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Una realtà con la quale è impossibile non misurarsi: nonostante l'impatto della pandemia, la Cina è stata la prima nazione capace di risollevarsi dal Covid-19, attuale seconda economia al mondo, mercato immenso e tutt'ora affamato di prodotti occidentali. Dal crollo dello scorso marzo a causa delle restrizioni agli spostamenti imposti nella maggior parte del mondo,  Il mercato azionario cinese è tornato ai massimi livelli dall'inizio della crisi finanziaria globale. Il motivo? Secondo Ronald Wan, amministratore delegato di Partners Capital, gli investitori sono attratti dalla rapida ripresa dell'economia cinese e dagli stimoli decisi da Pechino. Terra dalla quale sono partiti i grandi trend di trasformazione digitale a livello planetario, il Dragone rappresenta il modello di consumo digitale più sofisticato al mondo.

"Dobbiamo restare impegnati nello stare al passo coi tempi e non nel rifiutare il cambiamento. Adesso è il momento degli sviluppi più grandi e della maggiori trasformazioni", ha detto pochi giorni fa il Presidente cinese Xi Jinping parlando al World Economic Forum di Davos sottolineando l'importanza della transizione e  del "multilateralismo" oltre alla condivisione degli "stessi valori", adattandosi  "ai cambiamenti del mondo per rispondere alle sfide globali".

Conoscere la cultura cinese, oggi è fondamentale per non scontrarsi con una concorrenza aggressiva. Dalle meraviglie di WeChat e Alibaba, a scenari distopici degni di Black Mirror, il "regno di Mezzo", caratterizzato da una cultura millenaria a tratti profondamente distante da quella occidentale, è diventato un player sempre più influente e controverso nello scacchiere geopolitico mondiale, oltre che un partner commerciale tanto necessario quanto insidioso e difficile da gestire. Quindi, Che cosa serve quando si decide di approcciare questo mercato:? Ne hanno parlato Andrea Ghizzoni, Head of Strategy, Vodafone Italia, Josef Nierling, CEO, Porsche Consulting in Italia, Marco Giovannini, Chairman & CEO, Guala Closures e Gabriele Castaldi, Head Industry, EMS Chemie Cina, durante il webinar organizzato da Ruling Companies.

La Cina, caratterizzata non solo da un business diverso, ma anche da una cultura lontanissima da quella Europea, di conseguenza “Quando si decide di avere a che fare con questo partner commerciale è importante prendere in considerazione alcuni punti”, sottolinea Ghizzoni, Head of Strategy, Vodafone Italia, per il quale “Il primo è un nodo culturale. La Cina, ha una cultura lontanissima e diversissima dalla nostra. Basti pensare al ritorno del confucianesimo in diverse generazioni di cinesi, il ruolo delle donne che è in rapidissima evoluzione, le differenze di modelli di consumo tra generazioni che si susseguono ogni 10 anni, le persone nate dopo gli anni 80, 90 o 2000. Seconda cosa – continua Ghizzoni - le piattaforme digitali che ci vengono in aiuto. Si tratta di strumenti potentissimi e come tali vanno conosciuti bene. Per approcciare questo mercato è necessario in primis un ragionamento solido sul modello di business, pensare a quale sia il modello di business e a come questo evolverà negli anni è la domanda fondamentale a cui dare risposta all'inizio poi discendono le altre questioni”.

Con l'impressionante forza della vastità del suo territorio e della sua popolazione, la Cina sta cercando di diventare una potenza economica che porta a superare il vecchio immaginario di una Cina manifatturiera con prodotti semplici di massa. “Oggi il mercato cinese ha due parole chiave: essere sofisticato e essere altamente tecnologico. Sofisticato significa che porta lo guardo al settore industriale, alla richiesta di prodotti sempre più complessi. Se guardiamo ai beni di consumo sappiamo bene che il lusso oggi è focalizzato nel mercato cinese e il 50% del mercato globale del lusso sarà in Cina fra qualche anno, possiamo dire che è un mercato di complessità elevata” dichiara Nierling, CEO, Porsche Consulting in Italia. “Parlando di tecnologie hi-tech è la Cina quel mercato dove bisogna accedere con i prodotti più nuovi, noi stessi lanciamo in Cina prodotti molto innovativi. Per avere successo bisogna quanto più possibile produrre in Cina e per il mercato cinese. E anche a sostegno del business in Cina bisogna utilizzare dei metodi sempre più sofisticati ad esempio noi stiamo sfruttando molto la tecnologia di data analytics per comprendere i gusti del consumatore cinese, tarare gli accessori per un veicolo tanto più mirati a questo mercato”, conclude Nierling.

“La Cina è il nostro principale mercato estero rappresenta il 25% del fatturato globale”, interviene Daniele Pini, CFO, Pinko. “Abbiamo circa 150 colleghi tra Shanghai e Hong Kong di cui quasi 40 nel nostro headquarter di Shanghai quindi un team devo dire molto forte che ha saputo sviluppare negli anni il business con grande attenzione”.

