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Dopo il calo ininterrotto per tredici trimestri consecutivi, particolarmente accentuato nei primi due del 2020, torna a crescere il numero di disoccupati che si attesta a 2 milioni 546 mila unità (+202 mila in un anno, +8,6%); l'aumento coinvolge sia gli individui in cerca di prima occupazione sia chi ha precedenti esperienze di lavoro. Lo indica l'Istat nei dati sul mercato del lavoro relativi al terzo trimestre dell'anno.

Il tasso di disoccupazione, in calo per sei trimestri consecutivi, torna ad aumentare portandosi al 9,8% (+1,4 punti rispetto al secondo trimestre 2020).

In "lieve recupero" congiunturale la produzione industriale ad ottobre, dopo il calo registrato a settembre: rispetto al mese precedente segna un +1,3%. Su base annua, diminuisce invece del 2,1% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 22 contro i 23 di ottobre 2019). Lo stima l'Istat. Nella media del trimestre agosto-ottobre il livello della produzione cresce dell'11,7% rispetto al trimestre precedente. La crescita mensile di ottobre, sottolinea l'Istituto, è estesa a tutti i settori, con esclusione dell'energia.

"A ottobre si osserva un lieve recupero congiunturale della produzione industriale, dopo il calo registrato nel mese di settembre. Nella media degli ultimi tre mesi la dinamica congiunturale risulta ampiamente positiva", è il commento dell'Istat. Rispetto a febbraio 2020, mese immediatamente precedente le restrizioni legate all'emergenza Covid-19, "il livello dell'indice è inferiore del 2,2% mentre, in termini tendenziali, l'indice corretto per gli effetti di calendario è più basso del 2,1%, con una significativa attenuazione della riduzione rispetto a settembre (era -4,9%). A livello dei principali raggruppamenti di industria - prosegue - tutti i comparti risultano in diminuzione su base annua, più accentuata per i beni di consumo".

Nello specifico, l'indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale "apprezzabile" per i beni strumentali (+2,6%), un incremento più contenuto per i beni intermedi (+1,3%) e ancora più ridotto per i beni di consumo (+0,7%); viceversa, diminuisce nel comparto dell'energia (-3,0%).
Nel confronto annuo, flessioni tendenziali caratterizzano tutti i comparti; la riduzione è meno pronunciata per i beni intermedi (-1,0%) e i beni strumentali (-1,2%), mentre risulta più rilevante per i beni di consumo (-4,1%) e l'energia (-2,7%).

I settori di attività economica che registrano i maggiori incrementi tendenziali sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+5,6%), la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+4,0%) e le altre industrie (+3,5%). Le flessioni più ampie si registrano nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-17,4% per entrambi i settori).

"Se Conte vuole pieni poteri come Salvini, io dico no". Lo afferma il leader di Iv Matteo Renzi in un'intervista al Pais, dicendosi pronto a far cadere il governo se il presidente del Consiglio non farà marcia indietro sulla cabina di regia per la gestione dei fondi europei.

Alla domanda "è pronto a far cadere il governo se Conte non farà marcia indietro?", Renzi risponde: "Sì, perché questo non è un problema di posti, che pure mi hanno offerto. (...) Il meccanismo del dibattito sulle regole istituzionali non può essere compensato con un piccolo accordo".

Conte, prosegue Renzi, "sta viaggiando in contromano su un'autostrada", ma "se recupera la lucidità e frena su questa misura assurda, siamo pronti a ragionare sulla questione". Conte, afferma ancora il leader di Iv intervistato al telefono, è stato confermato presidente del Consiglio "dopo che, un anno e mezzo fa, avevamo fatto un'operazione in Parlamento contro Salvini". 

Il primo ministro, aggiunge Renzi, ha lavorato contro la pandemia, "e in alcune cose lo ha fatto meglio che in altre, ma non si può accettare che in nome dell'emergenza, 10 mesi dopo il suo inizio si arroghi tutti i poteri dello Stato per spendere questi 200 miliardi. Abbiamo rimosso Salvini per questo". Alla domanda se crede di avere in questo l'appoggio almeno di una parte del Pd e dell'opposizione, Renzi risponde: "Molti di quelli che in pubblico prendono le distanze da me, in privato riconoscono che le nostre critiche sono giuste e autentiche. Per questo spero che Conte si fermi".  

