Lega e al governo. Adesso si interessano a noi, ma per anni gli euroburocrati hanno ignorato le richieste d'aiuto del nostro Paese per fermare gli sbarchi e ci hanno rifilato 700mila immigrati. Farebbero meglio a chiedere scusa e a tacere", ha ribattuto Salvini.

Secondo il quotidiano il Giornale l'ultima, in ordine di arrivo, è arrivata dalla bocca del commissario europeo agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici. "L'Italia è un problema per la zona dell'euro", ha sentenziato. Non contento poi ha rincarato la dose: "Nella nuova Europa sovranista non c'è un Hitler ma tanti piccoli Mussolini".

Da un francese, si passa poi a un tedesco. Günter Oettinger, commissario europeo, ha più volte tuonato contro l'Italia. Prima ha sciorinato la sua particolare lezione finanziaria: "I mercati insegneranno (poi corretto dal giornalista che lo ha intervistato in "indurranno") agli italiani a votare nella maniera giusta". 

Poi ha minacciato: "Mettiamo in guardia Roma contro il mescolare questioni di politica migratoria con il Bilancio della Ue". Ieri ha tuonato ancora: "Vogliamo che l'Italia rispetti il criterio del 3%. Per quanto riguarda il debito, il criterio è il 60%, condiviso da tutti i Paesi che hanno firmato per essere nell'euro. In Italia siete al 133%, non è più tollerabile, ritengo che il 120% debba essere il limite massimo. Chiaramente spetta a voi deciderlo, ma non è una buona idea passare al 140%, la responsabilità è vostra. La strategia del bilancio italiano è una strategia del governo e del Parlamento, ma penso che la vostra sia una strada sbagliata". 

Infine Oettinger ha bacchettato l'Italia anche per quanto riguarda il settore dell'automotive: "Serve sfruttare la maggiore capacità produttiva italiana, nel vostro Paese avete la capacità di produrre 2 milioni di autovetture all'anno, ma ne fate 500 mila, non è colpa della Commissione europea. Cosa fate voi per portare la produzione automobilistica in Italia? Non è colpa dell'Europa se il cuore della produzione di automobili è passato da Torino a Detroit".

Nella lista non può mancare il falco Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione europea, che nel maggio scorso avvertiva: "La Commissione, naturalmente, non vuole interferire nelle discussioni in corso attualmente sul governo in Italia, ma noi ci apettiamo di collaborare molto strettamente con un governo stabile, qualunque sia, la Commissione è guardiana dei trattati e deve essere sicura che tutti capiscano i loro impegni; e abbiamo tutte le ragioni di credere che l’Italia continuerà a rispettare i suoi impegni di bilancio ed econimici anche in futuro”.

Stesso pensiero espresso dal vice-presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis: "Nell’approccio alla formazione del nuovo governo e nell’approccio alla stabilità finanziaria l’Italia deve mantenere la rotta degli ultimi anni riducendo gradualmente il deficit e il debito. La Commissione europea in linea di principio non interferisce con le politiche nazionali ma per noi è importante che il nuovo governo italiano conduca una politica di bilancio ragionevole", perché "l'Italia ha il più alto debito pubblico nell'area dell'euro dopo la Grecia".

Il commissario europeo per migrazioni, affari interni e cittadinanza, Dimitris Avramopoulos, si è "limitato" invece all'auspicio: "Speriamo che col nuovo governo in Italia non ci siano cambiamenti sulla linea della politica migratoria". Naturalmente anche Juncker ha alzato il ditino. “Amo profondamente la bella Italia (lo ha detto in italiano, ndr), ma non accetterò più che ogni cosa che va male nel Mezzogiorno sia spiegato con il fatto che l’Ue o la Commissione europea non farebbero abbastanza. Gli italiani devono occuparsi delle regioni più povere dell’Italia: il che significa più lavoro, meno corruzione e serietà". Prediche, moniti, istruzioni, minacce, ingerenze: ma sicuri che questi falchi vogliano il bene dell'Europa? Perché così facendo non fanno altro che alimentare una certa idiosincrasia degli elettori nei confronti di un'istituzione già piena di difetti

E pure i risultati ci sono oltre 4mila persone premono ai valichi tra Bosnia e Croazia e alla spicciolata arrivano fino al Belpaese. Intercettare passeur e clandestini su 232 km di confine non è cosa facile. Per questo in piena estate il Viminale decise di inviare rinforzi al Fvg per un presidio provvisorio e straordinario, sperimentazione poi ripetuta a fine agosto e diventata permanente a metà settembre. Non una cosa di poco conto.