 Marco Giovannini, Chairman & CEO, Guala Closures indica la via da seguire: "occorre scegliere bene il segmento di mercato e  familiarizzare sempre di più con un concetto, quello della flessibilità nello spostamento degli impianti, destinato a diventare sempre più strategico".

Così come in Germania, anche in Cina si comincia a respirare aria di industry 4.0, una tendenza dell'automazione industriale che integra alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro, creare nuovi modelli di business e aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti. Una quarta rivoluzione che aprirà le porte a tantissime opportunità“, ricordando sempre di non smettere mai di imparare, perché la cultura cinese è molto più lontana da noi di quanto possiamo immaginare”, conclude Gabriele Castaldi, Head Industry, EMS Chemie Cina.

Intanto, tra i tanti dossier che Mario Draghi si ritroverà sulla scrivania di Palazzo Chigi proprio il "faldone" sulla Cina pratica cinese. In tanti hanno già iniziato a chiedersi come cambieranno i apporti tra l’Italia e la Cina con l'insediamento del nuovo Governo. Ci si muove ancora nel campo delle ipotesi e in pochi si sbilanciano. Al momento nel discorso alle Camere il Premier ha fissato i pilastri che sorreggeranno il suo esecutivo: l’atlantismo e l’europeismo.

Arrivano segnali anche dagli Stati Uniti che "lavoreranno strettamente con l'Europa per venire incontro alle sfide comuni che affrontiamo",  ha ribadito il Presidente Joe Biden sottolineando che "l'America è tornata, l'Alleanza atlantica è tornata". Il presidente americano ha parlato anche di Cina e Russia. Con la prima, Usa e Ue devono prepararsi ad una "competizione di lungo periodo. E sarà una competizione dura", avvertendo che bisogna respingere gli abusi economici di Pechino.

 

 

 

 

Un'imboscata in piena regola, probabilmente a scopo di sequestro, finita in tragedia. L'ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista congolese, Mustapha Milambo, sono stati uccisi in un agguato mentre viaggiavano a bordo di un'auto dell'Onu in una regione della Repubblica democratica del Congo, il Nord Kivu, da anni teatro di violenti scontri tra decine di milizie che si contendono il controllo del territorio e delle sue risorse naturali. Il governo di Kinshasa punta il dito contro le Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr), ribelli di etnia Hutu conosciuti per il genocidio in Ruanda del 1994, che hanno stabilito la loro roccaforte nell'area dell'agguato, mentre l'Italia chiede un rapporto dettagliato alle Nazioni Unite.

Il convoglio, composto da due vetture del Programma alimentare mondiale (Pam-Wfp), stava viaggiando verso nord, sulla strada tra Goma e Rutshuru, dove il diplomatico italiano avrebbe dovuto visitare un programma di distribuzione di cibo nelle scuole dell'agenzia dell'Onu, fresca di Nobel per la pace. Alle 10.15 (le 9.15 in Italia), le due auto vengono fermate a circa 15 km da Goma, nei pressi di Nyiaragongo, nel parco nazionale di Virunga, da un commando di 6 persone che apre il fuoco, prima sparando in aria, poi uccidendo l'autista.

Secondo le prime ricostruzioni riferite dal governatore del Nord Kivu, Carly Nzanzu Kasivita, gli assalitori portano il diplomatico e il carabiniere della scorta nella foresta. Scattato l'allarme, sul posto si precipita una pattuglia di ranger dell'Istituto Congolese per la Conservazione della Natura che si trova nelle vicinanze, seguita da forze dell'esercito locale. Esplode un conflitto a fuoco nel quale gli aggressori uccidono Iacovacci. Anche Attanasio viene colpito dagli spari: di chi, ancora non è chiaro. Il corpo esangue dell'ambasciatore, ferito all'addome, viene caricato su un pick-up dai primi soccorritori, per poi essere trasferito all'ospedale di Goma.

Altre tre persone sarebbero state rapite, riferisce il ministero dell'Interno di Kinshasa, e si parla anche di alcuni feriti. Il governo congolese ha dichiarato che le autorità provinciali del Nord Kivu non erano a conoscenza della presenza dell'ambasciatore nell'area e che questo non ha permesso loro di fornirgli misure di sicurezza adeguate, né il loro tempestivo arrivo sul posto in "una parte del Paese considerata instabile e in balia di alcuni gruppi armati ribelli nazionali e stranieri". Formatesi all'inizio degli anni 2000, le Fdlr sono accusate di diversi attentati nella zona, tra cui quello dell'aprile 2020 in cui morirono 17 persone tra cui 12 ranger dell'Iccn.

Il Pam ha tuttavia riferito che la strada era stata precedentemente controllata e dichiarata sicura per essere percorsa anche "senza scorte di sicurezza". La Farnesina ha però chiesto all'Onu di fornire quanto prima un report dettagliato sull'attacco in un luogo dove Attanasio si era recato su invito del Pam.

