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Russia e Cina hanno siglato un nuovo accordo per l'aumento di fornitura di gas russo alla Cina attraverso la condotta che attraversa l'estremo oriente russo. L'accordo è stato siglato nel corso della visita a Pechino del presidente russo, Vladimir Putin, che ha incontrato il suo omologo cinese, Xi Jinping, alla Diaoyutai State Guest House, sul versante occidentale della capitale cinese. Putin ha definito l'accordo "un altro passo compiuto nell'industria del gas".

Vladimir Putin ha un alleato forte nella crisi ucraina. Non solo gli Stati ‘satellite’ ancora legati a Mosca dell'era post-sovietica: questa volta a schierarsi al suo fianco è il presidente cinese Xi Jinping. I due hanno avuto un incontro a Pechino, dove il leader russo è giunto in occasione della cerimonia di inaugurazione dei Giochi Olimpici, diventando così il primo leader a incontrare il segretario generale del Partito Comunista Cinese negli ultimi due anni. E il messaggio che i due hanno mandato attraverso una nota congiunta è un j’accuse nei confronti della Nato: l'influenza americana è “destabilizzatrice” in Europa e Asia e i due Paesi si oppongono a una eventuale futura espansione della Nato in Europa sottolineando “l’influenza negativa per la pace e la stabilità nella regione della strategia degli Stati Uniti nell’indo-pacifico” e dicendosi “preoccupati” per la creazione nel 2020 di Aukus, l’alleanza militare tra Usa, Gran Bretagna e Australia. E hanno aggiunto: “Nessun Paese può o deve garantire la sua sicurezza isolato dal contesto globale di sicurezza e a spese della sicurezza di altri Paesi”.

Le aziende russe, ha aggiunto il leader del Cremlino, citato dall'agenzia russa Ria Novosti, "hanno preparato nuove soluzioni per la fornitura di idrocarburi a Pechino e un contratto di fornitura di gas per la vendita di dieci miliardi di metri cubi all'anno".

Il Cremlino "sta usando le consegne di gas come mezzo di pressione contro di noi", ha aggiunto von der Leyen. "Di fronte all'aumento della domanda e ai prezzi in aumento, altri fornitori di gas hanno aumentato significativamente le loro consegne, ma non Gazprom", ha spiegato von der Leyen. "L'azienda, che è di proprietà dello stato russo, sta quindi mettendo in dubbio la sua affidabilità".

La commissaria europea all'Energia, Kadri Simson, è in questi giorni in Azerbaigian in un'ennesima tappa di un tour dell'Ue per aumentare la fornitura di gas ed aggirare la dipendenza da Mosca. Con il presidente azero, Ilham Aliyev, ha discusso l'aumento delle forniture di gas e la cooperazione su rinnovabili e transizione energetica.

Simson ha incontrato anche il ministro turco per l'Energia e le Risorse naturali, Fatih Donmez. Anche in questo caso lo scambio di opinioni è stato sulle "prospettive per la sicurezza energetica in Europa e per il proseguimento della cooperazione regionale sul Corridoio meridionale del gas".

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non esclude lo stop a Nord Streaming 2 dalla lista di sanzioni contro Mosca in caso di attacco all'Ucraina. In un'intervista rilasciata a Les Echos e Handelsblatt, la leader dell'esecutivo europeo spiega il pacchetto di sanzioni preparato dall'Ue "va dalla chiusura dell'accesso ai capitali stranieri ai controlli sulle esportazioni di beni critici, componenti high-tech che la Russia non può semplicemente sostituire, ad esempio nel campo dell'intelligenza artificiale e delle armi, dei computer quantistici, dei laser e dello spazio". "Nord Stream 2 non può essere escluso dall'elenco delle sanzioni, questoè molto chiaro", ha chiarito von der Leyen.

Il presidente francese Emmanuel Macron incontrerà Vladimir Putin lunedì a Mosca e successivamente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky martedì a Kiev, ha annunciato l'Eliseo.

Un ulteriore passo diplomatico da parte del leader francese nel tentativo di innescare una de-escalation nella crisi ucraina e che segue una serie di contatti telefonici, intensificati negli ultimi giorni con i suoi omologhi russo e ucraino oltre che con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

Putin e Macron ieri sera si sono parlati al telefono sulla crisi in Ucraina. E' la terza telefonata della settimana tra i due, secondo quanto riferisce la Tass. Ieri sera, secondo quanto riferito da fonti dell'Eliseo, Macron ha parlato per 45 minuti con Putin e per circa un'ora con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. "Le due discussioni - continuano le fonti - giungono in un contesto di concertazione continua fra partner europei ed alleati. Si iscrivono nella determinazione del presidente francese di proseguire il dialogo per identificare gli elementi che devono portare a una de-escalation". "I colloqui - proseguono le fonti della presidenza francese - sono stati incentrati su due priorità. La prima, capitalizzare sui recenti progressi del formato Normandia per giungere ad una soluzione duratura nel Donbass. La seconda, avviare la conversazione sulle condizioni dell'equilibrio strategico in Europa, che devono consentire di constatare una riduzione dei rischi sul terreno e garantire la sicurezza sul continente".

Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, è giunto a Pechino per le Olimpiadi invernali. Lo riferisce la Tv di Stato cinese. In occasione dell'incontro a Pechino tra Vladimir Putin e Xi Jinping, Cina e Russia hanno firmato una dichiarazione congiunta per denunciare l'influenza americana definita "destabilizzatrice" in Europa e Asia. Nel documento i due Paesi si oppongono ad una eventuale futura espansione della Nato in Europa e denunciano "l'influenza negativa per la pace e la stabilità della regione la strategia degli Stati Uniti nell'indo-pacifico", dicendosi "preoccupati" per la creazione nel 2020 di Aukus, l'alleanza militare tra Usa, Gran Bretagna e Australia.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che si è proposto come mediatore nella crisi ucraina, accusa i Paesi occidentali "di peggiorare le cose" fra Mosca e Kiev. "Lo dico apertamente, purtroppo gli occidentali non hanno fino ad ora aiutato per la soluzione del conflitto. Non hanno fatto altro che peggiorare le cose", ha detto Erdogan al canale turco della Cnn durante il volo di rientro da Kiev.

Fonti Agi e Ansa e varie agenzie

 

 

Dalla sede di Bruxelles della Nato alla Casa Bianca, la parola d'ordine del giorno sembra "descalation", ridurre le tensioni, soprattutto nelle dichiarazioni pubbliche. Il portavoce di Washington Jen Psaki ha spiegato che l'amministrazione Biden non sta più usando la parola "imminente" per descrivere una potenziale invasione russa dell'Ucraina. Si tratta di un cambio di passo significativo nei confronti di quanto ripetutamente indicato dalla stessa Casa Bianca e dal Pentagono nei giorni scorsi (l'ultima volta appena 24 ore fa).

Psaki ha spiegato che Washington ha deciso di non usare più il termine "imminente". Per quale ragione?  "Penso che abbia inviato un messaggio che non avevamo intenzione di inviare, ovvero che sapevamo che il presidente Putin aveva preso una decisione", ha detto Psaki. “Direi che la stragrande maggioranza delle volte che ne ho parlato, abbiamo detto che poteva invadere in qualsiasi momento. È vero. Non sappiamo ancora però se abbia preso o meno una decisione".

L'iniziativa militare annunciata dal Pentagono prevede l’invio di 2mila soldati americani in Polonia e Germania e mille in Romania, su richiesta del governo di Bucarest. La decisione è maturata nel fine settimana del 22-23 gennaio scorso. Biden aveva convocato una specie di consiglio di guerra a Camp David, il buen retiro ufficiale dei presidenti. Esaminò gli sviluppi della crisi ucraina con il Consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, il Segretario alla Difesa, Lloyd Austin e il capo di Stato maggiore, Mark Milley. In quella riunione Biden si convinse che gli Stati Uniti avrebbero dovuto fare di più per arginare la pressione di Vladimir Putin.

La Russia ha spostato circa 30mila soldati e armi moderne in Bielorussia negli ultimi giorni, il più grande dispiegamento militare di Mosca nel Paese dalla fine della Guerra fredda. Lo ha affermato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Ma nonostante questo, e a margine dell'annuncio del dispiegamento di altre 3mila truppe statunitensi nell'Est Europa, secondo gli Usa l'eventuale invasione russa in Ucraina non è più "imminente". Il tutto mentre il cancelliere Olaf Scholz ha annunciato che "presto" incontrerà Vladimir Putin. Da qui, l'ipotesi che una descalation delle tensioni tra Mosca e Kiev possa cominciare a diventare concreta.

Del resto, al netto dell'ormai periodico bollettino di allarmi su quello che accade nel fronte russo, anche la Nato comincia a parlare con più insistenza di "dialogo" con la Russia. "La Nato - ha detto Stoltenberg - continuerà a esortare la Russia alla descalation. Qualsiasi tipo di aggressione avrebbe severe conseguenze e porterebbe a un bilancio pesante. Noi rimaniamo pronti a impegnarci in un dialogo costruttivo", ha aggiunto.

“È importante mandare un forte segnale, non solo a Vladimir Putin ma al mondo”, ha detto il portavoce del Pentagono John Kirby. Ma Washington assicura: servirà solo a rassicurare i Paesi del fianco est dell'Alleanza atlantica nel caso di un attacco russo all'Ucraina, ma i militari non saranno schierati come truppe di combattimento a Kiev. Intanto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha detto che non definirà più l'invasione russa in Ucraina come "imminente", come aveva fatto la scorsa settimana, suscitando le immediate critiche del presidente Volodymyr Zelensky. Psaki, tuttavia, insiste: non sarà “imminente”, ma l’invasione potrebbe partire "in qualsiasi momento".

Lo Stato Maggiore della Difesa Italiana ha pubblicato una nota per spiegare il passaggio di un gruppo navale russo nel canale di Sicilia: “La formazione - si legge nella comunicazione - sta effettuando un transito in acque internazionali e non viola la sovranità degli Stati rivieraschi”. Riguardo al coinvolgimento della Nato, la Difesa chiarisce che “sta seguendo la navigazione del gruppo navale sin dalla partenza, avvenuta a metà gennaio dai porti di Severomorsk (Flotta del Nord) e da Baltijsk (Flotta del Baltico), e continuerà a monitorare il transito”. Infine, rassicura, “né le Forze Nato e né la formazione navale russa hanno posto in essere comportamenti o volontà escalatorie

"Mentre gli Stati Uniti hanno deciso di inviare 3mila soldati in Europa dell'Est per rafforzare la presenza militare Nato in caso di invasione dell'Ucraina – in una mossa che Mosca ha definito “distruttiva” – arriva un tentativo di mediazione da Kiev. Il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, ha detto che il Paese è pronto ad avviare negoziati con la Russia. “Noi saremo pronti, ma l'altra parte deve essere d'accordo", ha fatto sapere Reznikov. I negoziati potrebbero tenersi "a Istanbul, così come a Ginevra o Vienna - ha detto il ministro ucraino, citato dall'agenzia Interfax - o in ogni luogo indipendente da una delle parti". Intanto, parallelamente allo schieramento dei militari americani, come rivelato dal quotidiano spagnolo El País, il presidente Usa Joe Biden avrebbe però messo nero su bianco un compromesso con Putin, venendo incontro alle più volte discusse garanzie di sicurezza chieste dal Cremlino. Il quadro sarebbe quello di un disarmo reciproco in Europa, mentre gli Stati Uniti – insieme alla Nato – sembrano escludere un accordo che impedisca a Kiev di entrare nel Patto atlantico, come chiesto più volte da Mosca. Continua a muoversi la diplomazia europea: Olanda, Francia, Germania e Regno Unito intensificano i colloqui con Kiev e Mosca per scongiurare il rischio di un conflitto

E mentre Europa e Stati Uniti discutono – con sensibili divisioni interne – su come fermare la Russia dall’aggressione in Ucraina, in Italia stiamo assistendo a una sorprendente serie di onorificenze concesse dallo stato italiano a figure russe controverse, oligarchi vicini a Vladimr Putin, o alti funzionari della burocrazia ministeriale. Gli ultimi due casi sono stati, la settimana scorsa, notevoli: sono stati insigniti della medaglia Andrey Kostin, uno dei più importanti banchieri di stato russi, presidente di VTB, banca del Cremlino sanzionata da Stati Uniti, Unione europea, Regno Unito, Canada, Australia, e membro di diversi consigli di amministrazione e accusato da Alexei Navalny di corruzione, e Viktor Evtukhov, sottosegretario di Stato al Ministero dell'Industria e Commercio Estero.

Fonti : Europa today / skytg24 

È morta a Roma l'attrice Monica Vitti. Aveva 90 anni ed era malata da tempo.  L'annuncio con un tweet di Walter Veltroni che ha comunicato quanto riferito dal compagno storico dell'attrice romana, Roberto Russo.

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime profondo cordoglio per la morte di Monica Vitti. "Attrice di grande ironia e di straordinario talento, ha conquistato - afferma il premier - generazioni di italiani con il suo spirito, la sua bravura, la sua bellezza. Ha dato lustro al cinema italiano nel mondo. Al marito Roberto Russo e a tutti i suoi cari, le condoglianze del governo". 

Una malattia degenerativa che l'ha colpita relativamente giovane e che appunto da 20 anni la costringeva lontana dal mondo del cinema che era stata la sua vita. L'ultima apparizione pubblica di Monica Vitti risale al 2002, quando presenziò alla prima italiana di “Notre-Dame de Paris”.

Per anni si era diffusa la voce che proprio a causa della malattia la Vitti fosse ricoverata in una clinica svizzera. Una circostanza recentemente smentita proprio dal marito che ha riferito come la Vitti fosse sempre rimasta a vivere a Roma con lui e con una badante proprio perché la vicinanza delle persone care "è un fattore che fa la differenza", aveva detto Roberto Russo.

Maria Luisa Ceciarelli, in arte Monica Vitti, una delle più brave e belle attrici italiane, è morta a Roma. Nata il 3 novembre del 1931, era la "musa" di Michelangelo Antonioni. Attrice dalla voce roca, sensuale, che l'ha resa famosa in Italia e all'estero, ha vissuto da piccola anche a Messina dove veniva chiamata 'sette vistini' (sette sottanine, in siciliano) perché' si vestiva a strati essendo freddolosa. Un soprannome che l'ha sempre accompagnata nella vita.

Sceglie un cognome che le ricorda la madre amatissima (Adele Vittiglia) e un nome che le "suona bene" e non va ancora di moda. Debutta al cinema nel '55 con un piccolo ruolo nell Adriana Lecouvreur di Guido Salvini a fianco di mostri sacri come Valentina Cortese, Gabriele Ferzetti e Memo Benassi, ma 5 anni dopo si incarna nella silenziosa musa di Antonioni per il primo dei quattro film che vanno sotto il segno dell' "incomunicabilità' ": L'avventura. Nei successivi quattro anni diventera' una diva internazionale grazie a titoli indimenticabili come La notte, L'eclisse, Deserto rosso, ma l'incontro con Antonioni data gia' dal 1957 quando presta la voce a Dorian Gray ne Il grido. Tutti i grandi registi internazionali la vogliono anche perche' oltre a un volto bellissimo e misterioso sfoggia una voce roca e pastosa che (proprio come Claudia Cardinale negli stessi anni) afferma una diversita' dalla scuola tradizionale di dizione.Eppure la cappa della donna misteriosa e algida non fa per lei, proprio come l'immagine di star distante e inconoscibile. Negli stessi anni '60 si e' cimentata piu' volte con la tv ed ha avuto un riconoscimento speciale con la partecipazione alla tormentata giuria del festival di Cannes del 1968 quando si dimette dal suo ruolo in solidarietà' ai contestatori della Nouvelle Vague.

E' in questo momento che decide di dare un taglio alla sua immagine piu' consolidata e abbraccia l'idea della commedia grazie a Mario Monicelli che la vuole protagonista de La ragazza con la pistola. Il successo e' popolare, immediato, contagioso. In pieno '68, l'emancipazione della timida siciliana Assunta Patane' che insegue fino in Inghilterra l'uomo che l'ha disonorata (Carlo Giuffre' ) per poi capire che si puo' essere libere e onorate anche senza passare per il delitto d'onore, fa rumore e il regista estrae dalla Vitti un talento luminoso e inatteso che presto le permettera' di battersi da pari a pari con i colonnelli della commedia all'italiana. Unica donna vincente con le loro stesse armi e inalterata femminilita' in un mondo di maschi piu' o meno misogini, Monica Vitti domina nel cinema italiano degli anni '70. Si permette stravaganze di qualità' (come nei ruoli cuciti sul suo fascino da Miklos Jacso', Luis Bunuel, André' Cayatte), lavora coi grandi italiani (da Dino Risi a Ettore Scola, da Monicelli al Luigi Magni de La Tosca), affianca Antonioni nella sperimentazione elettronica de Il mistero di Oberwald), trionfa in coppia con Alberto Sordi (specie grazie a Polvere di stelle diretto da Albertone), spinge al debutto dietro la macchina da presa prima Carlo Di Palma (il grande direttore della fotografia che e' diventato il suo compagno) e poi il fotografo Roberto Russo che con lei debutta da regista con Flirt che le fa vincere il premio come migliore attrice a Berlino nel 1983.

Monica Vitti, è stata una di quelle attrici che rendono immortale il cinema italiano nel mondo. Lei, Monica l'indimenticabile, icona che va oltre il tempo, e che negli ultimi venti anni è stata nascosta dalla malattia, nell'oblio. Per lei il cinema e' sempre stato elisir di vita e anche oggi le restituisce un eterno presente. Sappiamo che la verita' e' molto piu' dolorosa, una forma di Alzheimer che l'ha isolata dal mondo e che il marito Roberto Russo - che oggi affida la notizia della sua morte a Walter Veltroni su twitter - ha difeso con grande rigore e rispetto combattendo contro i "si dice" e le false notizie che a intervalli regolari hanno popolato la rete. Sappiamo che la morte è avvenuta a Roma, e anche che sua ultima apparizione pubblica è stata 19 anni fa (alla prima di Notre Dame de Paris) e che gia' negli anni precedenti le sue partecipazioni ad eventi ufficiali si erano rarefatte dopo un ritiro dalle scene che data ormai dal 2001, quando fu ricevuta al Quirinale per i David di Donatello. Nata Maria Luisa Ceciarelli a Roma, il 3 novembre del 1931, cresciuta in Sicilia prima della guerra a causa del lavoro del padre (ispettore al commercio), innamorata della recitazione fin dall'adolescenza (quando metteva in scena spettacolini casalinghi per distrarre i fratelli dagli orrori delle bombe negli ultimi anni di guerra), si diploma nel 1953 all'Accademia d'arte drammatica sotto la guida di Silvio d'Amico e con un maestro-sodale d'eccezione come Sergio Tofano.

Cordoglio da parte della cultura e del cinema italiano. "Addio a Monica Vitti, addio alla regina del cinema italiano. Oggi è una giornata davvero triste, scompare una grande artista e una grande italiana". Così il ministro della Cultura, Dario Franceschini. Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime profondo cordoglio per la morte di Monica Vitti. Attrice di grande ironia e di straordinario talento, ha conquistato generazioni di italiani con il suo spirito, la sua bravura, la sua bellezza. Ha dato lustro al cinema italiano nel mondo. Al marito Roberto Russo e a tutti i suoi cari, le condoglianze del Governo. Il ricordo di Sofia Loren.: Sono dispiaciuta, molto addolorata, Vitti era una grande attrice". così "L'ultima volta che l'ho vista? Troppo tempo fa, era al funerale di Mastroianni"

Io ho avuto l"onore di conoscerla bene, di esserle amico, parliamo di una donna eccezionale". Sono le prime parole di Pippo Baudo che, in un'intervista all'AGI, ricorda l'attrice Monica Vitti, morta a 90 anni dopo una lunga malattia. "Era speciale: comica, autoironica e capace di fare tutto. Basti pensare a 'Polvere di Stelle' con Sordi. Avevamo un rapporto affettuoso - ricorda - abbiamo fatto 'Canzonissima' insieme e le piaceva parlare in dialetto siciliano per giocare, perche' era originaria di Messina". Negli ultimi anni pero' il presentatore e l'attrice si erano persi di vista. "Il suo uomo l'ha tenuta isolata, perché era malata di Alzheimer - racconta Baudo - non la sentivo da qualche anno, ma sono veramente giu' per questa morte. Si e' spenta una grande artista

"Monica Vitti ci lascia e con lei se ne va un'attrice di immenso spessore, gran carattere e forte personalità'. In un cinema tutto o quasi al maschile lei ed Anna Magnani hanno rappresentato il talento femminile ai massimi livelli". Lo scrive Carlo Verdone su Instagram, sottolineando quanto era "perfetta e credibile sia nel drammatico che nella commedia".

"Lascia un'eredità dura da colmare - aggiunge - tutte le giovani attrici dovrebbero studiare le sue interpretazioni. Ne trarrebbero una grande, immensa lezione. Nella sua lunga malattia ha avuto accanto un uomo ammirevole, eccezionale: Roberto Russo. A lui il mio abbraccio più sincero e forte. Grazie monica per tutto quello che ci hai dato. Nella risata e nella riflessione".

Fonti : Ansa / Agi / e varie agenzie stampa

 

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha avuto stamattina - spiegano fonti di palazzo Chigi - una conversazione telefonica con il presidente russo Vladimir Putin. Al centro dei colloqui vi sono stati gli ultimi sviluppi della crisi ucraina e le relazioni bilaterali. Al centro dei colloqui vi sono stati gli ultimi sviluppi della crisi ucraina e le relazioni bilaterali.Sono stati concordati un impegno comune per una soluzione sostenibile e durevole della crisi e l'esigenza di ricostruire un clima di fiducia.

Secondo quanto si apprende, Draghi ha rimarcato l'importanza di adoperarsi per una de-escalation delle tensioni alla luce delle gravi conseguenze che avrebbe un inasprimento della crisi: nel caso in cui la Russia invadesse l'Ucraina, sarebbe inevitabile una reazione della Nata. E a quel punto, nessuno scenario, compresi i più estremi potrebbe essere escluso. Draghi e Putin, si apprende, si sono impegnati per trovare una soluzione sostenibile e durevole della crisi in atto. Obiettivo, insomma, ricostruire la fiducia.

Il ruolo politico, diplomatico e militare dell'Italia nella crisi ucraina e nella Nato appare cruciale, anche a giudicare dal braccio di ferro diplomatico in corso tra Stati Uniti e Russia proprio a Roma. Infatti, come raccontato da Formiche.net, tra accuse reciproche di “false flag”, l'ambasciata russa ha risposto a quella statunitense sull’ipotesi invasione dell’Ucraina parlando di “mistificazioni ossessive”. Non sembra un caso che ciò sia capitato in Italia.

Il tutto era avvenuto dopo le parole di Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, che in un recente con la Repubblica aveva spiegato che il nostro Paese “darà il suo contributo e farà la propria parte, riaffermando il valore della coesione” della Nato. E dopo l'incontro del 26 gennaio tra Putin e una delegazione di imprenditori italiani. Un'occasione che è stata al centro dell’attenzione in Italia: un'iniziativa privata”, era filtrato da Palazzo Chigi.

Il Cremlino ha riferito che il presidente russo, Vladimir Putin, nel corso della telefonata con il primo ministro, Mario Draghi, ha riaffermato l'impegno della Russia a mantenere stabili le forniture di gas naturale verso l'Italia. Oggi ci sarà anche un confronto telefonico tra il Segretario di stato Usa Anthony Blinken e il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov dopo le tensioni all'Onu sull'Ucraina. Nella telefonata con il premier Draghi, il presidente russo Putin ha confermato l'intenzione di Mosca di "continuare a sostenere stabili forniture di gas all'Italia". E' quanto afferma il Cremlino, citato dalla Tass.

Putin ha confermato l'intenzione di Mosca di “continuare a sostenere stabili forniture di gas naturale all’Italia”, ha comunicato il Cremlino. Inoltre, si è congratulato per la rielezione di Sergio Mattarella come presidente della Repubblica.

Intervistata qualche giorno fa dall’Agi, Tatiana Zonova, tra i massimi studiosi in Russia delle relazioni con l'Italia, professoressa alla prestigiosa Mgimo di Mosca, spiegava: che da quando Mario Draghi è a Palazzo Chigi “le relazioni del presidente Vladimir Putin sono state più intense con il premier” che non con Mattarella. A Mosca, continuava, Draghi è visto come “un politico razionale e ragionevole che non ha interesse a degradare il livello delle relazioni con la Russia”.

Mosca non si tirerà indietro di fronte alle minacce di sanzioni statunitensi sulla crisi ucraina: lo ha reso noto oggi l'ambasciata russa a Washington prima dell'atteso colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e il segretario di Stato Usa Antony Blinken. "Non ci tireremo indietro e staremo sull'attenti, ascoltando le minacce delle sanzioni statunitensi", ha scritto l'ambasciata su Facebook, aggiungendo che "è Washington, non Mosca, a generare tensioni". E ancora, fonti diplomatiche del Cremlino fanno sapere che nel corso del colloquio telefonico "sono stati discussi alcuni temi dell'agenda bilaterale, in relazione in primo luogo alle interazioni commerciali ed economiche e alla sfera dell'energia. Sempre dal Cremlino fanno sapere che Putin avrebbe illustrato a Draghi le richieste avanzate a Stati Uniti e Nato per quel che concerne le garanzie di sicurezza.

Fonti : Palazzo Chigi / Agi / ansa / formiche

La leader di FdI,  Giorgia Meloni, afferma che rifonderà lei il centrodestra, per non essere più trattati dall'alto in basso da una sinistra sempre più presuntuosa: polverizzato in Parlamento ma maggioranza nel Paese", dice Meloni, in una diretta Facebook.

Meloni, riferendosi al suo partito, spiega che “noi non siamo solo destra, siamo conservatori, e non di poltrone, come altri... FdI ha già allargato il suo campo d'azione. E i ‘centristi’ non sono una cosa a sé. In tutte le grandi democrazie c'è un partito conservatore e uno progressista, in cui ci sono esponenti che vanno da un estremo all'altro dello schieramento. Quello che negli altri Paesi non esiste è un 'centro' trasformista, che può formarsi col proporzionale, spregiudicato e pronto a stare ovunque dove si governa. Questo non può esserci nel nuovo centrodestra che ricostruiremo”. Quanto al governo in molte regioni e città del centrodestra l'esponente di FdI ricorda che “sul territorio le dinamiche sono diverse, sono modelli che funzionano. Vedremo nelle prossime ore che succederà, ma ricostruiremo quello che oggi si è rotto, in modo migliore. È una promessa, e io sono una che, come si è visto, mantiene la parola data”.

"Nulla è perduto, non vi abbattete, ma lavoriamo, non bisogna piegarsi. Voi avete votato Draghi e prima Monti a Presidente del Consiglio e dite a me che ci voleva un politico al Quirinale? Non fatemi la morale, se avessimo votato avremmo un politico di centrodestra al Colle. All'ultimo vertice del centrodestra eravamo tutti contrari alla rielezione di Mattarella. tanto che ho fatto una battuta: 'non possiamo votare no a Mattarella', poi non so che è successo, e ancora non lo so".

"Oggi il centrodestra per come lo abbiamo visto non c'è più", dice Meloni, intervistata dal Corriere della Sera, delusa dalla rielezione al Colle di Sergio Mattarella e dal comportamento degli alleati. “Va ricostruito. Non mi dimentico che nella Nazione milioni di elettori lo chiedono. Inizio dal mio partito, percepisco la solitudine di tanta gente che non ha compreso, che non voleva finisse così”. Per Meloni è stata una "enorme occasione sprecata" dal centrodestra per poter eleggere una figura di area. "Avevamo i numeri, come maggioranza relativa, almeno per dare le carte. Ma nella coalizione molti non lo hanno voluto", ricostruisce la leader. Il riferimento è in particolare alla partita sbagliata su Casellati. "Siamo stati noi a farci male”, ammette Meloni. “Anche se in quel caso FdI ha votato compatta e anche la Lega ha votato bene. In qualche modo avevano ragione gli avversari che dicevano che sulla carta eravamo maggioranza, ma non nel voto sul presidente

Meloni non si aspettava la svolta del segretario della Lega Matteo Salvini sul Mattarella bis sottolinea tg24. “No, non l'ho capito, lo trovo incomprensibile. Ho scoperto dalle agenzie che avrebbe votato Mattarella. L'unica ipotesi alla quale tutti i leader del centrodestra avevano detto no con apparente convinzione. Ed è la seconda volta che apprendo dalle agenzie di scelte su cui sembravamo d'accordo poi totalmente disattese: prima l'ingresso di Fi e Lega nel governo Draghi e ora questa”. I due leader non si sono ancora sentiti: “No, d'altronde non credo ci sia molto da chiarire”, ha chiuso l’argomento.

Dunque Giorgia Meloni non ha ancora avuto chiarimenti da Matteo Salvini su come mai sia avvenuto un dietrofront a favore del secondo mandato di Sergio Mattarella come capo dello Stato. La presidente di Fratelli d'Italia, quando era iniziata a circolare con insistenza questa possibilità, si era detta incredula e basita per la mossa del leader della Lega: "Salvini propone di andare tutti a pregare Mattarella di fare un altro mandato da presidente della Repubblica. Non voglio crederci".

Ora, archiviata la partita per il Quirinale, nel centrodestra è arrivato il momento di avviare riflessioni importanti sul futuro della coalizione. La scorsa settimana è stata segnata da passaggi che hanno messo in risalto divergenze importanti che, tra le altre cose, hanno portato a bruciare la carta Maria Elisabetta Alberti Casellati a causa di circa 60 franchi tiratori. Un altro segnale è arrivato quando Forza Italia aveva annunciato di voler condurre in autonomia le trattative per il Colle, così come non è passato inosservato l'asse con le anime centriste.

Il leader M5s ,Giuseppe Conte, ribatte al ministro degli Esteri che  ha espresso la necessità nel M5s di aprire una riflessione politica: "Alcune leadership - ha detto il ministro degli Esteri ieri subito dopo la rielezione di Mattarella - hanno fallito, hanno alimentato tensioni e divisioni: dobbiamo lavorare per unire, per allargare, la politica in questi giorni è rimasta vittima di se stessa: per fortuna questo stallo l'hanno risolto il Parlamento grazie anche al contributo del presidente del consiglio Mario Draghi". "Se Di Maio parla di fallimento, se di Maio ha delle posizioni - sottolinea oggi Conte - le chiarirà perché lui era in cabina di regia, come ministro l'ho fatto partecipare, ci chiarirà perché non chiarito questa posizione, e soprattutto ci chiarirà i suoi comportamenti, non a Conte agli iscritti".

