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Kyriakos Mitsotakis, leader di Nea Dimokratia e vincitore delle elezioni in Grecia, giura da nuovo premier oggi nel primo pomeriggio e, fedele alla promessa di mettersi subito al lavoro fatta in nottata, già domani dovrebbe presentare la lista dei ministri. Con il 39,8% dei voti e 158 seggi in Parlamento su 300, il politico conservatore potrà governare senza mediazioni, affrontando i problemi che ancora affliggono la Grecia anche dopo la fine dei programmi di aiuti, con i numerosi e stringenti obiettivi di bilancio costantemente monitorati dai creditori. Oggi a Bruxelles, alla riunione dei ministri delle Finanze dell'Eurozona, la Grecia con il prossimo governo di centrodestra sarà tra gli argomenti all'ordine del giorno. Mitsotakis ha promesso agli elettori di rinegoziare l'avanzo primario richiesto dai creditori per alleggerirlo e usare i fondi in surplus per tagliare le tasse a partire dal 2020.

Il leader Kyriakos Mitsotakis, 51 anni, punta a riforme per diminuire le tasse per lasciare spazio a una maggiore apertura agli investimenti privati e meno burocrazia. Nea Dimokratia è lo stesso partito che era al governo quando esplose la catastrofica crisi finanziaria greca, diventata poi crisi sociale. Ma oggi si presenta come una forza nuova e diversa :  Mitsotakis ha condotto una campagna elettorale in cui ha visitato ogni angolo del Paese. Ed è riuscito pian piano a conquistare la fiducia delle classi medio-alte, forte del suo ruolo da economista con studi in università americane. Ma Mitsotakis è anche l'erede della famiglia politica conservatrice (ma fortemente europeista) dei Mitsotakis-Bakoyannis: suo padre, Konstantinos Mitsotakis, è stato premier greco dal 1990 al 1993. Mentre sua sorella, Dora Bakoyannis (nata Theodora Mitsotakis), è stata ministro della Cultura, per poi diventare sindaco di Atene e ministro degli Esteri.
Mitsotakis dovrà affrontare i problemi che il Paese continua a fronteggiare dopo la fine dei programmi di aiuti della troika con stringenti obiettivi di bilancio costantemente monitorati dai creditori.

La Grecia “rialzerà di nuovo la testa con orgoglio”, ha detto il neo premier secondo quanto riporta la Bbc online. L’ex analista di McKinsey, figlio dell’ex premier Konstantinos Mitsotakis, ha sottolineato che le elezioni gli hanno dato un forte mandato per il cambiamento, aggiungendo però che sarà il primo ministro di tutti perché i greci sono “troppo pochi per restare divisi”. E ha ribadito la sua promessa: meno tasse, salari più alti e più investimenti, anche attraverso la richiesta di maggiore flessibilità ai creditori internazionali. A cui il nuovo premier chiederà di rinegoziare l’avanzo primario richiesto per recuperare coperture con cui tagliare le tasse a partire dal 2020. E’ ora che la Grecia “si faccia sentire” in Europa, ha concluso Mitsotakis. “I cittadini hanno preso il destino nelle loro mani. Domani è l’alba di un nuovo giorno”.

I mercati hanno festeggiato la vittoria dei conservatori: il rendimento dei titoli di Stato greci decennali è sceso a un nuovo minimo storico, il 2,09%, con lo spread in calo a 246,1 punti. Nel 2015, all’apice della crisi e dei timori di una Grexit, il tasso pagato dai bund ellenici aveva toccato il 14%.

Il risultato di ieri consentirà a Nuova Democrazia di governare da sola. La legge elettorale greca assegna infatti un bonus di 50 seggi al partito vincitore, cosa che di fatto garantisce la maggioranza a chi ottiene una percentuale intorno al 40 per cento dei voti. Al momento si stima che nella prossima legislatura il partito di Mitsotakis controllerà 158 seggi sui 300 della camera unica del Parlamento greco, la Boulè.

L’opposizione sarà formata quasi solo da partiti di sinistra: oltre a Syriza ci saranno KINAL – una coalizione di centrosinistra che comprende il vecchio PASOK, arrivata terza con l’8,1 per cento dei voti – i comunisti del KKE e il piccolo partito dell’ex ministro dell’Economia Yanis Varoufakis, . È entrato in Parlamento anche Soluzione Greca, un nuovo partito di destra nazionalista. Non ha superato la soglia di sbarramento Alba Dorata, il partito neofascista che alle ultime quattro elezioni aveva sempre ottenuto percentuali intorno al 7 per cento.

Mitsotakis ha 51 anni ed è figlio di una delle famiglie più ricche e potenti della Grecia. I Mitsotakis-Venizelos sono infatti una dinastia di armatori greci che ha già espresso tre primi ministri, numerosi ministri, parlamentari e governatori regionali. Dopo la laurea in relazioni internazionali ottenuta a Stanford, Mitsotakis lavorò come consulente per alcune banche e altre società finanziarie internazionali, tra cui la discussa società di consulenza McKinsey. Nei primi anni Duemila abbandonò il settore privato per entrare in politica. Nel 2013 fu nominato ministro della Riforma della pubblica amministrazione nel governo Samaras, quello che aveva il difficile compito di implementare le più dure misure di austerità richieste dai creditori e che fu sconfitto da Syriza alle scorse elezioni politiche, tenute nel 2015.

