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Ennio Masneri torna in libreria e questa volta lo fa con un giallo in uscita il 2 giugno dal titolo "La misura dell’orizzonte" (Golem Edizioni, Collana Le Vespe n. 58).

Un poliziesco che scandaglia l’animo umano: cosa siamo disposti a sacrificare per salvarci o per difendere il nostro ideale di giustizia ?

Il commissario Corrado Perri è tornato a vivere e a lavorare sulla costa ionica calabrese, dove è cresciuto. Ha sempre dedicato molto tempo all'osservazione. Forse troppo, agli occhi della gente, eppure è qui che risiede il suo talento investigativo. Quando Rosario Musumeci viene ripescato in mare cadavere, tutti sembrano volersi accontentare di soluzioni di comodo. Ma Perri, come è solito fare, guarda oltre: anche a costo di scoprire amare verità e disseppellire un passato ancora troppo doloroso per essere archiviato nella memoria.

“Ho scritto quest’opera perché ho voluto dare anch’io una voce, una ben precisa identità culturale a quella zona della Calabria ionica settentrionale (semi-sconosciuta; un po’ incassata tra le montagne e il mare del Golfo di Taranto, proprio sotto la punta dello Stivale) dove sono nato e cresciuto, osservando e sperimentando sulla mia pelle i pregi e i difetti della sua componente umana.

Riporto sulla carta un invito a riscattarsi – ha dichiarato lo scrittore.

La stesura è stata lunga e alquanto elaborata. Al di là della rifinitura e della caratterizzazione dei personaggi senza incappare in certi stereotipi, non è stato facile comprimere un mondo intero in poche pagine e dare calore alle parole e alle sensazioni che il mio personaggio Corrado Perri (e non solo lui) esprime come ogni calabrese sa fare: in silenzio ma con gli occhi sempre vivi.

Perché il calabrese ama la propria terra come ama la propria madre e ne percepisce tutte le difficoltà, le rughe, le smagliature; ne osserva le varie tonalità, ne subisce i dolori, ma possiede anche una recondita voglia di rialzarsi sempre. Bisogna solo dargli i mezzi per farlo. Io e la Calabria siamo come due avversari, talvolta amanti, che si combattono e si studiano con rispetto.

Ma, proprio perché ho un profondo rispetto per questa ‘vecchia signora’ ho voluto metterne in luce la mentalità talora ancora ferma e ostile al progresso, spesso percepito come una minaccia.

Le tradizioni sono preziose e vanno preservate, ma non devono rappresentare un ostacolo. Non possiamo affidarci soltanto alla retorica più ruffiana, da avanspettacolo: dobbiamo migliorare i servizi, sfruttare le risorse del territorio, consentire ai giovani di poter restare, aprirci a nuove frontiere di inclusione che restituiscano dignità alle persone per troppo tempo emarginate da una mentalità chiusa e retrograda, di cui io per primo – da sordo oralista – sono stato vittima.

È proprio con questa sorta di piattezza acquiescente, fin troppo diffusa in alcuni paesini dell’entroterra e della costa, che si scontra il commissario Corrado Perri.

Carico infatti di una nuova consapevolezza, ha il coraggio di ritornare e di guardare la Calabria negli occhi, scandagliandone il marcio senza più voltarsi dall’altra parte”.

“Ennio Masneri dona una scrittura limpida ed efficace a una trama ben congegnata e coinvolgente – ha replicato l’editore. Il personaggio del commissario Corrado Perri è destinato ad avere un futuro luminoso e un posto di rilievo tra gli investigatori della fiction italiana”.

L’invito di Masneri, attraverso queste pagine, è quindi quello a essere consapevoli del potenziale insito nel progresso e a opporsi all’emarginazione del diverso, abbattendo le barriere socio-culturali. E di questo invito il “suo” Perri si fa simbolo sfoggiando la propria salvifica ironia calabrese.

Ennio Masneri è nato a Crotone nel 1978, ma vive a Vittuone (MI). Sordo oralista dall’età di due anni, si descrive fieramente come un Calabrese d’origine lombarda. Laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Perugia, lavora come Analyst in un’azienda del settore technology a Milano. Nel tempo libero gli piace leggere, scrivere e sperimentare nuovi generi. Nel 2021 ha esordito con una raccolta di romanzi brevi noir. La misura dell’orizzonte è il suo primo romanzo poliziesco con protagonista il commissario calabrese Corrado Perri.

