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Conferenza stampa del Ministro del Turismo Massimo Garavaglia alla stampa estera invitato e intervistato per noi dalla mia amica e collega Julia Sandra Virsta, le domande sono state fatte tramite i nostri canali telematici..

Il Ministro rispondendo alle varie domande dei Colleghi ha sottolineato :  Vogliamo portare avanti un intervento di prospettiva dell'estate. Andrei per gradi ed il primo intervento è la programmazione. I nostri competitor si stanno già organizzando e per questo abbiamo portato avanti a livello europeo il discorso sul pass vaccinale, che vogliamo chiamare lasciapassare perché non dà diritto a spostarsi solo a chi è stato vaccinato, ma anche a chi è stato malato di Covid o ha un tampone negativo. E' uno strumento che va realizzato a livello europeo per evitare divari competitivi".  

In sintesi il Ministro ha risposto alle nostre domande : la programmazione «è fondamentale» e «nel giro di qualche giorno saremo in grado di dare delle date certe». ha detto il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia. Le date sono chiaramente condizionate dalla pandemia. «L'anno scorso mi ricordo abbiamo aperto a metà maggio e non vedo motivi per cui non sia la stessa cosa quest'anno», ha aggiunto l'esponente leghista, sicuro che il settore sarà tra «il primo a ripartire». Il turismo inoltre «assorbirà manodopera che nel frattempo sta perdendo lavoro nel breve periodo da altri settori», già da quest'estate «avremo la possibilità di assorbire oggi maestranze che sono in cassa integrazione».

Le altre condizioni sono: «Se sei stato malato di covid e hai gli anticorpi oppure la terza condizione, la più semplice, se hai un tampone negativo comunque puoi girare. Per questo è importante che venga fatto livello europeo per evitare che ci siano vantaggi competitivi a vantaggio di uno Stato e a scapito di un altro».

“E’ fondamentale dare date certe, perché ogni giorno che passa perdiamo potenziali clienti. Penso che nel giro di qualche giorno saremo in grado di dare date certe”, ha continuato il ministro del Turismo Massimo Garavaglia che non nasconde che saranno i dati epidemiologici a determinare gli scenari futuri, ma chiede fin da subito una road map per consentire agli operatori di organizzarsi. “Quando riapriranno gli alberghi? E’ la domanda delle domande, quella che abbiamo fatto nell'ultimo consiglio dei ministri – fa sapere -. Ci è stata data ampia rassicurazione che è intenzione del governo arrivare a una programmazione per l’estate”.

Il ministro rispondendo alla domanda di un collega non ha indicato certezza o una data sulla ripartenza, ma ricorda che “l’anno scorso abbiamo aperto a metà maggio, non vedo perché non possa essere così anche quest’anno”. In un altro passaggio della conferenza stampa, ipotizza anche un’altra data per una ripartenza complessiva del Paese e la ripresa del turismo estero. “Non sono in grado di dare una risposta certa sulle date – ammette -, però in Francia Macron dice che il 14 luglio apriranno tutto, noi abbiamo il 2 giugno come festa nazionale e speriamo che sia la data giusta”.

L'obiettivo è arrivare una programmazione a livello europeo continua il Ministro il 4 maggio si incontreranno i ministri del G20, sia per implementare definitivamente il pass vaccinale, sia per ragionare sulla creazione a livello europeo di fondi per il settore. “I nostri competitor – afferma Garavaglia – si stanno già organizzando e per questo abbiamo portato avanti a livello europeo il discorso sul pass vaccinale, che vogliamo chiamare lasciapassare perché non dà diritto a spostarsi solo a chi è stato vaccinato, ma anche a chi è stato malato di Covid o ha un tampone negativo. E’ uno strumento che va realizzato a livello europeo per evitare divari competitivi”.

Si intravede qualche timido segnale di ripresa delle prenotazioni estere in Italia, ma è prevedibile che la prossima a farla da padrone sarà il turismo interno. Tra le idee alle quali si sta ragionando anche la creazione di aree Covid free nelle piccole isole, vaccinando tutti gli abitanti. “Nel turismo esistono protocolli che consentono di operare in sicurezza – spiega il ministro -. Penso alle crociere, ma anche gli alberghi sono disponibili ad attuarli, o i bus turistici. Ho sentito questo pomeriggio il ministro Giovannini. C'è un tavolo comune Trasporti-Turismo-Salute per garantire la safe mobility a prescindere dal piano di vaccinazione che ha i suoi tempi”.

La priorità – ricorda il ministro – è garantire la copertura vaccinale agli anziani e ai fragili, solo dopo potranno essere coinvolti gli operatori del turismo. Al momento la priorità resta, comunque, garantire ristori alle attività ferme.

“Ci sono più di 500 milioni a disposizione del neo istituito ministero del Turismo da distribuire – sottolinea Garavaglia -. Proprio oggi abbiamo fatto partire la seconda tranche delle risorse per i tour operator e le agenzie di viaggi. Ci sono da distribuire 228 milioni – ha proseguito -. Oltre a queste risorse abbiamo 350 milioni per le fiere e i congressi, a cui si aggiungono da distribuire altri 100 milioni stanziati con il dl Sostegni”.

