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A Tokyo, metropoli con quasi 14 milioni di abitanti, nella giornata di ieri i nuovi casi di positività sono stati soltanto 5, il dato più basso di tutto il 2021 ma da metà ottobre si rimane fissi sotto la soglia dei 50.

Secondo un interessante articolo di Il Giornale, c'è un segnale forte che fa ben sperare: mentre l'Italia e l'Europa sono alle prese con un aumento quotidiano dei contagi, in Giappone c'è un'inversione di tendenza con il Covid che sembra si stia "auto-estinguendo" da solo.

Cosa sta succedendo laggiù alla variante Delta si domanda il Giornale ? Secondo uno studio condotto dall'Istituto Nazionale di Genetica giapponese e dall'Università di Niigata, a furia di mutare velocemente il virus pare abbia fatto un clamoroso "autogol" rimanendo vittima di se stesso: errori in una proteina, la nsp14, gli stanno causando forti problemi di replicazione non riuscendo più ad auto-correggersi e diventando, per così dire, innocuo.

Se confermata da ulteriori studi ed evidenze scientifiche,come scrive il giornale, l'ipotesi giapponese darebbe speranza a tutto il mondo perché significa che, prima o poi, il Covid potrà commettere gli stessi errori anche altrove diventando via via sempre più debole e meno contagioso. "Per la prima volta sono emersi i punti deboli del Covid-19: il virus che pensavamo invulnerabile, a furia di mutare, è rimasto impigliato nelle sue stesse mutazioni evolutive, con il risultato di immobilizzarsi da solo. È un precedente da tenere bene in considerazione, anche ai fini della ricerca scientifica e dell’immunoprofilassi”, ha affermato all’HuffPost l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la Medicina Personalizzata.

Lo studioso spiega che, per sopravvivere, il Covid-19 ha effettuato numerose modifiche al ceppo originario di Wuhan (dalla variante inglese alla Delta) continua il Giornale: può capitare, però, che a furia di voler sopravvivere commetta un errore decisivo per la sua sopravvivenza stessa diventando incapace di replicarsi e andando incontro ad un'inevitabile scomparsa. “I ricercatori pensano che Delta abbia accumulato troppe mutazioni a carico della proteina nsp14, responsabile della correzione degli errori di copiatura durante la replicazione virale. Il malfunzionamento della proteina avrebbe innescato l’autodistruzione dell’agente virale - spiega l'immunologo italiano - Non è una novità assoluta: è un meccanismo conosciuto ma che in questo caso, se l’ipotesi fosse confermata, avrebbe il primato di aver reso manifesti i punti deboli del coronavirus”.

A questo punto scrive il Giornale la domanda è: la variante Delta si comporterà così dappertutto? Per il momento, però, le notizie non sono così positive: è ritenuto "uno scenario meno probabile" in Europa e in Italia perché, fino a questo momento, "è stato riscontrato un numero di mutazioni a carico di nsp14 minore di quello osservato in Giappone. L’ipotetico blocco evolutivo verificatosi nel paese asiatico sarebbe auspicabile, ma al momento potrebbero non esserci i presupposti per aspettarsi una replica del fenomeno nipponico”.

Se è vero che l'intero Giappone sottolinea il giornale è arrivato ad immunizzare il 76,1% della sua popolazione (125 milioni) con la doppia dose, come ormai ben sappiamo non è certo una cifra sufficiente per garantire una buona immunità di gregge. Il calo dei contagi, quindi, si spiega in un altro modo. “La variante Delta in Giappone era altamente trasmissibile e aveva soppiantato le altre varianti. Ma crediamo che, man mano che le mutazioni si accumulavano, alla fine il virus sia diventato difettoso e non sia stato più in grado di replicarsi. Considerando che i casi non sono aumentati, pensiamo che a un certo punto si sia andato verso l’estinzione naturale a causa delle mutazioni”, ha dichiarato al The Japan Times il Prof. Itsuro Inoue, ricercatore capo dell’Istituto Nazionale di Genetica e della Niigata University. Rispetto ad agosto, con 25mila casi al giorno e decine di morti, questi numeri sono crollati in modo vertiginoso con poche centinaia di contagi in tutto il Paese.

