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Frida Kahlo e Diego Rivera: una delle più travolgenti storie d’amore e di passione dell’intera storia dell’arte.

A Padova, al Centro Culturale Altinate San Gaetano, dal 14 febbraio al 4 giugno 2023, una grande, corale mostra racconta i due artisti messicani, assurti a miti a livello planetario. Padova sarà l’unica tappa italiana di uno storico tour mondiale.

Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, la mostra è organizzata dalla Vergel Foundation, MondoMostre e Skira, in collaborazione con l’Instituto Nacional de Bellas Artes y Literatura (INBAL), con la curatela di Daniela Ferretti.

Il nucleo fondamentale delle opere giunge dalla celeberrima collezione statunitense di Jacques e Natasha Gelman, lui regista di successo e raffinato collezionista, lei che, dopo la morte di lui, continua, con brillante competenza, ad arricchire la collezione, al motto – come ricorda nel suo saggio in catalogo Daniela Ferretti - “Adesso mi tocca lavorare per due”.

I coniugi, che pur nella loro collezione contavano sul meglio dell’arte contemporanea europea, da Balthus, a Chagall, Giacometti, Matisse, Picasso, al giovane Bacon, ebbero un rapporto particolarmente intenso con i due artisti messicani, dai quali si fecero anche ritrarre. Così nella loro collezione entrarono le diverse fondamentali opere di Frida, tra le quali i suoi più celebri autoritratti, e di Diego, presenti in mostra.

È una esposizione corale, quella che viene proposta al San Gaetano. Accanto alla grande pittura (ben 23 le opere di Frida Kahlo e 9 quelle di Diego Rivera), ad essere proposta, e non a caso, è anche la fotografia. Karl Wilhem Kahlo, ebreo tedesco emigrato in Messico, era un abile fotografo d’architettura. Frida, giovanissima, lo accompagnava nelle sue campagne in giro per il Messico e questa collaborazione influenzò molto la sua arte, a partire dalla “consuetudine con la oggettività ed anche la crudezza di chi maneggia una macchina fotografica” fino alla rigorosa costruzione dell’immagine e al minuzioso gusto per il dettaglio”, scrive Dario Dalla Lana.

Frida, così come, in modo più limitato Diego, attrasse l’attenzione dei migliori fotografi internazionali del suo tempo. In mostra ritratti realizzati da Héctor Garcia, Manuel Álvarez Bravo, Giséle Freund, Martin Munkacsi, Nickolas Muray, Lucienne Bloch, Edward Weston.

Una sezione, coloratissima, è infine riservata ai costumi messicani, i cui colori si riverberano nelle opere di lei e nelle opere, dai murales agli oli su tela, di lui.

È il Messico iconico, forte, vivo quello che emerge in questa mostra, quella terra e quelle persone che nella parte centrale del ‘900 attrasse intellettuali, artisti, militanti e avventurieri dal Vecchio Continente. E nessuno come Frida Kahlo e Diego Rivera ha saputo tradurre nell’arte quel mondo di passione, bellezza, forza e sofferenza.

Victoria Combalía, nel suo intervento in catalogo, si chiede: “Chi era davvero Frida Kahlo? Perché così tanta gente è affascinata, in ugual misura, dalla sua vita e dalle sue opere?

La risposta, o una delle diverse possibili risposte, la trova nel racconto della sua nascita. “Magdalena Carmen Frida Kahlo Calderón venne al mondo il 6 luglio 1907 nel quartiere di Coyoacán, a Città del Messico. Anni dopo avrebbe dedicato un quadro alla propria nascita: una bimba che sembra morta sorge da una donna il cui volto è celato da un lenzuolo; sul letto, un’effigie dell’Addolorata trafitta dalle spade, come una sorta di presagio di tutte le disgrazie a venire.