L'industria del turismo è una voce fondamentale dell’economia italiana ed il settore più colpito dalla pandemia, valendo, secondo il ministro Garavaglia, almeno il 15% del PIL ed, in prospettiva, il 20%.

“L’anno scorso mi ricordo che si è aperto a metà maggio e non vedo motivi per cui non avvenga la stessa cosa quest’anno”, ha aggiunto, certo che il settore sarà tra “il primo a ripartire”. Il turismo inoltre “assorbirà manodopera che nel frattempo sta perdendo lavoro nel breve periodo da altri settori”, e già da questa estate “avremo la possibilità di assorbire oggi maestranze che sono in cassa integrazione”. Una data certa dunque non c’è, ma intanto una ripresa del turismo si può iniziare a programmare.

La speranza del ministro Garavaglia è quella di far ripartire il settore, magari il 2 giugno, giorno della festa della Repubblica. “Ci è stata fornita nel Consiglio dei Ministri ampia rassicurazione che è intenzione del governo arrivare a una programmazione per l’estate.”, ha ribadito, rispondendo a chi gli chiedeva sulla riapertura di alberghi e sulla partenza della stagione estiva. Per quanto riguarda il cosiddetto Passaporto Verde, elaborato dall'Unione Europea, Garavaglia ha ricordato che non si tratta di un passaporto vaccinale, ma di un “lasciapassare, perché non è legato al vaccino in quanto tale, quella è solo una delle condizioni”, precisando le altre che sono: “Se si è stati ammalati di Covid e si hanno gli anticorpi oppure la terza condizione, la più semplice, se si è fatto un tampone negativo comunque si può viaggiare. Per questo è importante che venga attuato a livello europeo per evitare che ci siano vantaggi competitivi a vantaggio di uno Stato e a scapito di un altro”. Intanto, secondo il ministro, si ritorna a poter girare in tranquillità ed i numeri li avremo l’anno prossimo.

Per Garavaglia “la situazione è drammatica per gli operatori, ma le potenzialità sono importanti. Intervento immediato è di assegnare le tante risorse disponibili, oltre 500 milioni di euro a bilancio del Ministero del Turismo, di cui è stato appena deciso di assegnare una 2° quota di 228 milioni di euro. Esiste poi aiuto di 900 milioni di euro per gli stagionali, comprese le guide turistiche ed è prevista una regolamentazione corretta di queste categorie, anche in prospettiva, per valorizzarle in maniera strutturale”. Su segnali di aumenti di prenotazioni di turisti esteri per l’estate ha risposto affermativamente: “iniziano ad arrivare segnali positivi che potrebbero aumentare nella 2a parte dell'estate, con l'aumento delle vaccinazioni”.

Interrogato sulla riattivazione di collegamenti aerei Roma-Mosca, e sul ‘turismo vaccinale’ attuato da paesi come la Serbia, ha ricordato le sperimentazioni in atto a Malpensa con voli no covid verso altre mete, ma gli sviluppi in questo campo sono legati anche al mercato ed i tempi sono da definire mentre il turismo vaccinale dipende dall’emergenza ma diventerà fenomeno residuale. La linea guida, per il ministro, è di coniugare sicurezza ed economia e rispetto dei dati. Sulla ripartenza del settore con un’Alitalia malmessa, ha sottolineato che si tratta di un tema antico nonostante il quale il turismo ha sempre funzionato bene, per cui “non ci strappiamo le vesti”.

Sul decalogo per il rilancio delle città d'arte, recentemente promosso da alcune delle stesse, verrà approvato ciò che sarà valutato valido per l'intero paese. Per Garavaglia “ora si promuove l'Italia nel suo complesso”, non singole zone.

Taluni paesi hanno deciso la vaccinazione prioritaria degli operatori turistici e gli è stato chiesto se anche l'Italia abbia progettato qualcosa di analogo. Per il ministro esistono dei protocolli per operare senza rischi  e quindi la bolla di sicurezza è garantita. È stato istituito un tavolo comune Turismo-Trasporti e Salute proprio per coordinare ed attuare le iniziative  in questione.

Sulla riattivazione di flussi turistici di visitatori extra Schengen, Garavaglia si è detto certo che alla fine gli accordi bilaterali, estendendosi, varranno per tutti.

Sulle tematiche con cui l'Italia intende impegnarsi per contrastare la concorrenza estera, ha affermato che il rinato ministero del Turismo, che coordina e promuove le iniziative, è già uno strumento che segna un passo avanti decisivo. Alla domanda su cosa faccia il Governo per supportare un turismo più sostenibile, Garavaglia ha citato il blocco della navigazione di grandi navi a Venezia, con l'approvazione  di 9 approdi temporanei fuori città, ed altre iniziative come una accelerazione di una ‘rivoluzione digitale’ che faciliti il movimento del turista, oppure la valorizzazione di rete di  rete di ferrovie storiche, o di turismo alternativo.

