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L'elogio della musica di Aleksander Gashi

Aleksander Gashi è un pianista di altissimo livello, con una esemplare preparazione accademica, frutto di studio ed esercizio iniziati dall'età di cinque anni a Scutari (Albania), sua città natale, sotto la guida di Eli Peteoviç. Il suo amore per il pianoforte si manifesta precocemente; da bambino sogna e materializza lo strumento disegnando una tastiera sul cartone; i genitori prendendone atto, iscriveranno Aleksander a scuola di pianoforte,  successivamente estenderà lo studio anche alla composizione. Da allora, anno dopo anno, ogni traguardo superato ha aperto le porte ad un meritato successo a livello internazione.
Nel 1976 viene ammesso in conservatorio, dove  studia composizione con Cesk Zadeja, (allievo di Shostakovich); conclude gli studi di pianoforte con Margherita Kristidhi, (appartenente della scuola Francese), conseguendo brillantemente nel 1982 il diploma di pianoforte e composizione.
A soli 23 anni ha la cattedra di pianoforte presso l’Accademia Superiore delle Belle Arti di Tirana,  dove lavora per dieci anni e in questo periodo svolge un'intensa attività come solista e compositore.
L'artista dal 1991 vive a Roma e ritiene che la città eterna abbia un rapporto previlegiato con l'arte; questo uno dei motivi per cui vi si è stabilito,  nonostante il naturale attaccamento all'Albania, la sua Terra. Proprio nella Capitale è diventato il pianista dei più importanti interpreti operistici, tra i quali Paolo Silveri, Mario Basiola, Katia  Ricciarelli, Marian Barcelona, Ines Salazar, Piero Giuliacci , Sandra Pastrana, Alessandro Liberatore e così via...
Ha collaborato, fra gli altri, con Giuseppe Sinopoli, Luciano Damiani, Enrico Stinchelli.
Egli come pianista solista ha tenuto concerti in vari teatri italiani ed europei, mentre come compositore ha vinto diversi concorsi come "Migliore opera musicale". Ha composto due concerti per pianoforte ed orchestra, musiche strumentali, vocali e sei colonne musicali per film.
Il suo repertorio si estende dal classico al  romantico ed include opere contemporanee; come  accompagnatore conosce maggior parte del repertorio vocale e strumentale. Nel 1998 si è esibito presso il Parlamento Italiano alla presenza delle più alte cariche dello Stato.
Nel Dicembre del 2001 con Decreto del Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi e del  Presidente del Consiglio Berlusconi gli è stata conferita la cittadinanza italiana per meriti artistici,  con la seguente motivazione:
“Il maestro Aleksander Gashi rappresenta un alto patrimonio umano e artistico nel nostro Paese”.
Nel 2002 l’Ambasciata d’Italia a Tirana ha organizzato un concerto in ossequio ai suoi meriti artistici ottenuti in Italia.
Nell’ottobre 2004  ha tenuto un concerto presso il  Parlamento Europeo di Strasburgo.
Nel 2009 a Tirana, nel corso di una serata di gala trasmessa in diretta dalla tv statale e della quale hanno parlato i giornali, è stato premiato, dopo essersi esibito sul palco, in quanto uno dei migliori musicisti albanesi che lavorano all'estero.

Nel novembre 2013 è ritornato dopo 40 anni nella città dove nacque, esibendosi nel  teatro più importante di Scutari alla presenza del Presidente della Repubblica Albanese, della Senatrice Italiana Barara Contini, dell’Ambasciatore Italiano a Tirana e di alcuni rappresentanti dell’Istituto Italiano della Cultura in Albania. Importanti le sue collaborazioni con l'Accademia di Santa Cecilia, dove continua a tenere concerti di grande successo.

Da sottolineare il suo impegno anche a livello umanitario; qualche tempo fa ha tenuto un concerto, organizzato dal prof. Mandelli, per sostenere la ricerca delle malattie ematologiche.
Vorrei concludere la presentazione di Aleksander Gashi, artista eclettico, geniale e raffinato, citando una sua considerazione che ritroverete al termine della nostra intervista. Quando gli ho chiesto cosa sente di suggerire ai giovani che si avvicinano alla musica, egli ha risposto: "suggerisco loro  chiarezza e semplicità, di utilizzare una buona musica, senza i rumori della strada, dei coltelli e delle chiacchiere, ma riempendo di dolcezza i silenzi interiori con della musica “d’entre acte”. Che dire, una risposta che evoca una profonda sensibilità - "riempire di dolcezza i silenzi interiori..." -  rimanda ad un'ouverture poetica, che entra agevolmente in empatia con le note musicali, per fondersi in una delicata, soave melodia che vola alta, travalicando ogni confine. Questa la sensazione che ho avvertito dopo aver letto la sua  riflessione.