Con grande perspicacia e una buona dose di maschilismo, Diego Rivera disse che Frida esprimeva “con franchezza assoluta e in modo tranquillamente feroce, i fatti generali che riguardano esclusivamente le donne”. Per lui, come per Picasso, la donna era destinata a soffrire. Non a caso aveva affermato: “Quanto più amo una donna, tanto più desidero ferirla”.

In realtà sembrano essere esistite tre Frida differenti, se non di più. Una è quella rivelata dalle lettere e dagli scritti dell’artista: una persona sofferente e instabile, ma anche vivace, politicamente combattiva, sempre in cerca di amore, contraddittoria, ironica e dotata di un grande senso dell’umorismo. La seconda è la Frida altezzosa che inchioda lo sguardo sull’osservatore fino a ipnotizzarlo, impassibile e con il viso leggermente reclinato da un lato. L’ultima è quella che, senza mai trascurare la fierezza e il contegno, si presenta come una maschera di dolore; l’icona, ben presto convertitasi in simbolo della sofferenza delle donne, su cui si fonda l’interpretazione della sua pittura come una rivendicazione della condizione femminile. Oggi come ieri, il mito di Frida Kahlo continua a vivere”.

Radio ufficiale: RADIO MONTE CARLO

 

Fonte Studio Esseci

La mostra PASOLINI PITTORE si arricchisce di nuove opere provenienti dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia (PN), dal Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze e un piccolo, ma preziosissimo, nucleo dalla collezione di famiglia. 

In particolare, grazie alla collaborazione con il Centro Studi dedicato all’artista di Casarsa e con la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, per la prima volta al di fuori del contesto friulano, è inserito in mostra un selezionatissimo nucleo di opere di Pasolini degli anni Quaranta-Cinquanta, restaurate di recente ed esposte in maniera permanente a Casa Colussi, oggi sede del Centro Studi.

Una serie che proviene quindi dal luogo di nascita della madre di Pasolini, Susanna Colussi, dall’ambiente rurale dove lo stesso Pasolini ha trascorso la gioventù e dove ha mosso i primi passi artistici. Fra queste opere, un probabile autoritratto di spalle mentre dipinge, metafora dell’impegno creativo di questi anni e del suo sentirsi “pittore”, e altri ritratti familiari.

Dal Vieusseux entra in mostra un ritratto, pochissimo conosciuto, di Maria Callas come Medea, realizzato mediante un uso sperimentale del colore, mescolato da Pasolini con petali di rosa, spumante, sabbia e altro materiale organico. Un mix materico che rimanda alla “realtà” dell’ambiente di vita della Callas, ma anche al senso ancestrale della terra e della natura del personaggio da lei interpretato nel film del 1969. Ancora dal Vieusseux arrivano in mostra, fra le altre opere, un ritratto della poetessa e amica di Pasolini, Giovanna Bemporad, realizzato durante il periodo trascorso insieme a Casarsa all’inizio degli anni Quaranta, e ritratti di giovani contadini friulani dello stesso periodo, insieme a due nuovi ritratti di Roberto Longhi del biennio 1974-75, a riprova dell’interesse di Pasolini per il volto umano e, in particolare, per il profilo iconico di quello che lui ha sempre considerato il suo maestro di arte e cultura.

Opere che rivelano anche la continuità della pratica pittorica di Pasolini e la caparbietà tecnica con cui si confronta da protagonista con questa produzione. All’artista, del resto, interessa sempre più la «composizione – coi suoi contorni – che la materia», in linea quindi con quella fase pittorica dell’arte italiana fra gli anni Sessanta e Settanta.

Altro inedito in mostra un Autoritratto del 1947, proveniente dalla collezione della famiglia di Pasolini, che ha attivamente collaborato alla mostra, concedendo anche il prestito di opere di proprietà dell’artista – fra le quali quelle di Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Giorgio Morandi, Man Ray e Andy Warhol – che testimoniano, se ancora ce ne fosse il bisogno, l’attivo interesse di Pasolini per l’arte contemporanea.