Oggi, come in passato, all’opera ci sono la polizia di Frontiera, la Polfer, la Stradale, i carabinieri e la Guardia di finanza. A questi, fa sapere la questura triestina, il ministero dell'Interno ha aggiunto circa 20 agenti del reparto mobile e del reparto prevenzione crimini di Padova (che si occupano di controllare l'area limitrofa ai valichi). Inoltre, Fedriga ha messo in campo pure il corpo forestale, con 23 effettivi impiegati per "segnalare presenze anomale sul territorio e comunicare in tempo reale con le Forze dell'Ordine”. Basterà?

Non è detto. Ma i primi risultati già si vedono. Ad agosto i dati diffusi dal Viminale dimostrarono che l'aumento dei pattugliamenti aveva portato aal aresto di quattro passeur, a 33 denunce, 13 espulsioni di cittadini stranieri e alla denuncia di 24 cittadini kosovari (presunti fiancheggiatori di un'organizzazione impegnata a far entrare stranieri dal Kosovo).

Fonti qualificate del Giornale.it al confine tra Slovenia e Italia fanno  notare che per chiudere tutti i buchi dello scolapasta occorrerebbero maggiori risorse. Soprattutto ai valichi più piccoli e meno controllati. I migranti infatti si stanno adeguando: vengono accompagnati fino ai sentieri sloveni e poi camminano a piedi a gruppi di 10-20 persone. “Se ne stanno tutti in fila e scavalcano la frontiera in silenzio”, ci spiega chi più volte si è trovato di fronte all'esodo.

I nostri agenti fanno il possibile. E spesso lo fanno bene: le operazioni portate a termine nei giorni scorsi lo dimostrano ampiamente. Mercoledì scorso uno degli interventi più difficili: è il tardo pomeriggio quando un’auto non si ferma all’alt degli agenti e ne nasce un assurdo inseguimento. “È partito da Pesek ed è finito a Cervignano del Friuli attraversando le province di Trieste, Gorizia e Udine – spiega un agente a IlGiornale.it - L'auto ha rischiato in più occasioni di provocare stragi! Ha passato centri abitati a velocità superiori ai 130 km orari. Ha percorso tratte autostradali facendo manovre folli e imboccando svincoli in contromano”. Quasi 75 km di tallonamento messo a segno dai poliziotti del reparto prevenzione crimine veneto, che non si sono tirati indietro nonostante i rischi.

Alla guida del mezzo c’era un pakistano (arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e lesioni aggravate) con a bordo 4 clandestini iraniani (presi in carico dall’ufficio immigrazione). Il passeur – spiega ancora la fonte - “era stato già arrestato per lo stesso reato poco tempo fa” e ha pure tentato di reagire al fermo. Venerdì mattina, invece, i due reparti padovani inviati da Salvini hanno fermato un altro passeur che traghettava 12 clandestini su un furgoncino. "Da quando c'è lui al ministero - sussurra un agente - notiamo la differenza. Sì fa quello che c'era da fare anni prima. E anche i cittadini lo notano: basta andare a prendere un caffè nei bar della zona che subito ci dicono 'ah voi siete quelli mandati da Salvini'".

Intanto come da decreto è previsto che il commissario sia nominato con decreto del presidente del Consiglio entro 10 giorni dall'entrata in vigore del decreto per Genova. Alto, bello, biondo, occhi blu? Vediamo, aspettiamo ancora". Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel suo intervento alla 68 esima sessione del Comitato Regionale per l'Europa dell'Oms, in corso a Roma.  "Non abbiamo ancora l'identikit preciso ma sarà sicuramente colui che ci garantirà di realizzare il ponte quanto prima: ci interessa il risultato". “Vogliamo stare vicino ai nostri medici e professionisti che sono eccellenze mondiali e rimettere al centro il merito e la trasparenza: il nome di Li Bassi per l’Agenzia del farmaco è un segnale chiaro perché parliamo di uno di quei cervelli in fuga che vogliamo riportare a casa.   Lavoreremo - dice ancora Conte - per colmare le disuguaglianze nell'accesso al sistema sanitario e contrastare la povertà e le forme di emarginazione sociale. Misure come il reddito di cittadinanza che il governo si è impegnato a varare, potranno essere utili per reagire a questo". 

"L'Italia sottolinea Conte - è seconda in Europa per aspettativa di vita: qui si vive di più, siamo il paese della bella vita. E noi vogliamo rilanciare e preservare il sistema sanitario perché il diritto alla salute garantito a tutti resti un pilastro del nostro vivere comune. Sosteniamo l'obiettivo della copertura sanitaria universale come obiettivo dell'Oms. Il diritto a essere curati è da garantire a tutti. Questo ci impegna a lavorare intensamente e non a caso anche nel contratto di governo è puntualmente  precisato che e prioritario tutelare l'attuale modello di gestione del servizio sanitario nazionale, salvaguardando lo stato di salute del Paese, con uniformità dei livelli essenziali di assistenza", aggiunge il premier. "Uno dei primi passi è l'adozione di un piano nazionale della cronicità e un piano nazionale della prevenzione, di portata quinquennale", sottolinea.

