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Sabato 27 gennaio 2018 presso il suggestivo locale CASANOVA Live Music  si è svolto con grande successo il concerto del noto musicista Massimo Luca, che grazie al notevole bagaglio artistico di una policroma carriera intrapresa negli anni ’60, ha iniziato la sua performance raccontando al pubblico alcuni aneddoti, con la semplicità e la simpatia che appartengono solo ai grandi professionisti.

L’ambiente creato al CASANOVA da Carlo Di Filippo, musicista e storico fonico del famoso gruppo “Banco del Mutuo Soccorso” e da diversi anni titolare del frequentatissimo locale romano, non lascia dubbi circa la profonda passione per la musica che lo accompagna da sempre, un sentimento pervasivo. Sulle pareti del locale vi sono quadri con incorniciati singolari strumenti musicali di vario genere e spartiti originali, pezzi rari, da conservare con cura, poiché ognuno di essi racconta una storia. I sottofondi musicali, scelti con attenzione, creano un’atmosfera avvolgente ed aggregante al tempo stesso. Fra gli appuntamenti in calendario, ogni venerdì “JazzAmo”, una manifestazione che ospita i nomi più prestigiosi del Jazz italiano.

Al CASANOVA, che si trova a Roma in Via Val Senio, 22 (zona Conca d’Oro),  il binomio “arte ed intrattenimento” risulta essere la formula vincente e il sold out di sabato sera, come quelli di ogni evento musicale organizzato sotto la direzione artistica del regista Alfonso Stagno, ne sono la prova.

Durante il concerto di sabato sera, Massimo Luca ha piacevolmente intrattenuto il pubblico sulle note di pezzi di successo ed anche meno conosciuti dell’indimenticabile cantautore Lucio Battisti, con il quale ha a lungo collaborato, ripercorrendo una pagina estremamente interessante della musica italiana, in uno dei sui periodi migliori. Appena ventunenne, negli anni ’70 egli era il suo chitarrista acustico; trovarsi in studio di registrazione con un artista così affermato significava essere indiscutibilmente un “numero uno”.  Nella memoria collettiva il duetto Mina - Battisti nel corso del programma televisivo del sabato sera datato 1972  “Teatro 10”, che spesso la Rai manda in onda come filmato di repertorio; Massimo era lì, con il suo amico Gianni dall’Aglio alla batteria ed altri musicisti in un momento che ha fatto storia per l’eccezionalità dell’incontro di due icone della nostra musica.

Quando parla dei suoi inizi, Massimo ama ricordare come avvenivano gli ingaggi alla fine degli anni ’50. Nel mondo della musica allora esisteva il lavoro a chiamata; a Milano nella Galleria del Corso  una sorta di “capogruppo della musica” organizzava le sessioni. I ragazzi, seguendo un ordine predisposto, si facevamo avanti, a seconda delle richieste, e alla fine tutti tornavano a casa con un più o meno prossimo impegno artistico. La sua carriera di musicista professionista ha preso il via negli anni ’60, periodo in cui egli, come la maggior parte dei coetanei, provava una grande ammirazione verso il complesso che ha segnato un’epoca:  i “Beatles”. Quindi, Massimo, a soli sedici anni, suonava con notevole disinvoltura presso i vari locali milanesi  le cover del vasto repertorio del famoso quartetto di Liverpool, accrescendo sempre più la sua popolarità.

 Finchè un giorno nella sua abitazione non arrivò la telefonata di Lucio Battisti, che prese sua madre. Massimo, incredulo, pensò subito ad uno scherzo, ma quando dall’altra parte della cornetta sentì la voce del cantautore, rimase senza parole… Quindi, si incontrarono e nacque un sodalizio professionale molto appagante. Tuttavia il musicista, nonostante il successo, rimase sempre con i piedi per terra, mantenendo la giusta razionalità, che lo ha tenuto al riparo da ogni forma di egocentrismo e dalle fragilità proprie degli artisti. In quegli anni egli ha collaborato a quattro album di Battisti, nella  sua, forse, più fiorente forma artistica e sono: “Umanamente uomo: il sogno”, con il bellissimo brano “I giardini di marzo”, “Il mio canto libero”, “Il nostro caro angelo”, con la famosa “Collina dei ciliegi” ed “Anima latina”, in cui il cantautore reatino intraprese una certa metamorfosi espressiva, inizialmente non troppo compresa dal grande pubblico.

