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Nel 1923, 100 anni, fa era già tutto chiaro quando Sergej P. Mel’gunov porta in Europa, esule dall'Unione Sovietica, una ampia documentazione sulle atrocità dei primi anni del regime dopo la fortunosa conquista del potere: Il Terrore rosso in Russia (1918-1923). Una documentazione dettagliata con citazioni dai principali protagonisti del regime dell'epoca che mostra un quadro impressionante di quella che è la fattiva realizzazione del comunismo voluta da Vladimir Il’ic Ul’janov – in arte Lenin (1870-1924) e dai suoi primi collaboratori. Mel’gunov (1879-1956) nasce a Mosca, si interessa di storia della Chiesa nello stato russo e nel 1904 si laurea alla facoltà di Storia e Filologia all'Università di Mosca. Inizia a scrivere su un giornale di tendenza liberale e tra il 1905 e il 1906 presta servizio militare. Nell’estate del 1905 incontra per la prima volta Lev Tolstoj (1828-1910), il grande scrittore russo e collaborerà dopo la sua morte alla edizione delle opere complete. Saluta con favore la rivoluzione del Febbraio del 1917 ed entra nel comitato del partito dei socialisti popolari convinto assertore della larga coalizione socialista, ma la presa del potere nell'ottobre novembre del 17 da parte dei bolscevichi lo trova sul fronte di una netta opposizione. Il rullo compressore del bolscevismo inizia a fare tabula rasa di ogni opposizione Mel’gunov tra il 1918 e il 1922 viene arrestato diverse volte e cerca di spiegare “ l'erroneità e l'immoralità della strada imboccata dalle commissioni straordinarie col terrore”. Subisce 23 perquisizione, 5 arresti fino all'agosto del 1920 quando viene processato con altri per la partecipazione alla “Unione per la Rinascita della Russia” collegata agli eserciti dei Bianchi. Anche la moglie e la figlia vengono arrestate e interrogate, nell'occasione, ribadisce le sue accuse al potere sovietico e la sua volontà di non accettare nessun tipo di terrore politico bianco o rosso che sia. La situazione si fa sempre più grave, condannato alla pena di morte la sentenza viene commutata in 10 anni di prigione e grazie alle pressioni congiunte dell'Accademia delle Scienze e di altri personaggi di un certo rilievo, viene rilasciato il 13 Febbraio 1921 dopo un anno di reclusione nella prigione di Butyrki, ma le sue tribolazioni non finiscono qua. Nuove perquisizioni, nuovi arresti e viene espulso il 10 ottobre 1922 lasciando così la Russia con la famiglia come altri grandi scrittori e dissidenti Nikolaj Berdiaev, Lev Sestov, Sergej Bulgakov, il fior fiore della filosofia russa, rettori universitari, docenti, scienziati, tutti illustri esponenti di quell' intellighenzia non comunista adempiendo così l'auspicio di Lenin e la sua volontà di “estirparla in maniera radicale”. Nel dicembre del 1923 pubblica a Berlino “Il Terrore rosso in Russia”, a tutt'oggi la sua opera più nota e, senz'altro, una delle più importanti. L'Italia ha dovuto aspettare il 2010 per vederne un'edizione tradotta grazie a Sergio Rapetti e alla casa editrice Jaca Book di Milano. In Francia la prima edizione è stata nel 1927, nel 1925 in inglese, ancora nel 27 in Spagna, nel 1975 esce negli Stati Uniti riprendendo l'edizione inglese del 25, per l'edizione in Russia bisogna aspettare fino al 1990 ma l'Italia non era ancora matura. Venti anni di attesa per avere una ricca documentazione sul terrore rosso instaurato da Lenin, venti anni per riuscire ad osservare “senza veli e senza distorsioni, gli eventi per come si sono svolti, i primi decisivi atti di quell'immane tragedia che ha condizionato la storia europea e mondiale nel XX secolo”. Quel “sommovimento primordiale e caotico, selvaggio e distruttivo cupo e rabbioso” come lo definisce Ettore Cinnella nella sua pubblicazione sulla rivoluzione russa del 1905, e, in conclusione, come si legge nell’introduzione di Paolo Sensini, “lo stalinismo non fu una distorsione, ma uno sviluppo del leninismo”. Forse proprio queste conclusioni hanno reso il volume di Mel’gunov irreperibile in lingua italiana.