Nel corso della campagna elettorale Mitsotakis ha puntato sui temi classici del centrodestra: ha proposto come sua principale misura per il futuro un massiccio taglio di tasse alle imprese e agli investitori. Si è poi opposto al accordo stretto dal governo di Tsipras col paese un tempo conosciuto come Repubblica Jugoslava di Macedonia. In seguito all’accordo, una disputa diplomatica e culturale che andava avanti da decenni, la Fyrom ha preso il nome di Macedonia del nord e la Grecia ha rimosso il veto che aveva posto fino ad allora al suo ingresso nella NATO. Secondo diversi osservatori uno degli errori di Tsipras è stato proprio quello di sottovalutare l’ostilità dei greci all’accordo con la Macedonia del nord, dare il nome di Macedoni del Nord ai slavi che non hanno nulla a che vedere con la Grecia, Tsipras con l accordo di Prespes ha creato un pericoloso precedente, che il Popolo Greco mai ha condiviso questa sua scelta .

Ma Mitsotakis ha anche cercato di guardare al centro: in campagna elettorale aveva promesso una nuova spinta alla crescita economica, e nel suo primo discorso dopo il voto si è rivolto ai moltissimi giovani greci – fra i 350mila e i 400mila, secondo alcune stime – che si sono trasferiti all’estero negli anni della crisi. «Non vi chiederò di tornare», ha detto Mitsotakis, «ma di rivolgere lo sguardo e il cuore alla Grecia. Da oggi lavoreremo per cambiare il paese che siete stati costretti a lasciare».

Le ultime elezioni politiche in Grecia si erano tenute nel 2015, e Syriza le aveva vinte con il 36 per cento dei voti. Tsipras aveva promesso ai greci la fine delle misure di austerità e la rinegoziazione delle durissime condizioni imposte al paese dai suoi creditori. Il suo linguaggio radicale e la presenza di numerosi esponenti della sinistra estrema nel partito fecero temere a molti che il governo stesse preparando il paese all’uscita dall’euro. Il no proposto da Tsipras si e trasformato in Si firmando accordi lacrime e sangue portando il Paese in enorme difficolta economica...

Durante il suo mandato però Tsipras aveva mostrato un certo pragmatismo cedendo alle pressioni dei creditori e finendo con l’accettare un prestito internazionale a condizioni dure peggio delle precedenti. In seguito Tsipras aveva allontanato dal suo governo gli elementi più radicali, come l’allora ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, e adottato quasi del tutto i nuovi tagli di spesa e gli aumenti di tasse richiesti dai creditori.

Nell’ultimo periodo il governo Tsipras aveva anche superato gli obiettivi dei creditori, sulla carta promettendo di raggiungere un surplus primario – cioè incassare più di quanto spende al di là degli interessi sul debito – pari al 3,5 per cento, un livello altissimo e praticamente senza precedenti nella storia del mondo industrializzato, con cui aveva avviato alcune misure di redistribuzione (tardivamente, secondo alcuni). Il tasso di disoccupazione era comunque rimasto al 18 per cento, di gran lunga il più alto in Europa.

Oggi Nea demokratia ha il 39,8%, Syriza il 31,6, i socialisti l’8 e i comunisti il 5. Entra in parlamento per il rotto della cuffia la formazione di Yanis Varoufakis (3,5) mentre resta fuori Alba Dorata (2,9). Anche questo scenario garantisce al candidato premier Mitsotakis la maggioranza assoluta dell’assemblea con 158 seggi. A Syriza ne andrebbero 88. Il premier uscente ha chiamato il rivale alle 20.45, ammettendo la sconfitta. «Abbiamo fatto scelte difficili per cambiare il paese abbiamo pagato un prezzo alto».

Oggi lunedì, è prevista una riunione dell’Eurogruppo che dovrà fare il punto sulla situazione economica, finanziaria e fiscale di Atene. Il quadro di sorveglianza rafforzata per la Grecia e’ stato attivato nel luglio 2018 ed e’ entrato in vigore dopo che il programma greco finanziato dal Meccanismo europeo di stabilita’ si e’ concluso, nell’agosto 2018.

 

Nel 2017 è stato abolito l’Art. 4 che riconosceva a Poste Italiane l’esclusiva sulla fornitura del servizio di notifica degli atti giudiziari, ad oggi sono quindi trascorsi più di due anni da questa disposizione di Legge ma siamo ancora nella condizione in cui  nessun operatore privato è riuscito ad effettuare una singola notifica.

Si è quindi configurata una situazione di stallo inutile ed imbarazzante per l’intero Paese dal momento che, nonostante sia stata abolita l’ultima riserva di legge nazionale in ambito postale, che ha consentito all’Italia di uniformarsi agli altri Paesi Europei per quanto riguarda i procedimenti di notificazione, ad oggi nessun operatore privato ha potuto svolgere servizi di notifica, pur avendo legittimamente conseguito l’opportuna licenza speciale rilasciata dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Nei primi mesi del 2019 il Ministero, in attuazione di quanto previsto dalla Normativa del 2017, dal conseguente regolamento pubblicato dall’Autorità AGCOM a febbraio del 2018, dal Decreto Ministeriale di attuazione firmato a luglio dello stesso Anno e pubblicato in Gazzetta Ufficiale soltanto a settembre, ha infatti iniziato a rilasciare le licenze speciali agli operatori postali privati e ad oggi si contano già 3 licenze nazionali e 8 regionali.

Prestando attenzione agli anni impiegati per liberalizzare normativamente questo specifico mercato postale, il rilascio delle licenze da parte del Ministero, che è stato anche incaricato di verificare la sussistenza di vincoli  amministrativi e societari di ogni azienda richiedente, ha scatenato l’interesse delle stazioni appaltanti che hanno mostrato un grande interesse verso la liberalizzazione del mercato degli AG, ma la speranza di poter iniziare ad usufruire dei servizi degli operatori alternativi è, ancora oggi,  disattesa.

Manca infatti un ultimo tassello per concludere l’iter della liberalizzazione di questo mercato, de facto: ancora in regime di monopolio: la formazione del personale.

