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Dicevano che la crisi era finita» e invece oggi con i dati Istat vediamo «il fallimento di una intera classe politica che gli italiani hanno mandato a casa il 4 marzo». «Non credo ci sarà bisogno di correggere le stime (per il 2019, ndr), nonostante la congiuntura economica difficile» e considerata «anche la guerra dei dazi». «Credo - ha aggiunto - che aiutando le fasce più deboli, i pensionati, le pmi e chi cerca lavoro permetteremo un aumento della domanda interna, immettendo 8 miliardi di euro ogni anno e 5 miliardi con il Tfs che entrano nei conti correnti»

«Io provocatoriamente non risponderò alle domande sull'immigrazione perché non è l'immigrazione il prima problema del Paese». Con questa formula Luigi Di Maio congela le domande sulla richiesta di processo piombata nella giunta autorizzazioni del Senato.  E allo stesso tempo punge proprio il ministro dell'Interno. L'evento si intitola "Se lo facciamo lo diciamo" e presenta le sette principali "conquiste del M5S" in economia. Ma il silenzio su tutto il resto è d'oro.

Chi stava al governo prima di noi ci ha mentito, non ci ha mai portato fuori dalla crisi». È questo il primo commento del vicepremier Luigi Di Maio in conferenza stampa dopo la diffusione dei dati Istat che hanno certificato la recessione tecnica dell'Italia.

«I dati dell'asta dei Btp sono molto incoraggianti, vuol dire che c'è grande fiducia nel nostro Paese. Un Paese che ha fatto una riforma delle pensioni, perché libereremo tanti posti di lavoro. Qualcuno dice non saranno un milione, ma sicuramente saranno più di quelli previsti prima di quota 100».

Il tasso di disoccupazione è sceso a dicembre 2018 al 10,3% (-0,2 punti percentuali). Lo comunica l'Istat, sottolineando che dicembre è stato il secondo mese consecutivo di calo. Malgrado ciò, la diminuzione non è stata sufficiente ad evitare un aumento della disoccupazione nella media del quarto trimestre, periodo in cui - in base ai dati ancora provvisori - si è registrato un aumento dei disoccupati pari a 63 mila unità (+2,4%). Ad aumentare, seppur lievemente, è invece il tasso di disoccupazione giovanile, pari al 31,9% (+0,1%).

Il tasso di occupazione a dicembre 2018 si è attestato al 58,8% in lieve aumento di 0,1 punti percentuali. Si tratta, spiega l'Istat comunicando il dato, del livello più alto da prima della crisi, ovvero da aprile 2008, quando era pari al 58,9%

Confermata la recessione tecnica anticipata ieri dal premier Conte: l'economia italiana nel quarto trimestre 2018 ha registrato una contrazione dello 0,2%: si tratta del secondo trimestre consecutivo di calo dopo il -0,1% del periodo luglio-settembre. «I dati Istat sul Pil testimoniano una cosa fondamentale: chi stava al governo prima di noi ci ha mentito, non ci ha mai portato fuori dalla crisi», è il primo commento del vicepremier Luigi Di Maio.

Nel confronto con il quarto trimestre 2017 il Pil è aumentato dello 0,1%. Si tratta di «un ulteriore abbassamento del tasso di crescita tendenziale» che nel terzo trimestre era pari a +0,6% e nel secondo a +1,2%. Il quarto trimestre del 2018 ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al trimestre precedente e due giornate lavorative in più rispetto al quarto trimestre del 2017.

È negativa l'eredità che il 2018 lascia sull'economia del 2019. La crescita acquisita per l'anno in corso, quella cioè che si realizzerebbe se tutti i trimestri del 2019 registrassero una variazione del Pil pari a zero, è infatti pari a -0,2%. Lo rende noto l'Istat in base ai dati sul prodotto interno lordo del quarto trimestre 2018

C'è una parte del Movimento 5 Stelle che proprio non manda giù la linea dura contro l'immigrazione clandestina tenuta dal governo Conte

E poco importa se persino il premier e il vicepremier grillino sono pronti a inviare al Senato una memoria per prendersi la responsabilità del blocco della nave Diciotti al largo di Catania della scorsa estate.

Basta vedere le parole spese dal presidente della Camera, Roberto Fico, che oggi ha esultato per la conclusione del caso della nave Sea Watch, approdata al porto di Catania con 47 migranti a bordo: "a questo punto di vista dico: finalmente a terra, meno male", ha detto a Napoli a un convegno organizzato dalla Fondazione San Gennaro.

Ma ci sono anche i cosiddetti "dissidenti", quelli che già quando si trattò di votare per il decreto Sicurezza non mancarono di dimostrare il loro no a Matteo Salvini non votando la fiducia al Senato. Per quel gesto in due (Gregorio De Falco e Saverio De Bonis) vennero espulsi, ma altre due (Elena Fattori e Paola Nugnes) sono "in attesa di giudizio" da parte del Consiglio dei probiviri, il "tribunale" che giudica la condotta dei 5Stelle. Le malelingue sostengono che siano ancora nel limbo perché senza di loro il governo avrebbe una maggioranza ancor più risicata a Palazzo Madama.

Sullo sfondo delle celebrazioni della sinistra e dei attacchi di Gino Strada al Governo sulla immigrazione, incombe il pensiero delle difficoltà incontrate dalla nave Ong prima di ottenere il permesso di attraccare in Italia. Un pensiero che preoccupa, e non poco, il fondatore di Emergency soprattutto in prospettiva futura. Il fatto che non ci sia più un portale spalancato dove far entrare centinaia se non migliaia di stranieri (la maggior parte dei quali clandestini) incute un certo timore verso ciò che verrà. Dopotutto, come riferito da “Gli occhi della guerra”, centinaia di migliaia sono quelli che si preparano a passare attraverso i confini meridionali della Libia per inserirsi nel circuito migratorio del Mediterraneo.

Edward Luttwak pero non ha dubbi e sposa in pieno la linea dura del ministro dell'Interno Matteo Salvini. "La Sea Watch batte bandiera olandese, doveva sbarcare in Olanda perché è semplicemente un pezzo di Olanda che naviga in Mare. E poi i Paesi Bassi non sono lontani, non è come andare in Alaska o in Giappone", le sue parole a Radio 24, ospite de La Zanzara.