Tante le sorprese riservate dall’ultima giornata di Taobuk See Sicily. Mattina piena ai Duchi di Santo Stefano. Il primo incontro Ultimo Grand Tour: George Gissing 1897, confronto fra gli antropologi culturali Mauro Minervino e Mario Bolognari sulla figura dello scrittore vittoriano George Gissing. 

La terza edizione del concorso internazionale d’architettura, in collaborazione con la rivista Abitare, quest’anno si è ispirata all’opera di Italo Calvino Le città invisibili. La premiazione dei vincitori in Piazza IX Aprile con l’intervento di Sara Banti, caporedattore di Abitare, Gianfranco Tuzzolino, architetto e docente di composizione architettonica e urbana all’Università di Palermo e gli architetti Alfonso Femia e Paolo De Marco

Nell’incontro Liberarsi dal dolore. Trovare una ragione per sorridere, la scrittrice Lally Masia, in colloquio con la giornalista Lucia Gaberscek, sul suo nuovo libro Vinco io (Leone).

 

In Liberi dalla paura Lo psicologo e psicoterapeuta Salvo Noè ha presentato il suo libro La paura come dono (San Paolo Edizioni), in cui dialoga con Papa Francesco. 

A Palazzo Ciampoli, in Libertà e donna, il tema del ruolo femminile nei contesti religiosi: ne hanno parlato la giornalista Laura Silvia Battaglia e la teologa americana musulmana, Ani Zonneveld, imama e presidente dell’associazione “Muslims for progressive values”. 


Di ritorno a Palazzo Duchi di Santo Stefano, Paolo Magri, vicepresidente esecutivo dell’ISPI e docente di relazioni internazionali all’Università Bocconi in conversazione con Francesca Longo, docente di Scienza Politica dell’Università di Catania nell’appuntamento Verso un “mondo nuovo”? L’Europa, il Mediterraneo e il Sud Globale. Nell’incontro Di guerra e libertà, lo scrittore russo di origine siberiana Nicolai Lilin, con il suo libro La guerra e l’odio (Piemme), compie un viaggio nella memoria per comprendere le fratture delle guerre del passato e del presente, per interrogarsi sul concetto di libertà. Un confronto con il giornalista della Gazzetta del Sud Emilio Pintaldi.

In Piazza IX Aprile, Cristina Cassar Scalia, in dialogo con la giornalista Nunzia Scalzo sul suo romanzo Il re del gelato (Einaudi) nell’incontro Intrighi e misteri. Un altro caso da risolvere per il vicequestore Vanina. 

 

Si continua con Le libertà dimenticate. Le mancate promesse costituzionali e il dramma del giudizio alle ore 20:00 in Piazza IX Aprile. L’ex magistrato Gherardo Colombo, con il suo Anticostituzione (Garzanti), il giurista Alessio Lo Giudice, con Il dramma del giudizio (Mimesis), e Elvira Terranova di Adnkronos, in dialogo per approfondire il concetto di diritto, che non sempre equivale al significato di giustizia. 

A Palazzo Ciampoli, Laura Toscano ha presentato il suo ultimo romanzo C’era una volta a dicembre (Bookabook). 

 

A concludere il festival, L’Odissea del precariato. Il prezzo della libertà di stampa in Piazza IX Aprile. Un inno alla libertà di stampa attraverso Volevo solo fare il giornalista – La storia di Alessandro Bozzo. Un monologo crudo e drammatico interpretato da Salvo Piparo, con le musiche di Michele Piccione, tratto dal libro del giornalista di Repubblica Lucio Luca Quattro centesimi a riga. Morire di giornalismo (Zolfo Editore).

 

A Palazzo Ciampoli, Amore e misteri. Cosa siamo disposti a fare per essere felici? Raro, pseudonimo di Roberta Raffaele, in dialogo sul suo libro Un uomo d’altri tempi (Scatole parlanti), con Santina Bucolo, presidente Associazione Oltre l’Orizzonte.


 A Palazzo Duchi di Santo Stefano, l’incontro-omaggio a Italo Mennella, già Presidente dell’Associazione Albergatori di Taormina Quale futuro per Taormina? Nuovi assetti e orizzonti per il turismo culturale. Interventi di: Isabella Bambara De Luca, Gruppo GAIS Hotels; Mario Dell’Oglio, presidente della Camera Italiana Buyer Moda; Cateno De Luca, Sindaco di Taormina; Carmelo Pintaudi, presidente Associazione Imprenditori Taormina; Gerardo Schuler, presidente Associazione Albergatori Taormina.