Fonte il Giornale

Il presidente della Francia Emmanuel Macron a Roma il 25 novembre per firmare il Trattato del Quirinale con il presidente del Consiglio Mario Draghi. Cos'è il Trattato del Quirinale? Il testo è destinato a strutturare le relazioni tra Roma e Parigi sul modello del Trattato dell'Eliseo del 1963 fra Francia e Germania.

l progetto venne avviato dal presidente francese Emmanuel Macron e dall'allora premier Paolo Gentiloni in occasione del vertice del gennaio del 2018, ma i lavori si interruppero durante il primo governo Conte, a seguito delle forti tensioni diplomatiche tra i due Paesi seguite allo scambio di accuse fra Parigi e l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini sull'accoglienza dei migranti e all'incontro con un gruppo di gilet gialli dell'allora vice premier Luigi Di Maio.

Strappi che sono stati ricuciti durante il secondo governo Conte: in occasione del vertice italo-francese di Napoli del 27 febbraio del 2020, che segnò il rilancio dei rapporti fra Roma e Parigi, l'allora premier e Macron riaffermano la volontà di riprendere il lavoro per la firma del Trattato. Lavoro che ha subito un'accelerazione negli ultimi mesi, anche grazie alla forte intesa personale tra il presidente francese ed il premier Mario Draghi, che si sono visti l'ultima volta a Parigi venerdì scorso in occasione della conferenza sulla Libia.

Secondo Francesco Storace sul Tempo si tratta di un misterioso documento che sarà firmato da lui e Mario Draghi e la cerimonia sarà al Colle tanto per far contento l'inquilino giunto al termine del suo mandato. Il Parlamento non ne sa nulla. Alcuni organi di stampa ospitano giaculatorie di economisti di livello che lanciano allarmi inascoltati. A Parigi sperano che l'affare si realizzi. Per loro. Apparentemente si tratta di cooperazione tra Stati, all'insegna di una "forte relazione bilaterale". Poi, vai a cercare tra le pieghe dei comunicati dell’Eliseo e cominci a chiederti che roba è “il coordinamento dei due Paesi in materia di politica europea ed estera, di sicurezza e di difesa, di politica migratoria, di economia, di scuola, ricerca, cultura e cooperazione transfrontaliera".

Intanto come annuncia ufficialmente l'Eliseo, sottolineando che il Trattato "favorirà la convergenza delle posizioni francesi e italiane, e il coordinamento dei due Paesi in materia di politica europea ed estera, di sicurezza e di difesa, di politica migratoria, di economia, di scuola, ricerca, cultura e cooperazione transfrontaliera".

Confermando quanto già i media francesi avevano annunciato, Macron avrà anche "un colloquio" con Papa Francesco.
La visita a Roma sarà preceduta da quella di Macron a Zagabria il 24 e 25 novembre, la prima ufficiale di un capo di Stato francese dopo l'indipendenza del Paese, con la firma di un partenariato strategico e di un accordo per la fornitura di aerei Rafale alla Croazia. Sia la visita a Zagabria sia quella a Roma, "consentiranno inoltre di preparare la presidenza francese del Consiglio dell'Unione europea nel primo trimestre 2022", conclude l'Eliseo.

Quanto ai contenuti, Italia e Francia si impegnano a confrontarsi su sicurezza, cultura, trasporti, politiche comunitarie, Mediterraneo, ecologia, controllo delle armi, iniziative di sviluppo in Africa. In base al Trattato, i due Paesi si impegnano a coordinare gli investimenti in settori strategici come il cloud, la produzione di batterie e semi-conduttori, lo sviluppo dell'idrogeno.

Intanto In Francia il voto sulla proroga dello stato di emergenza per il Covid e del pass sanitario è sfociato in un braccio di ferro tra istituzioni e forze politiche, che sta surriscaldando il clima pre-elettorale delle presidenziali di aprile 2022.  

