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Cattedrale, illustrati gli interventi di restauro delle porte settecentesche

Un intervento curato, certosino, attento a rispettare la filologia compositiva delle strutture oggetto di attenzione. In questi termini è stato illustrato, sabato sera, in Cattedrale, a Ragusa, l’intervento di restauro dei tre portoni della facciata nel corso di una conferenza i cui lavori sono stati aperti dal parroco di San Giovanni Battista, padre Giuseppe Burrafato. Sono intervenuti, tra gli altri, il restauratore, Sebastiano Patanè, e il direttore dell’ufficio diocesano per i Beni culturali, padre Giuseppe Antoci. Alle relazioni della serata ha assistito anche il vescovo di Ragusa, mons. Carmelo Cuttitta. “Custodire il patrimonio, culturale e artistico – ha detto padre Burrafato riferendosi al restauro delle porte settecentesche grazie al lascito testamentario dell’avv. Salvatore Distefano – è nostro compito in questo tempo e compito di ogni generazione. Se riusciremo a fare ciò nel contesto di una staffetta silenziosa ma preziosa e feconda, avremo fornito un grande contributo alla storia della città di Ragusa”. Padre Antoci ha poi ripercorso gli aspetti storici delle porte che furono realizzate nel 1747 con tavolato di abete rosso proveniente dai boschi della Calabria. Porte che sono caratterizzate dalla presenza di cornici, foglie d’acanto e fiori finemente intagliati e assemblati al tavolato della struttura lignea. L’intervento si è reso necessario perché, nel corso dei secoli, i portoni hanno subito ripetuti interventi di manutenzione e revisioni cromatiche, operazioni succedutesi con maggiore frequenza quando, durante il secondo conflitto mondiale, furono eliminate le cancellate poste davanti alla faccia. Il restauratore Patanè ha spiegato che le tipologie di degrado ravvisate sono state molteplici: dal deperimento della struttura lignea causata dal perdurare all’esposizione degli agenti atmosferici stagionali, al proliferare di insetti divoratori del legno la cui presenza è stata favorita dall’indebolimento della struttura. Al fine di avere un quadro clinico più realistico possibile, sono state eseguite una serie di indagini e una mappatura dell’intero manufatto, propedeutiche all’intervento di restauro stesso. Dopo la rimozione delle vernici, è stato possibile avere la dimensione complessiva della condizione reale eliminando le manomissioni effettuate nel tempo di materiali incompatibili che erano stati applicati nella parte inferiore del portone centrale. Sono stati rimossi, tra l’altro, ferri, chiodi, viti in quantità che avevano il compito di bloccare elementi pericolanti. Un lungo listello di truciolato deformato dall’umidità rivestiva la parte battente della chiusura, celando una parte molto degradata del legno. Inoltre, sono state rilevate diffuse lacune, riempite con un impasto cementizio. “Con i nostri interventi sulle porte della Cattedrale – ha spiegato Patanè – pensiamo di avere contribuito non solo al risanamento delle stesse ma anche a mettere in luce la storia e la qualità tecnica e artistica che questi manufatti hanno portato fino a noi”. Subito dopo, si è proceduto al rito della benedizione delle porte settecentesche.

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