In Italia la morte di Attanasio e Iacovacci è stata accolta con sgomento e dolore, dal presidente Sergio Mattarella che ha parlato di "lutto per questi servitori dello Stato" al premier Mario Draghi che ha espresso il cordoglio del governo ai familiari del diplomatico, che lascia una moglie e tre bimbe piccole, e del giovane carabiniere che avrebbe dovuto sposarsi in estate. La terribile notizia ha raggiunto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Bruxelles, dove si trovava per il Consiglio Esteri Ue e dove ha raccolto il cordoglio unanime dei colleghi e dei vertici europei. Rientrato immediatamente a Roma, il ministro ha ricevuto messaggi di solidarietà dall'intera comunità internazionale, dall'Onu fino al segretario di Stato Usa, Antony Blinken. E raccogliendo l'appello delle forze politiche, unanimi nel cordoglio e nella condanna dell'attacco, ha annunciato che riferirà "il prima possibile in Parlamento per fare chiarezza" sulle circostanze dell'agguato ancora pieno di interrogativi e sul quale la procura di Roma ha aperto un'inchiesta.

Al telefono con la collega congolese, Marie Tumba Nzeza, il ministro ha chiesto "di fare luce sulle dinamiche e le responsabilità dell'attentato", auspicando che le autorità di Kinshasa offrano "piena collaborazione nei contatti e negli scambi con la magistratura e le forze di sicurezza italiane". Nel pomeriggio la stessa ministra ha reso visita alla vedova del diplomatico nella loro casa di Kinshasa, mentre i genitori di Attanasio restano chiusi nel loro dolore: "Lo abbiamo saputo dai media - hanno fatto sapere -, preferiamo non parlare".

La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha disposto l'esposizione a mezz'asta della bandiera italiana e della bandiera europea sugli edifici pubblici degli Organi Costituzionali e dei Ministeri, in segno di lutto per la tragica scomparsa dell'ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci.

"È stato straziante ieri sera - ha aggiunto - accogliere, a fianco del Presidente Draghi e dei familiari, le salme dei nostri due connazionali, vittime del vile agguato che ha stroncato le loro giovani vite e sconvolto quelle dei loro cari". Lo ha detto il Ministro degli Esteri Luigi Di Mio, riferendo alla Camera sull'agguato costato la vita all'Ambasciatore Luca Attanasio e al carabiniere Vittorio Iacovacci.  Un lungo applauso in loro memoria ha preceduto l'inizio dell'intervento del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. "Al Pam e all'Onu - ha aggiunto - abbiamo chiesto formalmente l'apertura di un'inchiesta che chiarisca l'accaduto, le motivazioni alla base del dispositivo di sicurezza utilizzato e in capo a chi fossero le responsabilità di queste decisioni.

Il consigliere diplomatico del presidente del Consiglio Mario Draghi, Luigi Mattiolo, ha ricevuto a Palazzo Chigi l'inviato del presidente della Repubblica Democratica del Congo, ambasciatore Patrick Mpoy Luabey, e non l'ambasciatore del Paese africano a Roma, come erroneamente segnalato in precedenza. Lo si apprende da fonti diplomatiche. Ieri si era appreso che il capo di Stato congolese Félix Antoine Tshisekedi aveva deciso di inviare a Roma un suo emissario per portare una lettera personale al presidente del Consiglio dopo l'attacco nel quale sono stati uccisi l'ambasciatore italiano a Kinshasa Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, oltre all'autista congolese del Pam Mustapha Milambo Baguna.

Secondo un comunicato della presidenza congolese sono stati i rapitori a uccidere l'ambasciatore e il carabiniere, sparando loro a bruciapelo. "Allertate, le Ecoguardie e le Fardc", le Forze armate congolesi, "si sono messe alle calcagna del nemico. A 500 metri, i rapitori hanno tirato da distanza ravvicinata sulla guardia del corpo, deceduta sul posto, e sull'ambasciatore, ferendolo all'addome", si afferma nel comunicato riportato dal sito Cas-Info.

L'ambasciatore era arrivato a Goma già venerdì scorso, riferisce un comunicato della presidenza congolese. "L'ambasciatore è arrivato a Goma venerdì 19 febbraio 2021 alle 10:30 a bordo del jet della Monusco immatricolato 5Y/Sim. Alle 09:27 di lunedì 22 febbraio", viene aggiunto, "un convoglio di due veicoli del Programma alimentare mondiale 'Pam' è partito da Goma alla volta del comune di di Kiwanja, in territorio di Rutshuru".

E' illeso il terzo italiano che ieri viaggiava assieme all'ambasciatore Luca Attanasio e al carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci nel convoglio Onu attaccato in Congo. Rocco Leone, vice direttore del Pam nel Paese, secondo quanto si apprende, è stato portato in ospedale per controlli subito dopo l'agguato ma non ha riportato alcuna ferita. La moglie del cooperatore italiano dell'Onu superstite in Congo ha potuto parlare al telefono con il marito, che l'avrebbe rassicurata sulle sue condizioni. Le avrebbe detto di stare bene. Lo si apprende a Prato da amici dell'unico italiano sopravvissuto. Rocco Leone, direttore aggiunto del World Food Programme (Wfp), 56 anni, non risulta ferito nella sparatoria ma è ricoverato in un ospedale africano in stato di shock.

