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Venerdì, 18 Ottobre 2024

Dal 20 novembre 2013 al 2 febbraio 2014 il Centro Culturale di Milano e Admira presentano, nella sede del CMC di via Zebedia 2 a Milano, la mostra LEWIS HINE. Costruire una nazione. Geografia umana e ideale.

La rassegna, curata da Enrica Viganò e ideata da Camillo Fornasieri, fa parte dell’iniziativa Autunno Americano del Comune di Milano e si svolge con la partecipazione e il Patrocinio del Consolato Americano di Milano e della American Chamber of Commerce in Italy, di Regione Lombardia e di IES Abroad, che realizzerà con i suoi studenti universitari americani a Milano le visite guidate in lingua inglese.

L’esposizione riunisce, per la prima volta a Milano, sessanta fotografie originali del padre della fotografia sociale, provenienti dalla Collezione Rosenblum di New York, che propongono i suoi cicli più conosciuti, dai famosi Operai dell’Empire State Building agli Immigrati di Ellis Island, dal Reportage di Pittsbourgh, al Lavoro minorile in Pennsylvania, North Carolina e Virginia.

Le immagini sono state raccolte da Walter Rosenblum il grande fotografo americano, allievo prediletto di Hine e protagonista di spicco della stagione della Photo League americana.

Elemento di pregio dell’intero progetto è il film L’America di Lewis Hine [60’], di Nina Rosenblum e Daniel Allentuck [Dedalus Production] che verrà proiettato - mercoledì 27 novembre, alle ore 21.00 - nella “Sala Sironi” del Palazzo dell’Informazione, dove si potrà ammirare il grande mosaico di Sironi del 1931 - anno in cui termina la costruzione dell’Empire State Building e di cui Hine fu il fotografo ufficiale, consegnandoci le immortali immagini dei Workers sospesi nell’aria.

Lewis Hine, nato nelle campagne del Wisconsin (per la precisione a Oshkosh, nel 1874), porta dentro di sé un senso di stupore e di rispetto per la grandezza della natura umana: un’umanità che ha dimostrato di saper sfidare le leggi della fisica, superare i limiti dello spazio, del tempo e della ragione, anche a costo di rinunce, fatica e sofferenza. Hine, insegnante e sociologo della Columbia University, abbracciò così la macchina fotografica per meglio rappresentare la grandezza umana dentro le condizioni sociali: la sua fotografia costruì una nazione. Una volta Hine confidò: “Se sapessi raccontare una storia con le parole non avrei bisogno di trascinarmi dietro una macchina fotografica”.

Le sue immagini di uomini volanti sui grattacieli in costruzione, il lavoro minorile e le vedute sterminate dei quartieri industriali divennero gli strumenti coi quali l’America moderna promosse le riforme sociali, e le nuove leggi nell’ambito del lavoro. Nel 1932, venne pubblicato il suo primo volume dal titolo Men at Work, ebbe subito un successo straordinario, fu il primo esempio di photo story; egli stesso definiva le sue immagini delle ‘foto-interpretazioni’ e le pubblicava come dei documenti umani... Correndo gli stessi rischi a cui erano sottoposti gli operai, per ottenere le angolature migliori si sistemava in uno speciale cesto, creato appositamente per lui, che dondolava a più di trecento metri di altezza dal suolo sopra la Fifth Avenue.

La rassegna si inserisce nel percorso che il CMC e Admira stanno portando avanti da 7 anni come approfondimento del linguaggio fotografico applicato a tematiche universali, appassionanti e controverse. Dopo la trilogia dedicata al rapporto tra l’uomo e la metropoli, nel 2012 si è concluso il ciclo di tre esposizioni incentrate sulla relazione tra l’uomo e l’ambiente. La mostra di Lewis Hine dà il via alla terza trilogia che affronta l’argomento de “L’uomo e il fare”.