"Il mio impegno - ha detto il ministro della Salute, Giulia Grillo - è produrre interventi concreti: finora la sanità in Italia ha subito molti tagli e la mappa della salute nel nostro paese è piena di luci e ombre e le diseguaglianze sono troppe; tuttavia il nostro sistema sanitario nazionale con un modello universalistico resta un punto di riferimento per tutto il mondo". Lo ha affermato il ministro della Salute, Giulia Grillo, nel suo intervento in occasione dell'apertura della 68/ma riunione del comitato regionale dell'Oms Europa, per la prima volta a Roma. All'avvio dei lavori è intervenuto anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il diritto alla salute, ha detto il ministro, "è per tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito o alla carta d'identità di provenienza". Grillo ha quindi ribadito "l'impegno dell'Italia a essere un soggetto attivo nelle politiche sanitarie a fianco dell'Organizzazione Mondiale della Sanità: l'Ue - ha detto - non è un'idea astratta ma un impegno quotidiano e pragmatico".

 

 

Il Ministro degli Interni Matteo Salvini è oggi a Vienna per il summit con i ministri dell'Ue e tra una stoccata e l'altra contro l'Onu ha dovuto pure far fronte ai borbotti dell'omologo lussemburghese.

Matteo Salvini stava parlando delle sue politiche sull'immigrazione quando il responsabile lussemburghese degli Esteri e degli Affari europei, Jean Asselborn, lo ha interrotto, dando vita ad uno scambio duro di parole di fronte agli altri colleghi europei.

Nel video della relazione di Salvini, si sente il ministro dire che "ho sentito qualche collega dire che abbiamo bisogno di immigrati perché stiamo invecchiando. Ma io ho una prospettiva completamente diversa". Il discorso del leghista è stato chiaro: "Io penso di essere al gtvoerno e pagato dai miei cittadini per aiutare i giovani per tornarli a fargli fare figli. E non per espiantare il meglio dei giovani africani e rimpiazzare i giovani eurpei".

Le parole del vicepremier italiano però non sono piaciute al ministro lussemburghese che era seduto al suo fianco. "Non so se in Lussemburgo ci sono queste esigenze, noi in Italia aiutiamo i nostri figli ad avere altri figli. Non ad avere nuovi schiavi per soppiantare i figli che non facciamo più". A quel punto, tolti qualche secondo di differita per via della traduzione, si sente Asselborn borbottare al microfono "Ale ale alè", facendo il verso a Salvini: "bla, bla, bla..."

Nell'immediato Salvini si è limitato a rispondere che quelle sono le sue posizioni, legittime. Poi però è iniziato lo scontro verbale vero e proprio. "Io non l'ho interrotta cortesemente", dice Salvini. Ma Asselborn perde la pazienza e sbotta: "In Lussemburgo, caro signore, avevamo migliaia di italiani che sono venuti a lavorare da noi, dei migranti, affinché voi in Italia poteste avere i soldi per i vostri figli". E poi conclude con una espressione colorita: "Merde, alors".

Jean Asselborn, 69 anni, del Partito operai socialista, è dal 2004 ministro degli Esteri del Lussemburgo, l’unico Granducato esistente al mondo, con una superficie di appena 2500 km quadrati e una popolazione di circa 550 mila abitanti. Asselborn attualmente è il ministro degli Esteri dell’Unione europea in carica da più tempo. Nel settembre 2016 creò una polemica quando invocò la sospensione o l’espulsione dell’Ungheria dall’Unione europea a causa del suo trattamento dei rifugiati, suscitando critiche da parte di altri ministri europei.

Intanto un mese dopo il crollo del ponte Morandi Genova si ferma per rendere omaggio alle 43 persone morte nel disastro. Alle 11,36 con il cielo lacerato dalle sirene delle navi e dai rintocchi delle campane, i genovesi sono scesi in silenzio: i negozi hanno abbassato le saracinesche, taxi e bus hanno spento i motori, la gente in strada si è fermata in raccoglimento. Un girotondo in mezzo a piazza De Ferrari per ricordare la tragedia: lo hanno fatto alcuni figli delle vittime mischiati a decine di giovanissimi atleti genovesi, accompagnati dagli allenatori e dai dirigenti delle società in occasione del minuto di silenzio delle 11.36 in ricordo delle 43 vittime. "Ci è sembrato doveroso invitare il mondo dello sport a partecipare a questo momento così importante", ha spiegato Rino Zappalà, delegato Coni di Genova

Il nome del commissario arriverà tra due settimane, ha sottolineato il ministro Danilo Toninelli. "Il nome dovrà rappresentare l’intera Liguria, e dovrà dare a Genova entro il 2019 un risultato che io penso abbia dello straordinario, cioè un nuovo ponte che ricollega Genova e tutta l’Italia. Faremo l’impossibile per ricostruire il ponte entro il 2019. Autostrade pagherà ma non metterà un sassolino". Il decreto urgenze - spiega l’esponente M5s - è stato condiviso dal governo". Bisogna però ricordare che la Lega ha manifestato più di una perplessità sul decreto, che ha rischiato di slittare ed è approdato sul tavolo del cdm per un esame preliminare.

