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A Napoli l'incontro su "L'Italia del Family Day"

È iniziato con un saluto di Antonio Mondelli, responsabile cittadino del Comitato «Difendiamo i nostri figli», l’incontro sul tema «L’Italia del Family Day dinanzi alla trappola del referendum» tenutosi Sabato 22 ottobre a Napoli, presso la sala Sisto V del complesso monumentale San Lorenzo Maggiore. 

«L’Italia del Family Day», che è anche il titolo del libro-intervista presentato per l’occasione, è quella scesa in piazza numerosa il 20 giugno 2015 e il 30 gennaio 2016 – l’ordine di grandezza riconosciuto dai suoi avversari è di varie centinaia di migliaia di persone nel primo caso e di più di un milione nel secondo – contro il riconoscimento giuridico delle «unioni civili», l'introduzione della cosiddetta stepchild adoption e l’indottrinamento forzato della teoria del gender nelle scuole italiane di ogni ordine e grado.

Il referendum, invece, è quello che, il prossimo 4 dicembre, chiamerà il popolo italiano a esprimersi sulla riforma costituzionale proposta da Matteo Renzi e da Maria Elena Boschi.

Ha coordinato i lavori della mattinata il magistrato Domenico Airoma, vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino e reggente regionale di Alleanza Cattolica, reduce dal convegno tenutosi il giorno prima a Roma, nell’Aula dei gruppi a Montecitorio,  dal titolo Coscienza senza diritti. Il giudice Airoma ha spiegato come la Costituzione abbia già subito varie riforme nel corso della storia repubblicana, ma mai della portata istituzionale di quella oggi in discussione: «La sua formulazione» ha spiegato «tradisce fretta e approssimazione». Non ogni cambiamento – ha osservato il procuratore aggiunto del Tribunale Napoli Nord, evocando un suggestivo brocardo partenopeo –, foss’anche all’insegna del risparmio di denaro pubblico, si traduce in guadagno.

È poi intervenuto Alfredo Mantovano, giudice della Corte di Appello di Roma, che è entrato nel dettaglio della riforma costituzionale – schierandosi francamente, come del resto gli alti relatori, dalla parte del NO in merito alla prossima consultazione referendaria – mettendone alla berlina i punti oscuri: per esempio, il nuovo Senato, composto da sindaci e da consiglieri regionali scelti con criteri ancora da chiarire, sarebbe chiamato a ratificare, non si sa bene a che titolo, i trattati internazionali relative all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea. A dire di Mantovano – ma è lo stesso Renzi ad averlo sostenuto – l’impianto della riforma è ispirato al superamento in sede decisionale delle «forme di intermediazione». Sicché, la vittoria del SI’ permetterà al Governo e a un Parlamento (dall’opposizione assai ridimensionata), di operare senza dover fare i conti con le eventuali «resistenze» del corpo sociale.

Ha concluso i lavori Massimo Gandolfini, responsabile nazionale del Comitato «Difendiamo i nostri figli», che ha spiegato come la famiglia tradizionale, quella per intenderci formata da un marito (maschio), da una moglie (femmina) ed eventualmente da figli (non acquistati, come quelli di Elton John o di Nichi Vendola), ha molto da perdere con la vittoria del SÌ: la concentrazione del potere in mano di un numero ancor più ristretto di persone, peraltro prono ai poteri forti che promuovono le «colonizzazioni ideologiche» denunciate da papa Francesco, porterà a un approvazione-sprint di tutte le proposte di legge volte ad attuare una rivoluzione antropologica in senso anticristiano e antiumano: la legalizzazione dell’eutanasia e delle droghe, nonché la famigerata proposta di legge Scalfarotto che, arresasi temporaneamente dinanzi alla protesta silenziosa delle Sentinelle in Piedi, prevede condanne penali per gli «omofobi», ovverosia per chiunque sposi pubblicamente le opinioni espresse da san Paolo a proposito della sodomia oppure osi affermare che un bambino cresce meglio con un papà (maschio) e una mamma (femmina).

 

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