L’appuntamento su Lewis Hine costituisce inoltre la prima tappa del progetto di sociologia urbana “Le metropoli del futuro, Milano New York” che metterà in luce le connessioni sociali, culturali e architettoniche del concept sul “divenire della città”. Il prof. Nicolò Leotta, docente di Sociologia Visuale e Turismo Urbano, terrà 3 workshop riservati agli studenti universitari di tutti gli atenei, in programma martedì 3, mercoledì 4 e giovedì 5 dicembre, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e con l’ITSOS “Albe Steiner“ Comunicazioni Multimediali di Milano; il workshop di giovedì 5 dicembre sarà aperto anche al pubblico.

Uno degli esiti del progetto, grazie agli studenti dell’ITSOS “Albe Steiner”, sarà un reportage sulla mostra fotografica, sulle lezioni multimediali, sui dibattiti tematici e sull’immagine descrittiva e concettuale.

LEWIS HINE

Insegnante di sociologia a New York presso la Ethical Culture School e fotografo della National Child Labor Commitee, fotografa operai e attività industriale nei complessi siderurgici di Pittsburgh. Durante la prima guerra mondiale, documentò l’opera di assistenza e soccorso della Croce Rossa in Europa. Nel 1930, gli fu commissionata la documentazione del processo di costruzione dell’Empire State Building. Hine fotografò tutta l’epopea della costruzione. Durante la grande depressione, H. lavorò nuovamente per la Croce Rossa fotografando l’opera di soccorso del Sud degli Stati Uniti colpiti dalla siccità e per il Tennessee Valley Authority (TVA), documentando la vita nelle montagne del Tennessee orientale. Lavorò anche come capo fotografo del Works Progress Administration’s (WPA) che studiò i cambiamenti nel settore industriale e gli effetti sull’occupazione. Hine fu anche eletto nel consiglio della facoltà della Ethical Culture Fieldston School. La Biblioteca del congresso conserva più di cinquemila fotografie di H. inclusi molti esempi dei suoi ritratti sul lavoro minorile e sulle attività assistenziale della Croce Rossa.

NINA ROSENBLUM

Nina Rosenblum è la più tenace e indipendente autrice di documentari del Nord America. Il padre, Walter Rosenblum, è stato uno dei più decorati fotografi di fama internazionale del secondo novecento, appartenente alla Photo League. La madre, Naomi Rosemblum, è la celebre autrice della più importante Storia della Fotografia pubblicata in 15 lingue (un mese fa l’edizione Cinese). Il film “The Photo League's New York” (2012) documenta il fenomeno divenuto di fama internazionale della comunità di fotografi che ritrasse la quotidianità della metropoli tra il 1936 e il 1955. In esso campeggiano le fotografie di Lewis Hine, maestro della fotografia sociale, al quale ha dedicato insieme a Daniel Allentuck il film “America and Lewis Hine” (60 m) Nell'ambito della fotografia, Nina Rosenblum ha documentato sia ambienti sia personaggi americani, come il Film Liberators in collaborazione con Denzel Washington conseguendo il premio miglior Film/documento dal Presidente degli Stati Uniti. Ha indagato con sensibilità figure femminili, da Frances McLaughlin Gill, apripista della fotografia di moda e prima donna fotografa della rivista "Vogue", a Kathryn Abbe, ritrattista della borghesia newyorkese

In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione promossa dalla FAO, la Fondazione Italiana Ricerca Osteoporosi e Malattie Muscoloscheletriche (FIROMMS onlus) e S.E. Madame Janine Tagliante Saracino, Ambasciatrice della Repubblica della Costa d’Avorio in Italia, Bulgaria, Croazia e Grecia, rappresentante permanente presso la FAO, presentano il progetto di cooperazione internazionale della FIROMMS in Costa D’Avorio: “Farmer Formation School – Mother and child / food security”, contro l’insicurezza alimentare della mamma e del bambino.