BUIO (Bertoni Editore) è il nuovo libro di Angelo Barraco, giornalista e scrittore di Marsala (TP). Questo libro è stato scritto nel 2021, durante i mesi di lockdown dovuto alla pandemie Covid-19. "Non era assolutamente in programma. Il tempo scorreva lento, c'era tanta paura, ogni giorno sembrava uguale all'altro e la quotidianità si consumava da lontano, tra i colori delle regioni che cambiavano, i numeri dei contagi che non scendevano e il numero dei morti che invece saliva. ll rumore delle macchine spezzava il silenzio e la politica mutava quotidianamente, annunciando nuove misure restrittive e varianti" –scrive l'autore nell'introduzione del libro- "per affrontare quella quotidianità –e le notti insonni- ho iniziato a scrivere, cercando di raccontare quella normalità che lentamente si sgretolava attorno a me. Ho iniziato a farlo nel momento in cui le persone a me care si sono ammalate di Covid. Improvvisamente, da un giorno all'altro. Un fulmine a ciel sereno. 

Nessuno pensava che potesse accadere, nessuno pensava che quel maledetto virus potesse arrivare anche nelle nostre case, nelle nostre famiglie e colpire le persone a cui volevamo bene e che facevano parte della nostra quotidianità. Purtroppo è accaduto". Questo libro racconta la cronistoria di una pandemia in versi e la vita strappata via improvvisamente, senza la possibilità di metabolizzare tutto o di accettare quanto accaduto. Dentro ogni individuo che ha vissuto quel dolore rimane la speranza di un abbraccio, di sentire una voce o il rumore della porta che si apre ancora una volta. Un ritornare a casa, proprio come accaduto con la leggenda di Colapesce, che purtroppo non ci sarà mai più.

Angelo Barraco nasce a Marsala, in provincia di Trapani, nel 1989. È un giornalista e scrittore. Collabora con diverse testate nazionali, internazionali, cartacee e web. È autore di CAOS (Bertoni Editore), pubblicato nel 2021 e FUGA DALL'EST (Eretica Edizioni) nel 2023.

CAOS (Bertoni Editore) affrontava il tema del viaggio nel momento in cui inizia, con le speranze e le paure ma soprattutto con il piacere e l'incoscienza della scoperta. FUGA DALL'EST (Eretica Edizioni) affrontava il tema della guerra in Ucraina dal punto di vista dei civili, quindi un viaggio che si interrope bruscamente, in cui si è costretti a riscrivere il proprio presente attraverso le pagine bianche del tempo e di una guerra che sembra senza fine. BUIO (Bertoni Editore) racconta invece l'ultimo viaggio dell'essere umano.

 

Si è spento  il 16 Aprile 2023 proprio vicino a Broadway, a Manahattan (New York) dove viveva, il drammaturgo Mario Fratti. Nato a L'Aquila il 5 luglio 1927, avrebbe compiuto 96 anni fra tre mesi, è stato uno dei maggiori esponenti del mondo del teatro e non solo. 

"Stamattina alle 9 e un quarto (le 3:15 a New York) per telefono e giunta la notizia della morte di Mario Fratti, – racconta Palmerini – avvenuta qualche minuto prima nella sua casa sulla 55^ strada a Manhattan, a pochi passi da Broadway. Sua figlia Valentina, l'ha assistito amorevolmente

Ho avuto l onore di conoscere Mario Fratti quando era tornato al Aquila per festeggiare i suoi 90 anni...

E' imminente l'uscita del volume "" di Goffredo Palmerini (One Group Edizioni), un tributo verso il grande drammaturgo italiano vissuto a New York e recentemente scomparso. Mario Fratti (L'Aquila, 5 luglio 1927 – New York, 15 aprile 2023) avrebbe compiuto 96 anni il 5 luglio prossimo. Questo libro sull'insigne autore teatrale conosciuto in tutto il mondo ne racconta la vita e le opere, indole e umanità, grazie alla consuetudine di rapporto e amicizia, di relazioni e incontri, evidenziando valori vissuti e aspetti di quotidianità. Numerose, infatti, sono le settimane che Palmerini ha passato con Mario Fratti, ogni anno facendogli visita a New York dove il drammaturgo viveva dal 1963 e dove aveva insegnato alla Columbia University e poi all'Hunter College. Con lui Palmerini ha svolto iniziative ed eventi culturali significativi alla New York University, all'Italian American Museum, al Westchester Community College e al Westchester Italian Cultural Center di New York, riferiti poi in dettagliati reportage. Venire pure le missioni culturali che, insieme a Fratti, il giornalista e scrittore aquilano ha realizzato a Boston, Princeton e Philadelphia.