Gli obblighi di formazione, a carico degli operatori titolare della licenza speciale, sono stati delegati al Ministero di Grazia e Giustizia come si evince dall’allegato A al regolamento predisposto dall’Autorità AGCOM (Delibera AgCom n.77/18/CONS); a questa delega il Ministero di Grazia e Giustizia ha dato esecutività solamente il 12 marzo 2019, dopo un ulteriore anno ed un mese tempo, emanando delle linee guida giudicate dagli operatori privati incomplete ed assolutamente poco chiare (mancano infatti le date degli esami che il personale dovrà sostenere per ottenere l’abilitazione).

Quasi a non bastare, si aggiunge un ulteriore ostacolo, forse il più complesso da superare per concludere le attività formative, ovvero, il coinvolgimento degli Uffici UNEP nel processo di formazione.

Le linee guida prevedono infatti il coinvolgimento di ufficiali giudiziari nella fase di formazione, 6 ore in affiancamento: nella pratica funzionari UNEP dovrebbero portarsi in affiancamento tre postini da formare, per un totale di sei ore.

Gli ufficiali giudiziari, in fase di organizzazione sin dal 2011, hanno prontamente rifiutato di partecipare a tali sessioni di formazione e tutto questo ha comportato l’imbarazzante, quanto controproducente fase di stallo attuale, per tutti quegli operatori postali privati che hanno già sostenuto alti investimenti di capitale per il conseguimento della licenza speciale e per la formazione del personale dipendente che, a distanza di due anni, non può ancora notificare atti giudiziari.

A giugno del 2019 il Ministero di Grazia e Giustizia ha pubblicato sul suo sito ulteriori dei chiarimenti inerenti le linee guida, ma persiste nel non voler fornire indicazioni circa le date degli esami ed il coinvolgimento degli ufficiali giudiziari nelle sessioni di formazione.

La situazione stagna quindi in una condizione assolutamente caotica, non soltanto per gli operatori postali privati, ma anche per le stazioni appaltanti che si trovano nella difficile, quanto anti concorrenziale, situazione di effettuare affidamenti diretti, non potendo coinvolgere tutti i soggetti abilitati ad erogare il servizio.

Il perdurare dello stato di monopolio apre, di conseguenza, anche profili problematici a livello di regolazione antitrust e non è detto che anche la stessa Autorità AGCM, si possa attivare per sbloccare la situazione.

Il gip di Agrigento, Alessandra Vella, ha rimesso in libertà la Rackete che pochi giorni fa aveva forzato il blocco dei porti italiani per far sbarcare a Lampedusa 40 migranti recuperati al largo della Libia. Ma non c'è solo l'annullamento dei domiciliari per la 31enne, la Rackete non verrà neanche espulsa.

Come spiega il Corriere, la comandante della Sea Watch deve rimanere a disposizione dei magistrati che l'hanno indagata anche per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Niente espulsione immediata quindi.

"Rispediamo subito in Germania la ricca fuorilegge", aveva tuonato Matteo Salvini pochi istanti dopo la sentenza del gip. Ma il decreto già firmato dal prefetto non potrà essere eseguito.

Toghe di nuovo contro il vicepremier leghista. E il livello di scontro potrebbe aggravarsi con il passare dei giorni, almeno fino a quando la Rackete non sarà costretta a lasciare l'Italia.

L'interrogatorio della capitana è fissato per il 9 luglio anche se l'avvocato della 31enne ha già annunciato che depositerà un'istanza di rinvio perché proprio quel giorno ha un altro impegno professionale. Il faccia a faccia con i magistrati slitterà quindi almeno di un'altra settimana.

Scontro tra le toghe e il ministro dell'Interno: l' Anm, sottolinea una nota della giunta registra, "ancora una volta, commenti sprezzanti verso una decisione giudiziaria, disancorati da qualsiasi riferimento ai suoi contenuti tecnico-giuridici, che rischiano di alimentare un clima di odio e di avversione, come dimostrato dai numerosi post contenenti insulti e minacce nei confronti del Gip di Agrigento pubblicati nelle ultime ore".

"Io non entro in casa altrui però con quello che stiamo leggendo sulle spartizioni di poltrone e procure a cura di qualche magistrato penso che siano gli ultimi che possano dare lezioni di morale a chiunque. Sentire che Salvini è il problema di questo Paese mi sembra veramente folle": replica il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, a margine dell'esercitazione sull'uso del teaser all'istituto ispettori della polizia a Nettuno, vicino Roma

Noi facciamo monitoraggio nel Mediterraneo. Se dovessimo trovarci in una situazione in cui siamo l'unica imbarcazione che può svolgere il salvataggio, agiremo come ci impone la legge del mare. Faremo quello che è previsto dalle normative che ci obbligano a comportarci in un certo modo, come ha fatto la Sea Watch. È così che abbiamo fatto e così faremo". Lo ha detto Alessandro Metz di Mediterranea Saving Human in una conferenza stampa congiunta delle Ong.

Intanto la procura di Agrigento ha negato il nulla-osta all'allontanamento dall'Italia di Carola Rackete fino al 9 luglio, giorno in cui la comandante della Sea Watch sarà interrogata dai pm che la indagano per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il provvedimento di allontanamento emesso ieri dal prefetto di Agrigento dovrà essere comunque convalidato dalla sezione specializzata del tribunale civile di Palermo, ma non sarà eseguibile fino a quando non arriverà il nulla-osta della Procura.

La politica di Fdi è una furia per la scarcerazione della cosiddetta "capitana" Carola Rackete decisa dal gip di Agrigento, che, di fatto, l'ha scagionata e rimessa in libertà in quanto l'attivista "ha agito per salvare vite umane".