E le "Forze Democratiche per la liberazione del Ruanda" (Fdlr) hanno negato di essere responsabili per l'uccisione dell'ambasciatore, del carabiniere e dell'autista del Pam, secondo quanto riferisce il sito Actualite.cd citando una dichiarazione del gruppo ribelle che peraltro aveva già negato di aver compiuto un attacco che gli viene comunemente ascritto, quello nell'aprile scorso in cui morino 17 persone tra cui 12 rangers del parco nazionale Virunga.

Il presidente congolese Félix Antoine Tshisekedi "ha reso visita" alla vedova dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio ucciso ieri nella Repubblica democratica del Congo. Lo riferisce un tweet del sito congolese Infoplus pubblicando una foto. Pur con le mascherine si riconoscono, tutti in piedi, il capo di Stato e la première dame congolese, Denise, quest'ultima accanto alla consorte dell'ambasciatore ucciso, la signora Zakia.

Oltre che di diamanti la Repubblica democratica del Congo, dove hanno trovato la morte l'ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, è fra i primi produttori mondiali anche di due metalli che la tecnologia sta rendendo indispensabili e quindi sempre più appetibili come forma di autofinanziamento illegale per le decine di milizie che infestano soprattutto l'est del Paese: il cobalto e il coltan.
Del primo, il Congo produce oltre il 60% di quello in circolazione nel mondo dove è sempre più ricercato per l'impiego nella costruzione di telefonini e batterie di auto elettriche.

Il sottosuolo del Congo è ricco fra l'altro anche di petrolio, oro, argento, uranio, ma è con l'aumento della richiesta mondiale di tantalio che si è fatta più accesa la lotta fra gruppi para-militari e guerriglieri per il controllo dei territori congolesi di estrazione. Un'area particolarmente interessata è proprio la regione del Kivu dove è avvenuto l'attacco di ieri. 

 

Ed è da un ventennio che rapporti Onu denunciano come i proventi del commercio semilegale di coltan, il 'nuovo oro', e di altre risorse naturali pregiate abbiano alimentato la guerra civile fatta di vari conflitti regionali che tra il 1996 e il 2003, proprio nell'est del paese dove si trova il Kivu, causò la morte di milioni di persone soprattutto di fame e malattie. Uno sfruttamento del sottosuolo di cui fanno le spese anche un elevato numero di bambini-minatori, spinti o costretti ad esempio ad estrarre in condizioni disumane e dannose per la salute il cobalto utilizzato almeno da una trentina più noti marchi tecnologici e automobilistici, come denunciò a due riprese Amnesty International nel 2015 e 2017.

 

Fonte Ansa

Matteo Salvini ha incontrato il premier Mario Draghi: "Abbiamo parlato di riaperture. Sarebbe banale parlare di sottosegretari", ha detto uscendo da Palazzo Chigi il leader della Lega. Sulla squadra dei sottosegretari "non ho da commentare nulla. Noi siamo a posto. Noi saremmo pronti a partire anche adesso fra un minuto, altri hanno difficoltà"  

Un incontro a Palazzo Chigi per parlare delle misure da intraprendere nell'ambito dell'emergenza Coronavirus. Chiudere dove la situazione è preoccupante, riaprire dove il Covid-19 sta allentando la morsa: in sostanza è questa la linea tracciata da Matteo Salvini al termine del colloquio con il premier Mario Draghi.

"Attraverso il Cts, comitato tecnico scientifico del ministero della Salute, stiamo lavorando a protocollo per consentire alla ristorazione la ripartenza". Lo ha annunciato il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, intervenuto in streaming al Consiglio nazionale della Coldiretti.

L'impatto della pandemia sulla ristorazione, ha aggiunto, "è un tema che conosco bene. Il Fondo pensato a inizio anno è stato utile, ma ora dobbiamo avere la forza di garantire alle persone di poter tornare al ristorante. Anche perché ci sono comparti fornitori, come quello del vino in grande sofferenza".

La proposta di Matteo Salvini sui ristoranti aperti anche a cena "è ragionevole", ha detto il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini a 'L'aria che tira' su La7, specificando che questo potrebbe valere "laddove nel territorio non si hanno troppi rischi di contagio". Cioé "dove le cose vanno in maniera migliore si può ragionare, con controlli più serrati, dove ci sono meno rischi", con l'obiettivo "di dare ossigeno a qualche attività".

Salvini ha inoltre ribadito la necessità di accelerare per la campagna di vaccinazione. In settimana al Ministero dello Sviluppo economico ci sarà un incontro con le industrie farmaceutiche per ragionare di una produzione italiana "per non essere dipendenti da quello che arriva dall'estero e dai contratti dell'Unione europea". Non è mancata una frecciatina nei confronti del commissario Domenico Arcuri: "Le Regioni viaggiano a rilento perchè qualcuno, non so se in casa Arcuri o a Bruxelles, ha fatto male i conti". A chi gli chiedeva se l'incarico dato a Giorgetti delegittimi il ruolo di Domenico Arcuri, il segretario della Lega ha risposto: "Noi vogliamo dare il nostro contributo. Il giudizio su Arcuri lo darà la storia". Oggi tuttavia non se n'è parlato con il presidente del Consiglio: "Ritengo che il commissario non è stato all'altezza dei compiti che gli sono stati assegnati. Deciderà poi Draghi".

