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Nella puntata del 22 aprile 2021 di Piazzapulita, in onda su La7, il deputato della Lega Claudio Borghi ha condiviso in diretta uno “studio” del Prof. John Ioannidis della Stanford University con il quale sostiene la tesi che «il lockdown non serve a nulla».

Borghi ha dunque citato uno studio di John Ioannidis dell'Università di Stanford, definito dal leghista "uno tra i principali esperti di epidemiologia", secondo cui dal confronto tra Stati che hanno adottato misure più restrittive (Inghilterra, Francia, Germania, Iran, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Stati Uniti) e Stati che al contrario hanno scelto altre strategie di contenimento (Svezia e Corea del Sud) sarebbe emerso che i benefici delle restrizioni sono minimi  e che "riduzioni simili nella crescita dei casi possono essere ottenute con interventi meno restrittivi". 

Per Borghi tuttavia lo studio di Ioannidis è la prova che il lockdown non funziona. E la Gran Bretagna? Secondo Borghi, "se noi prendiamo i risultati della Gran Bretagna" e li confrontiamo con quelli di "altri Stati dove non c'era il lockdown sono più o meno sovrapponibili". A quali numeri si riferisce Borghi? Lo studio citato dal deputato della Lega è datato 05 gennaio 2021, quando nel Regno Unito il lockdown era appena iniziato. 

E oggi, a tre mesi e mezzo di distanza, nel Paese si contano meno di 3mila casi al giorno e appena 276 persone in terapia intensiva. Di certo molti meno di quelli di altri Paesi europei che hanno adottato misure meno rigide. Il premier Boris Johnson, evidentemente consigliato dagli scienziati che collaborano con il governo, ha sottolineato giorni fa che "la campagna vaccinale ha aiutato", ma a ridurre contagi e morti "è stato in larga parte, il lockdown". Borghi però ha una sua teoria. Se dallo scorso febbraio l'Italia non avesse mai chiuso, "probabilmente i risultati non sarebbero stati così gravi".

Per il microbiologo dell'Università di Padova, infatti, "non ci sono le condizioni per riaprire". Ma il deputato del Carroccio insiste: "Assolutamente sì", dice, "i ristoranti vanno aperti anche al chiuso" mentre "i lockdown non servono e non bisognava farli".

La “storia” di John P.A. Ioannidis e del suo studio sul lockdown “poco efficace” per la pandemia Covid-19 si arricchisce di un importante e forse definitivo dettaglio: dopo lo scontro accesissimo a Piazzapulita tra il microbiologo Andrea Crisanti e il deputato leghista Claudio Borghi e dopo quello successivo tra il giornalista de “La Verità” Fabio Dragoni e il divulgatore scientifico Andrea Casadio, l’epidemiologo di fama mondiale (Università di Stanford) dice la sua proprio sul quotidiano diretto da Belpietro per fissare alcuni punti e lanciare non poche bordate alla trasmissione condotta da Corrado Formigli su La7. Per chi non fosse avvezzo, tutto nasce da Borghi che in trasmissione cita lo studio sul lockdown di Ioannidis, trovandosi però in forte contrapposizione a Crisanti che definisce il 22 aprile scorso proprio quello studio «ritirato perché contestato da molti colleghi».

Ma anche Claudio Borghi e Andrea Crisanti a ‘Piazzapulita’ su La7. Si inizia con dei botta e risposta, si passa a battibecchi ripetuti fino alla lite. Il tema è quello delle riaperture e del lockdown, che vede il deputato della Lega su posizioni completamente opposte rispetto a quelle del microbiologo dell'Università di Padova. Per quest'ultimo “non ci sono le condizioni per riaprire”. Ma l'esponente del Carroccio non solo ha replicato spiegando che i ristoranti vanno aperti anche al chiuso, ma è entrato in tackle sui lockdown: “Con tutto il rispetto per il professor Crisanti, se io devo prendere una decisione importante devo andare a sentire i massimi esperti al mondo. Lui è un esperto della genetica della zanzara, è un'ottima cosa, ma non è un esperto di queste cose, questo non è il suo campo. Sono andato a leggermi degli studi, come quello del professor Ioannidis, secondo cui il lockdown non ha prodotto benefici”.

Come riferisce Sussidiario, nel lavoro scientifico di Ioannidis si era arrivati a tal conclusione, pubblicata dal Journal of clinical epidemiology: «Pur non potendo escludere piccoli benefici dalle chiusure (in gergo Npi) in termini di contenimento della diffusione dei casi, non ne troviamo di significativi. Simili riduzioni possono essere raggiungibili con provvedimenti meno severi». Giovedì 29 aprile poi la “seconda puntata” della “storia” di Ioannidis dove questa volta appare una breve intervista fatta da Casadio al noto epidemiologo e dove sembrerebbe abbia più ragione la “versione Crisanti” dato che lo scienziato spiegherebbe «lockdown inutile è semplificazione eccessiva. I miei modelli sono teorici».

Intanto alla trasmissione  “L’Aria che tira”: si scontrano Stefano Zampieri, un ristoratore, in collegamento con Myrta Merlino;  e il microbiologo Andrea Crisanti. Il quale, come sappiamo è un “chiusurista” fino al midollo, pertanto contrario alle riaperture. Una posizione molto rigida che mal si concilia con la necessità di non far  sprofondare l'economia e l’attività di tanti ristoratori alla canna del gas. Dopo avere ripetuto per l'ennesima volta quanto siano sbagliate le riaperture e quanto biasimabili le proteste dei ristoratori scesi in piazza, Stefano Zampieri non si tiene; e “azzanna” Crisanti, facendolo vacillare:

“Se lei mi dà 200mila euro, perché io tanti ne ho persi, poi non mi sentirà mai lamentarmi“, tuona il ristoratore. E ancora: “Da quanto sono ignorante, le dico che quei 200 miliardi li avrei dati alla sanità, pur di tenerci aperti con un protocollo. Non vogliamo ristori, non vogliamo soldi dallo Stato”. Vogliono lavorare. Da questo orecchio il governo Draghi non ci sente

Dalla pagina dell'Università di Stanford la biografia del Professore  Prof. John Ioannidis che e stato citato da Borghi e non e stato messo tutto per motivi di spazio :


Il mio lavoro mira a migliorare i metodi e le pratiche di ricerca e a migliorare gli approcci per integrare le informazioni e generare prove affidabili. La scienza è la cosa migliore che possa capitare agli esseri umani, ma fare ricerca è come nuotare di notte in un oceano. La scienza prospera nell'oscurità. 