Come contrappunto mediale ai dipinti di Pasolini sono in mostra una serie di fotografie di Sandro Becchetti, Mimmo Cattarinich, Vittorugo Contino, Aldo Durazzi, Ezio Vitale, oltre a documentari e film concessi dalla Fondazione Cineteca di Bologna, RAI Teche, RAI Cinema e Palomar che, in particolare, ha concesso la trasmissione del film, pochissimo conosciuto, Pier Paolo Pasolini. La Ragione di un sogno (2001), un appassionante e poetico omaggio per la regia di Laura Betti, attrice simbolo di Pasolini oltre che amica e musa ispiratrice. La Betti crea una sorta di risposta filmica a un testo che Pasolini le aveva dedicato nel 1971, Necrologio di una certa Laura Betti, sarcasticamente datato “2001”.

In mostra un'attenzione particolare è stata dedicata all'accessibilità: per le persone con disabilità visiva è stato progettato, in collaborazione con il Museo Tattile Statale Omero di Ancona, un percorso dedicato, dotato di disegni a rilievo e relative audiodescrizioni. Sono inoltre disponibili visite tattili gratuite, guidate da operatori specializzati.

La mostra Pasolini Pittore - curata da Silvana Cirillo, Claudio Crescentini e Federica Pirani - è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, “Sapienza” Università di Roma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Lettere e Culture moderne, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze, Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia (PN) e Fondazione Cineteca di Bologna, in collaborazione con l’Archivio Giuseppe Zigaina e lo Studio Fabio Mauri Associazione per l’Arte l’Esperimento del Mondo, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. La mostra fa parte del programma di iniziative culturali PPP100 – Roma Racconta Pasolini, promosse da Roma Capitale in occasione del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini.

Partner tecnologico LIEU.city. Un'antologia della mostra è visitabile nel Metaverso di LIEU.city (per accedere alla piattaforma è necessario registrarsi gratuitamente).

Radio Partner Dimensione Suono Soft.  Comitato scientifico: Silvana Cirillo (Docente, “Letteratura italiana contemporanea”, Facoltà di Lettere e Filosofia, “Sapienza” Università di Roma); Claudio Crescentini (Storico dell’arte, Soprintendenza Capitolina); Gianluca Farinelli (Direttore, Fondazione Cineteca di Bologna / Presidente, Fondazione Cinema per Roma); Gloria Manghetti (Direttrice, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, Firenze) e Federica Pirani (Direttrice, Direzione Patrimonio Artistico delle Ville Storiche, Sovrintendenza Capitolina).

A corollario della mostra continua anche nel 2023 PASOLINIANA, ciclo di incontri culturali, readings e proiezioni, di compendio alle tematiche affrontate nella mostra stessa, che si svolge sempre alla Galleria d’Arte Moderna, a cura di Silvana Cirillo e Claudio Crescentini. Un modo alternativo per ampliare e intensificare la gamma delle possibilità di letture artistiche intorno a Pasolini. Un contenitore culturale aperto alle novità culturali e scientifiche.

Inserita nel ciclo anche la quarta giornata, prevista per marzo, dedicata a “Pasolini e le avanguardie”, del Convegno Internazionale di Studi Progetto Pasolini. Lingua e linguaggi, promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali; “Sapienza” Università di Roma, Dipartimento Lettere e Culture Moderne, Facoltà di Lettere e Filosofia. Con il patrocinio di Fondazione Sapienza. Le prime tre giornate del Convegno sono già state realizzate presso il Teatro Ateneo della “Sapienza” (8 giugno 2022, “Lingua e linguaggi di Pier Paolo Pasolini”), il Teatro Palladium dell’Università Roma Tre (2 ottobre 2022, “Pasolini e la musica”, a cura di Silvana Cirillo) e la GAM (15 dicembre 2022, “Nel volto di Pasolini. Ritratti e primi piani”). Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.
Inoltre, i curatori della mostra “Pasolini Pittore” raccontano in un podcast – disponibile sulle maggiori piattaforme di streaming e sul canale YouTube dei Musei in Comune Roma – i contenuti del progetto espositivo dedicato alla produzione pittorica dello scrittore e regista italiano.