Ecco, dunque il durissimo commento della Meloni, che se la prende contro i giudici italiani: "La magistratura libera la comandante della Sea Watch. Manco un minuto di galera per chi ha violato i nostri confini, violato la legge, speronato una nave della guardia di finanza. Per la sinistra immigrazionista la legge non conta. Possono fare i loro porci comodi e farla franca...".

Infine, chiosa così: "Abbiamo fatto bocciare dal Parlamento il Global Compact ma i magistrati ce lo impongono con le loro sentenze. Una ragione in più per chiedere subito il blocco navale per impedire ai barconi di partire e di avvicinarsi alle nostre coste. Per non dover avere ancora a che fare con la magistratura italiana. E ora almeno affondiamo (o demoliamo) la Sea Watch".

Nessuno mi toglie dalla testa che quella di Agrigento è una sentenza politica". Così il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini è tornato sulla decisione del Gip di non convalidare l'arresto della comandante della Sea Watch Carola Rackete. "Togliti la toga e candidati con la sinistra" ha aggiunto il titolare del Viminale rivolgendosi al giudice in diretta Facebook e poi ha aggiunto: "io non mollo, anche perché ci sono tanti giudici che vogliono applicare la legge e non ribaltarla. Io conto su di voi".

"È una sentenza vergognosa", aveva commentato in precedenza Salvini, a margine dell'esercitazione sull'uso del taser all'istituto per ispettori di polizia a Nettuno, vicino Roma. "La scarcerazione mi ha provocato tanta rabbia - ha aggiunto -. È stata una scelta incredibile con motivazioni incredibili perché qui si è messo a rischio la vita di alcuni uomini delle forze dell'ordine che stavano facendo il loro lavoro".

Intanto diverse ong chiamate in audizione alla Camera nell'ambito dell'esame del decreto sicurezza hanno deciso di disertare per solidarietà nei confronti della ong Sea Watch il cui intervento è stato cancellato ieri su richiesta di Lega ed FdI.

Bailamme in Aula alla Camera dopo le accuse di "omicidio" lanciate dal deputato leghista Igor Iezzi durante un intervento dopo il forfait delle ong in audizione. "Alcuni deputati, usando il loro ruolo, sono saliti su una nave che stava violando le norme di sicurezza e hanno dato copertura politica al tentativo di uccidere alcuni agenti della Guardia di finanza", ha detto Iezzi. A quel punto sono seguite urla e contestazioni dei deputati di minoranza e il vicepresidente della Camera Ettore Rosato, che sta presiedendo l'assemblea, ha chiesto al leghista di interrompere l'intervento spiegando: "Non accetto che si dia dell'assassino a nessun deputato". E successivamente ha aggiunto: "Le parole di Iezzi saranno oggetto di valutazione all'ufficio di presidenza per la gravità dei suoi contenuti".

La commissione europea ha deciso di non aprire la procedura d'infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell'Italia: lo ha detto il commissario europeo agli affari economici e monetari, Pierre Moscovici, nel corso di una conferenza stampa che sancisce così la decisione di non aprire la procedura d'infrazione per debito eccessivo

Sassoli, infatti, è un parlamentare Pd, "ex giornalista della Rai, magari ancora col contratto giornalistico della televisione pubblica". Così il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha commentato, in diretta Facebook la nomina di Sassoli.

L'elezione di David Sassoli a presidente del Parlamento europeo, non rispetta "il voto degli italiani. Già ieri, il vicepremier era apparso critico, a seguito delle nomine per i maggiori organi dell'Unione Europea: "Qua continuano a spartirsi le poltrone", aveva detto Salvini, riferendosi a Germania e Francia, che erano riuscite a far nominare rispettivamente Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea e Christine Lagarde a capo della Bce. Il tutto, aveva aggiunto, "tra democristiani e socialisti". Per questo aveva espresso la volontà di "nominare un ministro per le Politiche europee da parte del governo italiano. L'ho detto al premier Conte stamattina. Avere un uomo di governo italiano sette giorni su sette a Bruxelles a difendere l'interesse nazionale, penso che ormai sia urgente".

Ma, "al di là dei nomi" indicati per i ruoli al vertice dell'Unione Europea, al vicepremier preme che "cambino le regole, a partire da immigrazione, taglio delle tasse e crescita economica. E su questa battaglia l'Italia sarà finalmente protagonista". In particolare, Matteo Salvini insiste sulla volontà di abbassare le tasse, un impegno che intende portare in fondo, a prescindere dalle idee di Bruxelles: "Se l'Ue sarà contenta, noi saremo contenti; se non sarà contenta lo faremo lo stesso perchè lo stipendio ce lo pagano gli italiani, non i burocrati della Commissione Europea".

 

 

 

 

 

 

Quale nazione seria lo permetterebbe?". Carola Rackete rischia di essere rimessa in libertà dopo poche ore ai domiciliari e Giorgia Meloni non ci sta. "Ha violato i nostri confini e decine di nostre leggi - attacca la leader di Fratelli d'Italia, a proposito della capitana della Sea Watch sbarcata sabato notte a Lampedusa -, ha favorito l'immigrazione clandestina e speronato una motovedetta della Guardia di Finanza dopo che le era stato negato lo sbarco sia dall'Italia che dall'Europa: subito libera. Ma quale Nazione seria permetterebbe mai che costei venga rimessa in libertà dopo tutto questo? Sono veramente sconcertata. P.S. Capitano ed equipaggio liberi, possiamo almeno smantellare la Sea Watch o ce la dobbiamo ritrovare qui tra qualche giorno carica di clandestini?".