I media d'Oltralpe ricordano poi che un recente provvedimento emanato dal ministero dell’Interno autorizza chiunque durante la campagna a partecipare a comizi elettorali e riunioni politiche per la presidenziali di aprile senza obbligo di esibire il Green pass, a nome del “libero esercizio della democrazia”. Una decisione che ha suscitato non pochi interrogativi su un utilizzo del Green pass a più velocità, quindi ulteriormente divisivo.    

Il pass sanitario è già diventato a tutti gli effetti un tema di campagna che oppone i candidati favorevoli alla sua obbligatorietà a quelli decisamente contrari, intenti a raccogliere firme dei cittadini per poter richiedere l'organizzazione di un Referendum di iniziativa cittadina (RIC). Per il quotidiano L’Humanité, tenuto conto del fatto che ormai l’85% della popolazione adulta è vaccinata “l’ennesima proroga del regime di eccezione, che permette al governo di avere i pieni poteri e agire da solo per oltre 8 mesi non è più giustificabile”. Dall'inizio della pandemia, nel marzo 2020, in Francia è l'ottava volta che lo stato di emergenza sanitaria viene prorogato, ma finora mai per un periodo di tempo così lungo.

Nei giorni scorsi, il senatore Les Républicains e relatore del testo, Philippe Bas, aveva dichiarato che i provvedimenti voluti dal governo “non sono democratici” e costituiscono “restrizioni alle libertà”, ricordando che il Senato non ha mai accettato di delegare i suoi poteri per periodi così lunghi, suggerendo di procedere “passo dopo passo” come fatto finora. Per la socialista Lamia El Aaraje, la maggioranza “sta giocando con la democrazia”.  Per Michel Larive, di La France Insoumise, il Green pass va semplicemente abrogato in quanto rappresenta “un’aberrazione democratica e sanitaria”.  

Per placare i dissensi, il ministro della Sanità Olivier Véran ha assicurato che la data del 31 luglio è stata stabilita per “avere maggiore visibilità ed interpretare” la progressione del virus che “continua a circolare” e quindi adottare tutti gli strumenti utili al suo contrasto. Il Governo ha ricordato che sullo stesso tema ha già messo in agenda un nuovo dibattito parlamentare, previsto per il 15 febbraio, ma non è riuscito a convincere le opposizioni che richiedono invece per quella data un nuovo esame della politica dell'esecutivo seguito da un voto.   

Fonti Agi / ansa e varie agenzie

     

L'amministrazione cinese ha fatto sapere che inizierà a rilasciare le riserve di petrolio greggio: una mossa, questa, che punta a far abbassare i prezzi. Proprio poche ore prima, secondo indiscrezioni, gli Stati Uniti avevano suggerito un'azione "coordinata" in tal senso ai Paesi maggiori consumatori di petrolio, tra cui proprio la Cina. Pechino ha però  rifiutato di commentare la richiesta degli Stati Uniti.

È sotto pressione il prezzo del WTI, il barile Usa di riferimento, sulle indiscrezioni secondo cui  Washington ha proposto ad altri Paesi consumatori di petrolio come Cina e Giappone di considerare un rilascio coordinato di riserve strategiche di petrolio, come soluzione per abbassare i prezzi.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto alla Federal Trade Commission (Ftc) di approfondire la possibilità di una condotta anticoncorrenziale o "illegale" da parte delle compagnie oli&gas statunitensi. Già ad agosto, il presidente Usa aveva chiesto alla Ftc di indagare su possibili condotte illegali che causano l'impennata dei prezzi del gas. Secondo Biden sono necessarie ulteriori azioni poiché i prezzi hanno continuato a salire.    

"Non accetto che gli americani che lavorano duramente paghino di più per il gas a causa condotta anticoncorrenziale o altrimenti potenzialmente illegale", ha affermato Biden in una lettera alla presidente della Ftc, Lina Khan. "Chiedo quindi che la Commissione esamini ulteriormente ciò che sta accadendo nei mercati del petrolio e del gas e che utilizzi tutti gli strumenti per scoprire qualsiasi illecito", ha detto il presidente.  

L'offerta da parte dell'amministrazione statunitense di scioccare i mercati arriva nel momento in cui le pressioni inflazionistiche, in parte guidate dall'aumento dei prezzi dell'energia, iniziano a essere pesanti mentre il mondo si riprende dalla peggiore crisi sanitaria da un secolo a questa parte.

