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L'Europa fa mea culpa e sembra voler aiutare l'Italia

Il premier Conte è uno dei nove leader europei che ha chiesto a gran voce l'adozione dei coronabond; Berlino e Olanda sono invece i capifila di chi non vuole nemmeno sentirne parlare.Se nessuna delle due parti in campo dovesse spuntarla, non è da escludere un compromesso a metà strada tra gli estremi. Una di queste possibili soluzioni, sottolinea il quotidiano La Stampa, è quella di finanziare spese specifiche con emissioni della Banca europea degli investimenti. La Francia, per bocca del ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, chiede di operare al di fuori del bilancio europeo mentre la Germania, la cui costituzione vieta di condividere debiti, non ha alcuna intenzione di spingersi oltre  

Per evitare di finire in trappola, Conte ha provato a spiegare la situazione in questi termini: “L'Italia è pronta a prendere in considerazione il ricorso al Fondo se in prospettiva verrà elaborato in maniera diversa, e snaturato, con i soldi accessibili a tutti i Paesi senza condizionalità preventive o successive”. Tradotto: Meccanismo europeo di stabilità (Mes) senza austerità e Troika. Soltanto in un caso del genere il Mes passerebbe da “strumento inadeguato” a “strumento tra gli altri della strategia europea”. Il braccio di ferro continua ma il tempo stringe.

Il nostro Paese, che alla fine del 2020 dovrà fare i conti con un debito oltre il 150% della ricchezza prodotta (oltre a un pil al ribasso), sostiene che Bruxelles possa fare di più. Il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri, ad esempio, ha annunciato che l'Italia emetterà “garanzie per le imprese fino a 500miliardi di euro”. Fatto sta che domani, mentre prosegue la trattativa in Europa, il Consiglio dei ministri italiano annuncerà il decreto con le misure per le imprese.

In ogni caso, all'orizzonte, c'è un'insidia enorme. Senza un accordo forte adesso, in autunno, a emergenza (si spera) finita e quando lo scudo Bce si indebolirà, l'Italia potrebbe ritrovarsi a fare i conti con gli spread in rialzo e la pressione degli investitori. A quel punto il rischio è che il nostro Paese possa chiedere l'assistenza del Fondo salva-Stati.

Intanto l’Unione europea cambia idea, recita una sorta di mea culpa e ora dice di essere è pronta ad aiutare l’Italia. A leggere la lettera di autocritica pubblicata da Ursula von der Leyen sul quotidiano La Repubblica a nome dell’intera Ue, sembrerebbe che dai piani alti di Bruxelles abbiano finalmente capito l’entità dell’emergenza economica in corso. Eppure la sensazione è che qualcuno stia piangendo lacrime di coccodrillo, fingendo di provare compassione quando in realtà è più disinteressato che mai.

Il presidente della Commissione europea, dopo settimane passate a fare spallucce di fronte a ogni concreta proposta d’aiuto partorita dal fronte degli anti rigoristi, di cui fa parte anche l’Italia, adesso si scusa apertamente con tutto il popolo italiano. E lo fa con parole calibrate alla perfezione, così da indurre i lettori a credere in un cambio di rotta dell’attuale mamma Europa: “Scusateci, ora la Ue è con voi”. “Ora”, è bene ricordarlo, significa che fino a ieri, ovvero quando il nuovo coronavirus costringeva un disperato governo italiano a varare le prime misure anti Covid-19, l’Europa non era assolutamente “al fianco dell’Italia”.

Ad oggi l'Ue, e cioè le istituzioni europee e gli Stati membri, hanno mobilitato 2.770 miliardi di euro. E' la più ampia risposta finanziaria ad una crisi europea mai data nella storia". Lo ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.Per aiutare i Paesi più colpiti dal coronavirus come Spagna e Italia la Commissione europea conferma la proposta di un fondo anti-disoccupazione SURE, "che potrà mobilitare 100 miliardi di crediti, sulla base di garanzie messe a disposizione dagli Stati membri, per 25 miliardi. 