Mario Fratti è uno degli autori di teatro tra i più affermati al mondo, con un impressionante palmares di riconoscimenti prestigiosi, tra i quali spiccano 7 Tony Award, per il teatro come gli Oscar per il cinema. Quasi un centinaio le sue opere, commedie e drammi, molte delle quali tradotte in 21 lingue e rappresentate in oltre 600 teatri nel mondo, dagli Stati Uniti al Brasile, dal Messico all'Argentina, dall'Australia alla Cina, dal Giappone alla Russia, dalla Corea alla Turchia, come in a tutti i Paesi della vecchia Europa. Il libro vuole dunque essere un omaggio all'Uomo e allo Scrittore, ma anche uno stimolo perché in Italia, in Abruzzo e a L'Aquila, sua amata città natale, si apra un'auspicabile stagione di riflessione e di studio, in campo letterario come in quello accademico, sul valore della cospicua scrittura drammaturgica di Mario Fratti.

Egli stesso, in una lunga interessante intervista di qualche anno fa, parlando di cosa sarebbe accaduto dopo la sua morte, aveva vaticinato una forte valorizzazione dell'intero corpus delle sue opere, anche se in verità il successo per la sua drammaturgia era stato pressoché immediato negli Stati Uniti e poi nel mondo, a differenza di grandi autori di teatro americani - come Tennessee Williams, Arthur Miller, Edward Albee ed altri -, che sono stati adeguatamente apprezzati solo post mortem. O come il caso di grandi autori europei – come per esempio Bertolt Brecht, Jean Paul Sartre, Eugene Ionesco -, che in America non hanno avuto l'apprezzamento meritato in Europa, sebbene rispettando una bizzarra equazione secondo la quale in America il drammaturgo europeo conquista una sua reputazione solo se resta "europeo".

Paolo Thomas Nolan, professore dell'University of Southwestern Louisiana, riguardo al singolare caso della drammaturgia di Fratti, ha invece osservato: [...] Fortunatamente per il dramma moderno, Mario Fratti ha spezzato questa regola con gran successo. Ha dimostrato che può fondere gli elementi della sua tradizione europea con l'esperienza americana, creando un tipo di dramma che fa onore ad entrambi i continenti. Fratti scrive come nessun autore americano potrà mai, perché porta alla sua comprensione della società americana non solo la compassione e l'indignazione morale di ogni uomo sensibile, ma anche la caratteristica tolleranza e rassegnazione che è presente in scrittori associati in un'antica civiltà. Egli mette anche nei suoi drammi americani qualcosa di più vasto e differente di quanto si trovi nei lavori di Eugene O'Neill, Arthur Miller e Tennessee Williams; ci indica qual è il posto della società americana oggi nel mondo. E, stranamente, Fratti mostra spesso più fede nel sogno americano di quanta ne abbiano gli autori locali, una fede fatta di tolleranza e di pazienza. Mario Fratti sta aiutando gli americani a scoprire il loro paese. [...]"

Fratti, con la modestia e l'onestà intellettuale che l'ha sempre contraddistinto, spesso confidava: "Vivere in America mi ha insegnato ad essere più tollerante, più paziente, più oggettivo. Capisco meglio i problemi delle minoranze. Questa società americana, con tutti i suoi problemi e i suoi conflitti, è la società ideale per un drammaturgo". Il libro di Palmerini, in 368 pagine, della drammaturgia di Mario Fratti, del consenso che l'ha premiata a livello mondiale, dei valori umani etici e politici che l'ha ispirata, ne vuole dare un primo significativo saggio. Il volume, presto disponibile nelle librerie e sui principali Store online, reca in apertura un contributo di Presentazione vergato da Valentina Fratti, figlia del grande drammaturgo e anche lei autrice teatrale, regista e attrice. Con il consenso dell'editore, qui di seguito si anticipa la pagina di Presentazione.

Scrive Valentina Fratti : Sono veramente lieta di scrivere la Presentazione a questo libro di Goffredo Palmerini, un autentico tributo verso Mario Fratti,del quale proprio Mario sarebbe la persona più contenta. Goffredo è stato il suo migliore amico, gli è stato fortemente legato. Mario lo considerava una persona di famiglia, un fratello. Ed era una gioia per lui ospitarlo alcuni giorni nella sua casa quando Goffredo veniva New York a fargli visita. Era un modo per Mario di informarsi sulla sua città, L'Aquila, fortemente amata

Mio padre ha sempre apprezzato molto gli articoli che Goffredo Palmerini ha scritto sulla sua attività di drammaturgo, sulla sua scrittura teatrale, sul successo delle sue opere rappresentate in diversi paesi del mondo. Gli piaceva, di Palmerini, quel suo modo di scrivere e di raccontare, così ricco di particolari e suggestivo nel trasmettere emozioni.