«Conosco Matteo Salvini, penso che su certe cose abbia anche ragione». Uno dei 42 migranti a bordo della Sea Watch 3, sbarcato dopo l'approdo a Lampedusa, sorprende così in una breve intervista ai microfoni di Stasera Italia.

«Carola Rackete non si è mai arresa e ci ha sempre dato coraggio, sollevando il nostro morale durante tutti quei giorni» - ha spiegato l'uomo, intervistato dalla trasmissione di Rete 4 - «Penso che Salvini abbia in parte ragione: è giusto che tutta l'Europa faccia la sua parte. La Germania e la Francia, così come gli altri paesi, devono accogliere la loro quota di migranti. Non si può lasciare sola l'Italia, c'è crisi ovunque e non è facile per nessuno».

Se Matteo Salvini si trovasse alla deriva in alto mare, nessuna nave interverrebbe in suo soccorso. Ogni comandante temerebbe, infatti, di venire arrestato in esecuzione del decreto sicurezza bis, come accaduto a Carola Rackete, capitano della Sea Watch 3, attualmente agli arresti domiciliari a Lampedusa. È la "provocazione" del quotidiano tedesco Die Welt nella sua rubrica satirica, ironizzando sugli ultimi sviluppi della vicenda della Sea Watch, la nave battente bandiera olandese della ong tedesca.

Secondo Die Welt, persino la Marina militare italiana non soccorrerebbe Salvini poiché, come afferma un immaginario ufficiale dell'arma, il ministro dell'Interno "reagirebbe molto male se osassimo fare qualcosa del genere". Paradossalmente, il salvataggio del leader della Lega verrebbe impedito proprio dal decreto sicurezza bis, ideato dal ministro dell'Interno. "Il problema maggiore è impedire alle navi delle Ong di prendere a bordo Salvini", sostiene Die Welt, secondo cui "la Guardia costiera di Lampedusa auspica che un gommone carico di migranti abbia pietà" e salvi il titolare del Viminale. Piccolo dettaglio che sembra sfuggire a Berlino e dintorni: il caso Sea Watch non riguarda il soccorso dei migranti né l'accoglienza, quanto piuttosto la "redistribuzione" tra i paesi dell'Ue dei profughi e la violazione della legge da parte di un'organizzazione privata che vorrebbe imporre la propria volontà (quella di attraccare e far sbarcare migranti a piacimento) a uno Stato sovrano.

L'Anpi ha ribaltato le accuse, sostenendo che "chi ha violato la costituzione è stato il governo italiano" ma da Fratelli d'Italia è arrivata la controreplica all'associazione dei partigiani. "Gli atti di pirateria vanno combattuti arrestando gli equipaggi, prendendo in custodia i clandestini e poi affondando le navi illegalmente entrate nelle nostre acque territoriali - ha spiegato Federico Mollicone, deputato e capogruppo FdI in Commissione Cultura -. Quali valori costituzionali avrebbe difeso Carola con le sue manovre illegali? Chiediamo che l'Anpi, finanziata con soldi pubblici, smetta di far politica e diventi un archivio storico di una parte della storia della Repubblica. Va eliminata la possibilità dell'iscrizione dei non combattenti, altrimenti rischiamo una deriva partitica dell'associazione, che si esprime su temi di attualità, ma percepisce finanziamento pubblico. Chiediamo sia ristretta la possibilità di iscrizione fino ai parenti affini al primo grado".

Intanto, in audizione alla Camera il procuratore di Agrigento ha evidenziato sul caso Sea Watch che: "Non è stato fino ad ora provato il preventivo accordo tra trafficanti di esseri umani ed ong. Che non deve essere limitato ad un semplice contatto, tipo una telefonata, ma deve esserci una comunicazione del tipo: 'stiamo facendo partire migranti, avvicinatevi e prelevateli'".  

Mi pare che le parole del procuratore di Agrigento di ieri siano state chiarissime: non c'era stato di necessità e c'è stato deliberatamente un attacco ad una nave militare italiana. Se non basta questo per stare in carcere non so cosa bisogna fare. Siccome non faccio il giudice non decido io chi va carcere e chi non va in carcere, come ministero dell'Interno siamo già pronti, in caso di scarcerazione, mi auguro non sia così, a rimetterla su un aereo in direzione Berlino». Così il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, torna sulla vicenda di Carola Rackete, parlando a Limbadi, in Calabria, dove si trova per la consegna di una villa sequestrata alla 'ndrangheta.

L'interrogatorio della capitana della Sea Watch è durato poco meno di 3 ore: Carola è arrivata in tribunale ad Agrigento direttamente da Lampedusa, dove era ai domiciliari, con una motovedetta della Gdf che l'ha sbarcata sul molo di Porto Empedocle. E ha risposto al giudice, dicono gli stessi pm al termine, in maniera "collaborativa, serena ed estremamente lucida".

Il procuratore Luigi Patronaggio e l'aggiunto Salvatore Vella hanno chiesto la convalida dell'arresto sia per la violazione dell'articolo 1100 del codice della navigazione, atti di resistenza con violenza nei confronti di una nave da guerra, sia per resistenza a pubblico ufficiale. La procura ritiene che la manovra che ha provocato lo "schiacciamento" sulla banchina della motovedetta sia stata fatta "con coscienza e volontà".

"Non c'era uno stato di necessità poiché la Sea Watch aveva ricevuto, nei giorni precedenti, assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità militari per ogni tipo di assistenza" ha spiegato Patronaggio. Il procuratore ha anche precisato che lo stato di necessità invocato per il salvataggio dei migranti sarà invece al centro dell'altro fascicolo sulla vicenda, quello in cui la comandante è indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e per il quale sarà sentita nei prossimi giorni. In questo caso i pm verificheranno se i porti libici possono ritenersi sicuri, se la zona sar libica sia efficacemente presidiata e, soprattutto, se vi siano stati contatti tra i trafficanti di esseri umani e la Sea Watch.