Dunque, il politologo spiegato: "Non è questione di essere carini, simpatici, compassionevoli, cristiani, dolci, ma di applicare la legge. Altrimenti si vive in balia di chi fa la voce grossa…". Ecco perché, secondo il professore, l'Italia dovrebbe fare come fa l'Australia: "Lì chi arriva in barca non può arrivare, non può sbarcare. Non si può arrivare con la barca, non puoi mai essere ammesso. Vieni subito deportato".

Infine, Luttwak bastona le Organizzazioni non governative e anche Gino Strada. "Quella delle Ong è gente che non vuole andare a lavorare; qualche volta salvano altre volta no, altre volte vanno a spasso a mangiare il pesce in qualche trattoria". E sul fondatore di Emergency affonda il colpo: "In Italia ci sono persone che sono in estrema povertà e disagio, e estremo pericolo, ma non è mai andato da loro è andato in Afghanistan. Se tu vai a Palmi o a Canicattini o a Voghera, la stampa non ti segue, devi andare in Afghanistan, in Calabria non è chic".

Intanto un premier che cautamente si affida ai senatori, a proposito dell’autorizzazione a procede per Salvini, e resta nel mezzo della polemica anche per tastare gli umori dell’elettorato. Difatti non si parla di altro rispetto alla condotta che potrebbe avere il movimento grillino ed in riferimento al dietrofront dello stesso leader della Lega sul si e poi sul no, a procedere nei suoi confronti, perché interprete di un interesse pubblico e, quindi, di Stato a proposito della vicenda Diciotti. A dar man forte a questo, ed allo stesso cauto Primo Ministro, un sondaggio di Eurometra Mr srl.

La domanda esplicita: Nei giorni scorsi alcuni magistrati hanno messo sotto accusa il Ministro all'Interno, Matteo Salvini, per la vicenda collegata agli immigrati sulla nave Diciotti, trattenuti per cinque giorni sull’imbarcazione su indicazione del Ministro. Salvini potrebbe essere processato. Secondo alcuni commentatori dietro questa accusa c'è la volontà, da parte dei magistrati, di "farlo fuori" politicamente, secondo altri questa intenzione non c'è e si tratta di una normale inchiesta giudiziaria. Secondo Lei i magistrati vogliono "far fuori" Salvini? 

Secondo il campione del sondaggio non ci sarebbero dubbi. Per il 50% c’è una netta volontà di eliminarlo dalla scena politica utilizzando le decisioni che, sin dal primo momento, ha assunto a proposito di immigrazione. Non sa come rispondere, o non si esprime, il 19% e solo per il 31% degli italiani sarebbe, quella dei magistrati, una regolare azione giudiziaria come per ogni comune cittadino. Un dato netto in favore del responsabile del dicastero che lo rafforza a proposito della possibile spaccatura con gli alleati ed in vista del voto al senato. Salvini tira dritto per convinzione ma, probabilmente, anche perché a conoscenza di sondaggi che danno lui ragione a proposito di immigrazione e sicurezza.

Chi arriva in Italia, arriva in Europa" ha spiegato a Bruxelles tempo fa il premier Conte in occasione del vertice informale sul tema dell'immigrazione. Il primo ministro italiano ha esposto ai partner europei il decalogo del governo italiano per cercare di risolvere il problema migratorio a livello comunitario.  

"Finalmente l'Europa è stata costretta ad intervenire". La Lega non nasconde la soddisfazione per l'accordo raggiunto nelle notte sul caso della Sea Watch, la nave della ong che staziona da giorni di fronte a Lampedusa  

Missione compiuta! Ancora una volta, grazie all’impegno del governo italiano e alla determinazione del Viminale, l’Europa è stata costretta a intervenire e ad assumersi delle responsabilità. Sei paesi hanno accettato di accogliere gli immigrati a bordo della Sea Watch3, coordinandosi con la Commissione europea: si tratta di Francia, Portogallo, Germania, Malta, Lussemburgo e Romania”. Questo il messaggio del ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso Sea Watch

“Auspichiamo inoltre che, in base alla documentazione racconta, venga aperta un’indagine per fare chiarezza sul comportamento della Ong. L’obiettivo è stato anche in questo caso trovare una soluzione che possa conciliare la sicurezza delle persone in mare con quella di un paese, l’Italia, che non è più disposto a essere il rifugio di tutti i clandestini d’Europa”.

Nonostante la Corte dei diritti dell'uomo abbia sposato la linea italiana, nelle prossime ore potrebbe avvenire lo sbarco dei 47 migranti, dopo l'accordo raggiunto dal premier Giuseppe Conte con Germania, Francia, Portogallo, Romania e Malta per la loro redistribuzione. La gestione dello sbarco dei migranti e della fase successiva è stata al centro del vertice a palazzo Chigi terminato a tarda notte tra il presidente del consiglio e i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

"Tra qualche ora inizieranno le operazioni di sbarco", ha assicurato stamattna Giuseppe Conte, "Si è aggiunto anche il Lussemburgo alla lista dei Paesi amici che hanno risposto al nostro invito: ora siamo 7 paesi". Intanto in prefettura a Siracusa va avanti un confronto serrato sulla questione. Nella notte, sotto il coordinamento della Guardia costiera, sono stati svuotati i reflui e sanificati i servizi igienici della Sea Watch ed è stato messo a disposizione un ulteriore bagno chimico. Intanto prosegue la mobilitazione sulla spiaggia da parte di cittadini e associazioni.

Superare il trattato di Dublino, rafforzare la difesa delle frontiere esterne europee, contrastare a livello europeo la tratta di esseri umani, sono questi alcuni dei punti illustrati da Giuseppe Conte qualche tempo fa a Bruxelles. Per lunghi anni l'Italia è stata lasciata da sola di fronte all'emergenze migratoria, ora il nuovo governo si fa sentire.

