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La Turchia è diventata un problema a partire almeno dal 2009, cioè da quando Ankara ha inaugurato una politica estera sempre più aggressiva, è andato in crescendo. La brutta notizia, per tutti, è che questo problema continuerà a persistere per molti anni, facendoci attraversare crisi e tensioni sempre più grosse. La Ue per il momento, complice una cordata di Paesi, fra cui l'Italia, ha deciso di non procedere con sanzioni per contenere le mire egemoniche, sempre più avide e arroganti, del Presidente Recep Tayyip Erdogan e questo è un grosso errore, per due motivi. Il primo è che la Ue sta dando un'impressione di debolezza e mancanza di coesione che per il capo di Stato di Ankara è la maggiore garanzia del suo successo. In secondo luogo, e questa è la cosa più importante, è che la Turchia non ha alcuna intenzione di accontentarsi e ingloberà voracemente tutte le posizioni che la Ue lascerà vacanti. Ne dovrebbe sapere qualcosa proprio l’Italia, vista la progressiva diminuzione della sua influenza in Libia, Albania e Somalia. Tutti luoghi dove la presenza turca è preponderante.

Ma oltre questo esiste un enorme problema da come va l'economia. La Turchia vive ormai da dieci mesi una situazione economica complicata: da marzo ad aprile la lira turca aveva perso il 10% del suo valore rispetto al dollaro. Tutto è reso ancora più difficile dalla crisi del Covid-19 e dalle scelte del governo Erdoğan, mosse dalla paura di perdere consenso.

Ora la lira Turca scrive insider Over, ha perso oltre il 50 per cento del suo valore nel giro di un anno e le banche in Europa tremano: 120 miliardi di euro andranno in fumo se l'economia di Ankara farà crack. La situazione per chi ha acquistato o sottoscritto contratti in lire turche è allarmante. Oggi sottolinea insider over,un dollaro statunitense costa più di 8,3 lire, mentre un anno fa valeva 5,5 lire e addirittura 1,4 lire nel 2011. L'avvitamento della crisi monetaria turca ha subito una brusca accelerazione dopo le ultime sparate del presidente-sultano Recep Tayyip Erdogan contro l'Unione Europea, contro la Francia e perfino contro un potente alleato come gli Stati Uniti  

l'Italia è messa meglio, ma non è del tutto fuori pericolo. 

Molti sostengono, che la campagna militare turca nel Mediterraneo sia principalmente una distrazione dalla situazione economica. Una distrazione che, però, sarebbe costata circa 5 miliardi di dollari, garantiti dal Qatar, che conta sulla protezione delle truppe turche dalle scimitarre saudite ed emiratine. 

La scommessa è che gli accordi sul gas mediterraneo fatti firmare da Erdoğan ai libici si rivelino proficui. In caso contrario, se la situazione economica dovesse peggiorare ancora e il Qatar decidesse di scendere a patti con Abu Dhabi e Ryad, Ankara potrebbe trovarsi vulnerabile e isolata. L’inazione attuale, però, potrebbe costare cara al leader dell’AKP anche con il supporto qatariota, perché la moneta crollerebbe comunque una volta finite le riserve di dollari e questo potrebbe distruggere le aziende che negli anni hanno sostenuto Erdoğan. Imprese, queste ultime, che sono state trasformate in cosiddetti “zombie”, nutrite da un continuo e incontrollato flusso di credito governativo in dollari, nonostante la loro competitività non fosse così elevata.

La situazione economica influenzerà profondamente il sistema di potere di Erdoğan, soprattutto se la pandemia dovesse peggiorare, visti i casi in grande crescita in Turchia. La medicina è dolorosa e adesso è necessario chiedersi se il popolo turco sarà disposto, in caso di fallimento del progetto economico di Erdoğan, a farsi somministrare da lui la cura, oppure se cercherà risposte altrove.

Erdoğan ha davanti a sé poche vie per uscire dalla crisi e tutte con un altissimo livello di rischio. Se il governo dovesse far crollare la lira, le compagnie turche, in questo momento, farebbero grandissima fatica a ripagare i loro debiti in dollari, creando le premesse per un collasso del sistema bancario. 

Nel caso opposto, se il cambio della lira fosse staccato da quello del dollaro e i tassi di interesse lasciati crescere, la valuta potrebbe essere stabilizzata, ma l'assenza di credito getterebbe l'economia in una profonda recessione, come nel caso della crisi europea del 2010. Terza via: quella di non fare niente, sperando che la crisi rientri, attirando nel frattempo l'attenzione dell'elettorato verso un nuovo obiettivo. 

L'uscita parziale di UniCredit da dalla joint venture Koc Finansal Hizmetler che controlla Yapi Kredi, la terza banca della Turchia, ha ridotto l'esposizione del nostro Paese. Umberto Triulzi, professore ordinario di Politica Economica all'Università di Roma “La Sapienza”, ha detto in una recente intervista ad Agenzia Nova che la scelta di ridurre le quote in Turchia sottolinea insider over,non è necessariamente un bene: “Naturalmente, sarebbe un problema se il debito estero turco dovesse diventare inesigibile, ma per quanto riguarda i rapporti bancari non siamo così messi male come altri paesi. Questo un pochino ci protegge, ma è anche un segnale di debolezza dell'Italia, che poi non è presente in tanti altri mercati che, invece, vanno bene”. Secondo il sito web Infomercatiesteri, scrive insider over,l'interscambio commerciale tra Italia e Turchia ha raggiunto quota 17,9 miliardi di dollari, con 8,6 miliardi di esportazioni italiane verso la Turchia e 9,3 miliardi di export turco verso l’Italia. Nel 2019, l'Italia è stata il quinto fornitore della Turchia dopo Russia, Cina, Germania e Stati Uniti ed il terzo cliente dopo Germania e Regno Unito. Una grande crisi economica in Turchia avrebbe quindi ripercussioni certe sui “big” del calibro di Barilla, Eataly, Eni, Ferrero, Fiat Saipem, Salini, Luxottica solo per citarne alcuni.