Sempre in quel periodo Massimo Luca è stato il chitarrista acustico di tutti i grandi nomi del panorama musicale, per citarne alcuni: Fabrizio De Andrè, Paolo Conte, Zucchero, Lucio Dalla, Fabio Concato, Bruno Lauzi, Francesco Guccini, ma la lista è lunghissima. Pertanto, ha vissuto compiutamente, accanto ai migliori cantautori, un’epoca che rappresenta, secondo molti, il “Rinascimento della musica italiana”. Numerose le sue collaborazioni con artisti internazionali, come: Quincy Jones, Toots Thielemans, Tony Sheridan, Albert Lee, Phil Ramone, Jorma Kaukonen, Barney Kessel etc. )

A partire dagli anni ’80 in poi Massimo Luca è stato anche produttore discografico e in quel periodo ha  scoperto alcuni artisti, destinati poi al successo. Fra essi Biagio Antonacci, al quale dava  suggerimenti e correggeva i brani e che nel 1987 ottenne il suo primo successo al Festival di Sanremo. Successivamente conobbe Francesca Alotta, la quale ha cantato sue canzoni d’impronta battistiana. Scrivere canzoni sullo stile di Battisti gli fece venire un’idea, che però si concretizzò solo quando conobbe  Gianluca Grignani, per il quale produsse il bellissimo brano “Destinazione Paradiso”. Durante il suo concerto al CASANOVA l’artista ha splendidamente interpretato, fra gli altri, anche questo successo di Grignani.

La serata si è conclusa con un lungo applauso da parte di un pubblico costituito da persone di tutte le fasce d’età e ciò la dice lunga circa la qualità e l’impatto emotivo di un certo modo di fare buona musica, che al CASANOVA Live Music di Carlo Di Filippo, grande professionista e  competente di musica,  trova immancabilmente la sua massima espressione.

Sabato 27 gennaio al Museo di Roma a Palazzo Braschi i nuovi talenti di “Fabbrica YAP II edizione 2018/2019” del Teatro dell’Opera di Roma si esibiranno nel primo appuntamento di OPERA IN MOSTRA: un programma di sette concerti con celebri arie da opere di Verdi, Leoncavallo, Mascagni e autori francesi, abbinati ad altrettante visite guidate alla mostra “Artisti all’Opera. Il Teatro dell’Opera di Roma sulla frontiera dell’arte. Da Picasso a Kentridge (1880-2017) che, in corso presso il Museo fino all’11 marzo, sta registrando un notevole successo di pubblico.

L’iniziativa, in calendario ogni settimana fino al 9 marzo, è promossa da Roma CapitaleAssessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.

L’evento, con ingresso previo acquisto del biglietto d’ingresso alla mostra, avrà inizio alle ore 17.30 con la visita guidata all’esposizione a cura di Francesco Reggiani (responsabile Archivio storico del Teatro dell’Opera di Roma), cui seguirà alle ore 18.15 il concerto di “Fabrica” nel Salone d’Onore.

Il programma del primo appuntamento propone un concerto con famose arie dalle opere Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni ePagliacci di Ruggero Leoncavallo. Si esibiranno: il baritono Andrii Ganchuk nel “Prologo” da Pagliacci; il mezzosoprano Irida Dragoti in “Voi lo sapete o mamma” da Cavalleria Rusticana: il tenore Murat Can Guvem nella “Serenata di Arlecchino” da Pagliacci. Pianista: Susanna Piermartiri.

Il calendario degli altri appuntamenti, tutti con inizio alle ore 17.30Rigoletto, venerdì 2 e 9 febbraio; Tutto Verdi, sabato 17 febbraio; Vive La France, sabato 24 febbraio; Tutto Verdi venerdì 2 marzo; Cavalleria Rusticana e Pagliacci, venerdì 9 marzo.

