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Non passano i Corona bond, Conte furioso

Ci sono volute sei ore di discussioni accese per arrivare ad una soluzione di compromesso. Il documento, approvato da tutti i 27, non menziona il Mes e prevede che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, presentino entro due settimane proposte di lungo periodo. Il premier italiano era andato all'attacco di alcuni leader europei del Nord: "Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati se li può tenere: l'Italia non ne ha bisogno: abbiamo le carte in regola con la finanza pubblica". Sulla stessa posizione italiana la Francia e il leader spagnolo Sanchez  

E' un Conte furioso quello che ha attaccato senza mezzi termini le posizioni attendiste di alcuni colleghi europei del Nord - con la Germania in prima fila nel voler negare aperture - collegati in video conferenza durante il Consiglio Europeo. Una riunione che fino alla soluzione di compromesso raggiunta in tarda serata, non aveva sortito alcun effetto positivo e  rischiava di incrinare ulteriormente i rapporti all'interno del Continente: "Come si può pensare che siano adeguati a questo shock simmetrico strumenti elaborati in passato, costruiti per intervenire in caso di shock asimmetrici e tensioni finanziarie riguardanti singoli Paesi?". Ma Conte rincarava la dose: "Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l'Italia non ne ha bisogno", ha aggiunto.  

L'Italia, dunque, respinge la bozza in discussione al tavolo del Consiglio europeo sugli strumenti per fronteggiare la crisi economica legata al coronavirus. Ma va detto anche che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte non è solo: c'è la Francia e in particolare al fianco dell'Italia c'è il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez. Tutti hanno chiesto che in 10 giorni la Ue trovi "una soluzione adeguata alla grave emergenza che tutti i Paesi stanno vivendo". Conte ha ringraziato per il lavoro fatto, continua palazzo Chigi, ma non accetta la bozza.  

L'altra questione 'bollente' riguarda il Mes, Meccanismo europeo di stabilità, in particolare le condizioni in base alle quali concederebbe una linea di credito rafforzata per facilitare i Paesi sui mercati. La critica dell'Italia e di altri Stati (più o meno gli stessi che hanno firmato la lettera sul Coronabond) è che non può valere la stessa "condizionalità" prevista per crisi finanziarie classiche (tipo Grecia) essendo quella del coronavirus del tutto differente per natura. La condizionalità del Mes prevede la definizione di un programma di consolidamento e una supervisione stretta delle politiche economiche e finanziarie nazionali. L'Eurogruppo non è riuscito a trovare il consenso generale, i capi di Stato e di governo cercano di trovare una via di uscita per poi delegare i ministri del Tesoro a definire gli aspetti tecnici. Ma per ora un'intesa non c'è.

L’Irlanda rompe il fronte dei “rigoristi” del Nord in Europa. Dublino, negli ultimi anni avvicinatosi al fronte della “Nuova Lega Anseatica” guidato dall’Olanda e considerato il caposaldo dell’austerità e della lotta politica per un’Europa scarsamente inclusiva, si smarca dai suoi alleati più stretti e si unisce al fronte dei Paesi del Sud sugli Eurobond.

Il Taoiseach primo ministro Leo Varadkar si è mosso nella direzione del fronte di governi guidati da Emmanuel Macron e Giuseppe Conte per chiedere l’attivazione di un titolo comune per l’intera Eurozona in risposta alla marea montante della recessione. Dublino rischia di schiantarsi al suolo e si converte sulla via di Damasco alla solidarietà europea e al superamento dell’austerità interna: l’Irlanda rischia di essere infatti tra i maggiori perdenti dell’attuale contesto.

il fronte dei rigoristi non si vedeva così compatto dai tempi dell'austerità imposta alla Grecia. Da allora, molto sembrava essere cambiato: il 'mea culpa' dell'ex presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker verso i greci e la dissoluzione della troika, l'apertura della Ue verso un orientamento di bilancio più espansivo e la disponibilità della nuova Commissione ad un approccio generale più flessibile sui conti pubblici. Ma, nel momento del bisogno, i nodi vengono al pettine: il Nord non si fida del modo di gestire i conti pubblici del Sud, ed esattamente come dieci anni fa non è pronto a mettere in comune risorse, tantomeno i propri debiti, facendo da garante a Paesi al di sotto della tripla A. Nessuno pensa a "una mutualizzazione del debito pubblico. Ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico e continuerà a risponderne", ha detto Conte ai colleghi Ue. Ricordando che l'Italia "ha le carte in regola con la finanza pubblica: il 2019 l'abbiamo chiuso con un rapporto deficit/Pil di 1,6 anziché 2,2 come programmato". Con l'Italia ci sono Francia, Spagna, Irlanda, Belgio, Grecia, Portogallo, Lussemburgo e Slovenia, firmatari con Conte della lettera sui Coronabond.  

