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Referendum: Matteo Renzi si avvia a raccogliere una sonora batosta

Matteo Renzi si avvia a raccogliere una sonora batosta. Eppure non demorde. E in queste settimane che lo separano dal referendum del 4 dicembre è pronto a giocarsi il tutto e per tutto. "I dati che vedo di tutti i sondaggi sono molto simili, si divide la torta in due - ha spiegato ai microfoni di Radio Popolare - c'è una parte che ha già deciso e un'altra che è ancora indecisa. Il 50% di indecisi è pazzesco, quindi è ancora una partita aperta".

Ma il Pd si sta sbancando. Pur di portare a casa il risultato, Renzi e compagni sono disposti a spendere e spandere. A Roma sbarca Jim Messina. A quello che è già stato consulente del presidente degli Stati Uniti Barack Obama toccherà l'arduo compito di convincere gli italiani e trasformare i moltissimi "no" in "sì". Un compito tanto arduo quanto caro. Secondo la Stampa,infatti, la parcella di Messina sarà di 400mila euro.

Visti i sondaggi pessimi, che lo danno indietro nella campagna referendaria, Matteo Renzi ha affidato al guru della comunicazione le sorti della riforma costituzionale.

L'intera campagna a favore del "sì" alla riforma costituzionale secondo il quotidiano il giornale dovrebbe costare quasi 3 milioni di euro. Per la precisione 2,8 milioni di euro. Un conto salatissimo che tiene conto anche della maxi consulenza al guru Messina che dovrebbe - il condizionale, però, è d'obbligo - invertire il trend negativo che vede il fronte del "no" in netto vantaggio in tutti i sondaggi. 

Secondo le ultime rilevazioni, infatti, i contrari alla legge Boschi sarebbero tra il 52 e il 55%. C'è, però,una feta di indecisi. "I dati che vedo di tutti i sondaggi sono molto simili, si divide la torta in due - ha spiegato nei giorni scorsi Renzi ai microfoni di Radio Popolare - c'è una parte che ha già deciso e un'altra che è ancora indecisa. Il 50% di indecisi è pazzesco, quindi è ancora una partita aperta". La partita, come fa notare Mannheimer, si gioca appunto sulla "grande quantità di indecisi tuttora presente (dal 30% al 40%)" e sulla "incognita dell'affluenza alle urne (reputata oggi tra il 50% e il 60%)".

I talk show e i telegiornali sono stati colonizzati dagli uomini di Renzi per fare campagna elettorale per il "sì". Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi è addirittura volata dall'altra parte del mondo per convincere gli italiani all'estero a votare la legge che porta il suo stesso nome. Ma, nonostante questo sforzo sovrumano, il premier non risce a invertire la tendenza. Come spiega anche Renato Mannheimer sul Giornale, "gli esiti di buona parte dei sondaggi condotti sino a questo momento sembrano suggerire una prevalenza dei 'no', accreditati dal 52% al 55%, a seconda delle rilevazioni. E, peraltro, anche le ricerche che vedono, invece, una prevalenza dei 'sì', rilevano una progressiva diminuzione di questi ultimi". Una trend confermato anche dal sondaggio Ipsos per il corriere della sera che vede il fronte del "no" avanti con il 52% dei voti.

La partita, come fa notare Mannheimer, si gioca tuttavia sulla "grande quantità di indecisi tuttora presente (dal 30% al 40%)" e sulla "l'incognita dell'affluenza alle urne (reputata oggi tra il 50% e il 60%)". Anche secondo Nando Pagnoncelli "gli indecisi saranno determinanti. Tra questi ultimi - spiega il sondaggista - la metà circa (47%) pur dichiarando di voler andare a votare non sa esprimere un parere sulla riforma, il 32% si dichiara favorevole e il 21% contrario". Ed è su questo immenso popolo che Renzi vuole scommettere

La super consulenza di Messina secondo il quotidiano della famiglia Berlusconi dovrà spiegare a Renzi come fare a convincere tutta questa gente. Per il suo lavoro, si legge sulla Stampa, si prenderà "appena centomila euro in meno di quanto, mezzo milione di euro, il Pd ha incassato con la raccolta delle 500 mila firme per il referendum". Una montagna di soldi che dovrà essere versata dai gruppi di Camera e Senato insieme "agli ulteriori 700 mila euro destinati alla campagna pubblicitaria". Ai soldi dei gruppi parlamentari, poi, vanno aggiunti quelli versati dal partito: si parla di almeno 1,7 milioni di euro. "Abbiamo 14 milioni di euro a bilancio - spiega Daniele Marantelli, tesoriere del gruppo Pd alla Camera - la campagna del referendum è perfettamente coincidente con le tipiche attività del gruppo".

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