Con le esibizioni dei talenti di “Fabbrica YAP II edizione 2018/2019” prende vita così un’altra iniziativa che avvicina il Teatro dell’Opera alla città, con l’obiettivo di favorire la trasmissione di sapere e la promozione di nuovi talenti italiani e stranieri, e dare loro la possibilità di inserirsi nel campo dell’opera lirica.

L’esposizione celebra il rapporto del Teatro dell’Opera con i più grandi artisti del novecento: il teatro come universo di artisti: musicisti, compositori, registi, pittori e artisti figurativi, costumisti, stilisti. Il Teatro dell’Opera di Roma si racconta attraverso l’infinita bellezza dei suoi allestimenti, figli del lavoro intrecciato di alcune tra le più grandi figure dell’arte del Novecento: da Pablo Picasso a Renato Guttuso, daGiorgio De Chirico ad Afro, da Alberto Burri a Giacomo Manzù, da Mario Ceroli ad Arnaldo Pomodoro fino ad arrivare a William Kentridge.

La mostra è promossa da Roma CapitaleAssessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dallaFondazione Teatro dell’Opera di Roma in collaborazione con la Fondazione Cineteca di Bologna. Si ringrazia l’Istituto Luce e la collaborazione di SIAE.

La mostra è a cura di Gian Luca Farinelli con Antonio Bigini e Rosaria Gioia, con la curatela storico-scientifica di Francesco Reggiani e Alessandra Malusardi dell’Archivio Storico e la collaborazione di Anna Biagiotti della Sartoria della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma.

Organizzazione Zètema Progetto Cultura. Catalogo Electa.

È raccontata la storia di un Teatro, l’Opera di Roma, che ha sempre camminato sul filo rosso di un rapporto cercato e trovato con l’arte figurativa, portando quindi alla vista dello spettatore scene e costumi nati dal genio di grandi artisti, così come piccoli capolavori inusuali, bozzetti, figurini (ovvero i disegni dei singoli personaggi), maquette (i modellini delle scenografie), fino a pezzi di inestimabile valore, come il sipario lungo 15 metri dipinto da De Chirico per un Otello rossiniano.

E' ufficiale: Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino faranno parte con Claudio Baglioni della squadra del Festival di Sanremo 2018, dal 6 al 10 febbraio su Rai1. Il 'capitano' Baglioni, la showgirl e l'attore sono al photocall ufficiale del festival, davanti all'ingresso del Casinò di Sanremo - sotto una pioggia scrosciante - dove si terrà a breve la conferenza stampa ufficiale dell'evento.

"Che emozione. Posso dire che sono davvero davvero davvero gasatissima". Sono le prime parole di Michelle Hunziker, alla conferenza stampa in corso al Casinò di Sanremo, chiamata da Claudio Baglioni al suo fianco per il prossimo Festival. "Ho scoperto di fare il festival prima attraverso i giornali e poi è arrivata la chiamata di Claudio. Sarà un'esperienza meravigliosa. Siamo tutti fan di Baglioni che ha portato tanto alla musica italiana. Lo conoscevo da bambina in Svizzera, conoscevo lui e Pippo Baudo. Mi sento veramente tranquilla, a livello musicale è il numero 1. Non vedo l'ora". 

Come sempre scattano le indiscrezioni sui compensi che percepiranno i tre conduttori. Secondo quanto riporta ilCorriere, Baglioni porterà a casa circa 600mila euro. Ridotto invece il compenso di Michelle Hunziker dopo l'esperienza sanremese con Pippo Baudo in cui incassò un milione. Questa volta percepirà "solo" 400mila euro che resta comunque una bella cifra. E Favino? Per l'attore, definito il "Banderas italiano" ci sarà un compenso di 300mila euro. Il budget complessivo per il Festival resta immutato rispetto allo scorso anno e ammonta a circa 16 milioni di Euro..