Così sarebbe una mina per la pace nel Mediterraneo e l'esistenza stessa della UE evocando pagine di storia, conflitti e relative sofferenze che l’Europa credeva superate. Purtroppo non è così. Per Erdogan la partita con l’Occidente non si è chiusa e nel 2023, anni in cui verrà ridiscusso il Trattato di Losanna, rivendicherà come turche isole che appartengono alla Grecia. Utilizzando chiaramente il motivo nazionalista per coprire interessi energetici e commerciali. I prossimi tre anni quindi potrebbero portare alla fine della pace nel Mediterraneo. Se non sta attenta, anche a quella dell’Unione Europea.

Nello scontro tra Grecia e Turchia bisogna quindi prendere in considerazione tre Paesi: la Francia filo-ellenica, la Germania filo-turca e l'Italia, che fatica a prendere posizione tra i due contendenti. «La prima ha sempre avuto una presenza fisica nel Mediterraneo, mentre Berlino vede Ankara come la porta d'accesso al mare nostrum. L'Italia invece offre a parole il suo sostegno ad Atene, ma sa che Ankara è oramai un partner strategico».

Nel contesto attuale, la Turchia «si sente quindi legittimata a riaprire le contese congelate nel Mediterraneo, come quella per la sovranità marittima. La Grecia invece e pronta a difendere i suoi diritti, in vista dei colloqui per la revisione del Trattato di Losanna del 1920, con il quale furono definiti i confini marittimi in seguito legittimati dall’Unclos».

L’ambiziosa e muscolare politica estera della Turchia, pur sostenuta da un potente e ricco alleato come il Qatar, potrebbe crollare a picco sotto i colpi dei mercati. Lo scorso settembre, l’agenzia Moody’s ha declassato il rating sul debito della Turchia a “B2”, citando maggiori vulnerabilità esterne e l’erosione delle riserve fiscali nel Paese, prospettando un outlook negativo: significa che il debito della Turchia è ad alto rischio d’insolvenza, cioè chi vanta crediti in Turchia rischia di rimanere con un pugno di mosche in mano. 

Come scrive Insider Over l'esposizione degli istituti di credito spagnoli è da brividi: 62 miliardi di euro, ovvero più dei crediti vantati da Francia (29 miliardi), Germania (11 miliardi), Italia (8,7 miliardi) e Regno Unito (12 miliardi) messi insieme. Un enorme macigno che pesa sulle ambizioni di Madrid in Nord Africa, dove gli spagnoli sono sempre più in competizione con l’Italia. I cugini iberici stanno moltiplicando gli sforzi diplomatici in Egitto, Algeria e soprattutto in Libia, dove Roma deve già difendersi dalle iniziative francesi. Vale la pena ricordare che nel 2019, le importazioni di petrolio della Spagna dalla Libia hanno raggiunto il record di 170 mila barili al giorno, diventando il terzo fornitore di petrolio del paese europeo. Il ruvido intervento della Turchia sottolinea Insider Over,a sostegno del Governo di accordo nazionale di Tripoli ha cambiato il corso della guerra civile libica e ora l’intera Tripolitania sembra essere sotto il giogo di Erdogan. Per assicurarsi le risorse petrolifere libiche, Madrid deve smarcarsi dai dettami della Turchia in Libia, ma al tempo stesso non può permettersi uno scontro frontale con Ankara, alleato nella Nato e soprattutto debitore ad alto rischio insolvenza

Esiste anche sulla questione Turchia / Ue un altro problema ..la sua insistenza di entrare nella Ue,che oltre i conflitti creati con Cipro Grecia Siria Libia Armenia, con criticità maggiori, c'è quella culturale in una sua eventuale entrata nel Europa, soprattutto quella del ruolo della religione in Turchia. Se il Paese entrasse nell’Ue, sarebbe, con la Germania, il più importante dal punto di vista demografico e, dunque, avrebbe un’influenza rilevante negli organismi europei, dove il suo volto islamista potrebbe confliggere con le vocazioni Ue democratiche e laiche. Inoltre, la Turchia, per la sua collocazione geografica, potrebbe coinvolgere l’Ue in contrasti etnici ed energetici. 

Intanto questi giorni la Grecia e la Turchia sono stati colpiti dal terremoto devastante al largo dell'isola di Samos in Grecia, ma danni e morti soprattutto in Turchia. Quando la terra ha cominciato a tremare, nuvole di polvere scura hanno coperto il cielo sopra Smirne, mentre le onde di un mini-tsunami travolgevano negozi e abitazioni sulla costa turca. Una forte scossa di terremoto, di magnitudo 7.0, ha colpito nelle prime ore del pomeriggio le profondità del mar Egeo, circa 14 km al largo dell'isola greca di Samos. Almeno 19 persone sono morte - 17 in Turchia, due in Grecia - e più di 700 sono rimaste ferite a causa di un terremoto di magnitudo 6.6 che venerdì ha causato il crollo di edifici nella città turca di Izmir (Smirne), nella regione dell'Egeo (ad ovest del paese), e ha scosso diverse isole nel sud-est della Grecia, secondo gli ultimi bilanci delle autorità di entrambi i paesi.

 

 

  

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato il Consiglio supremo della Difesa per martedì 27 ottobre. Il Consiglio, come riporta il sito istituzionale della presidenza della Repubblica, è un organo costituzionale che “è presieduto dal capo dello Stato ed è composto dal presidente del Consiglio dei ministri, dai ministri per gli Affari esteri, dell'Interno, dell’Economia e delle Finanze, della Difesa e dello Sviluppo Economico e dal capo di Stato maggiore della Difesa.

In particolare, dato l’emergere della seconda ondata pandemica anche in Italia, è molto probabile che verrà discusso, oltre alle conseguenze dell'emergenza sanitaria a livello della sicurezza globale, la possibilità di impiegare le Forze armate, e nella fattispecie l'Esercito, per garantire il rispetto del “coprifuoco” che da giovedì calerà sulle notti italiane, come da richiesta di alcuni governatori regionali. Sicuramente verrà fatto anche il punto sull'attività delle Forze armate effettuata durante l’emergenza pandemica: voli sanitari dell’Aeronautica Militare, costruzione di ospedali da campo, attività addestrativa dei nuclei Nbcr (Nucleare Batteriologico Chimico Radiologico), ma si parlerà anche di come il normale esercizio delle nostre FFAA sia stato condotto in regime di pandemia secondo fonti giornalistiche.  