Non è dello stesso avviso il leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che oggi ha affermato, ai microfoni dell'Agenzia Vista: "Renzi ogni volta fa finta di alzare il prezzo su qualcosa che interessa gli italiani per portare a casa qualcosa che interessa a lui: qualche poltrona in più, qualche strapuntino, qualche spazio maggiore di governo". Ieri, a Stasera Italia, su Rete 4, la Meloni aveva già dichiarato: "Renzi alza la voce solo per alzare la posta, lo fa esclusivamente per avere poltrone. Del resto non gliene frega niente, sta solo mettendo a repentaglio la stabilità italiana per avere poltrone. Anche perché, se si va a votare, Renzi ha percentuali sì e no del 3%". E sull'approvazione della cabina di regia, la Meloni conclude: "Alla fine mi pare che accetteranno anche la cabina di regia che per lui è sempre meglio della cabina elettorale".  

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, avrebbe smascherato Renzi, rivelando il motivo delle sue parole. L'ex premier si è detto convinto sul fatto che Giuseppe Conte "farà marcia indietro" sulla cabina di regia ma, in caso ciò non accadesse, "ritireremo l'appoggio al governo": "È una questione di rispetto delle regole". Renzi dichiara di non accettare che il presidente del Consiglio, "in nome dell'emergenza, a 10 mesi dal suo inizio, si arroghi tutti i poteri dello Stato per spendere questi 200 miliardi". E aggiunge: "Non ci siamo liberati di Salvini per questo". Infine, sui fondi europei destinati all'Italia, precisa: "Abbiamo 200 miliardi di euro, però non sappiamo chi ha deciso come spenderli, è apparso solo un documento che dice cose come 'per il turismo 3,2 miliardi'. Il turismo è cruciale per l'Italia. I nostri amici spagnoli saranno contenti se investiamo solo questa cifra. È assurdo che un Paese come il nostro, con un patrimonio culturale e la capacità di attrarre visitatori, investa l'1,5% dei fondi in questo settore. Chi ha deciso questa follia? E questo è solo l'inizio". Renzi aveva anche precisato di non ambire a strappare al governo un numero maggiore di poltrone, minacciando di ritirare l'appoggio: "È bene essere chiari sul punto e lo diciamo: non scambieremo il nostro sì al governo con uno strapuntino o un posto a tavola".  

Fonti Ansa / il giornale

 

 

 

 

E' morto a 64 anni Paolo Rossi, l'ex calciatore campione del mondo con l'Italia nel 1982. Ne ha dato notizia nella notte la moglie Federica Cappelletti, sul suo profilo Instagram.

"Le nostre bandiere sono inchinate davanti a Paolo Rossi". Lo ha detto nell'Aula della Camera il vicepresidente Fabio Rampelli (Fdi) ricordando in apertura di seduta il giocatore di calcio campione del mondo nel 1982 scomparso nella notte. Le sue parole sono state seguite da un lungo ed unanime applauso in piedi dei deputati presenti. "Si tratta di un ricordo doveroso, sentito e giusto", ha detto Enrico Borghi del Pd. "E' stato una metafora di come nella vita si possa avere successo, si possa cadere e ci si possa rialzare", ha aggiunto. Per ricordare Rossi intervengono deputati di tutti i gruppi parlamentari.

Ha dato quasi per primo la notizia della scomparsa di 'Pablito' il vicedirettore di RaiSport, Enrico Varriale: "Una notizia tristissima, ci ha lasciato" un "indimenticabile, che ci ha fatto innamorare tutti in quell'Estate dell'82 e che è stato prezioso e competente compagno di lavoro negli ultimi anni".