 

Fonte : Uff.St.Francesca Ghezzani

L’ultima opera del sociologo e filosofo esistenzialista argentino costretto alla clandestinità nel suo Paese di origine e rifugiato in Italia con l'aiuto di Enrico Calamai, il diplomatico italiano meglio conosciuto come lo “Schindler” di Buenos Aires per avere messo in salvo oltre 300 perseguitati dal regime militare.
Claudio Alberto Tognonato, sociologo e filosofo esistenzialista oggi Professore all’Università degli Studi Roma Tre, l’autore di “Kairós. Unità e molteplicità dell’esistenza” (Liguori, pagg. 182, € 22,99) una volta in Italia, Tognonato si è dedicato alla denuncia della violazione dei diritti umani in Argentina. Scopre poi l’esistenzialismo attraverso “L’essere e il nulla” e successivamente si dedica allo studio di tutta l’opera sartriana.
Frequenta assiduamente Franco Ferrarotti con il quale scrive una raccolta di conversazioni: “Tornando a casa: conversazioni con Franco Ferrarotti”.
A Roma Tognonato costituisce il Gruppo di Studi Sartriani e collabora regolarmente per oltre 20 anni con il quotidiano Il Manifesto, occupandosi principalmente della situazione in Argentina e di problematiche culturali.
Nel suo nuovo libro “Kairós. Unità e molteplicità dell’esistenza”, l’autore offre un viaggio su 3 dimensioni dell’umano: la Storia, la Realtà e l’Individuo. Un saggio di sociologia esistenziale che però è adatto anche al grande pubblico perché Tognonato —come Sartre— non vuole essere un intellettuale che osserva le vicende umane dalla sua finestra ma propone piuttosto un pensiero radicato nel mondo che fa dell’impegno una ragione di esistenza.
«Perché se non si può fuggire alla propria epoca è meglio viverla intensamente» spiega lo stesso Claudio Tognonato.
Il suo libro si articola attraverso la categoria dell'universale- singolare per affermare l’unicità della Storia, del Reale e dell’Individuo e nel contempo la molteplicità in ogni circuito che riprende e dà significato, costruendo un caleidoscopio della condizione umana.
«Kairós è la divinità greca che raffigura il tempo come occasione, il tempo necessario, il momento adeguato, la consonanza che rende possibile l’impossibile: è una rappresentazione qualitativa, contrapposta all’omologazione quantitativa di Chronos» puntualizza Tognonato.
Insomma Kairós vuole indicare come il senso delle scienze umane è quello di offrire nuovi orizzonti, nuovi spazi di libertà. Perché conoscere è cambiare ed è dunque questo il momento opportuno.

Ai nastri di partenza l’appuntamento con la IX edizione del “Premio Internazionale San Valentino Città di Atripalda”, che si svolgerà nel prossimo weekend alla presenza di autorità istituzionali e personaggi del mondo della cultura e dell'informazione.
Anche quest’anno si preannuncia grande clamore attorno a questo noto evento letterario, che negli anni ha avuto la capacità di raccogliere l’interesse, i consensi e la curiosità di un sempre più esteso bacino di persone, sia a livello nazionale che internazionale.
Segnatamente, il 29 aprile 2023 alle h 16:00 presso l’Hotel Bel Sito di Manocalzati (Avellino) avrà luogo la premiazione dei vincitori di tutte le sezioni del Concorso, tranne quella dedicata agli studenti.
La madrina del Premio, che ci raggiungerà da Roma, è la dottoressa Daniela Cecchini, giornalista, scrittrice e critica letteraria. Alla pluripremiata accademica nel corso dell'evento di sabato 29 verrà consegnato il "Premio alla Cultura 2023".
Sempre nella stessa giornata verranno, inoltre, conferiti sei "Premi alla Carriera Abellinum 2023", due dei quali andranno a dei talenti irpini individuati dall'organizzazione nel territorio di Atripalda; stiamo parlando dell'insegnante di pianoforte Antonella De Vinco e il dottor Sabino Aquino. Gli altri Premi alla Carriera saranno consegnati a: Carmelo Cundari scrittore poeta e Delegazione Ital Talent Promotion; Renato Di Pane poeta, scrittore e operatore culturale; Cav. Giovanni Monopoli poeta e operatore culturale; Fausto Marseglia poeta e scrittore.
Invece, nel corso dell’evento di domenica mattina 30 aprile alle h 12:00 - che è stato posticipato di due ore rispetto all'orario precedentemente stabilito al fine di effettuare una visita guidata fra le bellezze storico-artistiche e le ancestrali tradizioni della Valle del Sabato - presso la piazzetta degli Artisti si terrà l’inaugurazione della nona stele dei vincitori e la premiazione di dieci studenti delle scuole medie e superiori che nel corso di quest'anno si sono distinti per impegno e profitto.
Il concorso, per la prima volta, avrà il patrocinio della Provincia, dei Comuni che hanno affiancato ACIPeA in questo lungo percorso di associazionismo e delle altre Associazioni gemellate con la stessa. inoltre, uno dei cinque premi assegnati alla Città di Atripalda, andrà all’atripaldese Claudio Vecchione.
Infine, nel pomeriggio di sabato, saranno presenti in sala, per la sezione WW (World Wide), due dei tre vincitori da podio, ossia la romena Daniela Forcos e l’americana Antonia Petrone.
Chiunque fosse interessato, potrà seguire l’evento, oltre che in presenza fino ad esaurimento posti, anche da casa, grazie alla diretta Facebook.