Al momento, aggiunge ancora Patronaggio, è sufficiente per Carola il divieto di dimora in provincia di Agrigento, in particolare nei porti di Lampedusa, Licata e Porto Empedocle. "Abbiamo ritenuto, in relazione alle circostanze di questo caso e alla personalità del soggetto, che tale misura sia idonea a salvaguardare eventuali ulteriori esigenze cautelari". Carola tornerà dunque in libertà già forse oggi anche se dovrà ripresentarsi ad Agrigento il 9 luglio per l'interrogatorio davanti ai pm. "Espelleremo la ricca fuorilegge tedesca" ha ribadito Matteo Salvini che, subito dopo la decisione del gip, si dice pronto ad allontanare per motivi di sicurezza la giovane capitana della Sea Watch con l'accompagnamento in Germania. Il ministro ha anche riunito i tecnici al Viminale affinché valutino gli emendamenti al dl sicurezza bis per raddoppiare le sanzioni previste, anche alla luce del caso Sea Watch. La misura dell'allontanamento della donna rischia però di non poter essere attuata visto che la procura non ha firmato il nulla osta richiesto dal prefetto. Per il ministro, comunque, le parole di Patronaggio "sono chiarissime: la fuorilegge merita il carcere". Intanto l'inasprirsi del botta e risposta tra Italia e Germania sulla sorte di Carola ha spinto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad intervenire. "

"Ho agito per stato di necessità, i migranti minacciavano il suicidio, non potevo attendere oltre. Per giorni ho chiesto alle autorità un porto sicuro, ma non ho mai avuto risposta". Davanti al Gip di Agrigento, la capitana Carola Rackete ha rivendicato ogni scelta fatta dal 12 giugno, il giorno che a 47 miglia dalla Libia ha soccorso una sessantina di migranti, fino alla notte del suo arresto, 17 giorni dopo, quando per l'ennesima volta ha violato i divieti della Guardia di Finanza ed ha attraccato di forza al molo di Lampedusa. E, come aveva già fatto rivolgendosi direttamente ai finanzieri, ha confermato che non aveva intenzione di far male a nessuno: "mi ero resa conto dell'ormeggio in banchina della motovedetta ma credevo sinceramente che i finanzieri si spostassero mentre io mi avvicinavo. Ho commesso un errore, non volevo colpirli

Proseguiremo le operazioni di salvataggio in mare, hanno assicurato nel frattempo i responsabili della Sea Watch durante un conferenza stampa. "Serve una soluzione politica in modo che situazioni del genere non tornino a ripetersi", ha detto il portavoce Ruben Neugebauren. Ed ha aggiunto: "Siamo molto delusi dal governo tedesco e dall'Europ

Il comportamento del vicepremier e ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, sulla questione dei migranti "non è accettabile". Nuovo attacco di Parigi all'Italia sulla vicenda Sea Watch. La portavoce del governo francese, Sibeth Ndiyaye, intervistata questa mattina da BFM-TV sul caso, ha anche affermato che l'Italia non è stata "all'altezza" sull'accoglienza dei migranti. Esistono delle norme marittime e queste norme marittime - ha detto Sibeth Ndiaye - ci dicono che quando ci sono persone in pericolo in mare, vanno depositate nel porto più vicino e più sicuro. E in questo caso si tratta di porti italiani". "Il mio comportamento sull'immigrazione è inaccettabile? Il governo francese la smetta di insultare e apra i suoi porti, gli italiani hanno già accolto (e speso) anche troppo. Prossimi barconi? Destinazione Marsiglia", replica il ministro dell'Interno Matteo Salvini replicando alle critiche della portavoce del governo francese.

La Germania nel frattempo ha fatto sapere che accoglierà un terzo dei migranti a bordo della Sea Watch. Lo riferisce lo Spiegel online. Si tratta di una dozzina di persone. Più volte era stato comunicato da diverse città ed istituzioni locali tedesche la disponibilità ad accogliere alcuni dei migranti a bordo della nave. Tuttavia, fino ad ora il governo aveva auspicato il raggiungimento di un accordo a livello europeo. Evidentemente, da parte del ministero dell'Interno di Berlino c'è stato un via libera in seguito anche alle trattative che si sono svolte al margine del Consiglio Europeo di Bruxelles.

lo scontro con Francia e Germania è profondo e appare sempre più radicato. Prima della questione nomine, a tenere banco tra Italia, Francia e Germania è stato il caso Sea-Watch 3, con Carola Rackete (tedesca) a comandare la nave che ha sfidato le autorità italiane. Il governo italiano non ha fatto altro che chiede che fosse rispettata la legge dello Stato. Ma la ong ha preferito infrangere le norme rendendo impossibile per le due autorità non applicare la legge. Eppure questo non è servito per frenare gli attacchi di Francia e Germania, proprio quei due Paesi che hanno chiuso le frontiere e rispedito nel nostro Paese i migranti, magari anche storditi. Eppure, nonostante tutto, il presidente della Repubblica tedesca, Frank-Walter Steinmeier, si è rivolto all’Italia dicendo che “coloro che salvano delle vite non possono essere considerati criminali”, e ha ricordato che “l’Italia è uno Stato fondatore dell’Ue, quindi ci si aspetterebbe che un caso del genere sia gestito diversamente”. Parole che hanno trovato la durissima reazione di Matteo Salvini e Conte, tanto che il secondo ha detto: “Se la cancelliera mi chiederà della Sea Watch può essere l’occasione per chiedere a che punto è l’esecuzione della pena dei due manager della Thyssen condannati in Italia con regolare processo che si è esaurito in tutti i gradi di giudizio

La sfida dell’Italia contro l’asse franco-tedesco ora è totale. Quel duopolio che controlla o che vuole controllare l’Unione europea si è riscoperto debole, come i leader che la rappresentano. E il governo italiano prova a scalfire questa alleanza definita nel Trattato di Aquisgrana con una manovra a tenaglia che vede da un lato l’asse con Donald Trump e dall’altro lato quella con il Gruppo di Visegrad.

