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Centro destra ormai spaccato : Giorgia Meloni si candida a sindaco di Roma. "Sono venuta ad annunciare dopo attenta e accurata riflessione - ha detto la leader di Fratelli d'Italia davanti al Pantheon - che ho deciso di correre per la carica di sindaco di Roma. Bisogna tornare all'orgoglio di essere romani: prima c'era l'orgoglio di essere cittadino romano, ora si pensa ai topi, a mafia capitale: sono spaventata che i cittadini non ci credano più.

La candidatura di Giorgia Meloni è ufficiale: « È una scelta d’amore. La posta in gioco è molto alta, si tratta di combattere il Governo Renzi e di restituire dignità a Roma», ha detto lei a piazza del Pantheon. Intanto la sua corsa continua a dividere Berlusconi e Salvini. Il leader della Lega ha scritto su twitter «sosterrò la Meloni. A Milano abbiamo Parisi, sostenuto da squadra forte e compatta, a Roma non c’erano le condizioni».

Anche se poi aggiunge: «Il nostro obiettivo è arrivare con Giorgia Meloni al ballottaggio, a quel punto, se il centrodestra vuole unirsi sarà unito e i romani ci daranno una mano». Ma Berlusconi, che pure stamattina in tv a Mattino 5 si lascia scappare una battuta rassegnata ormai alla candidatura di Giorgia “Sono vecchio e ormai con l’esperienza so benissimo che le donne fanno sempre quello che dicono loro”, insiste su Bertolaso che, ai microfoni della trasmissione Un giorno da pecora, replica: «Non mi ritiro, vado avanti come una ruspa

La frase sulla maternità di Meloni - ha detto Berlusconi - «è stata strumentalizzata in maniera meschina. Tra l’altro la signora Meloni sa benissimo, Giorgia, che sì, affronterà una campagna faticosa, ma che non ha nessuna, nessuna possibilità di diventare sindaco di Roma. Quindi anche questa cosa che non possa fare il sindaco è un altra cosa del teatrino della politica. Che disastro questa politica».

«Ho quasi la certezza che Guido Bertolaso vincerà al primo turno con la sua lista civica che sarà affiancata da quella di Forza Italia», dice il Cavaliere. Alla domanda se ci sarà un arretramento rispetto alla candidatura di Guido Bertolaso, Berlusconi ha replicato: «Assolutamente. Abbiamo messo mesi per convincere il dottor Bertolaso a mettere da parte i programmi che aveva, tra l’altro insieme a me, di costruzione di ospedali nei Paesi poveri e di dedicarsi alla sua città, che è la Capitale, che è in una situazione di degrado dopo anni di mal governo. Con tutti gli altri leader del centrodestra lo abbiamo convinto, lo abbiamo confermato con dichiarazioni pubbliche comuni, improvvisamente ci sono questi cambiamenti. Purtroppo devo prendere atto che c?è gente che cambia idea al cambiar della temperatura e dell’umidità».

Quanto a Salvini, Berlusconi ha affermato: «Penso che si sia fatto mal consigliare dai suoi, e si sia fatto trascinare in una logica di scontro locale. I leghisti di Roma sono tutti ex fascisti quindi hanno vecchie liti tra loro che sfociano tutti i giorni. Credo invece che avere un buon sindaco sia quello che interessa i romani. Quindi avendo trovato un fuoriclasse come Bertolaso, mi sembra assurdo cambiare ipotesi. Se qualcuno ha cambiato idea saranno i romani a trarre le conclusioni».

Giorgia Meloni  ha poi fatto un appello a Guido Bertolaso: "Il tuo curriculum è valore aggiunto, dacci una mano, vieni qui, lavoriamo ancora insieme. Bertolaso non è riuscito a tener compatta la coalizione e a scaldare il cuore dei romani. Dico a Bertolaso: non farti strumentalizzare, si può fare ancora insieme. Non mi interessa la leadership del centrodestra, mi interessano i romani. Voglio fare un appello a Salvini, a Berlusconi e a tutto il campo del centrodestra: aiutatemi a non lasciare Roma ai 5 stelle, vinciamo insieme, si può fare".