A Roma, presso la sala ODEION del Museo d'arte classica (facoltà di Lettere e Filosofia) dell'Università "La Sapienza", il 16 maggio 2023 ha avuto luogo la presentazione di due volumi dedicati a uno dei maggiori esponenti della letteratura armena: Yeghishe Charents.
L'evento, promosso ed organizzato dall'Ambasciata della Repubblica l'Armenia in Italia e dall'Università "La Sapienza", ha visto la partecipazione del Rettore dell'Ateneo romano Antonella Polimeni - che ha sottolineato l'impegno di dare maggiore visibilità e spazio alla questione armena e alla cultura che appartiene al popolo armeno, finora piuttosto trascurate sotto un profilo storico; dell’Ambasciatore della Repubblica d'Armenia in Italia Tsovinar Hambardzumyan, del Direttore del Dipartimento di Archeologia de "La Sapienza" Giorgio Piras, di Domenico Polito della casa editrice Leonida, che ha pubblicato il volume "Io della mia dolce Armenia", del traduttore delle opere di Charents Alfonso Pompella, dell’autrice del libro "Yeghishe Charents - Vita inquieta di un poeta" Letizia Leonardi, di Filippo Orlando per la casa editrice "Le Lettere", oltre all'apprezzata presenza dell'attore, regista e sceneggiatore Carlo Verdone, figlio di Mario Verdone, appassionato studioso della cultura armena, che nel suo intervento ha raccontato alcuni aneddoti legati alla figura paterna.
Nel corso della manifestazione è stata presentato il primo volume dell’antologia "Io della mia dolce Armenia", che racchiude le traduzioni in italiano delle poesie del famoso poeta armeno del XX secolo Charents, affiancate ai testi originali in armeno.
Nell'ambito dello stesso evento si è svolta la presentazione dell'opera "Yeghishe Charents - Vita inquieta di un poeta" della scrittrice e giornalista Letizia Leonardi, con prefazione di Carlo Verdone.
Le traduzioni in italiano della suddetta antologia sono di Mario Verdone, Poghos Levon Zekiyan, Alfonso Pompella, Anush Torunyan, Mariam Eremian, Grigor Ghazaryan, Hasmik Vardanyan.
Hanno presenziato all'evento anche varie personalità del mondo accademico, della comunità armena in Italia, dell'informazione, oltre che numerosi studenti iscritti presso l'Università "La Sapienza", che hanno dimostrato forte interesse nei riguardi della causa armena.

La redazione dell’opera ha richiesto l’analisi approfondita di quasi 280 opere citate rispetto ad una bibliografia complessiva superiore alle 600 fonti bibliografiche lette e sviscerate in due anni da due autori di prim’ordine. Il Professor Savona, già coautore nel 1970 del primo modello econometrico dell'economia italiana sviluppato nel suo periodo in Banca d’Italia, nonché collaboratore di Franco Modigliani in economia monetaria ed econometria presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT), già fondatore della Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli (LUISS), nonché Ministro dell’Industria, Ministro per gli Affari Europei e oggi Presidente della Consob.

Fabio Vanorio, dirigente dello Stato, già analista economico-finanziario del sistema internazionale in delicati incarichi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, docente in Economics of National Security a New York, Alumnus della Saint John’s University di New York in Government and Politics, Tech Lead nella struttura di analisi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ed oggi Direttore amministrativo presso l’Ambasciata d’Italia a Bruxelles.