Poi si fa a ridosso della presidenza italiana del G20 (che inizierà a gennaio 2021) e a fronte dei recenti sviluppi geopolitici, il presidente della Repubblica ha reputato necessario chiarire il posizionamento italiano, anche a livello difensivo.

La convocazione del Consiglio Supremo della Difesa rientra nelle facoltà del presidente della Repubblica che tramite la seduta, che si effettua solitamente almeno due volte l'anno, secondo fonti giornalistiche,acquisisce conoscenze sugli orientamenti del governo in materia di sicurezza e Difesa. L’organo è infatti la “sede istituzionale permanente per la discussione e l’approfondimento multidisciplinare delle problematiche relative alla sicurezza ed alla difesa. Le attività condotte nel suo ambito e quelle che da esse conseguono concorrono a porre i suoi componenti nelle condizioni di esercitare, in maniera sinergica rispetto a linee d'azione condivise, i rispettivi ruoli istituzionali, sia in rapporto alla propria specifica area di competenza sia a supporto di quella di ciascuno degli altri. Attraverso esso i suoi componenti possono concorrere a definire criteri per il migliore esercizio delle rispettive singole competenze”.  

Il Consiglio viene chiamato a riunirsi da prassi consolidata, e in alcuni periodi della storia, anche recente, è stato convocato anche più di due volte l'anno: nessuna “guerra” guerreggiata alle porte quindi, nessuna emergenza incombente, nessun “strano movimento” di truppe Nato in Europa. Il presidente della Repubblica, tramite il Consiglio, si sincera solamente delle attività riguardanti la sicurezza e la Difesa dello Stato e così facendo concorre al coordinamento delle varie istituzioni preposte a salvaguardare.  

A influire però sono anche le tensioni tra Cina e Stati Uniti, con i loro riflessi interni, per esempio la questione porti, con i tedeschi primi azionisti del porto di Trieste al posto dei cinesi che però stanno puntando a quello di Taranto. C’è poi una nuova instabilità nel Mediterraneo, con la Turchia che sta espandendo la sua influenza su Cipro e la Libia.

L’escalation di tensioni internazionali hanno spinto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a convocare per martedì prossimo, 27 ottobre, una riunione del Consiglio Supremo di Difesa.

Il capo dello Stato ritiene importante e urgente la definizione del posizionamento geopolitico dell'Italia in una fase di crescenti contrasti tra Cina e Stati Uniti, una situazione che ha inevitabili ripercussioni anche sul fronte interno. Il settore portuale, in particolare, sarà al centro della discussione a causa degli ingenti investimenti cinesi già previsti da accordi bilaterali sulla Via della Seta, firmati dal Governo Conte I nel marzo dello scorso anno. Si è trattato di un ‘memorandum of understanding’ con cui i due Paesi hanno concordato investimenti per oltre 7 miliardi di Euro che in parte hanno coinvolto anche il porto di Genova e aziende strategiche del nostro territorio.

L'ordine del giorno, infatti, prevede la trattazione dei seguenti temi: conseguenze dell'emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza globali, con particolare riferimento alla NATO e all'Unione Europea; aggiornamento sulle principali aree di instabilità e punto di situazione sul terrorismo transnazionale; prospettive di impiego delle Forze Armate nei diversi teatri operativi; prontezza, efficienza, integrazione e interoperabilità dello Strumento Militare nazionale; bilancio della difesa e stato dei programmi di investimento in relazione alla fluidità del contesto di riferimento e agli obiettivi capacitivi di lungo periodo.

In discussione, come si legge nel comunicato stampa della presidenza, ci saranno le conseguenze dell'emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza globali, con particolare riferimento alla Nato e all'Unione europea, l'aggiornamento sulle principali aree di instabilità e il punto della situazione sul terrorismo transnazionale, le prospettive di impiego delle Forze Armate nei diversi teatri operativi, la determinazione del grado di prontezza, efficienza, integrazione e interoperabilità dello Strumento Militare nazionale, il bilancio della Difesa, infine lo stato dei programmi di investimento in relazione alla fluidità del contesto di riferimento e agli obiettivi capacitivi di lungo periodo.

Partecipano, per prassi, alle riunioni del Consiglio il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri, il segretario generale della presidenza della Repubblica ed il segretario del Consiglio supremo di difesa. A seconda delle circostanze e della materia trattata, possono essere chiamati a prendere parte alle riunioni anche altri ministri, i capi di stato maggiore delle Forze armate, il comandante generale dell'arma dei Carabinieri, il presidente del Consiglio di Stato, nonché ulteriori soggetti e personalità in possesso di particolari competenze in campo scientifico, industriale ed economico ed esperti in problemi militari.

I cinesi, peraltro, hanno già messo le mani (attraverso il colosso Cosco), sul nuovo terminal di Vado Ligure (sono al 49%, la maggioranza fa capo alla danese Maersk) e stanno pensando a un rientro sul porto di Taranto. Ma il vero nodo della discordia è a Trieste, porto che è considerato ‘core’ (sia dal Governo italiano che da quello cinese) per lo sviluppo dei traffici lungo la Via della Seta nel nostro Paese ma che è recentemente finito in mani tedesche, con il poderoso investimento della Hamburger Hafen und Logistik Ag (Hhla) che ha anticipato le mosse di Pechino. Il Consiglio Superiore di Difesa, comunque, dovrà occuparsi anche di temi meno commerciali e più difensivi, come l'aumento dell'influenza turca sul Mediterraneo meridionale, i rapporti con la Nato e la situazione delle missioni internazionali dei nostri soldati.

La penetrazione commerciale ed economica di Pechino in Italia, anche attraverso la rete 5G, viene osservata attentamente dalla Difesa: l'acquisto di infrastrutture, come sta succedendo a Taranto e come è già successo a Trieste o a Vado Ligure, è una spia della volontà della Cina di estendere la sua rete commerciale ma anche la sua influenza politico/culturale, fondamentale per ottenere consensi e appoggi politici per la sua espansione a livello globale che viene effettuata anche con lo strumento militare.  