Bisogna tornare all'orgoglio di dire 'civis romanus sum', bisogna alzare la testa. Credo che una donna debba scegliere liberamente, nessun uomo può dire ad una donna cosa deve fare o non fare. Per questo ho scelto di scendere in campo anche se incinta. E Roma ha come simbolo una lupa che allatta due gemelli. Avrei preferito godermi i mesi più belli per una donna in un altro modo, ma ho sempre considerato che se non ci fosse stata un'opzione migliore la mia candidatura sarebbe stata in campo".

"Non ci sarà l'ombra di Alemanno, i romani sanno che non c'è nessun rapporto con Alemanno che sta fondando un nuovo movimento alternativo a FdI. Ci sarà discontinuità rispetto agli errori del passato", ha detto Giorgia Meloni.

A chi le chiede quale potrebbe essere un suo primo provvedimento, Meloni risponde: "Distribuire servizi sociali secondo anzianità di residenza, prima ai romani".

Il primo gruppo di aerei russi ha lasciato la base russa di Hmeimim in Siria. I velivoli, sottolinea il ministero della Difesa russo, effettueranno degli stop lungo la rotta da 5000 chilometri che li riporterà a casa sia per rifornirsi di carburante sia per controlli tecnici.

Cosi con una mossa a sorpresa, Vladimir Putin ha ordinato il ritiro della "maggior parte" delle forze russe dalla Siria, motivando la decisione con l'intento di facilitare i negoziati ripresi oggi a Ginevra tra governo e opposizioni e senza parlarne con i colleghi stranieri. Negoziati che l'inviato speciale dell'Onu, Staffan de Mistura, ha definito come "il momento della verità", mentre il cessate il fuoco è arrivato inaspettatamente al diciassettesimo giorno.

"Spero che il ritiro delle nostre truppe possa dare un impulso al processo di pace". Vladimir Putin sceglie il giorno della ripresa dei negoziati infrasiriani a Ginevra per annunciare al paese - e al mondo - 'missione compiuta' e dare così il via alla sua exit strategy dal ginepraio siriano, in barba a quanti predicevano uno scenario afghano per la prima avventura bellica della Russia al di fuori del cortile di casa sin dai tempi dell'ex Unione Sovietica. Ma, trattandosi di Putin, 'cautela' è la parola d'ordine che serpeggia a Mosca a poche ore dall'annuncio: il rischio, secondo diversi osservatori, è che il leader del Cremlino stia tentando l'ennesimo 'rilancio'.

"Ora la Russia deve intensificare la sua partecipazione ai negoziati infrasiriani", ha detto d'altra parte Putin al suo ministro degli Esteri Serghei Lavrov. Traduzione: lo spazio politico è stato assicurato, largo alla diplomazia. Il Cremlino, non ha caso, ha fatto sapere che Assad si è detto "pronto" a dare inizio al "processo politico" all'interno del paese quanto prima. Il suo futuro, ha sottolineato il Cremlino, non è stato ovviamente al centro della telefonata tra il presidente siriano e quello russo, come da prassi. La Siria che verrà è affare dei siriani, vanno ripetendo i russi da mesi. Ora la palla passa agli 'sherpa' a Ginevra. I militari russi, nel mentre, controlleranno che la tregua sia rispettata. E poi si vedrà

La Russia tuttavia continuerà i raid aerei conto obiettivi terroristici in Siria, ha detto il vice ministro della Difesa Nikolai Pankov, citato dalla Tass. "E' ancora presto per parlare di vittoria sul terrorismo", ha dichiarato. "Le forze aeree russe dislocate nella base siriana - ha spiegato Pankov - hanno il compito di continuare a bombardare le infrastrutture dei terroristi".

Insomma, se il grosso delle truppe di Mosca sta facendo rientro a casa, il contingente militare che resta in Siria - protetto dall'avanzato sistema antimissilistico S-400 - continuerà a dare filo da torcere ai jihadisti, per quanto il numero delle sortite è destinato a calare vertiginosamente. "Certi risultati positivi sono stati raggiunti", ha detto ancora Pankov. "E' emersa una concreta opportunità di porre fine al conflitto e alla violenza, ma è troppo presto per parlare di vittoria sul terrorismo". Il vice ministro ha poi ricordato che dal cessate-il-fuoco sono escluse le sigle terroristiche riconosciute dall'Onu come "Jabhat an-Nusra, Isis o altre".