 

Fonte Zetema

In occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria 2023, in programma il prossimo 27 gennaio, i musei civici di Roma Capitale ospitano ZAKHOR/RICORDA. I musei civici di Roma e la memoria attraverso l’arte, il progetto espositivo a cura di Giorgia Calò che, dal 18 gennaio al 12 febbraio, propone una riflessione sul dramma della Shoah attraverso sei installazioni video, in altrettante sedi del Sistema Musei di Roma Capitale, dedicate a opere realizzate in passato dagli artisti contemporanei israeliani Boaz Arad (The Nazi Hunters Room alla Centrale Montemartini), Vardi Kahana (Three Sisters al Museo dell’Ara Pacis), Dani Karavan (Man walking on railways al Museo di Roma), Simcha Shirman (Whose Spoon Is It? al Museo di Roma in Trastevere), Micha Ullman (Seconda Casa. Gerusalemme – Roma alla Galleria d’Arte Moderna) e Maya Zack (Counterlight al Museo di scultura antica Giovanni Barracco).

Il progetto espositivo è promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, dall’Ambasciata d’Israele in Italia e dalla Comunità Ebraica di Roma in collaborazione con la Fondazione Italia–Israele per la Cultura e le Arti. Sponsor tecnico Easylight. Supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura.

Il progetto espositivo fa parte di Memoria genera Futuro, il programma di appuntamenti promosso dall'Assessorato alla cultura di Roma Capitale in occasione del Giorno della Memoria 2023.

“Zakhor”, che in ebraico significa Ricorda, nasce da una riflessione sul passato e sulla sua elaborazione nel presente. Attraverso l’evanescenza e l’inconsistenza delle opere, visibili solo in video, e la loro decontestualizzazione rispetto al luogo che le ospita, si tenta di suscitare nel pubblico una riflessione su quanto il nazismo sia stato un male assoluto per il mondo intero. Il mezzo diventa messaggio: l’opera che si presenta davanti ai nostri occhi sarebbe potuta non esistere, se solo fosse stato portato a completo compimento il piano della “soluzione finale”. Lo spettatore è così invitato a porsi una domanda inquietante: quanta cultura è stata sottratta all’umanità?

Gli artisti scelti si sono misurati con il passato in modo diverso, trattandolo da vari punti di vista. Dalla provocazione alla riflessione, dall’accusa alla resilienza, tutte le opere sembrano gridare un monito: ricordare e non dimenticare, un imperativo categorico che attraversa l’intera tradizione ebraica. Custodire la memoria, tramandarla di generazione in generazione, non permettendo al tempo e alla morte di farla cadere nell’oblio, è uno dei motivi che muove gli artisti e la loro creatività.

Il progetto espositivo, oltre al tradizionale modo di commemorare, favorisce un dialogo con le nuove generazioni, offrendo loro uno sguardo alternativo e innovativo. Per questo le videoinstallazioni sono accompagnate da un QR Code da cui si può scaricare la piantina dei

musei interessati, oltre a un testo critico atto a facilitare la fruizione della mostra nella sua completezza, raccontando la storia degli artisti, le loro biografie e la loro produzione.

ARTISTI IN MOSTRA

Alcuni degli artisti in mostra sono di seconda generazione, ovvero nati dopo la Seconda Guerra Mondiale da genitori che vissero in Europa sotto il regime nazista e ne subirono gli orrori, in fuga da un luogo all'altro fino a raggiungere la Terra di Israele.

Nati in famiglie colpite dal dramma della Shoah, hanno ereditato il sentimento di vuoto e perdita che accompagna la loro vita e la loro arte. Gli artisti selezionati sono tra i più celebri della scena contemporanea israeliana.