Sotto questo punto di vista il leader del Carroccio nota una "voglia di cambiamento". Senza ovviamente perdere di vista la tutela della salute dei cittadini e il rispetto delle normative in vigore: "Attenzione, cautela, se ci sono le terapie occupate non si scherza con la salute della gente". Comunque a suo giudizio alcune norme di buonsenso sembrano "palesi". Come ad esempio la riapertura serale dei ristoranti: "Se non c’è rischio a pranzo, non c’è rischio a cena".

Proprio questo rappresenterà un importante banco di prova all'interno del governo Draghi. Se da una parte l'ala rigorista rimane ferma sul "no", dall'altra il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli (M5S) spinge per valutare questa possibilità: "Ora dobbiamo avere la forza di garantire alle persone di poter tornare al ristorante. Anche perché ci sono comparti fornitori, come quello del vino, in grande sofferenza". Sulla stessa scia Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia-Romagna: "È ragionevole il discorso di Salvini quando dice di introdurre una maggiore flessibilità per alcune categorie, laddove i rischi sono minori. Ad esempio i ristoranti la sera, nelle città dove le cose vanno meglio".

Intanto se per la squadra di governo a decidere è stato Mario Draghi, accontentando e insieme scontentando un po’ tutti i partiti, per i ruoli di sottogoverno e per le nuove cariche parlamentari lasciate vacanti da deputati e senatori approdati nell’esecutivo è guerra tra e nelle forze politiche.

Il ruolo più ambito a livello parlamentare è la poltrona di vice presidente della Camera, che era occupata da Mara Carfagna. Forza Italia — non troppo soddisfatta degli incarichi attribuiti ai suoi ministri (la stessa Carfagna, Gelmini e Brunetta guidano tutti ministeri senza portafoglio) —, vorrebbe mantenerla e si è aperta la lotta per la successione. 

Mercoledì si vota per il nuovo presidente e gli aspiranti sono Stefania Prestigiacomo (che ambiva a un ruolo di ministro o di vice ministro) e Annagrazia Calabria, che a differenza della collega non ha mai rivestito cariche ministeriali, ma anche il vicecapogruppo Simone Baldelli e il responsabile Sanità del partito, Andrea Mandelli, che però potrebbe sostituire Mariastella Gelmini diventata ministra degli Affari regionali.

Per il Carroccio si fanno due nomi, quello di Lorenzo Fontana e quello di Barbara Saltamartini, che rientra tra le «quote rosa» indicate da Matteo Salvini (intenzionato anche a promuovere come sottosegretari altre donne, Vania Gava, Lucia Borgonzoni e Pina Castiello).

Uno scarno comunicato ha gettato nello sconforto l'ambiente diplomatico italiano: "L'ambasciatore italiano in Repubblica Democratica del Congo è rimasto ucciso in un attacco a un convoglio delle Nazioni Unite nell'est del Paese", si legge in un lancio di agenzia arrivata nella mattinata di questo lunedì.

Attentato nella Repubblica Democratica del Congo dove sono rimasti uccisi l'ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, che era nel convoglio con il diplomatico. Il militare aveva 30 anni, era in servizio presso l'ambasciata italiana dal settembre del 2020.

L'ambasciatore, aggiunge la fonte, è deceduto dopo essere stato ferito da colpi d'arma da fuoco all'addome ed è arrivato all'ospedale di Goma in condizioni critiche. "Le forze armate del Congo stanno facendo il possibile per sapere chi siano gli autori dell'attacco", avvenuto a nord di Goma. La regione del Nord-Kivu è teatro dell'azione di decine di gruppi armati che si contendono le risorse naturali e ospita il Parco dei Virunga, famoso per i gorilla di montagna e sorvegliato da 628 ranger armati.

L'attacco era un 'tentativo di rapimento', rivelano i ranger del Parco nazionale dei Virunga, citati da vari media tra cui il Jerusalem Post. L'attacco è avvenuto intorno alle 10 (le 9 italiane).

L'attacco è avvenuto nel percorso tra Goma e Bukavu da parte, secondo le prime informazioni, di un commando terroristico che ha utilizzato armi leggere. Sulla dinamica e il movente sono ancora in corso accertamenti.

E' con profondo dolore che la Farnesina conferma il decesso dell'ambasciatore e di un militare dell'Arma dei Carabinieri: stavano viaggiando a bordo di una autovettura in un convoglio della MONUSCO, la missione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo.

