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Archeologia, natura e paesaggio, un connubio inscindibile a Pompei che trova la sua ulteriore valorizzazione con l’apertura al pubblico dal 14 marzo, in occasione della Giornata nazionale del Paesaggio, del percorso verde fuori le mura che da piazza Anfiteatro, lambendo la necropoli di Fondo Pacifico attraverso il Bosco Sacro e la passeggiata dei mandorli, percorre le mura e il perimetro esterno dell’Anfiteatro fino a Porta Sarno, immettendosi su Via dell’Abbondanza.

Il 14 marzo il nuovo percorso - un itinerario alternativo nel verde, inclusivo e accessibile a tutti, immersi nella natura e nel paesaggio della storia - sarà inaugurato alle ore 12:00 dal Direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel. Interverranno Matteo Tanteri, Amministratore Unico di Arbolia, Carlo Grieco, CEO di Sa.gest, che hanno contribuito al rimboschimento dei siti del Parco archeologico di Pompei e alla valorizzazione della biodiversità, Giovanni Minucci de Il Tulipano e dai ragazzi del Liceo Pascal di Pompei.

La mattinata ospiterà anche due diversi momenti di inclusione e svago con i ragazzi del Tulipano Art Friendly,  giovani adulti con autismi e/o disabilità cognitive coordinati e guidati dalla Cooperativa Sociale “Il Tulipano” che collaborano con il Parco da oltre un anno in attività di raccolta di frutta e verdura, produzione di marmellate e succhi di frutta, laboratori di progettazione partecipata di aree inclusive. Con la presentazione delle attività di agricoltura sociale a Pompei e al Polverificio Borbonico di Scafati faranno provare le loro biciclette inclusive da utilizzare sotto il viale dei mandorli.

Con le classi artistiche del Liceo “E. Pascal” di Pompei si svolgeranno poi delle sessioni all’aperto di pittura del paesaggio e della natura con la realizzazione di pannelli che andranno ad arricchire gli spazi della “Casetta di Plinio”, la futura sede operativa, poco distante nel Parco, dei Ragazzi del Tulipano.

 

Fonte Uff.St.parco archeologico Pompei

 

 

 

 

Nella cornice del “Ristorante Traiano” dello chef Andrea De Salvo a Roma, METRO Italia ha organizzato un confronto sulla promozione delle eccellenze enogastronomiche locali, sostenendo il legame con il territorio di origine e favorendo l’adozione da parte dei ristoratori di materie prime eccellenti, simbolo della tradizione locale.
Valorizzare le eccellenze tipiche del territorio e sostenere i produttori locali: sono solo alcuni dei pilastri della strategia di sostenibilità di METRO Italia, che favorisce il dibattito tra tutti gli attori della filiera dei consumi fuori casa sulla valorizzazione dell’enogastronomia Made in Italy della Regione Lazio.
Presenti al dibattito i Consiglieri dell’Assemblea Capitolina Valerio Casini, Gianmarco Palmieri e Filippo Carpano.
L’evento ha rappresentato la settima tappa del tour “SquisITA – L’Italia in un boccone”, promosso da METRO Italia nel 2022 in occasione del suo 50° anniversario per sottolineare il forte legame dell’azienda con le produzioni eccellenti del territorio in tutto il paese.
 
Nel territorio laziale, METRO impiega circa 400 persone, ha quattro Punti Vendita, il primo aperto a La Rustica nel 1974, e un deposito a Passo Corese, inaugurato nel 2021. Nell’ultimo anno le vendite sono aumentate in entrambi i canali, registrando +7% nell’area metropolitana di Roma e +20% nel deposito.
 
A livello nazionale, METRO conta circa 7000 prodotti locali in assortimento nei propri Store, di cui 710 del territorio laziale. Per garantire un’ampia offerta di eccellenze regionali, METRO Italia collabora con 162 aziende e piccole e medie imprese del Lazio, che forniscono numerosi prodotti come vino, formaggi, salumi, ortofrutta e pesce, molti dei quali certificati IGP (4), DOP (3), DOC-DOCG (37) e PAT (33). METRO sostiene così il tessuto socioeconomico locale, permettendo ai professionisti dell’HoReCa laziali di creare un'offerta più distintiva e di valore, facendo leva su prodotti locali e di
 
“Le tradizioni culinarie e le tipicità del Lazio rivestono un ruolo centrale per la nostra cultura gastronomica, un tesoro inestimabile che noi di METRO Italia vogliamo continuare a promuovere e valorizzare. Per farlo, scendiamo in campo al fianco dei produttori e dei professionisti dell’HoReCa, sostenendo il tessuto socioeconomico locale anche in un’ottica di sostenibilità.” - afferma Marco Cosi, Head of Beverage, Wine, Near Food and Localism - “Abbiamo deciso di tenere a Roma la settima tappa del tour SquisITA perché il territorio laziale gioca un ruolo fondamentale per l’azienda nel supportare una strategia che punta sempre di più alla valorizzazione del Made in Italy.”
 