Ieri il ministro ha firmato gli atti necessari per mettere in pagamento la seconda tranche delle risorse stanziate a sostegno delle agenzie di viaggio e tour operator. Soddisfatte le sigle del settore.
 

A Roma sette manifestanti fermati e almeno due poliziotti feriti. A Milano una delegazione degli ambulanti è arrivata davanti alla prefettura. L'A1 Roma-Napoli nei pressi dello svincolo Caserta Sud è stata bloccata da centinaia di operatori di fiere e mercati. Nel capoluogo partenopeo manifestazione simbolica con numerosi negozi che hanno aperto esponendo slip in vetrina

Un funzionario della Digos e due poliziotti sono rimasti feriti, uno è stato portato via in ambulanza. Alcune delle persone che stavano protestando sono state fermate. Una donna ha accusato un malore ed è stata soccorsa. Nel tardo pomeriggio una delegazione di manifestanti è stata ricevuta alla Camera dal deputato del Pd, Emanuele Fiano.

Sugli scontri davanti a Montecitorio è intervenuta la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, con un comunicato nel quale esprima la sua solidarietà e vicinanza al funzionario e agli agenti rimasti feriti durante la manifestazione. Nello stesso comunicato la ministra sottolinea: «In questo momento le proteste sono alimentate dalla situazione estremamente delicata per il Paese ma è inammissibile qualsiasi comportamento violento nei confronti di chi è impegnato a difendere la legalità e la sicurezza».

Nulla di paragonabile alle manifestazioni scoppiate nel marzo scorso oppure nel pieno della seconda ondata ma le proteste di ristoratori e ambulanti, avvenute in diverse zone d'Italia e culminate con i blocchi in autostrada e i tafferugli davanti Montecitorio, alzano l’allarme nel governo.

Per il Viminale è un segnale da non sottovalutare. Lo scontro che ha portato a due passi dalla sede del Parlamento a sette fermi e al ferimento di due poliziotti spinge le forze politiche a chiedere di evitare che si alzi la tensione e che ci siano delle strumentalizzazioni da parte di estremisti, considerato che in piazza c’erano pure rappresentanti politici come Sgarbi e Paragone ed esponenti di Casapound.

Domani ci sarà una manifestazione nazionale di Confesercenti (“poche risorse, serve un 'decreto imprese'”, la richiesta) con presidi in tutte le regioni. Le legittime esigenze delle categorie tartassate non devono coniugarsi ad una violenza che – dice il titolare del Viminale - “è inammissibile”.

Proseguono da Nord a Sud le proteste di ristoratori, commercianti e ambulanti dopo i tafferugli ieri a Roma davanti al Parlamento. A Torino dietro lo striscione "Siamo tutti necessari" protestano a Santa Rita gli ambulanti di generi non alimentari mentre a Pistoia è stato allestito in piazza Duomo un finto mercato ma senza merce esposta.

Quindici croci di legno in piazza a testimoniare il calvario di altrettante categorie commerciali. La rappresentazione è andata in scena a Napoli, ma non c'entrano i riti pasquali. A protestare sono gli aderenti alla Confesercenti di quindici categorie merceologiche (benzinai, ambulanti, orafi e gioiellieri, moda, esercenti pubblici, imprese balneari, guide turistiche e interpreti, case vacanza e ostelli, parrucchieri ed estetiste, federazione turismo, sindacato delle discoteche tra le altre) riunitisi in centinaia in piazza del Plebiscito, sede della Prefettura, per chiedere la riapertura immediata dei loro esercizi. Tra i più arrabbiati gli ambulanti: "Non capiamo la differenza tra chi vende alimenti e chi no - spiega uno di loro mentre gli altri scandiscono lo slogan "lIbertà, libertà" - . Apriamo tutti da domani, senza distinzioni, non ce la facciamo più. Oppure presentiamoci in massa alla Mostra d'Oltremare per fare i vaccini. E se non ci sono non è certo colpa nostra".

"Il futuro non (si) chiude": è la frase riportata su uno dei manifesti esposti dai titolari delle imprese del terziario aderenti a Confcommercio di Taranto, che questa mattina hanno tenuto un sit-in in sulla Rotonda del Lungomare per protestare contro il protrarsi delle chiusure disposte dai decreti governativi per l'emergenza epidemiologica. I manifestanti hanno testimoniato l'urgenza, condivisa da tutte le categorie associate, di consentire - è stato spiegato - la ripartenza delle attività nel rispetto delle regole e dei protocolli di sicurezza e di prevedere indennizzi e sostegni adeguati alle perdite. Al centro della Rotonda del Lungomare sono stati posizionate buste nere della spazzatura con la scritta "un sacco di debiti" perchè, ha detto uno dei commercianti intervenuti, "in questo anno il governo ci ha dato solo tanta immondizia piuttosto che ristori, assistenza e certezza sulle vaccinazioni. Noi continuiamo ad andare avanti con una protesta civile, tutti con la mascherina, rispettando le distanze di sicurezza. C'è una esasperazione dilagante - ha aggiunto - che speriamo non sfoci in manifestazioni ben più dure. Ce lo auguriamo perchè vorrà dire che il governo sarà intervenuto finalmente con provvedimenti seri per il commercio e per tutte le categorie che sono state dimenticate da Dio". Per questo pomeriggio, dalle 17, è stata annunciata una nuova iniziativa. I commercianti appenderanno simbolicamente un gilet giallo davanti ai propri negozi e faranno sentire, hanno precisato, il loro "grido di dolore".