Intanto durante la conferenza stampa tenuta lo scorso lunedì a Vienna, assieme al presidente austriaco Alexander Van der Bellen, Al Sarraj inizia ad illustrare alcuni numeri con l’obiettivo di dare una determinata idea dell’attuale situazione in Libia sul fronte dei migranti. In particolare, secondo il premier del governo riconosciuto dall’Onu, nel suo paese sono presenti 800 mila migranti irregolari: “Ma solo 20mila si trovano all’interno dei centri gestiti dal governo”, chiarisce Al Sarraj. I migranti proverrebbero, in gran parte, dal Sahel: ancora una volta è il Niger il luogo privilegiato di transito, a dimostrazione che i confini meridionali della Libia si mostrano del tutto incontrollati. Nigeria, Burkina Faso, Mali e lo stesso Niger sarebbero i paesi maggiormente coinvolti nel flusso di persone che ogni settimana riesce a raggiungere la Libia.

Esiste ancora tensione sul caso Diciotti mentre si è tenuta la seduta della Giunta per le Immunità del Senato che dovrà iniziare a vagliare la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell'Interno Matteo Salvini. Il presidente della Giunta, Maurizio Gasparri, avrebbe proposto 7 giorni di tempo per sentire Salvini sul caso Diciotti. Ora quest'ultimo potrà chiedere di essere ascoltato o presentare una memoria.

Se il Senato accogliesse, con il voto favorevole di un partito di maggioranza, la richiesta del Tribunale dei ministri - rileva invece Annamaria Bernini, capogruppo Fi al Senato - ci troveremmo di fronte a un processo in cui la pubblica accusa sarebbe rappresentata da una Procura, quella di Catania, che si è già espressa per l'archiviazione del caso. Si aprirebbe così non solo una inevitabile crisi politica, ma anche un conflitto del tutto anomalo all'interno della stessa magistratura. Uno scenario assolutamente da scongiurare, per questo auspichiamo che il Senato neghi l'autorizzazione a procedere".  

Nonostante le rassicurazioni di fonti della maggioranza sulla tenuta del governo. Con lo stesso premier, Giuseppe Conte, che fa sapere di non essere preoccupato, a segnalare comunque che il tema è caldo c'è l'intervento del governatore del Carroccio del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga: "Dal mio punto di vista c'è da rimettere in discussione tutto", dice intervistato a Radio anch'io alla domanda se il governo cada nel caso in cui M5s voti sì all'autorizzazione a procedere. "Bisogna capire se il Parlamento condivide le politiche del Governo, non solo di Salvini. Se così non fosse, è chiaro che bisognerebbe fare una seria riflessione. Non si sta parlando di un processo a Salvini perché ha messo l'auto in divieto di sosta".

Ieri Giuseppe Conte, da Cipro si è assunto la responsabilità del governo su come è stato gestito, ad agosto, lo sbarco dei 177 migranti salvati dalla nave della Guardia costiera italiana. "Mi assumo la piena responsabilità politica di quello che è stato fatto", scandisce lasciando carta bianca alla Giunta per le immunità del Senato che domattina avvia l'iter per autorizzare o meno il giudizio su Matteo Salvini.  

Parole che seguono di poco la presa di posizione del pentastellato Carlo Sibilia che aveva evidenziato: "Se il caso andrà in Aula voteremo sì. M5s non ha mai negato il processo a un politico".

"Nessuna imposizione sul voto dei senatori M5s per l'eventuale autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini" e la "rassicurazione che il Movimento non si spaccherà su questo". A mettere in chiaro i due punti è il senatore dei 5 Stelle Francesco Urraro, al termine della prima riunione della Giunta per le immunità di Palazzo Madama sul caso Diciotti. "Valuteremo pazientemente ogni singolo documento, i fascicoli pervenuti da Catania, Palermo e Agrigento sono corposi", ha detto.

Intanto il senatore Mario Giarrusso, componente della Giunta, in una nota fa sapere che "il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il vicepresidente Di Maio e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Toninelli depositeranno una memoria, spiegando che sul caso Diciotti ci sia stata una decisione che coinvolge tutto il Governo, con responsabilità anche di altri ministri e del Presidente Consiglio stesso".

 

 

Una "lezione" quella di Niall Ferguson storico docente a Stanford e Harvard sulle questioni migratorie ha idee molto chiare  "Più si aprono le porte dell'accoglienza, più migranti arriveranno".  Cosi spiega bene  in un'intervista al Corriere anche il nuovo orientamento che sta seguendo il Viminale con la chiusura dei porti. "La realtà è che tutti stanno tirando su le frontiere nazionali perché non hanno fede in quella europea. Credo che sia un processo inarrestabile. Italia, Spagna, Grecia. E se l'Italia restringe gli accessi, allora i trafficanti vanno in Spagna finché il governo di sinistra a Madrid non cade per la pressione dell'opinione pubblica. [...] In queste circostanze il percorso dell' integrazione europea è probabilmente terminato. La sola vera domanda riguarda la velocità della disintegrazione"..

El Pais, uno dei più importanti quotidiani spagnoli, dà la colpa all’Ue. In particolare, si accusa di inefficienza ed inattività Bruxelles e questo starebbe alla base delle nuove decisioni intraprese da Sanchez. In parte questo è vero, ma è altrettanto vero che dall’Europa è impossibile aspettarsi miracoli: l’Italia con i suoi governi solleva da anni la situazione, ma l’Ue fa spesso e volentieri orecchie da marcanti. La realtà è che il premier spagnolo nel tentativo goffo di guadagnarsi stima ed affetto a livello internazionale, provando ad imitare in fatto di popolarità l’ultimo socialista al governo, José Luis Zapatero, a giugno lancia un boomerang che puntualmente sta tornando prepotentemente indietro. Il problema dei migranti e dei flussi migratori non va certo affrontato alla giornata, prendendo decisioni avventate frutto dell’emozione del momento. Sanchez, aprendo il porto di Valencia a giugno, espone la Spagna sotto gli obiettivi degli stessi trafficanti di esseri umani che trovano chiusure nelle rotte precedentemente più diffuse.  