E' un autista la terza vittima dell'attacco contro il convoglio della missione Onu (Monusco) nella provincia orientale del Nord-Kivu, in Congo, oltre all'ambasciatore italiano Luca Attanasio e un carabiniere, rivela una fonte diplomatica a Kinshasa. L'ambasciatore, aggiunge la fonte, è deceduto dopo essere stato ferito da colpi d'arma da fuoco all'addome ed è arrivato all'ospedale di Goma in condizioni critiche.

"Le forze armate del Congo stanno facendo il possibile per sapere chi siano gli autori dell'attacco", avvenuto a nord di Goma. La regione del Nord-Kivu è teatro dell'azione di decine di gruppi armati che si contendono le risorse naturali e ospita il Parco dei Virunga, famoso per i gorilla di montagna e sorvegliato da 628 ranger armati.

L'imboscata in cui è rimasto ucciso l'ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, è avvenuto in una località detta "Tre antenne" dove "due turisti britannici sono stati rapiti da sconosciuti armati l'11 maggio 2018": lo ha detto "il presidente della società civile del territorio di Nyiragongo", Mambo Kawaya, in dichiarazioni al sito congolese Actualite.cd.

Un messaggio di cordoglio è arrivato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al ministro degli Esteri Luigi Di Maio: "Ho accolto con sgomento la notizia del vile attacco che poche ore fa ha colpito un convoglio internazionale nei pressi della città di Goma uccidendo l'Ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista. La Repubblica Italiana è in lutto per questi servitori dello Stato che hanno perso la vita nell'adempimento dei loro doveri professionali in Repubblica Democratica del Congo.".

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dopo aver informato i colleghi Ue del tragico evento esprimendo tutto il suo dolore per la morte del nostro ambasciatore in Congo e del carabiniere, ha deciso di lasciare in anticipo i lavori del Cae e sta rientrando in queste ore in Italia. "Ho appreso con sgomento e immenso dolore della morte oggi del nostro Ambasciatore nella Repubblica Democratica del Congo e di un militare dei Carabinieri - ha affermato Di Maio -. Due servitori dello Stato che ci sono stati strappati con violenza nell'adempimento del loro dovere. Non sono ancora note le circostanze di questo brutale attacco e nessuno sforzo verrà risparmiato per fare luce su quanto accaduto. Oggi lo Stato piange la perdita di due suoi figli esemplari e si stringe attorno alle famiglie, ai loro amici e colleghi alla Farnesina e nei Carabinieri".

"Oggi è una giornata buia e molto triste per il nostro Paese. Riferirò il prima possibile in Parlamento per fare chiarezza su quanto accaduto", ha scriito poi il ministro degli Esteri su Fb.

Profondo cordoglio del Governo e suo espresso dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, per la tragica morte di Luca Attanasio, Ambasciatore d'Italia nella Repubblica Democratica del Congo, e di Vittorio Iacovacci, appuntato dei Carabinieri che lo accompagnava a bordo di un convoglio a Goma. Il presidente del Consiglio e il Governo si stringono ai familiari, ai colleghi della Farnesina e dell'Arma dei Carabinieri. Lo afferma una nota di Palazzo Chigi. La Presidenza del Consiglio segue con la massima attenzione gli sviluppi in coordinamento con il Ministero degli Affari Esteri.

L'ambasciatore Luca Attanasio, rimasto ucciso in un attacco in Congo, aveva 43 anni.Nato a Saronno, in provincia di Varese, era sposato con Zakia Seddiki, fondatrice e presidente dell'associazione umanitaria 'Mama Sofia' a sostegno delle donne in Africa. Padre di tre bimbe, con la moglie lo scorso ottobre aveva ricevuto il Premio Internazionale Nassiriya per la Pace.

Laureato alla Bocconi con il massimo dei voti, aveva intrapreso la carriera diplomatica dopo una prima esperienza aziendale ricoprendo diversi incarichi, prima all'Ambasciata d'Italia a Berna (2006-2010), poi console generale reggente a Casablanca, in Marocco (2010-2013).

Dopo essere rientrato nel 2013 alla Farnesina, come Capo Segreteria della direzione generale per la mondializzazione e gli affari globali, era tornato nel 2015 in Africa quale primo consigliere presso l'ambasciata d'Italia ad Abuja, in Nigeria. Dal 5 settembre 2017 era capo missione a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, dove era stato riconfermato in qualità di Ambasciatore Straordinario Plenipotenziario accreditato in RDC.

"Quella dell'ambasciatore è una missione, a volte anche pericolosa, ma abbiamo il dovere di dare l'esempio". Erano queste le parole che l'ambasciatore Luca Attanasio rilasciò a Camerota (Salerno) il 12 ottobre scorso, in occasione del ricevimento del premio internazionale "Nassiriya per la pace", consegnato dalla locale associazione culturale "Elaia". "In Congo - proseguiva Attanasio - parole come pace, salute, istruzione, sono un privilegio per pochissimi, e oggi la Repubblica Democratica del Congo è assetata di pace, dopo tre guerre durate un ventennio".