Non credo che importi a qualcuno il nome del commissario - ha detto il governatore e commissario per l'emergenza Giovanni Toti -. Il problema è fare le cose bene e presto. Non ingarbugliare le carte. Come istituzioni ci siamo fatti carico da un mese dell'emergenza facendo un lavoro straordinario e oggi chiediamo al Governo di poter continuare, di non avere disturbi ma aiuti, perché l'unico compito ora è riaprire il ponte".

"Non sarà la caduta di un ponte a piegare Genova - ha detto ancora Toti -, una città che ha voglia di tornare a correre nel più breve tempo possibile. Oggi in piazza De Ferrari, la piazza delle grandi adunate di quel popolo che ha saputo dire no ai terroristi quando fu ucciso Guido Rossa, ribadiremo a tutti questa volontà".

"La giustizia è la prima cosa, sapere cosa è successo, cos'ha prodotto una cosa così. La procura sta facendo uno straordinario lavoro e l'aula di giustizia ci dirà cosa è successo".

"Per noi genovesi il crollo del Morandi è stata una tragedia terribile - ha detto il sindaco di Genova, Marco Bucci -. Come ground zero per New York, città che ha saputo uscire dal disastro molto bene. Noi vogliamo fare la stessa cosa. Genova non è in ginocchio. Oggi ricordiamo le vittime e pensiamo alla ricostruzione per uscire dalla tragedia con la città più forti e grande di prima".

"Genova non attende auguri o rassicurazioni ma la concretezza delle scelte e dei comportamenti": lo ha scritto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un intervento sulla Stampa e Secolo XIX a un mese dal disastro: la città "è stata colpita da una tragedia inaccettabile" e "ricostruire è un dovere. Ritrovare la normalità, una speranza che va resa concreta. Bisogna farlo in tempi rapidi, con assoluta trasparenza, con il massimo di competenza". L'immagine che la città ha dato di sé, "in quei giorni di lutto e di smarrimento non è stata soltanto di profondo dolore, ma anche di grande solidarietà e di forza d'animo", scrive. "Quella stessa solidarietà, alta, responsabile, coraggiosa, disinteressata, che ha caratterizzato i genovesi e i soccorritori", afferma, è "la chiave di volta per superare la condizione che si è creata". Con un impegno collettivo, nazionale e locale, pubblico e privato, perché "ricostruire è un dovere. Ritrovare la normalità, una speranza che va resa concreta".

Partito democratico e Forza Italia attaccano Toninelli. "È stato capace - dice il portavoce dei gruppiazzurri, Giorgio Mulè - di nominare una persona condannata a due anni e quattro mesi per bancarotta fraudolenta nel gruppo di esperti chiamati a effettuare l’analisi costi/benefici delle grandi opere". "Toninelli - attacca l'esponente dem Alessia Rotta - dimentica l’onestà". Proprio dal partito del Nazareno arriva anche l’invito a evitare oggi polemiche: "Di fronte a quello che è accaduto - sottolinea il segretario Maurizio Martina - serve la reazione solidale e operativa del Paese intero; non divisioni. Noi ci siamo e continueremo con impegno il nostro lavoro per dare una mano".

Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato, su Facebook scrive che "un mese dal crollo del ponte Morandi Genova e l'Italia aspettano ancora di sapere perché quel viadotto si è sbriciolato come un castello di sabbia provocando la perdita di 43 vite. Il decreto Genova è vuoto, non ci sono le risposte che i cittadini chiedono e che il governo evidentemente non sa dare". "In quel decreto - sottolinea- non c'è il nome del commissario; non si dice chi ricostruirà il ponte disegnato da Renzo Piano, con quali soldi e in che tempi. Tutto il Paese è vicino al governatore Toti e al sindaco Bucci che hanno messo in campo tutte le risorse a loro disposizione per affrontare l'emergenza ma oggi non sanno più cosa rispondere ai cittadini che chiedono di sapere quando potranno rientrare nelle proprie case, quando questa ferita sarà rimarginata".

