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La guerra civile spagnola

La guerra.carocci


«La guerra civile spagnola fu uno snodo fondamentale della storia del secolo scorso [...]. Un avvenimento caratteristico, specifico, insostituibile, decisivo del Novecento». Con queste parole Paola Lo Cascio, che insegna Storia contemporanea all’Università di Barcellona, apre la sua ricerca su La guerra civile spagnola. Una storia del Novecento (Carocci, Roma 20013, pp. 256, euro 27), dedicata appunto al grande conflitto internazionale (1936-1939) conclusosi 75 anni fa.

Il libro è diviso in sei parti, la prima delle quali è dedicata a una panoramica sull’ingente produzione storiografica, relativa ai grandi temi delle origini della guerra, della sua inevitabilità, dell’intervento straniero e delle caratteristiche salienti delle due parti in conflitto: la Repubblica, a guida socialcomunista, e lo schieramento «nazionale» capeggiato dal generale Francisco Franco.

Segue, quindi, l’esame delle Due debolezze a confronto, cioè dei punti deboli di entrambi gli antagonisti, nella convinzione che proprio l’impossibilità di una delle due parti a prevalere sarebbe stata decisiva nello scoppio del conflitto. Il capitolo intitolato Due eserciti, molti fronti si sofferma soprattutto sulle vicende belliche, sulla partecipazione internazionale — Unione Sovietica e brigate socialcomuniste a fianco della Repubblica, Italia e Germania con gli insorti — e sui risvolti che furono alla base della vittoria «nazionale»; quello su Le retrovie, teatro di guerra, invece, presta attenzione agli aspetti politici e sociali, sulla vita quotidiana e sulle condizioni di vita della popolazione, soprattutto sul nuovo ruolo svolto dall’aviazione, «che cambiò per sempre il concetto stesso di guerra» (p. 8). Non manca una parte dedicata alla Guerra di carta, ossia all’analisi delle strategie di stampa e di propaganda dei due schieramenti e la loro eco sul piano internazionale, in particolare sulla stampa italiana. Infine, nel capitolo conclusivo, La caduta di Madrid, l’esilio, la repressione e la costruzione della dittatura, vengono descritte la fase finale della guerra e l’instaurazione del regime franchista. Ma soprattutto, si cerca «di rendere la complessità di quel conflitto e delle sue implicazioni in un territorio e in un tempo che in definitiva è parte integrante del nostro passato» (p. 9).

L’autrice non trascura — soprattutto con riferimento alla Catalogna — la persecuzione religiosa messa in atto dalla Repubblica: «La Chiesa cattolica e i suoi ministri pagarono senza dubbio il prezzo più alto: centinaia di religiosi furono assassinati, le chiese incendiate ed occupate per farne magazzini ed ospedali, il culto proibito, in una furia anticlericale rituale e quasi — valga il paradosso — religiosa, che aveva radici antiche nella cultura politica di una parte consistente del movimento operaio catalano» (p. 49), e che ebbe gravi conseguenze per la causa repubblicana presso l’opinione pubblica internazionale. Tuttavia, sembra sottovalutare la politica gravemente persecutoria nei confronti della Chiesa e dell’opposizione politica messa in atto negli anni precedenti da governi d’impronta massonica, socialista e anarchica, causa prima del malcontento di strati sempre più vasti della popolazione e della vittoriosa sollevazione antigovernativa.

 

 

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