Vittorio Iacovacci, carabiniere di 30 anni. Quest'ultimo apparteneva al XIII Reggimento Friuli Venezia Giulia, era di stanza a Gorizia. Come ha sottolineato l'AGI, Iacovacci proveniva da un reparto d'elite dell'Arma dei Carabinieri, e aveva anche ottenuto brillanti risultati nel suo percorso al GIS, il Gruppo intervento speciale dell'Arma. Rientrato a Gorizia per motivi personali - scrive Infodifesa.it - Iacovacci è stato assegnato a Kinshasa in un contesto molto complicato.

Fino ad oggi, Iacovacci ha fatto parte del team di close protection, insieme ad altri operatori del XIII Reggimento. La famiglia di Iacovacci è originaria di Sonnino, provincia di Latina. L'uomo non era sposato e non aveva figli. Come ricorda il Corsera, si era arruolato nel 2016. Dopo aver frequentato la Scuola allievi carabinieri di Iglesias (Cagliari), è stato destinato al Reggimento. Da qui provengono molti militari dell’Arma destinati alle missioni all’estero.

Il territorio dove oggi è stato compiuto l'attacco fatale a Luca Attanasio, tra il 2004 e il 2008 è stato epicentro di una guerra civile che in realtà nel decennio successivo non è mai del tutto cessata. Quella della provincia orientale della Repubblica Democratica del Congo, è una delle tante guerre dimenticate dell'Africa. A nulla è valsa la presenza della missione Onu Monusco, stanziata già a partire dal 2010, dopo il via libera con la risoluzione 1925 del Consiglio di Sicurezza.

Nel dicembre del 2020, lo stesso consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha prorogata di un anno la missione, anche se in prospettiva l'Onu a medio termine ha in progetto un disimpegno dal Paese africano. Attualmente sono operativi 17.467, di cui oltre 12mila sono truppe e quasi tremila civili. I principali contribuenti alla missione sono Pakistan, India e Bangladesh.

 

 

Fonti ansa,il giornale

"Il primo pensiero che vorrei condividere riguarda la nostra responsabilità nazionale, il principale dovere a cui siamo chiamati tutti, io per primo". E' questo uno dei primi passaggi del discorso del premier Mario Draghi al Senato in cui invita le forze politiche all'unità e ribadisce come sia "nostro dovere" ora "combattere con ogni mezzo la pandemia e salvaguardare le vite dei cittadini: una trincea dove combattiamo tutti insieme, il virus è nemico di tutti" dichiara.

Matteo Salvini entusiasta quello che esce da palazzo Madama dopo aver udito il discorso del neo presidente del consiglio Mario Draghi, che ha ricevuto gli "auguri di tutto cuore" per un buon lavoro anche da parte di Mario Monti

In una nota diramata poco dopo la fine del primo, lungo, discorso di Mario Draghi al Senato, Silvio Berlusconi ha espresso il suo apprezzamento per le parole del nuovo presidente del Consiglio: "Il Presidente Draghi ha pronunciato un discorso dettagliato e di alto profilo, che guarda al futuro, che delinea un'Italia capace di rialzarsi e di ripartire.

Un governo europeista e atlantista. Con queste parole Mario Draghi definisce la politica estera del suo governo scrive inside over, e invia un messaggio rivolto non solo agli alleati di governo, ma anche a quelli esterni all’Italia. C’è un Paese che per Draghi deve confermare le linee guida che per decenni hanno caratterizzato la diplomazia di Roma. E Draghi rispetta le aspettative di un esecutivo che è chiaramente nato anche con la benedizione di Washington e di Berlino (e di Bruxelles). Le due capitali dell'Occidente politico, quella dell’America e quella dell’Europa, guardano con molta attenzione a quanto sta avvenendo a Palazzo Chigi, consapevoli che l'Italia è un Paese che nessuno può né vuole perdere. Gli Stati Uniti per questioni strategiche, la Germania per motivazioni economiche e quindi politiche.

 Questo, in pillole, l'intervento del premier che è durato 53 minuti e ha ricevuto 21 applausi.
"Questo governo nasce nel solco dell'appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all'Unione europea e come protagonista dell'Alleanza Atlantica". "Sostenere questo governo significa condividere l'irreversibilità della scelta dell'euro" e la "prospettiva di un'Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa".  

"Questo governo sarà convintamente europeista e atlantista, in linea con gli ancoraggi storici dell'Italia: Ue, Alleanza Atlantica, Nazioni Unite". Draghi punta quindi a rafforzare il rapporto strategico e imprescindibile con Francia e Germania e a intensificare la collaborazione con la "nuova Amministrazione USA". "L'Italia si adopererà per alimentare meccanismi di dialogo con la Federazione Russa", mentre dichiara di seguire "con preoccupazione ciò che sta accadendo" in Russia e "in altri paesi dove i diritti dei cittadini sono spesso violati", "anche l'aumento delle tensioni in Asia intorno alla Cina".