L'iniziativa sarà presentata all' Eurogruppo e confido che sarà adottata velocemente", ha ribadito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentando un pacchetto di misure solidali.  'Oggi l'Europa si mobilita al fianco dell'Italia, ma va riconosciuto che nei primi giorni della crisi, di fronte al bisogno di una risposta comune, in troppi - ha sottolineato hanno pensato solo ai problemi di casa propria. La riflessione è della presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen in una lettera a 'La Repubblica' in cui fa il punto sugli ultimi interventi, ricordando fra l'altro lo strumento SURE per la salvaguardia dell'occupazione nei Paesi più colpiti. Quello passato, osserva, è stato un comportamento dannoso e che poteva essere evitato, ma ora l'Europa ha cambiato passo.

Il premier olandese Mark Rutte sta lavorando ad una proposta per un Fondo di emergenza Covid-19 per aiutare gli Stati membri più colpiti dalla pandemia a far fronte alle spese legate all'emergenza sanitaria, senza alcuna condizionalità. I Paesi Bassi - pronti a contribuire con un miliardo di euro - presenteranno l'iniziativa al prossimo Eurogruppo. Lo spiegano fonti diplomatiche all'ansa. L'iniziativa è stata presentata ieri al Parlamento olandese per una prima discussione

"La Ue deve usare tutti gli strumenti. Attivando il Mes senza stigma e con condizionalità light, cosa che dovremmo essere in grado di decidere all'Eurogruppo" ma oltre alla risposta immediata che comprende anche Bei e schema anti-disoccupazione, dobbiamo "riflettere su strumenti a lungo termine per far ripartire la crisi, dobbiamo mettere insieme risorse, perciò la Francia ha proposto di creare un fondo temporaneo che emette bond garantiti dagli Stati". A sostenerlo è il ministro dell'economia francese, Bruno Le Maire.

"Non dobbiamo esitare a ricorrere a strumenti straordinari per accompagnare il rilancio anche industriale dopo la crisi, la proposta 'Sure' è un ottimo esempio degli interventi di cui abbiamo bisogno". Così il commissario europeo al mercato interno, Thierry Breton, durante la riunione della commissione per il Mercato interno del Parlamento Ue, parlando del nuovo strumento da 100 miliardi proposto da Bruxelles contro la disoccupazione nei Paesi più colpiti dall'emergenza Covid-19.
"L'impatto" del coronavirus "sulle nostre economie sarà enorme e dobbiamo pensare anche al dopo, quando il mondo sarà molto diverso", ha aggiunto Breton, sottolineando che "l'Europa ha imparato molto dalla crisi del 2008 e alla fine ci sarà solamente una parola che dovremo ricordare: solidarietà"

Intanto una notizia che è passata un po’ sottotraccia in queste ultime ore è quella dell’arrivo in Spagna e in Italia di aiuti da parte della Repubblica Ceca per cercare di sostenere le capacità sanitarie nazionali nella lotta contro l’epidemia da coronavirus Covid-19.

In ogni caso, la notizia è che dopo settimane di silenzio assordante, alternato a mezze prese di giro, l’Europa “vuole dare una mano, stanziando nuove risorse per finanziare la cassa integrazione”. Proclami al vento? Assolutamente no, sottolinea von der Leyen. Che mette le mani avanti e spiega come “l’Unione stanzierà fino a cento miliardi di euro in favore dei paesi colpiti più duramente, a partire dall’Italia, per compensare la riduzione degli stipendi di chi lavora con un orario ridotto”.

Un aereo da trasporto militare C-130 con 10mila tute protettive e 90 respiratori per la ventilazione polmonare donati dal governo di Praga è atterrato domenica 29 marzo a Madrid, mentre un convoglio carico di altri 10mila dispositivi di protezione individuale di questo tipo è arrivato lunedì 30 a Milano, sempre proveniente dalla Repubblica Ceca.

Queste prime spedizioni rientrano nella richiesta, partita da Spagna e Italia, di aiuto nel quadro del sistema della Nato per la gestione delle emergenze civili che si chiama Euro-Atlantic Disaster Response Coordination Centre (Eadrcc). Il centro di comando, che funge da organo di coordinazione sovranazionale per i Paesi dell’Alleanza e per i suoi partner, è attivo, come si legge nel sito ufficiale “tutto l’anno su base 24/7”.

 

 

 

 

 

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