BOAZ ARAD (Tel Aviv 1956-2018) è stato pittore, scultore, fotografo e videoartista. Le sue opere si riallacciano ai concetti di memoria e identità e sono pervase da una vena ironica e irriverente che aiuta lo spettatore a elaborare la drammaticità dei temi trattati. La CENTRALE MONTEMARTINI ospita uno slide show della mostra che si tenne al Center for Contemporary Art di Tel Aviv nel 2007, in occasione della quale l’artista presentò The Nazi Hunters Room.

VARDI KAHANA (Tel Aviv, 1959) fotografa di fama internazionale, il suo lavoro ruota intorno al messaggio di resilienza. Il MUSEO DELL’ARA PACIS ospita Three Sisters (1992) tratta dal ciclo One Family, uno scatto in bianco e nero in cui l’artista immortala l’immagine della madre, Rivka Kahana, con le sue due sorelle Leah ed Esther. I numeri consecutivi sugli avambracci rivelano l’ordine con cui furono tatuate ad Auschwitz nel 1944.

DANI KARAVAN (Tel Aviv, 1930-2021) è stato autore di memoriali tra i quali Passages - Omaggio a Walter Benjamin (Portbou, 1990-1994) e The Sinti & Roma Memorial (Berlino, 1999-2012). Il MUSEO DI ROMA a Palazzo Braschi ospita il video Man walking on railways realizzato dall’artista durante la mostra a Düsseldorf nel 1989, incentrato sulla camminata di un uomo sui binari ferroviari che per Karavan diviene simbolo della Shoah e del trasporto forzato degli ebrei.

SIMCHA SHIRMAN (Germania, 1947), nato da genitori sopravvissuti alla Shoah. Il fotografo israeliano è noto per connettere la rappresentazione del visibile a un concetto mentale dell’interpretazione della realtà. Il MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE ospita Whose Spoon Is It? (2011), dove l’oggetto immortalato viene trasposto in una dimensione soggettiva che non può prescindere dal significato iconologico che ciascuno di noi gli attribuisce.

MICHA ULLMAN (Tel Aviv, 1939) noto per le sue installazioni sotterranee, in Germania, luogo di origine dei suoi genitori, ha progettato memoriali dedicati alla Shoah, tra i quali Library (1995) in Bebelplatz a Berlino, in ricordo del rogo dei libri per mano nazista nel 1933. La GALLERIA D'ARTE MODERNA ospita Seconda Casa. Gerusalemme – Roma, scultura ambientale realizzata dall’artista a Roma in occasione del Giorno della Memoria del 2004.

MAYA ZACK (Tel Aviv, 1976) cerca mediante il suo elaborato lavoro di tracciare una “teoria della memoria”. Il MUSEO DI SCULTURA ANTICA GIOVANNI BARRACCO ospita il video Counterlight (2016), incentrato sulla condizione individuale del poeta ebreo rumeno Paul Celan e della sua famiglia per evidenziare come il delirio nazi-fascista abbia colpito famiglie, relazioni interpersonali, affetti, amori, con lo scopo di cancellare il concetto stesso di umanità.

 

Inaugurata giovedì a Taormina la mostra “Teatròs” del maestro spagnolo Pedro Cano che a Palazzo Ciampoli espone sedici grandi acquerelli realizzati in trent’anni di viaggi fra i teatri antichi del Mediterraneo. Ad accogliere Cano, con la direttrice del Parco Archeologico Naxos Taormina, Gabriella Tigano, il sindaco di Taormina, Mario Bolognari. Assente, per impegni istituzionali che l’hanno trattenuta a Palermo, l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Elvira Amata.