Paolo Rossi fece letteralmente ammattire il fortissimo Brasile in quel mondiale rifilando ai verdeoro una fantastica tripletta che lo portò poi a scrivere un libro dal titolo emblematico: "Ho fatto piangere il Brasile", scritto a quattro mani con il giornalista Antonio Finco. L'ex centravanti di Vicenza, Verona e Milan in un'intervista a La Repubblica svelò il significato di quel libro: "Non volevo le solite memorie commerciali, oppure il libello con lo spunto polemico messo apposta perché se ne parli. Nessuno si aspetti scandali o rivelazioni clamorose. Si trattava di scrivere la storia della mia carriera, che è anche quella della mia vita, e per farlo servivano pazienza, memoria e voglia di verità. Ci abbiamo messo due anni e sono soddisfatto delle parole usate, mi sembrano giuste".

Rossi è stato l'uomo che ha sconfitto "da solo" il Brasile e negli anni quella partita è stata spesso ricordata ogniqualvolta si parlava della nazionale italiana di calcio: "Sì. Io sono il centravanti che fece tre gol ai brasiliani. Sono anche altre cose, ma essenzialmente quella. Mi rivedo con la maglia azzurra numero venti, e mi fa piacere perché la Nazionale unisce mentre le squadre di club dividono. A volte passano anni senza che mi arrivano telefonate speciali, ma quando mancano due mesi al Mondiale comincia a squillare il telefono. E tutti mi chiedono del Brasile, anche se è passata una vita"


Sei mesi fa ho perso un fratello, oggi ne piango un altro. Non voglio dire altro, per me questo non è il momento di parlare". Al telefono con l'Ansa, Antonio Cabrini, compagno di squadra di Paolo Rossi per tanti anni alla Juve e in Nazionale, è distrutto nel ricordare il goleador dell'Italia Mundial.

"L'ho saputo cinque minuti fa, mi dispiace tantissimo. Non so cosa dire, è stato fulmine a ciel sereno". Così Dino Zoff, appresa la notizia della scomparsa di Paolo Rossi, eroe della Nazionale campione del mondo del 1982. "Abbiamo sempre avuto un grande rapporto con Paolo, simpatico, intelligente - prosegue Zoff al telefono con l'ansa - Era un po' che non ci sentivamo, ci avevano detto qualcosa ma non pensavo fosse così grave. I rapporti con lui erano stupendi, era simpaticissimo. Intelligente, aveva tutto per stare bene. Qualcosa difficile da capire".

"Lo ammetto... piango. Facevi parte del gruppo di 'Amici Veri'. E' il messaggio commosso di Zibi Boniek per la scomparsa di Paolo Rossi, suo compagno di squadra con la maglia della Juventus. "Con te non solo ho vinto - conclude l'ex giocatore polacco - ma anche vissuto".

"Paolo Rossi ci ha fatto sentire orgogliosi di essere italiani, è stato l'eroe di tutti noi. La Serie A piange un immortale del nostro calcio, amato dal mondo intero". E' il messaggio del presidente della Lega di Serie A, Paolo Dal Pino, per la scomparsa di Paolo Rossi. "Mando un sentito abbraccio e le condoglianze della Lega Serie A a tutta la sua famiglia". Bandiere a mezz'asta nella sede romana della Figc e soprattutto a Coverciano, la casa della nazionale, a Firenze.

Nell'estate del 1982 con i suoi gol ha regalato un sogno a intere generazioni. È stato il simbolo di una Nazionale e di un'Italia, unita e tenace, capace di battere avversari di enorme caratura. Addio a Paolo Rossi, indimenticabile campione. L'Italia ti ricorderà con affetto scrive Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT)


Una carriera da brivido, metafora vivente di un calcio che non cesserà mai di sorprendere. Pablito, l'eroe del Mundial spagnolo, per tutti resta "Paolo Rossi, un ragazzo come noi": gli è riuscito persino il dribbling ad Antonello Venditti che ha poetizzato quel nome in una sua bellissima canzone. Non si trattava del centravanti azzurro, ma di uno studente omonimo, il primo morto negli scontri tra studenti e polizia a Roma, eppure in molti l'hanno sempre accostato a "El Hombre del Partido" di quel 5 luglio '82, il giorno che gli cambiò la vita. Lui che a 17 anni voleva essere Kurt Hamrin, e che a 26 divenne Pablito.