"Chiediamo il ritiro di tutte le truppe straniere dalla Siria, non solo quelle russe", ha detto oggi a Ginevra Salim al Muslet, dell'Alto comitato per i negoziati (Hnc) delle opposizioni in una dichiarazione trasmessa in diretta dalla televisione panaraba Al Jazira. Quanto all'annuncio del presidente russo Vladimir Putin sul ritiro delle sue truppe, Al Muslet ha detto: "Sentire un annuncio è una cosa, vederlo applicato sul terreno è un altro. Sarà uno sviluppo positivo se Putin è serio nel volerlo applicare".

Si è aggravato il bilancio dell'attentato compiuto domenica con un'autobomba nel pieno centro di Ankara: è di almeno 37 morti, tra cui almeno 2 kamikaze. I feriti sono 125, di cui 19 gravi. Una dei due kamikaze è l'ex studentessa universitaria turca Seher Cagla Demir, che si sarebbe unita al Pkk curdo nel 2013. E' quanto scrive il quotidiano Sozcu, citando fonti vicine alle indagini.

Oggi ad Ankara i funerali di 10 delle almeno 37 vittime dell'attacco. Lo riferisce la Cnn Turk. La cerimonia funebre si svolge al cimitero di Karsikaya, il più grande della città.

Papa Francesco ha inviato un messaggio di cordoglio, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, al presidente turco Recep Tayyip Erdogan per le vittime dell'attentato terroristico avvenuto ieri pomeriggio ad Ankara.

Francesco si dice "profondamente addolorato" per la "tragica perdita di vita umane" e prega per le vittime e per i loro familiari come pure per il recupero di chi è rimasto ferito "in questo atroce atto di violenza".

L'autobomba è stata fatta esplodere contro un bus, nei pressi di una fermata molto trafficata dove erano parcheggiati diversi altri mezzi, che hanno preso fuoco o sono stati danneggiati. L'attacco è avvenuto in una zona centralissima della capitale turca, tra il parco Guven e la piazza di Kizilay, a poca distanza anche da due fermate della metro.

Le autorità turche sospettano che dietro l'attacco ci sia il terrorismo di matrice curda. L'autobomba del mese scorso sempre ad Ankara era stata attribuita dal governo al Pkk e ai curdi siriani del Pyd ma rivendicata dagli estremisti curdi del Tak.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha espresso con un comunicato la sua condanna per l'attacco compiuto stasera ad Ankara. "A seguito dell'instabilità nella regione, negli ultimi anni la Turchia è stata oggetto di attacchi terroristici", scrive Erdogan, senza indicare alcuna organizzazione specifica. Di fronte ad azioni che "minacciano l'integrità del nostro Paese", continua la nota, "proseguiremo la lotta al terrorismo con ancor più determinazione".

L'autorità radiotelevisiva turca ha imposto un divieto temporaneo di pubblicazione delle immagini relative all'esplosione di stasera nel centro di Ankara. Lo riferisce l'agenzia statale Anadolu. La misura è ricorrente in Turchia in caso di attacchi terroristici

Intanto, l'aviazione turca ha compiuto nella notte tra domenica e lunedì nuovi raid contro postazioni del Pkk curdo nelle montagne del nord Iraq di Qandil e Gara. Lo riferisce l'esercito turco, precisando che nell'operazione sono stati impegnati 9 caccia F-16 e 2 F-4 2020. Secondo le prime indiscrezioni, le indagini sull'autobomba di domenica seguono proprio la pista del terrorismo del Pkk. Nei mesi scorsi, la Turchia ha compiuto diversi raid aerei contro le roccaforti dei ribelli curdi in Iraq.

"Non vedo alcun nesso tra l'attentato ad Ankara e l'intesa sulla migrazione", tra UE e Turchia. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, arrivando al Consiglio esteri a Bruxelles.

"I terroristi devono sapere che per quanto sanguinoso sarà il loro odio non riusciranno a piegarci e scuoterci, ovunque essi colpiscano". Così il presidente del consiglio Matteo Renzi commenta gli attentati ad Ankara e in Costa d'Avorio. "La risposta e la condanna della comunità internazionale sarà ferma, unanime, risoluta".

