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Contro le molestie nasce in Italia 'Dissenso Comune'

16 milioni di dollari, donati da 14.675 persone in 19 giorni, 15 mila mi piace, una prima vistosa vittoria ai Golden Globes con tutte, ma proprio tutte le star in total black: il movimento time up sull'onda dello scandalo del Grande Molestatore Harvey Weinstein e delle successive celebrities accusate di molestie, coglie il momento di grande cambiamento, rinnovato impeto femminista e si mette alla testa dell'onda "il tempo è scaduto, ora è tempo di cambiare e dobbiamo agire ora".

Attrici, registe, agenti, avvocatesse ed executive dell'entertainement hanno creato un fondo (da 13 milioni di dollari, già superati ampiamente) per aiutare donne meno privilegiate di loro a proteggersi dalle molestie e dai contraccolpi di una denuncia. Attrici come Eva Longoria, Reese Witherspoon, America Ferrera, Ashley Judd e Natalie Portman, ma anche la produttrice Shonda Rhimes, Tina Tchen, che fu capo dello staff di Michelle Obama e Maria Eitel, co-presidente di Nike Foundation e una esperta di "corporate responsability", hanno firmato una lettera aperta pubblicata sul New York Times e sul giornale di lingua spagnola La Opinion, che ha dato il via al Times's Up: comincia con 'Dear Sisters' e finisce In solidariety, care sorelle...in solidarietà.

Il fondo di difesa legale TIME's UP fornirà e pagherà il supporto legale a donne e uomini che hanno subito molestie sessuali, aggressioni o maltrattamenti sul posto di lavoro e durante la carriera. Il Fondo sarà ospitato e amministrato dal National Women's Law Center , un'organizzazione legale nazionale per i diritti delle donne. Una rete di avvocati e professionisti delle pubbliche relazioni in tutto il paese lavorerà con la rete legale del Centro per l'equità di genere per fornire assistenza a coloro che sono pronti ad agire.

Intanto anche in Italia da Ambra Angiolini a Paola Cortellesi, da Sabrina Impacciatore alle sorelle Comencini e Rohrwacher 124 donne di spettacolo firmano un manifesto comune

Valeria Golino, Iaia Forte, Francesca Lo Schiavo e le tante altre scrivono: "Non è la gogna mediatica che ci interessa. Il nostro non è e non sarà mai un discorso moralista. La molestia sessuale non ha niente a che fare con il "gioco della seduzione". Noi conosciamo il nostro piacere, il confine tra desiderio e abuso, libertà e violenza". La molestia sessuale come fenomeno trasversale, anzi come sistema, teorizzano, promotrici di un discorso sul 'tempo scaduto' che non riguarda ovviamente solo il mondo del cinema. 

"Un assetto sotto gli occhi di tutti, quello che contempla l'assoluta maggioranza maschile nei luoghi di potere, la differenza di compenso a parità di incarico, la sessualizzazione costante e permanente degli spazi lavorativi. La disuguaglianza di genere negli spazi di lavoro rende le donne, tutte le donne, a rischio di molestia poiché sottoposte sempre a un implicito ricatto. Succede a tutte. Nominare la molestia sessuale come un sistema, e non come la patologia di un singolo, significa minacciare la reputazione di questa cultura. Noi non siamo le vittime di questo sistema ma - concludono - siamo quelle che adesso hanno la forza per smascherarlo e ribaltarlo. Noi non puntiamo il dito solo contro un singolo molestatore. Noi contestiamo l'intero sistema"

"Questo è il tempo in cui abbiamo smesso di avere paura": ecco il time up all'italiana sull'onda del caso molestie del potente di Hollywood Harvey Weinstein di ottobre scorso. Dalla A di Ambra Angiolini alla T di Jasmine Trinca, passando per le sorelle Comencini e Rohrwacher, Anna Foglietta, Giovanna Mezzogiorno, Francesca Marciano, Kasja Smutniak, Paola Cortellesi, Isabella Ragonese, Vittoria Puccini e decine di altre, in tutto, per ora, 124 donne del cinema italiano dopo mesi di riunioni e scambi di mail con una lettera manifesto ospitata da Repubblica.It hanno dato alla luce un collettivo, Dissenso Comune. Dopo il #metoo, con strascichi polemici, di Asia Argento che ha accusato il produttore di stupro (come avevano fatto le sue colleghe Rose McGovern e Ashley Judd dando il via alla vicenda sul New York Times), si è molto parlato dell'assenza di voci italiane, se non per dichiarazioni isolate. 

Dissenso Comune sembra essere la risposta, unitaria e la nascita insieme di un nuovo movimento (?) che nel caso italiano avrebbe, anche nelle firme di molte delle 124, un ideale collegamento con Se non ora quando, che portò il 13 febbraio 2011 in piazza del Popolo a Roma un milione di persone. La lettera manifesto con le firme in calce, tutte rigorosamente in ordine alfabetico per evitare che si faccia riferimento ad una leadership, è stata pubblicata nel pomeriggio sul sito di Repubblica ma, secondo quanto si apprende, avendo una accelerazione non prevista. Anche il sito, dove aderire, non c'è ancora, forse si vedrà da domani. E iniziative pubbliche sono in preparazione. A partire dal caso Weinstein, in molti paesi le donne di cinema hanno avuto rivelato "una verità così ordinaria da essere agghiacciante".

La lettera manifesto "non è solo un atto di solidarietà nei confronti di tutte le attrici che hanno avuto il coraggio di parlare in Italia e che per questo sono state attaccate, vessate, querelate, ma un atto dovuto di testimonianza. Noi vi ringraziamo perché sappiamo che quello che ognuna di voi dice è vero e lo sappiamo perché è successo a tutte noi con modi e forme diverse. Noi vi sosteniamo e sosterremo in futuro voi e quante sceglieranno di raccontare la loro esperienza", scrivono senza citare ma sottintendere ad esempio proprio Asia Argento. 

"Quando si parla di molestie quello che si tenta di fare è, in primo luogo, circoscrivere il problema a un singolo molestatore che viene patologizzato - il riferimento sembra essere al caso del regista Fausto Brizzi, accusato di molestie da 15 aspiranti attrici,ndr - e funge da capro espiatorio. Si crea una momentanea ondata di sdegno...appena si placa , il buonsenso comune inizia a interrogarsi sulla veridicità di quanto hanno detto le "molestate" e inizia a farsi delle domande su chi siano, come si comportino, che interesse le abbia portate a parlare". Nella lettera-manifesto si sottolineano le meccaniche della cosiddetta "macchina della rimozione". "La scelta davanti alla quale ogni donna è posta sul luogo di lavoro - proseguono le firmatarie - è: Abituati o esci dal sistema".

 

 

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