Ma c'è anche un retroscena in questa vicenda. Sempre secondo quanto riporta il quotidiano spagnolo El Pais, la proposta verrà presentata con Francia e Germania creando così un vero e proprio asse europeo contro i Paesi che stanno cercando di dare una stretta ai flussi migratori. Va detto che su questo fronte comunque Madrid dovrà fare i conti con i voti di Bruxelles: per far passare una proposta come questa che taglia i fondi Ue serve comunque l'unanimità. Senza l'ok da parte di Polonia o Ungheria il piano della Spagna rischia di saltare. Ma questo è un segnale chiaro anche all'Italia. In Europa si prepara il piano di accerchiamento per costringerci ad accogliere migranti su navi olandese gestite da ong tedesche.  

Più volte il ministro degli Interni, Matteo Salvini e lo stesso governo hanno chiesto l'intervento dell'Unione Europea per sbloccare una situazione cheda giorni è in fase di stallo. Ma adesso dalla Spagna, secondo quanto riporta El Pais, arriva un colpo basso per il nostro Paese. A quanto pare il premier Pedro Sanchez chiederà all'Unione europea di tagliare i fondi e gli aiuti a tutti quei Paesi Ue che rifiutano l'accoglienza dei migranti e i ricollocamenti. Il piano di Madrid non è contro i Paesi dell'Est come ad esmpio Polonia o Ungheria ma è anche contro l'Italia che "infrange le regole negando lo sbarco alle navi".

Vuoi proprio per la propaganda di novello paese accogliente inaugurata da Sanchez, vuoi anche per la parziale (ma non totale) chiusura della rotta libica, da allora la Spagna torna a vedere aumentati vertiginosamente gli sbarchi. Ed il paese iberico inizia a non reggere più il flusso. I dati di Frontex parlano chiaro: dalla Libia arriva l’80% in meno dei barconi verso l’Italia, nell’Egeo il flusso di gommoni e barchini dalla Turchia alla Grecia rimane costante, dunque le rotte del traffico di esseri umani giocoforza virano verso la parte occidentale del Mediterraneo. E dunque è Madrid adesso vittima del peso migratorio sempre più pesante. Le coste da cui si parte non sono quelle libiche, bensì quelle marocchine. Per di più, come si sa, la Spagna nel paese africano ha due enclavi costituite dalle città di Ceuta e Melilla e dunque anche via terra i tentativi di entrare in territorio spagnolo sono quotidiani.

Intanto Il processo non va fatto e deve essere negata l'autorizzazione a procedere. In una lettera al Corriere della Sera, Matteo Salvini mette in chiaro un po' di cose che riguardano il caso Diciotti che lo vede indagato per sequestro di persona.  

Secondo Carlo Nordio sul quotidiano il Messaggero : Domani la Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato inizierà l’istruttoria sulla posizione del ministro Salvini. Nel frattempo sono intervenute due importanti novità, che rendono la vicenda, se possibile, ancora più complicata. Il vicepremier Di Maio ha detto che se Salvini andrà a processo sarà il primo a testimoniare che la decisione sulla Diciotti fu assunta da tutto il governo. E, seconda novità, i suoi colleghi di partito hanno proclamato che nessuno può sottrarsi al giudizio della Magistratura; l’ineffabile Di Battista ha concluso: “Salvini dovrebbe rinunciare all’immunità e si risolve tutto”.

Con il dovuto rispetto per questi autorevoli esponenti, ho l’impressione che non abbiano colto la sostanza giuridica, e nemmeno politica del problema. Proviamo allora a mettere ordine.
Il Senato non è chiamato pronunziarsi sull’esistenza del reato di sequestro di persona, e nemmeno se Salvini sia gravato di sufficienti indizi per mandarlo a giudizio. Al contrario.
L’art. 9 della Legge Costituzionale che prevede questa procedura, parte proprio dal presupposto che il reato ci sia, e dice questo: il ministro non può esser processato se ha agito “per il perseguimento di un preminente

L’art. 9 della Legge Costituzionale continua l ex Giudice Nordio che prevede questa procedura, parte proprio dal presupposto che il reato ci sia, e dice questo: il ministro non può esser processato se ha agito “per il perseguimento di un preminente interesse pubblico”. Ne derivano due conseguenze. La prima, che questa garanzia non è conferita alla persona ma alla carica, e quindi non è rinunziabile. La seconda che la pronunzia del Senato verte sulla questione assai semplice: Salvini ha agito nell’interesse proprio o in quello dello Stato? Nel primo caso va giudizio, nel secondo no. Ed infatti, nei pochi precedenti casi analoghi, l’autorizzazione era stata concessa per reati come la corruzione che, per definizione, non potevano esser commessi per tutelare un interesse pubblico. Ma qui il caso è opposto: tant’e vero che, come ha detto Di Maio, tutto il governo era d’accordo.

Da quest’ultima affermazione del vicepremier secondo Nordio deriva un’importante corollario: che sarebbe contraddittorio, e quasi metafisico, se adesso il suo partito dicesse che Salvini non ha agito nell’interesse dello Stato. Significherebbe infatti smentire Di Maio e l’intero governo. Politicamente la situazione diventerebbe paradossale, e cadrebbe tutto, compreso forse il Parlamento

Se poi Salvini andasse a processo, scrive Nordio sul Quotidiano Romamo lo stesso Di Maio, che - ripetiamo - ha apertamente ammesso la collegialità della decisione, sarebbe chiamato in correità a sensi dell’art 110 del codice penale. E con lui, naturalmente, il ministro Toninelli e il presidente Conte ( e forse altri) che hanno dato, come si dice in giuridichese, un contributo causale al verificarsi dell’evento. Ma poiché né su Conte né su Di Maio né su Toninelli si è pronunciato il tribunale dei ministri, l’intera faccenda dovrebbe esser riproposta a Catania, o forse a Roma, visto che il reato si sarebbe consumato a Palazzo Chigi.
Sempre se si celebrasse questo processo, accanto a questi imputati illustri dovrebbero trovarsi gli altri dirigenti che hanno trasmesso l’ordine criminoso del ministro. E sarà necessariamente valutata anche la posizione dello stesso Pubblico Ministero di Agrigento, che, non sequestrando la nave e non liberando i sequestrati, non avrebbe evitato il protrarsi del reato, rischiando così , a norma dell’art 40 2° comma del codice penale, di esser inquisito assieme ai suoi indagati.
Questo processo, tuttavia, sarebbe anomalo e quasi impossibile da celebrare. Perché? Perché la Procura di Catania ha già detto che il reato non c’è. Quindi ci troveremmo in un dibattimento dove il Pm, cioè l’accusatore, dovrebbe per primo prendere la parola a difesa di tutti gli imputati.