Nato a New York City nel 1965 e cresciuto ad Atene, in Grecia. Valedictorian (1984) al Athens College; Premio Nazionale della Società Matematica Greca (1984); MD (grado superiore della classe di facoltà di medicina) presso l'Università Nazionale di Atene (1990); ha anche ricevuto DSc in biopatologia dalla stessa istituzione. Formatosi ad Harvard e Tufts (medicina interna, malattie infettive), ha poi ricoperto incarichi presso NIH, Johns Hopkins e Tufts. 

Ha presieduto il Dipartimento di igiene ed epidemiologia, University of Ioannina Medical School nel 1999-2010 mentre ricopriva anche incarichi di professore a contratto presso Harvard, Tufts e Imperial College. Si è trasferito a Stanford nel 2010, inizialmente come Direttore / CF Rehnborg Chair presso lo Stanford Prevention Research Center, poi diversificato con incarichi in 4 dipartimenti e appartenenza a 8 centri / istituti a Stanford. Avviato il programma di dottorato in epidemiologia e ricerca clinica e il programma SM in ricerca sulla salute e la prevenzione della comunità. Lanciato METRICS nel 2014 e METRIC-B nel 2019. Senior Advisor on Knowledge Integration presso NCI / NIH (2012-6). 

È stato Presidente, Society for Research Synthesis Methodology e membro del comitato editoriale di molte importanti riviste (tra cui PLoS Medicine, Lancet, Annals of Internal Medicine, JNCI tra gli altri) e come redattore capo dell'European Journal of Clinical Investigation (2010-2019). Consegnato ~ 600 conferenze su invito e onorario. 

Destinatario di numerosi premi (es. European Award for Excellence in Clinical Science [2007], Medal for Distinguished Service, Teachers College, Columbia U [2015], Chanchlani Global Health Award [2017], Epiphany Science Courage Award [2018], Einstein fellow [ 2018], premio Gordon [2019]). Inserito nella Association of American Physicians (2009), European Academy of Cancer Sciences (2010) American Epidemiological Society (2015), European Academy of Sciences and Arts (2015), National Academy of Medicine (2018), Accademia delle Scienze (Bologna) (2021). Titoli onorari di FORTH (2014) e Ioannina (2015), dottorati onorari di Rotterdam (2015), Atene (2017), Tilburg (2019), Edimburgo (2019, cerimonia spostata al 2021), Aristotele U Salonicco (2020, cerimonia spostata al 2021). 

Molteplici lezioni onorarie / cattedre in visita (Caltech, Oxford, LSHTM, Yale, U Utah, U Conn, UC Davis, U Penn, Wash U St. Louis, NIH tra gli altri). Il documento PLoS Medicine su "Perché la maggior parte dei risultati della ricerca pubblicata è falsa" è stato l'articolo più consultato nella storia della Public Library of Science (> 3 milioni di visite). 

Autore di 8 libri letterari in greco, tre dei quali sono stati selezionati per il premio Anagnostis come miglior libro dell'anno. Lo scienziato coraggioso Thinker per il 2010 secondo Atlantic, "potrebbe essere uno degli scienziati più influenti in vita". Ricercatore altamente citato secondo Thomson Reuters sia in medicina clinica che in scienze sociali. Indici delle citazioni: h = 213, m = 9 per Google Scholar. 

Tasso di citazione attuale:> 6, 000 nuove citazioni al mese (tra i 10 scienziati in tutto il mondo che sono attualmente i più citati). Se confrontati con la mia vasta ignoranza, questi valori offrono un'eccellente prova che le metriche delle citazioni possono essere orribilmente inaffidabili. Non ho account personali sui social media: ammiro le persone che possono riversare in loro la loro saggezza priva di errori, ma commetto molti errori, ho bisogno di rivedere i miei scritti più volte prima di pubblicarli e non vedo motivo per prendere in giro di me stesso più spesso di quanto sia purtroppo inevitabile. 

Mi considero un privilegio di aver imparato e di continuare a imparare dalle interazioni con studenti e giovani scienziati (di tutte le età) da tutto il mondo e mi piace essere costantemente ricordato che non so quasi nulla. Se confrontati con la mia vasta ignoranza, questi valori offrono un'eccellente prova che le metriche delle citazioni possono essere orribilmente inaffidabili. Non ho account personali sui social media - ammiro le persone che possono riversare in loro la loro saggezza priva di errori, ma faccio molti errori, ho bisogno di rivedere i miei scritti più volte prima di pubblicarli e non vedo motivo per prendere in giro di me stesso più spesso di quanto sia purtroppo inevitabile. 

Mi considero privilegiato di aver imparato e di continuare a imparare dalle interazioni con studenti e giovani scienziati (di tutte le età) da tutto il mondo e mi piace essere costantemente ricordato che non so quasi nulla. Se confrontati con la mia vasta ignoranza, questi valori offrono un'eccellente prova che le metriche delle citazioni possono essere orribilmente inaffidabili. Non ho account personali sui social media: ammiro le persone che possono riversare in loro la loro saggezza priva di errori, ma commetto molti errori, ho bisogno di rivedere i miei scritti più volte prima di pubblicarli e non vedo motivo per prendere in giro di me stesso più spesso di quanto sia purtroppo inevitabile. 

Mi considero un privilegio di aver imparato e di continuare a imparare dalle interazioni con studenti e giovani scienziati (di tutte le età) da tutto il mondo e mi piace essere costantemente ricordato che non so quasi nulla. ma faccio molti errori, ho bisogno di rivedere i miei scritti più volte prima di pubblicarli, e non vedo motivo per prendermi in giro più spesso di quanto sia purtroppo inevitabile. 

Mi considero privilegiato di aver imparato e di continuare a imparare dalle interazioni con studenti e giovani scienziati (di tutte le età) da tutto il mondo e mi piace essere costantemente ricordato che non so quasi nulla. ma faccio molti errori, ho bisogno di rivedere i miei scritti più volte prima di pubblicarli, e non vedo motivo per prendermi in giro più spesso di quanto sia purtroppo inevitabile. Mi considero privilegiato di aver imparato e di continuare a imparare dalle interazioni con studenti e giovani scienziati (di tutte le età) da tutto il mondo e mi piace essere costantemente ricordato che non so quasi nulla.