La mostra fotografica nasce dagli “scatti emozionali” raccolti dalla sensibilità della fotografa Barbara Gravelli, lungo la strada che conduce da Abidjan verso i siti agricoli di Azaguie e Benjaville, un viaggio alla scoperta di una popolazione rurale molto operosa, del loro bestiame, delle stalle, un incontro molto forte che resta impresso nei ricordi, i colori della terra, della povertà e i loro volti scuri consumati dalla fatica del lavoro. In un paese che faticosamente sta rimarginando le ferite di una recente guerra civile che ha tentato di spazzare via anche l’identità del paese distruggendo il museo di Abidjan. Motivo in più perché la mostra è stata accolta nel prestigioso Museo “L. Pigorini” grazie alla sensibilità del Direttore per un abbraccio di cooperazione culturale e di sostegno tra le due sponde del mediterraneo.
La Gravelli ha accompagnato la prima missione della FIROMMS in Costa D’Avorio. Esperta di comunicazione è impegnata da oltre 15 anni presso agenzie di sviluppo internazionale per la lotta contro la fame nel mondo. La mostra è stata curata dall’Arch. Francesca Chiara Gentile.
All’apertura della mostra fotografica sarà presentato il progetto dalla Presidente della FIROMMS Prof. Carlina V. Albanese e si alterneranno i vari relatori e partecipanti con musica dal vivo che suoneranno strumenti musicali tipici della Costa D’Avorio e lettura di brani della letteratura ivoriana. Alla vernissage parteciperanno esponenti del mondo ecclesiastico, istituzionale, imprenditoriale, artistico e della cooperazione internazionale.

La malnutrizione, una malattia prevedibile e curabile, colpisce quasi 200 milioni di bambini in tutto il mondo ed è la causa nascosta di almeno un terzo degli otto milioni di decessi dei bambini al di sotto dei 5 anni.

Il latte è un alimento di base per la nutrizione umana, indispensabile per la mamma durante l’allattamento e per il neonato. Durante la crescita costituisce una sorgente nutrizionale unica di calcio e proteine, per l’alimentazione del bambino. La malnutrizione e la carenza di latte sono causa di un difficile allattamento esponendo le donne e i bambini a gravi danni nella formazione scheletrica.

La FIROMMS onlus lo scorso anno ha svolto una prima missione in Costa D’Avorio per valutare le possibili sinergie da mettere in campo per contribuire a migliorare l’insicurezza alimentare della popolazione rurale. La Presidente Prof. Carlina Albanese, responsabile del Centro “Osteoporosi e diagnostica densitometrica” presso il Policlinico Umberto I, dell’Università Sapienza di Roma, ha presentato alle massime Autorità competenti del settore della Costa d’Avorio, il progetto di sostegno ai contadini ivoriani con l’obiettivo di “costruire una scuola zootecnica e agricola” in Costa d’Avorio che si propone quale modello didattico sperimentale in ambito agro-pastorale. Il progetto, replicabile in altri Paesi del bacino del Mediterraneo per la formazione continuativa dei contadini è reso possibile grazie alla cooperazione sinergica tra l’Università Sapienza di Roma, le Università Ivoriane e le imprese lattiero-casearie italiane ad altissima specializzazione nel settore.
Barbara Gravelli, nata e cresciuta a Roma durante i meravigliosi anni '70, figlia d'arte di genitori creativi (il padre lavorava nel cinema) e prima della famiglia ad aver approcciato – ed emozionato – il grande pubblico.

Da oltre 15 anni si occupa di comunicazione visiva, di fotografia e videografia, sia presso privati, agenzie pubblicitarie, che per organizzazioni internazionali quali agenzie specializzate delle Nazioni Unite (FAO, WFP e IFAD tra le altre).

 

Cresciuta in un ambiente povero e una famiglia umile, Barbara si sente sempre attratta dalla comunicazione visiva. Dopo aver studiato fotografia di moda, pubblicità e reportage, realizza documentari sulla vita quotidiana in Italia e nel mondo, con un occhio particolare alle situazioni più disagiate. In particolare, il suo quartiere natio, la Magliana, la aiuta a rimanere legata a tematiche sociali anche quando si esprime nella moda e pubblicità.

 

La strada è il suo stage preferito, la affascina e rimane da sempre uno tra i soggetti preferiti che ama catturare. Personaggi famosi, situazioni di tutti i giorni, luoghi e circostanze tra le più disparate sono protagoniste di un messaggio, in cui le immagini rapiscono e le parole quasi non si percepiscono.