Sicuramente, sempre per quanto riguarda le aree di instabilità, verranno discusse le recenti tensioni tra Grecia e Turchia, nonché il posizionamento dell’Italia nell’ancora aperta questione libica che ci vede marginalizzati rispetto proprio all'intervento turco in favore di Tripoli, che, lo ricordiamo, è stata lautamente appoggiata dall’Italia sin dalla nascita del governo di unità nazionale..proprio perché la Turchia è coinvolta, si discuterà anche della recente crisi nel Nagorno-Karabakh e di come Ankara stia, col suo agire, minando i fondamenti dell’Alleanza tanto che, oltre Atlantico, c’è chi pensa che per gli Stati Uniti sia giunto il momento di abbandonare le proprie posizioni in Turchia.  

Questo Consiglio Supremo della Difesa,del 27, tuttavia, cade in una fase di importanti tensioni sociali e politiche causate dall’emergenza pandemica e dalle richieste, provenienti da più parti, di un impiego delle Forze Armate nei controlli sul rispetto delle norme anti Covid-19, quindi, è un vertice di routine,che capita sì in un momento storico straordinario – dato dalla crisi epidemica e dalle tensioni internazionali – ma che non ha nessun valore eccezionale o preoccupante.

 

 

 

 

 

 

La Grecia ha ufficializzato il proprio piano di costruire un muro lungo il confine nord-orientale con la Turchia. Il governo di Kyriakos Mitsotakis ha motivato la decisione di aggiungere 26 chilometri di barriere al muro di dieci chilometri già esistente citando il timore che possano avvenire attraversamenti di massa del confine orientale dell'Unione europea da parte dei migranti presenti in Turchia. Il progetto costerà 63 milioni di euro e dovrebbe essere completato entro la fine di aprile.

Sia per via di controlli alle frontiere più severi che mai sia per la pandemia, quest'anno il flusso di migranti e rifugiati che tentano di raggiungere l’Unione europea attraverso il confine greco è diminuito. E la Grecia, fidandosi poco del vicino oriente – con cui condivide un’avversione reciproca storica dalle radici antiche – sembra intenzionata a far sì che la situazione non cambi.  

Bruxelles ha paura di Ankara, che la ricatta sui migranti ma a cui Berlino vende sei sommergibili, e fa marcia indietro sulle sanzioni a Erdogan per le ricerche illegali di gas a Cipro e in Grecia. Il vertice Ue sulla crisi del Mediterraneo orientale si è trasformato in un risiko diplomatico: dopo 9 ore di negoziati e dopo tre diverse bozze, è stato raggiunto un primo accordo sulle questioni relative alle azioni scomposte della Turchia, che rivendica il gas in quelle acque ma senza l'appoggio di alcun trattato internazionale. 

Continueremo a cercare, perforare e proteggere i nostri diritti" nel Mediterraneo orientale. "Se c'è qualcosa, certamente la troveremo", scrive su Twitter il ministro dell'Energia turco Fatih Donmez. Una delle linee guida della diplomazia della Turchia di Erdogan è quella di "riconquistare" spazio sul mare. Dietro alla politica aggressiva nel Mediterraneo c'è la dottrina "Patria blu" che rivendica per il paese acque che i trattati internazionali di inizio '900 - siglati con un impero ottomano agonizzante - negano.  

Da mesi lo scontro è stato riacceso dall'accordo marittimo siglato da Ankara con il governo di Fayez Serraj in Libia a cui Atene si è opposta immediatamente, e dalla scoperta di cospicue risorse energetiche sui fondali marini del Mediterraneo orientale. A luglio la Turchia ha inviato un vascello di esplorazione in una tratto di mare conteso con la Grecia, avviando una spirale di tensioni che hanno raggiunto il Consiglio europeo, il quale ha minacciato Ankara di sanzioni. A complicare la situazione e a inquietare gli animi da entrambe le parti si aggiunge l'ulteriore tassello dell’accordo marittimo firmato tra Grecia ed Egitto e rifiutato dalla Turchia. Sullo sfondo la dottrina Patria blu, che vede Erdogan rivendicare tratti di mare che i trattati internazionali siglati nel secolo scorso – con un impero ottomano prossimo allo scioglimento – non hanno assegnato alla Turchia.

Il nuovo pacchetto di misure coinvolge soprattutto bar e ristoranti che chiuderanno a mezzanotte, ma su di loro potrebbero gravare provvedimenti che puntano a limitare in modo mirato i luoghi che espongono a maggiore rischio di assembramento: in quei casi la chiusura anticipata alle 21 potrebbe quindi essere applicata - secondo il provvedimento - dagli stessi sindaci per intere strade. Sindaci che però non ci stanno e rimandano la palla al Governo: "Sarebbe un coprifuoco scaricato sulle nostre spalle. L'esecutivo si assuma le sue responsabilità". In qualunque caso, dalle 18 sarà possibile soltanto il consumo al tavolo, a cui dovranno in ogni caso sedersi massimo sei persone. E all'esterno dei locali dovrà essere riportato il numero massimo di clienti consentiti all'interno. E' proprio su questi ultimi punti che è rimasta in piedi l'intesa tra governo e Regioni, le quali chiedevano di non penalizzare ulteriormente quei settori già colpiti dal lockdown (4 i miliardi previsti per il ristoro, ma non 'più a pioggia') sottolinea l'agenzia ansa

Secondo l'agenzia ansa Il lavoro di mediatore porta la firma del ministro per le Autonomie, Francesco Boccia, alle prese con il filo sottile del dialogo lungo quanto la catena di vertici fissati: "sono proposte che vanno nella nostra stessa direzione - spiega Boccia - . Chi vive le complessità quotidiane dei territori merita il massimo dell'ascolto". Parole che blindano l'intesa. Palestre aperte, come volevano i governatori, ma con riserva: dopo un braccio di ferro tra i ministri di Sport e Salute, Spadafora e Speranza, - il secondo era per chiuderle - le strutture incassano al momento una settimana di tempo per adeguarsi in maniera rigorosa ai protocolli. Gli sport di contatto a livello amatoriale, come calcetto e basket, restano vietati con uno stop anche per le relative associazioni e scuole per bambini e ragazzi. Il calcio dilettantistico resta attivo fino alla prima categoria.