Protesta degli ambulanti anche in piazza Duomo a Pistoia, dove hanno allestito un finto mercato con i loro furgoni, ma senza merce esposta, per manifestare contro la mancata riapertura dei mercati in zona rossa. "La nostra richiesta è di poter lavorare - ha spiegato Antonio Gualtieri, portavoce degli ambulanti del mercato di Pistoia -, perché i ristori non sono sufficienti e a non tutti arrivano, quindi abbiamo assoluto bisogno di lavorare. Noi oltretutto lavoriamo in sicurezza, perché siamo all'aperto, quindi non si capisce perché dobbiamo rimanere chiusi". Per Gualtieri, "il problema, per quanto riguarda i ristori, è che chi ha cambiato la società o chi è stato fermo in precedenza per altri motivi, non ha ricevuto niente. Io, per esempio, sono uno di quelli: nel 2019 avevo affittato la licenza a mia moglie, nel 2020 me la sono ripresa, quindi ai fini dei ristori sembra che io non abbia avuto redditi nel 2019 e nel 2020 e perciò non ho ottenuto niente". Altro fronte quello delle tasse che non sono state congelate. "Io, come molti altri - conclude Gualtieri -, ho pagato 8mila euro di Inps e poi tutte le altre tasse, che purtroppo non sono state sospese. Soltanto la tassa suolo pubblico qualche comune l'ha sospesa o ha fatto pagare solo uno o due mesi, ma tutto il resto arriva da pagare come prima della pandemia".

In mattinata di protesta degli ambulanti di generi non alimentari nei mercati torinesi contro la prolungata chiusura per le norme anti Covid. Tra le manifestazioni quella organizzata a Santa Rita ha visto la partecipazione anche di numerosi negozianti, compresi quelli di attività aperte. "Siamo tutti necessari", la scritta sullo striscione sventolano dai manifestanti, una sessantina in tutto; "Vogliamo lavorare ", lo slogan ripetuto. "Non possiamo più aspettare". I manifestanti hanno incontrato, sul posto, l'assessore comunale al Commercio, Alberto Sacco. "Ero già qui alle 8 del mattino - ha detto - spero possiate riaprire al più presto possibile. La vostra situazione ci e ben chiara, capisco e spero vivamente che si possa tornare arancione. Abbiamo trasmesso tutti i vostri problemi e le vostre richieste al prefetto affinché venga interessato il Governo". Sacco è stato brevemente interrotto da qualche ambulante che ha urlato "al 28 non ci arriviamo, moriamo prima", poi ha potuto concludere il suo intervento. "I nostri poteri sono limitati, decide Roma", ha aggiunto l'assessore. La protesta, sotto il controllo delle forze dell'ordine, ha parzialmente bloccato corso Orbassano.  La manifestazione è proseguita tutta la mattinata con un corteo nelle vie e piazze del quartiere. Molti i cartelli di solidarietà appesi sulle vetrine dei negozi con il permesso di tenere aperto, dove invece le serrande sono state abbassate. "Dietro ogni negozio chiuso - ha detto uno speaker - c'è una famiglia che non ha più soldi per dare da mangiare ai loro figli. La nostra attività garantisce strade sicure e pulite, noi paghiamo tasse per la scuola, per i trasporti, per le pensioni".

"Siete un esempio, una categoria responsabile che chiede solo di esercitare un diritto: poter lavorare". Così il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, incontrando in piazza Galimberti, nel centro di Cuneo, gli ambulanti di generi non alimentari dei mercati. "E' giusto chiedere prospettive e tempi certi - aggiunge il governatore piemontese -. Piuttosto di moratorie e ristori, sarebbe meglio cancellare un anno di tasse. Incontrerò il premier Mario Draghi e presenterò le vostre istanze".

A Napoli i commercianti sfilano con le croci contro le restrizioni imposte dal governo. A Taranto sit in e gilet gialli per chiedere le riaperture. "Aperture ci saranno, soprattutto da maggio, forse qualcosa già dal 20 di aprile si potrà riaprire", ha detto Gelmini, ministra per gli Affari regionali e le autonomie agli Stati generali del settore Matrimoni ed eventi privati organizzato da Unanime, confederazione che raccoglie le associazioni della filiera.