I prezzi del petrolio riducono le perdite a metà mattinata, ma restano in calo dopo che l'Opec e l'Agenzia internazionale per l'energia hanno avvertito di un imminente eccesso di offerta, mentre l'aumento dei casi di Covid in Europa ha aumentato i rischi al ribasso per l'eventualità di chiusure che potrebbero frenare la ripresa.

Nel frattempo, la Cina ha dichiarato che si sta muovendo per rilasciare le sue scorte di petrolio a seguito di un rapporto di Reuters secondo cui gli Stati Uniti chiedevano ai principali Paesi consumatori come Cina e Giappone di prendere in considerazione un rilascio coordinato delle riserve  per abbassare i prezzi.
Il Wti perde lo 0,43% a 77,93 dollari al barile, il Brent cala dello 0,24% a 80,09 dollari al barile.

Nel mese di ottobre i prezzi avevano raggiunto i massimi da sette anni: questo perché la domanda è cresciuta rapidamente mentre l'Opec + ha deciso di aumentare la produzione, ma lentamente. Per l'amministrazione Biden, ciò non è sufficiente a tenere sotto controllo i prezzi.

Il prossimo governo tedesco deve fermare immediatamente il gasdotto Nord Stream 2, che collega Russia e Germania attraverso il Mar Baltico. È quanto affermato dal primo ministro della Polonia, Mateusz Morawiecki, nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano “Bild”. Il capo del governo di Varsavia ha aggiunto di aver contattato il candidato cancelliere Olaf Scholz, esponente del Partito socialdemocratico tedesco (SpD) e ministro delle Finanze della Germania dal 2018. Morawiecki ha rivelato di aver detto a Scholz che la Polonia sta “difendendo il confine dell'Ue” nella crisi dei migranti con la Bielorussia. Il primo ministro polacco ha quindi esortato il candidato cancelliere a lavorare “insieme per la pace”, non dando al presidente russo Vladimir Putin “altri soldi in pagamenti per l'energia affinché possa continuare ad armarsi”. Ciò significa la chiusura del Nord Stream 2 da parte della Germania. Con altri Paesi dell'Europa centrale e orientale, la Polonia è contraria al gasdotto, che giudica uno strumento di Mosca per accrescere la dipendenza dell'Ue dalle forniture di energia dalla Russia e per aumentare la pressione sui precedenti Stati di transito del gas. 

Intanto la Turchia ritiene che la Francia non abbia alcun diritto di commentare la presenza militare turca in Libia, che prevista da un accordo legittimo concluso con il governo libico. È quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, mercoledì 17 novembre, in seguito alla richiesta del presidente francese, Emmanuel Macron, rivolta alla Turchia e alla Russia, di ritirare le proprie forze dal Paese nordafricano. Ad avviso del leader francese, la presenza militare turca e russa è “irrispettosa della sovranità della Libia.

“Abbiamo un accordo con il legittimo governo libico, la Francia non ha alcun diritto di parlare della questione”, ha affermato Cavusoglu ai giornalisti mentre si trovava ad Ankara, aggiungendo che Parigi “ha la vecchia abitudine di commentare ciò che fanno gli altri”. Il ministro ha altresì precisato che la Turchia “parla solo con la Libia”.

Alla vigilia della conferenza di Parigi sulla Libia, tenutasi il 12 novembre, le forze armate libiche orientali hanno annunciato il rimpatrio di 300 mercenari stranieri dalla loro area di controllo, su richiesta della Francia.  Secondo quanto riportato da un funzionario militare libico, la mossa è finalizzata a favorire l'accordo, sostenuto dalle Nazioni Unite, per un ritiro graduale di tutte le forze armate straniere dal campo. I 300 mercenari sarebbero il primo gruppo a lasciare il Paese e la loro rimozione avverrebbe in coordinamento con la missione dell'ONU in Libia per prevenire la destabilizzazione dei luoghi in cui queste milizie dovranno tornare.