Sul fronte dell'alleggerimento del trasporto locale, l'unica soluzione che accontenta tutti - Esecutivo e Regioni - è quella di portare la quota di persone in smartworking dal 50 al 75%. Non ci sarà una riduzione della quota di riempimento dei mezzi, ma l'adozione di misure un maggior controllo sulle banchine delle metropolitane per agevolare i flussi di salita e discesa. "Aerei, navi, bus, treni a lunga e corta percorrenza hanno contribuito con lo 0,1% al contagio", chiarisce il ministro ai Trasporti, Paola De Micheli, che - oltre ai 1.600 bus turistici in circolazione - si dice "disponibile a potenziare il sistema".

Cambia anche il calendario sugli orari delle scuole: ulteriori scaglionamenti, anche con eventuali turni pomeridiani e l'ingresso non prima delle 9, puntano a limitare il rischio caos nelle ore di punta, ma c'è il 'nì' del ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina sulla richiesta pressante delle Regioni di potenziare la didattica a distanza - affinché diventasse in questi mesi una regola per il quarto e quinto anno delle superiori - e di indicarla in una norma nel prossimo Dpcm. "La scuola in presenza è fondamentale per tutti - ribadisce la ministra - dai più piccoli all'ultimo anno del secondo grado".

Un ricorso costante a forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica, tra cui le lezioni a distanza, saranno possibili "previa comunicazione al Ministero dell'Istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferito ai specifici contesti territoriali", si legge nella bozza Dpcm. Si torna indietro di mesi sul fronte degli eventi: saranno sospese sagre e fiere, ma consentite la manifestazioni di carattere nazionale e internazionale. Ma il virus avanza e tutti sanno che le misure potrebbero rivelarsi più momentanee del previsto, per essere presto scavalcate da altri decreti. "Ci sono evoluzioni continue - spiega il ministro Boccia - Consideriamo questa modalità di confronto tra noi una convocazione permanente e interverremo in tempo reale ogni volta in cui sarà necessario e se dovessero emergere criticità".

Sottolinea l agenzia Agi,Com'era già accaduto nei primi mesi dell'anno, in occasione del lockdown, le dichiarazioni di Vincenzo De Luca durante le sue consuete dirette Facebook oltrepassano i confini nazionali e diventano materiale per la stampa internazionale. Dopo i tweet di Naomi Campbell pieni di like per i "lanciafiamme", questa volta è l'Independent a non lasciarsi sfuggire le parole del 'governatore' della Campania su Halloween, festa pagana celtica riportata in auge negli Usa, definita una "stupida americanata" e un "monumento all'imbecillità". Il quotidiano britannico online titola proprio sull'espressione di De Luca ("Huge stupid Americanism") e sulla decisione del presidente della Regione Campania di imporre il coprifuoco in occasione della ricorrenza festeggiata ormai in molti Paesi del mondo. L'Independent ricorda che De Luca ha firmato per il coprifuoco alle 22 nel week end del 31 ottobre per evitare "un momento di idiozia" con "feste", e come "a marzo aveva minacciato di inviare la polizia con il lanciafiamme per interrompere le feste degli studenti universitari mentre infuriava la pandemia".  

Il quotidiano il Giornale in esclusiva si occupa dei servizi segreti e virus : mentre un buon numero di esperti continua ad apparire incessantemente su tv e giornali per spiegare ai cittadini quanto sia ormai imminente la prossima apocalisse causata dalla pandemia di Covid-19, c’è chi, in silenzio e da dietro le quinte, usa una diversa chiave di lettura. L’intelligence italiana, in riferimento al contesto nazionale, ha infatti realizzato un dossier sull’evoluzione dei contagi basato su un particolare modello statistico.

Ebbene, secondo i servizi sottolinea il Giornale con insider over– stando a quanto riportato dal settimanale L’Espresso – la situazione nel nostro Paese sarebbe grave ma non gravissima, come invece vorrebbe dare da intendere qualche catastrofista. Sia chiaro: l’Italia, così come tutta l’Europa, sta attraversando una complessa emergenza sanitaria.

Nessuno deve minimizzare gli effetti del Sars-CoV-2 ma scrive insider Over,, al tempo stesso, nessuno dovrebbe terrorizzare il popolo, allarmandolo oltre misura in un periodo già fuori dall’ordinario. Serve un’informazione chiara, semplice, lineare. Spesso i bollettini quotidiani sui nuovi casi e sui decessi vengono forniti agli italiani senza alcuna chiave di lettura. E l'esito, quando ci troviamo di fronte a più di 10mila casi, è quello di creare un panico troppo spesso immotivato.Rispetto all'estate i contagi sono saliti, è vero, ma non ha alcun senso fare confronti con la prima ondata. Stiamo parlando di due mondi completamente diversi e lo spiega, nel dettaglio, il suddetto report dell'intelligence nostrana. “Il 21 marzo – si legge – c’è stato il cosiddetto picco giornaliero di 6.656 casi individuati con 26mila tamponi, mentre il 10 ottobre ci sono stati 5.724 casi con oltre 130mila tamponi. Il valore assoluto dei casi rilevati non può essere un indicatore dell'andamento generale e non deve spingere ad esagerazioni“.

Questo numero,sottolinea insider over, semmai, dovrebbe essere considerato in virtù dei tamponi effettuati che, tra l'altro, “stanno individuando moltissimi asintomatici”. Gli analisti si soffermano su un punto in particolare, ed è il perno attorno al quale ruota il ragionamento del dossier che non minimizza affatto la gravità della malattia da coronavirus ma la curva epidemiologica. Ovvero – citiamo sempre da L’Espresso – che gli elevati volumi di diffusione del contagio rappresentano il “sommerso di asintomatici di cui non ci siamo mai preoccupati nelle fasi precedenti, ma che era ipotizzabile fosse dieci volte superiore al numero dei casi accertati”.

Detto altrimenti, se oggi ci sono più casi è perché, rispetto alla scorsa primavera, siamo in grado di scavare più a fondo. In un primo momento, infatti, i tamponi venivano effettuati soltanto ad alcuni pazienti, i più gravi o tutt’al più quelli che presentavano sintomi. Adesso che il materiale non manca, il monitoraggio è più capillare e profondo. E sarebbe questo il motivo per cui emergerebbero così tanti nuovi pazienti infetti, molti dei quali, appunto, asintomatici.