Oggi potrebbero alzare la voce i presidenti di Regione che incontreranno il governo e il presidente del Consiglio Draghi sul ‘Recovery’. Le proposte dei governatori della Lega puntano ad un via libera a cinema e teatri con il contingentamento, ristoranti aperti a cena dove i dati sono da colore giallo, locali con saracinesca alzata fino alle 18 anche in zona arancione, aumentando la distanza ai tavoli. Ma la linea dell'esecutivo per ora non cambia. Il premier Draghi ancora qualsiasi decisione ai riscontri scientifici, l’ala rigorista è per non abbassare la guardia. Il premier media, la situazione verrà monitorata continuamente ma una svolta sarà possibile solo se i parametri saranno tali da permettere un cambio di passo.

La condanna unanime, accompagnata da un pressing sempre più crescente da una parte per un’accelerazione del varo del dl sostegni e di un nuovo scostamento di bilancio, dall'altra per una programmazione sulle riaperture.    

Sta crescendo – spiega una fonte dell'esecutivo – il fronte di chi vorrebbe per l'ultima settimana di aprile un segnale di ripartenza.

 

 

Fonti Ansa/Agi

Il presidente del Consiglio Mario Draghi è giunto a Tripoli accompagnato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. "E' un momento unico per la Libia, c'è un governo di unità nazionale legittimato dal Parlamento che sta procedendo alla riconciliazione nazionale. Il momento è unico per ricostruire quella che è stata un'antica amicizia"....Il premier: "L'ambasciata italiana è stata l'unica aperta durante tutti questi lunghissimi anni di conflitto e di pericolo"

La prima visita ufficiale del presidente del Consiglio all'estero è in Libia dove, dopo il cessate il fuoco, un mese fa è nato un Governo unificato sotto l'egida dell'Onu. Si tratta della prima visita all'estero del presidente del Consiglio. Ed è già in questo dato che emerge l'obiettivo della missione del premier nella Tripoli che torna a "vedere" la stabilità politica: riaffermare una leadership italiana oscurata, negli ultimi mesi, dall'egemonia turca in Tripolitania e da quella russa in Cirenaica.  

La missione è stata annunciata dal capo dell'esecutivo in Parlamento e servirà da un lato a ribadire – dopo i viaggi del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio del 21 e 25 marzo – il sostegno italiano al governo di unità nazionale, dall’altro a rilanciare progetti infrastrutturali messi in campo da tempo da Roma e Tripoli.

La visita di Draghi, spiegano fonti vicine al dossier, "ha innanzitutto un valore simbolico". La Libia, sia pur a fatica, è tornata a rimettersi in carreggiata in direzione delle elezioni politiche da tenersi il prossimo dicembre. Ha un primo ministro riconosciuto in Tripolitania e Cirenaica e votato con un cospicuo consenso politico.

E per l'Italia dopo un periodo di "assenza", tornano ad aprirsi spiragli diplomatici (come l'apertura del consolato a Bengasi), economici e anche sulla cooperazione sui migranti.

Migranti, cooperazione per le infrastrutture in campo civile, energetico e sanitario. Sviluppo dell'interscambio culturale, riavvio delle trattative per il recupero dei crediti storici. Sono alcuni dei temi toccati dal presidente del consiglio, Mario Draghi, nel colloquio avuto oggi a Tripoli con il primo ministri libico, Abdelhamid Dabaiba.

L’obiettivo di Roma è che si rispetti il percorso che porterà la Libia il 24 dicembre alle elezioni. “Occorre essere molto vigili – le parole del premier in Parlamento - che l'accordo sul cessate il fuoco venga rispettato con l'evacuazione di coloro che hanno alimentato questa guerra, i mercenari e gli eserciti di altri Paesi, tra questi la Turchia. L’Italia aiuterà la Libia – ha detto il presidente del Consiglio – “a fare riforme economiche che inizino ad affrontare la situazione sociale ed economica deteriorata fortemente”. Abdul Hamid Dbeibah ha visto ieri il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

I dossier sul tavolo sono quelli legati alla stabilità dell'intera area del Mediterraneo, all'immigrazione, alle forniture di gas con la possibilità di un partenariato nel settore della transizione energetica, all'emergenza sanitaria. Dbeibah ha annunciato via twitter di essere riuscito a fare arrivare circa 100 mila dosi di vaccini Sputnik V mentre la Cooperazione italiana ha provveduto a far giungere al porto di Tripoli una nave con oltre 10 tonnellate di materiale medico-sanitario, tra cui un milione di mascherine e kit d’emergenza.

Anche sul fronte dell'emergenza migranti, l'Italia conferma "aiuto e sostegno". Draghi esprime "soddisfazione per quel che la Libia fa per i salvataggi" in mare e aggiunge che "il problema non è solo geopolitico ma anche umanitario. E da questo punto di vista - afferma - l'Italia è uno dei pochi, forse l'unico Paese, che continua a tenere attivi i corridoi umanitari".

Il problema dell'immigrazione per la Libia, continua, "non nasce solo sulle coste ma si sviluppa anche sui confini meridionali. E l'Unione europea è stata investita del compito di aiutare il governo libico anche in quella sede".