Due autori impegnati ed estremamente preoccupati per la discontinuità dei modi di essere dell’umanità in una nuova era tecnologica in cui si stabilisce un più stretto rapporto tra gli esseri umani e le macchine, ma che comporta un’inversione in termini di acquisizione della conoscenza.

Le passate rivoluzioni industriali consistevano nell’interazione tra scienziati (che sviluppavano tecnologie o prodotti) e macchine (che replicavano e automatizzavano il processo). La Quarta Rivoluzione Industriale attribuisce alle macchine il ruolo di innovatore relegando l’essere umano a un ruolo di replicante. Lo spostamento del ruolo dell’essere umano da innovatore a esecutore comporta verosimilmente nel tempo un abbassamento della soglia del quoziente intellettivo medio a causa di uno sviluppo cognitivo dell’individuo sempre più limitato e focalizzato (in media) su poche attività, perlopiù ludiche e disimpegnate. Questa, dunque, la loro spiegazione del fenomeno citato in apertura.

Nel Rinascimento, l’invenzione innescava un'altra invenzione, genera ricchezza ma non accelera il ritmo dell’espansione economica. Con la rivoluzione industriale, l’innovazione ha beneficiato delle “esternalità” emerse nei “distretti industriali” di stampo marshalliano. In queste fucine di innovazione, le nuove invenzioni emergono da combinazioni di invenzioni precedenti. Nel contesto moderno, stiamo assistendo a un’ulteriore accelerazione del ritmo dell’innovazione grazie all’avvento del Machine Learning, creando un centro operativo congiunto tra mente umana e macchine. Ciò rende l’innovazione disponibile a qualsiasi economia che sia disposta a investire nell’infrastruttura e nella capacità computazionale per creare applicazioni di Intelligenza Artificiale (IA).

La Quarta Rivoluzione Industriale si caratterizza per l’attenuazione dei confini tra mondo fisico, virtuale e biologico. Poiché la velocità del progresso tecnologico è sempre superiore al passo della politica dei governi, la Quarta Rivoluzione Industriale con la sua dirompenza sta obbligando Stati e individui a incorporare nuove modalità di interazione nel sistema sociale interno e nelle relazioni internazionali.

La traiettoria di una tale trasformazione epocale è modellata da contesti organizzativi e sociali che si evolvono in maniera sinergica. Tre sono le sfere principali in cui la traiettoria futura della trasformazione digitale rifletterà cambiamenti: tecnologia, organizzazione, e politica interna e internazionale. In particolare, le tecnologie dirompenti cambiano le basi alla geopolitica e ne rendono obsoleto il sistema di riferimento nell’Ordine Mondiale.

L’Infosfera, ossia la sfera informatica della Quarta Rivoluzione Industriale, è composta da svariate tecnologie digitali come l’Intelligenza Artificiale (IA), l’Internet delle cose (IoT-Internet of Things), i Big Data, il Cloud Computing, la robotica, le piattaforme digitali, i social media, la Blockchain, le criptovalute e le produzioni additive (stampa 3D), che stanno trasformando l’intera attività umana creando un mercato fatto da nuovi individui.

L’innovazione tecnologica ha “attaccato” anche le strutture convenzionali dell’architettura del sistema finanziario, proponendo reti di finanza decentralizzata (DeFi, Decentralized Finance) per transazioni e interazioni peer-to-peer (P2P) mediante cripto applicazioni basate su blockchain. Poggiando sul consenso individuale, le contabilità decentrate e criptate sono rivoluzionarie consentendo l’interazione tra agenti distanti e sconosciuti, scambiando e concludendo contratti in sicurezza senza bisogno di terze parti come garanti fiduciari o stanze di compensazione.

Con il consolidarsi di una black-box economy, ossia un sistema economico i cui meccanismi di funzionamento sono sconosciuti a chi cerca di esercitare le funzioni di policy-making, le relazioni tra Stato, mercato e nuove élite governative muteranno con elevata rapidità e risultati incerti.

A fronte di ciò, in maniera assai incosciente, classe politica e classe dirigente (pubblica e privata) vanno di pari passo (talvolta colludendo) reputando l’insieme di tecnologie che definiscono in senso ampio la Quarta Rivoluzione Industriale eccessivamente avanzate e non strettamente necessarie ai loro fini di (presunto) benessere collettivo. In realtà, i timori individuali si traducono a livello aggregato in strategie ostruzioniste guidate da potenti rentier e corporazioni, le quali vedono lo strumento tecnologico come un rischio di dover abdicare dai ruoli di governo dell’umanità per la loro incapacità di gestirlo direttamente.