 

Nel nostro ordinamento non esistono giudici elettivi aveva detto il Presidente della Repubblica ieri, I nostri magistrati traggono legittimazione e autorevolezza dal ruolo che loro affida la Costituzione. Non sono quindi chiamati a seguire gli orientamenti elettorali, ma devono applicare la legge e le sue regole". Così il presidente Sergio Mattarella alla Camera ricordando la figura del capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro. "Come spesso ebbe a ricordare anche il presidente Scalfaro, queste valgono per tutti, senza aree di privilegio per nessuno, neppure se investito di pubbliche funzioni, neppure per gli esponenti politici', ha aggiunto Mattarella. Il richiamo del Capo dello Stato avviene nel giorno in cui la Lega manifesta fuori dal Senato in difesa del ministro dell'Interno Matteo Salvini, indagato dai magistrati di Palermo per la vicenda della nave Diciotti.

Replicando il Ministro ha scritto su facebook : Mattarella oggi ha ricordato che “nessuno è al di sopra della legge”. Ha ragione. Per questo io, rispettando legge, Costituzione e impegno preso con Italiani, ho chiuso e chiuderò i porti a trafficanti di esseri umani. Indagatemi, io vado avanti!

Nel suo articolo Alessandro Sallusti tra l altro scrive al il giornale :"nel confronto a Scalfaro, infatti, Matteo Salvini appare come un dilettante - direi un'educanda - nel suo opporsi al corso della giustizia. Correva l'anno 1993, sera del 3 novembre. La Rai ha in onda la partita di coppa Uefa tra il Cagliari e i turchi del Trebisonda. Improvvisamente la trasmissione si interrompe e a reti unificate appare il faccione del presidente Scalfaro che sta per essere coinvolto nell'inchiesta sui fondi neri a disposizione dei ministri degli Interni, ruolo da lui ricoperto in precedenza. Livido di rabbia, Scalfaro pronuncia la famosa frase: «A questo gioco al massacro io non ci sto, non ci sto, non ci sto». Il giorno seguente gli accusatori di Scalfaro, alti funzionari del ministero, furono indagati per «attentato agli organi costituzionali», l'inchiesta sui fondi neri, di fatto, sospesa. E poco importa che l'anno seguente Scalfaro ammise la percezione di tali cifre «come tutti i miei predecessori» e che i funzionari furono poi prosciolti. Anche allora la legge avrebbe dovuto «valere per tutti, politici compresi». Ma per Scalfaro non fu così.

I soldi della Lega evidentemente hanno un odore diverso da quelli di Scalfaro, elevato a santo della politica quando in realtà parliamo del peggiore presidente nella storia della Repubblica. Un presidente che tramò non poco per fare cadere il primo governo Berlusconi a lui in odio, sia utilizzando i pm di Mani Pulite (il famoso avviso di garanzia recapitato al Cavaliere durante il suo primo G8), sia convincendo Umberto Bossi (in cambio di cosa resta un mistero) a mollare Berlusconi al suo destino.

Una ramanzina a Salvini da parte del capo dello Stato può far parte del gioco delle parti. Ma per favore non nel nome di Oscar Luigi Scalfaro, che parlandone da vivo non fu certo un esempio di etica politica."

Intanto nuovo attacco dal Europa : L'Italia è "un problema" nella zona euro: lo ha detto il commissario europeo agli Affari Economici, Pierrre Moscovici, in conferenza stampa a Parigi. "C'è un problema che è l'Italia", ha dichiarato il responsabile Ue, aggiungendo: "E' proprio l'Italia il tema su cui mi voglio concentrare prima di tutto".

Il commissario Ue agli affari economici  ha avvertito l'Italia che ridurre il debito pubblico è nel suo stesso interesse. Chi pensa che si possano rilanciare gli investimenti aumentando il deficit, ha aggiunto in conferenza stampa a Parigi, dice "una bugia". Rivolgendosi, più in particolare, a Matteo Salvini, ha poi sottolineato che Bruxelles non ha mai impedito all'Italia di "realizzare gli investimenti" e le "infrastrutture necessarie". "L'Italia è il Paese che più di tutti ha beneficiato di flessibilità".

"L'Italia - ha detto ancora Moscovici - ha un nuovo governo, entrato in funzione, credo, da circa 100 giorni. L'Italia ha anche un nuovo ministro dell'Economia e delle Finanze con cui lavoro regolarmente, in un clima costruttivo. Spero che questo clima costruttivo prevarrà"

Moscovici ha parlato anche dell'avanzare dei populisti in Europa, a meno di un anno dalle elezioni europee del 2019: "Oggi c'è un clima che assomiglia molto agli anni '30. Certo, non dobbiamo esagerare, chiaramente non c'è Hitler, forse dei piccoli Mussolini...": ha detto il commissario europeo, esprimendo preoccupazione.  "La storia, come diceva Raymond Aron, è tragica, bisogna evitare che sprofondi nelle sue ore più buie", ha continuato il responsabile Ue, sottolineando tuttavia che, almeno nelle prossime europee, i populisti non conquisteranno la schiacciante maggioranza dell'Assemblea Ue, ma otterranno comunque una "forte progressione".