La mostra, a cura di Giorgio Pellegrini, è promossa dal Parco Naxos Taormina e organizzata dalla Fundaciòn Pedro Cano, su progetto di Giorgio Pellegrini. Il percorso espositivo è un viaggio fra i più bei teatri di pietra del Mediterraneo: da quello di Petra, in Giordania, a quello di Cartagena, in Spagna. E poi l’Odeon di Alessandria in Egitto e i teatri in Siria, Turchia, Grecia, Libia. E infine l’Italia con Ostia Antica, Villa Adriana e Taormina. Visite tutti i giorni fino al 19 marzo 2023, dalle 9 alle 16, ingresso gratuito.

In omaggio alla tradizione del Grand Tour che dal Settecento vede Taormina e il suo teatro riprodotto su acquerelli, gouache e schizzi a matita sui taccuini di viaggio, il maestro Pedro Cano ha organizzato due giorni di lezioni di pittura all’aperto (gratuite) alle quali hanno preso parte 37 persone, italiani e stranieri. Fra loro anche artisti affermati come la pittrice spagnola Isabel Moreno Alosete, l’italiana Fausta d’Ubaldo, la messinese Concetta De Pasquale, l’architetto Silvano Tacus (progettista del Museo Archeologico di Bolzano).

Mercoledì, complice il meteo favorevole, la prima lezione si è svolta fra le gradinate del Teatro Antico, sotto lo sguardo ammirato di decine di visitatori ignari dell’iniziativa e affascinati alla vista del gruppo di artisti e appassionati di pittura impegnati a riprodurre scorci del celebre monumento sullo sfondo del paesaggio. Nel pomeriggio il “set” è stata la Villa Comunale e il suo giardino storico con gli alberi e le essenze mediterranee ed esotiche impiantate da Lady Florence Trevelyan cui adesso è dedicato il Parco botanico. L’indomani, per via delle condizioni meteo incerte, le lezioni si sono spostate a Palazzo Ciampoli, nelle sale che ospitano gli acquerelli del maestro spagnolo e gli artisti si sono cimentati nella riproduzione delle sue opere.

Nell’ambito di QUOTIDIANA al Museo di Roma a Palazzo Braschi, il programma espositivo sull’arte italiana contemporanea promosso dalla Quadriennale di Roma e da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, dal 20 gennaio al 12 marzo 2023 per la sezione PAESAGGIO apre al pubblico la mostra del duo artistico Eva & Franco Mattes (Brescia 1976), mentre per la sezione PORTFOLIO, sarà esposta dal 20 gennaio al 12 febbraio 2023 l’opera Tana, della giovane artista Martina Biolo (Padova 1996).

QUOTIDIANA rientra nel Programma dei 95 anni della Quadriennale, per il quale la Quadriennale di Roma ha ricevuto un contributo da parte di Presidenza del Consiglio dei Ministri - Struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali.

Nella sezione PAESAGGIO, la mostra di Eva & Franco Mattes trae origine da una riflessione di Nadim Samman, curatore al KW Institute for Contemporary Art di Berlino, che affronta criticamente alcuni aspetti della ricerca del duo artistico, una delle più interessanti del XXI secolo secondo il curatore. Il duo bresciano, infatti, è stato tra i primi a interrogarsi sulle implicazioni dell’iperconnessione e sulle tensioni generate dall’interferenza tra le dimensioni online e offline.

Le video installazioni esposte, appartenenti alla serie The Bots (2020), sono realizzate a partire da un ciclo di interviste rivolte ai moderatori dei contenuti sul web di importanti social media: questo lavoro, infatti, non è stato completamente automatizzato, e tutt’oggi si affida alla mediazione dell’arbitrio umano. Un gruppo di attori è chiamato a leggere queste interviste mentre simula la registrazione di un make-up tutorial, espediente spesso utilizzato sul web per aggirare la censura di contenuti altrimenti non trasmissibili. Consigli random sul trucco ritmano e inframmezzando il flusso di un discorso che affronta i temi dell’abuso e della violenza online. I video sono proiettati sul retro delle stesse scrivanie utilizzate nell’ufficio dei moderatori di Facebook, a Berlino.