Nonostante una carriera 'troppo breve' alle spalle (appena 10 anni in Serie A di cui 2 cancellati dalla vicenda delle scommesse), la corsa del Signor Rossi alla notorietà e alla leggenda è costellata da tante serpentine, riuscite o meno: dall'esplosione nel Vicenza, all'amarezza nei lunghi giorni della squalifica, dai momenti indimenticabili del Mundial spagnolo, con i tre gol al Brasile che lo hanno proiettato nell'epopea del calcio e gli hanno inimicato un popolo intero (nel 1989, a carriera finita, in Brasile per un torneo di ex glorie, fu fatto scendere dall'auto da un tassista che lo aveva riconosciuto), al desiderio di tornare a essere uno qualunque.

La favola dell'uomo "che ha fatto piangere il Brasile" inizia al termine di una fantastica stagione con il Lanerossi Vicenza: il giovane talento di Prato aveva portato la sua squadra ad un soffio da un leggendario scudetto ed aveva vinto la classifica cannonieri che gli aveva spalancato anche le porte della nazionale. Eppure non tutto era filato liscio fino ad allora: ancora minorenne ma già prospetto di prim'ordine, univa una tecnica sopraffina ad una velocità palla al piede fuori del comune, si scontrò i con i primi tackle della vita, a causa di tre operazioni al menisco. 

Finisce così al Vicenza e sono parecchi pronti a scommettere su una carriera già finita ancora prima di cominciare. La svolta arriva dall'intuizione di Gibì Fabbri, l'artefice del 'Real' Vicenza, che da ala lo sposta a centro area per mandare in rete quanti più palloni possibile. Sono due anni elettrizzanti, con i biancorossi che dominano il campionato cadetto grazie ai 21 gol di Rossi che si ripete anche nella stagione successiva, vincendo la classifica cannonieri e la convocazione al Mondiale argentino.

"Ci hai portato sul tetto del mondo. Maledetto 2020. Ciao amico mio. Rip". Lo scrive su Instagram, Bruno Conti, campione del mondo con Paolo Rossi nel 1982.

"Paolo Rossi ci ha fatto sentire orgogliosi di essere italiani, è stato l'eroe di tutti noi. La Serie A piange un immortale del nostro calcio, amato dal mondo intero". E' il messaggio del presidente della Lega di Serie A, Paolo Dal Pino, per la scomparsa di Paolo Rossi. "Mando un sentito abbraccio e le condoglianze della Lega Serie A a tutta la sua famiglia". Bandiere a mezz'asta nella sede romana della Figc e soprattutto a Coverciano, la casa della nazionale, a Firenze.

 

fonti ansa/il giornale

Nuovo ostacolo nel percorso accidentato verso la certificazione dell’elezione del democratico Joe Biden alla Casa Bianca. Il Texas ha presentato un ricorso alla Corte Suprema contro le modifiche alle procedure di voto nelle ultime elezioni in Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, chiedendo di bloccare i voti del collegio elettorale in questi quattro Stati (62 voti) e di rinviare la riunione del 14 dicembre in cui lo stesso collegio è chiamato ad eleggere formalmente il presidente. Il ricorso, annunciato dal procuratore generale Ken Paxton, accusa i dirigenti dei quattro Stati di non aver protetto dalle frodi il voto per posta – esteso a causa della pandemia – riducendo così ‘il peso dei voti espressi negli Stati che rispettano legalmente la struttura elettorale esposta nella Costituzione'”.

Ogni Stato dei 50 Stati che danno vita agli Stati Uniti d'America designa i propri grandi elettori. Dovrebbe essere il Parlamento di ogni Stato a designare i propri grandi elettori. A un certo punto si è deciso che i grandi elettori vengano designati da ogni Stato dopo le elezioni presidenziali: se in uno Stato le elezioni le ha vinte il candidato dei Democratici, i grandi elettori vanno ai Democratici; se le elezioni, sempre nello stesso Stato, le ha vinte il candidato Repubblicano, i grandi elettori vanno ai Repubblicani.