E arriva la replica del vicepremier, Luigi Di Maio: "L'atteggiamento da parte di alcuni commissari europei è inaccettabile, veramente insopportabile. Dall'alto della loro Commissione europea si permettono di dire che in Italia coi sono tanti piccoli Mussolini, non si devono permettere!".

Negli ultimi mesi le parole sono cambiate molte volte e quello che ora aspettiamo sono i fatti, principalmente la legge di bilancio e la successiva discussione parlamentare". Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, riferendosi all'Italia e alle dichiarazioni che hanno fatto impennare lo spread. "Purtroppo - ha detto - abbiamo visto che le parole hanno fatto alcuni danni, i tassi sono saliti, per le famiglie e le imprese" anche se "tutto ciò non ha contagiato granché altri paesi dell'Eurozona, rimane un episodio principalmente italiano". "La Banca centrale europea - ha proseguito - si atterrà a ciò che hanno detto il primo ministro italiano, il ministro dell'Economia e il ministro degli Esteri, e cioè che l'Italia rispetterà le regole". Così il presidente della Bce, Mario Draghi, rispondendo alla domanda se le politiche del governo e il rialzo dello spread possano richiedere misure da parte dell'Eurotower nel 2019 per evitare fenomeni di contagio. "Non abbiamo ancora visto alcun contagio", ha aggiunto Draghi.

Il mandato della Bce è la stabilità dei prezzi e il Qe è uno degli strumenti con cui lo perseguiamo. Non è nostro compito assicurare che i deficit dei governi siano finanziati in qualsiasi condizione'. Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi in risposta a una domanda sui timori in Italia che la fine del QE equivalga a lasciare il paese a se stesso. Per il 
governatore, il Qe 'è ancora necessario per sostenere l'inflazione sono ancora necessarie misure di stimolo per via dei rischi legati a protezionismo e turbolenze sui mercati emergenti'.

Intanto quarantadue migranti che erano a bordo della nave Diciotti sono pronti a costituirsi parte civile in un eventuale processo. A renderlo noto i rappresentanti di Baobab Experience in una conferenza stampa a Roma. "I migranti hanno presentato delega ai legali che collaborano con Baobab per valutare se ci sono gli estremi per costituirsi parte civile al processo penale e per una denuncia civile per detenzione illegittima a bordo della nave" ha spiegato Giovanna Cavallo, Responsabile del Team Legale Baobab Experience.

"42 presunti profughi pronti a denunciarmi. Per me sono altre 42 medaglie! La pacchia è finita, prima gli italiani!" è la replica del ministro dell'Interno Matteo Salvini, commentando la notizia dei 42 migranti che erano a bordo della nave Diciotti pronti a costituirsi parte civile in un eventuale processo.

"I dati aggiornati a questa mattina sull'immigrazione ci dicono che l'anno scorso di questi tempi ne erano sbarcati già più di 100mila, quest'anno che abbiamo fatto capire che la musica è cambiata, siamo fermi a 20mila, 80 mila persone in meno da mantenere in giro per la Puglia e per l'Italia", ha detto il ministro dell'Interno a Bari.

 

La Svimez, l'associazione per lo sviluppo industriale nel Mezzogiorno, nelle anticipazioni del Rapporto 2018 lancia l'allarme sul "drammatico dualismo generazionale". E spiega: "il saldo negativo di 310 mila occupati tra il 2008 e il 2017 al Sud è la sintesi di una riduzione di oltre mezzo milione di giovani tra i 15 e i 34 anni (-578 mila), di una contrazione di 212 mila occupati nella fascia adulta 35-54 anni e di una crescita concentrata quasi esclusivamente tra gli ultra 55enni (+470 mila unità)". Insomma, sintetizza, "si è profondamente ridefinita la struttura occupazionale, a sfavore dei giovani"

Nel 2019 "si rischia un forte rallentamento dell'economia meridionale: la crescita del prodotto sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud". E' quanto prevede la Svimez, nelle anticipazioni del Rapporto di quest'anno. Nel 2017, si spiega, "il Mezzogiorno ha proseguito la lenta ripresa" ma "in un contesto di grande incertezza" e "senza politiche adeguate" rischia di "frenare", con "un sostanziale dimezzamento del tasso di sviluppo" nel giro di due anni (dal +1,4% dello scorso anno al +0,7% del prossimo).

il numero di famiglie meridionali con tutti i componenti in cerca di occupazione è raddoppiato tra il 2010 e il 2018, da 362 mila a 600 mila (nel Centro-Nord sono 470 mila)". Così la Svimez che parla "di sacche di crescente emarginazione e degrado sociale, che scontano anche la debolezza dei servizi pubblici nelle aree periferiche". E definisce "preoccupante la crescita del fenomeno dei 'working poors'", ovvero del "lavoro a bassa retribuzione, dovuto a complessiva dequalificazione delle occupazioni e all'esplosione del part time involontario".

"Negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all'estero. Quasi 800 mila non sono tornati". E' questo il 'bollettino' della Svimez sulla 'fuga' dal Sud, il cui peso demografico non fa che diminuire.

La forza lavoro è decisamente invecchiata, con un “dualismo generazionale” eclatante: nel Sud il saldo negativo di 310 mila occupati, tra il 2008 e il 2017, è la sintesi di una riduzione di oltre mezzo milione di giovani tra i 15 e i 34 anni (-578 mila), di una contrazione di 212 mila occupati nella fascia 35-54 anni e di una crescita concentrata quasi esclusivamente tra gli ultra 55enni (+470 mila unità). 

Ma il lavoro non è più in assoluto una garanzia contro la povertà. Lo Svimez segnala con preoccupazione la crescita del fenomeno dei working poors, i lavoratori poveri: “La crescita del lavoro a bassa retribuzione, dovuto alla complessiva dequalificazione delle occupazioni e all’esplosione del part time involontario, è una delle cause, in particolare nel Mezzogiorno, per cui la crescita occupazionale nella ripresa non è stata in grado di incidere su un quadro di emergenza sociale sempre più allarmante”. A tutto ciò vanno aggiunti “il divario nei servizi pubblici”, “la cittadinanza ‘limitata’ connessa alla mancata garanzia di livelli essenziali di prestazioni”, che incidono sulla “tenuta sociale dell’area” e rappresentano “il primo vincolo all’espansione del tessuto produttivo”.

Certo, se queste sono le tendenze generali, il Sud non è una realtà uniforme e presenta un “grado di disomogeneità” estremamente elevato per settori e regioni. Calabria, Sardegna e Campania nel 2017 sono cresciute, rispettivamente, del 2%, dell’1,9% e dell’1,8%. Appena sotto la Puglia (+1,6%) e un po’ più indietro l’Abruzzo (+1,2%). La Basilicata ha registrato un +0,4%, ma dopo alcuni anni di crescita intensa. Stesso incremento del Pil per la Sicilia, mentre il Molise è l’unica regione con un andamento negativo (-0,1%). 

Una ragione in più per battere sul tasto sulla necessità degli investimenti pubblici, un cavallo di battaglia dello Svimez e non da oggi. La pur lenta e insufficiente ripresa del Mezzogiorno deve molto agli investimenti privati, che nel 2017 sono cresciuti del 3,9%, consolidando il dato dell’anno precedente e superando, sia pure di poco, quello del Centro-Nord (+3,7%). 

Gli investimenti pubblici sono lontanissimi dai livelli pre-crisi e la stessa spesa pubblica corrente si è ridotta del 7,1% al Sud, mentre nel resto del Paese è aumentata dello 0,5%. In assenza di interventi di politica economica rilevanti, quindi a legislazione invariata, lo Svimez stima per il prossimo anno circa 4,5 miliardi di investimenti in meno rispetto al picco più recente, quello del 2010. Recuperando questa somma e “favorendo in misura maggiore gli investimenti infrastrutturali di cui il Sud ha grande bisogno” – annota lo Svimez – si determinerebbe una crescita aggiuntiva di quasi un punto percentuale, con l’effetto di annullare completamente il differenziale di crescita tra le regioni centro-settentrionali e quelle meridionali. Sarebbero queste ultime, anzi, a crescere di più, “con beneficio per l’intero Paese”. 

Perché allo Svimez sono convinti: “Centro-Nord e Mezzogiorno crescono o arretrano insieme”. Non è una pur totalmente condivisibile enunciazione di principio, ma una conclusione basata su analisi e numeri. Un dato fra tutti: dei circa 50 miliardi di residuo fiscale che il bilancio pubblico trasferisce alle regioni meridionali, 20 ritornano al Centro-Nord sotto forma di domanda di beni e servizi.

 

Se nel 2017 (governo Pd) dal primo gennaio al 31 luglio erano sbarcati sulle nostre coste 95.215 immigrati, nello stesso periodo del 2018 il dato è crollato a 18.510 richiedenti asilo, di cui "solo" 12.088 provenienti dalla Libia. Tradotto, significa un calo dell'-80,56% rispetto al 2017. 