Draghi conferma infine che l'Italia "aumenterà le borse di studio per gli studenti libici" e che c'è l'intenzione di riportare l'interscambio culturale ed economico "ai livelli degli anni passati e anzi di superarli". "C'è un desiderio di cominciare, voglia di fare, di futuro e di ripartire in fretta", conclude Draghi.

L'Italia e la Libia "soffrono e devono affrontare una sfida comune che e' l'immigrazione clandestina, un problema che non e' solo libico ma internazionale e riguarda tutti, come il terrorismo e il crimine organizzato". Lo ha dichiarato il primo ministro libico, Abdul Hamid Mohamed Dbeibah, in conferenza stampa congiunta a Tripoli con il presidente del Consiglio, Mario Draghi.

La Libia ritiene "tra le questioni più' importanti" nella relazione con l'Italia "la riattivazione dell'accordo di amicizia firmato nel 2008" dall'allora presidente libico, Muammar Gheddafi e dall'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Lo ha dichiarato il primo ministro libico.  Dbeibah ritiene importante riattivare l'accordo "specialmente per quanto riguarda il progetto della strada libica internazionale".

Ed è un ruolo, quello italiano, che può contare anche sulla sponda della nuova amministrazione americana, tornata - dopo l'era Trump - a guardare all'Europa e al Mediterraneo con rinnovato interesse. Ma nel menù del bilaterale tra Draghi e il Primo Ministro Abdulhamid Dabaiba ci potrebbe essere anche una serie di memorandum d'intesa, a partire da quella sulla cooperazione sanitaria nella lotta al Covid.

Sono questi i tre dossier che Draghi esaminerà con Dabaiba nell'incontro che si terrà in mattinata a Tripoli e che sarà seguito da una dichiarazione congiunta. Il premier, che sempre a Tripoli vedrà il presidente del Consiglio presidenziale Mohamed Younis Ahmed al-Menfi, rientrerà a Roma nel pomeriggio.

L'Eni ha un ruolo molto importante per la Libia nel settore dell'energia". Lo ha dichiarato il primo ministro libico, Abdul Hamid Mohamed Dbeibah.
Dbeibah ha auspicato "un aumento della collaborazione tra Italia e Libia nel settore dell'elettricità e dell'energia, già prevista nell'accordo di amicizia". "Abbiamo avuto contatti con l'Eni in questo senso", ha aggiunto il premier libico.

 

Fonti Agi/Ansa
 

Cinquemila euro in contanti. E' quanto il militare dell'esercito russo avrebbe dato al capitano di fregata in cambio di documenti militari classificati. Il denaro è stato sequestrato al momento dello scambio dopo l'intervento del Ros. In base a quanto si apprende i due si erano accordati anche su una cifra più bassa, circa quattromila euro, per la cessione di documenti avvenuta in passato. Nei confronti del militare italiano, attualmente detenuto, l'accusa è di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico e militare, diffusione di notizie di cui è vietata la divulgazione.

I documenti ceduti dall'ufficiale della Marina Militare al funzionario russo riguarderebbero i sistemi di telecomunicazione militare, "classificati" della Nato, alle carte classificate, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, il capitano di fregata avrebbe avuto accesso in quanto era in servizio allo Stato maggiore della Difesa.

Il capitano di fregata della Marina militare è stato fermato in flagranza di reato durante l'incontro clandestino, avvenuto in un parcheggio della capitale, con un ufficiale russo accreditato presso l'ambasciata di Roma.

Il capitano di fregata della Marina militare italiana e l'ufficiale delle forze armate russe erano tenuti sotto controllo dall'intelligence italiana da qualche mese. Secondo quanto si apprende da fonti qualificate gli uomini dell'Aisi, il servizio di controspionaggio interno, hanno monitorato i movimenti e le attività dei due per diverso tempo fino a quando "è stato necessario intervenire". E ieri sera è scattato l'intervento che ha portato al fermo del militare italiano e dell'ufficiale russo.

L'accusa per i due è di spionaggio e altri gravi reati riguardo alla sicurezza dello stato, con pene che possono arrivare fino a 15 anni di carcere.La posizione del cittadino straniero è tuttora al vaglio in relazione al suo status diplomatico.

Il capitano di fregata della marina militare e l'ufficiale accreditato presso l'ambasciata della federazione russa sono stati fermati ieri sera. L'intervento è stato effettuato dai carabinieri del Ros, sotto la direzione della Procura di Roma, e l'attività informativa è stata condotta dall'Agenzia Informazioni Sicurezza Interna, con il supporto dello Stato maggiore della Difesa.

La Procura militare di Roma aprirà oggi formalmente un fascicolo d'inchiesta sull'arresto degli ufficiali italiano e russo. Le ipotesi di reato astrattamente configurabili sono due: Rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio e Procacciamento di notizie segrete, a scopo di spionaggio. Lo ha confermato all'Ansa il procuratore militare di Roma, Antonio Sabino.