Nomine accademiche

Professore, Medicina - Stanford Prevention Research Center
Professore, Epidemiologia e salute della popolazione
Professore (per gentile concessione), Statistica
Professore (per gentile concessione), Biomedical Data Science
Membro, Bio-X
Membro dell'Istituto Cardiovascolare
Membro, Stanford Cancer Institute
Affiliato, Stanford Woods Institute for the Environment

Appuntamenti amministrativi

Co-Direttore, Meta-Research Innovation Center a Stanford (METRICS) (2013 - Presente)
Redattore capo, European Journal of Clinical Investigation (2010-2019)
Membro, Stanford Cardiovascular Institute (2010 - Presente)
Membro, Stanford Cancer Center (2010-oggi)
Affiliato, Stanford Center on Longevity (2012 - Presente)

Tutti gli appuntamenti amministrativi (13)

Onori e Premi

Eletto membro corrispondente, Accademia delle Scienze (Bologna) (2021)
Membro eletto, National Academy of Medicine (2018-)
Einstein fellow, Berlin Institute of Health, Einstein Stiftung e Stiftung Charite (2018)
Epiphany Science Courage Award, Novim (premio inaugurale) (2018)
Consigliere eletto, Association of American Physicians (2017-2022)

Tutti i riconoscimenti e i premi (36)

 

Fonti Sussidiario/today/Secolo d'Italia / University of Stanford

Un numero senza precedenti di personalità e accademici internazionali di alto livello provenienti da tutto il mondo parteciperà alla decima edizione della Conferenza sullo stato dell'Unione. Organizzato dall'Istituto universitario europeo di Firenze, “L'Europa in un mondo che cambia” (6-7 maggio 2021) discuterà del ruolo dell'Europa sulla scena mondiale, approfondendo otto temi che vanno dall'intelligenza artificiale alla pace e ai diritti umani .

Dal 2011, la Conferenza sullo stato dell'Unione è il vertice annuale per la riflessione ad alto livello sull'UE. L'edizione dell'anniversario di quest'anno si svolgerà su una piattaforma digitale innovativa progettata per rafforzare il coinvolgimento tra i relatori e il pubblico illustre.

Sul palco saliranno personalità di spicco provenienti dall'Europa e non solo, compresi i capi di governo, i ministri del governo, i commissari europei ei capi delle organizzazioni internazionali.

Tra i relatori ci sono Kristalina Georgieva , Managing Director, International Monetary Fund; Ngozi Okonjo-Iweala , Direttore generale, Organizzazione mondiale del commercio; Christine Lagarde , Presidente, Banca centrale europea; Ursula von der Leyen , presidente, Commissione europea; Luigi Di Maio , Ministro degli Affari Esteri, Italia; Edi Rama , Primo Ministro, Albania; Ayşe Cihan Sultanoğlu , Segretario generale aggiunto, Nazioni Unite e Frans Timmermans , Vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, Commissione europea.

Con più di 150 relatori in programma , la decima edizione di The State of the Union sarà la più grande fino ad oggi.

Il professor Renaud Dehousse , presidente dell'Istituto universitario europeo, ha dichiarato:
“ Siamo orgogliosi di accogliere una serie così impressionante di oratori di alto livello per discutere il ruolo dell'Europa sulla scena mondiale. Negli ultimi dieci anni, la conferenza sullo stato dell'Unione si è saldamente affermata come un forum chiave per la discussione sulle questioni più pertinenti che l'Europa e gli europei devono affrontare. Quando i responsabili politici e gli accademici si incontrano, nascono idee innovative per l'elaborazione delle politiche in tempi difficili. "

L'Europa e il mondo in otto temi

La conferenza di due giorni è ricca di discorsi plenari, conversazioni individuali e dibattiti. I partecipanti discuteranno del ruolo dell'Europa sulla scena globale in sessioni su intelligenza artificiale, clima, geopolitica, economia globale, multilateralismo, pace e diritti umani, salute pubblica e autonomia strategica.

Lo Stato dell'Unione si apre la mattina del 6 maggio 2021 con un discorso ad alto livello del presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen . Il ministro degli Affari Esteri italiano Luigi Di Maio pronuncerà le osservazioni conclusive la sera del 7 maggio 2021.

La conferenza di due giorni sarà completata da un evento di persona per oltre 300 studenti e giovani attivisti sabato 8 maggio. Lo spettacolo dal vivo con artisti, influencer e membri del Parlamento europeo fa parte delle Citizens Engagement Actions co-finanziate dal PE.

Portare lo stato dell'Unione più vicino ai cittadini mira a coinvolgere in modo creativo i giovani, le organizzazioni della società civile e i rappresentanti delle minoranze sulle grandi questioni che l'Europa deve affrontare per assicurarsi che il pubblico più ampio si senta parte del dibattito. Rappresenterà anche un simbolico trampolino di lancio verso la Conferenza sul futuro dell'Europa che sarà lanciata il giorno successivo a Strasburgo.

 

Sono tutti tornati in libertà, con diverse restrizioni tra cui il divieto di lasciare il territorio francese, gli ex terroristi italiani posti mercoledì in stato di fermo in Francia nell'ambito dell'operazione “Ombre Rosse”. I processi davanti alla Chambre de l'Instruction della Corte d'Appello di Parigi, che dovrà entrare nel merito della richiesta di estradizione dell'Italia nei loro confronti, inizierà mercoledì prossimo. 

Ieri, dopo gli arresti del giorno precedente, si sono costituiti prima Luigi Bergamin e poi Raffaele Ventura: entrambi si sono presentati coi loro avvocati al Palazzo di Giustizia. È rimasto latitante solo Maurizio Di Marzio, per il quale scatterà la prescrizione il 10 maggio. Nove in totale gli arrestati: i giudici hanno convenuto di porre fine al fermo per tutti, accompagnando la decisione con misure cautelari: fra queste, appunto, il divieto di lasciare il territorio francese e l'obbligo di presentarsi a orari prestabiliti a un commissariato.

Su richiesta dell'Italia, il presidente Emmanuel Macron, con una maxi-operazione antiterrorismo in Francia, chiamata "Ombre Rosse", ha deciso di trasmettere alla giustizia dieci nomi, su duecento, dei brigatisti che il Belpaese reclama da anni.