A conti fatti, sommando gli ultimi due mesi di flussi dal nel Mar Mediterraneo, dai quasi 35mila immigrati approdati nel 2017 si è passati a 5.080. Ovvero trentamila immigrati irregolari in meno.

Da quando Matteo Salvini siede a capo del Viminale l'Italia ha conosciuto un cambio di impostazione sul lato della politica dell'immigrazione: porti chiusi, lotta alle Ong, braccio di ferro con l'Europa sulla missione Sophia, appoggio alla Libia per farle controllare la sua area Sar e via dicendo

Esulta,Matteo Salvini: "Volere è potere, dalle parole ai fatti - ha scritto sui social il ministro dell'Interno- Possono insultarmi, attaccarmi e minacciarmi quanto vogliono ma io non mi fermo perché lavoro per il bene degli italiani, e so che voi siete con me. Avanti, col sorriso e senza paura".  

Finito il mese di luglio, è ora di osservare i dati che il ministero dell'Interno pubblica giornalmente e mensilmente sugli arrivi di migranti in Italia.

La chiusura dei porti disposta Salvini risale appena a un mese fa, al massimo qualche giorno in più. Giusto, giustissimo. Allora osserviamo il dato mensile. Prendendo in esame giugno e luglio. Se a giungo del 2017 erano arrivati 23.526 stranieri, nello stesso mese di quest'anno si è arrivati a 3.147. A luglio la musica non è cambiata: nel 2017 ne sono sbarcati ben 11.461, mentre nel mese appena concluso il dato registrato è di appena 1.933 clandestini.

Intanto a Pozzallo è allarme "migranti nudi". Sarà il caldo, sarà la bella stagione adatta al mare, ma nel porto siciliano – meta di molti sbarchi – si sta registrando un problema non indifferente

Era domenica pomeriggio quando i cittadini si sono trovati danati al bagno stile "nature" dei tre stranieri. In molti hanno chiesto ai migranti di coprirsi le parti intime, visto e considerato che vicino a loro erano presenti anche dei bambini. Questi, però si sarebbero rifiutati. "Per loro era normale mettersi completamente nudi in pubblico perché faceva troppo caldo", avrebbero raccontato alcuni bagnanti al al corriere di Ragusa. Secondo Ragusa news, poi, gli immigrati avrebbero "anche affermato per loro è normale fare il bagno nudi, in quanto si userebbe così nei loro paesi d'origine".

"La spiaggia di Pozzallo – scriveva su Facebook la responsabile donne della Lega a Ragusa, Patrizia Rametta, pubblicando le fotografie dell'increscioso episodio – tutti a disagio per uomini nudi che se ne fregano della civiltà e dell'educazione. Poi vi lamentate se c'è insofferenza e Pozzallo perde il turismo". Poi la provocazione: "Li mandiamo a Capalbio?".

La lotta contro gli clandestini continua sono 44 i migranti, tra cui donne e minori,, rintracciati fino a questo momento dagli uomini del gruppo interforze di contrasto all'immigrazione clandestina sulla strada Noto-Pachino nel Siracusano. Sono sbarcati poco prima nella riserva di Vendicari. Sono 27 afghani, nove iracheni e otto iraniani. Sarebbero partiti sei giorni fa dalla Turchia pagando circa 5.000 euro e persona e di essere sbarcati all'alba di oggi a Vendicari. 

Erano su una barca a vela di 38 piedi, denominata Hugin, battente bandiera degli Stati Uniti, condotta da due russi, al momento irreperibili, dei quali sono in corso le ricerche. I migranti saranno accolti nella tendopoli del porto commerciale di Augusta mentre la barca, dopo il disincaglio, sarà condotta a Marzamemi di Pachino per il sequestro disposto dalla Procura di Siracusa

Sono stati 29 gli stranieri (in gran parte autori di gravi reati) sottoposti a provvedimenti di allontanamento da parte della Questura di Perugia nell'ultimo mese, nell'ambito dei servizi di contrasto all'immigrazione clandestina attuati dalla polizia con il contributo del Comando provinciale dei carabinieri.

Per sei, tutti detenuti, l'espulsione è stata disposta dal magistrato di Sorveglianza quale misura alternativa alla detenzione e quindi sono stati prelevati all'uscita dal carcere dall'ufficio immigrazione e rimpatriati immediatamente. Un altro è stato accompagnato alla frontiera dopo essere stato rintracciato in città dal reparto prevenzione crimine.
Nell'ultimo mese la Questura di Perugia ha anche dato esecuzione a cinque accompagnamenti di stranieri presso i centri di permanenza rimpatri, emanato 14 ordini a lasciare il territorio nazionale e registrato quattro partenze volontarie.

 

 

 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI