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La guerra in Ucraina giunge al 245 esimo giorno. Secondo Putin il rischio "di conflitto nel mondo nel suo insieme, così come a livello regionale, rimane molto alto". Per la Nato, invece, "Putin sta perdendo terreno e risponde con attacchi sui civili e con una retorica nucleare. La Russia non usi falsi pretesti per un'escalation"

"L'Italia ha gravemente violato il suo mandato di presidente" estromettendo gli esperti russi dal partecipare a una seduta sulle questioni operative dell'Iniziativa sulla lotta alla proliferazione di armi di distruzione di massa (Psi) apertasi oggi a Roma. E' quanto afferma la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova citata dalla Tass. Mosca, ha aggiunto Zakharova, "considera questa mossa di Roma come ostile. Questo è un altro attacco provocatorio alla Russia".

In tutta l’Ucraina, nel frattempo, continuano a cadere bombe russe: undici civili sono morti e altri quattordici sono rimasti feriti. Come riporta Ukrinform, cinque persone sono morte e quattro sono rimaste ferite nella regione di Donetsk. Due civili sono morti e due sono rimasti feriti nella regione di Zaporizhzhia, uno è rimasto ferito dall’esplosione di una mina nella regione di Kharkiv, mentre due sono morti e tre sono rimasti feriti nella regione di Kherson.

La Russia non sta a guardare e risponde alla Steadfast Noon, l'esercitazione nucleare Nato nei cieli dell'Europa che ha preso il via il 17 ottobre scorso e terminerà il 30 ottobre. La Russia infatti ha notificato agli Stati Uniti della sua intenzione di iniziare le esercitazioni Grom, cioè esercitazioni nucleari. La notifica delle esercitazione è un atto di routine per quella che è la seconda esercitazione di deterrenza nucleare di Mosca nel 2022, dopo che la prima aveva avuto luogo pochi giorni prima dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.

Secondo fonti della Difesa russa si tratta di «lanci da 3 porta missili sottomarini di missili ipersonici, missili balistici intercontinentali terrestri, lanci da aerei strategici dell'aviazione, nonché un lancio di prova dell'RS-28 Sarmat». Come sottolinea Defence Express, notiziario militare, l'ultimo missile UR-100N (RS-18) è stato rilasciato prima del 1985 e i missili Topol, che erano in servizio negli anni '80, sono stati aggiornati al Topol-M a metà degli anni '90. La Federazione Russa ha ancora 18 Topol sovietici e 78 Topol-M che sono stati prodotti fino al 2011. Le condizioni dell'arsenale nucleare russo sollevano quindi degli interrogativi: «Ottantotto missili sono stati prodotti più di 30 anni fa, 78 unità circa 20 anni fa, che è quasi il 50% dell'intero arsenale».  

Ria Novosti, un'altra agenzia russa, ha invece fatto sapere che Putin ha osservato le esercitazioni delle "forze di deterrenza strategica" russe. Da quanto emerso, sotto gli occhi del presidente russo sono stati effettuati lanci pratici di missili balistici e da crociera, mentre gli aerei Tu-95Ms sono stati utilizzati per lanciare missili da crociera lanciati dall'aria.

Intanto le esercitazioni della forza di deterrenza strategica hanno interessato unità di terra, mare e cielo. Lo ha precisato il Cremlino in un comunicato in cui si spiega che sono stati lanciati oggi missili balistici e da crociera. Un missile balistico intercontinentale Yars è stato lanciato dal sito di Kura, nella Penisola della Kamchatka, al cosmodromo di Plesetsk.

Un missile balistico Sineva è stato lanciato dal Mare di Barents. Sono stati poi lanciati missili da crociera dai bombardieri Tu-95MS. L’esercitazione è servita per verificare il livello di prontezza dei militari e delle strutture di comando e controllo. Gli obiettivi prefissati sono stati completati con successo. I missili hanno raggiunto i loro obiettivi, ha rivendicato il Cremlino.

Secondo tag24 la Russia è a conoscenza dei piani ucraini usare una “bomba sporca”. Lo ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, avvertendo che “il rischio di conflitto nel mondo e nella regione è alto”.  Ha affermato Putin parlando ai capi delegazione in una riunione del Consiglio dei capi delle Agenzie di Sicurezza e Intelligence dei paesi della Csi.

Fonti : ansa agi tag24 il messaggero e varie agenzie

 

 

 

 

Giorgia Meloni ha tenuto il suo discorso alla Camera prima del voto di fiducia al suo governo. Ha spaziato dalla flat tax all'immigrazione, dal reddito di cittadinanza alla crisi Covid, dalla posizione sull'Ucraina al presidenzialismo. La seduta è stata quindi sospesa per consentirle di recarsi a depositare il testo in Senato, dove il dibattito e il voto si terranno mercoledì. Nel pomeriggio la discussione generale, alle 17 la replica di Meloni, dalle 17:30 alle 19 le dichiarazioni di voto e infine la votazione con chiamata nominale dalle 19 che si concluderà tra le 20 e le 20:30.

La nave Italia come la Vespucci. Una stoccata dal sapore ironico come quella sugli attacchi per l'ananas 'vittima della sovranità alimentare. Un tributo di ben altro profilo, approfondito, e soprattutto bipartisan, a tutte le donne, in politica e no, attuali e nella storia, più o meno recente, che con l'esempio e l'azione hanno costruito la scala che ha portato un'altra donna a rompere il famigerato "tetto di cristallo", e ad arrivare a Palazzo Chigi.

Sono solo alcuni dei passaggi salienti del discorso per la fiducia alla Camera tenuto da Giorgia Meloni, denso ovviamente di passaggi di interesse come un testo del genere può e deve essere. Li passiamo in rassegna sinteticamente, punto per punto. Saltandone magari anche la successione temporale, come merita ad esempio quello su fascismo e totalitarismi.

"Libertà e democrazia sono gli elementi distintivi della civiltà europea contemporanea, nei quali da sempre mi riconosco. E dunque, a dispetto di quello che strumentalmente si è sostenuto, non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici. Per nessun regime, fascismo compreso".-

"Ho sempre reputato le leggi razziali del 1938 il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre. I totalitarismi del '900 hanno dilaniato l'intera Europa, non solo l'Italia, per più di mezzo secolo, in una successione di orrori che ha investito gran parte degli Stati europei. E l'orrore e i crimini, da chiunque vengano compiuti, non meritano giustificazioni di sorta, e non si compensano con altri orrori e altri crimini".

Ed ecco alcuni dei passaggi salienti del discorso per la fiducia alla Camera tenuto da Giorgia Meloni  : 

"Sono intervenuta molte volte in quest'aula, da deputato e da ministro", con "un sentimento di emozione e di profondo rispetto. Vale a maggior ragione oggi che mi rivolgo a voi da Presidente del Consiglio. è una grande responsabilità per chi quella fiducia deve meritarsela e per chi deve concederla. Sono i momenti fondamentali della nostra democrazia alla quale non dobbiamo mai mai assuefarci".

Meloni lo ringrazia per il suo operato "a livello nazionale e internazionale" e perché "ha offerto tutta la sua disponibilità nel passaggio di consegne, veloce e sereno anche se per ironia della sorte a un governo guidato dall'unico partito di opposizione a quello da lui presieduto. Si è molto ricamato su questo aspetto ma non c'è nulla di strano. Così dovrebbe essere sempre, così è nelle grandi democrazie".

"Il mio ringraziamento va al popolo italiano, con il rammarico per i tantissimi che hanno rinunciato al voto, cittadini che ritengono inutile il loro voto perché tanto poi si decide nei palazzi o nei circoli esclusivi. Noi oggi interrompiamo questa grande anomalia italiana, dando vita a un governo politico pienamente rappresentativo della volontà popolare".

"Possono spendere meglio il loro tempo. Faremo sentire la nostra voce senza mi auguro un concorso esterno. Chi parla di 'vigilanza manca di rispetto non a me ma al popolo italiano che non ha lezione da prendere".

"La libertà ha un costo, l'Italia continuerà ad essere partner del valoroso popolo ucraino che si oppone all'aggressione della Russia" non soltanto "perché non possiamo accettare la guerra ma anche perché è il modo migliore di fare il nostro interesse nazionale".

"La guerra ha aggravato la situazione già molto difficile causata dagli aumenti del costo dell'energia e dei carburanti. Costi insostenibili per molte imprese, che potrebbero essere costrette a chiudere e a licenziare i propri lavoratori, e per milioni di famiglie che già oggi non sono più in grado di fare fronte al rincaro delle bollette. Ma sbaglia chi crede sia possibile barattare la libertà dell'Ucraina con la nostra tranquillità. Cedere al ricatto di Putin sull'energia non risolverebbe il problema, lo aggraverebbe aprendo la strada ad ulteriori pretese e ricatti, con futuri aumenti dell'energia ancora maggiori di quelli che abbiamo conosciuto in questi mesi".

"Un sincero ringraziamento va al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel dare seguito all'indicazione chiaramente espressa dagli italiani lo scorso 25 settembre, non ha voluto farmi mancare i suoi preziosi consigli".

"Siamo nel pieno di una tempesta, con un'imbarcazione che ha subito diversi danni, e gli italiani hanno affidato a noi il compito di condurre la nave in porto in questa difficilissima traversata. Eravamo consapevoli di quello che ci aspettava, come lo sono tutte le altre forze politiche, anche quelle che governando negli ultimi dieci anni hanno portato un peggioramento di tutti i principali fondamentali macroeconomici, e oggi diranno che hanno le ricette risolutive e sono pronte a imputare al nuovo governo, magari con il supporto di mezzi d'informazione schierati, le difficoltà che l'Italia affronta".

"Sappiamo che la nostra imbarcazione, l'Italia, con tutte le sue ammaccature, rimane 'la nave più bella mondò, per riprendere la celebre espressione usata dalla portaerei americana Independence quando incrociò la nave scuola italiana Amerigo Vespucci. Una imbarcazione solida, alla quale nessuna meta è preclusa, se solo decide di riprendere il viaggio. Allora noi siamo qui per ricucire le vele strappate, fissare le assi dello scafo e superare le onde che si infrangono su di noi. Con la bussola delle nostre convinzioni a indicarci la rotta verso la meta prescelta, e con un equipaggio capace di svolgere al meglio i propri compiti".

"Tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi non può non esserci anche quello di essere la prima donna a capo del governo in questa nazione. Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto, mi trovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho nei confronti di tutte quelle donne che in questo momento affrontano difficoltà per affermare il proprio talento o, più banalmente, il diritto a vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani. Ma penso anche con riverenza a coloro che hanno costruito con le assi del loro esempio la scala che oggi consente a me di salire e di rompere il pesante tetto di cristallo che sta sulle nostre teste".

Giorgia Meloni dedica questo passaggio alla sua esperienza di prima donna presidente del Consiglio. E allora, Meloni enuncia un pantheon bipartisan, al femminile, quello di "donne che hanno osato, per impeto, per ragione, o per amore", declinato in Aula con i soli nomi di battesimo ma qui accompagnati dai cognomi, per quanto alcuni siano facilmente intuibili: "Come Cristina Trivulzio di Belgioioso, elegante organizzatrice di salotti e barricate. O come Rosalie Montmasson, testarda al punto da partire con i Mille che fecero l'Italia. Come Alfonsina Strada, che pedalò forte contro il vento del pregiudizio. Come Maria Montessori o Grazia Deledda che con il loro esempio spalancarono i cancelli dell'istruzione alle bambine di tutto il Paese. E poi Tina Anselmi, Nilde Jotti, Rita Levi Montalcini, Oriana Fallaci, Ilaria Alpi, Mariagrazia Cutuli, Fabiola Giannotti, Marta Cartabia, Elisabetta Casellati, Samantha Cristoforetti, Chiara Corbella Petrillo". A loro Meloni dice "grazie per avere dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare anche io".

"Siamo fermamente convinti del fatto che l'Italia abbia bisogno di una riforma costituzionale in senso presidenziale, che garantisca stabilità e restituisca centralità alla sovranità popolare. Una riforma che consenta all'Italia di passare da una 'democrazia interloquendo ad una 'democrazia decidente". "Vogliamo partire dall'ipotesi di semipresidenzialismo sul modello francese, che in passato aveva ottenuto un ampio gradimento anche da parte del centrosinistra, ma rimaniamo aperti anche ad altre soluzioni".

"Noi siamo gli eredi di San Benedetto, un italiano, patrono principale dell'intera Europa".

"La piena sovranità alimentare non più rinviabile e non significa mettere fuori commercio l'ananas, come qualcuno ha detto, ma garantire che non dipenderemo da nazioni distanti da noi per poter dare da mangiare ai nostri figli".

"Intendiamo tutelare le infrastrutture strategiche nazionali assicurando la proprietà pubblica delle reti, sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella delle comunicazioni. La transizione digitale, fortemente sostenuta dal Pnrr, deve accompagnarsi alla sovranità tecnologica, al cloud nazionale e alla cyber-security". "Vogliamo finalmente introdurre una clausola di salvaguardia dell'interesse nazionale, anche sotto l'aspetto economico, per le concessioni di infrastrutture pubbliche, come autostrade e aeroporti".

Nel quadro di "una serrata lotta all'evasione fiscale, a partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull'Iva", parla di "una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell'Agenzia delle Entrate, che vogliamo ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni, come incredibilmente avvenuto finora".

"C'è un tema di povertà dilagante che non possiamo ignorare. Sua Santità Papa Francesco, a cui rivolgo un affettuoso saluto, ha di recente ribadito un concetto importante: 'La povertà non si combatte con l'assistenzialismo, la porta della dignità di un uomo è il lavorò. è una verità profonda, che soltanto chi la povertà l'ha conosciuta da vicino può apprezzare appieno".

"Penso di conoscere più di altri l'universo dell'impegno giovanile, una meravigliosa palestra di vita per i ragazzi e le ragazze, indipendentemente dalle idee politiche che sceglieranno di difendere e promuovere. Confesso che difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza contro le politiche del nostro governo. Mi torneranno inevitabilmente alla memoria le mille manifestazioni a cui ho partecipato con tanta passione. Senza mai prendere ordini da alcuno. Al famoso "Siate folli, siate affamati", di Steve Jobs, io vorrei aggiungere "siate liberi". perché è nel libero arbitrio la grandezza dell'essere umano".

Purtroppo non possiamo escludere una nuova ondata di covid o l'insorgere in futuro di una nuova pandemia. Ma possiamo imparare dal passato per farci trovare pronti. L'Italia ha adottato le misure più restrittive dell'intero occidente, arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche, ma nonostante questo è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi. Qualcosa, decisamente, non ha funzionato e dunque voglio dire fin d'ora che non replicheremo in nessun caso quel modello".

"Se si chiede responsabilità ai cittadini, i primi a dimostrarla devono essere coloro che la chiedono. Occorrerà fare chiarezza su quanto avvenuto durante la gestione della crisi pandemica. Lo si deve a chi ha perso la vita e a chi non si è risparmiato nelle corsie degli ospedali, mentre altri facevano affari milionari con la compravendita di mascherine e respiratori".

"Affronteremo il cancro mafioso a testa alta, come ci hanno insegnato i tanti eroi che con il loro coraggio hanno dato l'esempio a tutti gli italiani, rifiutandosi di girare lo sguardo o di scappare, anche quando sapevano che quella tenacia li avrebbe probabilmente condotti alla morte. Magistrati, politici, agenti di scorta, militari, semplici cittadini, sacerdoti. Giganti come Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Emanuela Loi, Libero Grassi, Don Pino Puglisi, e con loro un lunghissimo elenco di uomini e donne che non dimenticheremo".

"Abbiamo assunto l'impegno di limitare l'eccesso di discrezionalità nella giustizia minorile, con procedure di affidamento e di adozione garantite e oggettive, perchè non ci siano mai più casi Bibbiano, e intendiamo portarlo a termine".

"Il prossimo 27 ottobre ricorre il sessantesimo anniversario della morte di Enrico Mattei, un grande italiano che fu tra gli artefici della ricostruzione post bellica, capace di stringere accordi di reciproca convenienza con nazioni di tutto il mondo. l'Italia deve farsi promotrice di un 'piano Mattei' per l'Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell'area sub-sahariana. Ci piacerebbe cosi' recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo".

Così, quando lo sfavorito taglia il traguardo per primo, scatta quello che gli inglesi definiscono upset: lo sconvolgimento. Fuor di metafora, Giorgia Meloni intendeva riferirsi alla propria esperienza. Alla storia di una ragazza cresciuta alla Garbatella con la passione per la politica e arrivata a essere premier senza avere santi in paradiso. "Provengo da un’area culturale che è stata spesso confinata ai margini della Repubblica, e non sono certo arrivata fin qui fra le braccia di un contesto familiare e di amicizie influenti", ha ricordato la stessa presidente nel suo discorso alla Camera, fornendo di fatto un perfetto riscontro a quella calzante definizione poi evocata. Underdog.

L'underdog : Cosa intendesse dire con quel richiamo, Giorgia Meloni lo ha spiegato subito dopo. "Rappresento lo sfavorito che per affermarsi deve stravolgere tutti i pronostici. Intendo farlo ancora, stravolgere i pronostici, con l’aiuto di una valida squadra di ministri e sottosegretari", ha aggiunto. Quell'inglesismo da lei utilizzato, in realtà, riusciva a descrivere il concetto con assai più sfumature. Il termine anglosassone "underdog", infatti, deriva dal lessico sportivo e indica un atleta che partecipa a una competizione ma come sfavorito, secondo le iniziali previsioni. Poi, però, il perdente in pectore stupisce tutti, sbaraglia i concorrenti e smentisce i pronostici. Vince.

Lo sfavorito che stravolge i pronostici e alla fine vince. Il figlio di un dio minore che riesce a conquistare l'Olimpo. Nel suo discorso programmatico pronunciato stamani alla Camera, Giorgia Meloni non ha solo elencato i punti cardine della propria azione di governo. A Montecitorio, la premier ha anche descritto se stessa con una definizione emblematica, efficacissima nel cogliere l'essenza della propria parabola politica. E di quel che ora verrà. "Rappresento ciò che gli inglesi chiamerebbero l'underdog", ha affermato, concedendosi un prestito linguistico in questo caso necessario. Certe espressioni, infatti, riescono a descrivere un concetto articolato con una sola parola.

Fonti Agi e il Giornale e varie agenzie

La Lega ha riunito il Consiglio federale per rilanciare i 'desiderata' per l'esecutivo (Viminale, Agricoltura, Infrastrutture e Riforme e Autonomia) e puntare a una accelerazione sulla formazione del governo. Del resto, la stessa premier in pectore ieri ha spiegato ai cronisti che bisogna fare in fretta perché ci sono delle urgenze da affrontare.

Forza Italia e la Lega hanno avanzato le proprie richieste ma sui nomi si tratterà, con il mantra in FdI che serve un governo con professionalità di alto profilo. Berlusconi e Salvini non vogliono ripetere l'esperienza - lo confidano sia esponenti azzurri che del partito di via Bellerio - dello scorso esecutivo, quando fu il premier Draghi di fatto a scegliere tutti i membri di governo.

In cima alle priorità del presidente di FdI c'è il dossier energia. Nel primo pomeriggio ha incontrato alla Camera il ministro Cingolani per concordare la strategia, in una logica "non di inciucio", come ha sottolineato ieri Meloni, "ma di transizione" tra il vecchio governo e quello che nascerà. Domani il presidente di FdI riunirà l'esecutivo del partito. Sarà un passaggio formale per ringraziare la classe dirigente e per far sì che il partito dia il 'mandato' per l'incarico a Palazzo Chigi, ma anche l'occasione per rilanciare ciò che ha sottolineato oggi Meloni. Ovvero "la necessità" di guardare al Paese, affinché tutti "concorrano, pur nelle differenze, all'interesse nazionale" per affrontare "le difficili sfide che l'Italia ha davanti".

Ma formalmente, sottolinea anche un 'big' di FdI, l'intenzione è quella di discutere dei nomi dopo il passaggio al Quirinale, ovvero dopo aver ricevuto l'incarico. Una intenzione per rispettare il dettame costituzionale ma anche per valutare al meglio il da farsi. Ha più volte detto di avere in testa i nomi ("Sta lavorando giorno e notte" per completare la lista, "la sintesi" spetta a lei, rimarca La Russa).

"Spero che il senso di responsabilità della politica prevalga sull'odio ideologico, perché l'Italia e gli italiani devono tornare a correre, insieme". Lo scrive il presidente del Consiglio in pectore e presidente di FdI, Giorgia Meloni.  

la leader del primo partito italiano ha parlato anche delle minacce rivolte nelle ultime ore a Ignazio La Russa, neo presidente del Senato. "Sin dalle sue prime parole" ha dimostrato di essere "uomo che conosce bene il peso delle Istituzioni e che farà di tutto per rappresentare con imparzialità e autorevolezza la seconda carica dello Stato".

Erano i tempi del "Bottegone" comunista in via delle Botteghe Oscure e della sede Dc di Piazza del Gesù, pilastri dell'Italia della guerra fredda a pochi centinaia di metri, a metà strada dei quali le Brigate Rosse decisero di abbandonare il cadavere di Aldo Moro martire del compromesso storico. Poi c'era la sede del Psi a via del Corso e, alla fine dei "pastoni" politici, dopo aver riferito delle posizioni di quello che era chiamato "arco costituzionale", si dava conto anche del parere di "via della Scrofa" sede del Msi.

Poi la geografia del potere cambiò, e con l'irruzione del Cavaliere sulla scena politica arrivarono Arcore, Palazzo Grazioli, via Bellerio per la Lega o le nuove sedi della sinistra, con l'effimera parentesi veltroniana del loft, prima della definitiva affermazione del Nazareno. Ma l'ampia sede scelta da Giorgio Almirante (che ne ospitò anche la camera ardente) ha resistito, grazie sostanzialmente a un fattore: quando terminò la parabola storica del Msi con la svolta di Fiuggi, il nuovo partito di Gianfranco Fini emigrò, ma a via della Scrofa restò la redazione della storica testata del partito, il Secolo d'Italia, mentre la proprietà delle mura fu intestata alla fondazione Alleanza Nazionale.

Fu proprio in ossequio a questa storia e al potere evocativo della sede della destra italiana che Meloni e gli altri fondatori di Fratelli d'Italia decisero di "tornare all'ovile", cosa che in parte avevano simbolicamente già fatto accogliendo di nuovo nel proprio simbolo la fiamma tricolore che si era persa con la confluenza nel Pdl.

E così, negli ultimi anni, via della Scrofa era tornata ad essere viva, a ospitare sia le iniziative politiche (numerose conferenze stampa) che le riunioni degli organismi di un partito della destra. Ciò che non era forse prevedibile, è che per la prima volta nella sua storia, via della Scrofa non si limitasse ad essere quartier generale di una forza politica, ma a entrare a pieno diritto nei luoghi del potere. Un potere a cui oggi, Silvio Berlusconi, recandosi da Villa Grande al centro di Roma, ha fornito un palese segno di riconoscimento.

Il fatto che Silvio Berlusconi si sia recato qualche giorno fa a via della Scrofa per ricucire con Giorgia Meloni ha un significato simbolico rilevante, che non si esaurisce nella contingenza politica legata alla formazione del nascituro governo. L'edificio al civico 39 di questa via lunga e stretta nel cuore del Campo Marzio, infatti, ha un primato: è l'unico quartiere generale di un partito che è riuscito a superare indenne il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, quando le alterne fortune delle forze politiche travolte dal ciclone Tangentopoli o ridimensionate nelle loro capacità economiche, provocarono l'abbandono o il trasloco a sedi più economiche di quelle che gli italiani si erano abituati a sentire nominate per gran parte del Dopoguerra.

Intanto  La Verità dice che il Cav ributta tutto all’aria. E Sallusti scrive: “Silvio fermati”. La Zuppa titola: “Ma siete scemi?” A meno di fotografie, scrive il Giornale che magari appariranno a breve, nessuno potrà mai sapere se quelle 20 bottiglie di Vodka Silvio Berlusconi le abbia davvero ricevute da Vladimir Putin. Tutti concentrati a valutare l’impatto politico di quelle dichiarazioni (che da un giorno stanno terremotando l’alleanza di centrodestra), nessuno ha pensato a se quelle bottiglie fossero “vietate”. O meglio, sotto sanzioni. Incredibile ma vero, pare che ci penserà l’Ue a indagare su questo fondamentale (si fa per dire) dettaglio.

Oggi la portavoce della Commissione Europea sottolinea il Giornale, per la Concorrenza, Arianna Podestà, rispondendo ai cronisti a Bruxelles. Col quinto pacchetto di sanzioni deciso la primavera scorsa, infatti, l’Europa ha deciso di “vietare” l’importazione di vodka, prodotto ovviamente tipico della Russia. Non è detto che Berlusconi abbia violato le norme ricevendo quel dono dallo Zar, visto che bisogna stabilire se tecnicamente si tratta di “importazione”. L’attuazione delle sanzioni, fa sapere la Podestà, spetta infatti agli Stati. Ma comunque lei verificherà se i regali vadano considerati come importazioni oppure no.

Al netto dei dettagli, scrive il Giornale,che poi lasciano il tempo che trovano, qui occorre fare almeno tre considerazioni. Primo: bisogna capire se effettivamente questo scambio di bottiglie ci sia stato, e soprattutto quando. Secondo: possibile che l’Ue in questa fase di crisi del gas, prezzi folli dell’energia, inflazione che galoppa, debba occuparsi del Lambrusco del Cav? Terzo: se Putin in persona è riuscito a “bucare” le sanzioni inviando una cassa di vodka direttamente a Silvio Berlusconi, pure lui persona nota, forse vien da pensare che poi questi divieti non funzionino proprio a dovere.

Fonti Agi / Il Giornale

 

 

 

 

 

L'omicidio arbitrario di Daryoush Alizadeh, avvenuto l'8 ottobre 2022 nella città iraniana di Sanandaj, è stato scioccante nel senso che stava suonando il clacson della sua auto a sostegno dei manifestanti. Poi, all'improvviso, un'agente gli ha sparato alla testa. In un incidente simile a Mashhad una giovane donna ha perso la vita dopo essere stata colpita al collo da un agente.

Come scrive l'Associazione ``nessuno tocchi il Caino" due incidenti rendono evidente la cruda realtà in Iran, dove il regime al potere non si preoccupa minimamente della vita delle persone. Daryoush Alizadeh e la donna non identificata a Mashhad sono state vittime di omicidi arbitrari in Iran, una pratica comune.
Alla vigilia della giornata mondiale contro la pena di morte, Iran HRM desidera richiamare l'attenzione sulla triste realtà degli omicidi arbitrari in Iran, che supera di gran lunga il numero delle esecuzioni compiute nelle carceri. Sebbene anche le condanne a morte eseguite su verdetti ufficiali siano esse stesse considerate arbitrarie a causa di processi e procedure legali non eque.

Secondo l'Associazione ``nessuno tocchi il Caino" l 'alto numero di condanne a morte in Iran ha sempre suscitato grande preoccupazione. Tuttavia, l'aumento del numero di esecuzioni nel 2022 è particolarmente allarmante. 450 esecuzioni da gennaio a settembre 2022, 366 esecuzioni nel 2021 e 225 nel 2020.

Continuano a mancare dati ufficiali sul numero totale di condanne a morte comminate e sul numero di esecuzioni compiute. La maggior parte dei reati puniti con la pena di morte non supera la soglia dei "reati più gravi", "che riguardano solo i reati di estrema gravità che comportano uccisioni intenzionali".

Le sostanziali carenze del quadro giuridico e del sistema giudiziario,come sottolinea l'Associazione ``nessuno tocchi il Caino", che non soddisfano i requisiti degli articoli 6 e 14 del Patto internazionale sui diritti civili e politici al diritto alla vita e al diritto a un equo processo, e di conseguenza rendono la maggior parte se non tutte le esecuzioni in Iran una privazione arbitraria della vita.

Nel suo rapporto al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel luglio 2022, il professor Javaid Rehman, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, ha scritto: "l'entità della privazione arbitraria della vita nella Repubblica islamica dell'Iran è fonte di seria preoccupazione. Da un lato, il quadro giuridico nazionale giustifica l'arbitraria privazione della vita in alcuni settori, come i vasti motivi per l'imposizione della pena di morte e l'uso della forza da parte delle forze di sicurezza in modi incompatibili con il diritto internazionale.

“In altri ambiti, le violazioni sono il risultato di pratiche e atti contrari allo stesso quadro giuridico nazionale, come il ricorso alla tortura, la mancanza di accesso tempestivo alle cure mediche in detenzione e la mancata adozione di misure adeguate a far fronte alle condizioni generali della società che possono dar luogo a minacce dirette alla vita o impedire alle persone di godere del loro diritto alla vita con dignità”.
Oltre alle uccisioni perpetrate nelle carceri, le forze di sicurezza dello Stato e le forze dell'intelligence hanno il via libera per aprire il fuoco su civili disarmati in qualsiasi momento.

Nel caso delle recenti proteste in Iran, la maggior parte delle persone uccise o ferite è stata colpita alla testa o al torace, il che indica l’intenzione di uccidere da parte delle forze statali, che è una violazione dei diritti umani fondamentali.
Anche nelle proteste del novembre 2019, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, aveva osservato lo stesso schema nel prendere di mira i manifestanti.

Nella sua dichiarazione del 6 dicembre 2022, la signora Bachelet ha affermato di aver ricevuto rapporti dall'Iran che indicavano che "le forze di sicurezza sparavano alle spalle di manifestanti disarmati mentre stavano scappando e sparavano ad altri direttamente in faccia e agli organi vitali, in altre parole sparavano per uccidere. Si tratta di chiare violazioni delle norme e degli standard internazionali sull'uso della forza e gravi violazioni dei diritti umani".

Scrive l'Associazione ``nessuno tocchi il Caino" occorre aggiungete a questi, i numerosi casi in cui le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco su facchini, trasportatori di carburante, venditori ambulanti, ecc.

Questa è stata la prassi del regime iraniano da molti anni, che deve essere affrontata dalla comunità internazionale e dai difensori dei diritti umani e dalle organizzazioni.
In questa giornata mondiale contro la pena di morte, Iran HRM coglie l'opportunità per invitare funzionari ed esperti competenti a prendere provvedimenti urgenti per fermare le uccisioni arbitrarie in Iran, che privano i cittadini iraniani del loro diritto alla vita.

Fonte : NESSUNO TOCCHI CAINO

Lorenzo Fontana è il nuovo presidente della Camera. Il leghista è stato eletto al quarto scrutinio ottenendo 222 voti. Via libera della Forza Italia, dopo lo strappo consumatosi ieri al Senato.

I presenti al quarto scrutinio sono stati 392, i votanti 392. Nessun astenuto. Oltre a Fontana, che ha ottenuto 222 voti, hanno ricevuto voti Guerra 77, De Raho 52, Richetti 22. Le schede disperse sono 2, le bianche 6, le nulle 11.

Le opposizioni, per evitare un 'caso La Russa due' - con tanto di accuse e veleni reciproci per individuare i 'traditori che hanno contribuito, con la segretezza del voto, ad eleggere la seconda carica dello Stato sostituendo i voti mancanti dei senatori azzurri - hanno deciso di abbandonare l'opzione della scheda bianca e scrivere invece il nome di Cecilia Guerra.

Il terzo Polo, finito ieri sul banco degli imputati al Senato, ha votato per Matteo Richetti. Il Movimento 5 stelle ha scelto De Raho.

"Come ha ricordato Mattarella il ruolo delle autonomie è decisivo. Il pluralismo delle istituzioni e nelle istituzioni rafforza la democrazia. Dalle risposte che daremo" sull'autonomia "dipenderà la qualità della democrazia". Lo ha detto il neo eletto presidente della Camera, Lorenzo Fontana, nel suo intervento dopo la proclamazione.

"Mentre affrontiamo i gravi problemi e le minacce esterne che provano a indebolire il Paese, voglio qui ricordare Tommaso D'Aquino: il male non è contrario del bene ma ne è la sua privazione. Sarà compito di noi parlamentari non privare del bene i cittadini ma lottare con umiltà, serietà e sobrietà" per ridare loro "fiducia, speranza e orgoglio".

Non sono passati neanche 20 giorni dalle elezioni politiche del 25 settembre dalle quali è nato il Parlamento che proprio in queste ore si riunisce per la prima volta per eleggere i suoi presidenti. Eppure, iniziano già ad essere realizzati nuovi sondaggi. Non solo sulle intenzioni di voto, ma anche su tanti altri aspetti: valutazioni, aspettative, speranze e timori degli italiani; sia sull’esito delle elezioni sia – soprattutto – su ciò che verrà.

Iniziamo proprio dalle intenzioni di voto: le rilevazioni pubblicate in queste ultime 2 settimane non sono molte (appena 4, realizzate da 3 diversi istituti) ma forniscono comunque delle indicazioni molto interessanti. Soprattutto perché – come era per certi versi prevedibile – consentono di vedere all’opera il cosiddetto “effetto bandwagon”, che risente inevitabilmente dei risultati delle elezioni, e soprattutto dei bilanci che ne sono stati fatti.

Emerge chiaramente dal dato relativo ai singoli partiti: ne risultano premiati quelli percepiti come vincitori delle ultime elezioni, con Fratelli d’Italia che sale al 26,7% (+0,7%) e soprattutto il Movimento 5 Stelle che recupera oltre un punto portandosi al 16,7%.

Al contrario, risultano penalizzati coloro che nelle urne hanno raccolto meno consensi del previsto, come la Lega (-0,7%) ma soprattutto il Partito Democratico, che perde un punto abbondante. Per gli altri partiti le variazioni sono minime: nonostante ciò, il Terzo Polo scavalca di un soffio Forza Italia (che il 25 settembre era davanti) ed entrambi i partiti sono racchiusi insieme alla Lega in 3 miseri decimali. Tra i partiti minori, buono il dato di +Europa, mentre si segnala la “scomparsa dai radar” di Impegno Civico e degli altri soggetti fuori dalle coalizioni, con l’unica eccezione di ItalExit.

Questioni sulle quali non si può cedere rispetto all'obiettivo principale, quello di dare al Paese un governo stabile e in tempi rapidi, compatibilmente con le procedure previste dalla Costituzione.

Giorgia Meloni ha derubricato così ieri le fibrillazioni di un pezzo della sua maggioranza, quelle resistenze di Forza Italia emerse con l'occasione dell'elezione del presidente del Senato.

Un episodio di non poco conto, sia per il malessere appalesato direttamente da Silvio Berlusconi sia per il meccanismo che di fatto lo ha neutralizzato.

A Ignazio La Russa sono infatti mancati i numeri dei senatori FI, a parte quelli 'di bandiera' dello stesso leader del partito e di Elisabetta Casellati.

Ma ne sono arrivati altri, e anche, conti alla mano, al di fuori del perimetro della maggioranza. Due elementi non secondari in assoluto e ancora più di rilievo in avvio di legislatura e con i margini a disposizione di questa maggioranza di centrodestra.

Che si tratti di un braccio di ferro con Berlusconi è un dato di fatto, al di là delle valutazioni ferme ma tutto sommato diplomatiche arrivate dalla leader FdI.

Quel che resta sul tavolo è che la partita di oggi si è chiusa centrando l'obiettivo che FdI si era prefissato, con un suo uomo, un esponente di spicco della storia della destra italiana, a seconda carica dello Stato.

 

Fonte Agi e varie agenzie

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