 Fonti Agenzia Nova / Agi / Sicurezza internazionale

Il presidente del Consiglio Draghi al termine della conferenza internazionale sulla Libia, ha ricordato all'Ue l'urgenza di trovare un accordo sugli sbarchi, diventati “insostenibili” per l’Italia.

«Occorre fare qualcosa per affrontare la situazione» migranti, «ma gli sbarchi continui sull'Italia rendono la situazione insostenibile: la Ue deve trovare una soluzione e noi dobbiamo investire di più sulla Libia per aiutare i libici a creare condizioni più umane. Dabeiba ha ragione quando dice che la Libia è anche un paese di passaggio». Lo ha detto il premier Mario Draghi intervenendo alla conferenza stampa conclusiva della Conferenza Internazionale sulla Libia a Parigi.

Intervenuto alla conferenza stampa congiunta di Francia, Italia, Germania, Onu e Libia, al termine del summit Internazionale a Parigi sulla Libia, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto che "È un anno e mezzo che fondamentalmente non c'è guerra, c'è pace in Libia, questo dimostra che il percorso del cessate il fuoco è possibile".

Ringrazio i presidenti al Menfi e Dbeibah. La loro presenza qui, per cui l'Italia si è adoperata molto, significa due cose: hanno fatto proprio il percorso verso la stabilità, discusso, deciso da loro a guida libica, concordato con tutti noi", ha dichiarato nel suo discorso. "L'altro significato che io ho visto, almeno io ci ho visto questo, è la dimostrazione che sono pronti a lavorare insieme, verso gli appuntamenti molto complicati ma per i quali noi abbiamo fiducia che si risolveranno nel miglior modo per la Libia, nel miglior interesse per la Libia".

Il presidente del Consiglio Draghi ha anche segnalato la necessità di raggiungere al più presto un accordo sulla situazione partenze dalla Libia. Per questo ha lanciato un appello, chiedendo di "intervenire e far qualcosa per affrontare la situazione" dei migranti, perché "gli sbarchi continui sull'Italia creano una situazione insostenibile. L'Ue deve trovare un accordo e noi dobbiamo investire di più in Libia per aiutare i libici a creare condizioni più umane".

Sostegno “unanime” affinché le elezioni in Libia si tengano il 24 dicembre, sanzioni Onu in caso di boicottaggio del percorso che porterà il Paese nordafricano alle urne e il ritiro dei mercenari e delle forze straniere dai territori. E sullo sfondo l’appello pubblico di Mario Draghi all'Unione europea per un'intesa sugli sbarchi “continui” di migranti che rendono insostenibile la situazione italiana. La Conferenza di Parigi sulla Libia che si è tenuta a Parigi sotto la regia di Emmanuel Macron, e alla quale era assente il presidente turco Erdogan, ha tentato di tenere insieme i tre principali punti affrontati. Ad iniziare dalle elezioni, sulla cui data, “la comunità internazionale sostiene” il calendario, ha detto Macron. “La chiave adesso per il buon svolgimento è il ruolo delle autorità libiche nelle prossime settimane per favorire un processo inclusivo – ha aggiunto il presidente francese – Le prossime 6 settimane saranno fondamentali”.

Ma non si ferma la nuova ondata di migranti che in queste ore continuano ad arrivare in Italia. Da un lato la rotta che via mare che parte dalla Turchia e che vede principalmente coinvolti cittadini afghani, iraniani e iracheni, dall'altro il Mediterraneo centrale, con le partenze dalla Libia. In tutto ciò le Ong continuano a salvare vite in mare e a cercare di attraccare in un porto sicuro piu o meno in Italia, mentre accusano i Paesi europei di fare troppo poco. Ieri, dopo giorni e giorni di attesa, la nave Sea Eye 4 ha potuto attraccare a Trapani e cominciare le operazioni di sbarco per più di ottocento migranti salvati nel Mediterraneo. Tra loro quasi duecento sono minori.