Con un articolo sul quotidiano Il Giornale, firmato da lui, Salvini tra l altro scrive : 

È inutile nasconderci dietro un dito. Le votazioni per il presidente della Repubblica hanno mostrato la potenziale forza, ma anche i limiti, della coalizione di centrodestra come è attualmente. A fronte di una forte volontà di coesione e alla presenza di un progetto politico-culturale organico, credibile, capace all'azione di forze centripete che hanno tarpato le ali alle nostre legittime ambizioni. Personalmente ho la coscienza pulita: al di là degli insulti e delle critiche che ho subìto, ho messo la faccia per proporre soluzioni di prestigio che a sinistra hanno bocciato sistematicamente.

Non mi abbatto. E rilancio. Io rispetto chi ha detto no al governo di unità nazionale, no a Draghi e l'altro ieri no all'elezione di Mattarella, ma non capisco la scelta di attaccare gli alleati che hanno maturato una decisione diversa. Non rispetto, invece, chi ha detto sì a tutto questo e poi si è reso artefice di operazioni di «tradimento» che ricordano brutte pagine della nostra storia, di cui fra l'altro è stato vittima nel passato anche il Presidente Berlusconi.

Bisogna reagire e creare daccapo le condizioni del nostro stare insieme. Anche il progetto più convincente ha bisogno di una gamba politica che lo faccia camminare, di una organizzazione adeguata che metta capo a una unità di intenti e di azione pratica che valorizzi e non disperda le nostre forze. Gli attuali schemi non riescono a garantire del tutto questo ancoraggio al reale: non basta sommare le nostre forze ma è necessario che si cominci a ragionare in un'ottica veramente unitaria. 

È giunto il momento di federarsi. Solo un nuovo contenitore politico delle forze di centrodestra, a cominciare da quelle che appoggiano il governo Draghi, può agire in modo incisivo. Per federarsi abbiamo bisogno di superare gli egoismi: non annullando, ma valorizzando le nostre differenze e facendole poi convergere in una sintesi in cui tutti si possano riconoscere. La sintesi culturale, valoriale, in verità già esiste: i nostri valori sono chiari, solidi, alternativi a quelli della sinistra.

Intanto la Lega fa sapere che nei nei prossimi giorni Matteo Salvini convocherà il Consiglio Federale. All'ordine del giorno, anche una profonda riflessione sul centrodestra dopo quanto successo a proposito di Quirinale e i troppi voti mancati per la Presidente Casellati. Salvini intende ragionare sul futuro della coalizione, con chi è sinceramente interessato, per costruire un progetto di medio-lungo termine

Secondo il Post : Da anni considerato il partito litigioso e diviso in correnti per antonomasia, nel corso di queste elezioni è stato invece sorprendentemente unito, o almeno è riuscito a dare quell’impressione. È uno dei motivi per cui il suo segretario Enrico Letta è descritto in queste ore come uno dei “vincitori”, anche se – come ricordano in molti – il suo obiettivo era di far eleggere Mario Draghi. Ma da settimane ripeteva che ipoteticamente la rielezione di Mattarella sarebbe stata la soluzione perfetta.

Le cronache di questi giorni hanno parlato di correnti del PD che perseguivano obiettivi e interessi diversi, ma sembra che nel momento più caotico delle trattative i principali dirigenti abbiano agito con lo stesso obiettivo, e non risultano trame interne particolarmente machiavelliche. In particolare, il partito ha reagito in fretta e con decisione in un momento potenzialmente critico: quando venerdì sera Matteo Salvini e Giuseppe Conte, i leader di Lega e Movimento 5 Stelle, si sono intestati l’iniziativa di eleggere al Quirinale il capo dei servizi segreti Elisabetta Belloni. La leadership del PD non ha gradito quegli annunci non concordati, e ha lavorato per spostare altrove l’inerzia delle trattative.

Letta ha poi lavorato in modo apparentemente allineato con il leader di Italia Viva Matteo Renzi, storico rivale da quando i due si alternarono alla presidenza del Consiglio nel 2014. Da tempo Renzi era descritto ormai in combutta con il centrodestra, ma l'ultima settimana ha ridimensionato questa lettura. È stata solida anche l’intesa con Liberi e Uguali, il piccolo partito di sinistra di Roberto Speranza. Invece è uscita molto azzoppata la coalizione con il M5S, partito con il quale Letta, seguendo la strategia avviata dal suo predecessore Nicola Zingaretti, aveva costruito un'alleanza politica.

Fonti :  Ansa / Tg24 / Il Giornale / Il Post

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