 

Dai quartieri di Roma, si immerge nella mondanità, fotografando diversi personaggi di spicco nel panorama teatrale e musicale italiano. Collabora inoltre alla pianificazione e realizzazione di pubblicità, per, tra gli altri, Taodue, Publispei, FIROMMS e La Luisa.

Considera il suo lavoro come una missione: oltre ad essere impegnata nel sociale, fotografando situazioni particolari e collaborando con ONLUS ed ONG, vuole emozionare ed emozionarsi attraverso il suo sguardo, filtrato dall'obiettivo fotografico.

Quam

 

E’ stata prorogata fino al 29 settembre “Sarnari - Sull’amore”, l’omaggio di Franco Sarnari all’amore e alla donna. Oltre 3.000 visitatori alla mostra sui “Frammenti” di Franco Sarnari, un ciclo che comincia dai quadri “Sull’amore” degli anni ’60, in mostra, e si conclude con i più recenti “frammenti metafisici”, astrazione dei dettagli del corpo femminile. Le Quam, in via Mormino Penna a Scicli (sito UNESCO), hanno registrato, già dall’inaugurazione del 3 agosto ad oggi, un record di presenze, e con esso anche l’esaurimento di tutte le copie del catalogo, di cui sarà a disposizione, nei prossimi giorni, una ristampa in versione pregiata limitata.

La mostra ha ricevuto il plauso di migliaia di visitatori, molti venuti da tutta Italia per visitare Scicli e il suo fermento culturale, che hanno apprezzato la straordinaria contemporaneità delle opere di Franco Sarnari degli anni ’60. Per gli amanti dell’opera di Sarnari poi, la mostra è un’opportunità unica per ripercorrere 50 anni di lavoro, di un solo ciclo di opere, e vederne i cambiamenti nei vari decenni, dai colori ai tipi di pennello, dai tagli fotografici al processo di astrazione dalla figura. La cura del progetto è del figlio Antonio Sarnari, realizzato con il team di Tecnica Mista, Simona Padua per la cura grafica-editoriale e Martina Alecci per l’organizzazione amministrativa, che hanno inserito, nei grandi spazi di Quam, diversi contributi fotografici e video per vedere Sarnari al lavoro, un’ampia selezione di libri sull’autore in consultazione, bookshop ed eventi come la presentazione dei libri d’artista dello stesso autore. Lungo il percorso della mostra sono state inserite, inoltre, alcune tracce di antologia critica, tratte dall’antologia critica in catalogo, come testimonianza della passione d’importanti critici come Guido Giuffrè, Lorenza Trucchi, Marco Goldin, Vittorio Sgarbi, Fabrizio D’amico e altri.

Tecnica Mista, di Antonio Sarnari, è uno dei gruppi più attivi della Sicilia, per la progettazione e realizzazione di eventi culturali in Italia e all’estero; ricordiamo che l’autunno scorso ha presentato il Gruppo di Scicli a New York, e ha organizzato una mostra di Franco Sarnari a Washington, curata da David Gariff, critico e docente della National Gallery.

Questa mostra è “un segno d’amore”, spiega Antonio Sarnari, “un omaggio dell’artista a Scicli, città che ha scelto come propria dimora dal 1971, ma anche un omaggio di Scicli a Franco Sarnari”, che ha donato molte energie alla città in cui oggi, a ottant’anni, continua a vivere, con le passeggiate di ogni mattina sulla spiaggia di Sampieri e con il solito esemplare modo di scuotere la città, come riparare a proprie spese la panchina pubblica rotta, dove si è seduto la sera dell’inaugurazione della sua mostra.

 

Franco Sarnari, nato a Roma il 3.3.33, è uno dei più significativi pittori italiani del secondo Novecento. Schivo dei salotti romani degli anni Sessanta, si trasferisce in Sicilia, a Scicli, dove risiede da più di quarant’anni. È presente, tra le altre, nelle collezioni d’arte del Senato della Repubblica e del Museo Regionale di Sicilia. È stato invitato con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1988, e nuovamente nel 2011. Electa, Marsilio, Linea d’Ombra, Silvana Editoriale hanno curato edizioni monografiche, antologiche o dedicate ad alcuni cicli pittorici, di Franco Sarnari.

Sarnari Guccione

 

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