Chi tra i due candidati – il candidato dei Democratico e il candidato dei Repubblicani – conquista più grandi elettori viene eletto Presidente degli Stati Uniti d’America.

Ostacolo non da poco in vista per il presidente eletto Joe Biden: il Texas, infatti chiede di annullare il voto in quattro stati chiave. Come riporta l’Agi, il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, ha fatto ricorso alla Corte Suprema americana contro Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, accusando questi Stati – decisivi nella vittoria di Biden – di aver sfruttato la pandemia di Covid-19 per “modificare illegalmente all'ultimo minuto” le regole di voto per corrispondenza.

L’avvocatessa Sidney Powell, che ha intentato diverse cause per contestare i risultati delle elezioni e non fa parte ufficialmente del team legale di Donald Trump, ha spiegato nelle scorse di aspettarsi che la sua battaglia, soprattutto in Georgia, finisca davanti alla Corte Suprema. “Siamo determinati a vincere perché il popolo americano è stato derubato dai suoi voti legittimi in queste elezioni, e questo non può esistere”, ha aggiunto. 

Secondo il Segretario di Stato Brad Raffensperger non ci sono stati brogli. “Oggi è un giorno importante per l'integrità elettorale in Georgia e in tutto il Paese”, ha affermato in una dichiarazione. “Le affermazioni inerenti il famoso Kraken si dimostrano mitologiche quanto la creatura da cui prendono il nome. I cittadini della Georgia possono ora andare avanti sapendo che i loro voti, e solo quelli legali, sono stati conteggiati in modo accurato, equo e affidabile”.

Come già riportato da InsideOver, Rudy Giuliani ha dichiarato nelle scorse ore che i legislatori in Arizona, Georgia e Michigan potrebbero finire per decidere quali elettori inviare al Collegio elettorale. L'ex sindaco di New York ha spiegato che gli stati controllati dai repubblicani potrebbero votare per l'invio della propria lista di grandi elettori, sottolineando che una tale opzione è sostenuta nella Costituzione degli Stati Uniti. Sia Giuliani che Jenna Ellis hanno fatto pressioni sui legislatori statali negli ultimi giorni per riaffermare il loro potere di scegliere i propri grandi elettori a causa delle presunte prove di brogli.

 

Il ricorso, annunciato dal procuratore generale Ken Paxton, accusa i dirigenti dei quattro Stati di non aver protetto dalle frodi il voto per posta - esteso a causa della pandemia - riducendo così "il peso dei voti espressi negli Stati che rispettano legalmente la struttura elettorale esposta nella costituzione". Il Texas chiede quindi che non siano contati i loro 62 voti nel collegio elettorale, facendo così scendere Joe Biden, che ha totalizzato 306 voti, sotto la soglia del quorum necessario (270). Si tratta di in una mossa senza precedenti nella storia americana e, se avesse successo, potrebbe consegnare la vittoria elettorale a Trump. La Corte suprema ha una maggioranza conservatrice (6 a 3) dopo le nomine di tre giudici da parte di Donald Trump.

 

fonti insideover/Agi/Rai

Cosa accadrebbe se si scoprisse che i provvedimenti varati dal Governo durante l’emergenza Coronavirus, cioè i famosi Dpcm, sono illegittimi, e addirittura incostituzionali? Il primo bersaglio a cadere è il lockdown: se fosse illegale, bisognerebbe riconoscere che tutti i cittadini hanno avuto, illecitamente, più di due mesi di arresti domiciliari.  

E il premier Giuseppe Conte invece le ha limitate con un atto amministrativo, ovvero una norma di rango secondario, contro la quale esistono solo i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato: "È comunque qualcosa di totalmente incostituzionale e cercheremo di portare la questione alla Consulta". Nello specifico a creare polemica è stata la decisione di allungare da 30 a 50 giorni gli effetti del decreto. "Significa che ci aspetta una sfilza di Dpcm che dureranno 50 giorni?", si interroga il leghista Roberto Calderoli scrive il quotidiano il Giornale..