Si tratta di membri delle Brigate Rosse condannati per atti di terrorismo in Italia durante gli anni '70 e '80 che, però, sono riusciti a fuggire nel Paese transalpino e da decenni, ormai, vivono lì sfuggendo alla giusta sorte che li attende in patria. Qualcuno già pregustava il sapore della giustizia immaginando un'estradizione rapida per far, finalmente, riposare serene le vittime dei brigatisti ma così non sarà. La procedura è ancora molto lunga e di conseguenza anche i tempi del loro ritorno in Italia. Nove dei dieci terroristi, tra l'altro, sono stati scarcerati e lasciati andare a casa. Una sola notte è durata la loro detenzione.

Divieto di lasciare il territorio francese, obbligo di presentarsi ad orari prestabiliti al commissariato più vicino e di rispettare tutte le convocazioni sono le restrizioni che dovranno rispettare. Per sicurezza, le autorità giudiziarie francesi hanno anche ritirato i loro documenti. Risultato ottenuto per il lavoro di Irène Terrel, storico avvocato dei brigatisti in Francia. "Si sono stabiliti da tempo in Francia, non esiste il rischio di fuga, sarà sufficiente che ogni giorno vadano a firmare in commissariato", è stata la sua spiegazione.
La decisione dei magistrati francesi non rappresenta una sorpresa per l'Italia.

La storia di tre giorni fa :

Sette ex terroristi italiani rifugiati in Francia sono stati arrestati a Parigi su richiesta dell'Italia, mentre altri tre sono in fuga e sono ricercati. I dieci sono accusati di atti di terrorismo risalenti agli anni '70 e '80.

La questione degli ex terroristi italiani rifugiati Oltralpe si è sbloccata con l'incontro a distanza l'8 aprile scorso tra i ministri della Giustizia dei due Paesi. Quella degli Anni di Piombo è una ferita ancora aperta, l'Italia non può più aspettare, aveva detto la ministra Marta Cartabia, sottolineando l'urgenza di dare subito seguito alla richiesta di assicurare alla giustizia gli ex terroristi, prima che per alcuni scattasse la prescrizione. Un'esigenza compresa da Eric Dupond-Moretti , che per la prima volta per il suo Paese aveva ammesso la necessità di "fare presto".  La data cerchiata sul calendario quella del 10 maggio, data in cui scatta la tagliola della prescrizione per l'ex brigatista Maurizio Di Marzio, che è uno dei tre ex terroristi in fuga. Per tutti gli arrestati di oggi si ferma il corso della prescrizione.

Ombre rosse': così è stato chiamato dalle autorità francesi e italiane il dossier riguardante gli ex terroristi italiani arrestati questa mattina in Francia. Dei 7 fermati, quattro hanno una condanna all'ergastolo: Capelli, Petrella, Tornaghi e Manenti. Per Alimonti e Calvitti, la pena da scontare è rispettivamente 11 anni, 6 mesi e 9 giorni e 18 anni, 7 mesi e 25 giorni. Pietrostefani deve scontare una pena di 14 anni, 2 mesi e 11 giorni.

Sono in attesa di essere presentati al giudice per la comunicazione della richiesta di estradizione da parte dell'Italia. Secondo quanto apprende l'Ansa da fonti investigative francesi, gli arrestati sono Enzo Calvitti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella e Sergio Tornaghi, tutti delle Brigate Rosse; di Giorgio Pietrostefani di Lotta Continua e di Narciso Manenti dei Nuclei Armati contro il Potere territoriale. I tre in fuga sono Luigi Bergamin, Maurizio Di Marzio e Raffaele Ventura.

"Il governo esprime soddisfazione per la decisione della Francia di avviare le procedure giudiziarie, richieste da parte italiana, nei confronti dei responsabili di gravissimi crimini di terrorismo, che hanno lasciato una ferita ancora aperta. La memoria di quegli atti barbarici- afferma il premier Mario Draghi - è viva nella coscienza degli italiani". "A nome mio e del governo, rinnovo la partecipazione al dolore dei familiari nel ricordo commosso del sacrificio delle vittime".

"A nome mio e del governo, rinnovo la partecipazione al dolore dei familiari nel ricordo commosso del sacrificio delle vittime", conclude.

"Ha una portata storica la decisione della Francia, di rimuovere ogni ostacolo al giusto corso della Giustizia per una vicenda che è stata una ferita profonda nella storia italiana, per l'alto tributo di sangue versato e per l'attacco alle Istituzioni della Repubblica". Lo afferma la ministra della Giustizia Marta Cartabia. "Il mio pensiero oggi va innanzitutto alle vittime degli anni di piombo e ai loro familiari, rimasti per così tanti anni in attesa di risposte", aggiunge. "Ringrazio le autorità francesi e in particolare il ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, che fin dal nostro primo incontro ha mostrato una particolare sensibilità verso questa pagina drammatica del nostro Paese e una determinata volontà di collaborazione. In queste ultime settimane, c'è stato un intenso scambio di contatti a vari livelli delle Istituzioni, che hanno permesso di raggiungere questo storico risultato".

L'operazione "ha visto la collaborazione delle autorità francesi e italiane, con il coinvolgimento dell'esperto di sicurezza della nostra Ambasciata a Parigi. Questi ex brigatisti erano stati accusati e condannati in Italia per atti di terrorismo connessi a fatti di sangue tra gli anni '70 e '80. Massimo impegno per contrastare criminalità e terrorismo. Non si può fuggire dalle proprie responsabilità, dal dolore causato, dal male generato". Lo scrive su Fb il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

 "Sette brigatisti ricercati dall'Italia, catturati grazie alla collaborazione tra le due polizie italiana e francese, il Servizio di cooperazione internazionale di polizia della Criminalpol e l'Esperto per la sicurezza della Polizia di Stato, cui va un plauso corale per lo storico risultato". E' quanto scrive su Twitter il sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia dopo l'arresto degli ex terroristi in Francia.

"Sette ex brigatisti arrestati in Francia su richiesta dell'Italia. Dopo aver sollevato il problema con la Lega al governo - tanto da aver dato la caccia a Cesare Battisti fino in Bolivia - ora la ritrovata autorevolezza del nostro Paese ci consente di festeggiare un altro successo. Grazie al governo e in primis al Presidente Mario Draghi, bene la collaborazione della Francia". Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini.

L'Eliseo, in merito all'arresto degli ex brigatisti italiani, ha precisato che la decisione del presidente Emmanuel Macron "si colloca strettamente nella logica della 'dottrina Mitterrand' di accordare l'asilo agli ex brigatisti, eccetto ai responsabili di reati di sangue'". La compilazione della lista dei 10 nomi (7 arrestati e 3 in fuga) è il frutto "di un importante lavoro preparatorio bilaterale, durato diversi mesi - sottolinea l'Eliseo - che ha portato a prendere in considerazione i reati più gravi".