In relazione a quanto riportato dagli organi di stampa circa l'operazione condotta dai carabinieri del ROS, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Roma, la Farnesina rende noto che il Segretario Generale del Ministero degli affari esteri, Elisabetta Belloni, ha convocato al Ministero questa mattina - su istruzioni del Ministro Luigi Di Maio - l'Ambasciatore della Federazione Russa presso la Repubblica Italiana, Sergey Razov.

Dall’ambasciata russa a Roma confermano che il funzionario fa parte del personale dell'ufficio dell'addetto militare ma non spiegano a chi rendeva conto delle sue operazioni. «Sono protocolli interni» dicono schivando le domande. «Per adesso riteniamo inopportuno commentare i contenuti dell’accaduto» affermano dall'altra parte del telefono leggendo un comunicato. «Ci auguriamo che quello che è successo non si rifletta sui rapporti bilaterali tra Russia e Italia».

Anche il Cremlino, commenta nella stessa direzione: «Speriamo non si ledano i rapporti con l’Italia» dicono."Ci dispiace per l'espulsione da Roma di due dipendenti dell'ambasciata russa. Stiamo approfondendo le circostanze di questa decisione. Faremo un ulteriore annuncio sui nostri possibili passi in relazione a questa misura, che non corrisponde al livello delle relazioni bilaterali". Lo ha fatto sapere all'Ansa il ministero degli Esteri russo.

Mosca dovrà rispondere in modo simmetrico alla decisione di Roma di espellere due diplomatici russi dall'Italia: lo ha detto il vice presidente della Commissione della Duma per gli Affari internazionali, Alexiei Cepa, ripreso dall'agenzia Interfax. "Naturalmente saremo costretti a rispondere in modo analogo. Vi sarà una risposta simmetrica", ha detto Cepa a Interfax.

La decisione delle autorità italiane di espellere i due funzionari russi è infondata e avrà un impatto negativo sulle relazioni italo russe. Lo ha detto il presidente della commissione della Duma per gli Affari Internazionali Leonid Slutsky. "La 'spio mania' è arrivata anche in Italia. L'espulsione dei diplomatici è un passo estremo. Sono sicuro che per questo non vi erano ragioni così forti", ha detto Slutsky a Interfax. A suo parere "un tale gesto non corrisponde ad un alto livello di relazioni bilaterali e, purtroppo, imporrà la sua impronta negativa sul dialogo russo-italiano".

Il ministro degli Esteri britannico, Dominic Raab, ha espresso "solidarietà" all'Italia per l'espulsione di due funzionari russi accusati di spionaggio. Raab ha definito "maligne e destabilizzanti" le azioni di Mosca, "che mira a minare un alleato della Nato"

Le indagini proseguono senza sosta e la collaborazione tra Carabinieri, Marina, Difesa e Procura di Roma è totale. La questione è infatti estremamente grave. Il passaggio di documenti, specialmente se è confermato il servizio presso lo Stato Maggiore della Difesa, potrebbe infatti aver coinvolto dossier Nato. Questo comporterebbe un immediato allargamento della vicenda. E farebbe anche capire il motivo dell'interessamento della Russia verso i documenti posseduti dal militare: l'Alleanza atlantica è infatti coinvolta da sempre nella guerra delle spie con Mosca. E il Cremlino in questi anni ha dimostrato di essere particolarmente interessato a ciò che avviene nei comandi dei Paesi Nato. In particolare anche sul territorio italiano.

Anche l'anno scorso un scienziato estone è stato condannato a tre anni con l'accusa fare spionaggio per la Cina. Nel 2018, infatti, era stato reclutato dall'intelligence militare cinese, periodo che coincide con la sua assegnazione alla base Nato di La Spezia. Un caso analogo si verificò nel 2019, quando fu l'intelligence russa a mettersi in contatto con un ufficiale francese assegnato alla base Nato di Napoli

Gli episodi in questo senso sono molti. Fatti che coinvolgono militari o civili italiani sono in realtà abbastanza risalenti nel tempo (si può fare riferimento ad alcuni casi che hanno coinvolto aziende di Trieste e La Spezia), ma episodi che hanno invece a che fare con l'Italia sono molti. E di recente sono anche venuti spesso alla luce. Soltanto quest'estate, il comando di Napoli della Nato è stato il centro di una complessa operazione di controspionaggio terminata con l'arresto di un alto ufficiale francese dislocato nella sede campana dell'Alleanza. Sempre nei pressi di Napoli, nel centro di Pomigliano d'Arco, a dicembre è venuto fuori un altro inquietante caso di sottrazione di dati sensibili che ha coinvolto persone interne a Leonardo Spa. L'accusa era di aver rubato una quantità impressionante di dati, ma non si era riusciti a capire chi ne fosse davvero il destinatario. Sempre in Campania, ma questa volta all'aeroporto di Capodichino, ad agosto del 2019 venne arrestato un dirigente della società russa Odk, controllata dalla Rostec, su mandato internazionale dell'Fbi. L'uomo è poi stato individuato come un agente dello Svr (il servizio di informazioni per l’estero russo).