“La mia passione per la cucina è una eredità preziosa che risale ai miei nonni. Mia nonna è originaria del Piemonte, mentre mio nonno è nato in Calabria. Fin da giovane, entrambi mi hanno trasmesso le nozioni fondamentali delle loro tradizioni culinarie, arricchendo così le mie conoscenze già radicate nella cucina romana. Grazie a loro, ho imparato i segreti e i sapori autentici delle ricette locali, che ho poi integrato e reinterpretato nella mia cucina personale. Questo legame con le radici culinarie della mia famiglia mi ha ispirato a esplorare, sperimentare e adattare le tradizioni culinarie regionali, creando così un mosaico unico di gusti e sapori che caratterizzano la mia cucina. – dichiara Andrea De Salvo, chef del Ristorante Traiano - Nel mio percorso culinario, ho sempre abbracciato una filosofia che celebra l'autenticità e la diversità dei sapori locali. Ogni piatto che creo è il risultato di una profonda connessione con le tradizioni culinarie della mia famiglia, arricchite dalla mia creatività e passione per l'innovazione. Valorizzare i prodotti locali è al centro della mia cucina: li considero tesori da esaltare e trasformare in esperienze gastronomiche uniche, dove la semplicità, il sapore e il gusto si fondono armoniosamente per deliziare i palati dei miei ospiti.
“Il nostro territorio ha un valore immenso: un’area incastonata nell’Alta Tuscia, tra Umbria e Lazio, che dal Lago di Bolsena si estende per 260 ettari fino alle colline intorno a Orvieto. Qui, condizioni pedoclimatiche adatte alla coltivazione della vite s’incrociano con una tradizione secolare e con l’orgoglio per i nostri vitigni”, affermano Dominga, Marta ed Enrica Cotarella, proprietarie dell’azienda Famiglia Cotarella.

La nuova governatrice Alessandra Todde, parte male, scrive Il Giornale, dopo una prima frase che ovviamente è di circostanza, ha assicurato: "Sarò presidente di tutti". Uno slogan buono per tutte le occasioni. Ci saremmo stupiti del contrario. Lo dicono tutti quanti, a destra e a sinistra. Subito dopo passa al corpo a corpo, senza esclusione di colpi: "La Sardegna ha risposto ai manganelli con le matite", ha detto. Del resto pare che andasse in giro a dire "Al governo sono tutti fascisti", a urlare come una Schlein qualunque. E ora che è governatrice, la prima in Sardegna (altro che il Pd!), eccola buttarla in vacca legando il voto alle mazzate di Pisa. Come se in cima ai pensieri dei sardi ci fossero le piazze pro Palestina, le teste calde nei cortei e le manganellate della polizia.

Comunque tralascio ogni commento sulle regionali sarde e passo ai gravi incidenti delle manifestazioni “pro-Palestina” a Pisa e a Firenze. Tra gli interventi, quello che reputo più interessante l'ho letto su LaNuovabussola di oggi, (Stefano Magni, Educazione e disordine. Tutti contro i poliziotti. Insegnanti e genitori con i rivoluzionari, 27.2.24, lanuovabq.it)

Tutti abbiamo visto le immagini della manifestazione di Pisa, dove le Forze dell'Ordine sono stati costretti a bloccare energicamente, utilizzando anche i manganelli, un corteo di studenti, di “ragazzi” che volevano forzare il cordone della polizia. L'episodio ha scatenato una serie di discussioni e di dibattiti. Ma quello che, forse, non si era visto prima, c'è stata una “vera mutazione antropologica in atto”, secondo Magni. In pratica, “gli educatori, dunque genitori e insegnanti, sono diventati militanti al fianco dei figli in piazza”.

Il ministro Matteo Piantedosi ha tentato di dare delle risposte all’indignazione dei vari oppositori del Governo, ha esposto il punto di vista delle forze dell’ordine: «Siamo intervenuti per difendere la sinagoga di Pisa e il consolato statunitense a Firenze, e il tutto è avvenuto durante manifestazioni non preavvisate che non seguivano il percorso concordato, violando le prescrizioni impartite. Ora sono in corso accertamenti su come si sono svolti i fatti ma non dimentichiamo che si è agito soltanto per difendere i due obiettivi sensibili. Resta da capire se c’era un’alternativa alle cariche di alleggerimento». Mentre, Franco Zucchelli, segretario provinciale (di Roma) del sindacato Mosap, intervistato dal quotidiano Libero, spiega: «Le manifestazioni devono essere sempre autorizzate. E se chi non è autorizzato a essere in strada tenta anche di passare laddove non dovrebbe, ad esempio verso una sede diplomatica da proteggere… be’, io non vedo alternative alla carica».  