"Il presidente Emmanuel Macron - ha fatto sapere l'Eliseo - ha voluto risolvere questo problema, come l'Italia chiedeva da anni. La Francia, anch'essa colpita dal terrorismo, comprende l'assoluto bisogno di giustizia delle vittime". Inoltre, questa decisione - continua l'Eliseo - "rientra nella logica della necessità imperativa di costruire un'Europa della giustizia, in cui la reciproca fiducia sia al centro".

Gli arresti degli ex brigatisti in Francia non sono solo una soddisfazione per noi parenti delle vittime, ma per tutto il nostro Paese. E' una giustizia che doveva essere assicurata molto tempo fa". Così Adriano Sabbadin, figlio del macellaio Lino Sabbadin, ucciso nel 1979 a Santa Maria di Sala (Venezia) dai Pac, commenta l'operazione svolta dall antiterrorismo a Parigi. "I nostri morti non sono andati in prescrizione' - aggiunge - e mi dispiace che Luigi Bergamin - che partecipò all'omicidio Sabbadin ndr. - sia riuscito a fuggire, ma sono fiducioso che possa essere catturato. Questi non sono da considerare ex terroristi".

Irene Terrel, storica avvocatessa degli ex terroristi italiani in Francia, ha denunciato stamattina un "tradimento senza nome da parte della Francia". "Sono indignata - ha detto la Terrel dopo l'arresto di 7 ex brigatisti - e non ho parole per descrivere questa operazione che assomiglia a una piccola retata".

"Gli arresti odierni avvenuti a Parigi di persone anziane, in alcuni casi gravemente malate come Giorgio Pietrostefani, a quasi mezzo secolo di distanza dai fatti per i quali sono stati condannati sono l'effetto del diritto alla vendetta". Lo dichiara Sergio Segio, ex esponente di Prima Linea che ha scontato 22 anni di carcere per i delitti commessi negli 'Anni di piombo' e da anni ormai con il Gruppo Abele impegnato nel sociale.

Un periodo quello cosiddetto degli 'Anni di piombo' non passato alla storia, dice Sergio se si continua a trattare come cronaca, inseguendo ai quattro angoli del mondo uno sparuto gruppetto di persone anziane, e da decenni pur faticosamente integrate, affinché 'non la facciano franca' ". Protagonisti di"un periodo cupo e insanguinato per il quale le ferite personali di chi è stato direttamente o indirettamente colpito esigono rispetto e considerazione, ma che non devono e non possono trasformarsi in vendetta, come sta avvenendo".

Giorgio Pietrostefani è stato il fondatore con Adriano Sofri di Lotta Continua. E' stato condannato a 22 anni, con Sofri, come mandante dell'omicidio Calabresi, del quale si è sempre dichiarato innocente, come gli altri imputati (ad eccezione di Leonardo Marino). Ha scontato solo una minima parte della pena (circa 2 anni) essendosi poi rifugiato in Francia protetto dalla dottrina Mitterrand. La pena (ridotta a 16 anni da alcuni indulti, quindi 14 anni da scontare) si prescriverà nel 2027 (non è stata contestata l'aggravante di attentato a fini di eversione, ma il reato comune di concorso morale in omicidio).

Dai  tre che erano in fuga, solo Di Marzio e latitante

Luigi Bergamin viene considerato l'ideologo dei Proletari armati per il comunismo, il cui membro piu' famoso è Cesare Battisti, catturato nel gennaio 2019 in Bolivia dopo una lunga latitanza ed estradato in Italia. Bergamin  è stato condannato tra l'altro per l'omicidio del macellaio Lino Sabbadin e la sua pena sarebbe vicina alla prescrizione.

L'ex brigatista Maurizio Di Marzio, 5 anni residui da scontare, partecipò con Giovanni Alimonti al tentativo di sequestro del vice questore Nicola Simone, rimasto gravemente ferito. La sua condanna scadrebbe il 10 maggio.
Raffaele Ventura, gia' esponente delle Formazioni comuniste combattenti, ha condanne per oltre 20 anni e fu riconosciuto anche tra i responsabili in concorso morale per l'omicidio del vice brigadiere Antonino Custra avvenuto nel maggio del '77 in via De Amicis a Milano durante una manifestazione.

Raffaele Ventura, gia' esponente delle Formazioni comuniste combattenti, ha condanne per oltre 20 anni e fu riconosciuto anche tra i responsabili in concorso morale per l'omicidio del vice brigadiere Antonino Custra avvenuto nel maggio del '77 in via De Amicis a Milano durante una manifestazione.

Fonte ansa / agi / il giorno / Il giornale

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha usato per la prima volta la parola “genocidio” per parlare del massacro della popolazione armena compiuto dall’impero ottomano tra il 1915 e i primi anni Venti. Lo ha fatto sabato, con una dichiarazione preparata in occasione del 106esimo anniversario dell’inizio del genocidio: «Ogni anno» ha detto «in questo giorno ricordiamo le vite di tutti quelli che morirono nel genocidio armeno dell’epoca ottomana e ribadiamo il nostro impegno a impedire che atrocità simili accadano di nuovo».

Nessun altro presidente americano in carica lo aveva riconosciuto in via ufficiale; prima di lui, soltanto Ronald Reagan aveva citato il «genocidio degli armeni» in un passaggio di un documento sull’Olocausto, nel 1981, ma in seguito non vi aveva più fatto riferimento.

Ormai da anni il movimento per riconoscere il genocidio degli armeni a livello internazionale ha preso sempre più forza. In tutto, secondo l’Armenian National Institute che ha sede a Washington, sono 30 i paesi del mondo che hanno riconosciuto il genocidio, Italia compresa, grazie a risoluzioni dei loro parlamenti.

Le relazioni tra Stati Uniti e Turchia sono tuttora abbastanza complicate, tanto che Biden ha aspettato più di tre mesi prima di fare la sua prima telefonata da presidente a Erdoğan.