Questa intensa raccolta di articoli e di dettagliati racconti delle sue visite a New York e in altre città americane – Philadelphia, Boston, Princeton, Washington – talvolta fatte insieme a Mario, la narrazione degli eventi culturali ai quali insieme hanno partecipato, costituiscono un magnifico bagaglio di ricordi, sul quale Mario con piacere spesso si soffermava, aspettando la successiva visita dell'amico, come è recentemente successo nell'ottobre 2022 quando Goffredo è tornato a trovarlo dopo i tre anni di pandemia.

Sono grata a Goffredo per aver raccontato di Mario Fratti non solo la grandezza del drammaturgo e dello scrittore, il suo contributo rilevante nella vita culturale di New York. Sono grata soprattutto perché, attraverso questi scritti, di Mario racconta la vita di tutti i giorni, dando di lui un'immagine molto fedele della sua grande umanità, dei valori di giustizia sociale e di attenzione verso le classi più disagiate della società che hanno accompagnato tutta la sua vita.

Con Goffredo mio padre aveva molta confidenza e complicità. E le sue giornate più belle e spensierate le ha passate insieme a lui e a Piero Picozzi, l'altro grande amico che con Mario ha condiviso, negli ultimi cinque anni, la vita e le consuetudini di tutti i giorni. Considero perciò questo libro un grande dono, davvero importante per ricordare Mario, l'uomo e il drammaturgo, mio padre.

Goffredo Palmerini, nato a L'Aquila il 10 gennaio 1948, è giornalista e scrittore. E' stato dirigente delle Ferrovie dello Stato nel settore commerciale dell'esercizio. Per quasi trent'anni amministratore della Città capoluogo d'Abruzzo, fino al 2007, è stato più volte assessore e Vice Sindaco dell'Aquila. Scrive su giornali e riviste in Italia e sulla stampa italiana all'estero. Suoi articoli sono ospitati su molte testate in Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo, Messico, Perù, Repubblica Dominicana, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Sud Africa, Uruguay e Venezuela. E' in redazione presso numerose testate giornalistiche in Italia, agenzie internazionali e all'estero, come collaboratore e corrispondente, in una decina di giornali e riviste. Ha pubblicato i volumi "Oltre confine" (2007), "Abruzzo Gran Riserva" (2008), "L'Aquila nel Mondo" (2010), "L'Altra Italia" (2012), "L'Italia dei sogni" (2014), "Le radici e le ali" (2016), "L'Italia nel cuore" (2017), "Grand Tour a volo d'Aquila" (2018), "Italia ante Covid" (2020), "Mario Daniele, il sogno americano" (2021) - tradotto e pubblicato anche in USA -, "Mosaico di Voci" (2021) e "Il mondo che va" (2022). Nel 2008 gli è stato tributato il Premio Internazionale "Guerriero di Capestrano" per il contributo reso alla diffusione della cultura abruzzese nel mondo. Conferiti nel 2014 il Premio Roccamorice e a Lecce il Premio Speciale "Nelson Mandela" per i Diritti Umani, nel 2017 a Galatone il Premio della Critica Letteraria. Gli sono inoltre stati conferiti Premi alla Cultura a Galatone (2016), a Spoleto e a Montefiore Conca (2019). Nel 2020 il Premio Nazionale Pratola per la Letteratura e dall'India il riconoscimento di "Scrittore" d'eccellenza" dal Mondo Forum di poesia pittorica.

Nel 2021 il Premio internazionale Città di Firenze per la Cultura. Vincitore nel 2007 del XXXI Premio Internazionale Emigrazione per la sezione Giornalismo, gli sono poi stati tributati, sempre per l'attività giornalistica: lo Zirè d'Oro nel 2008, il Premio internazionale "Gaetano Scardocchia" (2017) con Medaglia del Presidente della Repubblica, il Premio Giornalistico Nazionale "Maria Grazia Cutuli" (2017), il Premio Giornalistico dell'Anno 2017 dall'Associazione Stampa italiana in Brasile, il Premio internazionale "Fontane di Roma" (2018) e il Premio internazionale di Letino (2019). Nel 2021, sempre per il Giornalismo, gli sono stati conferiti a Spoleto il Premio "I Grandi Dialoghi", a Rimini il Premio alla carriera dalla Universum International Academy, a Roma/Washington il Premio Eccellenza Italiana alla carriera, a Cefalù il Premio internazionale Federico II. Da molti anni svolge un'intensa attività con le comunità italiane all'estero. Studioso di emigrazione, è membro del Comitato scientifico internazionale del "Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo" (ed. SER - Fondazione Migrantes, 2014), per la quale opera è anche uno degli Autori. E' membro di prestigiose istituzioni culturali italiane e internazionali.