Da qui lo scopo primario del libro, ossia fornire una guida per viaggiare tra le basi di questi mutamenti, per prepararsi ad affrontarli culturalmente e geopoliticamente, o semplicemente per essere consapevoli di come, e di fronte a cosa, si dovrà soccombere.

Il libro afferma con decisione come il problema richieda un’attenta specificazione che pone il comportamento umano al centro del processo, trasformandolo in uno avente matrice culturale e non fisica-meccanicistica. In tal senso, la decisione degli Autori di aver dedicato il libro al Generale dei Carabinieri Stefano Orlando è un modo di richiamare quello che rappresentava uno dei suoi insegnamenti più ricorrenti, ossia “prima di tutto, l’essere umano”. Nell’evoluzione dell’IA, l’essere umano rappresenta l’anello debole a causa dei suoi pregiudizi che rallentano la diffusione delle nuove tecnologie, incidendo sull’evoluzione e il miglioramento dei sistemi organizzativi. Per questo motivo, occorre porre l’attenzione su di lui, non su come favorirlo bensì su come migliorarlo.

La fisiologica avversione dell’essere umano al progresso tecnologico è dovuta alla modifica consequenziale delle gerarchie esistenti nella società, alla necessità di aggiornare le proprie competenze e cambiare i propri metodi di lavoro. La tecnologia moderna richiede una crescente domanda di nuova conoscenza, implica una forza lavoro minore a parità di produttività, e un continuo aggiornamento delle infrastrutture esistenti. Tutti questi eventi creano una resistenza culturale da parte degli addetti ai lavori. Il rischio maggiore è quello che le innovazioni tecnologiche creano disoccupazione, come risposta alla reticenza umana ad accogliere, considerandole una minaccia endogena all’organizzazione.

Difendere l’uomo dall’obsolescenza tecnologica diventa un processo difficile se l’uomo stesso non fa nulla per reagire. Una parte considerevole del dibattito sulle innovazioni tecnologiche è incentrata sui loro effetti sulla convivenza umana, contrapponendo il cervello umano al cervello artificiale. Su questa linea si collocano coloro che rifiutano le applicazioni informatiche perché non intendono sottomettere l'essere umano alla volontà di una macchina o correre il rischio di una ribellione dei robot, ignorando che il cervello artificiale nasce dalle applicazioni delle modalità di funzionamento del cervello umano, per potenziarlo e, se questo si ribella, significa che è stato istruito a farlo.

È l'uomo il legno storto dell'umanità, non le macchine che inventa.

I Big Data, ossia gli immensi patrimoni di dati, sono chiave per un secondo Illuminismo aprendo ad usi superiori dell’intelletto umano e liberando la conoscenza umana dell'arbitrarietà soggettiva, anche se questa rimane una funzione discorsiva in mezzo a una realtà di densa compenetrazione tra i dati e i suoi contesti sociali, culturali e politici. Le piattaforme guidate dai Big Data aprono nuove potenzialità per intervenire e rimodellare le architetture di scelta istituzionali che gli attori del mercato devono affrontare in processi decisionali algoritmici.

Parafrasando Federico Il Grande, che commentava che in battaglia “God is always with the strongest battalions”, nell’attuale economia basata sui dati “God is always with the strongest servers”. Il ritmo accelerato dell’innovazione ha inevitabilmente trasformato la percezione di quali economie sono attori dello status quo (quelli tecnologicamente arretrati) e quali sono potenze riformiste (quelle tecnologicamente avanzate).

Riducendo gli esseri umani a dati, i Big Data rendono l’umanità leggibile. Ma se qualcosa può essere reso leggibile, può anche essere manipolato.

Riemerge, dunque, in una forma nuova di bio supremazia, l’eterna lotta tra Stato e individuo. Bio Supremazia è il potere monopolistico sul comportamento umano nell’era digitale. Mentre il potere monopolistico tradizionale dà allo Stato e alle imprese la capacità di escludere i concorrenti da mercati specifici mediante il meccanismo dei prezzi, la bio supremazia permette di esercitare il controllo su ampie fasce di comportamento umano, modificando le norme sociali, e ottenendo un’influenza che attraversa interi settori dell’economia e della collettività.

Lo Stato impone, in tal modo, un nuovo ordine mondiale stabilito su basi cognitive, alle quali l’individuo si ribella tentando di ostacolare o manipolare lo sviluppo dell Infosfera, ma trovandosi schiacciato nel conflitto tra il potere digitale delle imprese e il potere di sorveglianza automatizzata dello Stato, trasformando le relazioni tradizionali Stato-mercato/individuo in Stato/mercato-individuo, in cui il mercato non è più una somma di comportamenti individuali, ma un assetto sociale che tende a stabilire un rapporto di dominio in cui i beneficiari individuali restano pochi e ben professionalizzati.

Gli algoritmi sono il prodotto di una conquista dell’intelligenza umana, intrinsecamente destinata all’espulsione dell’essere umano stesso da ogni processo decisionale. La seconda fase dell’IA, infatti, ha come punto terminale la c.d. “singolarità”, ossia il momento in cui la macchina supera le prestazioni dell’uomo, producendo ragionamenti e logiche che non è in condizione di produrre senza di essa. Nel secolo scorso, il matematico John von Neumann affermò che il progresso tecnologico ci avrebbe guidati verso un momento essenziale nella storia dell’umanità, oltre il quale le attività non avrebbero più potuto essere considerate come a noi note. Egli fu il primo a chiamare questo evento, “singolarità”, uno status che rimuove l’uomo dal ciclo decisionale nel momento in cui l’IA produce un feedback loop: quando ciò che viene ingegnerizzato è l’intelligenza cerebrale umana, cioè la base dell’ingegneria, l’IA migliora sé stessa autonomamente.

Come difendersi da tutto ciò?

La transizione da supremazia tecnologica a supremazia cognitiva diventa essenziale. Le modalità di conflitto nella sfera cognitiva sono basate su idee, storie, narrazioni, e virus evolutivi. Nuovi tipi di guerra cognitiva sono stati deliberatamente progettati per confondere gli analisti e le forze sociali, per sfruttare le debolezze dei governanti e degli analisti stessi, delle istituzioni e delle società nel loro complesso. Il warfare cognitivo integra capacità cibernetiche, informative, psicologiche e di ingegneria sociale per raggiungere i suoi scopi. Sfrutta Internet e i social media per seminare il dubbio, di introdurre narrazioni contrastanti, di polarizzare l’opinione, di radicalizzare i gruppi, e di motivarli ad atti che possono interrompere o frammentare una società altrimenti coesa.

L’obiettivo è cambiare ciò che la gente pensa, nonché come pensa e agisce per modellare e influenzare i comportamenti individuali e di gruppo per favorire fratture e frammentazioni sociali, in modo da annientare le volontà collettive di resistenza alle intenzioni di un avversario. Fake news, deep fakes, trojan horse e avatar digitali aiutano a creare nuovi sospetti che chiunque può sfruttare, riducendo la capacità degli esseri umani di mettere in discussione qualsiasi dato/informazione presentata, con una tendenza crescente verso il pregiudizio a scapito di un processo decisionale libero.

Se la mente umana diventa il campo di battaglia, è inaccettabile la sua atrofizzazione in quanto sarebbe assimilabile ad una resa. Ma da solo l’essere umano non può farcela. Ecco, dunque, che la costruzione di sistemi di IA che, come gli organismi biologici, siano dotati di autonomia introduce la c.d. “intelligenza integrata” della Quarta Rivoluzione Industriale. La simbiosi uomo-macchina di Licklider, unica modalità per evitare che l’uomo venga posto out-of-the-loop, non è solo un’opportunità di evoluzione dell’umanità, ma è soprattutto un dovere morale verso le future generazioni.

Se pensiamo a cosa significano sia il metaverso, cioè la trasformazione di tutte le realtà in virtualità nell'infosfera, sia i chatbot, cioè il Q&A algoritmico, il problema si sposta sul piano educativo, un problema che stiamo affrontando da secoli; almeno dall'inizio della rivoluzione industriale che ha cambiato modi di vita e organizzazioni sociali.

Le innovazioni tecnologiche possono essere ritardate, ma non eliminate. Ci sarà sempre qualcuno che le porterà avanti. Abbiamo, invece, bisogno di scienziati e imprenditori, ma anche di altrettanti educatori. Sarà sull'istruzione e non solo sulle macchine che si fonderà il futuro dell'umanità.

 

Fonte Italienspr.com

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