E' fumata nera sui Coronabond. Dopo un vertice di oltre sei ore e il veto posto dall'Italia sul testo di conclusioni, i 27 leader della Ue decidono di darsi altre due settimane per mettere a punto la nuova strategia anti-crisi economica. Sul tavolo c'è tutto e niente allo stesso tempo: la dichiarazione comune non cita né il Mes, che l'Italia ha fatto rimuovere, né uno strumento di debito comune, a cui i rigoristi continuano ad opporsi. Quindi il confronto che proseguirà nei prossimi giorni non esclude nulla ma riparte esattamente da dove era iniziato: da un'Europa divisa tra Nord e Sud, tra chi vuole condividere risorse e rischi e chi invece preferisce gestirsi le crisi da solo. La palla ripassa ora all'Eurogruppo.  

La loro battaglia proseguirà all'Eurogruppo. In un'altra giornata inconcludente per l'Europa, l'unica che si muove è Christine Lagarde, che ha avviato il nuovo programma di acquisto di titoli da 750 miliardi di euro per l'emergenza pandemica, il Pepp, facendo saltare il limite del 33% agli acquisiti di debito di ciascun Paese. In sostanza, è una nuova spinta ai leader a mettere in campo qualcosa di nuovo come i Coronabond, perché il Pepp, molto simile allo scudo anti-spread Omt ma non vincolato come esso all'attivazione del Mes, toglie ogni alibi a chi puntava sull'opzione Mes+Omt per i Paesi più in difficoltà ..

Nessuno, insomma, si è spostato dalle posizioni che aveva entrando nella sala virtuale del primo vertice di primavera in videoconferenza della storia. "Ho spiegato che noi preferiamo il Mes come strumento, che è stato fatto per le crisi", ha ammesso la cancelliera Angela Merkel al termine del vertice, ribadendo la posizione tedesca sui coronabond. Con la Germania sono schierate l'Austria ("Respingiamo una mutualizzazione generalizzata dei debiti", ha detto il cancelliere Sebastian Kurz), la Finlandia e l'Olanda. Il premier olandese Mark Rutte spiega bene la resistenza di tutto il fronte del Nord: "Siamo contrari ai coronabond. Molti altri Paesi lo sono, perché porterebbe l'Eurozona in un altro territorio, sarebbe come attraversare il Rubicone. L'Eurozona ha creato i suoi strumenti, come il Mes, che può essere usato in modo efficace, ma con le condizionalità previste dai trattati. Non posso prevedere alcuna circostanza in cui l'Olanda possa accettare gli eurobond".

I leader lo invitano a "presentarci proposte entro due settimane. Queste dovrebbero tenere in considerazione la natura senza precedenti dello shock" del coronavirus e "la nostra risposta deve essere rafforzata, come necessario, con azioni ulteriori in modo inclusivo alla luce degli sviluppi, per finalizzare una risposta esauriente", si legge nella dichiarazione finale. Il testo è sufficientemente vago da accontentare tutti, e riprende anche l'ultimatum che il premier Giuseppe Conte, a metà riunione, aveva dato ai colleghi: "10 giorni per battere un colpo". Perché se si pensa di usare gli strumenti del passato, con aiuti indirizzati ai singoli Stati, "non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l'Italia non ne ha bisogno".  

 La leader di Fratelli d'Italia rimprovera severamente l'Ue, assente in questa crisi tanto grave quanto storica e potenzialmente "mortale" per l'Europa stessa: "L'Europa non è esistita in questa fase. Non c'è un'Europa della solidarietà, delle grandi scelte. Forse pensano che Italia e Spagna devono arrivare in ginocchio al cospetto della prossima Troika? Sbagliano, senza Italia questa Europa si dissolve...". Ed è difficile darle torto.