Almeno 25 sono già stati incassati con la pubblicità e in viale Mazzini sperano di sfondare il muro dei 26 milioni incassati nella scorsa edizione, l'ultima condotta da Carlo Conti. Al centro del Festival comunque resta la musica e la canzone italiana. Claudio baglioni per questo suo Sanremo "0.0" ha optato per una scelta curiosa per quanto riguarda gli ospiti internazionali: dovranno proporre brani legati alla musica Italiana . Un modo per affermare nel mondo la kermesse che ogni anno viene seguita da milioni di telespettatori

Per un festival "completamente nuovo" rispetto al passato, "meno televisivo e più artistico, siamo prudenti: speriamo in un 40% di share, ma cerchiamo di superarlo anche". E' la previsione di Angelo Teodoli, direttore di Rai1, che ha risposto a una domanda sulle previsioni di ascolti nel corso della conferenza stampa del Festival di Sanremo.

Le canzoni del 68esimo Festival di Sanremo potranno durare fino a quattro minuti, quasi un minuto in più rispetto al passato. È una delle novità del Festival  in diretta dal 6 al 10 febbraio su Rai1 e Radio2 dal Teatro Ariston di Sanremo. Claudio Baglioni ha spiegato che «sarà un Festival che allungherà la durata delle canzoni, fino a 4 minuti. È come un pittore che può avere una parete più grande da affrescare, come una partita di calcio che può durare due ore. È un elemento importante per la libertà della musica e per l'autorevolezza del Festival».

Stiamo diramando gli inviti agli ospiti internazionali, ma con una regola d'ingaggio chiara: devono venire a cantare qualcosa che abbia una matrice italiana". Lo ha detto Claudio Baglioni, durante la conferenza stampa del Festival di Sanremo. "Vogliamo riportare Sanremo a quello che era negli anni in cui ho cominciato a sentirlo da giovane. Sarà un grande racconto, un grande affresco musicale", ha aggiunto il direttore artistico. 

"Evidentemente politici e candidati non possono salire sul palco, ma abbiamo chiesto una sorta di franchigia per le autorità locali legata alla convenzione con il Comune di Sanremo", spiega Angelo Teodoli, direttore di Rai1, rispondendo a una domanda in conferenza stampa. "Peraltro - aggiunge - oggi la Vigilanza delibera sull'argomento, vedremo se ci saranno novità, ma non credo". Quanto alle performance dei comici, che spesso sono finite al centro delle polemiche nella storia del festival, "non è stata mai vietata la satira: sarà fatta in maniera equilibrata, come sempre, ma non ci sarà nessun divieto", sottolinea ancora Teodoli. Nel segno dell'ironia la chiosa di Claudio Baglioni: "Se avremo il sospetto che qualcuno degli ospiti si allarghi verso una 'dispar condicio', metteremo una scossa elettrica nel microfono, in grado di annientarli al momento".

"E' una cosa completamente nuova per me, un nuovo battesimo: sono fan del festival da quando sono bambino, è un cerchio che si chiude. Già a cinque anni sognavo di appartenere a quel mondo, l'ho fatto in un altro modo, adesso mi è stata offerta questa opportunità". E' l'emozione di Pierfrancesco Favino alla conferenza stampa ufficiale del Festival di Sanremo 2018 che lo vedrà sul palco dell'Ariston con Claudio Baglioni e Michelle Hunziker. Favino scherza sul suo primo contatto con Baglioni ("ci hanno portato dentro un garage, con le macchine scure, perché non si doveva sapere") e sulla definizione di 'Banderas italiano' con cui il direttore di Rai1 Angelo Teodoli ha parlato nelle scorse settimane dell'attore che avrebbe fatto parte della squadra del festival: "Non parlo con le galline, ho la patente C, faccio una cosa a latere". 

"Vorrei portare un momento dedicato alla femminilità non in modo retorico, ma in modo speranzoso. Vorrei che fosse snocciolato in maniera diversa da quello dei Golden Globe: in Italia abbiamo altri argomenti". Lo ha detto Michelle Hunziker, durante la conferenza stampa del festival di Sanremo. 