Negli ultimi anni poi la Turchia si è avvicinata alla Russia, cosa che ha ulteriormente inasprito la relazione con gli Stati Uniti. Dopo la decisione di Biden sul genocidio armeno, la situazione tra i due paesi potrebbe peggiorare ulteriormente: la Turchia è un paese membro della NATO e potrebbe, per esempio, decidere di limitare la possibilità per l’esercito americano di usare le basi sul suo territorio, essenziali per le operazioni in Medio Oriente, oppure organizzare qualche altro tipo di ritorsione politica, economica o diplomatica.

intanto la Turchia stia da un lato cooperando con la Russia ma dall'altro anche cercando di limitare sempre di più l'influenza è dato dalla cooperazione posta in essere con l'Ucraina.

Durante la sua visita in Turchia il 2 dicembre del 2020 il ministro degli Esteri ucraino Kuleba Dmytro non ha tentato di nascondere le aspettative di Kiev nei confronti di Ankara come scrive startmag. Ha detto che il suo paese si aspetta che Ankara assuma un “ruolo di leadership” nel conflitto di Crimea, sottolineando i legami storici con la Turchia, che faceva parte dell’Impero Ottomano fino al XVIII secolo.

Le relazioni sempre più militarizzate tra Ankara e Kiev portano inevitabilmente la Turchia a essere più coinvolta nel conflitto tra Russia e Ucraina. Con l’obiettivo di controbilanciare la supremazia russa nel Mar Nero, la Turchia ha cercato a lungo di migliorare le sue relazioni con l’Ucraina, attuando una politica che era anche in linea con gli obiettivi della Nato di aumentare il proprio peso nella regione del Mar Nero. 

Sebbene Ankara non abbia consentito all’annessione di ribaltare la cooperazione turco-russa in diversi campi, la Turchia ha mantenuto il suo sostegno al ritorno della Crimea in Ucraina.

Il conflitto è stato un catalizzatore per aumentare i legami di difesa tra Ankara e Kiev. Alcuni considerano questa cooperazione anche un modo per Ankara di fare pressione su Mosca nel proprio cortile come una rappresaglia per gli sforzi russi volti a ridimensionare il ruolo della Turchia nelle guerre in Libia e Siria, dove Ankara e Mosca sostengono i gruppi rivali.

Intanto Ursula von der Leyen come scrive l'agenzia Agi, ha dichiarato per il sofagate  :  sono la prima donna a essere la presidente della Commissione europea e in quanto tale mi aspettavo di essere trattata quando sono stata in Turchia due settimane fa, ma così non è stato" e "concludo che sia successo perché sono una donna" e di fronte alla sedia mancante "mi sono sentita colpita e sola"

"La mia visita in Turchia ha mostrato fino a che punto dobbiamo ancora spingerci prima che le donne siano trattate alla pari. Sempre. Ovunque". Lo ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel dibattito all'Europarlamento sul 'sofagate'. 

"La mia storia ha fatto notizia. Ma ci sono così tante storie di donne, la maggior parte delle quali molto più serie, che passano inosservate. Dobbiamo assicurarci che anche queste storie vengano raccontate", ha aggiunto..

Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel corso di un dibattito al Parlamento europeo. "Cosa sarebbe successo se avessi indossato giacca e cravatta?", si è chiesta la presidente. "Quando sono arrivata al meeting - ha ricordato von der Leyen - c'erano telecamere nella stanza e grazie a loro il video è diventato virale. Non c'era bisogno di sottotitoli o spiegazioni, le immagini parlano da sole", ha concluso.

"Nelle foto delle riunioni precedenti non ho visto alcuna carenza di sedie. Ma ancora una volta, non ho nemmeno visto nessuna donna in queste foto", ha continuato von der Leyen.

"Mi sono sentita ferita e lasciata sola: come donna e come europea. Perché non si tratta di disposizione dei posti o protocollo. Questo va al centro di ciò che siamo. Ciò va a favore dei valori che rappresenta la nostra Unione. E questo mostra fino a che punto dobbiamo ancora spingerci prima che le donne siano trattate alla pari. Sempre e ovunque", ha evidenziato.

"Quando sono arrivata alla riunione, c'erano delle telecamere nella stanza. Grazie a loro, il breve video del mio arrivo è diventato subito virale e ha fatto notizia in tutto il mondo. Non c'era bisogno di sottotitoli. Non c'era bisogno di traduzioni. Le immagini parlano da sole", ha spiegato.

"Ma sappiamo tutti: migliaia di incidenti simili, la maggior parte dei quali molto più gravi, passano inosservati. Nessuno li vede o ne sente parlare. Perché non c'è la fotocamera. Perché nessuno sta prestando attenzione. Dobbiamo assicurarci che anche queste storie vengano raccontate", ha sottolineato.

"Il rispetto dei diritti delle donne è la conditio sine qua non per la ripresa del dialogo con la Turchia", ma "non è l'unica condizione", ad esempio servono anche "una de-escalation nel Mediterraneo orientale e il rispetto delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo" ha detto la presidente della Commissione europea.

"Le donne occupano il 40% dei posti dirigenziali in Commissione europea", ha aggiunto la presidente tornando al dibattito sui diritti di genere iniziato dopo il sofagate. "La Commissione a breve organizzerà un incontro con le altre istituzioni per capire come possiamo fare meglio" perché "le donne sono il 50% della società e questo deve essere rispettato anche nelle istituzioni", ha concluso la presidente.

 
Fonti : Post / startmag / Agi

Esiste nella maggioranza il nodo dell’orario del coprifuoco. La spaccatura si è già palesata nel Consiglio dei ministri e potrebbe riproporsi durante l’iter parlamentare. La delegazione sottolinea il Giornale, governativa della Lega, capitanata da Giancarlo Giorgetti, ha deciso di astenersi nel Cdm, perché lo stop agli spostamenti dei cittadini, causa Covid, è stato confermato dalle 22 alle 5. Non c’è stato lo slittamento almeno di un'ora, alle 23, come chiesto più volte dal leader leghista, Matteo Salvini. L’ex ministro dell’Interno ha quindi lanciato l’iniziativa online “no coprifuoco” per fare pressione su Draghi. Ma il Partito democratico ha subito ribattuto, come se non fossero alleati. Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha lanciato l'affondo, scrive il giornale, in vista del passaggio in Aula del decreto: “Se la Lega non vota, bisogna trarne le conseguenze. Chi non vuole stare al governo non deve stare al governo”. Salvini non ha fatto finta di niente. Anzi, ha contro attaccato: "Letta non si fida degli Italiani e li vuole tenere ancora chiusi in casa. Io mi fido degli Italiani e vorrei che tornassero a vivere, lavorare, sorridere"

Di sicuro la mozione di sfiducia contro Speranza non rasserenerà il dibattito tra le forze di maggioranza. Mercoledì 28 aprile scrive il giornale, il Senato sarà chiamato a pronunciarsi sull’atto presentato da Fratelli d’Italia, L’Alternativa c’è e Italexit. Un passaggio delicato, visto che la Lega, anche attraverso le dichiarazioni di Salvini, ha sempre bocciato la linea del ministro della Salute. Draghi, d’altra parte, ha ribadito la massima fiducia in Speranza. Così il passaggio a Palazzo Madama è complicato: stando a rumors parlamentari, è complicato immaginare un voto della lega Lega a sostegno dell’esponente di Leu, considerato il massimo interprete della strategia "chiusurista". Anche se, la Lega ha spiegato di non voler creare problemi al governo.