Dalle parole dure e di reprimenda contro l'Unione Europea a quelle al miele (con un grosso "però") all'indirizzo di Mario Draghi. Giorgia Meloni, intervistata da Leggo, parla a tutto tondo dell'emergenza sanitaria, economica, sociale e politica nazionale e continentale (per non dire mondiale) causa pandemia di coronavirus.

Dicevamo dell'ex presidente della Bce. Sì, perché negli ultimi due giorni, soprattutto ieri in seguito a quanto scritto dall'economista sulle colonne del Financial Times, l'ex numero uno di Francoforte sarebbe il profilo più adatto, capace di mettere d'accordo destra e sinistra, come futuro – prossimo o anteriore che sia – inquilino di Palazzo Chigi. Abbiamo scritto diffusamente dei movimenti di palazzo in corso a Roma, ma anche a Bruxelles e Strasburgo, per sondare il terreno e verificare se ci siano o meno le condizioni per un governo di unità nazionale – come si è augurato lo stesso capo dello Stato Sergio Mattarella – per affrontare al meglio l'incubo coronavirus. La figura di Mario Draghi sarebbe gradita a molti, dalla Lega di Salvini a una parte del Partito Democratico di Zingaretti – passando per Italia Viva di Renzi, Casini e altri centristi – per guidare un esecutivo di coesione. Contrario, ovviamente, il Movimento 5 Stelle.

Quindi, la Meloni torna a ribadire come sia contraria alla linea del governo giallorosso e del sedicente avvocato del popolo: "Rispetto a Giuseppe Conte, ho detto che bisognava chiudere tutto subito e fare tamponi di massa. Ma l'emergenza sanitaria va superata, poi serve affrontare un'emergenza economica che durerà anni. Ci sarà da ricostruire, senza più limitazioni. Serve un'altra Italia".

Questo, infatti, il suo pensiero esternato al quotidiano free press: "Draghi è una grande personalità, lo ringrazio per le parole sulla necessità di fare deficit in una fase così drammatica. Ma i governi non si fanno per alchimie. Preferisco il voto popolare. Insomma, elezioni quando si potrà tornare a votare dopo l'emergenza, per gestire la lunga fase di ricostruzione".

Intanto  una parte del Pd e alcune forze di opposizione - da Matteo Salvini a Matteo Renzi, passando per Forza Italia e il centrista Pier Ferdinando Casini - avrebbero iniziare a tessere le fila per dare vita a un primo embrionale fronte pro-Draghi, per dare vita in futuro – chissà e chissà se sarà prossimo o anteriore – a un esecutivo da lui guidato.

Già nella giornata di ieri, peraltro, erano arrivati apprezzamenti, endorsment, parole al miele da Massimo Cacciari a Mario Monti e anche frasi sibilline, come quelle del segretario della Lega. Ecco, il capo politico del Carroccio, dal suo scranno, quest'oggi ha commentato, plaudendolo, l'intervento di Draghi sulle colonne del Financial Times, e ha così parlato: "Mi si permetta di ringraziare il presidente Draghi per le sue parole, perché è caduto il mito del non si può fare debito, oggi ci ha detto che si può fare debito. Benvenuto presidente Draghi ci serve l'aiuto di tutti, ci serve anche il suo, quindi sono contento, di quello che potrà nascere".

Un governo Draghi non avrebbe solo il benestare il Salvini, ma anche di Forza Italia. L’azzurra Anna Maria Bernini si è così espressa: "Draghi ha titolo per essere evocato perché è quel signore che ha salvato l'euro e in tasca ha una serie di soluzioni che dobbiamo condividere". E Renzi, che ha sempre apprezzato Draghi, dice rivolgendosi a Conte: "Mario Draghi le indica la strada, quando dice che certo bisogna fare debito ma bisogna farlo per dare liquidità alle piccole e medie imprese perché rischiano di morire".

Dall'altra parte della barricata, assolutamente contrari i 5 stelle, così come è fredda Giorgia Meloni. Il reggente grillino Vito Crimi si è limitato a un tanto secco quanto lapidario "No", che riassume in somma sintesi quella che è la linea e lo stato di tilt nel quale navigando ora i five stars. Staremo a vedere cosa succederà...

 

 

 

 

 

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