Lo scorso 15 gennaio 2018 presso l'esclusiva cornice della Nuova Aula del Palazzo dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, in via di Campo Marzio 74 (Roma) si è svolta la presentazione del libro biografico del tenore Bruno Venturini, a cura dello scrittore e cantautore Gianni Mauro (leader del gruppo musicale e teatrale Pandemonium).
Il libro "Bruno Venturini: una voce che ha emozionato il mondo" è stato pubblicato dalla Casa editrice Il Papavero.
«Ho lavorato moltissimo in teatro - esordisce Gianni Mauro - per tanti anni e in diversi spettacoli, con artisti immensi come Rascel e Proietti, eppure oggi sono emozionatissimo. Quando il maestro Venturini mi ha chiesto di scrivere la sua biografia,
ho provato una grande gioia. Con lui condivido i ricordi di una città meravigliosa come Salerno e gli aneddoti della sua vita, un pò come in un film in prima persona. Ho scritto e allo stesso tempo ho vissuto la sua nascita, la sua crescita, la sua carriera, gli incontri più importanti della sua vita come quelli con Mario Lanza, Sergio Bruni, Michele Galdieri, Totò, Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Mimmo Modugno. Potrei continuare ancora per molto… Difficilmente riuscirò a rivivere di nuovo qualcosa di così intenso e meraviglioso.»
«Sono orgogliosa - afferma l’editore Donatella de Bartolomeis - la mission della mia Casa editrice è quella di arrivare al cuore della gente e ritengo che abbiamo tutti gli elementi per riuscirci. Forgiare gli uomini di cultura significa renderli liberi e un uomo libero non è manipolabile. Penso che siamo tutti in dovere di spingere questo progetto oltre i confini
nazionali, poichè questo libro vuole lanciare un segnale concreto di ciò che di buono rappresenta l’Italia, un esempio dei valori che noi italiani cerchiamo di portare avanti e di esportare a livello internazionale. La canzone classica napoletana
simboleggia un connubio perfetto tra poesia e musica e racchiude i temi fondamentali della nostra Terra; regala vibrazioni talmente forti che anche all’estero chi non conosce la nostra lingua non può non restarne coinvolto e percepirne a livello epidermico i messaggi: ne è la riprova l’esempio di Michail Gorbačëv e Raissa, che proprio sulle note di una di queste melodie cantate da Bruno Venturini, (Dicitencello vuje, brano del 1930 scritto da Enzo Fusco e musicato da
Rodolfo Falvo, autori entrambi originari di Napoli),  si sono dichiarati eterno amore. Ovviamente, se volete approfondire questo ed altri episodi mi raccomando di leggere il libro…»
L’evento, che ha visto la partecipazione di numerose personalità, appassionati e volti noti
della tv, dalla giornalista Maria Concetta Mattei del Tg2 a Bruno Mobrici, storico
conduttore di Speciale Tg1, dal mago Silvan a Katia Noventa e tanti altri, rientra nel bouquet di iniziative promosse dal Gruppo Parlamentare di Forza Italia; nel corso della serata è stato apprezzato l'intervento telefonico dell’On. Mariastella Gelmini, la quale ha espresso giudizi lusinghieri sulla lunga carriera di Bruno Venturini e, dopo aver ricevuto in dono una targa commemorativa, ha ringraziato tutti per la partecipazione.
L’ambasciatore della canzone napoletana nel mondo era visibilmente emozionato per quella che si è rivelata a tutti gli effetti una festa in suo onore e con la complicità del grande Pippo Baudo, che ha inventato istantaneamente delle vere e proprie