Concludo scrive Carlo Nordio. In questo infernale pasticcio noi speriamo che la Giunta e l’intero Senato facciano buon uso di questo benedetto articolo 9 della Legge Costituzionale 16.1.89 n.1, e che nella solennità dell’aula, e in pubblico dibattito, spieghino agli italiani, che non si sta discutendo del Ministro Salvini, ma della coerenza di un indirizzo sulla politica migratoria che, discutibile fin che si vuole sul piano etico e umano, è comunque stata adottata in modo collegiale, e che sarebbe assurdo che ora la coalizione di governo smentisse sé stessa. Anche se, come dice il Bardo, può esservi lucidità nella follia, non può mai esservene nella dissociazione schizofrenica, soprattutto se si manifesta in un’ aula parlamentare 

Cosi dopo l'avvertimento della Lega ai Cinque Stelle "Un processo a Salvini è un processo al governo, arrivano le parole del vicepremier a chiarire la sua posizione: ". Il Tribunale dei ministri di Catania mi accusa di 'sequestro di persona' perché avrei bloccato la procedura di sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti. Attenzione: non si tratta di un potenziale reato commesso da privato cittadino o da leader di partito. I giudici mi accusano di aver violato la legge imponendo lo stop allo sbarco, in virtù del mio ruolo di ministro dell’Interno. In altre parole, è una decisione che non sarebbe stata possibile se non avessi rivestito il ruolo di responsabile del Viminale.Per questa ragione sono impropri paragoni con altre vicende e trova applicazione la speciale procedura di cui all’art. 96 della Costituzione.Voglio anche sottolineare che, ai sensi dell’articolo 9, comma terzo, della legge costituzionale n. 1/1989, il Senato nega l’autorizzazione 'ove reputi, con valutazione insindacabile, che l’inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo'".

A questo punto il titolare del Viminale spiega quali sono i parametri che il Senato deve valutare per prendere una decisione così delicata come quella sull'autorizzazione a procedere da parte del Tribunale dei Ministri: "Il Senato non è chiamato a giudicare se esista il cosiddetto fumus persecutionis nei miei confronti dal momento che in questa decisione non vi è nulla di personale. La Giunta prima, e l’Aula poi, sono chiamati a giudicare le azioni di un ministro. Altrettanto chiaro è che il Senato non si sostituisce all’autorità giudiziaria, bensì è chiamato esclusivamente a verificare la sussistenza di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o di un preminente interesse pubblico".

Qui arriva il passaggio più importante che chiarisce in modo definitivo l'orientamento del ministro su questo caso. le sue parole suonano come un avvertimento chiaro anche all'alleato del governo, i 5 Stelle, che ha già fatto sapere di voler votare peril "sì": "Dopo aver riflettuto a lungo su tutta la vicenda, ritengo che l’autorizzazione a procedere debba essere negata.

Intanto i Paesi Bassi respingono al mittente l'invito a occuparsi dei 47 immigrati, che si trovano a bordo della nave bloccata in rada da dieci giorni al largo delle coste siciliane. "Senza una soluzione globale - fa sapere il ministero della Giustizia e della Sicurezza - non prenderemo parte a misure ad hoc per lo sbarco". Matteo Salvini, però, non molla di un millimetro e mette in chiaro che acconsentirà allo sbarco degli immigrati "solo se prenderanno la via dell'Olanda, che ha assegnato la bandiera alla Sea Watch, o della Germania, paese della Ong".

Per il governo italiano la Sea Watch 3 ha avuto una condotta "temeraria". In condizioni di mare mosso, "anziché trovare riparo sulla costa tunisina distante circa 40 miglia, universalmente considerata porto sicuro, si è avventurata in una traversata di centinaia di miglia mettendo a rischio l'incolumità dei migranti a bordo". "L'obiettivo - si chiede la presidenza del Consiglio - era salvare i naufraghi oppure creare un caso internazionale richiamando l'attenzione dei mass media?".  

"In Italia abbiamo già accolto, e speso, anche troppo". Salvini insiste con la linea dura. Nella lotta l'immigrazione clandestina, sa molto bene il ministro dell'Interno, cedere anche solo una volta significa ridare speranza e far ripartire i trafficanti dalle coste libiche. E, quindi, mandare alle ortiche quanto fatto sino a oggi. Ancora una volta, poi, lo stallo è stato generato dai partner europei che rifiutano di fare la propria parte accogliendo gli immigrati. Per questo Palazzo Chigi ha deciso di depositare una memoria davanti alla Corte europea dei diritti con cui far rispettare le responsabilità dell'Olanda nell'accoglienza dei 47 immigrati recuperati dalla Sea Watch 3 al largo delle coste libiche. "Quello che si può fare - spiegano a Palazzo Chigi - è attivare un corridoio umanitario verso l'Olanda".

"Ci riprovano, torno ad essere indagato per sequestro di persona e di minori, con una pena prevista da 3 a 15 anni. Manco fossi uno spacciatore o uno stupratore. Ora la parola passa al Senato e ai senatori che dovranno dire si o no, libero o innocente, a processo o no. Ma lo dico fin da ora, io non cambio di un centimetro la mia posizione". Così il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha commentato in una diretta Facebook la decisione del tribunale dei ministri di Catania di chiedere l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti. La decisione del tribunale dei ministri arriva dopo la richiesta motivata di archiviazione avanzata dalla procura di Catania. 