Fonti Ansa /Domani/ il giornale / Rai

L'ipotesi di una fuoriuscita del virus del Covid-19 in un incidente di laboratorio è "estremamente improbabile". Lo sostiene il rapporto degli esperti dell'Organizzazione mondiale della Sanità dopo la loro missione in Cina, di cui l'Afp ha preso visione.

L’ipotesi “più probabile” è che il coronavirus sia stato trasmesso all'uomo da un animale, passando attraverso una specie intermedia. L'ipotesi che sia uscito per errore da un laboratorio è “estremamente improbabile”. E non ci sono evidenze che Sars-Cov-2 circolasse in maniera massiccia a Wuhan o nella provincia dello Hubei prima di dicembre. Sono queste le principali conclusioni raggiunte dall’indagine congiunta sulle origini della pandemia condotta nell'ultimo mese da esperti cinesi e dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) a Wuhan, la città dove il primo focolaio è emerso.

Esclusa, dunque, o quantomeno ritenuta altamente improbabile, l'ipotesi di una fuga del virus dal laboratorio di Wuhan, la città dove è esplosa la pandemia, all'inizio del 2020, ma con casi già dall'autunno del 2019, tenuti segreti dalle autorità cinesi.

La richiesta degli esperti dell'Oms è arrivata dopo che il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, aveva espresso le "profonde preoccupazioni' degli Usa per i risultati comunicati dalla missione dell'Organizzazione Mondiale per la Sanità a Wuhan, la città cinese dove oltre un anno fa furono segnalati i primi casi di Covid-19.

Gli esperti dell'Oms, tornati giorni fa da Pechino, hanno riferito che il contagio appare originato da prodotti ittici congelati e non da un laboratorio locale, come ritengono alcuni. Sullivan ha espresso il timore che i delegati dell'Oms siano stati costretti dalle autorità cinesi a manipolare i dati e non abbiano avuto accesso alle informazioni necessarie.

L'alto esponente dell'amministrazione Biden ha inoltre sottolineato in una nota l'importanza che il rapporto sia indipendente e libero da "alterazioni operate dal governo cinese" al quale ha chiesto di "rendere disponibili i dati relativi ai primi giorni del contagio". Sullivan ha quindi espresso "profondo rispetto" per l'Oms avvertendo però che proteggere la credibilità è una "priorità essenziale".

Gli esperti dell'Organizzazione mondiale della Sanità hanno chiesto altri dati alla Cina sui casi iniziali di Covid-19: lo ha reso noto il responsabile della recente missione dell'organizzazione Onu che si è spinta fino a Wuhan, la città dove vennero registrati i primi casi della misteriosa polmonite.

"Vogliamo più dati, abbiamo chiesto più dati", ha reso noto Peter Ben Embarek, lo scienziato che ha guidato la missione in Cina il quale ha denunciato che Pechino si è rifiutata di fornire  "alcuni dati chiave". Un'accusa che sembra sconfessare l'affermazione del capo dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, secondo cui la missione a Wuhan avrebbe "aggiunto importanti informazioni".

Insomma nel rapporto ci sono solo risposte lontanissime dall'essere conclusive, come del resto era atteso. Gli esperti non sono per esempio riusciti a individuare quale sia la specie intermedia che può avere fatto da serbatoio. Una indeterminatezza fisiologica, trattandosi del primo passo dell'indagine, ma che di fatto lascia aperta anche l'ipotesi, sposata dalla Cina per ragioni politiche, secondo cui il virus potrebbe essere stato “importato” a Wuhan dall’estero. Il rapporto riconosce tra le altre cose  -  come più volte chiesto da Pechino - la necessità di condurre indagini in diversi Paesi.

Tutte le ipotesi sull'origine del virus responsabile del Covid-19 necessitano di "ulteriori studi". Lo ha detto il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel giorno della diffusione delle conclusioni della missione degli esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità in Cina. Le parole del direttore generale arrivano dopo la pubblicazione di uno studio congiunto tra l'Organizzazione mondiale della Sanità e la Cina sulle origini del Covid-19 secondo cui la trasmissione del virus dai pipistrelli all'uomo attraverso un altro animale è un'ipotesi da "probabile a molto probabile", mentre un incidente di laboratorio rimane "estremamente improbabile". 

Così come riferito dall Associated Press. I risultati erano in gran parte previsti, ma hanno lasciato molte domande senza risposta, e il team di ricercatori impegnati nello studio ha proposto ulteriori approfondimenti in ogni area.Secondo la versione finale del rapporto, gli specialisti - che avrebbero avuto difficoltà a lavorare liberamente durante il loro soggiorno di quattro settimane in Cina proprio per indagare sull'origine del coronavirus - hanno scoperto che "data la letteratura sul ruolo degli animali da allevamento come ospiti intermedi per le malattie emergenti, è necessario effettuare ulteriori indagini tra cui una maggiore portata geografica"



Fonti Agi / tiscali news / Ladige
 

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