Almeno un francese è stato ucciso nel "vile attentato" a Grand-Bassam, in Costa d'Avorio. Lo ha annunciato il presidente Francois Hollande, parlando di "una decina di civili" uccisi insieme con "diversi membri delle forze di sicurezza". "La Francia assicura sostegno logistico e informazioni alla Costa d'Avorio per trovare gli aggressori - ha detto Hollande - continuerà e intensificherà la cooperazione con i suoi partner nella lotta al terrorismo".

Cosi al grido 'Allah Akbar', un commando formato da almeno dieci terroristi armati fino ai denti ha aperto il fuoco con armi automatiche in tre lussuosi hotel su una spiaggia di Grand-Bassam, in Costa d'Avorio. Il bilancio è pesante: 14 civili e due soldati uccisi, ha detto il presidente ivoriano Alassane Ouattara, che si è recato sul posto. Fonti di polizia hanno riferito che tra le vittime ci sono anche quattro europei, almeno uno dei quali, ha riferito il presidente Francois Hollande, è francese. In serata è poi arrivata la rivendicazione di al Qaida. "Tre hotel sono stati attaccati da uomini armati a Grand Bassam. Le forze di sicurezza sono intervenute immediatamente e sono riuscite a neutralizzare sei terroristi", ha ricostruito il ministro dell'Interno ivoriano Hamed Bakayoko.

Allo stesso tempo, un portavoce governativo, Bruno Kono, ha affermato che altri cinque sono riusciti a fuggire. Subito è scattata la caccia all'uomo. La spiaggia è stata evacuata, mentre sul posto sono arrivati, oltre a numerose ambulanze, anche dei soldati francesi di stanza in Costa d'Avorio, che è un'ex colonia francese. Alcuni testimoni citati da fonti di stampa hanno affermato che i terroristi sono arrivati dal mare, in barca. "Erano pesantemente armati e indossavano il passamontagna per nascondere il volto", ha raccontato uno di loro.

Altri hanno riferito che erano armati di fucili kalashnikov. Un altro testimone ha detto che i terroristi parlavano arabo. Hanno costretto anche due ragazzini ad inginocchiarsi e pregare, e poi ne hanno ucciso uno dei due. Online sono poi state postate numerose foto che mostravano diversi corpi insanguinati riversi sulla sabbia, tra le palme, vicino al mare. E anche dei video in cui si possono vedere numerosi turisti che fuggono dalla spiaggia verso gli alberghi; delle foto di un gilè di tipo militare e delle bombe a mano, e anche alcuni caricatori ricurvi per fucile mitragliatore, presumibilmente abbandonati dai terroristi.

Quattro italiani sono scampati all'attacco terroristico avvenuto ieri in Costa D'Avorio nel quale sono morte 16 persone. Erano a pochi metri di distanza, hanno visto l'accaduto e sono riusciti a mettersi in salvo. "Non puoi spiegarti, capire, come sia possibile sparare all'impazzata su donne e bambini - ha raccontato uno dei quattro, Amedeo Roccio, sul suo profilo Facebook - che giocano con la sabbia. Uomini, nel nome di un Dio che se è tale non chiederebbe tali sacrifici aberranti. Noi oggi ringraziamo il Signore che ha voluto salvarci la vita e non possiamo che unirci al dolore delle persone che hanno perso barbaramente i loro cari senza un perché". I quattro sono di Montaquila Isernia e si trovavano da qualche tempo in Costa D'Avorio per lavoro.

 

Allarme dell'UE sui migranti. "La crisi umanitaria raggiunge il suo culmine in Grecia. Gli Stati membri accettino con urgenza i ricollocamenti. E' il momento di attuare", così il commissario europeo Dimitris Avramopoulos su Twitter.

Intanto ora che la chiusura della rotta dei Balcani è un dato di fatto, l'Italia è più preoccupata per quello che a settimane potrebbe arrivare sulle coste della Puglia. Con la primavera ed il ritorno della buona stagione, il rischio è infatti duplice: da un lato la riattivazione della via adriatica, dall'Albania; dall'altro una ripresa massiccia di sbarchi nel Mediterraneo centrale, dalla Libia verso Lampedusa e le coste della Sicilia.