Intanto  scrive l ansa e calato il sipario sul confronto con l'Unione Europea il presidente del Consiglio Mario Draghi avanza a grandi passi verso l'ultima tappa del suo Recovery Plan: il voto di Camera e Senato. Oggi presenterà il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a Montecitorio con replica prevista martedì mattina per dare ampio spazio al dibattito.

Il via libera non è in discussione, vista la larghissima maggioranza su cui può contare Draghi. Ma il discorso del premier è ugualmente atteso. E il capo dell'esecutivo, spiegano fonti di governo, farà innanzitutto appello alla "filosofia di fondo" che innerva le 337 pagine del Pnrr: la sfida è fare in modo che una volta sconfitta la pandemia l'Italia torni a crescere.Il Consiglio dei ministri per il sì definitivo al Pnrr, secondo fonti di governo, potrebbe cadere giovedì. E, nella stessa riunione non è escluso che Draghi affronti l'altro dossier caldissimi di fine aprile: il decreto imprese chiamato a dare i nuovi sostegni alle attività chiuse dalle restrizioni anti-Covid. Decreto che, nella maggioranza, potrebbe innescare ulteriori tensioni dopo lo strappo della Lega nel Cdm sull'ultimo provvedimento anti-Covid.

E vediamo in sintesi cosa Il Governo ha trasmesso oggi al Parlamento il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). :

Il Piano si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica. Il Piano italiano prevede investimenti pari a 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del NGEU.
Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile.

Il totale degli investimenti previsti è pertanto di 222,1 miliardi di euro.
Il Piano include inoltre un corposo pacchetto di riforme, che toccano, tra gli altri, gli ambiti della pubblica amministrazione, della giustizia, della semplificazione normativa e della concorrenza.
Si tratta di un intervento epocale, che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell'economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale.
Il Piano ha come principali beneficiari le donne, i giovani e il Mezzogiorno e contribuisce in modo sostanziale a favorire l’inclusione sociale e a ridurre i divari territoriali.Nel complesso, il 27 per cento del Piano è dedicato alla digitalizzazione, il 40 per cento agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico, e più del 10 per cento alla coesione sociale.

Il Piano si organizza lungo sei missioni.

La prima missione, “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”, stanzia complessivamente 49,2 miliardi – di cui 40,7 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 8,5 miliardi dal Fondo.
I suoi obiettivi sono promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura.Gli investimenti previsti nel piano assicurano la fornitura di banda ultra-larga e connessioni veloci in tutto il Paese.

In particolare, portano la connettività a 1 Gbps in rete fissa a circa 8,5 milioni di famiglie e a 9.000 edifici scolastici che ancora ne sono privi, e assicurano connettività adeguata ai 12.000 punti di erogazione del Servizio Sanitario Nazionale.Viene avviato anche un Piano Italia 5G per il potenziamento della connettività mobile in aree a fallimento di mercato. Il Piano prevede incentivi per l’adozione di tecnologie innovative e competenze digitali nel settore privato, e rafforza le infrastrutture digitali della pubblica amministrazione, ad esempio facilitando la migrazione al cloud.Per turismo e cultura, sono previsti interventi di valorizzazione dei siti storici e di miglioramento delle strutture turistico-ricettive.

La seconda missione, “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, stanzia complessivamente 68,6 miliardi – di cui 59,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 9,3 miliardi dal Fondo.
I suoi obiettivi sono migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva.

Il Piano prevede investimenti e riforme per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, per raggiungere target ambiziosi come il 65 per cento di riciclo dei rifiuti plastici e il 100 per cento di recupero nel settore tessile.
Il Piano stanzia risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con l’acquisto di bus a bassa emissione, e per il rinnovo di parte della flotta di treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa.
Sono previsti corposi incentivi fiscali per incrementare l’efficienza energetica di edifici privati e pubblici. Le misure consentono la ristrutturazione di circa 50.000 edifici l’anno. Il Governo prevede importanti investimenti nelle fonti di energia rinnovabile e semplifica le procedure di autorizzazione nel settore.
Si sostiene la filiera dell'idrogeno, e in particolare la ricerca di frontiera, la sua produzione e l’uso locale nell'industria e nel trasporto.
Il Piano investe nelle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre le perdite nelle reti per l’acqua potabile del 15 per cento, e nella riduzione del dissesto idrogeologico.

La terza missione, “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”, stanzia complessivamente 31,4 miliardi – di cui 25,1 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 6,3 miliardi dal Fondo. Il suo obiettivo primario è lo sviluppo razionale di un'infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile e estesa a tutte le aree del Paese.
Il Piano prevede un importante investimento nei trasporti ferroviari ad alta velocità. A regime, vengono consentiti significativi miglioramenti nei tempi di percorrenza, soprattutto nel centro-sud. Ad esempio, si risparmierà 1 ora e 30 minuti sulla tratta Napoli-Bari, 1 ora e 20 minuti sulla tratta Roma-Pescara, e 1 ora sulla tratta Palermo-Catania.

Il Governo investe inoltre nella modernizzazione e il potenziamento delle linee ferroviarie regionali, sul sistema portuale e nella digitalizzazione della catena logistica. La quarta missione, “Istruzione e Ricerca”, stanzia complessivamente 31,9 miliardi di euro - di cui 30,9 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 1 miliardo dal Fondo. Il suo obiettivo è rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico.Il Piano investe negli asili nido, nelle scuole materne, nei servizi di educazione e cura per l'infanzia. Crea 152.000 posti per i bambini fino a 3 anni e 76.000 per i bambini tra i 3 e i 6 anni. Il Governo investe nel risanamento strutturale degli edifici scolastici, con l'obiettivo di ristrutturare una superficie complessiva di 2.400.000 metri quadri.