Comunque secondo il Censis la stragrande maggioranza degli italiani è favorevole alle restrizioni, e c'è chi le vorrebbe addirittura più rigide. Il vicepresidente del Senato si è detto sicuro che gli italiani sono d'accordo con l'idea generale che si debba adottare una qualche misura di contenimento, ma è pronto a scommettere che invece non "condividono nel merito queste ultime restrizioni". Proprio in tal senso, il ministro Lamorgese ha annunciato l'impiego di 70mila unità di polizia nel periodo di Natale per incrementare i controlli contro la diffusione del Coronavirus. Nel frattempo però i dati del Viminale certificano che nel 2020 sono sbarcati più immigrati che in entrambi gli anni precedenti: "Quegli agenti, infatti, mi piacerebbe vederli schierati a difesa dei nostri confini, anziché a fare da recinto alle nostre case" sottolinea il giornale.


Calderoli, nell'intervista rilasciata a La Verità, scrive il Giornale,ha fatto sapere che la Lega - mediante atti di sindacato ispettivo - sta conducendo una battaglia a favore della trasparenza, cioè sui verbali del Comitato tecnico-scientifico: "Che, quando va bene, vengono resi disponibili 45 giorni dopo. E nemmeno tutti". La volontà è quella di capire sulla base di quali dati e pareri vengono prese certe decisioni per stravolgere la normale vita dei cittadini. "E se non rispondono, le garantisco che anche su questo li porto - come Lega, li portiamo - in Corte costituzionale", ha avvertito. In particolare si contesta che non tutte le carte vengano diffuse e che le altre escano dopo 45 giorni: "Quindi, quando il Dpcm varato su quella base è già scaduto".

Qualche giorno fa il leghista ha sottolineato il giornale,in audizione ha fatto una domanda a Giovanni Toti, in quanto vicepresidente della Conferenza delle Regioni, dopo che in Sicilia il Tar ha dato torto al ricorrente che agiva in giudizio contro alcune misure del Dpcm, ma gli ha dato ragione su un punto "intimando al Ministero della Sanità di trasmettere il contenuto dei verbali del Cts". "Approfondirò, ma non mi risulta che il Ministero li abbia trasmessi", è stata la risposta del governatore della Liguria. E se ciò fosse confermato, significherebbe che neanche una decisione del Tar basta per far tirare fuori le carte al governo giallorosso. "Hanno qualcosa da nascondere? Se non vogliono pubblicare i documenti, per lo meno rendano edotto il Parlamento. O c'è il segreto di Stato?", sono i dubbi che solleva Calderoli.

Intanto in un articolo del Virgilio,molti hanno subìto il lockdown come una costrizione, oltre che come un sacrificio necessario. Alcuni si sono chiesti se le restrizioni agli spostamenti e le altre misure di contenimento contenute nei Dpcm fossero illegittime e dunque si sia trattato di un vero e proprio abuso.

Adesso, arriva la sentenza di un giudice ad affermare, nero su bianco, che il lockdown è stato illegale: l'obbligo di permanenza in casa è stato imposto senza una valida copertura legislativa e costituzionale.

Il clamoroso provvedimento secondo Virgilio, è del giudice di pace di Frosinone, secondo il quale la dichiarazione dello stato di emergenza del 31 gennaio è illegittima e i conseguenti Dpcm, i Decreti emanati dal presidente del Consiglio dei ministri, sono incostituzionali.

Nella lunga sentenza scrive Virgilio, il giudice ha esaminato il caso di un cittadino che era uscito di casa durante il lockdown senza validi motivi ed era stato sanzionato dalla Polizia per la violazione del divieto di spostamento. Il giudice di pace ha così annullato la multa, contro la quale il cittadino aveva presentato ricorso.

La nuova sentenza “demolisce” dalle fondamenta l'impianto normativo varato dal Governo durante l'emergenza: il giudice ritiene che la legge che consente di dichiarare lo stato di emergenza, il cosiddetto codice di protezione civile [2], è applicabile solo a calamità naturali, come terremoti, valanghe, alluvioni e incendi, oppure ad eventi calamitosi causati da attività umane, come ad esempio sversamenti inquinanti, «ma nulla nella fattispecie è riconducibile al rischio sanitario».