Il J’accuse di Giuseppe Conte al Consiglio europeo è totale: “Cari colleghi, vi rivolgo un accorato appello, state commettendo un madornale errore. Se insistete su questo pacchetto di nomine senza tener conto delle nostre richieste, non mancate di rispetto a me personalmente, a me Giuseppe Conte, ma a tutti i milioni di cittadini che io rappresento. E soprattutto mancate di rispetto a tutti i milioni di cittadini degli altri Paesi europei che in questo momento non sono parte di questo accordo”. È con queste parole che il capo del governo italiano ha manifestato a tutti la sua contrarietà alle nomine scelte dall’asse franco-tedesco, in particolare quella di Frans Tiemmermans, imposto senza alcun rispetto dei principi democratici ma basato soltanto sulla logica dei rapporti di forza all’interno dell’Unione europea e dell’Europarlamento. E quell’ammissione di Angela Merkel: “Non potevamo votare con l’Italia contro” è un segnale chiarissimo. Non tanto della resa della Germania, quanto del fatto che l’Italia, questa volta, abbia fatto davvero muro contro le nomine scelte da chi queste elezioni non le ha vinte ma si considera comunque padrona dell’Europa.

A distanza di un anno, da quando Matteo Salvini ha chiuso i porti italiani, le ong stanno riprendendo l'assalto delle nostre coste. Nei giorni scorsi, la nave "Alan Kurdi" della tedesca Sea Eye e la "Open Arms" dalla spagnola Proactiva Open Arms hanno infatti ripreso a pattugliare il Mar Mediterraneo e hanno già effettuato la prima operazione di recupero che gli ha permesso di portare una quarantina di immigrati a Lampedusa. In queste ore, poi, si è aggiunta anche Mediterranea Saving Humans che, non potendo usare la Mare Jonio, da settimane sotto sequestro al porto di Licata, ha deciso di rimettere in mare la propria barca di appoggio, la "Alex", che, pur non essendo attrezzata per le operazioni di "search and rescue", raggiungerà l'area "Search and rescue" (Sar) libica per affincare le altre imbarcazioni che si trovano sul posto.

Lo stop dei giudici non sembra fermare nemmeno la Sea Watch. Questa mattina la grossa imbarcazione da 600 tonnellate, capitanata nei giorni scorsi dalla comandante Rackete, ha mollato gli ormeggi e, scortata dalle motovedette della Guardia di Finanza, ha raggiunto il porto di Licata (in provincia di Agrigento) dove resterà sotto sequestro per consentire ulteriori accertamenti tecnici della procura. "Continueremo a fare in modo che siano rispettati i diritti umani nel Mediterraneo, se necessario con una nuova nave se la nostra (Sea Watch 3, ndr) resta ancora sotto sequestro", ha detto Ruben Neugebauer, uno dei responsabili dell'organizzazione, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Berlino. La Sea Watch e le altre organizzazioni non governative hanno raccolto "oltre un milione" di euro per coprire le spese legali di Rackete. "Ora - ha dichiarato Neugebauer - abbiamo l'appoggio finanziario necessario per continuare a lavorare".

 

Uscendo dal Consiglio europeo straordinario sulle nomine, Conte ha raccontato di aver avuto con la Merkel "un paio di bilaterali" durante i quali hanno avuto modo di confrontarsi su dossier più scottanti che i due hanno sul proprio tavolo. Uno di questi è appunto l'arresto della Rackete. "Ci sono stati momenti anche molto intensi di dialogo e di confronto", ha ammesso il presidente del Consiglio rivelando le pressioni della cancelliera sulla comandante dell'ong tedesca. Un'indebita pressione iniziata già nelle ore scorse con il ministro degli Esteri, Heiko Maas, che ne ha chiesto l'immediata liberazione. "Dal nostro punto di vista, secondo un procedimento basata sullo Stato di diritto, può esservi solo la liberazione di Carola Rackete", ha scadito Maas sottolineando, inoltre, che "il mercanteggiamento a livello europeo sulla distribuzione dei rifugiati è indegno e deve finire". Un attacco netto che si interseca con le sferzate dei francesi.

Durante il bilaterale, tuttavia, Conte ha cercato di arginare il pressing della Merkel. "Come immagino anche in Germania, in Italia il potere esecutivo è distinto dal potere giudiziario", le ha detto. Poi ha continuato: "Il presidente del Consiglio, pur essendo la massima autorità di governo, non può intervenire a raccomandare il comportamento che devono tenere i giudici. 

È nelle mani della magistratura...". Quindi, sempre durante il faccia a faccia, ha colto l'occasione per chiederle di farci avere notizie sull'esecuzione della pena dei due manager della Thyssen condannati. "Non è la prima volta che il governo italiano preme per avere notizie...", le ha fatto presente ricordando che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è "da diverso tempo" che "sollecita notizie perché ci sia una esecuzione della pena.