Inoltre, si prevede una riforma dell’orientamento, dei programmi di dottorato e dei corsi di laurea, ad esempio con l'aggiornamento della disciplina dei dottorati e un loro aumento di circa 3.000 unità.
Si sviluppa l’istruzione professionalizzante e si rafforza la filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico. La quinta missione, “Inclusione e Coesione”, stanzia complessivamente 22,4 miliardi – di cui 19,8 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,6 miliardi dal Fondo. Il suo obiettivo è facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire l'inclusione sociale. Il Governo investe nello sviluppo dei centri per l'impiego e nell’imprenditorialità femminile, con la creazione di un nuovo Fondo Impresa Donna. Si rafforzano i servizi sociali e gli interventi per le vulnerabilità, ad esempio con interventi dei Comuni per favorire una vita autonoma alle persone con disabilità.

Sono previsti investimenti infrastrutturali per le Zone Economiche Speciali e interventi di rigenerazione urbana per le periferie delle città metropolitane.
La sesta missione, “Salute”, stanzia complessivamente 18,5 miliardi, di cui 15,6 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,9 miliardi dal Fondo. Il suo obiettivo è rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure.

Il Piano investe nell’assistenza di prossimità diffusa sul territorio e attiva 1.288 Case di comunità e 381 Ospedali di comunità. Si potenzia l'assistenza domiciliare per raggiungere il 10 per cento della popolazione con più di 65 anni, la telemedicina e l’assistenza remota, con l’attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali.

Il Governo investe nell’aggiornamento del parco tecnologico e delle attrezzature per diagnosi e cura, con l'acquisto di 3.133 nuove grandi attrezzature, e nelle infrastrutture ospedaliere, ad esempio con interventi di adeguamento antisismico. Il Piano rafforza l’infrastruttura tecnologica per la raccolta, l'elaborazione e l'analisi dei dati, inclusa la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico.
Il Piano prevede un ambizioso programma di riforme, per facilitare la sua attuazione e contribuire alla modernizzazione del Paese e all'attrazione degli investimenti. La riforma della pubblica amministrazione affronta i problemi dell’assenza di ricambio generazionale, di scarso investimento sul capitale umano e di bassa digitalizzazione. Il Piano prevede investimenti in una piattaforma unica di reclutamento, in corsi di formazione per il personale e nel rafforzamento e monitoraggio della capacità amministrativa.

La riforma della giustizia interviene sull’eccessiva durata dei processi e intende ridurre il forte peso degli arretrati giudiziari.
Il Piano prevede assunzioni mirate e temporanee per eliminare il carico di casi pendenti e rafforza l’Ufficio del Processo. Sono previsti interventi di revisione del quadro normativo e procedurale, ad esempio un aumento del ricorso a procedure di mediazione e interventi di semplificazione sui diversi gradi del processo.

Il Piano prevede inoltre interventi di semplificazione per la concessione di permessi e autorizzazioni, e sul codice degli appalti per garantire attuazione e massimo impatto agli investimenti. Il Piano include anche riforme a tutela della concorrenza come strumento di coesione sociale e crescita economica. I tempi di queste riforme, che vanno dai servizi pubblici locali a energia elettrica e gas, sono stati pensati tenendo conto delle attuali condizioni dovute alla pandemia.

Il Governo prevede che nel 2026 il Pil sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto allo scenario di base. Nell'ultimo triennio dell’orizzonte temporale (2024-2026), l'occupazione sarà più alta di 3,2 punti percentuali.
Il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota dunque del 40 per cento.
In particolare, gli investimenti nelle infrastrutture e nella mobilità sostenibile al sud sono pari 14,5 miliardi, il 53 per cento del totale, e intervengono sull’alta velocità, sul sistema portuale e sulla viabilità nell’Italia interna.

Sono stanziati 8,8 miliardi per interventi di inclusione e coesione al sud, pari al 39 per cento del totale, e 14,6 miliardi per misure nell’istruzione e la ricerca, pari al 46 per cento. Questi includono la creazione di nuovi asili, un incremento delle infrastrutture sociali, e politiche per il lavoro. Il PNRR contribuisce a ridurre il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese.
L’impatto complessivo del PNRR sul Pil nazionale fino al 2026 è stimato in circa 16 punti percentuali. Per il sud, l’impatto previsto è di circa 24 punti percentuali.

Il Piano prevede inoltre un investimento significativo sui giovani e le donne.

Una nuova strategia di politiche per l’infanzia è cruciale per invertire il declino di fecondità e natalità. I giovani beneficiano dei progetti nei campi dell'istruzione e della ricerca; del ricambio generazionale nella pubblica amministrazione; e del rafforzamento del Servizio Civile Universale. Per i ragazzi e le ragazze, sono stanziati fondi per l'estensione del tempo pieno scolastico e per il potenziamento delle infrastrutture sportive a scuola.

In particolare, è promossa l'attività motoria nella scuola primaria, anche in funzione di contrasto alla dispersione scolastica.
Per quanto riguarda le donne, il Piano prevede misure di sostegno all'imprenditoria femminile e investimenti nelle competenze tecnico-scientifiche delle studentesse.

Inoltre, l'ampliamento dell'offerta di asili, il potenziamento della scuola per l'infanzia e il miglioramento dell'assistenza ad anziani e disabili aiuteranno indirettamente le donne, che spesso devono sostenere la maggior parte del carico assistenziale delle famiglie.

Per perseguire le finalità relative alle pari opportunità - generazionali e di genere - il Governo intende inserire per le imprese che parteciperanno ai progetti finanziati dal NGEU previsioni dirette a condizionare l’esecuzione dei progetti all'assunzione di giovani e donne. I criteri sono definiti tenendo conto dell'oggetto del contratto; della tipologia e della natura del singolo progetto. La governance del Piano prevede una responsabilità diretta dei ministeri e delle amministrazioni locali per la realizzazione degli investimenti e delle riforme entro i tempi concordati, e per la gestione regolare, corretta ed efficace delle risorse. È previsto un ruolo significativo degli enti territoriali, a cui competono investimenti pari a oltre 87 miliardi di euro.
Il Ministero dell'economia e delle finanze monitora e controlla il progresso nell'attuazione di riforme e investimenti e funge da unico punto di contatto con la Commissione Europea.

 

Fonti il giornale / ansa / P.Chigi

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