Insomma, la pandemia di Coronavirus non giustificherebbe l'adozione dello stato di emergenza che il Consiglio dei ministri ha invece dichiarato il 31 gennaio scorso (ed ora ha prorogato fino al 15 ottobre) richiamando una norma che il giudice di pace ritiene inapplicabile sottolinea virgilio.

Inoltre, si legge in sentenza che c’è solo un’ipotesi, espressamente prevista dalla Costituzione, in cui il Governo può ricevere poteri straordinari, ed è quella dello stato di guerra.

Quindi, secondo il giudice di pace di Frosinone, in mancanza di un valido supporto legislativo e della necessaria copertura costituzionale il Governo non aveva il potere di dichiarare lo stato di emergenza nazionale: così ha ritenuto che la delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio è illegittima scrive Virgilio.

Intanto intervenuta a Sky TG24 Live In Courmayeur, la titolare del Viminale ha parlato di un ingente spiegamento di uomini delle forze dell'ordine per intensificare l'attività di controllo sul territorio, spiegando che per questo anno saranno necessari dei sacrifici. "Ci saranno forze polizia in numero elevato, circa 70mila unità, che saranno addette a questo tipo di controllo", ha dichiarato il ministro, tirando prevedibilmente il ballo lo spauracchio della "terza ondata". "Faremo dei controlli più incisivi alle frontiere e negli aeroporti per chi entra e chi esce. Dobbiamo stare davvero attenti perché l’esperienza di quest’estate non è stata un’esperienza positiva. Dobbiamo evitare una terza ondata". E ancora: "Sarà un Natale di sacrifici, con delle limitazioni alla nostra mobilità anche tra Comuni oltre che tra Regioni. Proprio nel periodo natalizio dovremo allontanarci dalle nostre tradizioni, del Natale tutti insieme. Un sacrificio necessario che ci consentirà poi di affrontare l'anno nuovo in maggiore sicurezza"scrive il Giornale.

La leader di Fratelli d'Italia secondo il Giornale non ha però perso tempo, ad ha subito provveduto a rispondere, inchiodando il governo alle proprie responsabilità ed accusandolo di stare utilizzando una doppia morale, specie se si considera i diversi trattamenti a cui vengono sottoposti italiani e cittadini stranieri arrivati nel nostro Paese. "Natale (di sacrifici) senza i tuoi, sbarchi con chi vuoi: la doppia morale del governo Conte...", ha cinguettato la Meloni su Twitter. Post pubblicato anche sulla sua pagina personale Facebook."Il governo con i clandestini: 'Benvenuti'. Il governo con gli italiani: 'Controlli'", si legge nell'immagine postata dalla presidente di FdI

 

Il sistema-Italia è una ruota quadrata che non gira: avanza a fatica, suddividendo ogni rotazione in quattro unità, con un disumano sforzo per ogni quarto di giro compiuto, tra pesanti tonfi e tentennamenti. Mai lo si era visto così bene come durante quest'anno eccezionale, sotto i colpi dell'epidemia".

Lo evidenzia il 54mo Rapporto Censis. "Il virus ha colpito una società già stanca", si rileva: "Quest'anno però siamo stati incapaci di visione" e "il sentiero di crescita prospettato si prefigura come un modesto calpestio di annunci già troppe volte pronunciati: un sentiero di bassa valle più che un'alta via".

“Nel timore e con cautela, il nostro Paese aspetta e sa di avere risorse, competenze, intuizione ed esperienza per ricostruire i sistemi portanti dello sviluppo. Sa che dal suo geniale fervore traspira rapido il nuovo”. Nel suo 54° Rapporto sulla situazione sociale del Paese il Censis scommette ancora una volta sulla capacità degli italiani di affrontare le “curve drammatiche e inaspettate che mutano radicalmente i paesaggi del vivere, individuale e collettivo”. La pandemia, “giravolta della storia”, è uno di questi passaggi. L'analisi del Censis è tutt’altro che edulcorata. 