gag in duo con Venturini, a riprova della loro ‘antica’ amicizia, attraverso i suoi aneddoti, in un linguaggio semplice fatto di simpatia e spontaneità, ha coinvolto tutta la platea parlamentare. Il tenore ha dichiarato - «Il libro, che ho dedicato ai veri amici e a chi non inganna il prossimo, è davvero ben scritto e i racconti sono autentici. Ringrazio il mio editore per la fiducia e il  caro amico di sempre Pippo Baudo per il supporto morale di tutti questi anni, mia moglie Mena e in particolare i miei figli, che hanno impiegato due anni in ricerche ed approfondimenti per rendere l’avvincente stesura del talentuoso Gianni Mauro il più accurata e dettagliata possibile. L’Onorevole Irmici sta già riflettendo sull’eventualità della realizzazione di un film tratto dalla sceneggiatura del mio libro e, ironizzando, ritengo che un’operazione del genere possa essere fatta benissimo tra un centinaio d’anni. Vorrei invece  sottolineare che è nato da poco un format musicale di cui vado estremamente orgoglioso: ‘Bruno racconta e… Venturini canta!’, spettacolo scritto e diretto da mio figlio Salvatore Venturini, (suo terzogenito che ha studiato canto al Conservatorio di Salerno ed ha offerto un cospicuo contributo alla buona riuscita dell’evento).»
La Conferenza è stata coordinata dall’On. Pier Ernesto Irmici, che ha saputo fondere insieme temi più che mai attuali come quello della canzone classica napoletana, Patrimonio dell’Umanità, con il racconto di uno dei suoi ‘ultimi’ esponenti di spicco che da più di quarant’anni esporta degnamente e con l'eleganza ‘made in Italy’ questo genere in tutto il mondo attraverso la sua splendida voce.
«È senza dubbio un evento di grande rilievo culturale, non solo perché presentiamo un libro ben realizzato e argomentato, che racconta di una vita eccezionale, come quella del Maestro Bruno Venturini, il quale rappresenta a pieno titolo la figura di un uomo che ha dovuto faticare tanto per affermarsi, per far valere quelle che sono le sue capacità canore, ma affrontiamo anche una tematica più che mai attuale. L’aspetto umano del personaggio e quello canoro non possono essere scissi: la passione per la vita viene trasmessa proprio attraverso l’amore per la musica che, mediante l’utilizzo della lingua napoletana, riesce a trovare la sua massima espressione nella voce di Venturini. Per questo motivo ritengo che la politica
dovrebbe fare di più per sostenere la canzone napoletana e soprattutto la lingua napoletana, ormai pezzi di notevole caratura della storia culturale del nostro Paese. Mi candido alle regionali, nella Regione Lazio, che ha il dovere di prestare la dovuta attenzione a questo genere musicale: Roma è una città, che accoglie tanti napoletani e come Capitale deve aprire le sue braccia a tutto ciò che di buono rappresenta l’Italia.»
Special guest dell'evento culturale un'icona della televisione italiana, Pippo Baudo, che firma con orgoglio la prefazione di "Bruno Venturini -
Una voce che ha emozionato il mondo" e dichiara -
«Questa è una bella giornata per me, perché mi trovo in una Sala Parlamentare per presentare il libro di Bruno Venturini. Un grande cantante e allo stesso tempo un mio grande amico: ho avuto l’onore di conoscerlo a Napoli, nel 1960 quando ero ancora alle prime armi. Lui, nonostante la giovane età, era già affermato nel mondo della canzone. Venturini è realmente uno dei pochi personaggi a poter vantare di aver girato il mondo in lungo e in largo; ovunque si è esibito, ha portato la sua voce e le canzoni del repertorio napoletano, che interpreta in maniera eccezionale con voce appassionata, con un trasporto veramente affettuoso nei confronti della Terra dei grandi autori che hanno animato la storia musicale di Napoli. Oggi celebriamo con la
partecipazione di tanti amici il percorso della sua vita; il titolo del libro è molto bello ed attinente ‘Una voce che ha emozionato il mondo’ e in effetti ha emozionato e continuerà a farlo, perché Bruno non si fermerà qui: ha dalla sua parte la sua possente voce e la sua storia, che trasmette al  figlio Salvatore, bravissimo interprete che ha già fatto un disco e canta proprio bene. Il cognome ‘Venturini’ probabilmente camminerà chissà per quanto tempo tra le sette note, tra le righe del
pentagramma, ed io auguro con tutto il cuore ad entrambi buona fortuna.»