Intanto continuano le famiglie di immigrati che vivono in Italia di non voler integrarsi con il modo di vivere in Italia, ieri e stata aggredita più volte dai familiari un ragazza come riporta ansa perché non voleva indossare il velo.
E' quanto denunciato da una ragazza 14enne del Bangladesh ai carabinieri di Ostia.
La ragazza ha accusato la madre e il fratello di averla aggredita in diverse occasioni e di essere stata anche minacciata di ritornare in Bangladesh. Dopo l'ennesima lite, la ragazzina si è rivolta sabato pomeriggio ai carabinieri raccontando di essere stata picchiata dal fratello. E' stata medicata in ospedale per un lieve trauma cranico e graffi sul viso. Ora si trova in una struttura protetta. I carabinieri hanno inviato un'informativa alla Procura dei Minori.

Intanto la situazione è ormai fuori controllo. Da novembre in appena una settimana la Sicilia è costretta a registrare lo sbarco di 500 immigrati. Fratelli d’Italia torna a puntare il dito contro il Viminale. Completamente assente sulla politica migratoria.

“Mentre il governo usa il pugno duro verso i lavoratori pacifici che protestano contro il green pass e i drogati di tutta Europa si danno appuntamento in Italia per sballarsi nei rave illegali, continuano senza sosta gli sbarchi di immigrati clandestini”. Così Wanda Ferro, vicecapogruppo alla Camera di FdI. Che fa i conti di un escalation pericolosa. “A Trapani ne sono giunti 847 a bordo della ‘Sea-Eye4’, in Calabria 180 mentre la ‘Ocean Viking’ di Sos Mediterranee con altri 306 è in attesa dell'assegnazione di un porto. Il Viminale lancia l'allarme ma il ministro Lamorgese non si desta dal torpore. Fratelli d'Italia ribadisce la necessità delle sue dimissioni. E  di un radicale cambio di rotta nella gestione della sicurezza e dell’immigrazione“.

Sbarchi anche in Calabria. Sono 53 gli immigrati soccorsi alle prime ore del mattino da una barca arrivata sulla spiaggia di Campione, in provincia di Crotone.  Sono sbarcati da un veliero proveniente dalla Turchia. Gran parte dei migranti provengono da Iran, Iraq ed Afghanistan; tra loro anche tre donne di cui una incinta. Si tratta del 57esimo sbarco sulla costa crotonese dall’inizio dell’anno. Più del doppio rispetto al 2020 quando sono state registrati 24 sbarchi.

Altri 306 restano “in sospeso” a bordo dell’Ocean Viking. Resta ancora in attesa dell'indicazione di un porto sicuro di sbarco la nave di  Sos Mediterranee con a bordo 306 clandestini. Ieri si è registrata l'ennesima evacuazione sanitaria urgente. Un minore in gravi condizioni è stato portato via a bordo di una motovedetta della Capitaneria di porto, insieme al fratello più piccolo.

Intanto Dalla Sea Eye 4 sono stati fatti sbarcare a Trapani gli 847 immigrati salvati nei giorni scorsi nelle acque del Mediterraneo. Ieri mattina è arrivato il permesso delle autorità italiane dopo giorni di attesa al largo. Per tutto il pomeriggio ieri e la notte al molo Ronciglio sono andate avanti le operazioni di sbarco. A bordo c'erano anche 170 minori. Compresi neonati, una quindicina di bambini di età inferiore ai 4 anni e 50 donne, di cui 5 incinta. Dopo i primi accertamenti sanitari una parte dei migranti è stata trasferita sulla nave quarantena Azzurra. A breve sarà completato l'imbarco della parte restante di naufraghi a bordo della Adriatico. Qui trascorreranno il previsto periodo di sorveglianza sanitaria.

 

 

 

"La Repubblica si nutre delle esperienze delle comunità raccolte nelle autonomie che la animano. Anche per questo, va rivolta particolare attenzione ai sintomi di disaffezione che talvolta si manifestano". È l'appello del Presidente Mattarella sottolinea l'Agenzia di stampa Agi.

"Non ci si deve disorientare di fronte alle difficoltà. Non ci si deve rassegnare a quella che può apparire indifferenza verso la cosa pubblica", ha precisato invitando tutti a "recuperare il consapevole coinvolgimento dei cittadini" e ad avere "cautela nel ricorrere a misure che sembra possano ovviare a difficoltà momentanee e che, tuttavia, inciderebbero sui modelli di partecipazione democratica, accettando la riduzione di livello. La democrazia è la base della vita della Repubblica: se si indebolisce nella vita dei Comuni – come di ogni livello istituzionale – ne risente l'intera società".