Riunione il 7 dicembre e comunicazione il 24 gennaio", e poi applausi verso la telecamera. "In un'azienda qualunque qualcuno dovrebbe dare le dimissioni". Così il ministro dell'Interno, in diretta Facebook, commenta il documento della procura di Catania che lo indaga per sequestro di persona aggravata nei confronti dei 174 migranti della nave Diciotti. Il ministro viene accusato di "aver abusato dei suoi poteri". "I giudici facciano i giudici, i ministri fanno i ministri ed esercitano i loro poteri", aggiunge Salvini.

A decidere per la richiesta di rinvio a giudizio è stato il collegio composto da tre membri effettivi e tre supplenti estratti a sorte  tra tutti i magistrati in servizio nei tribunali del distretto che abbiano da almeno cinque anni la qualifica di magistrato di tribunale o abbiano qualifica superiore.

Il Tribunale dei Ministri di fatto ha chiesto l'auotorizzazione al Senato per procedere contro Matteo Salvini.

A pronunciarsi, di fatto, contro il ministro sono stati i giudici Nicola La Mantia, Paolo Corda e Sandra Levanti che ora saranno chiamati a chiedere l’autorizzazione al Senato per procedere contro Salvini. Ed è a loro che il leader della Lega, in un video su Facebook, ha mandato “un bacione

Il titolare del Viminale non ha fatto passi indietro e ha rilanciato: "Io continuerò a lavorare per difendere i confini del mio Paese e la sicurezza degli italiani, non mollo. Ci riprovano: rischio da 3 a 15 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi dei clandestini in Italia", ha affermato. 

Fin qui i fatti di oggi. Ma adesso, proprio dalle carte del tribunale dei ministri (riportate dall'Adnkronos) emergone le accuse contro il ministro degli Interni. Secondo quanto scrive il tribunale, il ministro è sotto accusa per il reato di sequestro di persona aggravato "per avere, nella sua qualità di Ministro dell'Interno, abusando dei suoi poteri, privato della libertà personale 177 migranti di varie nazionalità giunti al porto di Catania a bordo della unità navale di soccorso "U. Diciotti" della Guardia Costiera italiana alle more 23:49 del 20 agosto 2018".

Le carte inviate dal tribunale dei ministri al Senato spiegano nel dettaglio le accuse sul ministro: "In particolare, il Senatore Matteo Salvini, nella sua qualità di Ministro, violando le Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare e le correlate norme di attuazione nazionali (Convenzione SAR, RisoluzioneMSC167-78, Direttiva SOP009/15), non consentendo senza giustificato motivo al competente Dipartimento per le Libertà Civili per l'Immigrazione - costituente articolazione del Ministero dell'Interno- di esitare tempestivamente la richiesta di POS (place of safety) presentata formalmente da IMRCC (Italian Maritime Rescue Coordination Center) alle ore 22:30 del 17 agosto 2018, bloccava la procedura di sbarco dei migranti, così determinando consapevolmente l'illegittima privazione della libertà personale di questi ultimi, costretti a rimanere in condizioni psico-fisiche critiche a bordo della nave ''U.Diciotti'' ormeggiata nel porto di Catania dalle ore 23:49 del 20 agosto e fino alla tarda serata del 25 agosto, momento in cui veniva autorizzato lo sbarco. Fatto aggravato dall'essere stato commesso da un pubblico ufficiale e con abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età". 

“L’obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso dovere degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare. Le Convenzioni internazionali cui l’Italia ha aderito – sottolineano i giudici – costituiscono un limite alla potestà legislativa dello Stato e, in base agli art.10, 11 e 117 della Costituzione, non possono costituire oggetto di deroga da parte di valutazioni discrezionali dell’autorità politica“.

Proprio oggi - con la nave Sea Watch 3 che fa rotta verso l'Italia - si prospetta un nuovo braccio di ferro con le ong e l'Europa per la chiusura dei porti ai migranti. Ma neppure la minaccia dei giudici sembra intimorire il ministro dell'Interno: "Io continuerò a lavorare per difendere i confini del mio Paese e la sicurezza degli italiani, non mollo", ha detto fermo, "Paura? Zero. Sono pronto all'ergastolo. Io non cambio di un centimetro la mia posizione. Barche, barchette e barchini in Italia non sbarcano. Se sono stato sequestratore, una volta ritenetemi sequestratore per i mesi a venire. La difesa della patria è sacro dovere del cittadino. Chiedo solo al popolo italiano se riteniate che io debba continuare a fare il ministro esercitando i doveri di ministro, oppure se dobbiamo demandare a questo o quel tribunale le politiche sull'immigrazione".

La Sea Watch 3, da cinque giorni nel Mediterraneo con i 47 migranti salvati, punta verso l'Italia. L'imbarcazione Ong si troverebbe in condizioni meteorologiche avverse e per questo si dirige verso nord cercando riparo sotto Siracusa, al limite delle acque territoriali italiane.

"Ennesima provocazione in vista: dopo aver sostato per giorni in acque maltesi, la nave olandese Sea Watch 3 con 47 a bordo si sta dirigendo verso l'Italia. Ribadisco che la nostra linea non cambia, né cambierà. Nessuno sbarcherà in Italia. Pronti a mandare medicine, viveri e ciò che dovesse servire ma i porti italiani sono e resteranno chiusi", ha ribadito il ministro dell'Interno Matteo Salvini. 

Intanto i Alleati : Sì al processo per Salvini posizione espressa da una fetta del gruppo parlamentare 5 Stelle al Senato, dopo che il Tribunale dei ministri di Catania ha chiesto l'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il reato di sequestro di persona in merito al caso della nave Diciotti. Storicamente, il M5S si è sempre schierato a favore dell'autorizzazione, fino ad arrivare all'ipotesi di abolire del tutto l'immunità parlamentare. In una diretta Facebook il ministro dell'Interno ha scandito: «Continuo e continuerò a lavorare per difendere i confini del mio Paese e la sicurezza degli italiani. Io non mollo». 