 "Nell'appartenenza convinta al destino dell'Europa siamo ancora più italiani". Dobbiamo essere "orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell'Unione europea. Senza l'Italia non c'è l'Europa. Ma, fuori dall'Europa c'è meno Italia. Non c'è sovranità nella solitudine". "Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei confronti del nostro Paese. E riconoscere i tanti primati, la profonda ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato, che altri ci invidiano". Draghi chiede quindi "il sostegno convinto del Parlamento". Un sostegno "che non poggia su alchimie politiche ma sullo spirito di sacrificio, sul vibrante desiderio di rinascere, di tornare più forti e sull'entusiasmo dei giovani che vogliono un paese capace di realizzare i loro sogni. Oggi, l'unità non è un'opzione, ma un dovere. Un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l'amore per l'Italia".

 Il Covid "ha provocato ferite profonde" anche sul piano "culturale ed educativo". Le ragazze e i ragazzi hanno avuto il servizio scolastico attraverso la Didattica a Distanza che, "pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze". Si deve "tornare rapidamente a un orario scolastico normale", e si devono "recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà".  Ma "il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza". "E' necessario investire nella formazione del personale docente per allineare l'offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni" e "particolare attenzione va riservata agli ITIS (istituti tecnici)".  "Senza innovare l'attuale organizzazione di queste scuole rischiamo di sprecare le risorse" ad esse destinate.

Per "il piano di vaccinazione" vanno mobilitate "tutte le energie" dalla protezione civile, alle forze armate, ai volontari. E le vaccinazioni vanno fatte "in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private". La "prima sfida" è ottenere le dosi sufficienti, e poi "distribuire" il vaccino "rapidamente ed efficientemente". "Nostro dovere è combattere con ogni mezzo la pandemia e salvaguardare le vite dei cittadini: una trincea dove combattiamo tutti insieme, il virus è nemico di tutti".

 Il "riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla salute, dall'inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all'innalzamento del livelllo dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili".  Proteggere il futuro dell'ambiente, conciliando con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori , biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l'ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane".

"Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce". "Il governo dovrà proteggere tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi". 

"Centrali sono le politiche attive del lavoro. Affinché esse siano immediatamente operative è necessario migliorare gli strumenti esistenti, come l'assegno di ricollocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati. Vanno anche rafforzate le dotazioni di personale e digitali dei centri per l'impiego in accordo con le regioni. 

Questo progetto è già parte del Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza ma andrà anticipato da subito". "La risposta della politica economica al cambiamento climatico e alla pandemia dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l'innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l'accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create".

"Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare, nel più breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità delle loro occupazioni", assicura. "Ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole", osserva. "Un esecutivo come quello che ho l'onore di presiedere, specialmente in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, è semplicemente il governo del Paese. 

Non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca. Riassume la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti". "Questo è lo spirito repubblicano di un governo che nasce in una situazione di emergenza raccogliendo l'alta indicazione del capo dello Stato", sottolinea il premier. 

"La crescita di un'economia di un Paese non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze. Gli stessi fattori determinano il progresso di un Paese". Draghi parla di un "nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione" tra le forze politiche e ringrazia il suo predecessore Giuseppe Conte per il lavoro fatto. La pandemia "ha finora ha colpito soprattutto giovani e donne, una disoccupazione selettiva ma che presto potrebbe iniziare a colpire anche i lavoratori con contratti a tempo indeterminato".

 "Oggi abbiamo, come accadde ai governi dell'immediato dopoguerra, la possibilità o meglio la responsabilità, di avviare una Nuova Ricostruzione" attraverso "la fiducia reciproca, nella fratellanza nazionale, nel perseguimento di un riscatto civico e morale", incalza Draghi. "A quella ricostruzione collaborano forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte. Sono certo che anche a questa nuova ricostruzione nessuno farà mancare, nella distinzione di ruoli e identità, il proprio apporto".

L'ex presidente della Bce, ben conscio dei ritardi dell'Italia in materia, detta la linea e accelera i tempi. "Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta", ma serve "un intervento complessivo" che scoraggi i "gruppi di pressione" nello "spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarsi". Insomma, riforma tributaria immediata, di ampio respiro che stronchi gli assalti delle lobbies. Il premier tira dritto e sembra chiudere sulla flat tax auspicata dal centrodestra, puntando su un sistema impositivo alleggerito, ma sempre in base al reddito.

Draghi è stato chiarissimo: dare la fiducia a questo governo "significa condividere l'irreversibilità della scelta dell'Euro, significa condividere la prospettiva di un'Unione Europea sempre più integrata". Una chiara presa di posizione dopo le recenti parole di Matteo Salvini, secondo cui "di irreversibile c'è solo la morte". Il presidente del Consiglio ha inoltre posto in evidenza che l'esecutivo nasce "nel solco dell'appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all'Unione europea". Il leader della Lega non è andato assolutamente allo scontro. Anzi, ha recepito con piacere le direzioni illustrate da Draghi: "Più salute e meno tasse, più rimpatri e meno burocrazia, più cantieri e meno sprechi, responsabilità e rispetto nei confronti delle future generazioni, orgoglio di essere italiani. Ottimo punto di partenza, nel nome di efficienza, trasparenza e cambiamento. La Lega c’è!".

 

fonti ansa /  inside over / il giornale

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