Nei mesi scorsi “abbiamo dato dimostrazione di saggezza e volontà di ripresa. È stato fatto un grande lavoro. Occorre adesso prevenire e contrastare le ulteriori, pericolose insidie, che provengono dai nuovi contagi". Ha aggiunto Mattarella.

“La dedizione quotidiana dei sindaci è stata decisiva per far fronte sul campo, unitamente all'impegno degli operatori sanitari, alla crisi che il nostro Paese ha dovuto affrontare con la pandemia - ha concluso - una prova difficile, in tanti momenti drammatica, che ha evidenziato la capacità di coesione della nostra società” rivolgendo “un pensiero di riconoscenza agli amministratori locali che hanno perduto la vita a fianco dei loro concittadini colpiti dal virus”.

Intanto Le agevolazioni fiscali restano ma servono controlli per evitare abusi e che perdono credibilità. E' il ragionamento fatto dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante la Cabina di regia che si è tenuta a palazzo Chigi in preparazione del decreto legge che approderà sul tavolo del Consiglio dei ministri.

Il premier, secondo quanto si apprende, ha sottolineato il problema del rincaro dei prezzi aumentati con le detrazioni al 110%. Occorre mantenere la fiducia dei cittadini, il ragionamento del Capo dell'esecutivo.

Draghi nel suo ragionamento ha fatto riferimento agli stanziamenti riservati al Biafra ma che andarono persi a causa della corruzione

Mario Draghi ha sottolineato Agi,ha citato il precedente degli aiuti al Biafra per sottolineare l'importanza di arginare le frodi per preservare i bonus edilizi. A chi avanzava dubbi sull'introduzione di controlli eccessivi sul Superbonus, il presidente del Consiglio ha replicato ricordando la sfiducia dei cittadini quando, negli anni '70, gli aiuti al Biafra finirono inghiottiti dalla corruzione e questo indebolì la credibilità dei fondi per lo sviluppo. Anche in vista delle risorse legate al Next Generation Eu, l'avvertimento è che se le frodi fanno perdere fiducia nei bonus, ne va della loro esistenza in futuro.    

Il riferimento di Draghi è all'operazione umanitaria internazionale scrive l'Agi,per la guerra tra il 1967 e il 1970 con cui il Biafra, regione sud-orientale della Nigeria, tentò la secessione dopo la fine dell'era coloniale. Dal 1968 il governo nigeriano aveva bloccato completamente la regione da terra, mare e aria e questo causò una spaventosa carestia considerata tra le più gravi dell'era moderna. Le drammatiche immagini delle persone morenti favorirono una mobilitazione internazionale e i volontari portavano aiuti ai civili con i ponti aerei promossi dalla Croce Rossa Internazionale e dalle Chiese protestante e cattolica.      

L'operazione come scrive l agenzia Agi,finì però sotto attacco per la sua inefficacia e per aver prolungato le sofferenze con il sostegno di fatto alla lotta indipendentista, anche perché in molti casi gli aiuti finirono per alimentare la corruzione o per coprire l'invio di armi. Quando la guerra si concluse con la sconfitta del Biafra nel gennaio 1970, due milioni di persone erano morte a causa di fame e malattie o nei combattimenti e l'opinione pubblica internazionale critica gli sterili tentativi di assistenza.    

Il Biafra segnò una rottura dal tradizionale schema dell'aiuto umanitario della Croce rossa e degli Stati all'insegna della neutralità, per passare a operazioni più interventiste e attente ai media. Nel 1971 da quell'esperienza nacque Medici senza frontiere dove l'obiettivo era creare un'organizzazione medica che agisse in situazioni di emergenza e fosse più libera nelle parole e nei fatti. Tra i fautori dell’accordo di fondazione c’erano Raymond Borel e Philippe Bernier, giornalisti della rivista medica Tonus che avevano sperimentato l'inefficacia dell’azione internazionale in Biafra in prima persona.  

 Fonte l'agenzia Agi

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