E ha aggiunto: «Ora la parola passa al Senato e ai senatori che dovranno dire sì o no, libero o innocente, a processo o no... Sono sicuro del voto dei senatori della Lega. Vedremo come voteranno tutti gli altri senatori, se ci sarà una maggioranza in Senato». A esprimersi dovrà essere prima la giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari e successivamente l'Aula. Ha già le idee chiare Elena Fattori, senatrice 'ribellè del M5S e e fiera oppositrice del decreto sicurezza voluto dal titolare del Viminale. 

«Se è disposto ad accettare le conseguenze delle sue azioni - dice all'Adnkronos - dovrebbe rinunciare all'immunità e accettare il percorso della giustizia come ogni cittadino... Se non rinuncia fa dichiarazioni ipocrite». «Ma cosa c'entra la maggioranza?», si chiede la grillina Paola Nugnes, replicando a Salvini. «Abbiamo votato per procedere anche nei confronti del nostro senatore Giarrusso. È un fatto di principio, abbiamo sempre valutato che l'autorizzazione a procedere fosse un atto dovuto». «C'è una linea che il M5S ha sempre seguito rispetto a questo genere di votazioni», è il parere del parlamentare 5 Stelle torinese Alberto Airola. Al momento, prosegue, «non so dare una risposta precisa ma nessuno è mai stato sottratto alla giustizia da un voto» soprattutto «nel momento in cui ci si professa innocenti».

 

 

 

Migranti, economia, Europa, porti, Ventimiglia la "colonizzazione" francese del continente nero e il caso franco CFA. E se ieri Di Maio ha ribadito le sue accuse, oggi Salvini rincara la dose: "In Africa c'è gente che sottrae ricchezza quei popoli, la Francia è evidentemente tra queste".  

Tensioni diplomatiche tra Francia e Italia per le accuse del M5S su come Parigi influenzi l’economia delle ex colonie africane e, di conseguenza, l’immigrazione verso l’Europa. Il ministro francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, ha convocato l’ambasciatore italiano, Teresa Castaldo, per protestare contro le «affermazioni inaccettabili e inutili» espresse ieri dalle «autorità italiane». Nel mirino, le frasi del vice premier Luigi Di Maio sull’influenza francese e in Africa. Ieri, il capo politico del M5s ha accusato Parigi di «impoverire l’Africa» aggravando la crisi migratoria. 

«Se vogliamo continuare a parlare degli effetti continuiamo con la retorica dei morti in mare, che ovviamente sono una tragedia e hanno tutto il mio cordoglio, ma dobbiamo parlare delle cause. Perchè, se oggi c’è gente che parte, è perchè alcuni Paesi europei, con in testa la Francia, non hanno mai smesso di colonizzare l’Africa», ha detto. «La Ue dovrebbe sanzionare la Francia e tutti quei Paesi che come la Francia stanno impoverendo l’Africa e stanno facendo partire quelle persone», ha aggiunto il vice premier.Dopo la convocazione dell’ambasciatore italiano, le opposizioni, con il Pd, hanno chiesto che il ministro degli Esteri, Enzo Moavero «riferisca subito in aula». Mentre Di Maio ha tenuto il punto e detto di non intravedere alcun caso diplomatico. «Io non credo che sia un caso diplomatico, io credo che sia tutto vero», ha replicato.

«La Francia è uno di quei Paesi che stampando la moneta per 14 Stati impedisce lo sviluppo e contribuisce alla partenza dei profughi. Se l’Europa in questo momento vuole avere un pò di coraggio, deve avere la forza di affrontare il tema della decolonizzazione. Noi abbiamo acceso un faro di verità». A gettare acqua sul fuoco anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha parlato di «rumore mediatico» che «entra poco nei problemi di fondo che stiamo discutendo sia in Italia sia in Europa». Mentre Il commissario Ue Pierre Moscovici ha parlato «frasi irresponsabili». Tra i leghisti, normalmente propensi alla criticità verso il governo francese di Emmanuel Macron, si segnala solo il commento di Paolo Grimoldi. «Se la Francia si permette di convocare il nostro ambasciatore a Parigi solo per le battute delle ultime ore del vicepremier Di Maio allora noi, in proporzione, quando Macron e i suoi ministri la scorsa estate rovesciavano insulti e offese sul nostro Governo avremmo come minimo dovuto espellere il loro ambasciatore a Roma», ha detto il segretario della Lega lombarda.

Il franco africano frena lo sviluppo di quelle economie la maggior parte dei Paesi africani che utilizzano il franco Cfa hanno di fatto scelto di farlo e possono tornare indietro. Ma dovrebbero farlo comunque da una posizione di debolezza. Di fatto l'economia di quei Paesi, mai decollata veramente, è legata a doppio filo alle scelte della Banca centrale di Francia. In principio il franco Fca aveva parità con il franco francese, poi è stato agganciato all'euro a un tasso fisso. E l'asse tra il Tesoro di Parigi e la Banca centrale ne garantiscono la convertibilità, in cambio appunto del 50% delle riserve in valuta di ciascun Paese aderente.

È proprio qui il controllo indiretto della Francia (che nel 1994 ne ha deciso la svalutazione del 50%). È un forte paletto allo sviluppo. E oltre ad avvantaggiare le classi agiate africane, che più facilmente possono importare dalla Francia beni lusso in cambio di denari di dubbia provenienza, è nei fatti un vantaggio anche per le multinazionali francesi che hanno gioco facile a investire in quei Paesi senza temere improvvise svalutazioni. Dietro il controllo della convertibilità c'è il bengodi delle materie prime africane e il paradiso delle importazioni francesi. Così l'inflazione rimane bassa, la crescita al palo e l'agricoltura altrettanto

Ad introdurre il tema, su cui il Movimento starebbe lavorando da mesi, era stato Alessandro Di Battista, nell’intervista di ieri a ’Che tempo che fà. «Se non affrontiamo il tema della sovranità monetaria in Africa, non potremo mai risolvere veramente il problema», aveva affermato Di Battista. «Attualmente la Francia, nei pressi di Lione, stampa la moneta utilizzata in 14 Paesi africani, quasi tutti Paesi della zona subsahariana. I quali non soltanto utilizzano una moneta stampata dalla Francia, ma per mantenere il tasso fisso, prima con il franco francese e oggi con l’euro, sono costretti a versare circa il 50% dei loro denari in un conto corrente gestito dal Tesoro francese. 