Tutto questo è scritto nero su bianco su un dossier dell'intelligence italiana  grazie al insider over possiamo capire cosa succede con l analisi. Che prosegue nella sua analisi facendo notare come se a marzo le autorità sanitarie avessero effettuato 129 mila tamponi, avrebbe probabilmente trovato almeno 30mila casi al giorno. Dunque, il fatto di avere tra le mani più casi al giorno non dovrebbe “destare troppe preoccupazioni” perché tutto ciò, pur considerando “un trend crescente dei casi globali”, sarebbe dovuto “all’aumento dei test giornalieri, che si attesta a circa 130mila tamponi”.

Scendendo nel dettaglio, valutando il rapporto tra tamponi effettuati e casi totali, lo scenario è preoccupante ma ancora gestibile. Il rapporto è in crescita dalla metà di luglio ma “non deve essere inteso come una ripresa preoccupante dell’epidemia” quanto la “conferma che il virus continua a circolare”. Attenzione però, perché è pur vero che “fino alla metà di luglio i contagi erano in diminuzione mentre successivamente sono ricominciati a salire, segno di una ripresa dell’epidemia”.

Se c’è una differenza rispetto alla prima ondata scrive insider over, è che adesso i contagi si stanno diffondendo più rapidamente: “Il fattore di crescita sta aumentando e i casi crescono più rapidamente di giorno in giorno”. Ed è per questo motivo che il governo avrebbe varato misure più stringenti. Il cui effetto, concludono gli analisti dell’intelligence, “saranno apprezzabili non prima di dieci o dodici giorni”. Nel frattempo, è la previsione degli analisti, “i casi continueranno a crescere, visto l’elevato numero di tamponi effettuati”.

Quanto scritto nel report dell’intelligence italiana sembrerebbe essere in contrato con l’analisi effettuata dal ministero della Salute che, sul proprio sito, evidenzia come in Italia sia stata osservata un’accelerazione del “progressivo peggioramento” dell’epidemia, che si riflette “in un aggravio di lavoro sui servizi sanitari territoriali”. Non solo: a detta del Ministero, per la prima volta “si segnalano elementi di criticità elevata” relativi alla diffusione del virus nel Paese.

Tornando all’intelligence, sottolinea insider over,e superando i confini italiani, notiamo come i servizi di vari Paesi avessero in realtà messo in guardia da tempo i rispettivi governi su possibili minacce collegate a pandemie o epidemie. Nessuno, ovviamente, era in grado di prevedere il Sars-CoV-2, anche se vari analisti avevano colto nel segno, individuando correttamente l’origine della futura minaccia. Negli Stati Uniti, quando il coronavirus stava iniziando a diffondersi in Cina, le agenzie di intelligence a gennaio e a febbraio fornirono una serie di rapporti sul pericolo rappresentato dal Covid-19. In quelle settimane, ha scritto il Washington Post, il presidente Donald Trump e il Congresso “sottovalutarono” la minaccia e “non presero azioni che avrebbero potuto rallentare la diffusione del patogeno”.

Scrive  inside over,simile la situazione nel Regno Unito, dove nessuna delle agenzie di sicurezza nazionali ha mai menzionato il rischio di una pandemia. Qualche anno fa il National Risk Register sottolineò tuttavia che, di fronte a una ipotetica influenza pandemica, metà della popolazione del Regno Unito avrebbe potuto potenzialmente infettarsi. Non solo: il rapporto aggiungeva che senza “interventi precoci o efficaci per affrontare una pandemia”, ci sarebbero state “significative perturbazioni sociali ed economiche, minacce significative per la continuità dei servizi essenziali”.

Tante le scelte che non convincono nell'ennesimo Dpcm pasticciato, a cominciare dalla suddivisione delle responsabilità tra governo centrale e amministrazioni locali e dalla possibile, conseguente, violazione della Costituzione.

Scendendo nel dettaglio, c'è chi considera l'inevitabile scontro che verrà a crearsi tra "centro" e "periferia" in materia di contenimento del virus come un possibile primo passo verso una crisi istituzionale irreversibile. Il rischio più grande, da questo punto di vista, è la dissoluzione dello Stato a fronte di troppi ed eccessivi poteri lasciati alle Regioni.

Ne è convinto il professor Giulio Tremonti che sul quotidiano il Giornale,, intervistato dal quotidiano Il Tempo e in merito alle scelte di Palazzo Chigi, ha parlato esplicitamente di violazione della Costituzione. "Nella Costituzione c'è l'articolo 117, secondo comma, lettera Q", ha spiegato l'ex ministro della Finanza.

Nell'articolo citato dal professore si legge che la profilassi internazionale è di competenza esclusiva nazionale. "Profilassi internazionale – ha aggiunto Tremonti - vuol dire sanità certo, ma anche luoghi ed esercizi pubblici, confini, ordine pubblico e competenza su tutti i mezzi per contrastare quelli che nel trattato dell'Unione Europea vengono con forza suggestiva chiamati flagelli internazionali".

La pandemia di Covid può rientrare a tutti gli effetti nella categoria di flagelli internazionali. E dunque, nel Titolo V, è ben chiaro che "la competenza delle Regioni, nel caso sul diritto alla salute, è subordinata alla competenza dello Stato in casi come questo". Eppure il premier Conte ha agito esattamente all'opposto, alimentando il rischio di una ipotetica "crisi e dissoluzione della Repubblica".

Che cosa avrebbe dovuto fare Roma? Per Tremonti, lo Stato doveva subito "applicare la Costituzione", esercitando i suoi doveri "di competenza esclusiva in materia". "Il potere centrale poteva essere delegato caso per caso ai territori, ma non poteva e non doveva essere permesso che nel vacuum del potere centrale, questi se lo attribuissero di propria iniziativa", ha ribadito l'ex ministro.

Per quanto riguarda l'azione dell'Unione europea, invece scrive il Giornale, Tremonti ha puntato il dito contro l'illusione creata da Bruxelles: "L'Europa si è autosospesa. Ha disapplicato il mercato permettendo gli aiuti di Stato, ha messo nel freezer i parametri di Maastricht, incentiva anzi la formazione del debito pubblico con gli acquisti dei relativi titoli da parte della Bce". E in Italia, questo incentivo, ha portato alla concessione di bonus a pioggia: per le bici, per i monopattini e via dicendo. Insomma, Tremonti ritiene che l'Europa abbia illuso il governo "sulla drammatica responsabilità del fare debito".