La mostra è realizzata con il supporto dell’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo.

Eva & Franco Mattes (Brescia 1976, vivono e lavorano a New York) hanno mantenuto per molti anni il loro nome segreto cambiando di volta in volta identità. Rappresentanti di punta della net art, i loro progetti nascono da un’abile capacità manipolatoria dei media che permette loro di alterare videogiochi, siti web, film e pubblicità. Creano ‘falsi’ così verosimili da ingannare tutti, dal pubblico alla stampa, dai curatori ai collezionisti, con il fine di denunciare i paradossi della nostra società e delle sue mistificazioni. Clamorose le beffe mediatiche del 1999 – in cui crearono Darko Maver, artista così credibile da trovare spazio alla Biennale di Venezia – e del 2000, con Vaticano.org, copia quasi esatta del sito web della Santa Sede. Altri progetti famosi: Second life (Portraits, 2006-07; Synthetic Performances, 2009), Cat (2010), Plan C (2010), Rot (2011). Vincitori del premio New York 2006, le loro opere hanno trovato spazio in numerose esposizioni e nei più prestigiosi musei e gallerie di tutto il mondo.

Nella sezione PORTFOLIO, Martina Biolo presenta Tana (2020), un’opera scultorea in cui l’artista riproduce i cuscini del divano della sua casa d’infanzia, disponendoli come nei rifugi costruiti dai bambini per nascondersi e creare uno spazio di protezione all’interno delle mura domestiche. Martina Biolo utilizza il lattice quasi come un tessuto, valorizzando le caratteristiche materiche, molto somiglianti a quelle della pelle umana.

Ad accentuare questa somiglianza contribuiscono gli ematomi riprodotti dall’artista sulla superficie, che la avvicinano a una dimensione organica, corporale e sensuale. L’opera appare come una reliquia di un passato a cui il corpo dell’artista rimane simbolicamente e materialmente aggrappato, e che ne registra i traumi e il vissuto. A questo proposito, Biolo afferma come, spesso, le sue opere abbiano la valenza di “spettri”, tentativi di far apparire qualcosa che preme insistentemente dal passato per rivendicare la sua persistenza nel presente.

Martina Biolo nasce nel 1996 a Padova e si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia. La sua ricerca si concentra su oggetti quotidiani, facendo emergere le storie che essi conservano, focalizzandosi sugli aspetti simbolici, culturali, e legati allo spazio della casa. Tra le recenti mostre collettive: Circa 7 miliardi di anni, Casa Baldassarri, Bagnacavallo (a cura di Innesto Spazi di Ricerca); Ri-abitare, Il quartiere, Saluzzo (a cura di Francesca Canfora); Rea! Art Fair 2021, Fabbrica del Vapore, Milano; Discontinuo. An open studio 4, Barcellona Pozzo di Gotto (a cura di Collettivo Flock); Collettiva Scultura Atelier 3, Art Night Venezia (a cura di Mario Airò).

QUOTIDIANA è il programma espositivo che, a partire da settembre 2022, coinvolge le due sale al piano terra del Museo di Roma, aperte al pubblico con un palinsesto di mostre, ideate e prodotte dalla Quadriennale, con l’obiettivo di approfondire alcuni orientamenti significativi dell’arte italiana del XXI secolo. Nell’atrio d’ingresso che connette le due sale è allestito uno spazio di lettura dove sono messi a disposizione del pubblico i testi critici sviluppati dai curatori delle due rassegne.

Il programma si divide in due cicli espositivi. In Paesaggio, ogni due mesi, sei curatori italiani e stranieri riflettono su traiettorie artistiche attraverso un testo critico e una mostra con poche opere essenziali. In Portfolio, undici artisti under 35 sono presentati in mostra una volta al mese con una sola opera. A raccontarne la ricerca è un portfolio sviluppato da Gaia Bobò, curatrice in residenza alla Quadriennale.

 Fonte Zetema

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