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Il rigore opprime le imprese

“Basta con il rigore fiscale che si accanisce su famiglie, imprese e lavoratori. Così sarà impossibile crescere e superare questa fase di crisi”. E’ quanto afferma il presidente dell’Ordine dei commercialisti e degli esperti contabili per la circoscrizione del Tribunale di Ragusa, Daniele Manenti, che enumera una serie di dati che danno il senso di come l’assenza di reali politiche di crescita impediscano anche al territorio ibleo, un tempo più sano di altri dal punto di vista economico, di potere guardare al futuro immediato con una certa positività e lungimiranza. “Nel periodo 1996–2008 – dice Manenti – il Pil procapite degli italiani era cresciuto del 14,8%, quello tedesco del 20,1% quello dell’eurozona a 18 del 24,3%. Per quanto ci riguarda, come territorio ibleo, ci attestavamo intorno al 16,2%. Già allora crescevamo meno degli altri. Negli anni 2008–2013 il Pil procapite italiano è sceso dell’11%, quello spagnolo dell’8,3% malgrado l’esplosione del sistema bancario iberico. Il Pil territoriale ibleo è sceso del 10%. Nella crisi, il Pil procapite tedesco è salito del 4,4% quello polacco del 18,9%. Il reddito disponibile degli italiani in termini reali procapiti in 7 anni è sceso del 14%, quello ibleo si è attestato a – 13%: insomma, siamo tornati indietro ai livelli degli anni Ottanta. E’ l’effetto di oltre 3 milioni di disoccupati, dell’elevata disoccupazione giovanile, dei mancati pagamenti e della bassa liquidità di cui soffrono autonomi e piccole imprese”. Il presidente Manenti rileva, altresì, che “fatta pari a 100 la pressione fiscale nel 2000, in Italia oggi è aumentata del 5% mentre in Germania è scesa del 7% rispetto ad allora: il che spiega perché da noi il Pil reale procapite sia sceso del 6% rispetto al 2000 e dell’11% rispetto al 2008, mentre quello tedesco è salito del 15% rispetto al 2000. Quanto alla spesa pubblica è in accelerazione sulle stesse previsioni del Def: ad aprile degli 809 miliardi di spesa pubblica indicati per il 2014 si saliva fino a quota 852 nel 2018. Ma se guardiamo l’ultimo dato reale certificato dalla ragioneria dello Stato, stiamo arrivando a 825 miliardi di spesa pubblica in questo solo 2014, con un più 7,8 % sul 2013 ed una spesa corrente che da sola aumenta del 3,4% a 535 miliardi. Questi dati si commentano da solo. La pressione è troppo evidente e impedisce a famiglie e imprese di potersi districare da questa morsa”.

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