Circa 15 mila migranti bloccati da settimane al campo di Idomeni frontiera con la Fyrom, in condizioni sempre più insostenibili.

Le loro condizioni sono estremamente precarie, con freddo, pioggia, fango, assenza di servizi igienico

Molti, bambini e ragazzi in particolare, hanno bisogno di assistenza medica. Nessuno sa quale sarà la loro sorte, e una indicazione non emergerà prima del prossimo vertice U.E in programma il 17-18 marzo a Bruxelles

Le immagini raccontano una situazione tragica, con famiglie, donne e bambini ammassati in giacigli di fortuna, senz'acqua né cibo. E alcune istantanee, così simili a quelle viste sui libri di storia, riportano alla mente quel buio passato di metà Novecento fatti di campi di concentramento e sterminio nel cuore dell'Europa.

La tensione è altissima, scontri si susseguono ogni giorno tra immigrati e forze di polizia e in molti sperano in un intervento dell'Europa. Tanto che il nome più invocato è quello della cancelliera tedesca Angela Merkel. «Mamma Merkel! Mamma Merkel!», hanno gridato alcuni profughi organizzando una sorta di sit in spontaneo sventolando una bandiera della Germania, meta dei sogni preferita per moltissimi disperati.

E intanto non si fermano gli arrivi di nuovi barconi e gommoni provenienti dalla Turchia, mentre la Croazia ha cominciato a rimandare i profughi in Grecia e si è allineata con Austria, Slovenia, Serbia e Macedonia, dove si potrà entrare solo con documenti di viaggio validi o la richiesta di asilo. Ma l'accordo tra UE e Turchia, di cui sono in fase di definizione i dettagli, ha "lo scopo di fermare la migrazione irregolare e garantirne una regolare", ha detto il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu.

La Turchia, ha proseguito, è pronta a costruire nuovi centri di accoglienza temporanei per i migranti economici che verranno rimandati indietro dall'Europa, secondo gli accordi di riammissione.

Una ventina di poliziotti di frontiera italiani saranno in Albania, dal 15 marzo, per rafforzare le frontiere del Paese. L'invio avviene su richiesta delle autorità di Tirana, nel quadro di un rafforzamento della cooperazione tra Italia e Albania per affrontare la questione della prevenzione del fenomeno migratorio e della sua gestione, in caso di arrivo di flussi, dopo la chiusura della rotta dei Balcani. Sarà Tirana a decidere su quali confini dispiegare i poliziotti italiani. Si apprende da fonti a Bruxelles.

Un piano dettagliato per aggredire la crescente minaccia dello Stato islamico in Libia, insieme agli alleati Italia, Francia e Regno Unito.

 

Il Pentagono lo ha messo sul tavolo dello Studio Ovale presentando a Barack Obama una serie di opzioni a partire da quella che prevede un fuoco di fila di bombardamenti aerei. "L'obiettivo dei possibili raid - spiega il New York Times - sono campi di addestramento, centri di comando, depositi di munizioni e altri siti in cui si raggruppano i militanti dello Stato islamico". Nel mirino ci sono una quarantina di target dislocati in quattro aree diverse del Paese nordafricano

 

Matteo Renzi, per il momento, resta a guardare dalla finestra. "La formazione di un governo in Libia è una priorità per i popoli della Libia - ha spiegato il premier dopo il vertice con Francois Hollande a Venezia - nonostante le difficoltà che ancora oggi si sono manifestate, la comunità internazionale farà di tutto perchè il governo possa ottenere la fiducia e iniziare a lavorare il prima possibile a Tripoli.

 

I libici per primi devono sapere che il tempo a loro disposizione non è infinito". E, commentando gli ultimi sviluppi nel paese africano e i raid condotti dagli Stati Uniti, il premier invita ad avere "una visione di lungo periodo della Libia, che è il punto di approdo di molte tensioni in tutta l'Africa subsahariana

 

E questi sono i temi che hanno affrontato i due leader dopo il vertice a Venezia e riportano le agenzie stampa : In Libia bisogna "agire": la minaccia dell'Isis incombe, come hanno dimostrato anche gli attacchi di ieri al confine con la Tunisia, e bisogna evitare il "caos che alimenta solo il terrorismo. Deve agire l'Europa, devono agire i nostri paesi". Francois Hollande aspetta una domanda dei giornalisti, al termine della conferenza stampa con il premier Matteo Renzi per affrontare il dossier più spinoso.