In compenso l'Europa si è attivata sugli eurobond. "Ora arrivano, ed è molto bene – ha affermato ancora Tremonti- ma sono un meccanismo terribilmente complicato: si basano sul nuovo bilancio europeo, 2021-2027 e presuppongono le NRP, le nuove risorse proprie. Queste derivano da nuove imposte europee, pagate dagli europei, su plastica, carbone e web. Per le imposte europee serve l'unanimità, ed è molto improbabile. Si farà allora ricorso a maggiori contributi nazionali". Considerando l'Italia, si tratta di una quarantina di miliardi. Dunque, calcolatrice alla mano, gli 80 miliardi a fondo perduto "diventano circa la metà", da distribuire "su circa 5 o 6 anni".

Il coronavirus ha reso tutto questo pubblico, supportato anche dai media che, nel tentativo di fare informazione, cercano notizie, rassicurazioni e delucidazioni dagli esperti, com'è giusto che sia. Ma i medici sono tra loro divisi scrive il Giornale, e così si può assistere anche a casi come quello che nelle ultime ore ha visto coinvolto Alberto Zangrillo, primario dell'unità operativa di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare dell'ospedale San Raffaele di Milano, e Massimo Galli, primario del reparto di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano.

Sottolinea il quotidiano il Giornale,Il professor Alberto Zangrillo è stato ieri ospite di Massimo Giletti nel suo programma Non l'Arena per commentare e analizzare i recenti dati del contagio e fare il punto su quella che a tutti gli effetti sembra essere la seconda, temuta, ondata. Nel corso del suo intervento, però, il primario del San Raffaele ha trovato anche il tempo di rispondere con fermezza al primario del Sacco. I due sono "schierati" su posizioni diametralmente opposte. Massimo Galli, infatti, sostiene da sempre la linea più dura e non manca di lanciare cannonate verso alcuni colleghi, colpevoli secondo lui di una "comunicazione minimizzante", con parole "eccessivamente rassicuranti o addirittura di negazione". Un attacco frontale seguito da un appello: "Se non andiamo tutti nella stessa direzione, andremo a sbattere". E la direzione da seguire si ipotizza sia la sua.

"Non è un bell'esercizio attaccare i colleghi. Io non ho mai affermato nulla contro qualcuno, scrive il Giornale, non parlo nemmeno più e mi difendo con la mia azione quotidiana che non devo giustificare", ha replicato Alberto Zangrillo a Non è l'arena. Il primario di rianimazione del San Raffaele ha difeso il sio lavoro e la sua linea di pensiero: "Il mio è un semplice tentativo di enunciare concetti fondamentali che serviranno a vincere contro la manifestazione clinica di questa epidemia, a cominciare dal rispetto assoluto delle regole". Alberto Zangrillo, in collegamento con Massimo Giletti, promuove l'ultimo Dpcm di Giuseppe Conte, considerandolo "un richiamo autorevole al senso di responsabilità". Sul nuovo scenario italiano, poi, il primario ha le idee molto chiare: "Se il sistema sanitario globale è composto da una serie di entità che non danno tutte il massimo, i malati o coloro che temono di diventare malati si presentano tutti in pronto soccorso e noi allora non ce lo facciamo. Nel mio ospedale, su 101 pazienti almeno il 50% potrebbero ricevere adeguate cure domiciliari".

 

 

Nuove provocazioni della Turchia contro Grecia e non solo. Il ministro degli Esteri, Nikos Dendias, di ritorno ad Atene dopo la visita di ieri in Iraq, si è visto bloccare il volo questa notte dalle autorità turche lungo il confine turco-iracheno, a nord di Mosul. Per quasi 20 minuti,con il rischio di rimanere senza carburante, le autorità turche si sono rifiutate di concedere l’autorizzazione al sorvolo in precedenza già approvata.
 
"Credo che ora si più evidente che mai che la Turchia sta agendo come un distruttore della pace e della stabilità nella più ampia regione. Virtualmente, ogni crisi e ogni situazione problematica nella regione, nello specifico nel Nagorno-Karabakh, in Libia, Siria, Cipro, Mediterraneo orientale, ma anche Iraq, ha un minimo comune denominatore: la Turchia”, ha affermato Dendias.

Nel corso della serata di ieri, mercoledì 14 ottobre 2020, il ministro greco degli esteri Nikos Dendias è stato protagonista di un episodio che non ha fatto altro che aumentare le tensioni tra Atene e Turchia. Il velivolo su cui era a bordo Dendias, infatti, è stato costretto ad attendere le autorizzazioni di Ankara una volta attraversato lo spazio aereo turco di ritorno da un viaggio in Iraq.

Questa azione va oltre il concetto di buon vicinato e viola le regole del comportamento diplomatico”, ha riferito l'emittente televisiva pubblica greca “Ert citando fonti del governo di Atene. “Le autorità turche sono state informate del volo Vip e hanno concesso il permesso di sorvolo dell'area, per poi ritirarlo mentre il velivolo si avvicinava al confine. Sono iniziate intense trattative diplomatiche, l'aereo è stato costretto a scendere di quota e girare in cerchio sino a quando il problema non è stato risolto. Ovviamente c'è stato il rischio di terminare anzitempo il carburante”, ha riferito la fonte dell’emittente televisiva. L'aereo con a bordo Dendias è riuscito ad atterrare all'aeroporto Eleusis, nei pressi di Atene, intorno alla mezzanotte ora locale (le 23 in Italia).

La visita del ministro degli Esteri greco in Iraq è stata la prima in 22 anni. Al termine della visita, Iraq e Grecia hanno firmato due memorandum d'intesa, mentre il ministro degli Esteri iracheno Fuad Hussein ha confermato che la Grecia inaugurerà un consolato a Erbil.