“Il virus ha aggredito una società già stanca – afferma il Rapporto – provata da anni di resistenza alla divaricazione dei redditi e alla decrescita degli investimenti, incerta sulle prospettive future, con un modello di sviluppo troppo fragile”. “Una società indebolita nel suo scheletro complessivo”, osserva il Censis, eppure “ancora sufficientemente vitale per resistere e combattere a favore della risalita”. Ma bisogna cambiare marcia rispetto a un anno in cui “siamo stati incapaci di visione”.

Il rapporto rileva inoltre che quasi l'80% degli italiani si dice a favore della stretta in vista delle prossime festività. "In vista del Natale e del Capodanno - si legge - il 79,8% degli italiani chiede di non allentare le restrizioni o di inasprire. Il 54,6% spenderà di meno per i regali da mettere sotto l'albero, il 59,6% taglierà le spese per il cenone dell'ultimo dell'anno. Per il 61,6% la festa di Capodanno sarà triste e rassegnata. Non andrà tutto bene: il 44,8% degli italiani è convinto che usciremo peggiori dalla pandemia (solo il 20,5% crede che questa esperienza ci renderà migliori)".

Inoltre, "il 90,2% degli italiani è convinto che l'emergenza coronavirus e il lockdown hanno danneggiato maggiormente le persone più vulnerabili, ampliando le disuguaglianze sociali già esistenti". Se da un lato, da marzo a settembre 2020 "ci sono 582.485 individui in più che vivono nelle famiglie che percepiscono un sussidio di cittadinanza (+22,8%)", dall'altro 1.496.000 individui (il 3% degli adulti) hanno una ricchezza che supera il milione di dollari (circa 840.000 euro): di questi, 40 sono miliardari e sono aumentati sia in numero che in patrimonio durante la prima ondata dell'epidemia.
Secondo il Censis, poi, l'esperimento della didattica a distanza durante la pandemia sembra non aver funzionato adeguatamente. "Per il 74,8% dei dirigenti la didattica a distanza ha di fatto ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti" anche se "il 95,9% è molto o abbastanza d'accordo sul fatto che la Dad è stata una sperimentazione utile per l'insegnamento".

"Il 37% degli italiani utilizza molto meno di prima i mezzi pubblici, sostituendoli con l'automobile, la bicicletta o spostandosi a piedi quando possibile". Lo rivela il Censis nel suo 54/mo rapporto annuale. "L'82,5% delle Pmi - si legge - ritiene che in futuro nessun lavoratore potrà operare in regime di smart working. La percentuale scende al 66,4% tra le aziende di dimensioni maggiori (10-49 addetti). Si può stimare che 14 milioni di persone, tra settore privato e impiegati pubblici, opereranno presso le abituali sedi di lavoro e 3,5 milioni con modalità nuove che non prevedono una presenza giornaliera costante".


“Privi di un Churchill a fare da guida nell’ora più buia, capace di essere il collante delle comunità – sostiene il Censis – il nostro modello individualista è stato il migliore alleato del virus, unitamente ai problemi sociali di antica data, alla rissosità della politica e ai conflitti interistituzionali”. Così, “nell’anno della paura nera”, l’Italia si è riscoperta “spaventata, dolente, indecisa tra risentimento e speranza”. Il 73,4% degli italiani indica “nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente”. 

 

A fronte di questo lo Stato diventa “il salvagente a cui aggrapparsi nel momento del massimo pericolo”. Il 57,8% dei cittadini “è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della salute collettiva” (“meglio sudditi che morti”, sintetizza il Censis) e ancora di più sono coloro che chiedono pene severe per chi non rispetta le regole anti-contagio. Nel crollo verticale del “Pil della socialità”, un giovane su due (49,3%) ritiene giusto che i suoi coetanei siano curati prima degli anziani. E “tra antichi risentimenti e nuove inquietudini” persino la pena di morte – rileva con “sorpresa” il Rapporto – torna “nella sfera del praticabile”, raccogliendo il 43,7% dei consensi.

 

Fonte Ansa/Sir

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