 

Ma lascia capire, al di là delle parole, tutta l'urgenza e la determinazione nell'affrontare la questione e sottolinea che, forse, sulla Libia ci sono state "troppe aspettative e fatte poche pressioni". Perché se la linea rossa, anche per Parigi, rimane quella della formazione di un governo di unità nazionale che possa chiedere sostegno alla comunità internazionale, quell'esecutivo rimane ancora una chimera è di oggi l'ulteriore nulla di fatto al parlamento di Tobruk per il nuovo governo. Renzi lo ribadisce. E' nell'interesse di tutti, ma ancor prima del "popolo libico" la formazione del governo.

Quella che "ci aspettavamo, ci avevamo scommesso", dice ai giornalisti che gli chiedono un commento alla lettera Ue arrivata a 5 paesi tra cui anche Francia e Italia sugli "eccessivi squilibri". "Consideriamo un valore lo stimolo costante a fare sempre meglio in termine di riduzione del debito" ma il "lavoro che abbiamo fatto è straordinario" e "sono finiti i tempi in cui l'Italia doveva fare i compiti". Anche se - aggiunge - "c'è ancora molto da fare, tante riforme da portare avanti con determinazione". Renzi torna quindi anche a rilanciare il concetto di "flessibilità", che non è il contrario delle "regole ma il contrario della chiusura tecnocratica". E trova l'amico Francois a fargli da sponda nel sostenere un strategia pro-crescita e lavoro a Bruxelles.

I due non si sottraggono neanche a chi chiede loro come vedrebbero le integrazioni tra aziende, a cominciare dai rumors rimbalzati in giornata di un possibile avvicinamento Orange-Telecom Italia. "L'Italia è lieta di accogliere tutti gli imprenditori che vogliono investire nel futuro del paese, così come siamo orgogliosi dei nostri che vanno all'estero. E' finito il tempo degli amici degli amici, dei salotti buoni della finanza, si apre una pagina nuova, lasciamo che a parlare sia il mercato". "L'idea è avere campioni a livello europeo in particolari in settori del futuro come le rinnovabili, ma anche i settori navali, forse la difesa, e perché no le Tlc", gli fa eco Hollande lasciando aperta la porta.

Ma "i libici per primi devono sapere che il tempo a loro disposizione non è infinito". Il premier, nel giorno in cui il Nyt parla di piani del Pentagono per raid con target precisi in collaborazione con gli alleati europei, osserva: "Direi che più di scoop di giornali si parla di realtà. Non più tardi di 15 giorni fa c'è stato un intervento contro un gruppo di adepti di Daesh, vicini agli attentati del Bardo, di cui eravamo informati". Il premier parla di emergenza Libia ma anche di Tunisia, così come fa Hollande.

Entrambi non nascondo quanto anche l'unico esperimento riuscito della primavera araba sia "esposto" e rappresenti un'altra "priorità" assoluta. Ma la parola intervento non viene mai pronunciata. E la prudenza domina anche nelle dichiarazioni. Hollande fa le condoglianze all'Italia per i due tecnici della Bonatti.

E parla di "dramma" terrorismo, anche ricordando la strage di Parigi di novembre scorso che tiene banco in laguna. Il 33esimo vertice Italia-Francia è stato dedicato a Valeria Solesin, la ricercatrice veneziana uccisa al Bataclan. Renzi e Hollande ne parlano a lungo, annunciano la creazione di borse di studio congiunte e incontrano i genitori della ragazza, che insieme a quelli del suo fidanzato (che non ha voluto lasciare Parigi) li hanno raggiunti a Palazzo dei Dogi. La Libia, l'Isis, il terrorismo - come era atteso - hanno monopolizzato l'attenzione. Ma l'incontro di oggi è stato ricco anche di dossier bilaterali.