Ha iniziato a studiare pianoforte in tenera età. In quale misura è stato incoraggiato dai suoi genitori, che a ragione devono aver individuato in lei un futuro di grande artista?
La ringrazio con vivo piacere, esprimendo la mia commossa gratitudine per questa intervista, che  forse non merito. Cominciai a studiare pianoforte all’età di cinque anni con Eli Petrovic. I miei venerati genitori e le mie tre sorelle rappresentarono per me il valore della vita. L’ambiente famigliare era culturalmente vivace e stimolante. Mia madre Lucia nutriva per me una tenerezza speciale, poiché ero il più piccolo e il più debole dei figli. Data la mancanza di un pianoforte nella mia casa,  passavo ore a simulare il suono di un pianoforte su un cartone, sul quale avevo disegnato un tastiera. Questa “magia” musicale convinse i miei genitori a indirizzarmi verso gli studi musicali.

Apprezzo la sua modestia, che definirei disarmante. Lei merita moltissimo, sia sul piano umano, che professionale.Vorrebbe parlare ai nostri lettori della sua esperienza di docente presso l’Accademia Superiore delle Belle Arti di Tirana?
Dopo aver conseguito due lauree contemporaneamente, una in pianoforte con la Professoressa Margerita Kristidhi e l’altra in composizione con il Compositore Ceesk Zadeja, allevio di Dmitrij Dmitrievič Šostakovič, all’età di 23 anni fui assunto in qualità di Professore di pianoforte, dove ho lavorato per 10 anni. Con il mio primo stipendio, comprai un vestito e due camicie. In quel periodo entrai in contatto con personalità artistiche, che successivamente avranno una rilevante importanza per il mio avvenire. Nella mia mente troneggiava lo strumento epocale, il pianoforte, e dovevo impiegare tutte le mie energie intellettuali e creative per raggiungere tale  traguardo e un riconoscimento artistico, una delle regole delle arti socialiste.

Dal 1991 vive a Roma, dove è diventato, grazie al suo talento, il pianista di illustri personaggi del panorama operistico. Ricorda qualche esperienza maggiormente significativa?
Nel 1991 sono partito alla conquista di una civiltà nella quale ho visto l’incarnazione dell’umanesimo e l’epicentro dell’arte mondiale. Roma ha una virtù eterna e misteriosa, ovvero un rapporto privilegiato con l’arte. Si avverte un intenso clima carico di spiritualità. Prima di partire ero combattuto; mi  mancava la forza di andare via da quella felicità conquistata, ma senza un avvenire. Era arrivato il momento degli addii e provavo una grande amarezza. A Roma con rapidità entro nel cuore della grande città, collaborando con numerosi musicisti conosciuti. In questa vita tutto si evolve e muta rapidamente, con un susseguirsi di avvenimenti eccezionalmente brillanti, dei quali  avremo modo di soffermarci in seguito.

Artista eclettico ed estroverso, ha composto due concerti per pianoforte e orchestra, musiche strumentali e vocali e diverse colonne sonore per film. Vorrebbe illustrare il suo composito repertorio?
Le mie composizioni? Un po’ di cotone nelle orecchie…
Il repertorio compositivo con la nuova vita cresce, ma sempre con un orecchio rivolto verso il mio Paese, con un’ombra di nostalgia che vibra nel mio cuore. Il mio repertorio compositivo è molto vasto: sonata in due tempi per pianoforte (zhama), sonata per violino e pianoforte, il walzer della strega (per soprano), brano per violino (lahuta), una romanza per madre Teresa e tante altre.

In un articolo le hanno dato l’appellativo di Chopin Albanese. Percepisce un legame con il famoso compositore?
Chopin fu un genio che visse per amore della musica e che operò attraverso di essa.
Fryderyk era più grande nelle piccole opere, che nelle grandi e attraverso la sua musica diffondeva nell’aria un alone di sogno chopiniano, che mi riporta in mente una frase shakespeariana:  “we are such stuff as our dreams” (Siamo fatti della stessa sostanza dei nostri sogni).

Nel 2004 ha tenuto un concerto presso il Parlamento Europeo di Strasburgo, un’esperenza estremamente lusinghiera. Un ricordo?
… che ho suonato un pianoforte bianco Steinway. Forse il Parlamento di Strasburgo ignora la felicità,  se la musica non ha color bianco.

Che effetto le fa tornare a suonare nel suo Pese d’origine, in quanto autentico erede e portavoce nel mondo dell’eccellente tradizione musicale dell’Albania?
Me lo chiedevo con voce silenziosa: - Sarei stato degno di suonare sull’arena musicale del mio Paese? - Ho avvertito una serena contemplazione artistica, elisir dell’arte albanese, priva di aggressività e ironia.

La sua fiorente attività musicale denota un certo impegno volto alla salvaguardia del patrimonio artistico nazionale albanese, come di quello mondiale. Cosa vorrebbe suggerire ai giovani che si avvicinano con passione alle discipline musicali?
Ai giovani suggerisco chiarezza e semplicità, di utilizzare una buona musica, senza i rumori della strada, dei coltelli e delle chiacchiere, ma riempendo di dolcezza i silenzi interiori con della musica “d’entre acte”.

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