La prova che l'Italia non è un Paese incivile l'abbiamo anche in queste ore. Mentre Germania, Francia, Olanda e Lussemburgo pontificano contro di noi, noi abbiamo accolto qualche centinaio di disgraziati che, con mezzi propri, hanno attraversato con successo il Mediterraneo. Non li abbiamo affondati, non respinti, non arrestati, anche se pure loro hanno aggirato, in un certo senso, i nostri divieti. Perché un conto sono la solidarietà e la comprensione con l'indigente che ruba un tozzo di pane al supermercato, altro è permettere che un miliardario (le Ong) organizzi una spesa collettiva e pretenda di non pagare il conto una volta arrivato alla cassa.  

In questa vicenda non siamo allo scontro tra civiltà e inciviltà, bensì tra legalità e illegalità. Carola non è stata arrestata per aver salvato vite umane, né il governo vieta alle ong di raggiungere i barconi, previo appuntamento con gli scafisti.  

Stare nel mezzo di una carreggiata, come stanno facendo in queste ore la parte più ipocrita della sinistra e molti illustri opinionisti senza nerbo, può sembrare la soluzione più comoda, ma, in realtà, è una scelta stupida in quanto espone al rischio di essere investiti da entrambi i sensi di marcia.

Lo facciano, ma non pretendano il diritto di portare a prescindere i loro carichi in Italia, contravvenendo alle leggi del mare in base alle quali l'approdo deve essere nel porto più vicino Tunisi o Malta in questo caso o, in subordine, nel Paese di provenienza della nave o dell'armatore.

Queste Ong dovrebbero cambiare sigla in Oag, cioè da «Organizzazioni non governative» a «Organizzazioni anti governative». O, meglio ancora, in Oai, «Organizzazioni anti italiane». Quindi per nessun motivo giustificabili. Almeno non da noi

Due mezze verità non faranno mai una verità intera, per questo non ha senso stare dalla parte di Carola - la capitana della Sea Watch 3 arrestata per una sfilza di reati legati all'immigrazione e alla sicurezza nazionale -, ma nemmeno da quella della Guardia di Finanza, che Carola l'ha arrestata su ordine della magistratura, così come si era augurato il ministro Salvini

Ma in queste ore, Oettinger, intervistato dall'emittente pubblica Zdf, è intervenuto anche sul caso Sea Watch e ha voluto elogiare l'iniziativa di Carola Rackete, la giovane capitana della nave: "Non mi importa delle valutazioni di Matteo Salvini. Come cittadino d'Europa, ho piena comprensione per questa donna che, secondo me ha agito con coraggio. E io ho fiducia nella giustizia italiana". E ha concluso: "Non si tratta di un incidente isolato, bisogna trovare una soluzione in Europa almeno per quanto riguarda i rifugiati".  

E dopo arriva l'ammonimento da Guenter Oettinger, commissario europeo al Bilancio ed esponente della Cdu tedesca che, intervistato dal quotidiano tedesco Rheinishe Post, ha avvertito il Paese: "Bisogna vedere se, in questi giorni, gli italiani soddisferanno le richieste della Commissione per quanto riguarda sia le entrate sia le uscite del progetto di bilancio per il 2020. Se non lo faranno, non avremo margini di manovra per evitare la procedura di infrazione". La decisione, prevista per domani, non arriverà in queste ore. Secondo quanto riportato da Repubblica, il collegio dei commissari europei, inizialmente previsto per martedì a Strasburgo e che avrebbe dovuto discutere del possibile avvio della procedura d'infrazione contro l'Italia, è saltato. Il rinvio si è reso necessario dopo la convocazione di un nuovo vertice europe sulle nomine domani alle 11.  

Oettinger, in materia di conti pubblici, ha poi voluto aggiungereo: "Il governo italiano deve pensarci tre volte prima di deludere le aspettative dell'Unione europea". "Nel lungo periodo", ha continuato il commissario, "un conflitto sempre più teso con l'Ue potrebbe scuotere la fiducia degli investitori" nei confronti dell'Italia. Le parole del commissario europeo sono arrivate a poche ore dal Consiglio dei ministri, in programma per il tardo pomeriggio. In questa sede il Tesoro discuterà, come ogni anno, dell'assestamento di Bilancio.  

Intanto i Paesi di Visegrád sono stati chiari: Zoltan Kovacs, portavoce del governo ungherese, ha dichiarato che “i V4 non possono sostenere né Manfred Weber né Frans Timmermans”, definendo l’olandese l’ uomo messo in una posizione chiave dal finanziere George Soros per “dirigere le politiche pro-immigrazione e le politiche finanziarie ed economiche secondo i suoi interessi”. I quattro Paesi da soli, tuttavia, non hanno il peso specifico necessario per bloccare la nomina di Timmermans.

In buona sostanza, Il requisito per ottenere l’ investitura di presidente della Commissione prevede l’appoggio di almeno 21 stati su 28, in rappresentanza del 65% della popolazione. Una maggioranza qualificata che, al momento, non c’è, perché oltre al Gruppo di Visegrád si sono espressi contro lo “schema Osaka” anche Bulgaria, Croazia e Irlanda, mentre il Regno Unito ha fatto sapere che, nel caso di voto, starà dalla parte della maggioranza. Un voto contrario dell’Italia potrebbe essere decisivo.  

Come recita l’articolo 17 del Trattato di Maastricht, “tenuto conto delle elezioni del Parlamento europeo e dopo aver effettuato le consultazioni appropriate, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone al Parlamento europeo un candidato alla carica di presidente della Commissione. Tale candidato è eletto dal Parlamento europeo a maggioranza dei membri che lo compongono. Se il candidato non ottiene la maggioranza, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone entro un mese un nuovo candidato, che è eletto dal Parlamento europeo secondo la stessa procedura”.

Un voto che però – secondo quanto fatto sapere dal presidente del Consiglio Ue Donald Tusk – è stato rinviato a domani. Non si terrà inoltre la riunione del collegio dei Commissari previsto per domani a Strasburgo.

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