Il progetto Around Gershwin, portato con successo a Umbria Jazz Winter in quel di Orvieto, è una rilettura gershwiniana arricchita da musiche del contrabbassista Giovanni Tommaso.

In Standard (ma non sempre) Trio il jazzista, direttore artistico delle Umbria Jazz Clinics, con Rita Marcotulli al pianoforte e Alessandro Paternesi alla batteria esegue, del celebre songwriter statunitense, composizioni come Oh Lady Be Good, But not for me, How long has this been going on, in funzione di "navigatori" stilistici.

Da segnalare, fra i brani di Tommaso, Un Italiano a Parigi, per il gioco di citazioni ed intersezioni, e Wintertime, omaggio a Umbria Jazz Winter (e contraltare invernale di Summertime) , per l'abile lavorio di archetto sul contrabbasso che anticipa l'originale esposizione del tema da parte dalla tastiera, ed il bel crescendo in progressione del drumming.

Che il disco vada oltre la semplice rilettura dell'originale lo si rileva anche in Random 5, che decolla da una semplice cellula in cinque note, e in Without a theme, dal magistrale interplay e nonchalance improvvisativa su strutture ben articolate, sia armonicamente che ritmicamente. E dove l'archetipo dell'Autore di Rapsodia in Blu appare più sfocato pur sempre comunque occasione "trasportata nella contemporaneitá in una ideale macchina del tempo musicale" come osserva Paolo Occhiuto.

Tutto il resto è gioia reinterpretativa, e gusto di attingere al linguaggio del vocabolario gershwiniano nel licenziare i modaleggianti Rotating Rhythm e S.O.S. .

L'apogeo del compact è, probabilmente, 'S Wonderful. Qui la Marcotulli miscela i suoi Bill Evans e Oscar Peterson in una conca di erosione sulle cui pareti risuonano gli iperpiani timbrici della sezione ritmica. Siamo al centro dello spazio dimensionale gershwiniano, nel bel mezzo di un repertorio che si potrebbe a buon ragione definirsi patrimonio immateriale dell'umanitá.

L'album di Simone Alessandrini, dal titolo Storytellers, sempre editato a Roma da Parco della Musica, suggerisce diverse considerazioni.

La musica è arte "rappresentativa". Può cioè rappresentare, attraverso i suoni, un oggetto, una figura viva, un evento. Pensiamo ai canti degli uccelli nella Pastorale di Beethoven; o alla composizione Pacific 231 dedicata da Honegger ad una locomotiva a vapore; a tante colonne sonore nel cinema o a melodrammi... Il jazz non fa eccezione alla regola: può evocare personaggi, riscoprire episodi, sceneggiare ambienti, suggerire contesti.

Cosa che avviene in Storytellers, disco d'esordio del sassofonista Simone Alessandrini che ha cercato di "vestire" memorie sommerse del proprio vissuto con una personale narrazione musicale, affollandola di personaggi romaneschi come il sig. Adriano aviatore-poeta, Cetto La Mitraglia trombettista costretto a mitragliare i giapponesi nel Pacifico, il gobbo del Quarticciolo, partigiano sabotatore dei nazisti, morto a soli 18 anni.

Lo storytelling, a cui partecipano il trombettista Antonello Sorrentino, il bassista Riccardo Gola, il batterista Riccardo Gambatesa (con il sassofonista Dan Kinzelman in tre brani) traccia, su tale fauna antropologica, un percorso lastricato di presenze di un paesaggio marginale ormai scomparso, descritto nel libretto allegato al concept album edito da Parco della Musica.

La musica è iridescente, va dal free al new Orleans, come iridati sono i "Racconti romani" a cui Alessandrini, nella sua post-visione, si è liberamente ispirato; è nostalgica quando è "ad eco d'immagine" come nel brano L'imbroglio del cordoglio in cui si racconta di una veglia funebre inscenata per nascondere il furto di un maiale; è lirica laddove è dedicata agli amanti delle lettere smarrite, Olga e Nazario; è carica in Sor Vincè, quello che fregava agli americani.

Ma gli americani l'hanno avuta vinta. Anche in musica. Lasciandoci in ereditá per nipoti e pronipoti swing, blues e jazz.

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