Conto corrente con il quale viene finanziata una piccola parte del debito pubblico francese, ovvero circa lo 0,5%». «Ma soprattutto la Francia, attraverso il controllo geopolitico di quell’area, dove vivono 200 milioni persone che utilizzano banconote e monete stampate in Francia, gestisce la sovranità di interi paesi impedendo la loro legittima indipendenza, la loro sovranità monetaria, fiscale, valutaria e la possibilità di fare politiche espansive. Fino a quando non si ’strappera» questa banconota, che in realtà è una manetta nei confronti dei popoli africani, noi potremo continuare a parlare a lungo di porti aperti o porti chiusi, ma le persone continueranno a scappare, a morire in mare, a cercare altre rotte e a provare a venire in Europa. Oggi è necessario, per la prima volta, occuparsi delle cause, perchè se ci si occupa esclusivamente degli effetti si è nemici dell’Africa.

Il commissario Moscovici si è schierata al fianco di Parigi.Per il Ministro Salvini, Parigi ha una responsabilità diretta nel caos africano alla base delle migrazioni di massa: "In Libia la Francia non ha nessun interesse a stabilizzare la situazione - dice - perché ha interessi petroliferi opposti a quelli italiani".  

I migranti "si salvano, come ha fatto la guardia costiera libica, e si riportano indietro così la gente smetterà di pagare gli scafisti per un viaggio che non ha futuro, perché finisce o con la morte o con un'esistenza per le strade italiane". Lo ha detto il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini a 'Mattino 5' ribadendo che non consentirà ai barconi con i migranti e alle Ong di accedere ai porti italiani.

"Più persone partono più persone muoiono - ha aggiunto - Chi vuole bene all'Africa fa di tutto perché non partano".

"Il problema dei migranti ha tante cause - ha detto in un altro passaggio tornando sulla polemica con la Francia che ha portato alla convocazione dell'ambasciatrice italiana da parte di Parigi - c'è chi in Africa sottrae ricchezza a quei popoli e a quel continente e la Francia è tra questi". In Libia, aggiunge, la Francia ha "interessi opposti a quelli italiani" e "non ha alcun interesse a stabilizzare la situazione". Dunque "ha poco da arrabbiarsi perché ha respinto migliaia di migranti, comprese donne e bambini, alla frontiera. Lezioni di umanità e generosità da Macron non ne prendo".

"L'Italia è piena di anti-italiani: dal Pd che sta sempre dalla parte sbagliata della storia ai direttori dei giornali. Credo fermamente che il neocolonialismo della Francia abbia danneggiato gli interessi italiani e il futuro dell'Africa", dice anche Alessandro Di Battista, entrando alla convention 5 stelle su reddito e quota 100. "Sono contento che anche la Meloni e alcuni di sinistra la pensino come noi. Io il neocolonialismo l'ho studiato a fondo e posso dire che tocca agli africani decidere sul loro futuro", ha aggiunto.

Insomma, una battaglia economica oltre che politica. E se il vicepremier leghista si dice "orgoglioso" di governare "un popolo generoso, solidale e accogliente", lo stesso non pensa del presidente francese e dei suoi cittadini. "Lezioni di bontà e generosità non ne prendiamo da nessuno, men che meno dal signor Macron", ribadisce il leader del Carroccio: "Non prendiamo lezioni dalla Francia che ha respinto in questi anni decine di migliaia di migranti alla frontiera di Ventimiglia, compresi donne e bambini, riportandone alcuni di notte nei boschi piemontesi e lasciandoli, come se fossero bestie".

"Più persone partono, più ne muoiono".Da quando i flussi si sono ridotti e la Libia intercetta più barconi che in passato (anni 2016-2017), il numero di decessi sulla tratta centrale del Mediterraneo si è più che dimezzata. L'obiettivo secondario è poi quello di stroncare "il business dei trafficanti" e di chi "non scappa dalla guerra"dice il Ministro del Interno. L'Italia accoglie, ma solo i veri profughi. E chi intende chiedere asilo nel Belpaese, lo faccia attraverso i canali legali, non tentando una vana traversata del mare. "I migranti - spiega Salvini - si salvano, come ha fatto la guardia costiera libica, e si riportano indietro così la gente smetterà di pagare gli scafisti per un viaggio che non ha futuro".

Intanto meno soldi all’assistenza dei rifugiati e ai progetti per contrastare la fame del mondo, più fondi ai Comuni italiani colpiti da calamità naturali. Il governo Conte ha deciso di portare il «cambiamento» anche nella gestione dell’8 per mille dell’Irpef destinato dai cittadini allo Stato italiano. E così ha rotto una consuetudine che andava avanti da qualche anno, quella di dividere l’intero tesoretto in parti uguali e assegnare l’identica cifra alle cinque categorie stabilite dalla legge: «Fame nel mondo», «Calamità naturali», «Edilizia scolastica», «Assistenza ai rifugiati e ai minori stranieri non accompagnati», «Conservazione dei beni culturali».

La svolta è annunciata nello schema di decreto sulla ripartizione dell’8 per mille trasmesso alla presidenza del Senato lo scorso 9 gennaio. Nella lettera che accompagna il testo, firmata dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti, si spiega come il governo abbia deciso di derogare all’articolo 2 del «Regolamento» in vigore per questi fondi - che prevede la suddivisione in parti uguali - basandosi su un altro comma dello stesso regolamento, che permette di tenere conto di «particolari caratteri di eccezionalità, necessità e urgenza» di determinati interventi. Così, spiega Giorgetti, «il Consiglio dei ministri con delibera in data 8 novembre 2018 (...) ha disposto la riduzione del 50% delle quote relative alle categorie "Fame nel mondo" e "Assistenza ai rifugiati" per un ammontare di euro 3.007.095,30 ciascuna, ed è stato conseguentemente disposto l’incremento di tale somma alla quota della categoria "Calamità naturali", per un totale complessivo di euro 12.028.381,56»...

 

 

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