Con in cima all'agenda un protocollo, quello sulla Tav, che di fatto consente l'avvio dei lavori della Torino-Lione. Hollande scherza con Renzi: dopo 20 anni ci siamo riusciti anche se non so se "io vedrò l'inaugurazione, ma tu Matteo sì, sei più giovane di me...". E qualche battuta scivola anche quando il premier parla del vertice di ieri notte sui migranti a Bruxelles: "Lungo, è stato lungo, un po' troppo lungo...", dice prima di passare alla risposta successiva.

Intanto Un piano dettagliato per aggredire la crescente minaccia dell'Isis in Libia, insieme agli alleati Italia, Francia e Regno Unito: è quello che il Pentagono ha presentato alla Casa Bianca, mettendo sul tavolo dello Studio Ovale una serie di opzioni, a partire da quella che prevede un fuoco di fila di bombardamenti aerei. L'obiettivo dei possibili raid - spiega il New York Times - sono campi di addestramento, centri di comando, depositi di munizioni e altri siti in cui si raggruppano i militanti dello Stato islamico: fino a 30-40 'target' in quattro aree del Paese nordafricano, per aprire la strada alle milizie libiche sostenute dall'Occidente che dovranno combattere sul campo contro le forze jihadiste.

Il Nyt sottolinea come il nuovo dettagliato piano del Pentagono sia il frutto della presenza in Libia negli ultimi mesi di forze speciali americane, britanniche, francesi "e possibilmente anche italiane". Una presenza che ha permesso di raccogliere molte informazioni di intelligence e quindi di individuare con maggior precisione gli obiettivi da colpire. E che forse ha permesso anche di contattare e 'addestrare' alcune milizie libiche filo-ocidentali. Il generale David Rodriguez, comandante delle forze Usa in Africa, avverte comunque che per raggiungere una stabilita' di lungo termine in Libia ci vorranno almeno dieci anni. Intanto Francia ed Egitto hanno avviato la campagna di esercitazioni militari congiunte nel Mediterraneo con il supporto della portaerei Charles de Gaulle e sei navi d'appoggio. Le esercitazioni - denominate operazione 'Ramses 2016' - si svolgono al largo delle coste di Alessandria d'Egitto e nello spazio aereo controllato dal Cairo. Dureranno diversi giorni.

Sta ora a Barack Obama decidere quando dare il via libera al piano, messo a punto dal Pentagon's Africa Command e dal Joint Special Operations Command. Piano sottoposto al presidente americano dal segretario alla Difesa Ash Carter già qualche settimana fa. Ma al momento alla Casa Bianca sembra prevalere la prudenza, così come predica anche il Dipartimento di stato guidato da John Kerry.

Troppe ancora le incognite presenti per avviare un'offensiva militare con una potenza di fuoco cosi' massiccia. Innanzitutto una situazione della Libia che resta molto instabile, con l'impossibilita' finora di dare seguito concreto agli accordi sul nuovo governo di unita' nazionale. L'ultima battuta d'arresto nelle ultime ore, con il voto di fiducia sul nuovo esecutivo guidato dal premier designato Fayez al Sarraja saltato per la mancanza del numero legale al Parlamento di Tobruk. Anche Obama e' convinto che sia l'insediamento del governo di unita' nazionale il primo obiettivo da raggiungere, per far si' che il piano del Pentagono si riveli il piu' efficace possibile. Perche' un'offensiva dal cielo, se non coordinata in maniera adeguata, rischia di far saltare tutti gli sforzi delle Nazioni Unite per mettere insieme le varie fazioni libiche.

C'e' dunque un percorso diplomatico ancora da percorrere e da portare a termine. Nel frattempo gli Stati Uniti non intendono rinunciare alla forza quando, in base alla informazioni di intelligence raccolte, si valuti la presenza di una minaccia immediata per la sicurezza degli Stati Uniti o dei suoi alleati. Avanti, dunque, con i raid aerei mirati con droni e caccia militari, come quello di alcuni giorni fa sul campo di addestramento dell'Isis nell'area di Sabrata, nel quale e' rimasto ucciso Noureddine Chouchane, considerato la mente degli attacchi del museo del Bardo a Tunisi e della spiaggia di Sousse, sempre in Tunisia. O quello di novembre scorso che a Derna ha portato all'uccisione del leader dello stato islamico, Abu Nabil, il 'boia' dei copti egiziani sgozzati su una spiaggia.

 

 

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