 

 Fonte Goffredo Palmerini

 

E’ appena arrivato sulla scena letteraria «Di-ve-ni-re», creatura lirica nata dalla penna di  Marco Grattoni.  Il volume in versi è disponibile dal mese di Giugno 2023 sull'e-commerce di Bertoni Editore e sui principali bookstore online.

“Riscoprire e riscoprirsi continuamente  nei sentimenti: questo il senso del libro – ci tiene a sottolineare l’Autore, che nella vita proviene da una famiglia di umili origini e non ha intrapreso specifici studi letterari. Con un diploma da ragioniere nel cassetto, ha iniziato pero’ a guardare il mondo a modo suo, finendo per assomigliare al viaggiatore di Baudelaire: non conosce la sua prossima meta, ma parte sempre per il gusto di partire.

 “Sono appassionato di Fotografia naturalistica e macro,  ma da quando sono diventato padre di Giulia, nel 2003, ho iniziato a scrivere anche  liriche.  Attraverso i versi, mi sono scoperto capace di dare corpo a sentimenti ed emozioni. E’ fuoriuscita una intensità come mai prima nella mia esistenza. E come non pensavo potesse essere possibile”.

Il volume, dalla accattivante copertina blù mare  e dalle tante anime che si intersecano, riesce a dar vita ad un linguaggio poetico dotato di carattere e stile.  Un esordio letterario magico, che avvolge il lettore. E che si apre al futuro della costruzione di un percorso professionale – non casuale - davanti a sè.

Marco Grattoni esprime se stesso, ed il mondo che percepisce, scrivendo  liriche decise e vibranti, dove la comunicazione emotiva trova spazio in forme variopinte, dimostrando una eccellente introspezione nei meandri del cuore. L’amore vi è protagonista, e con esso le varie declinazioni. Le poesie, anche quelle a carattere non amoroso - soprattutto quelle che fanno riferimento alla natura o alle tradizioni dei piccoli borghi – troneggiano nel libro come pennellate vitali.  Una scrittura che non accetta compromessi, e che esprime forte sensibilità.  Si delinea pagina dopo pagina un caleidoscopio di emozioni, dove taluni riferimenti, espressi con vigore,  sono universali: l'intensità dei sentimenti, il dolore per un rifiuto, la realizzazione di un amore “impossibile”. Il tutto proposto con onestà e coscienza.  A volte, con toni enfatici. Grattoni, in ogni caso, si conferma a suo agio nel descrivere le sfaccettature dell’Amore, e lo fa in maniera decisa. Come in “Ho parlato di te”, lirica breve e diretta, che colpisce per la sua intensita’. O come in “Ho chiesto al tempo”, descrizione originale ed accorata di un uomo che vuole cristallizzare un momento e non abbandonarlo all’usura dei giorni. Tra le pagine del volume trova spazio qualche rimpianto. In “Mi dicono che sono un folle”, il rifiuto del compromesso:  l’Autore descrive la sua anima diversa, la celebra e non si cura che altri non possano capirla o farla vivere.

In “Ti ho visto danzare sotto la pioggia” – per concludere qualche anticipazione -  i versi sulla propria amata si fondono con la descrizione degli effetti della natura e della pioggia sui personaggi, originando un unicum dagli effetti molto dannunziani.

Le poesie non a tema amoroso rendono bene  l’idea del movimento. Sembra quasi  di sentirlo il papavero nel vento! Così come di vedere il dolce far niente che culla l’anima del poeta, in ozio su un vecchio tronco.

Irrequieto ed “errante”, Marco Grattoni merita di essere non solo letto, ma soprattutto ricordato, per il coraggio di mettersi a nudo in un'età in cui le maschere sociali acquisite non sono frequenti a cadere.

Addentratevi in questo speciale viaggio tra versi lontani dalla banalità, pronunciati da un uomo-poeta che desidera essere. Non apparire.

Fonte L.B

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