Leggendo le lettere aperte e le interviste di insegnanti e genitori dei ragazzi coinvolti, emerge chiaramente, che non vengono presi in considerazione tutto quello che ha esposto il ministro e gli uomini delle forze dell'ordine. Praticamente i genitori o i docenti, sono intenti a difendere a oltranza i propri ragazzi minorenni. A partire dai professori del liceo di Pisa direttamente interessato, il Russoli, che hanno scritto una lettera aperta in cui dicono di essere: «… rimasti sconcertati da quanto accaduto in via San Frediano, di fronte alla nostra scuola. Studenti per lo più minorenni sono stati manganellati senza motivo perché il corteo che chiedeva il cessate il fuoco in Palestina, assolutamente pacifico, chissà mai perché, non avrebbe dovuto sfilare in Piazza Cavalieri». Già, chissà perché. E concludono: «Come educatori siamo allibiti di fronte a quanto successo oggi». Ancora sempre nella loro lettera aperta si legge anche: «Come insegnanti ed educatori intendiamo denunciare un simile comportamento da parte di un’istituzione il cui compito precipuo è quello di garantire l’incolumità e la sicurezza dei cittadini. Quale fiducia nelle istituzioni può generare un attacco così gratuito alla libertà di manifestare pacificamente il proprio pensiero, una libertà che è la nostra Costituzione a garantire?». Evidentemente solo i manifestanti hanno diritti. A questi insegnanti si sono uniti altre scuole e genitori, compresi i sindacati. Questi ultimi, arrivano a sostenere che l’azione delle forze dell’ordine hanno un valore sostanzialmente diseducativo. Ad esempio la Federazione Gilda degli insegnanti di Pisa - UNAMS espone così la sua posizione: «La sproporzionata violenza della polizia non avrà conseguenze solo sui corpi delle ragazze e dei ragazzi colpiti dai manganelli ma soprattutto sulle loro menti che faranno fatica ad aver ancora fiducia nelle istituzioni e a credere che la Costituzione di cui gli parlano le/i docenti a scuola esista realmente».

Stesso concetto espresso anche dall’associazionismo. La Rete Scuole di Pace, che invita il Questore e la polizia a chiedere pubblicamente scusa e rimedino ai danni inferti non solo ai singoli studenti ma all’intera comunità” .

Quindi il ruolo dell’insegnante di educazione civica non è quello di educare gli studenti al rispetto delle istituzioni, ma quello di rieducare i poliziotti al rispetto degli studenti, quando manifestano per la Palestina senza autorizzazione. Ai professori si sovrappongono i genitori. E spesso sono le stesse persone. Ad esempio anche una docente, la mamma di una delle studentesse minorenni colpite dagli agenti della polizia sul proprio profilo Facebook scrive, fra le tante altre cose: «Quanto a voi poliziotti, con quali occhi stasera guardate in faccia i vostri figli? Ancora ho il disgusto e i brividi per quello che è accaduto a mia figlia, e ai nostri studenti...».  

Mentre un'altra mamma intervistata da La Repubblica pare che ha deciso di fare causa per chiedere i danni. Dell’esperienza del figlio dice: «…è ancora sotto shock. Vediamo se torna a scuola». Non accetta eventuali scuse della polizia: «A me delle scuse importa fino a un certo punto. Voglio che queste cose non succedano più».

In queste parole, non emerge nessun senso di colpa, nessun dubbio che il figlio possa, magari, aver sbagliato. Dulcis in fundo: il primo che dovrebbe invitare al rispetto delle forze dell’ordine e del loro ruolo è in teoria il comandante in capo. Scrive Magni. E però il presidente Mattarella stesso, in questo caso, ha rilasciato una nota in cui sostiene: «Lʼautorevolezza delle Forze dellʼOrdine non si misura sui manganelli, ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».

Siamo dunque di fronte al paradosso che il rivoluzionario è di sistema: ha dalla sua i genitori, gli insegnanti, i media e il presidente della Repubblica. L’unica figura sovversiva, in questo scenario, a questo punto resta il poliziotto. E torna alla mente quel che diceva, mezzo secolo fa, Pier Paolo Pasolini, dopo gli scontri di Valle Giulia: «Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri».

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