Potrebbe essere imminente una crisi. Con l’economia turca che va male, guidata da una valuta debole, uno scontro su Kastellorizo servirebbe idealmente a suscitare emozioni nazionaliste con un occhio alle elezioni presidenziali del 2023. L'analista Jack Dulgarian ha proposto uno scenario plausibile: le truppe turche invadono Kastellorizo o prendono l'isola in ostaggio e (bissando Cipro nel 1974) e sfidano il mondo a fare qualcosa al riguardo sottolinea Analisi Difesa

La presidente della Repubblica greca Katerina Sakellaropoulou, il 13 settembre, si è recata in visita a Kastellorizo : “Stiamo attraversando un momento difficile e pericoloso. La leadership turca sta intensificando le pressioni sul nostro Paese inducendo a dichiarazioni aggressive”, che minano “le relazioni di buon vicinato e la pacifica convivenza”, che sono state costruite in tanti decenni da greci e turchi, i quali considerano il mare che li separa non come un confine impenetrabile, ma come un canale di comunicazione” scrive Analisi e Difesa

Kastellorizo, con meno di 500 abitanti, gode dei pieni diritti conferiti dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1982 sul diritto del mare, la Grecia  rivendica una zona economica esclusiva (ZEE) di 200 miglia nautiche che lascerebbe alla Turchia una ZEE esigua lungo le sue coste; togliendo alla Grecia Kastellorizo, le dimensioni della ZEE turca sarebbero più che raddoppiate. La scoperta di grandi giacimenti di gas e petrolio nel Mare Mediterraneo fa sì che la potenziale importanza di ciò sia particolarmente significativa.

La Turchia, con Erdoğan, rifiuta categoricamente che Kastellorizo goda di tali privilegi. Di recente, Erdoǧan ha condannato “i piani di chi cerca di confinare alle sue coste un Paese di 780 mila chilometri quadrati utilizzando un'isola di 10 chilometri quadrati”. Ha poi proseguito col dire, riferendosi al Trattato di Losanna del 1923 e altri accordi che delimitavano i confini turchi: “La Turchia ha il potere politico, economico e militare per strappare mappe e documenti immorali imposti”. Poi, alludendo a vittorie militari di molto tempo fa sui greci, ha aggiunto: “Un secolo fa, li abbiamo sepolti nella terra o li abbiamo gettati in mare. Spero che non paghino lo stesso prezzo ora”.

l’ambizione di espansione marittima della Turchia ed è stata immaginata nel 2006 – con il nome di Mavi Vatan – dall'ammiraglio turco Cem Gürdeniz, un militare che non ha mai nascosto la sua ostilità all'Islam politico incarnato oggi dal presidente turco sottolinea Linkiesta.it .

La teoria Mavi Vatan si basa sull'assunto che la Turchia di oggi è un paese diverso da quello che era nel 1923, quando con il trattato di Losanna vennero definiti gli attuali confini turchi e greci, e nel 1947, quando la Grecia prese possesso del Dodecaneso. Chi crede nella Madrepatria azzurra guarda allo sviluppo, che ha avuto la Turchia negli ultimi 20 anni e ritiene che le condizioni economiche di oggi debbano giustificare un ben più ampio controllo marittimo da parte di Ankara.

Questa concezione ignora però i trattati che hanno definito gli attuali confini di Grecia e Turchia e anche la legge del mare ONU dell'82, comunque già non riconosciuta da Ankara. Nonostante gli oggettivi impedimenti a livello legale e le accuse di invasione della Grecia, Erdoğan ha continuato e insistere sulla Madrepatria azzurra per tutta l’estate, come dimostrato dalle sue recenti affermazioni: «La Turchia si prenderà la sua parte nel Mediterraneo ma anche nell ‘ Egeo e nel mar Nero. Quando diciamo che vogliamo fare qualcosa significa che lo faremo davvero, siamo pronti a pagare il prezzo delle nostre azioni ».

Da sole, le forze armate elleniche non possono riconquistare l'isola sottolinea  Analisi Difesa. Né Israele né l'Egitto entreranno in guerra con la Turchia per Kastellorizo secondo il periodico militare Italiano. L’art. 5 della NATO, che promette protezione in caso di aggressione, si rivelerà di certo inefficace quando entrambi le parti sono membri di quell’organizzazione. Sotto la guida della Germania, la maggior parte dell'Europa (con Macron che rappresenta l’onorevole eccezione) freme alla prospettiva che la Turchia usi l'arma dei migranti illegali e preferisce rabbonire Ankara.

Intanto il Fatto Quotidiano sottolinea che il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, in visita in Grecia per la seconda volta in un anno. Da tempo gli Usa stanno ufficiosamente ragionando sul ruolo passato della base turca a Incirlik e su quello futuro da affidare, in sostituzione, proprio alla Grecia, con cui il nuovo accordo militare siglato a dicembre scorso permette a mezzi e uomini a stelle e strisce di utilizzare quattro basi in terra ellenica, dove già ci sono droni e caccia.

La Grecia di fatto sta diventando il nuovo hub militare Usa nel Mediterraneo orientale, anche per ragioni di carattere energetico. Il porto di Alexandrupolis, su cui è prossima la privatizzazione da parte di players americani, è un “occhio” anche sui gasdotti Tap e Tanap che da lì transitano, oltre che assicurare uno sbocco marittimo in direzione Balcani per le truppe Usa e Nato che lì arrivano. Rappresenta anche il controcanto atlantico all’influenza di Mosca sul porto di Salonicco, recentemente privatizzato da un consorzio di cui fa parte l’oligarca ellino-russo Ivan Savvides, già deputato alla Duma e forte di una relazione privilegiata con Vladimir Putin, secono il Fatto.

Dagli anni ’20, l’Italia controlla infatti tutte le isole dell'arcipelago del Dodecaneso, di cui Megisti rappresenta l'est più orientale. Sarebbe stato interessante sapere che emozioni avrebbe provato il tenente Montini ricordando la sua avventura qualche anno più tardi, nel 1947 quando, con il trattato di Pace firmato a Parigi, Megisti e tutte le altre isole del Dodecaneso furono cedute dall'Italia alla Grecia.

un consigliere sulla politica estera di Erdoğan che, in diretta TV, ha menzionato esplicitamente la possibilità della guerra sostenendo che lui stesso avrebbe sparato a un pilota greco se la Turchia avesse subito attacchi scrive l inchiesta...

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